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Nonviolenza. Femminile plurale. 286
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 286
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 16 Oct 2009 08:41:22 +0200
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 286 del 16 ottobre 2009 In questo numero: 1. Paola Di Cori: Pornocrazia 2. Cettina Militello (con la collaborazione di Valeria Ferrari Schiefer) intervista Elisabeth Goessmann (2002) 1. RIFLESSIONE. PAOLA DI CORI: PORNOCRAZIA [Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo il seguente intervento dal titolo "Pornocrazia"] Le accuse rivolte da "Repubblica" al capo di governo, sintetizzate nelle famose "dieci domande", e ampiamente riprese dalla stampa internazionale, riguardano, come noto: presunti commerci sessuali con minorenni, scambio di denaro e di favori - tra belle donne e anziani sviriliti (io ti do sul piano privato, tu mi dai su quello economico e politico) - mediante collaborazione di ambiziosi faccendieri cocainomani, con gravi ripercussioni a livello pubblico, istituzionale, elettorale. E' quello che un documento femminista giustamente analizza come nodo sesso-potere-politica nel post-patriarcato. Concordo, come e' stato detto da piu' parti, sul ruolo niente affatto passivo delle donne implicate nella saga porno di B. D'altra parte, tutte le donne - grazie al femminismo - hanno acquistato agentivita'. Sono soggetti attivi anche quando vengono umiliate e ridotte al silenzio. E' questa la grande novita' dei brutti tempi che corrono. Le recenti berlusconadas non sono tuttavia semplici da analizzare nelle loro diverse componenti poiche' in esse si rivela qualcosa di diverso da vicende analoghe, in Italia e all'estero; qualcosa che in parte ricorda il film The Truman Show e che il linguaggio e le immagini utilizzati dai media hanno finito per imporre a livello di senso comune. E' chiaro che nel discorso corrente dei media e anche tra la cittadinanza spettatrice si parla spesso di sessualita' intendendo, a seconda di chi usa il termine, cose diversissime. "Sesso" e "sessualita'" sono termini il cui significato non e' affatto scontato, oltre a cambiare nel tempo; cio' vale sia per le donne che per gli uomini. Da anni molte donne intendono per "sessualita'" un ambito assai variegato e complesso, da non confondere con "sesso"; spesso confinante e/o sovrapposto a erotismo, "sessualita'" comprende desideri e pulsioni di genere diverso - fisico e mentale, del corpo, dei sensi e della conoscenza, sentimentale, artistico e intellettuale - non necessariamente coincidenti con la copula. E tutto questo include naturalmente anche una varieta' di pratiche. Al contrario, per gran parte degli uomini, come bene illustrato dalle cronache degli ultimi mesi, la parola e' quasi sempre banalmente sinonimo di sesso, di incontri con fini copulatori, di cene con belle ragazze disponibili; il desiderio sembra qualcosa di molto semplice e meccanico, che la sola presenza di una giovane di bell'aspetto basta a stimolare. Dei corpi si parla soprattutto per esaltarne la bellezza e seduttivita', oppure per denunciarne la mercificazione. Ma in gioco c'e' ben altro. A meta' degli anni '70, oltre a parlare di un "dispositivo della sessualita'" (un insieme eterogeneo composto di corpi, organi sessuali, piaceri, alleanze, relazioni inter-individuali, dal quale sarebbe poi derivato il "sesso"; e molto altro) ne La volonta' di sapere Foucault spiegava che a partire dal XVII secolo l'esercizio del potere sulla vita - anziche' sulla morte com'era nelle epoche precedenti - si e' andato esercitando lungo due direttrici principali: il corpo in quanto macchina (da disciplinare, istruire, potenziare), e il corpo-specie, al fine di regolare le popolazioni. Progressivamente, e sempre piu' a partire dall'800, all'interno di questo quadro ha acquistato una grande importanza il sesso, in quanto partecipe sia delle discipline del corpo che delle regolazioni delle popolazioni: "Il sesso e' contemporaneamente accesso alla vita del corpo ed alla vita della specie" (p. 129). Senza poter addentrarci nelle assai complesse articolazioni di questa analisi, basti ricordare che una simile combinatoria, spiega come mai il corpo occupi un posto di tale rilevanza nelle societa' contemporanee, e consente di capire perche' sia cosi' forte la pressione a voler sapere sempre di piu' intorno al sesso. Non contano tanto le ingiunzioni della morale e della Chiesa, la repressione, i castighi, "l'importante e' che il sesso non sia stato solo questione di sensazione e di piacere, di legge o di divieto, ma anche di vero e di falso" (p. 52). Scrivendo sull'ermafroditismo di Herculine Barbin, aggiungeva che "e' sul versante del sesso che bisogna cercare le verita' piu' segrete dell'individuo; che la' e' possibile scoprire meglio cio' che e' e cio' che lo determina", "in fondo al sesso, la verita'". La parresia, la pratica di "dire il vero", e' il compito che il filosofo si poneva, qualcosa per cui vale la pena porre la propria vita a rischio. Qualche decennio piu' tardi, nelle sue Vite precarie (2004), nel clima di guerra, violenza e lutto successivo all'attacco al World Trade Center, Judith Butler - che ha rivisitato con grande acutezza le analisi di Foucault - a proposito della vulnerabilita' dei corpi, la