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Minime. 973
- Subject: Minime. 973
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 14 Oct 2009 00:47:34 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 973 del 14 ottobre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 3. Cosa fare 4. "Jesus": a quarant'anni dalla "Pacem in terris" (2003) 5. Enzo Bianchi: Il volo della colomba (2003) 6. Alex Zanotelli: E ora la guerra sia un tabu' per l'umanita' (2003) 7. Caterina Ricciardi presenta "Sorella, mio unico amore" di Joyce Carol Oates 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 3. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 4. MEMORIA. "JESUS": A QUARANT'ANNI DALLA "PACEM IN TERRIS" (2003) [Dal mensile "Jesus", n. 4, aprile 2003, col titolo "Pacem in terris"] Quarant'anni fa Giovanni XXIII scriveva una "lettera" che era destinata a diventare il suo testamento spirituale. Si tratta dell'enciclica Pacem in terris, "sulla pace fra tutte le genti nella verita', nella giustizia, nell'amore, nella liberta'". Cio' che fece scalpore, fin dall'inizio, fu l'elenco dei destinatari del documento: dopo i vescovi, i preti e i fedeli cattolici, per la prima volta nella storia delle encicliche venivano ricordati "tutti gli uomini di buona volonta'". In effetti, se si analizza il testo, gli insegnamenti enunciati da Roncalli riprendevano in sostanza la classica dottrina sociale della Chiesa. Eppure, l'elemento nuovo era l'atmosfera che si respirava, il clima di "dialogo con il mondo" dell'enciclica, nello stesso periodo in cui si stava celebrando il Concilio Vaticano II. Senza contare che, a quattro decenni di distanza, le parole di Giovanni XXIII tornano oggi tragicamente di attualita'. In occasione dell'anniversario, le Paoline hanno appena pubblicato il volume Pace! Voci a confronto sulla lettera enciclica "Pacem in terris" di Giovanni XXIII, con interventi di personalita' del mondo cattolico e di nomi prestigiosi del dialogo ecumenico e interreligioso, inclusa una riflessione di Giovanni Paolo II. "Jesus" riporta qui due degli interventi contenuti nel libro: quello di Enzo Bianchi, fondatore della comunita' ecumenica di Bose, e del missionario comboniano Alex Zanotelli. 5. MEMORIA. ENZO BIANCHI: IL VOLO DELLA COLOMBA (2003) [Dal mensile "Jesus", n. 4, aprile 2003, col titolo "Pacem in terris. Il volo della colomba"] Era la primavera del 1963, la prima sessione del Concilio si era chiusa nel dicembre precedente senza che nessun documento potesse essere votato e quindi promulgato con la firma del pontefice, Papa Giovanni era consapevole del progredire inesorabile della sua malattia (che, infatti, non gli avrebbe consentito di giungere all'estate) e del fatto che in quelle circostanze una Lettera enciclica sarebbe stata l'ultima, una sorta di testamento pubblico lasciato alla Chiesa e all'umanita'. Per questo, nella sua audacia evangelica, oso' innovare ancora una volta e la indirizzo' anche "a tutti gli uomini di buona volonta'": quegli stessi uomini cui l'annuncio della "pace in terra" era stato dato dagli angeli nella notte del Natale del Signore (cfr. Lc 2,14). E si badi che l'espressione usata da Gerolamo - "hominibus bonae voluntatis" - traduce un termine greco indicante gli uomini "oggetto del beneplacito, del compiacimento, dell'amore di Dio", gli esseri umani che Dio ama in quanto tali, gli uomini come Dio ha sempre voluto che fossero, secondo la sua "buona volonta'", il suo desiderio di bene per l'umanita'. E Papa Giovanni volle come data per l'enciclica l'11 aprile 1963, Giovedi' santo. Cosi' scriveva nel presentarla: "Pacem in terris sta per prendere le vie ampie del mondo, e l'animo nostro e' tutto preso da profonda emozione. Anzitutto per il tema stesso del documento - la pace - che risponde all'anelito primo della famiglia umana, inoltre per la data che abbiamo voluto assegnargli, cioe' il Giovedi' santo, in Coena Domini. Oh, come tornano soavi le espressioni di Gesu' ai discepoli suoi prima della sua passione e morte, pro mundi vita, per la redenzione e