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Minime. 968
- Subject: Minime. 968
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 9 Oct 2009 01:03:58 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 968 del 9 ottobre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Contro la guerra, contro il razzismo 2. "Azione nonviolenta" di ottobre 3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 4. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 5. Cosa fare 6. Giuliana Sgrena intervista Malalai Joya 7. Alessandro Lanni intervista Martha Nussbaum 8. Rossana Rossanda presenta "Il sarto di Ulm" di Lucio Magri 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. CONTRO LA GUERRA, CONTRO IL RAZZISMO Salvare le vite, promuovere la convivenza: e' questo il fine delle leggi. Si dimetta il governo della guerra e del razzismo, si dimetta il governo del delirio autocratico e del colpo di stato. 2. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI OTTOBRE [Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: an at nonviolenti.org) riceviamo e diffodniamo] E' uscito il numero di ottobre 2009 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. In questo numero: Il nostro 2 ottobre, di Mao Valpiana; Vicenza e Kabul sono citta' sempre piu' vicine. Andata e ritorno dei soldati americani in guerra, di Antonio Mazzeo; Al Dal Molin sono iniziati i lavori. Un digiuno per la pace, senza sosta, di Preti per la pace di Vicenza; La scuola non e' una caserma. Discuto gli ordini della Gelmini, di Simonetta Salacone; Vogliono cacciare la nonviolenza fuori dall'Universita' italiana, di Rocco Altieri; Dopo il terremoto de L'Aquila, arrivano la mafia e il malaffare, di Alessio Di Florio; Salvare la democrazia dalla dittatura della maggioranza, di Enrico Peyretti; Don Primo Mazzolari ricorda Gandhi alla luce della propria fede cristiana, a cura di Anselmo Palini; La scelta morale di un'alimentazione che non comporta sofferenza animale, di Antonio Vigilante; Seguivo mio marito che seguiva Gandhi, poi ho capito che dovevo liberare me stessa, a cura di Wilma Massucco. Le rubriche: Educazione. Gli osservatori volontari in un mondo di ciechi, a cura di Pasquale Pugliese; Musica. Il premio "Voci per la liberta'", a cura di Paolo Predieri; Economia. Se "gratti" e vinci, ti mando a lavorare, a cura di Paolo Macina; Per esempio. La forza delle parole gentili, a cura di Maria G. Di Rienzo; Giovani. Mettersi in gioco per incontrare l'altro, a cura di Elisabetta Albesano; Libri. Cristo o Hitler?, a cura di Sergio Albesano; Lettere. Progettare insieme l'alternativa, di Francesco Gesualdi; Il Calice. Il silenzio..., di Christoph Baker. In copertina: Sognando la missione di pace. In seconda: L'indice. In terza di copertina: Materiale disponibile. In ultima: L'ultima di Biani, C'e' un lodo anche per noi? Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". 3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 4. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 5. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 6. RIFLESSIONE. GIULIANA SGRENA INTERVISTA MALALAI JOYA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 ottobre 2009 col titolo "Intervista. Le truppe occidentali sostengono un governo corrotto a Kabul" e il sommario "Afghanistan. Parla Malalai Joya, deputata espulsa dal parlamento per le accuse ai criminali di guerra: Le elezioni non sono democratiche"] Incontriamo Malalai Joya, deputata espulsa dal parlamento afghano nel 2007 perche' aveva osato denunciare i "signori della guerra" che ne fanno parte, a Firenze. E' stata eletta a Farah, zona ora controllata dalle truppe italiane, dove ha creato l'ong "Organization of promoting Afghan women's capabilities" per promuovere i diritti delle donne e dei bambini. Subisce continue minacce di morte, la stanchezza e' visibile sul suo viso, ma appena comincia a parlare tira fuori tutta la sua grinta. "In Afghanistan il potere non e' nelle mani di chi vota, ma di chi conta i voti", ci dice, a commento delle elezioni presidenziali di agosto. "Non si tratta di elezioni democratiche. La Costituzione