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Nonviolenza. Femminile plurale. 284
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 284
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 14 Oct 2009 08:42:00 +0200
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 284 del 14 ottobre 2009 In questo numero: 1. Gabriella Bonacchi: Un incontro a Roma 2. Iaia Vantaggiato intervista Luisa Muraro 3. Catrin Dingler: Un incontro a Roma 4. Cettina Militello intervista Cristina Carnicella (2003) 1. RIFLESSIONE. GABRIELLA BONACCHI: UN INCONTRO A ROMA [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 ottobre 2009 col titolo "Taci, anzi parla"] Erano state prudenti le organizzatrici dell'incontro di ieri a Roma su "Sesso e politica nel post-patriarcato". Molto prima dell'inizio la Casa internazionale delle donne era cosi' gremita da scatenare una corsa all'accaparramento di tutte le sedie. Non si viveva da tempo un'atmosfera cosi' tesa e nello stesso tempo festosa: un accumulo di energie umane e politiche insieme memore del passato e in attesa di un non so quale futuro. E' un'alchimia che ricorda le tappe piu' significative del movimento delle donne. Dico "alchimia" per descrivere una pratica che, rispetto alle consolidate prassi della comunicazione politica e culturale, si e' sempre collocata di traverso, cercando di cogliere cio' che a quelle prassi sfuggiva e sfugge. Non che manchino insidie e trappole comunicative anche nel discorso pubblico tra donne. Come si e' visto nel dibattito dei mesi scorsi su giornali e siti web. Il principale dispositivo da disinnescare e' lo slogan, usato e abusato, del "silenzio delle donne", un silenzio da rompere, aggirare e cancellare, magari gettandosi - mani e cuore - nella piazza piu' grande della capitale d'Italia. Ma in tutta questa storia del sesso e del potere le donne non hanno affatto taciuto, anzi: dalle protagoniste in interiore hominis, fino a chi ha saputo ascoltare, interpretare e accogliere la loro sconvolgente denuncia. E' un punto da ribadire con forza: dopo il femminismo non esistono piu' donne umiliate, condannate ad un umiliante silenzio. Abbiamo imparato da tempo a interpretare l'"obiezione della donna muta": colei, ad esempio, che negli anni di piombo non parlava perche' non trovava un linguaggio con cui esprimere la sua protesta. E abbiamo imparato, da Carla Lonzi, che e' "bello essere/ quello che si e'/ anche se si e'/ poco pochissimo/ niente". Questo niente e' molto piu' di quella "meta' di niente" a cui Veronica Lario si e' sentita ridotta dal marito/padrone/capo del governo. Non dimentichiamo che e' da questa presa di parola che tutto e' cominciato: prima della girandola di denunce e controdenunce, domande senza risposta e risposte sbagliate, atti mancati e lodi respinti al mittente. E' la singolarita' delle protagoniste di questa intricata vicenda a mostrarci la vitalita' del metodo inaugurato da Lonzi: ci sono ed esisto non "attraverso la ribellione e la partecipazione negativa", e neppure nei "gesti discostati dalla norma", bensi' nel dialogo autentico con un'altra singolarita' che mi assomigli. Ed e' grazie alla pratica di relazioni tra donne singole che e' stata spezzata la contrapposizione tra un io senza porte e un noi senza finestre. La stessa che ha paralizzato la nostra migliore tradizione politica. Ci si e' lasciati cosi', uomini e donne presenti all'incontro. Con la sensazione di trovarci di fronte a un "passaggio di esperienza" che manda definitivamente in soffitta le contrapposizioni - passivita'/attivita', io/noi, silenzio/parola - del secolo scorso. 2. RIFLESSIONE. IAIA VANTAGGIATO INTERVISTA LUISA MURARO [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 ottobre 2009 col titolo "Ci siamo e ci saremo" e il sommario "Nelle pieghe del Berlusconigate, quello che accade fra sessualita' e politica e che la politica non vede. In centinaia alla Casa delle donne di Roma. Luisa Muraro: 'Il movimento femminista non e' a disposizione della sinistra'"] Chiediamo a Luisa Muraro di commentare con noi alcuni dei numerosi temi che sono stati affrontati ieri, a Roma, nel corso del convegno svoltosi alla Casa internazionale delle donne su "Sessualita' e politica nel post-patriarcato". * - Iaia Vantaggiato: E' l'inizio di un nuovo movimento? - Luisa Muraro: No. Siamo di