la salvezza di tutti gli uomini!". Il Giovedi' santo: memoria liturgica di quella sera in cui Gesu', apprestandosi a lasciare i discepoli, "avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amo' fino alla fine" (Gv 13,1) e non solo prego' per la loro unita', non solo lascio' loro il segno grande del suo corpo e del suo sangue versato, non solo pose come gesto della comunita' la lavanda dei piedi e il servizio reciproco, non solo diede loro il comandamento nuovo dell'amore, ma consegno' anche il tesoro prezioso della pace: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace: non come la da' il mondo, io la do a voi" (Gv 14,27). A quarant'anni di distanza assistiamo tragicamente a come questo "dono della pace" che scende dall'alto fatichi a divenire profezia per gli uomini, tocchiamo con mano come il mondo non solo sia incapace di dare una pace come Dio la da', ma si ostini a credere e a operare come se la pace potesse essere ottenuta solo attraverso una guerra, come se gli strumenti della pace fossero le armi sempre piu' sofisticate e non la solidarieta', la giustizia, il perdono. A quarant'anni di distanza, l'anziano papa Giovanni Paolo II mantiene vivo il vigore profetico del suo predecessore e, ancora una volta osa con insistenza chiedere a "tutti gli uomini di buona volonta'" un impegno permanente per la pace nel mondo. Lo fa, appunto, in questi tempi in cui le voci che chiedono la pace si sono fatte rare e deboli; lo fa nella convinzione cristiana che la fede in Gesu', Dio diventato uomo, e' buona notizia di pace per tutta l'umanita'; lo fa in continuita' con quel magistero sulla pace inaugurato da Papa Giovanni con la Pacem in terris. Le due voci divengono una sola, forte, chiara: Giovanni Paolo II ricorda Giovanni XXIII, da lui stesso beatificato pochi anni or sono, come "spirito illuminato", uomo di speranza che "non temeva il futuro" che si mostro' profeta per la Chiesa e per il mondo, indirizzandosi, per la prima volta da parte di un pontefice, non solo ai cattolici ma "a tutti gli uomini di buona volonta'", per chiedere loro di predisporre quanto e' possibile umanamente in vista della pace. Giovanni XXIII "sapeva guardare al presente e al futuro con gli occhi della fede e della ragione" umana, sapeva leggere la storia in profondita', cioe' come storia che Dio porta verso la salvezza: per questo seppe parlare di pace a tutti e seppe addirittura scongiurare, nella terribile crisi di Cuba, la guerra tra le due superpotenze di allora. Giovanni Paolo II ridesta questa memoria per tutta la Chiesa, quasi a evidenziare come il magistero della pace la caratterizzi negli ultimi quarant'anni e ottenga una ricezione sempre piu' vasta presso i popoli del mondo il cui anelito di giustizia e di pace non cessa di crescere. In questo messaggio c'e' uno sguardo verso il futuro pieno di speranza e Giovanni Paolo II, come gia' nel suo messaggio del primo gennaio 2002, lascia trasparire la sua ricerca, la sua sollecitudine, la sua lettura delle vicende umane. Cuore del messaggio e' certamente il riproporre "una nuova organizzazione dell'intera famiglia umana" che sia impegnata ad assicurare la pace, il dialogo tra i popoli e le culture, la promozione della giustizia e dei diritti di ogni uomo. Di questa organizzazione mondiale, che non deve essere un superstato globale, Giovanni Paolo II sottolinea l'urgenza anche in risposta alla domanda e all'anelito dei popoli. Ma per questo occorre che nasca un ethos mondiale, capace di esprimere giudizi morali ai quali sia soggetta anche la politica. Solo se si e' capaci di un "giudizio etico" sul modo di gestire il potere si potra' progredire verso la pace, senza dimenticare che accanto ai quattro "pilastri" enunciati dalla Pacem in terris - verita', giustizia, amore e liberta' - occorre annoverare anche il perdono, evocato con forza nel messaggio per la pace del 2002: questo accrescimento profetico del magistero sulla pace, dovuto a Giovanni Paolo II, va assolutamente ricordato ed e' certamente decisivo. Siamo in un'ora che appare come vigilia di una