Minime. 968



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 968 del 9 ottobre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Contro la guerra, contro il razzismo
2. "Azione nonviolenta" di ottobre
3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
4. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
5. Cosa fare
6. Giuliana Sgrena intervista Malalai Joya
7. Alessandro Lanni intervista Martha Nussbaum
8. Rossana Rossanda presenta "Il sarto di Ulm" di Lucio Magri
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. CONTRO LA GUERRA, CONTRO IL RAZZISMO

Salvare le vite, promuovere la convivenza: e' questo il fine delle leggi.
Si dimetta il governo della guerra e del razzismo, si dimetta il governo del
delirio autocratico e del colpo di stato.

2. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI OTTOBRE
[Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: an at nonviolenti.org)
riceviamo e diffodniamo]

E' uscito il numero di ottobre 2009 di "Azione nonviolenta", rivista del
Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di
formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in
Italia e nel mondo.
In questo numero: Il nostro 2 ottobre, di Mao Valpiana; Vicenza e Kabul sono
citta' sempre piu' vicine. Andata e ritorno dei soldati americani in guerra,
di Antonio Mazzeo; Al Dal Molin sono iniziati i lavori. Un digiuno per la
pace, senza sosta, di Preti per la pace di Vicenza; La scuola non e' una
caserma. Discuto gli ordini della Gelmini, di Simonetta Salacone; Vogliono
cacciare la nonviolenza fuori dall'Universita' italiana, di Rocco Altieri;
Dopo il terremoto de L'Aquila, arrivano la mafia e il malaffare, di Alessio
Di Florio; Salvare la democrazia dalla dittatura della maggioranza, di
Enrico Peyretti; Don Primo Mazzolari ricorda Gandhi alla luce della propria
fede cristiana, a cura di Anselmo Palini; La scelta morale di
un'alimentazione che non comporta sofferenza animale, di Antonio Vigilante;
Seguivo mio marito che seguiva Gandhi, poi ho capito che dovevo liberare me
stessa, a cura di Wilma Massucco.
Le rubriche: Educazione. Gli osservatori volontari in un mondo di ciechi, a
cura di Pasquale Pugliese; Musica. Il premio "Voci per la liberta'", a cura
di Paolo Predieri; Economia. Se "gratti" e vinci, ti mando a lavorare, a
cura di Paolo Macina; Per esempio. La forza delle parole gentili, a cura di
Maria G. Di Rienzo; Giovani. Mettersi in gioco per incontrare l'altro, a
cura di Elisabetta Albesano; Libri. Cristo o Hitler?, a cura di Sergio
Albesano; Lettere. Progettare insieme l'alternativa, di Francesco Gesualdi;
Il Calice. Il silenzio..., di Christoph Baker.
In copertina: Sognando la missione di pace.
In seconda: L'indice.
In terza di copertina: Materiale disponibile.
In ultima: L'ultima di Biani, C'e' un lodo anche per noi?
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile
chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

4. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

5. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

6. RIFLESSIONE. GIULIANA SGRENA INTERVISTA MALALAI JOYA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 ottobre 2009 col titolo "Intervista. Le
truppe occidentali sostengono un governo corrotto a Kabul" e il sommario
"Afghanistan. Parla Malalai Joya, deputata espulsa dal parlamento per le
accuse ai criminali di guerra: Le elezioni non sono democratiche"]

Incontriamo Malalai Joya, deputata espulsa dal parlamento afghano nel 2007
perche' aveva osato denunciare i "signori della guerra" che ne fanno parte,
a Firenze. E' stata eletta a Farah, zona ora controllata dalle truppe
italiane, dove ha creato l'ong "Organization of promoting Afghan women's
capabilities" per promuovere i diritti delle donne e dei bambini. Subisce
continue minacce di morte, la stanchezza e' visibile sul suo viso, ma appena
comincia a parlare tira fuori tutta la sua grinta.
