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La domenica della nonviolenza. 237
- Subject: La domenica della nonviolenza. 237
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 11 Oct 2009 09:26:54 +0200
- Importance: Normal
============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 237 dell'11 ottobre 2009 In questo numero: 1. Ida Dominijanni: Due cose che sciolgono il cerone 2. Nadia Urbinati: Il Cavaliere e la dignita' violata 3. Daniela Preziosi intervista Manuela Fraire 4. Iaia Vantaggiato intervista Lorella Zanardo 5. Giovanna Providenti: Donne in India guidano il cambiamento 6. Luisella Battaglia presenta "Il secondo sesso" di Simone de Beauvoir 1. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: DUE COSE CHE SCIOLGONO IL CERONE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 ottobre 2009 col titolo "Due cose che sciolgono il cerone"] Concitato, ecco, Berlusconi era solo un po' concitato, dice il fido Bonaiuti, e quando uno e' concitato "puo' succedere"... Puo' succedere che gli scappi una battuta piu' sessista che razzista o piu' razzista che sessista, scegliete voi. Ma puo' anche succedere, a Berlusconi succede sempre piu' spesso, che la concitazione gli strappi dalla faccia la maschera di cerone con cui di solito si ingessa in tv, e che improvvisamente ci appaia com'e' in natura: un poveraccio circondato da poveracci, uno che non sa piu' che fare di se stesso e che come tutti quelli che non sanno che fare di se stessi se la prende con la prima donna che gli capita a tiro. "Vedo che c'e' la signora Bindi, che e' sempre piu' bella che intelligente". Bell'autogoal, complimenti. Raddoppiato dal compagno di merenda di turno, l'ingegner Castelli nonche' - absit iniuria verbis - ex guardasigilli: "Ma perche' parli sempre, zitella petulante?". Complimenti raddoppiati. Giacche' si diverte a portare in tribunale salvo se stesso chiunque e qualsiasi cosa, domande impertinenti comprese, il premier potrebbe querelare la tv e la sua adorata "Porta a porta" per alto tradimento. L'immagine non mente, e lo schermo assegna nettamente il vantaggio a Bindi. Per quello che dice, "Presidente, io sono una donna che non e' a sua disposizione, e che dice la verita'", e per come lo dice, a testa alta, sguardo piantato nella telecamera e concitazione zero. L'immagine non mente anche sugli astanti, uomini: tutti zitti stecchiti, dal padrone di casa agli ospiti. E poi dicono che su Berlusconi c'e' "il silenzio delle donne". Per l'occasione peraltro ritrovano la lingua anche molte colleghe della vicepresidente della Camera che in questi mesi l'avevano perduta o balbettavano, e perfino molti colleghi, gli stessi che finora hanno parlato solo per dire che la faccenda dei rapporti di Berlusconi con le donne e' una sua faccenda privata poco seria in cui la politica, che invece e' una cosa seria, non deve mettere il dito. Rosi Bindi, che invece e' una che sulla faccenda ha parlato e con nettezza fin da subito, da donna e da cattolica, merita beninteso questo e altro, infatti siamo tutte pronte a sostenere con lei quella tranquilla sfida - "la vedremo" - con cui ha chiuso il suo duello col premier. Ma e' lecito chiedersi se anche sulla dignita' delle donne valgano, in casa Pd, due pesi e due misure? La dignita' delle donne vale doppio nel caso che la donna in questione sia una parlamentare, e vale la meta' nel caso di mogli (Veronica), giornaliste (variamente aggredite dal premier qua e la'), per non dire delle escort (minacciate di essere spedite in galera per 18 anni)? Misteri di classe e di ceto (politico). Incassiamo comunque questo risveglio. Meglio ancora, il ceffone di rimando di Livia Turco al premier: "Le donne pensano, sanno valutare e presto lo manderanno a casa". Lo sa anche il premier, che sono le donne che lo stanno mandando a casa. Da sua moglie a Rosi Bindi, una vera persecuzione, altro che i giudici. "Sono una donna che non e' a sua disposizione" e "dico la verita'" sono precisamente le due cose che Berlusconi e quelli come lui da una donna non possono sopportare: gli si rompe lo specchio in cui ricompongono a fatica un se' inesistente. E' per questo, Bonaiuti, che il premier e' ormai da mesi perennemente concitato? 