fronte a un gesto di orgoglio che dice che ci siamo state, ci siamo e ci saremo. * - Iaia Vantaggiato: Femminista, teologa e filosofa. Cosa ti ha spinto a riflettere su questi argomenti: D'Addario, Lario e Berlusconi? - Luisa Muraro: A colpirmi e' stato il loro aspetto simbolico. Il "che cosa" accade - in questo momento - nel gioco, nel linguaggio e nelle posizioni che tra uomini e donne, tra uomini e uomini e tra donne e donne si danno. * - Iaia Vantaggiato: Ma quando e come e' scattato il tuo interesse? - Luisa Muraro: Con la vicenda di Noemi. Io sono una lettrice di cronaca e dentro la cronaca ci metto anche il gossip che poi, peraltro, si e' rivelato essere anche e soprattutto politica. In un primo tempo ho pensato che quelle di Berlusconi fossero semplici affermazioni contro le donne, affermazioni disinvolte attribuibili a un lombardo un po' greve che crede di essere spiritoso. Poi ho capito che si trattava di una vera patologia. L'uomo e' malato. * - Iaia Vantaggiato: L'ha detto anche Veronica Lario. - Luisa Muraro: Quello di Veronica Lario e' stato l'intervento di una nuova figura femminile che non e' femminista ne' ha recitato la parte della donna tradita. Semplicemente si è limitata a dire la verita' - "Stategli vicino" - e insieme si e' vibratamente preoccupata del fatto che il presidente del consiglio offrisse posti di lavoro in cambio di prestazioni sessuali. * - Iaia Vantaggiato: Ieri, nel corso del convegno, c'e' chi ha detto che il ruolo delle donne nei partiti - Berlusconi a parte - e' stato insignificante. - Luisa Muraro: Se ti riferisci all'intervento - come sempre vivo e icastico - di Alessandra Bocchetti posso solo dire che le donne di partito sono e restano donne di partito. Per quanto mi riguarda preferisco rimanere all'ascolto delle donne comuni. * - Iaia Vantaggiato: Non ti interessa la politica istituzionale? - Luisa Muraro: No, e' la "politica prima" che mi interessa, la conquista del senso di liberta' e di coscienza. E non si puo' semplificare dicendo, "questo l'abbiamo gia' ottenuto, ora passiamo ad altro". Il femminismo non e' li' per sostenere la carriera di nessuna ma per sostenere i desideri di ciascuno e di ciascuna. Non si puo' usare il movimento femminista per una politica di sinistra. Rosy Bindi ha detto al presidente del consiglio di non essere a sua disposizione. Bene, io dico che il movimento delle donne non e' a disposizione della sinistra. * - Iaia Vantaggiato: Una critica non troppo velata, la tua, alle politiche di genere? - Luisa Muraro: Le politiche di genere non hanno niente di "schifoso" in se' ma sono politiche di partito. Anzi sono la risposta che alcuni partiti hanno dato alla richiesta di alcune donne. * - Iaia Vantaggiato: Ieri sono intervenuti molti uomini. - Luisa Muraro: Gli uomini non trovano la giusta lunghezza d'onda per parlare. Vanno all'appuntamento con un evento storico che e' la signoria femminile - un impensato che e' ormai inscritto nella storia - e riescono a mancarlo. Guarda Lerner. E' sincero quando dice - parlando degli uomini - "mi vergogno". Ma perche' lo fa? Non certo perche' vede e riconosce che c'e' una rivoluzione simbolica in atto che alle donne da' signoria ma solo perche' cavalca un'altra onda, quella dell'emergenza di una crisi del maschile. * - Iaia Vantaggiato: Anche quella di Veronica Lario e' signoria femminile? - Luisa Muraro: La signoria femminile preferisco commentarla nel quotidiano, sul lavoro, tra le donne della mia famiglia o nei gesti e nelle pratiche della bidella Adelina, E' li' che mi piace guardare la signoria femminile. * - Iaia Vantaggiato: Discorsi, i nostri, che ad alcuni uomini cominciano ad interessare assai. - Luisa Muraro: Si', anche se resta una differenza. Il loro istintivo affidarsi alle parole delle donne, la loro continua ricerca di mediazione con quanto noi diciamo. Va detto. Forse il loro registro e' piu' semplice e forse noi dobbiamo accettare che lo sia. Quello che io vedo? Inadeguatezza e schematismo, il gusto per l'aspetto dottrinario, l'imprecisione. Nel lavoro sulla fine materia della soggettivita' non ci raggiungono. * - Iaia Vantaggiato: Questi sono i colti. Gli altri? - Luisa Muraro: Sono degli sfruttatori. Vanno a prostitute per farsi dire cose positive e di "maternage". Il sesso, nel rapporto che gli uomini hanno con le prostitute, e' il meno. La prostituzione si esercita soprattutto per confortare gli uomini, non per la prestazione sessuale. 