"In Afghanistan il potere non e' nelle mani di chi vota, ma di chi conta i
voti", ci dice, a commento delle elezioni presidenziali di agosto. "Non si
tratta di elezioni democratiche. La Costituzione esclude la candidatura di
chi si e' macchiato di crimini, e invece noti criminali di guerra erano
candidati alla presidenza o alla vicepresidenza o comunque sostenevano Hamid
Karzai, come Dostum. In corsa c'era anche un comandante taleban (mullah
Salam Rocketi, ndr), ora considerato un 'moderato'. L'unico candidato
democratico era Ramazan Bashardot (ex-ministro della pianificazione
costretto a dimettersi dopo aver denunciato la corruzione del governo, ndr).
Karzai e' l'uomo dell'occidente e sara' presidente. E se ci fosse un
ballottaggio la gente non andrebbe piu' a votare. Non si porta la democrazia
con le armi. Si vuole mantenere l'instabilita' per restare in Afghanistan. E
ora Obama vuole mandare piu' truppe, che vorra' dire piu' guerra e piu'
conflitto".
*
- Giuliana Sgrena: Qual e' la soluzione? In passato, le donne afghane ci
hanno detto di non abbandonarle ai nemici interni, i fondamentalisti. Pensi
che sia ancora possibile pensare a un tipo di intervento internazionale
diverso?
- Malalai Joya: Siamo stretti tra due nemici, uno esterno e uno interno, da
una parte l'occupazione e dall'altro i taleban e l'Alleanza del nord.
Preferiamo averne uno solo. In Afghanistan sta crescendo un movimento di
resistenza fatto di uomini e donne. Il problema e' che all'estero non si
conosce davvero cosa succede in Afghanistan, non si dice che le forze di
occupazione uccidono centinaia di civili, che usano fosforo bianco e cluster
bomb.
*
- Giuliana Sgrena: Di recente sono stati uccisi sei soldati italiani a
Kabul...
- Malalai Joya: Esprimo il mio cordoglio alle famiglie, anche loro sono
vittime di questa guerra: sono i governi che li mandano a uccidere civili.
Il governo italiano ha seguito la scelta sbagliata degli Stati Uniti. Tutte
le truppe straniere devono lasciare l'Afghanistan, hanno gia' speso molti
soldi e vite umane per difendere il governo corrotto di Karzai. Nel futuro
sara' sempre peggio. Se le truppe non se ne vanno saranno costrette ad
andarsene. Solo una nazione che si libera da sola potra' essere veramente
libera.
*
- Giuliana Sgrena: Cosa chiedete alla comunita' internazionale?
- Malalai Joya: Innanzitutto la fine dell'occupazione, poi di non armare
piu' l'Alleanza del nord, impedire interferenze dei paesi confinanti e
sostenere i democratici, soprattutto nel campo educativo. Oggi 6 milioni di
bambini non hanno accesso all'istruzione. Tutti i soldi della comunita'
internazionale sono stati sperperati nelle mani dei corrotti che governano
il paese e non sono stati usati per migliorare le condizioni di vita della
popolazione.
*
- Giuliana Sgrena: Da poco e' stato varato il codice di famiglia sciita, che
nella versione precedente legittimava lo stupro in famiglia, e aveva
suscitato proteste internazionali.
- Malalai Joya: La nuova versione cambia alcune parole ma la sostanza e'
rimasta, la donna non puo' sottrarsi alle richieste di rapporti sessuali del
marito altrimenti puo' essere privata del mantenimento, cibo compreso. Ma
anche per le donne sunnite la situazione e' terribile. E tutto questo
avviene sotto gli occhi delle truppe e della comunita' internazionale.

7. RIFLESSIONE. ALESSANDRO LANNI INTERVISTA MARTHA NUSSBAUM
[Dal quotidiano "La Repubblica" dell'8 ottobre 2009 col titolo "Tremate le
streghe son tornate" e il sommario "Il femminismo non e' morto Gli Usa
restano un paese sessista, ma molte speranze sono affidate a persone come
Sonia Gandhi. Parla la filosofa Martha Nussbaum: La leader indiana e'
un'oratrice magnifica. E si schiera con i poveri e gli emarginati.