nuova guerra e il successore di Pietro - voce della Chiesa che si fa voce dei senza voce - continua a parlare di pace. Sara' ascoltato? In particolare, lo ascolteranno i cristiani, invitati a "gesti di pace", nell'orizzonte della communitas degli uomini e della comune appartenenza alla polis? Purtroppo siamo in un'ora alla quale si applicano bene le parole scritte da Erasmo da Rotterdam nel 1502: "Al giorno d'oggi la guerra e' un fenomeno cosi' largamente recepito che chi la mette in discussione come necessita' passa per stravagante e suscita meraviglia: la guerra e' circondata da cosi' tanta considerazione che chi la condanna passa per irreligioso, sfiora l'eresia!". In questi tempi bui la fede dei cristiani nel loro Signore, il "Principe della pace", non deve venir meno, come non devono tacere le loro labbra dall'invocare il dono della pace da Colui che solo puo' darla in verita', e dal condannare la guerra come "inutile strage" (Benedetto XV), come strada di perdizione con la quale "tutto puo' essere perduto" (Pio XII), come "impossibile strumento di giustizia" (Giovanni XXIII), come "cammino senza ritorno" (Giovanni Paolo II). Proprio in questi tempi vanno rilette e meditate, vanno tradotte in gesti concreti le parole profetiche della Pacem in terris, riattualizzate dal magistero di Giovanni Paolo II: ed e' un compito che, ancora una volta, compete non solo ai cattolici, non solo ai cristiani, non solo ai credenti di ogni religione, ma a tutti gli uomini e le donne che Dio ama. Facciamo nostre anche oggi le parole con cui Papa Giovanni concludeva il suo testo di presentazione dell'enciclica, il 9 aprile 1963: "Nutriamo fiducia che al messaggio della Pacem in terris gli uomini vorranno fare lieta accoglienza e aprire il cuore. Noi frattanto seguiremo il suo tragitto con la nostra preghiera e con l'affetto vivissimo che abbraccia tutte le genti". Si', ancora oggi il beato Giovanni XXIII accompagna con l'intercessione gli sforzi per la pace, ancora oggi abbraccia con il suo cuore secondo Dio tutte le genti. 6. MEMORIA. ALEX ZANOTELLI: E ORA LA GUERRA SIA UN TABU' PER L'UMANITA' (2003) [Dal mensile "Jesus", n. 4, aprile 2003, col titolo "Pacem in terris. E ora la guerra sia un tabu' per l'umanita'"] Raramente un’enciclica ha bucato il kairos della storia come la Pacem in terris. L'anno in cui e' apparsa, il 1963, era quello dello scontro tra le due superpotenze, Usa e Urss, su Cuba. Quello scontro ha portato il mondo sull'orlo della guerra atomica. Fu un momento terribile e drammatico, ed e' in quel preciso momento storico che apparve l'enciclica Pacem in terris. Non si poteva cogliere meglio il "segno del tempo" - uno dei temi, fra l'altro, preferiti sia nell'enciclica sia poi nel Concilio Vaticano II. E' incredibile come dopo tanti secoli un Papa contadino riesca a incarnare la profezia della pace e convochi tutti gli uomini a una svolta. E' questo un altro aspetto importante: la Pacem in terris e' indirizzata, per la prima volta, a tutti gli uomini di buona volonta'. Monito altrettanto importante per noi oggi: o tutti gli uomini di buona volonta' si mobiliteranno per uscire dalla follia collettiva in cui ci siamo cacciati, o non ci sara' futuro. Fondamentale, questo appello a tutti gli uomini di buona volonta', credenti e non credenti, nel cui credito l'enciclica e' stata scritta. In quel momento cosi' fosco della storia umana, papa Roncalli ha avuto il coraggio di sognare e ha sognato alla grande: ha definito la guerra con l'espressione latina alienum est a ratione, che letteralmente dovremmo tradurre "e' follia"; purtroppo pero' le traduzioni sono spesso ammorbidite, ma alienum est a ratione vuol dire proprio "la guerra e' follia". Giovanni XXIII e' stato dunque capace di sottolineare l'assurdita' degli armamenti, ma soprattutto l'assurdita' di quelli nucleari, in particolare quando dice: "Ci e' pure doloroso constatare come nelle comunita' politiche economicamente piu' sviluppate si siano creati e si continuano a creare armamenti giganteschi; come a tale scopo venga assorbita una