caratteristica di essere esposti e dipendenti da altri, ha insistito sul fatto che "il corpo ha una imprescindibile dimensione pubblica. Il mio corpo, socialmente strutturato nella sfera pubblica, e' e non e' mio". Al centro delle sue preoccupazioni, come anche delle nostre, c'e' il problema di come la precarieta' della vita debba essere collegata ai "confini che delimitano la sfera pubblica e con cio' che in essa sara' visibile o meno". Questi richiami ci sembrano appropriati nel contesto italiano in seguito alle scorribande di un sultano prostatizzato a capo del governo, e nella modificazione dei limiti della sfera pubblica che ha reso minaccioso per la democrazia il suo mandato. A seguire le cronache, si ha l'impressione che la barriera tra le questioni da discutere in parlamento e quelle di cui si parla in un club di scambisti sia diventata sempre meno definita. L'avvicendarsi, confondere, sovrapporsi dei due livelli - sessuale e parlamentare - e' alla base del senso di profondo disorientamento che pervade il paese e rende obsolete e inefficaci molte analisi intorno agli affari privati del signor B. Ci troviamo di fronte all'emergere di una forma di discorso pubblico assai particolare, che in mancanza di un termine piu' appropriato chiamerei pornocrazia. Un regime discorsivo si dice pornocratico quando a predominare nell'area del dibattito politico, pubblico e mediatico, e' la porneia, la pratica fornicatoria con scambio di denaro; quando tale habitus e' diffuso tra uomini di entrambi gli schieramenti in modo da poter garantire consenso a chi ha piu' potere. Ed e' qui che ci troviamo a vivere, uomini e donne che provano preoccupazione e ripugnanza per quanto sta accadendo nel paese, e si trovano ammutoliti e impotenti a dover esprimersi in una arena pubblica che appare desertificata. Il discorso intorno al "porno" ha gradualmente sostituito la tradizionale discussione sui temi che un tempo erano considerati i prediletti dell'agenda politica. Tutto cio' e' stato reso possibile proprio dalla centralita' di corpo e sessualita' nella sfera pubblica contemporanea, e dalla censura imposta a chi ne ha criticato deformazioni e deviazioni. Si e' cosi' prodotto uno scollamento: tra i drammi della realta' quotidiana - la crisi finanziaria e la disoccupazione crescente, i disastri naturali, la legislazione razzista sugli immigrati, scuole e universita' allo sfascio, ecc. - e un governo che gestisce i problemi un po' a casaccio, senza alcuna opposizione o discussione nel merito, a colpi di decreti. Lo spazio un tempo occupato dal dibattito politico e' vuoto, simile a un palcoscenico senza attori; o per meglio dire, al suo posto abbiamo la recita pornocratica a protagonista unico del cittadino B. La porneia agisce in sostituzione dei principi che guidavano le forme rappresentative precedenti, divenute obsolete; ne' la pornocrazia va considerata come un episodio passeggero di cattivo gusto e caduta di stile, bensi' alla stregua di una vera e propria pratica politica in senso pieno; vale a dire una modalita' di operare nei confronti di argomenti e questioni inerenti la polis. Non c'e' stato un improvviso mutamento di rotta nella gestione del governo; un diversivo rispetto alla gestione maldestra degli effetti della crisi economica e occupazionale, del terremoto in Abruzzo, dell'alluvione in Sicilia. Il cittadino B. ha costruito giorno dopo giorno il suo dominio pornocratico, combinando disponibilita' finanziarie immense con l'efficace uso dei mezzi di comunicazione, la forza elettorale e la debolezza degli avversari. Maestro nell'orchestrare lo sfrenato diffondersi di tanta orgia visiva pubblica e privata, il cittadino B. e' libero di fare e disfare a suo piacimento leggi, istituzioni e ordinamenti: l'opposizione non ne pretende le dimissioni; centinaia di deputati e senatori che fanno parte della sua banda ne approvano l'operato senza far mai trapelare ombra di dissenso; il Pontefice si guarda bene, nei numerosi interventi riguardanti la morale e la sacralita' delle famiglie cristiane, dal deprecare le effervescenti imprese pornocratiche del cittadino B. Discutere dello scambio tra sesso e potere ha un senso all'interno di regimi parlamentari che funzionano secondo i principi delle democrazie costituzionali; ma in quello pornocratico, che senso può avere? L'attenzione dei media e del paese sulle imprese fornicatorie fuori e dentro il governo, con la conseguente affermazione della pornocrazia, ha messo in luce un altro aspetto importante di quello che sta accadendo: la riduzione del discorso sulla sessualita' a vuota chiacchiera. Esso non riguarda piu', come sarebbe stato un tempo, la liceita' o meno di certi comportamenti, bensi' opera in senso opposto: annulla la rilevanza dei rapporti sessuali propriamente intesi (vale a dire l'incontro fisico tra esseri, quale che sia la loro scelta di appartenenza di genere e denominazione anagrafica); banalizza fino a neutralizzarlo del tutto l'insieme di significati, riferimenti, allusioni, che per molto tempo ha caratterizzato l'intero campo semantico riguardante sentimenti amorosi, rapporti fisici e pulsioni. Intorno all'erotismo e alla sessualita', il '900 e' stato generoso di contributi importanti sul piano culturale (si pensi alla psicanalisi, al surrealismo, alle avanguardie artistiche