esclude la candidatura di chi si e' macchiato di crimini, e invece noti criminali di guerra erano candidati alla presidenza o alla vicepresidenza o comunque sostenevano Hamid Karzai, come Dostum. In corsa c'era anche un comandante taleban (mullah Salam Rocketi, ndr), ora considerato un 'moderato'. L'unico candidato democratico era Ramazan Bashardot (ex-ministro della pianificazione costretto a dimettersi dopo aver denunciato la corruzione del governo, ndr). Karzai e' l'uomo dell'occidente e sara' presidente. E se ci fosse un ballottaggio la gente non andrebbe piu' a votare. Non si porta la democrazia con le armi. Si vuole mantenere l'instabilita' per restare in Afghanistan. E ora Obama vuole mandare piu' truppe, che vorra' dire piu' guerra e piu' conflitto". * - Giuliana Sgrena: Qual e' la soluzione? In passato, le donne afghane ci hanno detto di non abbandonarle ai nemici interni, i fondamentalisti. Pensi che sia ancora possibile pensare a un tipo di intervento internazionale diverso? - Malalai Joya: Siamo stretti tra due nemici, uno esterno e uno interno, da una parte l'occupazione e dall'altro i taleban e l'Alleanza del nord. Preferiamo averne uno solo. In Afghanistan sta crescendo un movimento di resistenza fatto di uomini e donne. Il problema e' che all'estero non si conosce davvero cosa succede in Afghanistan, non si dice che le forze di occupazione uccidono centinaia di civili, che usano fosforo bianco e cluster bomb. * - Giuliana Sgrena: Di recente sono stati uccisi sei soldati italiani a Kabul... - Malalai Joya: Esprimo il mio cordoglio alle famiglie, anche loro sono vittime di questa guerra: sono i governi che li mandano a uccidere civili. Il governo italiano ha seguito la scelta sbagliata degli Stati Uniti. Tutte le truppe straniere devono lasciare l'Afghanistan, hanno gia' speso molti soldi e vite umane per difendere il governo corrotto di Karzai. Nel futuro sara' sempre peggio. Se le truppe non se ne vanno saranno costrette ad andarsene. Solo una nazione che si libera da sola potra' essere veramente libera. * - Giuliana Sgrena: Cosa chiedete alla comunita' internazionale? - Malalai Joya: Innanzitutto la fine dell'occupazione, poi di non armare piu' l'Alleanza del nord, impedire interferenze dei paesi confinanti e sostenere i democratici, soprattutto nel campo educativo. Oggi 6 milioni di bambini non hanno accesso all'istruzione. Tutti i soldi della comunita' internazionale sono stati sperperati nelle mani dei corrotti che governano il paese e non sono stati usati per migliorare le condizioni di vita della popolazione. * - Giuliana Sgrena: Da poco e' stato varato il codice di famiglia sciita, che nella versione precedente legittimava lo stupro in famiglia, e aveva suscitato proteste internazionali. - Malalai Joya: La nuova versione cambia alcune parole ma la sostanza e' rimasta, la donna non puo' sottrarsi alle richieste di rapporti sessuali del marito altrimenti puo' essere privata del mantenimento, cibo compreso. Ma anche per le donne sunnite la situazione e' terribile. E tutto questo avviene sotto gli occhi delle truppe e della comunita' internazionale. 7. RIFLESSIONE. ALESSANDRO LANNI INTERVISTA MARTHA NUSSBAUM [Dal quotidiano "La Repubblica" dell'8 ottobre 2009 col titolo "Tremate le streghe son tornate" e il sommario "Il femminismo non e' morto Gli Usa restano un paese sessista, ma molte speranze sono affidate a persone come Sonia Gandhi. Parla la filosofa Martha Nussbaum: La leader indiana e' un'oratrice magnifica. E si schiera con i poveri e gli emarginati. Anticipiamo parte di un'intervista a Martha Nussbaum che compare sul nuovo numero di 'Reset' in libreria in questi giorni"] Il femminismo non e' morto. Anzi, per molti versi ha vinto numerose battaglie negli ultimi decenni. Ma ora e' tempo che cambi marcia e registro. Meno ideologia e nuovi obiettivi dettati da un mondo trasformato. Martha Nussbaum, filosofa della politica tra le piu' note ed esponente storica del movimento femminista, con realismo vede il bicchiere delle conquiste delle donne riempito per meta'. E' ora, spiega in questa intervista, di colmare il gap e soprattutto la politica e' il campo nel quale c'e' piu' da fare. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia e' Liberta' di coscienza e religione (il Mulino). Nel febbraio del prossimo anno uscira' From Disgust to Humanity: Sexual Orientation and Constitutional Law. "In ogni area delle nostre vite - spiega Nussbaum - il femminismo ha realizzato progressi. Eccetto che nella politica". Senza arrivare alle degenerazioni dell'Italia ("Berlusconi e' un vostro problema", dice) e malgrado si siano imposte negli ultimi mesi figure carismatiche come Michelle Obama e Hillary Clinton, anche negli Usa il numero delle donne in politica rimane lo stesso di quello degli anni Sessanta. Nel nuovo orizzonte multiculturale nuove figure di donne politiche devono nascere, capaci di unire e non di dividere, magari al modo di una donna che Martha Nussbaum conosce bene: Sonia Gandhi. * - Alessandro Lanni: Il femminismo per il XXI secolo e' alla ricerca di nuove idee e di nuove icone. Sonia Gandhi puo' essere un modello globale per le donne in politica? - Martha Nussbaum: Sonia Gandhi - e prima di lei Indira - ha raggiunto il potere grazie alla famiglia. Nessuno lo puo' negare. Entrambe, tuttavia, hanno dimostrato di essere leader incredibilmente competenti. Indira puo' essere criticata perche' non ha tenuto conto abbastanza dei diritti civili. Ma Sonia ha imparato dagli errori di sua suocera, non ne ha ne' lo stile arroccato ne' le paranoie. * - Alessandro Lanni: In cosa e' originale Sonia? - Martha Nussbaum: E' contenta di condividere il potere e anche di cederlo. La sua decisione di farsi da parte e non essere Primo ministro nel 2004 e' stata nobile e anche molto utile all'India. Insieme a Manmohan Singh sono un ottimo team: lui governa dal centro, lei si occupa degli interessi dei poveri e degli emarginati. Singh non e' certo un politico carismatico, per questo e' fondamentale che Sonia sia un'oratrice magnifica e abbia un'abilita' particolare nell'entrare in contatto con la gente normale e comprenderne le esigenze. * - Alessandro Lanni: In questo momento nell'Unione Europea c'e' solo un leader politico donna, Angela Merkel, un po' poco, non trova? - Martha Nussbaum: E' vero, senza contare il presidente della Finlandia che non e' Primo ministro ma ha un potere considerevole. Pero' e' anche vero che Inghilterra, Polonia, Norvegia, Finlandia e Francia hanno avuto donne capo di Stato, come Canada, Nuova Zelanda, Pakistan, India, Bangladesh, Turchia, Israele, Sry Lanka, Filippine, Mongolia, Argentina, Islanda, Rwanda, Burundi, Bermuda, Mozambico, Giamaica, Nicaragua, Repubblica dominicana, Malta e Liberia. Non e' poco. * - Alessandro Lanni: E gli Stati Uniti? - Martha Nussbaum: Me lo chiedo spesso. Perche' siamo cosi' indietro rispetto a molti altri paesi. Certamente per una donna e' piu' semplice arrivare al potere in un sistema parlamentare piuttosto che in uno come il nostro, nel quale il presidente deve compiere una gara di popolarita'. Ma gli Usa rimangono uno Stato tra i piu' sessisti al mondo, nel quale sono messe in discussione le capacita' di leadership delle donne. * - Alessandro Lanni: Il movimento femminista sembra aver perso la spinta che aveva in passato. Si e' esaurito un modello di lotta politica? - Martha Nussbaum: Non credo che il femminismo sia esaurito. Se si guarda ai dati, nel mondo c'e' un enorme miglioramento nell'istruzione femminile, nella salute delle donne, nella riduzione della mortalita' per parto. Ovviamente, esistono ancora grandi problemi. Per esempio, l'amniocentesi ha provocato una crescita degli aborti selettivi in molte nazioni. Esistono ancora molte battaglie da combattere. In numerose nazioni, le leggi sullo stupro e sulla violenza domestica sono inadeguate, addirittura piu' di quanto lo erano qualche anno fa. Tuttavia, l'opposizione alla discriminazione sessuale, alle molestie nei luoghi di lavoro ha prodotto un sensibile cambiamento nelle leggi e nella vita stessa. * - Alessandro Lanni: Parliamo di donne e religione. Un fronte relativamente nuovo per il femminismo e' l'ingresso delle donne in posizioni di potere nelle