Anticipiamo parte di un'intervista a Martha Nussbaum che compare sul nuovo
numero di 'Reset' in libreria in questi giorni"]

Il femminismo non e' morto. Anzi, per molti versi ha vinto numerose
battaglie negli ultimi decenni. Ma ora e' tempo che cambi marcia e registro.
Meno ideologia e nuovi obiettivi dettati da un mondo trasformato. Martha
Nussbaum, filosofa della politica tra le piu' note ed esponente storica del
movimento femminista, con realismo vede il bicchiere delle conquiste delle
donne riempito per meta'. E' ora, spiega in questa intervista, di colmare il
gap e soprattutto la politica e' il campo nel quale c'e' piu' da fare. Il
suo ultimo libro pubblicato in Italia e' Liberta' di coscienza e religione
(il Mulino). Nel febbraio del prossimo anno uscira' From Disgust to
Humanity: Sexual Orientation and Constitutional Law.
"In ogni area delle nostre vite - spiega Nussbaum - il femminismo ha
realizzato progressi. Eccetto che nella politica". Senza arrivare alle
degenerazioni dell'Italia ("Berlusconi e' un vostro problema", dice) e
malgrado si siano imposte negli ultimi mesi figure carismatiche come
Michelle Obama e Hillary Clinton, anche negli Usa il numero delle donne in
politica rimane lo stesso di quello degli anni Sessanta.
Nel nuovo orizzonte multiculturale nuove figure di donne politiche devono
nascere, capaci di unire e non di dividere, magari al modo di una donna che
Martha Nussbaum conosce bene: Sonia Gandhi.
*
- Alessandro Lanni: Il femminismo per il XXI secolo e' alla ricerca di nuove
idee e di nuove icone. Sonia Gandhi puo' essere un modello globale per le
donne in politica?
- Martha Nussbaum: Sonia Gandhi - e prima di lei Indira - ha raggiunto il
potere grazie alla famiglia. Nessuno lo puo' negare. Entrambe, tuttavia,
hanno dimostrato di essere leader incredibilmente competenti. Indira puo'
essere criticata perche' non ha tenuto conto abbastanza dei diritti civili.
Ma Sonia ha imparato dagli errori di sua suocera, non ne ha ne' lo stile
arroccato ne' le paranoie.
*
- Alessandro Lanni: In cosa e' originale Sonia?
- Martha Nussbaum: E' contenta di condividere il potere e anche di cederlo.
La sua decisione di farsi da parte e non essere Primo ministro nel 2004 e'
stata nobile e anche molto utile all'India. Insieme a Manmohan Singh sono un
ottimo team: lui governa dal centro, lei si occupa degli interessi dei
poveri e degli emarginati. Singh non e' certo un politico carismatico, per
questo e' fondamentale che Sonia sia un'oratrice magnifica e abbia
un'abilita' particolare nell'entrare in contatto con la gente normale e
comprenderne le esigenze.
*
- Alessandro Lanni: In questo momento nell'Unione Europea c'e' solo un
leader politico donna, Angela Merkel, un po' poco, non trova?
- Martha Nussbaum: E' vero, senza contare il presidente della Finlandia che
non e' Primo ministro ma ha un potere considerevole. Pero' e' anche vero che
Inghilterra, Polonia, Norvegia, Finlandia e Francia hanno avuto donne capo
di Stato, come Canada, Nuova Zelanda, Pakistan, India, Bangladesh, Turchia,
Israele, Sry Lanka, Filippine, Mongolia, Argentina, Islanda, Rwanda,
Burundi, Bermuda, Mozambico, Giamaica, Nicaragua, Repubblica dominicana,
Malta e Liberia. Non e' poco.
*
- Alessandro Lanni: E gli Stati Uniti?