della prima meta' del secolo, e al contributo di alcuni movimenti emersi negli anni '60 e '70 - in primis quelli femminista e gay). Queste esperienze ci hanno familiarizzato con la complessita' di questi temi, e con le rilevanti implicazioni del rapporto tra pubblico e privato sul piano politico. Con l'avvento della pornocrazia l'equazione "il privato e' pubblico" non esiste piu', se non nel suo rovescio: "pubblico e' privato". Obiettivi che un tempo erano prerogativa delle donne lo sono ora di tutti. Questo e' un male se significa restrizione degli spazi democratici; potrebbe essere un bene se contro la orchestrazione pornocratica si espandono mobilitazioni collettive e reti di opposizione (attraverso il web, per esempio), con obiettivi di aggregazione dove la centralita' del corpo si presenta con segno rovesciato: non violenza e mercificazione, bensi' analisi critica dello sfruttamento (nel lavoro, negli ambiti della comunicazione), denuncia delle restrizioni imposte dalla pornocrazia, e consapevole uso delle sue potenzialita'. 2. RIFLESSIONE. CETTINA MILITELLO (CON LA COLLABORAZIONE DI VALERIA FERRARI SCHIEFER) INTERVISTA ELISABETH GOESSMANN (2002) [Da "Vita pastorale", n. 5, maggio 2002, col titolo "Donne e teologia: intervista a Elisabeth Goessmann. La pioniera con la valigia pronta" e il sommario "La teologa tedesca, sollecitata dal confronto con le altre confessioni cristiane, e' stata un'antesignana nel rivendicare l'accesso femminile all'insegnamento universitario e agli ordini sacri. Le difficolta' nel suo Paese l'avevano spinta a emigrare fin nel Giappone. Ora fioccano i riconoscimenti per il suo 'Archivio' sulle grandi personalita' del Medioevo: da Ildegarda a Margherita Porete"] L'intervista che pubblichiamo e' stata raccolta, il 10 febbraio scorso, da Valeria Ferrari Schiefer, una collega ticinese che vive e lavora in Germania. Nelle nostre intenzioni di partenza lei avrebbe dovuto solo fare da tramite per farci ricevere le risposte scritte alle domande, anch'esse scritte - le stesse che abbiamo proposto alle teologhe sin qui intervistate -. Pero', anche a causa delle manipolazioni piu' volte patite - con le conseguenze comprensibili -, la professoressa Goessmann ha preferito dialogare con la sua allieva e poi rileggere il testo da lei raccolto. Cio' che abbiamo dunque fatto - e con molta discrezione - e' stato intervenire qua e la', solo lo stretto necessario, nella scorrevolezza del testo italiano. Al lettore italiano balza subito all'occhio l'insistenza su questioni da noi poco sentite, non ultimo in ossequio alle decisioni prese al riguardo (ci riferiamo alla questione dell'ordinazione delle donne). Tutto cio' trova probabilmente la sua motivazione nella contestualita' multiconfessionale della Germania e nella presenza del ministero pastorale delle donne in tutte le Chiese uscite dalla Riforma. In Germania, inoltre, come si evince dalle ultime risposte, le donne sono impegnate in prima persona quali "curatrici di anime". Il che e' reso incongruente dall'impossibilita', ad esempio, di amministrare i sacramenti a persone accompagnate spiritualmente nel corso della malattia. Come abbiamo gia' scritto (cfr. "Vita Pastorale" 4/2001, p. 115; 6/2001, pp. 53-54), Elisabeth Goessmann puo' a ragione venire annoverata tra le pioniere (ma senza di loro non si sarebbero mai posti con chiarezza i problemi). Il prezzo, pur immenso, da lei pagato e' proprio dovuto al suo essere nata in tempi non ancora maturi; sono pero' altrettanto evidenti i benefici resi a favore delle generazioni successive. Oggi poi non mancano i riconoscimenti eclatanti, anche se ritardati. I dottorati honoris causa ne sono il segno piu' evidente. Se, poi, non avesse dovuto dividersi tra la Germania e il Giappone, probabilmente la Goessmann non ci avrebbe attestato quella attenzione transculturale e interreligiosa che da ultimo colora singolarmente la sua fatica di teologa. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Professoressa Goessmann, lei e' nata da padre luterano e madre cattolica. Dunque fin da bambina ha dovuto confrontarsi con la differenza di confessione. Com'e' stata questa sua prima esperienza? - Elisabeth Goessmann: Si', e' vero, i miei genitori erano di "confessione mista", ma sono stata educata cattolicamente, avendo mio padre prestato la promessa, secondo il diritto canonico cattolico, di educare i figli secondo la fede materna. Ben presto mi accorsi delle differenze di culto dei miei genitori. Quando avevo due o tre anni mi resi conto che mio padre non faceva il segno della croce durante la preghiera dei pasti e che non veniva con noi alla messa cattolica. Alla mia domanda, se il papa' fosse luterano, mia madre, sorpresa, mi chiese come mai me ne fossi accorta. Le risposi: " Perche' il papa' non fa il segno della croce". Pero' non mi sono mai fatta dei grandi problemi per lui, anche se molti cattolici dicevano, a quel tempo, che i luterani forse non si sarebbero salvati. Devo anche dire che da bambina amavo la liturgia cattolica, i suoi canti e le sue processioni. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Cosa l'ha indotta poi a studiare teologia cattolica? - Elisabeth Goessmann: Alla fine della guerra avevo sedici anni. Alla mia generazione, educata durante il nazismo, mancava ogni genere di sicurezza e di orientamento; una parte dei nostri genitori e delle nostre insegnanti erano schierati a favore del nazismo e un'altra gli era contro. Usciti dalla guerra, eravamo percio' completamente disorientati e cercavamo nella teologia un orientamento chiaro e sicuro al quale affidarsi. Facendo parte, in Germania, le facolta' teologiche delle universita' statali, ci era permesso frequentare le lezioni di teologia insieme ai candidati al sacerdozio. A quel tempo per noi lo studio teologico non aveva ancora primariamente l'obiettivo di prepararci a esercitare una professione; si trattava piuttosto della ricerca profonda di una chiarezza spirituale interiore. Solo dopo alcuni anni ci venne offerta la possibilita' di sostenere un esame per insegnare materie teologiche insieme ad altre discipline nelle scuole superiori. Venne cosi' istituzionalizzato lo studio teologico dei laici in Germania. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Dove ha studiato teologia e quali erano le sue preferenze? - Elisabeth Goessmann: Ho studiato teologia, filosofia e letteratura tedesca dal 1947 al 1952 all'universita' di Muenster e ho concluso i miei studi con l'esame statale in queste discipline. In seguito ho continuato i miei studi alla Facolta' di teologia dell'universita' Ludwig Maximilian (Lmu) di Monaco di Baviera. Le mie preferenze sono sempre state dirette agli studi medievali. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Lei e' stata una delle prime due donne a conseguire in Germania il dottorato in teologia cattolica. Come mai si e' spostata dal nord al sud della nazione? - Elisabeth Goessmann: Allora solo a Monaco di Baviera era possibile ai laici conseguire quel dottorato. Tutte le altre universita' hanno aperto le porte ai laici solo dieci anni piu' tardi. Ho studiato con il professore Michael Schmaus specialmente la storia della teologia e della filosofia medievale. Ho conseguito il mio dottorato nel 1954 con una tesi sull'annunciazione a Maria nella comprensione dogmatica medievale (Die Verkuendigung an Maria im dogmatischen Verstaendnis des Mittelalters, Muenchen 1957). * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Gia' nel 1955 e' stata chiamata a insegnare a Tokyo. Doveva essere un soggiorno di alcuni anni, invece e' diventata la sua seconda patria. - Elisabeth Goessmann: Nei seminari di teologia del professore Schmaus si trovava un gesuita dell'universita' Sophia di Tokyo. Egli mi disse che la' avevano bisogno di insegnanti. Cosi' un anno dopo il mio dottorato mi trasferii alla Sophia, dove fui per alcuni anni docente di letteratura tedesca medievale. Poiche' in Giappone e' possibile lavorare in un'universita' a tempo pieno e in un'altra a tempo parziale, insegnavo nello stesso tempo anche la filosofia cristiana in un'universita' delle donne. Piu' tardi quest'ultima divenne la mia universita' principale, poiche' nella facolta' di filosofia occidentale venne istituito un settore di studi cristiani, dove potei insegnare teologia cattolica in diverse discipline a partire dall'esegesi biblica, alla dogmatica e in seguito alla teologia femminista (theologische Frauenforschung). Se dapprima potevo tenere le lezioni in inglese, a partire dal 1974 fui costretta, a causa del calo delle studentesse straniere, a insegnare unicamente in giapponese, il che rese il mio lavoro molto difficoltoso. Malgrado le innumerevoli domande di lavoro - ho raccolto 37 risposte negative - non riuscii a ottenere una cattedra ne' in teologia ne' in filosofia nelle universita' tedesche. Non essendomi possibile un ritorno in Germania, il Giappone divenne la mia seconda patria. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Dopo il dottorato si accinse a preparare la tesi di abilitazione, per insegnare teologia cattolica a livello universitario, suo obiettivo. Qual e' stata la sua esperienza? - Elisabeth Goessmann: Nel 1962, con l'inizio del concilio Vaticano II, il professor Schmaus, divenuto peritus si reco' a Roma per tre mesi. Era un tempo pieno di speranze. Egli cerco' di persuadere i vescovi e i teologi tedeschi che era arrivato il momento di aprire anche ai laici l'abilitazione, necessaria in Germania per insegnare nelle universita'. Poiche' a Roma tutti erano ottimisti, incoraggiata e sostenuta dal mio professore inoltrai nel semestre invernale del 1962/63 la mia tesi di abilitazione su una Somma Teologica Francescana (Metaphysik und Heilsgeschichte. Eine theologische Untersuchung der Summa Halensis [Alexander von Hales], Muenchen 1964). Purtroppo i teologi e i vescovi tedeschi reagirono negativamente e il processo di abilitazione venne interrotto definitivamente. Questo rifiuto incise molto negativamente sulla mia vita, ma malgrado il colpo infertomi non ho mai smesso di lavorare nella ricerca teologica scientifica. In quegli anni infatti sono nati i miei due libri Glaube und Gotteserkenntnis im Mittelalter (Handbuch der Dogmengeschichte I/2b, Freiburg 1971), tradotto anche in francese e in spagnolo, e Antiqui und Moderni im Mittelalter. Eine geschichtliche Standortbestimmung (Muenchen 1974). * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Da allora le sue difficolta' non sono diminuite! In alcuni suoi articoli descrive il processo di sviluppo della sua carriera come un cammino a ostacoli. - Elisabeth Goessmann: Solo sedici anni