grandi fedi. - Martha Nussbaum: Anche in questo ambito ci sono dei recenti cambiamenti negli Stati Uniti. Piu' del 50 per cento dei rabbini riformati ora sono donne. Il vescovo a capo della Chiesa anglicana degli Usa e' una donna. Il clero femminile superera' presto quello maschile in ogni religione esclusa la Chiesa cattolica, nella quale il rifiuto per le donne prete sta portando a una crisi, per la quale i ragazzi americani non vogliono piu' prendere i voti e tutti i nuovi sacerdoti arrivano da Africa e Sud America e sono fuori dal contesto della societa' Usa. Cosi', ogni Chiesa che vuole per se' un futuro sano farebbe bene a coinvolgere le donne! * - Alessandro Lanni: Insomma, il gender gap lentamente si sta riducendo anche negli Usa. - Martha Nussbaum: Oggi gli studenti di legge sono negli Usa per meta' donne. In ogni area delle nostre vite il femminismo ha realizzato progressi. Quando ero studentessa nelle universita' dell'Ivy League non c'era neanche un preside donna. Ora sono la maggioranza: Princeton, Penn, Harvard, Brown. Un cambiamento c'e' stato ovunque eccetto che nella politica. Si pensi che ci sono solo poche senatrici in piu' rispetto al passato e che non ci sono mai state piu' di due donne tra i nove membri della Corte suprema e, naturalmente, non c'e' mai stata una presidente o una vicepresidente del mio paese. 8. LIBRI. ROSSANA ROSSANDA PRESENTA "IL SARTO DI ULM" DI LUCIO MAGRI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 ottobre 2009 col titolo "Le lontane radici del declino. Appuntamenti mancati" e il sommario "La parabola della sinistra dallo scontro nell'XI congresso al Sessantotto, al compromesso storico di Enrico Berlinguer, quando il maggior partito della classe operaia chiude gli occhi sulla societa' italiana, aprendo cosi' la strada al suo scioglimento. Il sarto di Ulm di Lucio Magri, diario di una crisi tra passato e presente"] Il sarto di Ulm di Lucio Magri (Saggiatore, pp. 442, euro 18) e' una riflessione seria e serrata, forse la prima, sulle scelte che hanno guidato il Pci dalla seconda guerra mondiale sino alla fine. Volontaria. Altro sarebbe stato imporsi nell'89 una riflessione di fondo su di se', altro dichiarare la liquidazione. Magri ne cerca le cause nella problematica che si apriva negli anni Sessanta e nelle divisioni del gruppo dirigente davanti ad essa. Questa e' la tesi de Il sarto di Ulm. Lucio Magri e' una figura singolare. Era entrato nel Pci negli anni Cinquanta, poco piu' che ventenne, alle spalle l'esperienza della gioventu' democristiana a Bergamo, assieme a Chiarante, nella temperie dei Dossetti e soprattutto di Franco Rodano, figura atipica di cattolico acuto e fuori dei ranghi. Viene accolto nella segretaria di Bergamo e poi nel regionale lombardo, e di la' scendera' a Botteghe Oscure. Quando entra nel Pci molto e' avvenuto dal 1945. L'Italia ha avuto una grande resistenza, nessun tribunale alleato ha processato i suoi crimini di guerra, il Pci ha partecipato da una posizione forte alla Costituente, il piu' della ricostruzione e' stato fatto, e anche del partito. Era ancora sotto botta per il 18 aprile, quando un folle attenta alla vita di Togliatti. Attentato che suona, e non era, comandato dal governo, gli operai occupano le fabbriche in uno sciopero generale illimitato. Togliatti e Longo ordinano il ritorno al lavoro. Il furore di quella massa di operai e' qualcosa che chi l'ha vissuta non scordera': non era la conclusione di una protesta ma la dura introiezione d'un limite che non si sarebbe potuto superare. Togliatti lo subiva o ne profitto'? I fatti militano per la seconda ipotesi. Perche' su di esso - obbligato dai rapporti di forza mondiali, e confermato dall'infelice guerriglia greca - fondava la scelta del partito nuovo e lo innestava del "genoma gramsciano". E' il tema della prima parte del volume; l'analisi di Magri e' persuasiva. Anche se si puo' discutere su Gramsci, e non per le speculazioni sulla prima edizione delle opere che - Magri ha ragione - rese accessibili i "Quaderni", ma per la curvatura del gramscismo assunta dal partito, la lunga sottovalutazione della "sovrastruttura" avendo indotto all'offuscamento della "struttura", sbrigativamente definita "economicismo". E si potrebbe discutere sul governo interrotto nel 1947, che Magri non conobbe se non per quanto si rifletteva nella Democrazia Cristiana, alla quale oggi l'Istituto Gramsci preferirebbe che il Pci si fosse alleato da subito - ipotesi fantasiosa. E sulla Costituente, nella quale le scelte comuniste sull'art. 7 fecero chiasso, mentre sulla pochezza delle proposte sul terreno economico non si sollevo' sopracciglio alcuno. L'interpretazione che Magri ne da' nel 2009 e', grosso modo, quella che il Partito dette di se' con alcune sfumature critiche. Ne esce rafforzata, rispetto al giudizio che formulammo negli anni '70, la figura di Togliatti nella costruzione di un partito diverso da quello leninista, mirato a un rivoluzionamento dei rapporti sociali e "utilmente costretto" alla legalita'. Non e' un paradosso. Soltanto un punto non mi persuade: Magri considera obbligata e positiva l'adesione incondizionata all'Unione Sovietica, questione che, a distanza e visto l'esito, andrebbe discussa piu' che egli non faccia, salvo la nota (che e' anche la piu' seria di Francois Furet): il leninismo non ha "lasciato eredita'". Su quel legame ci sarebbe molto da chiedersi. Non se schierarsi dall'altra parte o restare neutrali nella guerra fredda; lo spazio di Tito in Italia non c'era. Ma si poteva mantenere - almeno dopo la svolta all'est del '48 - uno sguardo critico che, riannodando con gli anni Venti e con il pensiero di Lenin sullo stato, tenesse aperta una problematica che gia' presentava i suoi conti. Peggio di come e' andata non poteva andare; Togliatti era un uomo accorto, non era scomunicabile, il suo partito era il piu' forte d'occidente e aveva frontiere strategiche. E' che sperava ancora nell'Urss, come Isaac Deutscher, ma sbagliava, come Deutscher. Il 1956, conseguenza del '48-'49, segnava una spaccatura irrimediabile, non solo nell'estate polacca e nell'insurrezione ungherese (forse meno diverse di quanto Magri ritenga) ma nell'impossibilita' di Gomulka o Kadar di riannodare un qualsiasi filo con le loro societa'. E' vero che una critica al modello dell'est traspariva attraverso Gramsci, ma anche a Gramsci dovettero sfuggire le dimensioni del disastro fino al '34, quando Piero Sraffa pote' parlargliene senza testimoni. Di quel che si dissero non sappiamo nulla. E non appare gran che, a distanza, la famosa intervista di Togliatti su "Nuovi Argomenti" e tragico il suo "non sapevamo, non potevamo sapere". Avrebbe aperto il discorso soltanto nel 1964, andando piu' a fondo di Berlinguer nel 1981, nel memoriale che voleva discutere con Krusciov. Ma in quegli stessi giorni mori'. Il solo che ebbe il coraggio di pubblicare il memoriale fu Longo. Poi tutto si richiuse. E a Longo fu spesso informalmente vicino Magri negli anni seguenti - quando la sua testimonianza diventa diretta e, per cosi' dire, interna corporis. Al centro stanno gli anni Sessanta. E' allora che si decide la successione a Togliatti, e soprattutto che cosa deve essere il Pci quando il dopoguerra e' finito, Kennedy sembra allentare la guerra fredda, la Chiesa si spalanca al Vaticano II, l'avanzata del Pci nel 1963 fa piangere Moro, la crescita e' trainata dall'edilizia, le automobili e gli elettrodomestici, il paese ha cambiato composizione sociale con le grandi migrazioni e l'entrata delle donne nell'industria, mentre radio e tv sono ancora piu' mezzo di comunicazione che di spappolamento. E tutto questo in un crescere di popolo convinto di avere dei diritti e deciso a conquistarli con le sue braccia, il suo sindacato e il suo partito. Di questa, che e' la vera egemonia dei comunisti, e' prova la proletarizzazione dei contadini che vanno al nord. Sono loro a formare l'"operaio massa", sul quale disquisiremo assieme ai francesi Andre' Gorz e Serge Mallet, la Cfdt piu' che la Cgt, agli inizi del decennio. Nel 1962, al Convegno sul capitalismo italiano del Gramsci si evidenziano due ottiche, quella di Amendola e quella di Trentin e Magri, appoggiata da Longo. Oggi Magri sottolinea