- Martha Nussbaum: Me lo chiedo spesso. Perche' siamo cosi' indietro
rispetto a molti altri paesi. Certamente per una donna e' piu' semplice
arrivare al potere in un sistema parlamentare piuttosto che in uno come il
nostro, nel quale il presidente deve compiere una gara di popolarita'. Ma
gli Usa rimangono uno Stato tra i piu' sessisti al mondo, nel quale sono
messe in discussione le capacita' di leadership delle donne.
*
- Alessandro Lanni: Il movimento femminista sembra aver perso la spinta che
aveva in passato. Si e' esaurito un modello di lotta politica?
- Martha Nussbaum: Non credo che il femminismo sia esaurito. Se si guarda ai
dati, nel mondo c'e' un enorme miglioramento nell'istruzione femminile,
nella salute delle donne, nella riduzione della mortalita' per parto.
Ovviamente, esistono ancora grandi problemi. Per esempio, l'amniocentesi ha
provocato una crescita degli aborti selettivi in molte nazioni. Esistono
ancora molte battaglie da combattere. In numerose nazioni, le leggi sullo
stupro e sulla violenza domestica sono inadeguate, addirittura piu' di
quanto lo erano qualche anno fa. Tuttavia, l'opposizione alla
discriminazione sessuale, alle molestie nei luoghi di lavoro ha prodotto un
sensibile cambiamento nelle leggi e nella vita stessa.
*
- Alessandro Lanni: Parliamo di donne e religione. Un fronte relativamente
nuovo per il femminismo e' l'ingresso delle donne in posizioni di potere
nelle grandi fedi.
- Martha Nussbaum: Anche in questo ambito ci sono dei recenti cambiamenti
negli Stati Uniti. Piu' del 50 per cento dei rabbini riformati ora sono
donne. Il vescovo a capo della Chiesa anglicana degli Usa e' una donna. Il
clero femminile superera' presto quello maschile in ogni religione esclusa
la Chiesa cattolica, nella quale il rifiuto per le donne prete sta portando
a una crisi, per la quale i ragazzi americani non vogliono piu' prendere i
voti e tutti i nuovi sacerdoti arrivano da Africa e Sud America e sono fuori
dal contesto della societa' Usa. Cosi', ogni Chiesa che vuole per se' un
futuro sano farebbe bene a coinvolgere le donne!
*
- Alessandro Lanni: Insomma, il gender gap lentamente si sta riducendo anche
negli Usa.
- Martha Nussbaum: Oggi gli studenti di legge sono negli Usa per meta'
donne. In ogni area delle nostre vite il femminismo ha realizzato progressi.
Quando ero studentessa nelle universita' dell'Ivy League non c'era neanche
un preside donna. Ora sono la maggioranza: Princeton, Penn, Harvard, Brown.
Un cambiamento c'e' stato ovunque eccetto che nella politica. Si pensi che
ci sono solo poche senatrici in piu' rispetto al passato e che non ci sono
mai state piu' di due donne tra i nove membri della Corte suprema e,
naturalmente, non c'e' mai stata una presidente o una vicepresidente del mio
paese.

8. LIBRI. ROSSANA ROSSANDA PRESENTA "IL SARTO DI ULM" DI LUCIO MAGRI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 ottobre 2009 col titolo "Le lontane
radici del declino. Appuntamenti mancati" e il sommario "La parabola della
sinistra dallo scontro nell'XI congresso al Sessantotto, al compromesso
storico di Enrico Berlinguer, quando il maggior partito della classe operaia
chiude gli occhi sulla societa' italiana, aprendo cosi' la strada al suo
scioglimento. Il sarto di Ulm di Lucio Magri, diario di una crisi tra
passato e presente"]

Il sarto di Ulm di Lucio Magri (Saggiatore, pp. 442, euro 18) e' una
riflessione seria e serrata, forse la prima, sulle scelte che hanno guidato
il Pci dalla seconda guerra mondiale sino alla fine. Volontaria. Altro
sarebbe stato imporsi nell'89 una riflessione di fondo su di se', altro
dichiarare la liquidazione. Magri ne cerca le cause nella problematica che
si apriva negli anni Sessanta e nelle divisioni del gruppo dirigente davanti
ad essa. Questa e' la tesi de Il sarto di Ulm.