piu' tardi ho potuto conseguire l'abilitazione in filosofia all'universita' Lmu di Monaco di Baviera, ma non mi e' servita a ottenere una cattedra. Nel frattempo l'abilitazione dei laici maschi era stata istituzionalizzata; oggi anche le donne possono conseguire l'abilitazione e diventare ordinarie in teologia. Io sono nata troppo presto, pero' l'abilitazione in filosofia non e' stata inutile; infatti nel 1986, dopo tre decenni di insegnamento accademico nelle lingue straniere, mi sono stati offerti degli incarichi di insegnamento alle universita' di Muenster e di Monaco di Baviera. Sono seguiti poi inviti in Austria e in Svizzera. In seguito gli incarichi a Monaco sono diventati stabili e dal 1990 e' stata istituita proprio per me una possibilita' di insegnamento stabile come professoressa (ausserplanmaessige Professur). * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Malgrado le difficolta', cosa le ha dato la forza di continuare con tanto entusiasmo nella ricerca? - Elisabeth Goessmann: Fin dalla mia tesi di dottorato mi sono occupata anche di testi teologici e filosofici di donne vissute nel Medioevo e nella prima eta' moderna. Leggendoli, sono arrivata a una comprensione piu' profonda della situazione femminile rispetto alla teologia, e specialmente della sofferenza subìta per le forti limitazioni imposte loro dal fatto di essere donne. Ben lungi dal lasciarsi abbattere, loro hanno ugualmente continuato a scrivere e a lavorare, correggendo il discorso teologico e filosofico dominante, diventando cosi' per molte persone fonte di coraggio e di ispirazione. Fonte di forza e di speranza e' stata per me Ildegarda di Bingen, la grande teologa medievale, alla quale ho dedicato molte pubblicazioni e, tra l'altro, un volume speciale del mio Archivio (Hildegard von Bingen. Versuche einer Annaeherung, Archiv fur philosophie- und theologiegeschichtliche Frauenforschung, Sonderband, Muenchen 1995). Anche Margherita Porete, Elisabetta di Schoenau, Elisabetta di Turingia (Thueringen), Teresa d'Avila e molte altre donne, purtroppo non sempre ancora adeguatamente recepite e integrate nel discorso teologico, sono state per me una costante consolazione nelle avversita' e un incitamento a continuare il mio lavoro teologico. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Quali sono i campi scientifici nei quali lei ha lavorato? - Elisabeth Goessmann: La situazione femminile, oltre che nel contesto europeo, l'ho studiata anche nelle religioni giapponesi, cioe' nello scintoismo (shintoismo), buddismo e confucianesimo. In queste tre religioni lo stato delle donne e' molto diverso e non puo' essere caratterizzato in poche righe. Percio' rimando alle mie pubblicazioni in questo ambito come Japan - ein Land der Frauen? (Giappone - una terra delle donne?, Muenchen 1991). In filosofia ho lavorato molto sul concetto della persona. Inoltre ho studiato i testi di uomini e di donne sotto l'aspetto dell'antropologia filosofica e teologica, analizzandoli da una prospettiva di genere. Questi testi sono documentati nella collana da me curata Archiv fur philosophie- und theologiegeschichtliche Frauenforschung, di cui sono usciti gia' otto volumi. Inoltre ho lavorato con teologhe di confessioni diverse per un dizionario della teologia femminista, che uscira' presto in seconda edizione (Woerterbuch der feministischen Theologie, Guetersloh 1991). * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Per il suo notevole lavoro scientifico ha avuto anche dei riconoscimenti in campo internazionale: due dottorati honoris causa. - Elisabeth Goessmann: Il dottorato honoris causa conferitomi nel 1985 dalla Facolta' di teologia dell'Universita' di Graz (Austria) e' arrivato proprio in un momento difficile della mia vita, mentre mi sentivo avvilita a causa delle molte risposte negative ricevute dalle universita' tedesche. E' stato per me di grande incoraggiamento. L'Universita' di Francoforte (Germania) me lo ha conferito nel 1994 (Dr. phil.), e mi e' giunto quale conferma per il lavoro scientifico al mio Archivio, quando ero gia' professoressa (ausserplanmaessige Professorin) della Lmu di Monaco. Credo che i professori volessero con cio' riparare all'ingiustizia subita per il rifiuto della mia abilitazione e per la mancata cattedra. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: In occasione dei suoi 65 anni le sono stati dedicati due scritti commemorativi, che caratterizzano il suo ampio lavoro teologico storico, ma anche il suo infaticabile spostamento tra i continenti, le culture e le religioni. - Elisabeth Goessmann: Cio' che piu' mi ha soddisfatto nello scritto commemorativo dedicatomi Theologie zwischen Zeiten und Kontinenten (Freiburg im Breisgau 1993) e' che non solo i contributi hanno toccato i temi principali della mia ricerca, come la Sacra Scrittura, le analisi storiche, la teologia sistematica e le tematiche dell'Estremo Oriente, ma che i curatori siano riusciti a coinvolgere gli autori con cui ho lavorato in Giappone. In questo senso l'opera rispecchia molto bene la mia ricerca e la mia vita suddivisa tra i due continenti. Quanto allo scritto commemorativo dedicatomi dalle mie studentesse Eine andere Tradition (Muenchen 1993) ne ho avuto piacere e ho ammirato il loro coraggio. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Nel 1997 ha ricevuto a Lucerna, insieme alla teologa luterana Elisabeth Moltmann-Wendel, il premio Herbert Haag, e recentemente a Graz e' stato istituito un premio con il suo nome. - Elisabeth Goessmann: Il premio ricevuto insieme a Elisabeth Moltmann-Wendel e' stato una conferma che la teologia femminista puo' essere solo un lavoro al servizio dell'ecumene. L'"Elisabeth-Goessmann-Preis" - indetto nel 2001 dalla Facolta' di teologia di Graz per lavori eccellenti austriaci nella ricerca teologica di genere (Theologische Frauen- und Geschlechterforschung) - mi ha fatto piacere e mi ha ovviamente lusingata. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Le vicende della sua vita l'hanno portata a occuparsi di ambiti come la filosofia e la scienza delle religioni. Lei si e' pero' sempre sentita teologa all'interno della Chiesa cattolica. Infatti ha preso posizione su diversi documenti ecclesiastici. - Elisabeth Goessmann: Ho sempre compreso il mio lavoro teologico come un servizio nella Chiesa. Mi sono sempre adoperata per un recupero di tutta la tradizione cristiana, rendendo attenti alla necessita' di un'elaborazione della tradizione anche nei suoi aspetti misogini, perche' solo cosi' si puo' arrivare a una giusta interpretazione. Infatti fin dai primi miei lavori scientifici mi sono resa conto delle grandi differenze tra la tradizione francescana e quella che si e' poi imposta e che parte da Tommaso d'Aquino. Per esempio, il francescano Duns Scoto mostra apertamente il suo rincrescimento perche' le donne con le loro qualita' peculiari non possono per il bene di tutta la Chiesa esercitare il sacerdozio. Scoto e' dell'opinione che se questo fosse un provvedimento della Chiesa sarebbe una maxima iniuria, cioe' una grande ingiustizia. Cosi', non potendo ritenere la Chiesa capace di una tale colpa, egli ricorre a una soluzione di ripiego, rimandando il fatto che le donne non possono partecipare al ministero sacerdotale a un ordine divino, senza pero' mai fornirne le prove. La dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede Inter insigniores del 1976 ha messo Scoto insieme a Bonaventura, che e' tutt'altra cosa, come fautore del sacerdozio solo maschile, senza mostrare lo svolgimento del suo ragionamento (cfr. capitolo 1 sulla tradizione, nota 9). Secondo me questo non e' un modo corretto di servirsi della tradizione, perche' anche Bonaventura, pur affermando che alla donna a quel tempo non veniva permesso il sacerdozio, aggiunge tuttavia che rimane irrisolto il problema se esse siano capaci di esercitarlo (Sed utrum possint, dubium est). Inoltre, vengono accolti solo gli argomenti misogini riconosciuti dagli autori della dichiarazione; vengono invece taciute le tradizioni alternative che correggono l'immagine misogina della donna. L'affermazione che a partire dal Medioevo a oggi la questione del ministero femminile non sia piu' stata trattata e' tutt'altro che esatta. Cosi' anche quando e' uscita nel 1994 la lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis ho insistito di nuovo sulla necessita' di una discussione aperta su tutta la tradizione cristiana, specialmente quando come argomento principale viene proposta la maschilita' dei dodici apostoli, deducendone che alla Chiesa manca la facolta' di operare altre scelte. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Gia' in occasione della lettera apostolica "Mulieris dignitatem" lei si e' espressa su questo tema. - Elisabeth Goessmann: Quando nel 1988 e' uscita la Mulieris dignitatem la casa editrice Herder mi ha chiesto di scrivere un commento che e' poi uscito insieme al documento e a un'introduzione del cardinale Ratzinger (Die Zeit der Frau. Apostolisches Schreiben Mulieris Dignitatem Papst Johannes Pauls II. Hinfuehrung von Joseph Kardinal Ratzinger, Kommentar von Elisabeth Goessmann, Freiburg im Breisgau 1988 [Il tempo della donna, GdT n. 195, Queriniana, Brescia 1990]). La lettera papale e' sicuramente scritta con la migliore delle intenzioni, ma la sua teologia mostra alcune inconsistenze. Per esempio quando afferma che "il simbolo dello sposo e' di sesso maschile", cioe' che le donne non possono adempire il compito di rappresentare sacerdotalmente lo "sposo Cristo" di fronte alla "sposa Chiesa". D'altro canto la lettera apostolica si aspetta una comprensione ampia della Chiesa come persona collettiva, in cui anche i maschi partecipano al simbolo della sposa (VII, 25). Cosi' mentre l'uomo partecipa sia al simbolo dello sposo Cristo sia a quello della sposa Chiesa, la donna resta relegata solo a quello della sposa. Il carattere vincolante di un tale modo di pensare simbolisticamente nella realta' odierna, che oltre tutto incontra difficilmente comprensione, mi e' sempre sembrato dubbio, anche perche' i simboli e le allegorie, sia nella Sacra Scrittura sia nella tradizione, possono sovrapporsi o escludersi reciprocamente. Ma anche l'argomento della maschilita' dei dodici apostoli che si suppone trovato nella tradizione mi sembra contraddire non solo i risultati dell'esegesi, ma anche la tradizione cristiana stessa. Da questo fatto i documenti vaticani deducono l'esclusione della donna dal ministero sacerdotale da parte di Gesu', e lo considerano come un divieto, alla Chiesa, ad autorizzare un qualsiasi cambiamento. Mi sono data la pena di cercare l'argomento dei dodici apostoli nella tradizione ma inutilmente. Ne' Tommaso d'Aquino, ne' Bonaventura, ne' altri teologi importanti del Medioevo l'hanno mai adoperato nelle loro esposizioni sull'ordinazione femminile, che oltre tutto hanno sempre lasciato in sospeso. Non ne avevano neppure bisogno, perche' per fondare l'esclusione delle donne bastava loro appoggiarsi al mulier taceat (1 Cor 14,34) e al divieto per le donne di insegnare (1 Tm 2,9ss), argomenti che oggi non vengono ovviamente piu' adoperati grazie ai risultati esegetici ottenuti. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Come vede la sua posizione di teologa cattolica in una societa' in parte profana e post-cristiana? Cosa si aspetterebbe dalla Chiesa? - Elisabeth Goessmann: Molte teologhe cattoliche impegnate si trovano in una situazione di grande tensione. Da una parte la Chiesa ufficiale, fissandole in ruoli determinati e rifiutando loro il sostegno necessario e la partecipazione a tutti i livelli, impone degli ostacoli insormontabili alla loro crescita spirituale, alla formazione e allo sviluppo professionale. Inoltre le cattoliche devono continuamente confrontarsi con una teologia e tradizione misogina e con l'esclusione a piu' livelli messa in atto dal magistero ecclesiale. Dall'altra parte le teologhe cattoliche che si sono decise a continuare a difendere la loro fede devono affrontare la critica legittima di altre donne, che sentendosi in una situazione disperante non hanno trovato altra via che lasciarsi alle spalle un cristianesimo ritenuto inguaribilmente patriarcale, androcentrico e sessista. Secondo me la Chiesa ufficiale dovrebbe sostenere in modo piu' fondamentale l'instancabile opera di mediazione di molte teologhe, che si sono impegnate e si impegnano tuttora a trasmettere e ad aggiornare il messaggio evangelico nell'oggi di una societa' sempre piu' profana e post-cristiana. Mi chiedo per quanto tempo ancora il cammino sara' irto di ostacoli per le teologhe. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Come e' la situazione dei laici e specialmente delle donne nell'ambito della teologia? - Elisabeth Goessmann: La Chiesa ha il compito di trasmettere alle persone in modo comprensibile i risultati della ricerca teologica. Mi e' capitato di sentir parlare alla radio una biologa che si lamentava che nelle commissioni etiche i teologi usufruivano di scarse conoscenze biologiche. Nello stesso tempo essa affermava di non credere in una creazione, ma nell'evoluzione. Questo per me e' un esempio che dimostra come la teologia ha trascurato di trasmettere a un piu' ampio pubblico il motivo per cui creazione ed evoluzione non stanno in contraddizione. Alla Chiesa necessitano dunque molte forze teologicamente qualificate e competenti anche in altre discipline. In Germania nelle scuole elementari sono specialmente le donne qualificate a impartire l'istruzione religiosa agli alunni. Ma anche nelle scuole secondarie e superiori si trovano tra gli insegnanti di religione, a tutti i livelli scolastici, molte donne competenti che si assumono il compito non facile di trasmettere la fede in modo compatibile con i risultati delle scienze naturali a una gioventu' per lo piu' non socializzata religiosamente. Anche nella pastorale lavorano molte teologhe, ne mancano purtroppo ancora molte nella pubblicistica. Ancora troppo poche donne hanno accesso a un insegnamento della teologia a livello universitario, anche perche' la Chiesa ufficiale trascura di appoggiare con maggior impegno queste teologhe qualificate che si sono decise a sostenere un femminismo giudaico-cristiano, difendendo la loro fede e la Chiesa nei confronti del femminismo post-cristiano. Come ho gia' detto queste teologhe cattoliche restano inscritte ancora in un percorso pieno di ostacoli. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: E quella dei laici e specialmente delle donne nella Chiesa del terzo millennio? Quali sono secondo lei i problemi principali che il clero deve affrontare? - Elisabeth Goessmann: Pensiamo solo alla situazione in cui si trovano molte teologhe che lavorano negli ospedali come curatrici di anime (Seelsorgerinnen), quando dopo aver accompagnato persone ammalate o morenti queste chiedono i sacramenti, rifiutandosi di confessarsi davanti a un prete che non ha potuto essere presente per sostenere il processo spirituale. Questo e' un esempio tra i tanti. Tenendo conto della situazione pastorale odierna non c'e' altra via che un cambiamento del diritto canonico. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Cosa pensa della Chiesa nell'attuale transizione e quali crede possano essere le piste per il futuro? - Elisabeth Goessmann: E' una grande mancanza del diritto canonico che solo gli uomini possano far parte del ministero ecclesiastico: cio' esclude le donne da tutti gli sviluppi e poteri decisionali. E' per questo che anche la Chiesa viene ritenuta responsabile del fatto che le donne non possono ancora pienamente godere dei diritti umani. Se il cristianesimo e la Chiesa vogliono un futuro in una societa' che sempre piu' si allontana da loro, abbiamo bisogno delle forze di tutti coloro che vogliono mettersi a disposizione: ogni limitazione per le donne dev'essere abolita. Tutte le strade devono essere loro aperte. * - Cettina Militello/Valeria Ferrari