percentuale altissima di energie spirituali e di risorse economiche" (n. 59). La conseguenza che ne deriva e' che "gli esseri umani vivono sotto l'incubo di un uragano che potrebbe scatenarsi a ogni istante con una travolgenza inimmaginabile" (n. 60). Le armi ci sono, e se e' difficile persuadersi che vi siano persone capaci di assumersi la responsabilita' delle distruzioni e dei dolori che una guerra cosi' causerebbe, non e' escluso che un evento imprevedibile e incontrollabile possa far scoccare la scintilla che mette in moto l'apparato bellico. Sia aver visto la guerra come follia, sia aver sottolineato l'assurdita' degli armamenti atomici e del pericolo di un uragano che potrebbe travolgerci tutti, proprio in questo sta la capacita' di sognare di Giovanni XXIII in un momento cosi' difficile per l'umanita' quale era il 1963. Oggi la situazione non solo non e' migliorata, ma e' peggiorata. Quando abbiamo visto crollare la Russia, i Paesi dell'Est, il Muro di Berlino, abbiamo tutti pensato che una nuova era di pace si sarebbe spalancata sull'umanita'. A dodici anni di distanza, non solo non c'e' pace, ma la situazione e' ancora piu' tragica di prima. Non e' che la tensione tra due superpotenze abbia migliorato la situazione, anzi l'ha forse peggiorata. Quello che appare oggi e' una cosa semplicissima: l'umanita' - o meglio, il 20% del mondo - si e' lanciato in una gigantesca corsa in investimento in armi. Oggi bisognerebbe fare un salto al di la' della Pacem in terris e avere il coraggio di dire che le armi sono diventate lo stesso motore dell'economia mondiale. Infatti il complesso militare-industriale americano ed europeo, sfruttando l'attacco dell'11 settembre, ha voluto rilanciare l'economia mondiale in recessione attraverso enormi investimenti in armi. [...] Davanti a una situazione cosi' difficile, dovremmo fare un salto in avanti rispetto all'enciclica, e avere il coraggio di dire che l'umanita' e' giunta a un punto di non ritorno, quello che vari studiosi amano chiamare la piu' grave crisi antropologica che l'umanita' abbia mai affrontato. In che cosa consiste? L'umanita' finora aveva cercato di controllare la violenza umana, o meglio gli Stati, le citta'-stato, gli imperi, le nazioni, avevano cercato di tenere il gene della violenza chiuso dentro una bottiglia. Ora e' chiaro che il gene della violenza e' uscito dalla bottiglia e sta vagando, ed e' un gene di una distruttivita', di una violenza incredibile. Abbiamo abbastanza bombe atomiche in questo mondo per farlo saltare in aria per almeno quattro volte. E' per questo che ritengo che sia giunto per l'umanita' (ed ecco il salto in avanti da fare rispetto all'enciclica Pacem in terris) il momento in cui, se davvero vuole uscire fuori da questa crisi antropologica, lo puo' fare solo rendendo "tabu'" la guerra e la violenza. [...] Questo diventa fondamentale. E non si dica che non si puo' fare. L'umanita', o meglio, tutti i popoli della terra, l'hanno gia' fatto, ad esempio, per una pratica abbastanza diffusa nelle societa' primitive come l'incesto. [...] Credo che dobbiamo fare la stessa cosa se vogliamo sopravvivere oggi. E' questo il salto da fare, proprio sull'intuizione fondamentale giovannea che la guerra e' follia: alienum est a ratione. In mezzo a questo uragano di cui parlava Papa Giovanni, penso che l'unica maniera di sopravvivere sia di rendere la guerra tabu'. La Chiesa dovrebbe avere il coraggio di dire a tutti, con enorme chiarezza, di scegliere: o Dio o la bomba. Non si puo' dire di credere in Dio se mettiamo la nostra salvezza nella bomba atomica. Se ci affidiamo alle armi nucleari, vuol dire che non crediamo in Dio. La bomba e' l'espressione massima del terrore e della morte, e' l'opposto di Dio. E' questo il salto che, come Chiesa, dovremmo riuscire a fare, in maniera anche ufficiale. [...] Tocca alla Chiesa oggi proclamare che Gesu' ha rifiutato la logica della violenza e della guerra. E' lui che ha inventato la nonviolenza attiva. Se la Chiesa potesse fare questo per i credenti, aiuterebbe l'umanita' a fare un salto di qualita' incredibile. Questo rifiuto della violenza, della guerra, delle armi, divenga oggi fondamentale proprio perche' a pagarne lo scotto sono i poveri, gli ultimi di questo mondo. [...] La Chiesa non ha altra scelta se non quella che ha fatto Gesu': e' dalla parte dei poveri, perche' Dio e' il Dio dei poveri, degli ultimi, di chi non conta. [...]