3. INCONTRI. CATRIN DINGLER: UN INCONTRO A ROMA [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 ottobre 2009 col titolo "Dopo il patriarcato. Le armi pericolose di un potere senza eros" e il sottotitolo "Il convegno di Roma"] Tre sale piene, e anche le scale debordanti. Donne per due terzi, di tre generazioni diverse, dalle femministe "storiche" alle studentesse. Ma anche molti uomini, giovani e meno giovani, alcuni allenati al rapporto con la politica delle donne nei gruppi di autocoscienza maschile come "Maschile plurale" che si sono aggregati nell'ultimio decennio. E' stata davvero straordinaria la partecipazione all'incontro su "Sessualita' e politica nel post-patriarcato" promosso ieri alla Casa internazionale delle donne di Roma da Maria Luisa Boccia, Ida Dominijanni, Tamar Pitch, Bianca Pomeranzi, Grazia Zuffa sulla base del testo pubblicato sul "Manifesto" del 26 settembre (ora in www.ilmanifesto.it). Ascolto attento, malgrado l'affollamento: sara' stato la scossa del caso Bindi. O piuttosto per il sollievo di potersi riappropriare di un discorso fin qui troppo "sequestrato" dai mass media. Dominijanni e Boccia lo dicono in apertura: si tratta di tornare a declinare il discorso su sessualita' e politica, da cui parti' il femminismo degli anni '70, in un momento in cui la scena politica e mediatica ce lo ripresenta nei termini rovesciati dello scambio fra sesso e potere. Nessun "ritorno" agli anni '70 pero'; piuttosto, l'uso del sapere guadagnato nel femminismo per mettere a fuoco il rapporto fra i sessi oggi, in quello che il testo di convocazione dell'incontro definisce "post-patriarcato". Questo e' un primo punto di dibattito. Perche' per alcune, invece, nel Berlusconigate il patriarcato colpisce ancora: dominio maschile, subalternita' femminile. Ma lo schema non torna, e' gia' frantumato dai gesti di ribellione di donne come Veronica Lario e Patrizia D'Addario. Bisogna allora intendersi sui termini: "La legge del Padre - spiega Boccia - e' in crisi, non fa piu' ordine. Che ne e' della politica, e che ne e' della sessualita', in questa situazione? Resta un potere maschile senza autorita', pericoloso". Resta, come dice Paola Bono citando Lacan, "il padre osceno" che non fa legge, ma ci spinge solo a violarla. Resta, come dice Pitch, il "celodurismo" di Bossi, la "miseria del maschile" di Berlusconi. Uomini in crisi di identita'. Ne parla Stefano Ciccone: e' difficile distinguersi dal modello di virilita' oggi al potere "senza essere accusati di invidia o di moralismo". E lo scambio fra sesso e potere non riguarda solo la politica, impronta anche le relazioni personali. Perche', aggiunge Alberto Leiss, "Il rapporto col potere rimane costitutivo dell'identita' maschile". Ma senza la forza di un tempo: "Quello che stiamo vedendo nella telenovela di palazzo Grazioli e' un corpo maschile di totale insignificanza simbolica, che diventa solo un'arma offensiva, senza eros" (Rosetta Stella). Slittamenti fra personale e politico: c'e' una degenerazione, di certo un terremoto, che attraversa tutti e due i campi. Che genera, dice Francesca Izzo, una "rabbia sorda" in chi ha visto altre stagioni della storia d'Italia. La politica e' la grande accusata, e non solo di Berlusconi. "La sinistra non c'e' piu'", constata senza mezzi termini Cecilia D'Elia (vicepresidente della Provincia di Roma, di Sinistra e liberta'). E quella che c'e', "deve riguadagnarsi il credito delle donne", incalza Luisa Muraro. Anche perche' si e' spezzato un legame che in altre stagioni si e' tentato di intrecciare, fra donne fuori e dentro i partiti: il comportamento delle donne dei partiti e' diventato, per Alessandra Bocchetti, "scandalosamente inutile e insignificante". Perche', sostiene Bianca Pomeranzi, si e' attestato su una "politica di genere" spartitoria e senza frutti. L'altra grande accusata e' la tv, la politica dell'immaginario berlusconiana, anch'essa priva di anticorpi nella cultura di sinistra. L'immagine degradata del femminile e' potente e invasiva. Ma non basta, secondo Raffaella Lamberti e Maria Nadotti, a cancellare la realta' delle donne, che non e' fatta solo di tv. Anche se Maria Rosaria Stabile, della Societa' delle storiche, chiede: dov'eravamo, dov'era il femminismo mentre questo modello si imponeva? Si ritesse un filo di discorso. Secondo Francesca Brezzi e altre bisogna pero' trovare altre forme di visibilita': piazza e istituzioni. Si vedra'. Ma intanto, sintetizza Grazia Zuffa, abbiamo messo in comune piu' di un punto. "E' gia' politica", direbbe Carla Lonzi. 