2. RIFLESSIONE. NADIA URBINATI: IL CAVALIERE E LA DIGNITA' VIOLATA [Dal quotidiano "La Repubblica" del 10 otobre 2009 col titolo "Il Cavaliere e la dignita' violata"] Berlusconi ripete spesso che "la maggioranza degli italiani e' con me". Ma forse pensa che quando parla di donne la totalita' degli italiani (uomini) e' con lui. Il silenzio protratto di molti, troppi uomini su come il premier tratta e descrive le donne, sembrerebbe provare che egli rappresenta davvero il costume di una gran parte dei maschi. Anche alcuni leader dell'opposizione, quando si comincio' a sapere di escort e festini, dissero che erano affari privati e che la politica non doveva infilarsi sotto le lenzuola. Poi pero' si seppe che spesso le lenzuola vennero usate come trampolino per poltrone, affari e clientele e allora la tesi giustificativa del "privato" non tenne piu'. Naturalmente, il ricorso al privato e' ancora l'arma piu' brandita dal leader e da chi lo sostiene anche con la strategia del dileggio contro chi la mette in discussione. E tutto viene liquidato con l'accusa dell'invidia, la quale e' un vizio privato non giustificabile; e' un vizio e basta. La donna, dice il signor Berlusconi, e' il piu' bel dono che il creato ci (leggi: a noi uomini, non al genere umano) ha dato. La logica e' vecchia come il mondo ma sempre nuova: noi siamo state create ed educate per alleggerire il peso di chi ha potere e responsabilita'. Noi siamo solo privato. Se proviamo a essere noi, ne' doni ne' veline, allora siamo niente, oggetto di offesa e di attacco: brutte, vecchie, e via di seguito. Anche in questo caso l'accusa di invidia viene usata per squalificare le nostre ragioni: perche', presumibilmente, se fossimo giovani e belle non ci offenderebbe essere trattate come un dono. Se ci offende, ecco la conclusione della filosofia dell'invidia del signor Berlusconi, e' perche' nessuno ci vuole piu' come un dono. Risultato: a bocca chiusa siamo accettate sempre, da giovani o vecchie, se belle o brutte; ma se usiamo il cervello siamo offese sempre: se belle perche' pensare non si addice alla bellezza, se brutte perche' pensare e' germe di invidia. La logica e' chiara: il leader del nostro paese usa le armi del maschilismo piu' trito per azzerare nelle abitudini la cultura dei diritti e dell'eguale dignita' che generazioni di donne e di uomini hanno con durissima fatica costruito. Si potrebbe dire che la sua e' una logica controrivoluzionaria da manuale, una truculenta reazione contro una cultura che ci ha consentito di essere cittadine uguali fra cittadini uguali. Con una precisazione importante: non e' la presenza nel pubblico che ci viene tolta; molto piu' subdolamente, e' l'autonomia, la scelta competente di poter essere parte del pubblico che ci si vuole togliere (le poche ministre del governo sono li' perche' sono gradevoli al capo, per ragioni tutte private e soprattutto per volonta' altrui). E' anche per questo che la distinzione tra pubblico e privato oggi non tiene: perche' questa distinzione ha valore solo se riposa su un presupposto di eguaglianza di dignita'; diversamente il privato e' un serraglio e il pubblico uno spazio dispotico e di fatto un'estensione del privato, dei suoi interessi e delle sue pulsioni. Viviamo un tempo in cui i diritti dell'eguaglianza sono sotto attacco: dall'istituzione della carta di poverta', alla demolizione della scuola pubblica e del servizio sanitario nazionale, al trattamento di privilegio rispetto alla legge che i potenti pretendono: tutto va nella direzione di una maggiore diseguaglianza. E l'offesa che subiscono le donne - l'insulto alle ragazze veline, a Rosy Bindi e a tutte noi - e' la madre di tutte gli arbitri e di tutte le diseguaglianze. E per troppo tempo questo fenomeno e' stato digerito come cibo normale, come se, appunto, il signor Berlusconi fosse davvero rappresentativo della mentalita' generale di tutti gli italiani. E' vero che troppo spesso si vedono platee di convegni o di eventi pubblici popolate di soli uomini, come se il genere femminile non contemplasse anche studiose oltre che intrattenitrici. Ed e' vero che purtroppo e' quasi sempre solo l'occhio delle donne a vedere questa uniformita' al maschile. Certo, e' bene non generalizzare. Tuttavia non e' fuori luogo ricordare anche a chi lo sa gia' che la dignita' violata delle donne e' dignita' violata per tutti, anche per gli uomini. I quali, in una societa' compiutamente berlusconiana non sarebbero meno subalterni e piu' autonomi delle loro concittadine. 3. RIFLESSIONE. DANIELA PREZIOSI INTERVISTA MANUELA FRAIRE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 ottobre 2009 col titolo "Silvio, il caso D'Addario e il silenzio-dissenso" e il sommario "Manuela Fraire: non solo complici gli uomini che tacciono"] Con Manuela Fraire - psicoanalista romana, approdata alla professione da un intenso percorso nel femminismo e nella pratica dell'autocoscienza, autrice di saggi e pubblicazioni sul pensiero della differenza - parliamo di sesso e potere a partire dall'ultimo schiaffo che Berlusconi ha tentato di tirare a una donna, Rosy Bindi. Schiaffo che lei ha trasformato in un boomerang. Parliamo di Berlusconi, attacca Fraire, perche' "se fosse solo un imprenditore ricco non m'importerebbe niente di lui e del suo mondo. Invece, per la sua posizione nelle istituzioni e nei media, e' diventato la figura di un transfert collettivo, ha assunto una carica simbolica. Lui pensa di 'privatizzare' tutto il suo rapporto con le donne? Io dico che deve mettere tutto nel pubblico. E' il valore simbolico delle istituzioni, del resto. A suo modo Bindi ha detto questo". * - Daniela Preziosi: Cosa, piu' precisamente? - Manuela Fraire: Il presidente del consiglio le ha detto: guarda, sei solo una donna. Ti dico addirittura che sei piu' bella che intelligente, anche se non somigli alle veline che piacciono a me. Come dire: ne' sei una velina, ne' hai l'autorevolezza per parlare di politica, per queste cose ci sono i signori Alfano e Casini. E lei gli ha risposto chiaro: non sono a disposizione dell'uso del femminile che tu fai. * - Daniela Preziosi: Sul rapporto fra sesso e potere, a partire da Berlusconi e le due donne che hanno preso parola pubblica contro di lui - Veronica Lario e Patrizia D'Addario - sono in molti e in molte a pensare che si tratti del "privato" del premier, di cui non e' interessante, o giusto, parlare. - Manuela Fraire: E invece io credo che "leggere la condizione femminile inforcando le lenti giuste per riconoscere tracce di resistenza che si sviluppano anche dove la politica e i media non le vedono", come dice il testo di convocazione del convegno su "Sesso e politica nel postpatriarcato" di domani, sia proprio quello che dobbiamo fare: leggere fra le righe cio' che e' cambiato anche nelle donne che agiscono semplicemente una ribellione, senza una piena consapevolezza politica. E' come se in qualche modo il femminismo avesse dato loro un'emancipazione aggiuntiva, cosi' la chiamavamo negli anni '70, la possibilita' di immaginare che se si ribelleranno troveranno ascolto. La loro parola diventa pubblica non perche' parlano pubblicamente - in America le escort del potere parlano da tempo - ma perche' c'e' un pubblico femminile ormai presente, disturbante. E' questa lettura femminista che infatti ha sfilato le loro parole dalla rivalsa e dalla vendetta maschile. Oggi noi possiamo commentare la vicenda di queste donne perche' non abbiamo paura di mescolarci a loro. Abbiamo abbastanza autorevolezza da imprimere a quello che diciamo di loro, e anche a loro. La loro parola viene cosi' sottratta a un contesto di significati nei quali sarebbe stata triturata, magari anche ascoltata, ma solo in termini di scandalo. * - Daniela Preziosi: Contesti in cui sarebbe stata solo "parola di velina ingrata" o "di prostituta". Qualche giornale ci ha provato. - Manuela Fraire: Ma non ce l'ha fatta. Perche' alcune donne occupano posizioni in cui la loro parola deve essere ascoltata. Posizioni dalle quali esercitano una certa signoria. La signoria di riconoscere, per esempio, che la vicenda D'Addario racconta un rapporto fra sesso e potere che appartiene anche alla nostra storia antica. E non per simpatia con le altre donne, ma perche' riconosco che tu, Berlusconi di turno, tenteresti di mettere anche me in questa situazione. * - Daniela Preziosi: La risposta di Bindi e' stata perfetta anche per questo: ha ricordato a Berlusconi che non ha nella propria disponibilita' tutte le donne. Un gesto politico. Eppure da queste vicende molti politici, quasi tutti, si sono tenuti alla larga. Proteggendosi con l'ombrello del "gossip": e' gossip, non una storia seria su cui ragionare. - Manuela Fraire: Il ragionamento e': questo e' un gossip, noi uomini seri di sinistra vogliamo occuparci del caso Mills e simili. E allora chiedo: perche' questa distinzione fra la corruzione di un giudice e la corruzione di tutto lo staff che sta intorno a Berlusconi? Perche' gli uomini che gli stanno intorno non gli hanno detto: "fermati"? Come si sentono ad essere confusi con quest'uomo? Ecco, io chiamerei questo "la crisi del padre", la difficolta' a identificarsi con figure maschili autorevoli. Questo riguarda il nostro paese, che infatti ha il premier che si merita. Ecco perche' si tenta di dividere il pubblico dal privato: perche' tutto questo non deve essere assolutamente associato a come loro gestiscono il potere. Il fatto che loro gestiscano il potere attraverso la compravendita di chi e' meno forte e' solo un "fatto privato". * - Daniela Preziosi: Un modello a cui, in misure diverse, aderirebbero tutti gli uomini? - Manuela Fraire: No, non tutti. Ma e' possibile che un uomo possa non vivere la parola e il pensiero femminile su queste sue miserie come una castrazione profonda, se non altro perche' lui per primo non ha potuto fermare tutto questo? Ci sono uomini che hanno dentro di loro figure di riferimento maschili, identificazioni primarie dice la psicoanalisi, tali da permettergli un'autocoscienza che non sia soltanto un suicidio? Rispondo io: no. Quindi per un periodo devono solo abbassare la testa di fronte all'enormita' dell'autorevolezza femminile, quella che riconoscono quando si rendono conto che in questo momento le donne sono arrivate, nella comprensione del mondo, molto piu' in la' di loro. Ma per loro questo e' micidiale. Berlusconi propone agli uomini - che hanno perso potere sociale, economico e simbolico - un modello che loro stessi non possono seguire. Fra loro ci sono gli invidiosi, che si nutrono di un immaginario impraticabile, e quelli che affrontano il cambiamento al costo del crollo