Lucio Magri e' una figura singolare. Era entrato nel Pci negli anni
Cinquanta, poco piu' che ventenne, alle spalle l'esperienza della gioventu'
democristiana a Bergamo, assieme a Chiarante, nella temperie dei Dossetti e
soprattutto di Franco Rodano, figura atipica di cattolico acuto e fuori dei
ranghi. Viene accolto nella segretaria di Bergamo e poi nel regionale
lombardo, e di la' scendera' a Botteghe Oscure. Quando entra nel Pci molto
e' avvenuto dal 1945. L'Italia ha avuto una grande resistenza, nessun
tribunale alleato ha processato i suoi crimini di guerra, il Pci ha
partecipato da una posizione forte alla Costituente, il piu' della
ricostruzione e' stato fatto, e anche del partito. Era ancora sotto botta
per il 18 aprile, quando un folle attenta alla vita di Togliatti. Attentato
che suona, e non era, comandato dal governo, gli operai occupano le
fabbriche in uno sciopero generale illimitato. Togliatti e Longo ordinano il
ritorno al lavoro. Il furore di quella massa di operai e' qualcosa che chi
l'ha vissuta non scordera': non era la conclusione di una protesta ma la
dura introiezione d'un limite che non si sarebbe potuto superare. Togliatti
lo subiva o ne profitto'? I fatti militano per la seconda ipotesi. Perche'
su di esso - obbligato dai rapporti di forza mondiali, e confermato
dall'infelice guerriglia greca - fondava la scelta del partito nuovo e lo
innestava del "genoma gramsciano".
E' il tema della prima parte del volume; l'analisi di Magri e' persuasiva.
Anche se si puo' discutere su Gramsci, e non per le speculazioni sulla prima
edizione delle opere che - Magri ha ragione - rese accessibili i "Quaderni",
ma per la curvatura del gramscismo assunta dal partito, la lunga
sottovalutazione della "sovrastruttura" avendo indotto all'offuscamento
della "struttura", sbrigativamente definita "economicismo". E si potrebbe
discutere sul governo interrotto nel 1947, che Magri non conobbe se non per
quanto si rifletteva nella Democrazia Cristiana, alla quale oggi l'Istituto
Gramsci preferirebbe che il Pci si fosse alleato da subito - ipotesi
fantasiosa. E sulla Costituente, nella quale le scelte comuniste sull'art. 7
fecero chiasso, mentre sulla pochezza delle proposte sul terreno economico
non si sollevo' sopracciglio alcuno.
L'interpretazione che Magri ne da' nel 2009 e', grosso modo, quella che il
Partito dette di se' con alcune sfumature critiche. Ne esce rafforzata,
rispetto al giudizio che formulammo negli anni '70, la figura di Togliatti
nella costruzione di un partito diverso da quello leninista, mirato a un
rivoluzionamento dei rapporti sociali e "utilmente costretto" alla
legalita'. Non e' un paradosso. Soltanto un punto non mi persuade: Magri
considera obbligata e positiva l'adesione incondizionata all'Unione
Sovietica, questione che, a distanza e visto l'esito, andrebbe discussa piu'
che egli non faccia, salvo la nota (che e' anche la piu' seria di Francois
Furet): il leninismo non ha "lasciato eredita'".