4. RIFLESSIONE. CETTINA MILITELLO INTERVISTA CRISTINA CARNICELLA (2003) [Da "Vita pastorale", n. 6, giugno 2003, col titolo "Donne e teologia. Cristina Carnicella: Tutto e' comunicazione" e il sommario "Impegnata nell'insegnamento scolastico e nella ricerca, la teologa pugliese vede il ruolo determinante dei media nell'evangelizzazione, anche se la riflessione teologica non ha fatto progressi significativi. Il sostegno della Sirt al coinvolgimento laicale e femminile in teologia"] Sono molte le teologhe costrette a sdoppiarsi tra attivita' diverse, difficilmente compatibili per la totalita' che la ricerca teologica pretende. Spesso all'insegnamento della teologia si unisce quello della religione cattolica. Tempo pieno per la scuola; parziale o residuo per la teologia e la ricerca. Cristina Carnicella e' una di queste. Lei amerebbe fare del rapporto tra teologia e scienze della comunicazione il suo pane quotidiano; ma poiche' theologia non dat panem, neanche a questi livelli avveniristici e sofisticati, non le resta che impegnarsi a far bene l'insegnante di religione, limitando al tempo libero i suoi veri interessi. * - Cettina Militello: Come sei giunta alla teologia? - Cristina Carnicella: Il mio interesse e' maturato nell'Agesci di Foggia, ai tempi del liceo. Il mio gruppo aveva degli ottimi adulti-formatori e c'era tra loro un assistente di notevole apertura mentale e preparazione: don Teodoro Sannella. Il cammino di studio e approfondimento che aveva attivato con i ragazzi del noviziato mi ha aperto orizzonti nuovi. Erano gli anni '70. Ci si muoveva ancora sulla scia della messa in atto-realizzazione delle prospettive offerte dal Concilio, in un clima di ricerca e riflessione molto stimolante, in un'ondata di fermento ecclesiale che doveva portare alla costruzione di una Chiesa rispondente a nuove esigenze e bisogni. Ricordo la piacevole scoperta di poter vivere come "donna" e "laica", "il pensare ecclesiale" da protagonista e non "fedele passiva". Nonostante anni di educazione cattolica e studi fatti in istituti di suore, ho scoperto solo con questa esperienza cosa fosse la Chiesa e la bellezza dell'essere cristiano. Solo allora ho acquisito la consapevolezza che essere nella Chiesa significa contribuire a disegnarne il volto, di fronte al mondo, con il proprio impegno e la propria testimonianza. * - Cettina Militello: Questa scoperta ha comportato anche una lettura critica della precedente esperienza? - Cristina Carnicella: Mi sono resa conto di quante approssimazioni fossero alla base della mia formazione cattolica, creando le condizioni per le crisi e l'allontanamento dalla Chiesa. Sono stata fortunata a incontrare un aiuto per superare la crisi e aprirmi nuovi orizzonti. Tanti miei coetanei abbandonavano la pratica religiosa o sfociavano nel rifiuto netto. * - Cettina Militello: E hai scelto gli studi teologici. - Cristina Carnicella: Nella realta' in cui vivevo erano pochissime le persone preparate per lavorare con gli adolescenti e i giovani, in grado di rispondere alle esigenze e aspettative piu' profonde... Quando un docente della Gregoriana venne a Foggia e in una conferenza accenno' al fatto che le universita' teologiche erano aperte anche ai laici, ho capito che il mio impegno nella Chiesa poteva indirizzarsi in questo senso e che lo studio teologico poteva diventare una componente importante della mia vocazione laicale. Decisi di studiare teologia per poter offrire da laica un aiuto nella formazione dei giovani nella mia diocesi. Alla fine degli studi sono pero' rimasta a Roma. La mia famiglia si era trasferita a Bari. I miei contatti con Foggia erano diminuiti, mentre aumentava il coinvolgimento nella realta' romana. * - Cettina Militello: Studiando hai avuto difficolta' particolari come donna e laica? - Cristina Carnicella: La teologia richiede lavoro, dedizione e passione come qualsiasi altro tipo di studio. Le difficolta' nascono perche' nelle pontificie universita' i laici sono una