dell'autostima e della depressione. Eppure molti avvertono che questo cambiamento ha da donargli qualcosa che non hanno mai avuto: la capacita' di governare la relazione con l'altro non solo in modo difensivo, nel senso che o il potere ce l'hai o sei stracciato. Questi uomini, che in questo momento in larga misura tacciono, non sono asserviti a un vecchio immaginario, ne' sono necessariamente dei vili. Parlano una lingua che noi non conosciamo. * - Daniela Preziosi: Intende dire che c'e' un "uomo nuovo" che non decifriamo? Che il silenzio non e' per forza assenso? - Manuela Fraire: Non hanno l'equivalente del nostro linguaggio della differenza. Il rispecchiamento collettivo degli uomini non ha l'equivalente di quello che hanno le donne, che possono dire "lo decido io che posso dire che D'Addario ha detto una verita'". Non hanno le parole. Come mai tanti uomini cercano un'analista donna? Perche' temono che un uomo non capisca la loro trasformazione. Perche' non credono di trovare un uomo "sensibile come una donna". 4. RIFLESSIONE. IAIA VANTAGGIATO INTERVISTA LORELLA ZANARDO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 ottobre 2009 col titolo "Parla Lorella Zanardo: Mettiamoci la faccia e troviamo il coraggio di non piacere"] Lorella Zanardo e' autrice, insieme a Marco Malfi, di un ormai famoso documentario intitolato "Il corpo delle donne" nonche' curatrice di un blog (www.ilcorpodelledonne.net) al momento gia' tradotto in cinque lingue. La raggiungiamo telefonicamente a Praga dove partecipa - come ogni anno ormai da dodici anni - alla conferenza mondiale "Wisdom in Action", un incontro di donne che ricoprono nelle piu' diverse organizzazioni ruoli di altissima responsabilita' e che provengono da tutti i continenti. "Devo dire con tristezza - dice Zanardo - che quest'anno sono stata accolta sicuramente bene dal punto di vista personale ma per la prima volta, in quanto italiana, ho sentito intorno a me come una sorta di alone di compatimento. Due dirigenti indiane mi hanno chiesto come sopportiamo questa situazione, perche' non reagiamo, perche' accettiamo che la televisione ci descriva come oggetti sessuali". * - Iaia Vantaggiato: Forse avranno visto la puntata di "Porta a porta" in cui Rosi Bindi e' stata volgarmente attaccata prima dal presidente del consiglio e poi dall'ex ministro Castelli? - Lorella Zanardo: Rispetto a quell'episodio posso solo dire che mi vergogno. * - Iaia Vantaggiato: Il potere e la sessualita' maschile si esercitano o no, secondo te, su donne ridotte a corpi rifatti? - Lorella Zanardo: Molte donne dicono "mi rifaccio perche' lo voglio" e ci mancherebbe altro che non fossimo d'accordo. Ma il problema e' un altro. Io credo che l'orrenda colonizzazione che e' stata fatta sull'immagine femminile sia avvenuta attraverso l'introiezione di uno sguardo maschile presunto. * - Iaia Vantaggiato: Cosa intendi? - Lorella Zanardo: Noi, noi donne intendo, ci guardiamo e ci valutiamo l'un l'altra come pensiamo farebbe un uomo. E dico pensiamo perche' noi non siamo uomini. Io "mi rifaccio", insomma, solo per piacere a un presunto sguardo maschile ma non possiamo neanche essere sicure che quello sguardo maschile sia reale. Mi ricordero' sempre la tenerezza che mi fece un'intervista ad Alba Parietti che confesso' di essersi rifatta il seno perche' cosi' voleva il suo lui. E il suo lui era un filosofo. * - Iaia Vantaggiato: Ma sul tuo blog c'e' un post che recita: "La nostra vera nemica non e' la dominazione maschile ma quella dell'immagine". - Lorella Zanardo: Noi viviamo, ci muoviamo, ci vestiamo prendendo a modello le immagini televisive e quello che noi "presumiamo" sia lo sguardo maschile che proprio da quelle immagini deduciamo. * - Iaia Vantaggiato: Che si puo' fare? - Lorella Zanardo: Ormai la colonizzazione e' avvenuta ma come diceva Rosa Luxemburg anche solo chiamare le cose col loro nome e' un atto rivoluzionario. * - Iaia Vantaggiato: Quindi? - Lorella Zanardo: Bisogna reagire e lavorare molto sui livelli di consapevolezza. Bisogna uscire da quello stato di presunzione in cui siamo state soprattutto noi donne di sinistra. * - Iaia Vantaggiato: Di che cosa sarebbero colpevoli le donne di sinistra? - Lorella Zanardo: Siamo colpevoli di non aver guardato abbastanza la televisione. Ci siamo rifugiate verso interessi piu' alti e alternativi - libri, cinema, teatro - e abbiamo consegnato il paese (che invece la televisione la guarda e per il quale rappresenta all'80% l'unico mezzo di informazione) nelle mani di chi il potere televisivo se lo stringe ben saldo. Non abbiamo compreso che la televisione sarebbe stata un'educatrice. * - Iaia Vantaggiato: Un modello per le veline? - Lorella Zanardo: Non sono loro che devono vergognarsi ma noi che abbiamo permesso che tutto cio' accadesse. Per riparare, ora, dovremmo guardare la tv con chi la guarda e offrire il nostro sguardo critico. * - Iaia Vantaggiato: E' quello che fai quando presenti il tuo documentario? - Lorella Zanardo: Quando andiamo ai dibattiti, moltissimi - soprattutto donne e ragazze - ci dicono: guardo la tv da 20 anni e quello che lei ci mostra lo guardo tutti i giorni ma in realta' non l'avevo mai visto veramente. Questo intendo quando dico che bisogna alzare il livello di consapevolezza. * - Iaia Vantaggiato: Di cosa abbiamo paura? - Lorella Zanardo: Di non piacere. Va trovato il coraggio di non piacere. * - Iaia Vantaggiato: E gli uomini? - Lorella Zanardo: Posso parlare dei ragazzi sotto i vent'anni che scrivono sul mio blog e che sono alla ricerca di un femminile con cui confrontarsi. Presentiamoci e "mettiamoci la faccia". 