Su quel legame ci sarebbe molto da chiedersi. Non se schierarsi dall'altra
parte o restare neutrali nella guerra fredda; lo spazio di Tito in Italia
non c'era. Ma si poteva mantenere - almeno dopo la svolta all'est del '48 -
uno sguardo critico che, riannodando con gli anni Venti e con il pensiero di
Lenin sullo stato, tenesse aperta una problematica che gia' presentava i
suoi conti. Peggio di come e' andata non poteva andare; Togliatti era un
uomo accorto, non era scomunicabile, il suo partito era il piu' forte
d'occidente e aveva frontiere strategiche. E' che sperava ancora nell'Urss,
come Isaac Deutscher, ma sbagliava, come Deutscher. Il 1956, conseguenza del
'48-'49, segnava una spaccatura irrimediabile, non solo nell'estate polacca
e nell'insurrezione ungherese (forse meno diverse di quanto Magri ritenga)
ma nell'impossibilita' di Gomulka o Kadar di riannodare un qualsiasi filo
con le loro societa'.
E' vero che una critica al modello dell'est traspariva attraverso Gramsci,
ma anche a Gramsci dovettero sfuggire le dimensioni del disastro fino al
'34, quando Piero Sraffa pote' parlargliene senza testimoni. Di quel che si
dissero non sappiamo nulla. E non appare gran che, a distanza, la famosa
intervista di Togliatti su "Nuovi Argomenti" e tragico il suo "non sapevamo,
non potevamo sapere". Avrebbe aperto il discorso soltanto nel 1964, andando
piu' a fondo di Berlinguer nel 1981, nel memoriale che voleva discutere con
Krusciov. Ma in quegli stessi giorni mori'. Il solo che ebbe il coraggio di
pubblicare il memoriale fu Longo. Poi tutto si richiuse. E a Longo fu spesso
informalmente vicino Magri negli anni seguenti - quando la sua testimonianza
diventa diretta e, per cosi' dire, interna corporis.
Al centro stanno gli anni Sessanta. E' allora che si decide la successione a
Togliatti, e soprattutto che cosa deve essere il Pci quando il dopoguerra e'
finito, Kennedy sembra allentare la guerra fredda, la Chiesa si spalanca al
Vaticano II, l'avanzata del Pci nel 1963 fa piangere Moro, la crescita e'
trainata dall'edilizia, le automobili e gli elettrodomestici, il paese ha
cambiato composizione sociale con le grandi migrazioni e l'entrata delle
donne nell'industria, mentre radio e tv sono ancora piu' mezzo di
comunicazione che di spappolamento. E tutto questo in un crescere di popolo
convinto di avere dei diritti e deciso a conquistarli con le sue braccia, il
suo sindacato e il suo partito. Di questa, che e' la vera egemonia dei
comunisti, e' prova la proletarizzazione dei contadini che vanno al nord.
Sono loro a formare l'"operaio massa", sul quale disquisiremo assieme ai
francesi Andre' Gorz e Serge Mallet, la Cfdt piu' che la Cgt, agli inizi del
decennio.
Nel 1962, al Convegno sul capitalismo italiano del Gramsci si evidenziano
due ottiche, quella di Amendola e quella di Trentin e Magri, appoggiata da
Longo. Oggi Magri sottolinea i limiti delle posizioni difese anche da lui,
ma e' un fatto che per la prima volta viene contestata la tesi amendoliana
di un capitalismo italiano torpido e tendenzialmente fascista. Cosi' mentre
la Dc capisce la dimensione del cambiamento, si apre al Partito socialista,
e si affidera' d'ora in poi piu' a La Malfa che alla Coldiretti, il vertice
del Pci si limita a constatare "bene, ora passano i socialisti, domani
passiamo noi".
Cosi' mi accolse Botteghe Oscure nel 1963, e mi parve un umore delirante (se
formalmente contavo piu' di Lucio, ne sapevo di meno, salvo qualche
colloquio mattutino con Togliatti, che non era uomo da dire mezza parola
piu' che non volesse. E che mi calo' un fendente quando intervenni contro
Amendola su "Rinascita"). Ma, per grezze che fossero, le critiche alla linea
amendoliana non cessarono piu' e si andarono aggregando - Magri lo descrive
esattamente - in modo informale attorno a Ingrao, che e' tutto fuorche' un
capocorrente. Ad ogni modo il Pci al centrosinistra non aderisce e non
sabota. Ma Togliatti si e' appena spento che Amendola propone di cancellare
l'errore del congresso di Livorno e unificare Pci e Psi.