minoranza. Di fatto gli studi universitari, nell'iter di vita di una persona, rappresentano un momento molto importante, sia per i rapporti di amicizia che si instaurano, sia per lo scambio continuo di idee e prospettive che si sviluppa, sia per la crescita individuale. Non e' per niente facile gestire il processo di maturazione personale quando il 95% dei tuoi colleghi ha fatto scelte vocazionali differenti come sacerdoti, monaci o suore. I laici, d'altra parte, devono maturare e crescere rispondendo alla loro vocazione, in un ambiente in cui sono pochissimi i docenti laici con cui confrontarsi e da cui trarre modelli di riferimento. Gli studi teologici inoltre sono molto gravosi. Inevitabilmente assorbono notevoli quantita' di tempo ed energie e percio' si riducono le possibilita' di impegni di altro tipo. Infatti per poter studiare ho dovuto abbandonare la mia attivita' nell'Agesci. * - Cettina Militello: Parliamo della tua esperienza di teologa. - Cristina Carnicella: Fare della ricerca in teologia significa dover investire molto tempo ed energie nello studio. Non lo si puo' fare con la preoccupazione di doversi mantenere, e non e' facile entrare nelle Universita' pontificie come docente, specialmente se si e' laici. Sono stata fortunata. Insegno religione cattolica in un liceo e questo mi permette di stare a contatto con gli adolescenti, di calare lo studio teologico in un contesto pratico, di confrontarmi in continuazione con un pensiero in costruzione. La scuola pero' assorbe tantissimo. Si riducono notevolmente gli spazi dedicati all'approfondimento e alla ricerca e, dunque, all'insegnamento della teologia vera e propria. Bisogna fare i conti con le proprie capacita' ed energie e bisogna operare scelte, a volte anche frustranti, ma necessarie se si vuole salvaguardare la qualita' del proprio lavoro. * - Cettina Militello: Sei in bilico tra due mondi non facilmente conciliabili. - Cristina Carnicella: Si'. E questo mi costringe a essere selettiva nella scelta degli impegni di insegnamento o nella partecipazione a convegni o conferenze che mi vengono proposti. Devo limitare l'insegnamento teologico a seminari o a corsi minimi, facilmente gestibili. La mia produzione teologica resta poi molto circoscritta e limitata, potendo utilizzare per lo studio e la ricerca solo le vacanze. * - Cettina Militello: Ma le teologhe che contributo peculiare possono dare? - Cristina Carnicella: E' molto difficile per una donna far parte a pieno titolo del panorama teologico, almeno in Italia. Ma penso sia indispensabile cercare di mantenere al massimo una presenza. E' un'apertura irrinunciabile per la Chiesa stessa: per la sua capacita' di crescita e maturazione e nello stesso tempo per la sua capacita' di dialogo con il mondo. Se dovessi individuare l'apporto che le donne portano alla teologia focalizzerei i termini "concretezza" e "inculturazione". Credo che il carisma per il quale la teologia fatta "al femminile" si caratterizza e' appunto questo ponte di unione tra il pensiero teologico e il vissuto all'interno del quale questo pensiero va calato e va fatto divenire pratica. Cio' comporta una particolare assunzione del sensum fidelium e delle esigenze del mondo e dell'epoca in cui si vive, alla luce del filtro evangelico che si trasforma prima in un processo di analisi e poi in una riflessione sintetica. Lasciando da parte le polemiche e le contestazioni, oggi la partecipazione dell'umanita' femminile in tutti i settori della vita non dovrebbe essere messa in discussione, ma essere un fatto acquisito; dovrebbe far parte di quel processo di civilta' e sviluppo che dovrebbe caratterizzare la realta' contemporanea - vedi quanti "dovrebbe"! -. I dati, purtroppo, ci smentiscono e, con mio sommo dispiacere, nel processo di sviluppo ecclesiale, siamo ancora a livelli embrionali. In teoria si e' parlato tanto e nessuno mette piu' in discussione la partecipazione femminile a determinati settori della vita ecclesiale e della ricerca teologica. Ma in pratica siamo ancora ad anni-luce di distanza. A volte penso che sia cambiata l'etichetta esterna, ma la realta' sia sempre la stessa. * - Cettina Militello: Mancheranno grandi contributi femminili nella ricerca teologica? - Cristina Carnicella: Mi riesce difficile immaginare un contributo futuro, viste le difficolta' che