5. RIFLESSIONE. GIOVANNA PROVIDENTI: DONNE IN INDIA GUIDANO IL CAMBIAMENTO [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "India. Guardando al cambiamento" e il sommario "Una societa' in trasformazione spinge le indiane ad uscire allo scoperto"] Nel parlamento indiano la presenza femminile e' inferiore persino a quella dell'Italia (penultima in Europa), in cui ci sono 134 donne su 630 deputati, mentre in India sono 59 su 543. Eppure molte e interessanti lezioni ci arrivano da questo subcontinente complesso e ricco di contraddizioni, in cui il 2 luglio 2009 l'Alta Corte di New Delhi ha finalmente riconosciuto anticostituzionale il reato di omosessualita' e in cui le donne sono sia nei gradini piu' infimi della scala sociale sia nei luoghi istituzionali piu' importanti, da dove si rendono interpreti di progresso. E' probabile che nell'Alta Corte di Delhi ha avuto una qualche influenza la presenza tra i giudici di donne aperte come Leila Seth, oggi in pensione, che era stata Chief Justice proprio nell'Alta Corte di Delhi e che nella sua autobiografia On Balance si dichiara favorevole ai diritti degli omosessuali. Parlando di donne al potere in India vi sono almeno due cose che non possono essere tralasciate: 1) in India quando le donne ricoprono ruoli decisionali, dal primo ingranaggio del complesso sistema democratico indiano, come i consigli di villaggio, fino alle cariche istituzionali piu' alte, le condizioni sociali della popolazione migliorano; 2) la donna governatrice o presidente della repubblica o a capo di un partito, da Indira Gandhi a Pratibha Patil a Sonia Gandhi, sembrano aderire bene al simbolico popolare indiano (del resto gia' intriso di molto divino femminile) ed essere benvolute dalla maggioranza di cittadini e cittadine. Alle ultime elezioni di maggio 2009 si e' riaffermato il partito di coalizione governativa, United Progressive Alliance, guidato da Sonia Gandhi, grazie anche al carisma di questa donna nata e cresciuta in Italia prima di sposare, nel 1968, Rajiv Gandhi, figlio della premier Indira, e assassinato, come la madre, mentre era primo ministro. Oggi il primo ministro riconfermato e' Manmohan Singh, sostenuto sia dalla presidente Pratibha Patil che da Sonia Gandhi, la quale ha anche fortemente voluto la nomina alla presidenza della Lock Sabha (Camera Bassa) di un'altra donna, appartenente alla casta degli intoccabili: Meira Kumar che nel precedente governo di Singh, dal 2004 al 2009, era stata membro del Ministero per la Giustizia Sociale e l'Empowerment e quindi probabile responsabile dei progressi sociali riportati dal rapporto dell'Unfpa. Al momento presente dunque in India ci sono tre cariche istituzionali importanti (presidenza della repubblica, presidenza della Lock Sabha e presidenza del partito di coalizione governativa o Upa) occupate da donne: Pratibha Patil, Meira Kumar e Sonia Gandhi. Proviamo a vederle piu' da vicino, sperando di non soffrire troppo al confronto delle nostre quattro ministre, di cui due senza portafoglio ed una ex soubrette senza precedente esperienza politica. * Pratibha Patil, nata nel 1934 e appartenente alle fila del partito progressista dell'alleanza di sinistra, ha vinto le ultime elezioni presidenziali tenutesi il 19 luglio del 2007, superando il conservatore Bhairon Singh Shekhawat, che era stato presidente nei cinque anni precedenti. Per salire alla presidenza della Repubblica Patil ha lasciato il suo posto di Governatora del Rajasthan, che teneva dal 2004. Prima era stata, gia' dagli anni Sessanta, deputata nella Camera Bassa nazionale e nell'assemblea legislativa del Maharashtra, dove era stata eletta poco dopo la laurea in legge. Ma la carriera politica, vissuta per molti anni dalla parte dell'opposizione di sinistra, e finendo in carcere con Indira Gandhi nel 1977, non e' il suo unico interesse. Nei primi anni Settanta Pratibha Patil, insieme al marito da cui ha avuto anche due figli, ha fondato un centro educativo, Vidya Bharati Shikshan Prasarak Mandal, rivolto a dare opportunita' formative alle persone piu' deboli socialmente. Inoltre Pamil ha fondato e diretto strutture rivolte all'accoglienza e alla formazione universitaria delle donne, una cooperativa per la produzione dello zucchero e la Pratibha Women Cooperative Bank che ha l'esplicito