Inimmaginabile Togliatti vivente. Il Partito sobbalza, il gruppo dirigente
non approva ma non attacca. Amendola non paghera' alcun prezzo. Da allora
all'XI Congresso, due anni, il partito e' determinato a distruggere
qualsiasi alternativa al centrosinistra nel quale punta a inserirsi da una
posizione forte: Ingrao, che non non e' d'accordo, e' il bersaglio. Al
congresso Ingrao oppone all'unificazione fra Pci e Psi un coinvolgimento
delle sinistre dei partiti e dei sindacati e i movimenti sociali nonche' la
breccia aperta, piu' che nella Dc, fra i cattolici - solo possibile blocco
storico delle "riforme" di struttura. E termina con il diritto al dissenso,
accolto da un'immensa ovazione della sala e da un immenso gelo della
presidenza. Seguira' un fuoco di contestazioni, il suo isolamento e la
diaspora dei sospetti di ingraismo. Magri, non difeso da cariche elettive,
viene scaraventato fuori.
Oggi egli considera che e' stata la domanda di legittimare il dissenso a
riuscire indigeribile per le Botteghe Oscure. Ne dubito, il dissenso piu'
clamoroso era venuto da Amendola, e senza conseguenze per il reo. La
resistenza piu' spessa, come diranno gli anni seguenti, e' di linea. E
comportera' il progressivo perdere di peso di Longo.
Sul quale cadono due sessantotto, quello degli studenti e quello
cecoslovacco. Non e' vero che il Pci abbia favorito il primo, non fosse che
per la differenza radicale di cultura, ma e' vero che non lo ha attaccato.
Amendola e Sereni obiettano, ma le federazioni si sono aperte agli studenti
e Longo li riceve. L'anno seguente, quando esplode l'"autunno caldo" in
contenuti e forme del tutto fuori dalla tradizione del partito e del
sindacato, il Pci e' occupato nel cacciare "il manifesto", pratica che il
segretario avrebbe volentieri evitato. Gia' l'anno prima si erano dovuti
registrare molti voti contro le Tesi del XII congresso, in centro e in
periferia, e il districarsi malamente dall'intervento sovietico in
Cecoslovacchia. Ed e' con questo pretesto che "il manifesto" viene fatto
fuori. E' di Magri l'editoriale "Praga e' sola" nel settembre 1969 e saremo
radiati in capo a tre comitati centrali.
Magri spende poche parole sul "manifesto", ma senza di lui non sarebbe nato,
come senza Pintor non avremmo il giornale. Non credo per le divisioni e
amarezze che conoscemmo nel tempo: sono passati quarant'anni da quando fummo
messi fuori dal Pci e una trentina da quando alcuni di noi separarono il
giornale dal Pdup. Anni che non hanno risparmiato nessuno. La verita' e' che
gli iniziatori del "manifesto" sono stati sconfitti nell'essenziale: non ci
e' mai bastata la buona coscienza, volevamo cambiare il corso delle cose, e
la strada piu' percorribile sembrava quella di costringere, da dentro o da
fuori, il Pci a elaborare i fermenti del '68 e del '69; insomma indurvi un
cuneo profondo. Questo avrebbe salvato il comunismo da pesanti continuita' e
salvato dalla fragilita' e dalle derive le spinte del '68 e del '69. Magri
spero' che saremmo stati per il Pci come il Vietnam per gli Stati Uniti,
Pintor punto' sul quotidiano come la forma politica piu' capace di
penetrazione, i compagni spinsero per mietere un trionfo nelle elezioni del
'72. Non mietemmo trionfi, non dividemmo il Pci, non costruimmo fuori di
esso una grossa alternativa. Oggi Magri riconosce le ragioni di Natoli, che
si oppose a ogni accelerazione, insistendo perche' lavorassimo sui tempi
lunghi. Concordo. Ma avremmo dovuto essere assieme piu' compatti ed aperti.