. Penso che sia questa la strada che ci ha indicato un Papa profeta come Roncalli. Ritengo che, se le sue parole erano profetiche nel 1963, lo sono ancora di piu' nel 2003. San Paolo diceva ai Tessalonicesi: "Non spegnete la profezia". Non spegniamola, questa profezia di papa Roncalli. E' una parola che il Signore ci rilancia nel XL anniversario di questa importante e storica enciclica. 7. LIBRI. CATERINA RICCIARDI PRESENTA "SORELLA, MIO UNICO AMORE" DI JOYCE CAROL OATES [Dal quotidiano "Il Manifesto" del 25 settembre 2009 col titolo "Un fatto di 'nera' su sfondo famigliare" e il sottotitolo "Romanzi. L'ultimo libro di Joyce Carol Oates"] Joyce Carol Oates, Sorella, mio unico amore. La storia segreta di Skyler Rampike, Mondadori, pp. 667, euro 22. * Il lettore dell'ultimo romanzo di Joyce Carol Oates, Sorella, mio unico amore, deve armarsi di una "vena di sadismo", altrimenti sara' escluso dalla possibilita' di apprezzare il perfido ritratto degli Stati Uniti negli ultimi anni, cosi' come esce dalla penna (non da un computer), apparentemente inesperta e necessariamente inattendibile, del narratore, il diciannovenne Skyler Rampike. E' lui, il "sopravvissuto", che, nel 2007, si prova a sciogliere il mistero in cui e' avvolta la morte della sorella Bliss, pattinatrice prodigio sul giaccio, eletta "principessina" del New Jersey nel 1996, a soli sei anni, e quindi, una notte, assassinata in casa, mentre altri membri della famiglia dormivano. Oates sceglie un celebre caso di cronaca nera mai risolto, e ci lavora sopra con i bisturi della "detection" letteraria. Ma la triste vicenda realmente accaduta nel Colorado, la cui vittima era una adolescente "reginetta di bellezza", e' solo uno spunto, il resto e' pura invenzione, aderente tuttavia alla realta' della provincia benestante americana, talvolta ben radicata nel microandazzo politico-affaristico del paese. Il ritratto che ne scaturisce e' terrificante. Gli anni coinvolti nel lungo romanzo vanno dal 1994 al 2007, con al centro, a far da tagliere, il gennaio del 1997, che segna il termine della fulgida carriera della piccola, adulterata barbie, una meteora destinata a sciogliersi come neve, o come cerone da trucco, per divenire solo un "frammento di esistenza": questo dice il narratore ormai allertato, "eppure in un certo senso rappresentativo di una vita americana: anonimato, celebrita', fine". Viene da pensare oggi a Michael Jackson; Bliss pero' gode di una fama postuma ancora piu' grande e piu' gratuita, garantita dal cyberspazio dei voyeur. Attraverso la storia dell'assassinio, dei traumi e del calvario del fratello Skyler (il primo sospettato dell'omicidio), Oates approfitta per tornare sul suo luogo del delitto preferito: la famiglia americana con i suoi enigmi, le sue disfunzioni, le sue ipocrisie, i possibili orrori che si annidano in quella molecola, da sempre vantata come il motore e l'immagine perfetta della nazione. E per farlo, in questo suo trentasettesimo romanzo, sposta il fuoco dalla zona settentrionale dello Stato di New York - quella dove e' cresciuta e che conosce bene - al contraddittorio New Jersey, ricco e povero, schiettamente bianco e violentemente nero, con altri molteplici innesti multiculturali, inquinatamente industriale e anche pastorale, snobistico e popolare, uno Stato che certa classe sociale rappresentata nel romanzo definisce "corrotto", solo perche' "controllato dai democratici". Proprio quel piccolo fazzoletto di terra a due passi da New York, dove un manipolo di vecchie famiglie abbienti fa ancora sfoggio del passato coloniale, presta il suo sfondo complice alla vicenda. Quando passa a indicare i responsabili dell'oltraggio, apparentemente ingiustificato, alla