obiettivo di rafforzare il potere delle donne. Insediandosi nella poltrona presidenziale Pamil, non dimenticando di ringraziare Sonia Gandhi per averla sostenuta, ha annunciato di volersi interessare della legge sullo sviluppo agricolo proposta dall'Upa e del rafforzamento della presenza nei luoghi decisionali delle donne, sostenendo proposte di legge mirate ad assicurare una presenza del 50% di donne nei consigli di villaggio ed aumentare le "quote rosa" in tutti gli organi legislativi. * Anche l'altra donna fortemente sostenuta da Sonia Gandhi, Meira Kumar, durante il suo discorso inaugurale in parlamento, non ha dimenticato di collegarsi alle altre donne che l'hanno sostenuta e di ribadire il bisogno di riforme e atti concreti rivolti a migliorare le condizioni sociali e il livello di istruzione delle donne che rimane molto basso, anzi uno dei piu' bassi di tutto il continente asiatico, specialmente nelle aree remote e nelle campagne. Meira Kumar, 64 anni, membro della comunita' dei "dalits" (oppressi) considerati al margine della societa' tanto da essere esclusi dal mondo del lavoro e dalle attivita' sociali, in passato impegnata in attivita' di assistenza umanitaria, dopo essere stata ambasciatora a Madrid e a Londra, ha iniziato la carriera politica nel 1985, divenendo cinque volte deputata. Nel precedente governo aveva collaborato nel Ministero della giustizia sociale ed ora era gia' stata nominata ministro delle risorse idriche da Singh. Nonostante il suo curriculum ha occupato le cronache di tutti i giornali internazionali in quanto per la prima volta nella storia dell'India, una persona appartenente alla casta degli "intoccabili" e' stata eletta presidente del Parlamento. Ma nel suo primo discorso in Parlamento, la neopresidente Kumar ha preferito rilevare il suo essere donna piu' che dalit: "Sono profondamente onorata di essere stata eletta la prima donna speaker di questa grande e vibrante democrazia che noi abbiamo. Sono lieta di informarvi che in questa quindicesima Lok Sabha, il numero delle donne e' aumentato... Questi sono indicatori della presenza di un'autentica intenzione di rendere la posizione delle donne piu' forte". * Che dire sulla "nostra" Sonia Gandhi? A settembre 2007 la rivista americana "Forbes" la ha posizionata al sesto posto nella classifica delle donne piu' potenti del pianeta. Questa donna cosi' potente, nata e cresciuta come Edvige Antonia Albina Maino in un paese vicino Torino nel 1946, si e' naturalizzata indiana nel 1983, quindici anni dopo la sua unione con Rajiv, per evitare che la sua cittadinanza italiana potesse in qualche modo intralciare la politica del marito. Dal 1998 e' entrata in politica, ma per favorire il dialogo tra le varie comunita' religiose ed etniche e contrastare le pulsioni nazionalistiche, ha rinunciato alla poltrona di primo ministro. Oggi detiene un ruolo fondamentale nella vita politica indiana, fidandosi delle qualita' delle donne e occupandosi del loro empowerment ai vari livelli della scala sociale. Soprattutto la italo-indiana leader di uno dei partiti di sinistra piu' importanti del mondo sembra davvero in grado di farsi amare da tutte le cittadine e tutti i cittadini. Del resto l'India e' anche il luogo in cui esistono luoghi come Kavathe Piran. Si tratta di un piccolo villaggio dello stato del Maharashtra, nella costa occidentale, in passato conosciuto per essere un paese di combattenti maschi in cui le donne, dedite quasi esclusivamente alle cure della casa in obbedienza ai mariti e padri, vivevano in una situazione di inferiorita'. Ma da qualche anno un gruppo di diciassette donne ha destituito i capi del villaggio e istituito un nuovo panchayat (consiglio del villaggio) composto di sole donne. La prima misura intrapresa e' stata il divieto di fare uso di alcolici e del gutka, una sorta di tabacco profumato, il cui uso e' molto diffuso in India tra gli uomini, anticipando la decisione del governo indiano che a sua volta ne ha vietato l'uso in tutto il paese. Oltre a queste misure, il Consiglio del villaggio tutto al femminile, ha intrapreso varie azioni per promuovere lo sviluppo, come aiutare gli abitanti ad aprire caseifici, ristoranti, negozi di alimentari ed altre misure rivolte a favorire l'occupazione giovanile. Dal livello piu' basso del villaggio al livello della piu' alta carica istituzionale le donne indiane stanno venendo allo scoperto e non lo fanno in nome dell'uguaglianza ne' mostrando di rincorrere l'ottenimento di un qualcosa. Lo fanno spinte dalla necessita' di un cambiamento e del miglioramento delle condizioni reali di se stesse e di tutta la popolazione. 