Magri vide via via nel "manifesto" delle concessioni all'estremismo che
avrebbero impedito ogni ascolto nel Pci, io vedevo nel Pci un ostinato
chiudersi alle forze che dovevano esserne il blocco sociale moderno. Minacce
di intervento esterno erano ormai da escludere.
Sta di fatto che dagli anni Ottanta il Pci tracolla, nessuna sinistra fuori
di esso riesce a durare, "il manifesto" scivola verso la figura attuale di
libero giornale di diverse opinioni.
Poteva non andare cosi', sostiene Il sarto di Ulm. Anzi per quanto riguarda
il Pci, forse non e' andata cosi' fino alla morte di Berlinguer. Che aveva
accumulato molti errori, specie con il compromesso storico e la politica
dell'unita' nazionale, ma nel 1979 tento' una svolta di 180 gradi, e ne fu
impedito dalla maggioranza del gruppo dirigente. Magri rifiuta la tesi che
fa delle Brigate Rosse l'artefice del suo destino: uccidendo Moro avrebbero
precluso al Pci la strada al governo. Moro - egli ritiene - al governo non
ve l'avrebbe portato, ne' andarvi gli avrebbe evitato la crisi, che veniva
dal non intendere il mutare delle condizioni interne e internazionali. I
fatti parlano: se la scelta del '73 a lungo covata (e Il sarto di Ulm lo
documenta) era gia' "senza avvenire", l'astensione del 1976 al governo
Andreotti e' uno sbaglio rovinoso. Come la sordita' ai movimenti sociali,
anche piu' convulsi: per inaccettabili che fossero i gruppi armati,
bisognava chiedersi perche' si fossero formati allora. E che senso aveva
gettare sul '77, che rovinoso non era, l'accusa di diciannovismo?
Piu' grave e' nel Pci di allora la ormai insufficiente attrezzatura
intellettuale e il dubbio su di se'. Se si aggiunge che le scelte diventano
interamente di vertice e affidate a diplomazie segrete e snervanti, e'
chiaro che Berlinguer cerca di cambiar rotta fuori tempo massimo.
Volere o no una riflessione seria riporta al '64 e al '66. E il metodo
seguito da Magri - l'attenzione ai mutamenti internazionali, macroscopici
dal 1974 in poi, e alle condizioni interne, sociali e di governo - lo porta
a prenderne atto.
L'89 segna una conclusione, non un capovolgimento. Anche se egli cerca fino
all'ultimo i margini che eviterebbero la catastrofe: il documento del 1987,
in appendice al volume, poco prima della caduta del Muro, e' ancora una
proposta. Che non trova portatori, come non li trovera' la sua relazione ad
Arco, sulla quale Ingrao scarta. E comincia male la vicenda di Rifondazione
comunista.
La domanda che il suo lavoro induce e' fino a quando c'era realmente tempo e
se il materiale di cui era fatta la proposta di cambiamento non era
logorato. Lo era, risponderei oggi al compagno ed amico di tanto lavoro e
tante zuffe. E a me stessa. Magri no, pensa che non tutto era giocato, anche
se il suo giudizio su Berlinguer e' non meno definitivo del mio. Specie
sugli anni '70 e i guasti che vennero dal compromesso storico, al quale non
si oppose nessuno, salvo un Longo inascoltato, e c'e' chi lo difende ancora.
Il gruppo dirigente che blocco' il tardivo cambio di politica del segretario
nel '79 ne e' un frutto. Berlinguer che va ai cancelli della Fiat, in
appoggio a un movimento destinato a perdere, pare a me l'immagine di una
solitudine. Sbagli, oppone Magri, era determinato; e non aveva con se' Lama
ma la base popolare del partito. E la leva giovane? Gli Occhetto? Obietto.
Cosi' continua fra noi la discussione di una vita.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 968 del 9 ottobre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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