i limiti delle posizioni difese anche da lui, ma e' un fatto che per la prima volta viene contestata la tesi amendoliana di un capitalismo italiano torpido e tendenzialmente fascista. Cosi' mentre la Dc capisce la dimensione del cambiamento, si apre al Partito socialista, e si affidera' d'ora in poi piu' a La Malfa che alla Coldiretti, il vertice del Pci si limita a constatare "bene, ora passano i socialisti, domani passiamo noi". Cosi' mi accolse Botteghe Oscure nel 1963, e mi parve un umore delirante (se formalmente contavo piu' di Lucio, ne sapevo di meno, salvo qualche colloquio mattutino con Togliatti, che non era uomo da dire mezza parola piu' che non volesse. E che mi calo' un fendente quando intervenni contro Amendola su "Rinascita"). Ma, per grezze che fossero, le critiche alla linea amendoliana non cessarono piu' e si andarono aggregando - Magri lo descrive esattamente - in modo informale attorno a Ingrao, che e' tutto fuorche' un capocorrente. Ad ogni modo il Pci al centrosinistra non aderisce e non sabota. Ma Togliatti si e' appena spento che Amendola propone di cancellare l'errore del congresso di Livorno e unificare Pci e Psi. Inimmaginabile Togliatti vivente. Il Partito sobbalza, il gruppo dirigente non approva ma non attacca. Amendola non paghera' alcun prezzo. Da allora all'XI Congresso, due anni, il partito e' determinato a distruggere qualsiasi alternativa al centrosinistra nel quale punta a inserirsi da una posizione forte: Ingrao, che non non e' d'accordo, e' il bersaglio. Al congresso Ingrao oppone all'unificazione fra Pci e Psi un coinvolgimento delle sinistre dei partiti e dei sindacati e i movimenti sociali nonche' la breccia aperta, piu' che nella Dc, fra i cattolici - solo possibile blocco storico delle "riforme" di struttura. E termina con il diritto al dissenso, accolto da un'immensa ovazione della sala e da un immenso gelo della presidenza. Seguira' un fuoco di contestazioni, il suo isolamento e la diaspora dei sospetti di ingraismo. Magri, non difeso da cariche elettive, viene scaraventato fuori. Oggi egli considera che e' stata la domanda di legittimare il dissenso a riuscire indigeribile per le Botteghe Oscure. Ne dubito, il dissenso piu' clamoroso era venuto da Amendola, e senza conseguenze per il reo. La resistenza piu' spessa, come diranno gli anni seguenti, e' di linea. E comportera' il progressivo perdere di peso di Longo. Sul quale cadono due sessantotto, quello degli studenti e quello cecoslovacco. Non e' vero che il Pci abbia favorito il primo, non fosse che per la differenza radicale di cultura, ma e' vero che non lo ha attaccato. Amendola e Sereni obiettano, ma le federazioni si sono aperte agli studenti e Longo li riceve. L'anno seguente, quando esplode l'"autunno caldo" in contenuti e forme del tutto fuori dalla tradizione del partito e del sindacato, il Pci e' occupato nel cacciare "il manifesto", pratica che il segretario avrebbe volentieri evitato. Gia' l'anno prima si erano dovuti registrare molti voti contro le Tesi del XII congresso, in centro e in periferia, e il districarsi malamente dall'intervento sovietico in Cecoslovacchia. Ed e' con questo pretesto che "il manifesto" viene fatto fuori. E' di Magri l'editoriale "Praga e' sola" nel settembre 1969 e saremo radiati in capo a tre comitati centrali. Magri spende poche parole sul "manifesto", ma senza di lui non sarebbe nato, come senza Pintor non avremmo il giornale. Non credo per le divisioni e amarezze che conoscemmo nel tempo: sono passati quarant'anni da quando fummo messi fuori dal Pci e una trentina da quando alcuni di noi separarono il giornale dal Pdup. Anni che non hanno risparmiato nessuno. La verita' e' che gli iniziatori del "manifesto" sono stati sconfitti nell'essenziale: non ci e' mai bastata la buona coscienza, volevamo cambiare il corso delle cose, e la strada piu' percorribile sembrava quella di costringere, da dentro o da fuori, il Pci a elaborare i fermenti del '68 e del '69; insomma indurvi un cuneo profondo. Questo avrebbe salvato il comunismo da pesanti continuita' e salvato dalla fragilita' e dalle derive le spinte