6. LIBRI. LUISELLA BATTAGLIA PRESENTA "IL SECONDO SESSO" DI SIMONE DE BEAUVOIR [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "Simone de Beauvoir. Maestra 'cattiva' o 'cattiva maestra'?" e il sommario "La sfida della cultura femminista e' nella ricerca di una sintesi che coniughi le istanze innovative del pensiero della differenza con l'eredita' irrinunciabile del femminismo umanistico"] Sono passati 60 anni dalla pubblicazione de Il secondo sesso (1949) di Simone de Beauvoir, un libro che appartiene alle donne (e non solo) come analisi, come provocazione, come cruciale testimonianza storica. Testo scandaloso, destinato a suscitare fin dal suo apparire le reazioni piu' indignate da destra come da sinistra, criticato da Francois Mauriac come da Albert Camus, messo all'indice dei libri proibiti, puo' considerarsi una delle opere principali della saggistica del '900 per l'ampiezza della visione e la portata teorica, filosofica ed etica. Insieme ad Una stanza tutta per se' di Virginia Woolf e' probabilmente il libro che ha esercitato il maggior impatto sull'elaborazione di teorie e pratiche dei movimenti delle donne nella seconda meta' dello scorso secolo. Quale eredita' lascia al femminismo contemporaneo? L'opera della de Beauvoir - che spazia dalla sessualita' alla maternita', dalla famiglia al lavoro salariato, dall'alienazione all'impegno della donna nella propria liberazione - puo' collocarsi senz'altro nell'alveo del cosiddetto femminismo "umanistico" al cui centro e' il valore-guida dell'eguaglianza, secondo la tradizione emancipazionistica piu' classica. Una tradizione che nega l'esistenza di una "natura" femminile intesa come un'identita' differente: la donna e' l'eguale dell'uomo, e' una persona razionale, ha valore di fine, non di mezzo - e' la tesi centrale della Vindication of Rights of Women (1792) di Mary Wollstonecraft - e deve pertanto godere dei diritti pieni della cittadinanza, da cui e' stata arbitrariamente esclusa. Sara' Olimpia de Gouges a chiedere - in polemica con Rousseau che vagheggia un ideale femminile esemplato dalla docile Sophie, contraltare di Emile - l'estensione alle donne della "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino" proclamata dalla Rivoluzione francese. Nel 1869 ne La servitu' della donna John Stuart Mill affermera' con assoluta nettezza che cio' che si definisce "natura" femminile e' in realta' un prodotto culturale, il frutto di un costume e di un'educazione che ha mirato nei secoli a plasmare il carattere delle donne, deprimendone forzatamente taluni tratti, come l'intraprendenza e l'ambizione, per esaltarne invece altri, come la docilita' e l'abnegazione. La de Beauvoir porta in certo modo a compimento la linea di pensiero propria dell'emancipazionismo liberale attingendo a fonti letterarie, storiche, antropologiche, filosofiche per la sua opera di decostruzione di un mito, l'"eterno femminino", equivalente, per molti aspetti, a suo avviso, all'"anima negra" e al "carattere ebraico". Lungi dal designare una differenza radicale e naturale, l'essenza della femminilita' non sarebbe che un mito che traduce l'angoscia degli uomini dinanzi all'ambiguita' dell'esistente e la loro volonta' di confinare la donna in un mondo chiuso e diverso, identificandola con l'inessenziale e il non essere. "La donna - scrive - si determina e si differenzia in relazione all'uomo, non l'uomo in relazione a lei: e' l'inessenziale di fronte all'essenziale. Egli e' il Soggetto, l'Assoluto: lei e' l'Altro. Qual e' dunque l'umanita' della donna? Da un lato appare quasi sovra-umana in talune idealizzazioni - si pensi a Jules Michelet che la pone su un altare, come una dea destinata a celebrare i sacri misteri della natura o a Auguste Comte che la esalta come il 'sesso affettivo', apportatrice d'amore per l'intera umanita'; dall'altro si direbbe quasi sub-umana nella sua vicinanza al mondo naturale e animale, non pienamente razionale, comunque destinata ad essere guidata da un'autorita' maschile - paterna, fraterna, maritale -: 'sexus sequior', appunto, come nella classica visione misogina di Aristotele e Tommaso d'Aquino. Mai comunque solo umana, mai chiamata a condividere con l'uomo i diritti e le responsabilita' della politica e della storia". Da qui prende le mosse l'analisi della de Beauvoir che trova il suo riferimento teorico, oltre che nella dialettica hegeliana e marxiana, nella filosofia esistenzialistica al cui centro e' il tema della "trascendenza". In questo quadro si colloca in termini assai originali la "questione femminile". Pur essendo come ogni individuo una liberta' autonoma, la donna si scopre in una societa' in cui le viene imposta la parte dell'Altro. Il dramma della sua condizione consiste nel conflitto tra la rivendicazione fondamentale di ogni soggetto che si pone sempre come essenziale e le esigenze di una situazione che fa di lei un'inessenziale. Come potra' dunque rivendicare la sua piena umanita'? Solo a condizione che accetti il rischio e non sia tentata dalla fuga dalla liberta', potra' profilarsi per lei una possibilita' di conversione: anziche' arrestarsi atterrita alle soglie della realta' dovra' rispondere alla sfida del mondo e "fare nell'angoscia e nell'orgoglio il noviziato della sua trascendenza". Anziche' vegetare