le teologhe hanno a offrire un contributo presente, a essere "teologhe", a uscire dall'anonimato, a mettere in circolo le proprie idee, a essere voce in capitolo nelle questioni ecclesiali, ad attivare degli spazi di confronto e di crescita teologica, a pubblicare anche se non si e' un nome famoso, ad avere uno statuto e un ruolo nei contesti universitari. Con questo non voglio dire che non ci siano eccezioni, e che il contributo femminile nel panorama teologico sia inesistente, ma al contrario voglio dire che questi spazi non sono previsti e definiti, non fanno parte di una dimensione di normalita', ma sono faticosamente costruiti dalle teologhe stesse con un lavoro di certosina pazienza, quasi di costante infiltrazione, di superamento continuo degli ostacoli, di testardaggine, nel non arrendersi di fronte alle difficolta'. Sono dovuti piu' alla loro tenacia, che a una "previsione" ecclesiale. Forse e' proprio in questa funzione profetica della "teologia al femminile" che possiamo cogliere la presenza dello Spirito Santo che agisce nella Chiesa. Questo e' il senso del contributo delle teologhe alla teologia. E forse e' proprio questo il contributo futuro delle donne: di svolgere una funzione critica, di essere cartine di tornasole del radicamento del Vangelo nel mondo, pronte a cogliere la direzione e il senso degli eventi, a una lettura piu' concreta dei fatti, aperte a una visione ottimistica del futuro. * - Cettina Militello: Sei specializzata in teologia fondamentale, ma la tua ricerca e' sul rapporto tra teologia e scienza delle comunicazioni sociali. - Cristina Carnicella: E' un settore di ricerca nuovo e da esplorare da parte della teologia, e che necessita di una maggiore attenzione anche da parte della Chiesa. Penso che per un teologo l'interesse per il mondo della comunicazione debba essere oggi inevitabile: in primo luogo perche' al centro della teologia c'e' la Rivelazione, che e' un rapporto di comunicazione tra Dio e l'uomo, e in maniera particolare tra il Dio trinitario, che e' in se stesso un processo incessante di comunicazione d'amore, e l'uomo, chiamato a entrare in dialogo con lui. In secondo luogo perche' l'esperienza di fede che ogni cristiano vive presuppone una comunicativita' agli altri. In terzo luogo perche' al centro della missione della Chiesa c'e' il mandato missionario dell'evangelizzazione che richiede la comunicazione del Vangelo a tutti gli uomini con tutti i mezzi possibili. Quando parliamo di evangelizzazione, catechesi, missione, insegnamento, liturgia, sacramenti non facciamo altro che parlare di ambiti comunicativi che hanno a che fare con emittenti, messaggi, codici, contesti di messaggio, con scelte di canali, con effetti sociali e politici prodotti da un messaggio, con un feed-back. Inoltre l'uomo del nostro secolo comunica e vive totalmente immerso in una dimensione comunicativa. Si tratta di un cambiamento epocale, di cui si deve tener conto. * - Cettina Militello: Lo aveva capito gia' il Vaticano II. Cosa si e' fatto da allora? - Cristina Carnicella: Si', il Concilio con l'Inter mirifica aveva fatto presente la necessita' per la Chiesa di una riflessione pastorale seria e approfondita in prospettiva comunicativa e la necessita' di un lavoro di formazione ponderato e responsabile a tutti i livelli in questo settore, ma dal Vaticano II a oggi questa esigenza si e' trasformata in un imperativo categorico, specialmente per il fatto che il fenomeno dei media non interpella piu' la comunita' in maniera episodica, ma e' diventato una presenza costante nelle nostre esistenze e un elemento di "formazione di cultura". La teologia deve farsi carico di questo mutamento epocale e impegnarsi in una riflessione critica sulla comunicazione in quanto "luogo" in cui si rivelano e confluiscono i problemi dell'uomo contemporaneo e sulla possibilita' di "parlare di Dio" oggi, a partire dalle nuove esigenze della comunicazione umana, usando i nuovi strumenti di cui la comunicazione dispone. Dal Vaticano II ci sono stati molti passi avanti. Le Pontificie universita' hanno attivato centri e facolta' di comunicazioni sociali, sia per preparare i formatori e gli operatori pastorali a una acquisizione tecnica e a un uso competente degli strumenti della comunicazione, sia per preparare teologicamente coloro che operano gia' nel