del '68 e del '69. Magri spero' che saremmo stati per il Pci come il Vietnam per gli Stati Uniti, Pintor punto' sul quotidiano come la forma politica piu' capace di penetrazione, i compagni spinsero per mietere un trionfo nelle elezioni del '72. Non mietemmo trionfi, non dividemmo il Pci, non costruimmo fuori di esso una grossa alternativa. Oggi Magri riconosce le ragioni di Natoli, che si oppose a ogni accelerazione, insistendo perche' lavorassimo sui tempi lunghi. Concordo. Ma avremmo dovuto essere assieme piu' compatti ed aperti. Magri vide via via nel "manifesto" delle concessioni all'estremismo che avrebbero impedito ogni ascolto nel Pci, io vedevo nel Pci un ostinato chiudersi alle forze che dovevano esserne il blocco sociale moderno. Minacce di intervento esterno erano ormai da escludere. Sta di fatto che dagli anni Ottanta il Pci tracolla, nessuna sinistra fuori di esso riesce a durare, "il manifesto" scivola verso la figura attuale di libero giornale di diverse opinioni. Poteva non andare cosi', sostiene Il sarto di Ulm. Anzi per quanto riguarda il Pci, forse non e' andata cosi' fino alla morte di Berlinguer. Che aveva accumulato molti errori, specie con il compromesso storico e la politica dell'unita' nazionale, ma nel 1979 tento' una svolta di 180 gradi, e ne fu impedito dalla maggioranza del gruppo dirigente. Magri rifiuta la tesi che fa delle Brigate Rosse l'artefice del suo destino: uccidendo Moro avrebbero precluso al Pci la strada al governo. Moro - egli ritiene - al governo non ve l'avrebbe portato, ne' andarvi gli avrebbe evitato la crisi, che veniva dal non intendere il mutare delle condizioni interne e internazionali. I fatti parlano: se la scelta del '73 a lungo covata (e Il sarto di Ulm lo documenta) era gia' "senza avvenire", l'astensione del 1976 al governo Andreotti e' uno sbaglio rovinoso. Come la sordita' ai movimenti sociali, anche piu' convulsi: per inaccettabili che fossero i gruppi armati, bisognava chiedersi perche' si fossero formati allora. E che senso aveva gettare sul '77, che rovinoso non era, l'accusa di diciannovismo? Piu' grave e' nel Pci di allora la ormai insufficiente attrezzatura intellettuale e il dubbio su di se'. Se si aggiunge che le scelte diventano interamente di vertice e affidate a diplomazie segrete e snervanti, e' chiaro che Berlinguer cerca di cambiar rotta fuori tempo massimo. Volere o no una riflessione seria riporta al '64 e al '66. E il metodo seguito da Magri - l'attenzione ai mutamenti internazionali, macroscopici dal 1974 in poi, e alle condizioni interne, sociali e di governo - lo porta a prenderne atto. L'89 segna una conclusione, non un capovolgimento. Anche se egli cerca fino all'ultimo i margini che eviterebbero la catastrofe: il documento del 1987, in appendice al volume, poco prima della caduta del Muro, e' ancora una proposta. Che non trova portatori, come non li trovera' la sua relazione ad Arco, sulla quale Ingrao scarta. E comincia male la vicenda di Rifondazione comunista. La domanda che il suo lavoro induce e' fino a quando c'era realmente tempo e se il materiale di cui era fatta la proposta di cambiamento non era logorato. Lo era, risponderei oggi al compagno ed amico di tanto lavoro e tante zuffe. E a me stessa. Magri no, pensa che non tutto era giocato, anche se il suo giudizio su Berlinguer e' non meno definitivo del mio. Specie sugli anni '70 e i guasti che vennero dal compromesso storico, al quale non si oppose nessuno, salvo un Longo inascoltato, e c'e' chi lo difende ancora. Il gruppo dirigente che blocco' il tardivo cambio di politica del segretario nel '79 ne e' un frutto. Berlinguer che va ai cancelli della Fiat, in appoggio a un movimento destinato a perdere, pare a me l'immagine di una solitudine. Sbagli, oppone Magri, era determinato; e non aveva con se' Lama ma la base popolare del partito. E la leva giovane? Gli Occhetto? Obietto. Cosi' continua fra noi la discussione di una vita. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 968 del 9 ottobre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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