Schiefer: Quale giudizio da' sulla situazione politica internazionale e quale il possibile contributo delle donne? - Elisabeth Goessmann: La situazione non e' mai stata cosi' seria da dopo la seconda guerra mondiale. Ma e' un grande errore nominare sempre e solo l'11 settembre senza tener presente l'inizio dei bombardamenti in Afghanistan dello scorso 7 ottobre. E' triste dover riconoscere che l'umanita' non sia piu' avanti di quel tanto, e che non abbia ancora trovato altri mezzi che rispondere alla violenza con altrettanta brutale violenza, sia nelle piccole sia nelle grandi cose. Ma quando si vuole far valere il successo della guerra mettendo davanti la liberazione delle donne afghane, allora e' necessario controbattere con fermezza, che questa non puo' essere ottenuta con la forza delle armi, ma dev'essere avviata con un processo lungo e paziente di dialogo interreligioso. Questo compito resta ancora da realizzare. * Postilla prima. Il Giappone e' la sua seconda patria. A Monaco di Baviera via Sol levante Elisabeth Goessmann e' nata il 21 giugno del 1928 a Osnabrueck in Germania. Dopo l'esame statale in teologia, filosofia e germanistica (1952 a Muenster) e la promozione (il dottorato) in teologia cattolica (1954 a Monaco di Baviera), ha lavorato molti anni in Giappone, come docente di letteratura medievale tedesca all'universita' Sophia e come docente di filosofia cristiana all'universita' delle donne Seishin di Tokyo. Nel 1963 ha inoltrato una tesi di abilitazione alla facolta' di teologia cattolica dell'universita' Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera, atto rimasto senza conseguenze. Nel 1978 ha finalmente concluso la sua abilitazione in filosofia. Le sue 37 richieste di lavoro nelle universita' tedesche sono state tutte respinte. A partire dal 1968 ha tenuto come Kyojou (full professor) all'università Seishin anche lezioni in teologia femminista (theologische Frauenforschung) in lingua giapponese. Nel 1985 ha ottenuto il dottorato in teologia honoris causa all'universita' di Graz e nel 1994 il dottorato honoris causa in filosofia all'universita' di Francoforte. A partire dal 1986 e' stata invitata con incarichi di insegnamento in universita' svizzere, austriache e tedesche. Ora e' titolare di una cattedra onoraria (Honorarprofessur) a Tokyo e di una cattedra straordinaria (ausserplanmaessige Professur) a Monaco di Baviera. Tra le pubblicazioni ricordiamo: Die Verkuendigung an Maria im dogmatischen Verstaendnis des Mittelalters, Muenchen 1957; Metaphysik und Heilsgeschichte. Eine theologische Untersuchung der Summa Halensis, Muenchen 1964; Religioese Herkunft, profane Zukunft? Das Christentum in Japan, Muenchen 1965; Glaube und Gotteserkenntnis im Mittelalter, Freiburg 1971; Antiqui und Moderni im Mittelalter. Eine geschichtliche Standortbestimmung, Muenchen 1974; Die streitbaren Schwestern. Was will die Feministische Theologie?, Freiburg 1981; Robert Kilwardby, Quaestiones in L. III Sententiarum, Christologie, Edition aus 3 lateinischen Handschriften, Muenchen 1982; Archiv fur philosophie und theologiegeschichtliche Frauenforschung (di cui sono usciti sinora 8 volumi), Muenchen 1984-2000. * Postilla seconda. Gli studi sulla pubblicistica femminile del Cinque-Seicento. Unite dalla "Belle Question" Valeria Ferrari Schiefer (che ha collaborato a questa intervista), come altre teologhe della Svizzera italiana, ha da tempo intrecciato rapporti cordiali con la teologia italiana ed e' socia della Societa' italiana per la ricerca teologica (Sirt) e dell'Associazione mariologica interdisciplinare italiana (Ami). Da ultimo e' intervenuta con una relazione al congresso mariologico internazionale promosso dalla Pontificia accademia mariana internazionale (Pami) nel 2000 e ha partecipato al simposio Sirt del 2001. La sua prossimita' con la professoressa Goessmann ha soprattutto privilegiato la cosiddetta Belle Question - la pubblicistica tra il Cinquecento e il Seicento che oppone diverse donne colte ai pamphlet ingiuriosi che ne denigrano il sesso e, a seguire, la produzione mariologica di queste stesse autrici, in particolare Lucrezia Marinella, le cui operette "teologiche" restano ancora inedite e poco note. Le opere di Valeria Ferrari Schiefer: La Belle Question. Die Frage nach der Gleichheit der Geschlechter bei Francois Poullain de la Barre (1647-1723) vor dem Hintergrund der (frueh-)neuzeitlichen Querelle des Femmes, Luzern 1998, pp. 108-132; "Lucrezia Marinella: Die Schoenheit der Frau Abglanz des Goettlichen. Drei ihrer philosophisch-theologischen und frauenbezogenen Schriften" in Elisabeth Goessmann (ed), Eva Gottes Meisterwerk (Archiv fur philosophie und theologiegeschichtliche Frauenforschung, Volume 2), Muenchen 2000, pp. 45-113; "La teologia della bellezza di Lucrezia Marinella in tre delle sue opere", in Annali di studi religiosi, Istituto trentino di cultura, centro per le scienze religiose (ed), Trento 2001 (in corso di stampa); La Trinita' e Maria in due scrittrici del Seicento italiano: Lucrezia Marinella (1571-1653) e Arcangela Tarabotti (1604-1652), uscira' negli Atti del convegno promosso dalla Pami nel 2000. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 286 del 16 ottobre 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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