nell'immanenza, la donna dovra' accedere alla trascendenza oltrepassando il dato della sua condizione naturale e assumendo la liberta' e la responsabilita' delle sue scelte. Ma - avverte la de Beauvoir - e' un cammino tutt'altro che agevole: la donna spesso si compiace nella parte dell'Altro e l'uomo trova in lei una complicita' profonda. D'altra parte, nella costruzione di situazioni di inautenticita' per le donne, gli uomini hanno creato senza accorgersene le condizioni per la loro stessa illiberta'. "Donna non si nasce, si diventa". La celebre frase con cui si apre la seconda parte del saggio prefigura con largo anticipo il concetto di genere e la nozione della costruzione sociale dei sessi. La credenza nella piena umanita' della donna e nel suo diritto a definire se stessa - al centro del femminismo "umanistico" - e' parsa tuttavia alle odierne esponenti del "femminismo differenzialista" una visione legata ad un modello di emancipazione omologante, prettamente maschile. Numerose sono le critiche rivolte al Secondo sesso dalle teoriche del pensiero della differenza. La de Beauvoir, in sostanza, additerebbe alle donne un ideale di persona umana di tipo universalistico e di ascendenza kantiana, senza avvedersi che si tratta di un universalismo fittizio di cui resta celata la natura sessuata e androcentrica. Cio' spiegherebbe la sua sottostima delle tradizionali attivita' di cura delle donne e soprattutto la sua svalutazione della procreazione, ritenuta "funzione" meramente naturale. Com'e' noto nella maternita' e, soprattutto, nella mistica che l'accompagna, la filosofa francese ravvisa una delle cause principali della dipendenza della donna, la cui "disgrazia" e' di essere destinata a riprodurre la vita. Si tratta di una delle tesi piu' contestate del saggio. Col sorgere del "pensiero della differenza" e il prevalere nel femminismo della dimensione culturale su quella ideologica, si privilegiano infatti i temi relativi al corpo, alla sessualita, alla fisiologia, riguardati come specifici delle donne. Decisiva e' altresi' la distinzione tra maternita' come istituzione, controllata dalla societa' patriarcale e fonte di oppressione, e maternita' come esperienza originaria, forza unificatrice del movimento femminista. Studiose di psicoanalisi e psicologia sociale - la più nota e' Carol Gilligan col suo libro Con voce di donna - riflettono sul "pensiero materno", esaminando le capacita' e le attitudini che l'esser madre avrebbe sviluppato nella donna. Potremmo dire che se il mito della donna come Altro era per la de Beauvoir uno dei principali ostacoli alla realizzazione della donna come persona, ora tale alterita' non e' piu' vissuta dal femminismo post-moderno come una condizione che deve essere trascesa, bensi' come una peculiarita' da rivendicare orgogliosamente: un modo d'essere e di pensare che significa estraneita' rispetto alla cultura dominante e ai suoi valori, ma che e' insieme condizione privilegiata per avviarne una critica radicale. La distanza tra i due femminismi non potrebbe essere piu' netta. In effetti, occorre aggiungere, l'obiettivo della lotta della de Beauvoir era di garantire alle donne l'accesso al mondo dei valori creato dagli uomini nella convinzione che "l'avvenire non potra' che condurre ad una loro assimilazione sempre piu' profonda nella societa' una volta maschile". In tal modo, veniva negata una specifica creativita' femminile capace di esprimere le esperienze peculiari - storiche, sociali, biologiche - delle donne e le loro particolari letture del mondo. Non si deve tuttavia dimenticare che l'auspicio generoso che guida la sua visione e' quello di un incontro fraterno tra i sessi che consenta di riconoscersi reciprocamente nella scoperta di un'alterita' finalmente positiva: un incontro che significhi dialogo paritetico, nella dialettica della differenza e della somiglianza. "Fraternita'" e' davvero parola chiave, dal momento che nell'uno come nell'altro sesso si svolge lo stesso dramma, della carne e dello spirito, del finito e del trascendente: "ambedue sono rosi dal tempo, spiati dalla morte, hanno lo stesso bisogno essenziale l'uno dell'altro e possono trarre dalla loro liberta' la stessa gloria; se sapessero goderne non sarebbero tentati di disputarsi falsi privilegi e la fraternita' potrebbe nascere tra loro". Probabilmente la sfida che sta dinanzi alla cultura femminista oggi consiste nella ricerca di una nuova sintesi che sappia coniugare le istanze innovative espresse dal pensiero della differenza con l'eredita' irrinunciabile del femminismo umanistico, espressa esemplarmente da Simone de Beauvoir, forse maestra "cattiva", come e' stata talora definita, per la sua severita' e intransigenza, ma non certo "cattiva maestra". ============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 237 dell'11 ottobre 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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