settore della comunicazione. Ma manca ancora tutto il lavoro di riflessione sistematica sul raccordo teologia e comunicazione. Questo lavoro e' indispensabile e, direi, fondamentale per sostenere qualsiasi discorso inerente la prassi comunicativa in prospettiva cristiana. * - Cettina Militello: Manca dunque una teologia della comunicazione? - Cristina Carnicella: Anche se si parla ogni tanto di primi tentativi di elaborarla, non mi pare che sia davvero pienamente nata ne' che si sia sviluppata, dopo quei primi abbozzi embrionali. Inoltre non sono stati fatti che passi minimi anche a livello di formazione dei recettori. E' importante studiare i mezzi e le modalita' attraverso cui affiancare alla lunga esperienza di espressione e comunicazione mediante l'iconografia, la musica, l'architettura le piu' moderne forme di arte come la fotografia, il cinema, l'immagine tridimensionale, la televisione, ed e' importante interrogarsi sulle implicazioni che le nuove tecnologie (per esempio Internet) sviluppano per la Chiesa; ma e' ancora piu' importante definire l'ontologia della comunicazione umana e da questa giungere a una teologia della comunicazione che applichi la struttura e le categorie comunicative ai luoghi teologici fondamentali, e rilegga e riproponga questi ultimi secondo un'ottica piu' vicina alle categorie di pensiero e comprensione dell'uomo contemporaneo che e' un "homo comunicans". * - Cettina Militello: Qual e' stato il momento piu' significativo nel tuo percorso "teologico"? - Cristina Carnicella: L'incontro con la Societa' italiana per la ricerca teologica, nata nel 1989. Ho conosciuto la Sirt, grazie a monsignor Rino Fisichella, che e' stato mio professore di teologia fondamentale alla Gregoriana, un anno dopo la sua fondazione e sono rimasta entusiasta di fronte alla prospettiva di fare teologia "in interdisciplinarieta'" e "in collaborazione". Una delle maggiori difficolta' trovate, terminati gli studi, era stata quella di non trovare un ambiente e degli spazi di confronto teologico. Studiando, era stato facile incontrare altri studenti per mettere sul tappeto le varie questioni, sviscerarle, discuterle, contestarle. Ma, fuori dal contesto e dalle possibilita' offerte dalle universita', questo lavoro era sempre piu' difficile. Mancavano le occasioni e i tempi per discutere, verificarsi insieme, mettere insieme competenze e prospettive diverse con altri teologi. I convegni rappresentavano un buon punto di partenza, ma normalmente lasciavano poco spazio propositivo a chi era ancora alle prime armi e che molto spesso si trovava a essere intimorito da chi aveva piu' esperienza o competenze, per cui si finiva con il trovarsi relegato al mero ruolo di fruitore-spettatore passivo. * - Cettina Militello: Cosa ti ha offerto di diverso la Sirt, da innamorartene ed esserne l'efficiente segretaria per anni? - Cristina Carnicella: Questa associazione - e cio' offre molte possibilita' a un teologo alle prime armi - nasceva come laboratorio interdisciplinare, luogo di dibattito, ricerca in comune, contesto nel quale i giovani teologi potessero fare esperienza di ricerca, accompagnati e guidati da teologi piu' esperti. La Sirt, insomma, come luogo di confronto, ma anche di crescita e maturazione, individuazione e correzione di errori, acquisizione di consapevolezza e gestione sempre maggiore delle proprie capacita'. Programmaticamente e statutariamente, nasceva come spazio in cui i giovani teologi trovavano la possibilita' di pubblicare i risultati delle loro ricerche, anche se non erano noti. L'esperienza dei simposi della Sirt, in cui si viveva la dimensione dell'amicizia e della professionalita', si metteva in comune il proprio lavoro con quello degli altri e ci si aiutava e stimolava reciprocamente, e' stata decisamente stimolante e proficua. Gran parte della mia formazione di teologa e' avvenuta grazie alle possibilita' offerte da questa associazione. Mi e' spiaciuto dover lasciare il posto di segretaria. Rientra nelle selezioni feroci su cio' che occorre fare. Resto comunque nel suo direttivo. Penso che oggi sia importante non restare isolati nel proprio lavoro, e che sia indispensabile mettersi continuamente in discussione confrontandosi con le altre discipline teologiche e con le scienze "altre". La Sirt mi ha reso concreta questa