sacralita' della sana famiglia americana, Joyce Carol Oates punta i suoi riflettori sulla coppia della madre e del padre del protagonista e di sua sorella: sono genitori rappresentanti della classe privilegiata (di pura fede conservatrice), che con le loro ambizioni, le loro scalate - negli affari o nella mondanita' sociale - finiscono col proiettare i due figli nell'inferno di un'esistenza anormale. La madre e' una scellerata a caccia di notorieta' che, con un po' di idiozia e molto senso degli affari, trasforma la figlia in un oggetto sessuale, attraente agli occhi dei pedofili; il padre e' un uomo accecato dalla sua carriera nelle fameliche multinazionali che vorrebbe, a sua volta, un figlio un po' piu' simile a lui. Ma la vena accusatoria di Oates si concentra soprattutto sulla scia creata dalla morte pietosa della bambina, e ci porta fino ai nostri giorni per mostrarci un tessuto sociale statunitense afflitto da speculazioni sulla biogenetica, sfruttamento della farmacologia non testata (i nomi dei medicinali formano un cruciverba di enigmi: Excelsia, Nixil, Ritalin, Dexedrina, e altro); figli "metanfetaminizzati" per curare patologie mai sentite che, sotto la patina della satira semiseria, non intendono far sorridere; e quindi figli psicopatici legalmente drogati sin da bambini, bambini che giocano con Robo-Boy, Terminator-Boy, Star-Boy (tutti giocattoli "hyphenated", in cui l'innocente boy si compone con qualcosa di alieno, di disturbante); e ancora, case di cura, strutture psichiatriche, scuole speciali, delegate alla riabilitazione attraverso equivoche, costose sperimentazioni terapeutiche. In sostanza, al di la' della storia del delitto, nelle pagine del romanzo di Joyce Carol Oates si ragiona sulla grande scienza impiegata al servizio di una mega-industria, nella totale ignoranza della stampa scandalistica, dove affonda invece impudicamente il criminoso caso Rampike, preda di pervertiti e psicopatici. Un inferno aiutato, nel corso dei dieci anni, da quella "fogna" che e' Internet, dove al narratore capita di navigare (500.000 citazioni, 300 siti web dedicati a Bliss, la bambina sexy, consegnata per l'eternita' agli occhi dei pedofili). La mano di Joyce Carol Oates si fa durissima mentre costruisce il suo progetto di romanzo, che e' ben riuscito nonostante una pesantezza che rispecchia, forse, la pesantezza e l'indigeribilita' del problema trattato. Non a caso, l'astuzia della narratrice fa si' che l'ambientazione cada negli anni difficili di una guerra seguita all'11 settembre, mentre imperversa una presidenza che viene menzionata soltanto indirettamente, attraverso precisi attacchi al partito avversario e al suo cosiddetto "radicalismo di sinistra", colpevole, per l'establishment di turno, di tutte le mele bacate, di tutte le manifestazioni anticristiane, dell'"empio ateismo", che hanno gettato il paese nelle mani di pervertiti e assassini (si scoprira' che questi, nel caso di Bliss, si annidano proprio all'interno della sana famiglia americana). Per quanto obliqua, la lezione di Oates e' mirata e feroce, e la sua maestria narrativa indiscutibile: questa volta, sotto la mascheratura del caso di cronaca nera e delle tecniche del mystery (di cui e' una esperta, sotto altro nome), l'autrice americana va a toccare verita' sepolte, serpeggianti dentro i circoli Wasp, col blasone delle origini puritane e del conservatorismo affaristico, molto affermate in quella provincia americana che conta. Grande e autentica costruttrice di storie (e' questa, oggi, la sua qualita' vincente), Joyce Carol Oates induce la sua innocente voce narrante a esplicite dichiarazioni di cui non ci sarebbe bisogno, e in Sorella, mio unico amore, per il puro gusto del narrare si fa beffa di tutti i giochi delle ultime convenzioni letterarie, postmoderne in testa, senza tuttavia prendersi gioco del suo paese, cosi' come lo vede. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 973 del 14 ottobre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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