possibilita'. Inoltre e' un'associazione teologica che in percentuale ha una notevole presenza di donne e laici tra gli iscritti e che presta un'attenzione particolare per trasformare questa presenza in protagonismo. E anche questo rappresenta un'occasione privilegiata di incontro e di messa in comune di prospettive e orientamenti diversi, che, magari, non e' sempre facile gestire, ma vale la pena di assumere come ricchezza di indiscutibile valore. * Postilla Prima. Dagli studi filosofici a quelli sulla comunicazione. Tra i maestri Simonetti e O'Collins Cristina Carnicella ha conseguito nel 1977 il baccalaureato in filosofia e nel 1982 il baccalaureato in teologia alla Pontificia universita' Gregoriana. Nel 1984 ha conseguito la laurea in filosofia all'universita' La Sapienza di Roma con una dissertazione sulla Lettera ai Galati nei commenti di Pelagio, dell'Ambrosiaster e di Girolamo, sotto la direzione di Manlio Simonetti. Nel 1985 ha conseguito presso la Pontificia universita' Gregoriana la licenza in teologia e nel 1986 il diploma in comunicazioni sociali; nel 1988, il dottorato in teologia con la tesi "La divina Rivelazione, la scienza della comunicazione e la teologia", sotto la direzione di G. O'Collins. Dal 1982 insegna religione nella scuola pubblica. Dal 1988 e' docente nel corso istituzionale di teologia fondamentale presso l'Issr "G. Toniolo" di Pescara. Nel 1988-'89 e 1991-'92 ha tenuto presso l'Issr della Pontificia universita' Salesiana a Roma il seminario su "La donna nella Chiesa". Presso il medesimo istituto ha tenuto nel 1989-'90 il seminario su "La figura del laico nella Christifideles laici". Nel 1991-'92 ha tenuto il corso semestrale "Informazione religiosa" presso il Cisop all'Angelicum di Roma. Dal 1994-'95 al 2000 (con cadenza biennale) presso l'Issr del Pontificio ateneo Antonianum di Roma ha insegnato nel corso annuale di catechesi fondamentale e nel corso semestrale di escatologia; dal 1995 a oggi (con cadenza biennale) nel corso annuale di catechesi speciale. Dal 1994-'95 al 2000 ha guidato il seminario di base presso l'Issr della Pug e dal 1995 a oggi il seminario "Riflessione teologica sulla comunicazione" presso il Centro di comunicazione sociale della Pug. Dal 1991 e' socio ordinario della Societa' italiana per la ricerca teologica (Sirt), di cui e' stata segretaria. * Postilla seconda. Nelle sue opere l'importanza dei mass media. La pastorale ai tempi di internet La teologa foggiana ha pubblicato il volume Evangelizzazione e comunicazione, Milano 1998. Tra i contributi a volumi collettanei segnaliamo: "Il simbolismo della luce e delle tenebre nel capitolo 9 del vangelo di Giovanni" in Il Toniolo, itinerari di cultura, Pescara 1990, pp. 77-100; "Comunicazione" in Dizionario di teologia fondamentale, a cura di R. Latourelle - R. Fisichella, Assisi 1990, pp. 199-206; "Chiesa e scienze della comunicazione sociale", in Antenne e campanili, Atti della XII e XIII primavera di S. Chiara 1992-1993, Barletta 1994, pp. 135-166; "Comunicazione donna-uomo nella Chiesa: un esempio di difficolta' comunicativa", in Comunicare nella Chiesa. Linguaggi maschili e femminili, Padova 1997, pp. 25-40; "Internet e pastorale", in Era mediatica e nuova evangelizzazione (a cura di T. Stenico), Citta' del Vaticano 2001; "Per una rilettura del simbolo di fede in chiave comunicativa", in Il credo oggi - percorsi interdisciplinari (a cura di C. Dotolo), Edb 2001, pp. 163-180. Tra gli articoli apparsi sull'organo della Sirt, "Ricerche Teologiche": "Annunciare il Vangelo con il linguaggio dei mass media", 2/1997, pp. 349-370; "Chiesa e scienze delle comunicazioni sociali", 2/1991, pp. 297-315; "Teologia e comunicazione: affinita' e conflitti", 1/1992, pp. 167-196; "Per una teologia comunicativa", 2/ 1992, pp. 311-339; "Mass media e annuncio evangelico", 1/1993, pp. 101-121; "Cristo perfetto comunicatore", 2/1994, pp. 207-226; "Cristo modello di comunicazione", 2/1994, pp. 191-211; "Il progetto culturale: alcuni interrogativi", 1/1998, pp. 65-83; "Dal simbolismo archetipico all'ipersensibilizzazione elettronica: breve riflessione su una svolta epocale", 1/2001, pp. 161-192. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 284 del 14 ottobre 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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