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Nonviolenza. Femminile plurale. 281
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 281
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 8 Oct 2009 11:18:16 +0200
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 281 dell'8 ottobre 2009 In questo numero: 1. Cettina Militello intervista Lina Boff (2002) 2. Edoarda Masi: Cina, la cultura e la politica 1. RIFLESSIONE. CETTINA MILITELLO INTERVISTA LINA BOFF (2002) [Da "Vita pastorale", n. 4, aprile 2002, col titolo "Intervista alla teologa brasiliana Lina Boff. Per noi donne solo sei sacramenti" e il sommario "La religiosa, di origine italiana, non risparmia le critiche alle istituzioni. In un Paese tormentato da poverta' e violenza, lei divide la passione per la teologia con quella per i diritti civili. L'amore per la giustizia, insegnatole dal padre, e il rapporto con i fratelli Leonardo e Clodovis"] Il nome dei Boff e' noto nel mondo della teologia. Ho letto con ammirata attenzione Il volto materno di Dio (Queriniana, Brescia 1981) di Leonardo, che ha avuto piu' volte gli onori (indesiderati) della cronaca ecclesiale. Nella storia di questo francescano, fedele al suo ordine anche nel massimalismo mariano, ha costituito la pietra d'inciampo non tanto la mariologia quanto l'ecclesiologia. La questione ecclesiologica ha toccato anche il fratello Clodovis, frate tra i Servi di Maria. La parabola di Leonardo si e' avviata alle conclusioni che sappiamo dopo una vicenda lunga e sofferta. Piu' mite e defilato, Clodovis insegna teologia e mi e' collega alla Pontificia facolta' teologica "Marianum". Dei tre fratelli teologi, ho conosciuto Lina per ultima. Ed e' toccato a me, cosi' lontana, dare un parere sul suo passaggio a docente stabile. Da ultimo e' stata in Italia in occasione del Congresso mariologico-mariano internazionale del settembre 2000 il cui tema era "Maria e la Trinita'". Lina ha studiato presso le Serve di Maria Riparatrice; delle quali posso testimoniare lo sforzo nella ricerca di modelli innovativi sulle questioni attinenti il "genere". I Servi di Maria onorano "nostra Donna" senza eluderne la femminilita'. Per questa ragione al Marianum e' stata di recente istituita la cattedra "Donna e cristianesimo". Per vie proprie, e per contagio, anche le Serve si sono fatte attente all'identita' femminile. Lina Boff divide la passione per la teologia con quella dei diritti civili ed ecclesiali degli individui. Alle mie domande ha risposto in un italo-brasiliano asciutto e aspro che nei limiti del possibile ho lasciato intatto. Traspare un mondo assai diverso dal nostro, una situazione di lacerazione e di frontiera che e' difficile percepire non avendone fatto esperienza. Le espressioni forti della Boff vanno ricondotte ai contesti sociali, di cui parlo a parte. Lina, prossima e lontana insieme ai suoi due fratelli, fa la teologa in una zona di frontiera. A me pare che assecondi e alimenti la speranza e che da lei, come da altre donne coraggiose, passi il futuro della fede. * - Cettina Militello: Lina, che cosa ti ha spinta a studiare teologia? - Lina Boff: Un dono interiore, che ho interpretato come chiamata speciale di Dio. Ma anche la mia insoddisfazione per le modalita' in cui si traduce la vita religiosa. Trovo in essa un eccesso di istituzionalita', che fa perdere di vista il nocciolo. Non ho trovato risposta alle mie domande insegnando lettere e nemmeno impegnandomi nella scienza pedagogica. * - Cettina Militello: Sembra che non tutto sia stato conforme alle tue aspettative... - Lina Boff: L'essere religiosa mi ha consentito di fare molteplici esperienze e di arrivare nel profondo di me stessa. Questo e' il positivo. Ma per spingermi sino in fondo ho dovuto oltrepassare l'orizzonte proposto dall'assetto istituzionale. Il progetto della vita religiosa e' molto piu' ampio di quello che si vive e si fa. Per me qualsiasi vocazione dev'essere dinamica; deve implicare un cammino in avanti. Questo mi sono riproposta in ogni mia scelta e da suora non ho cambiato idea. Ma scegliere di camminare in avanti, per chi vive in un'istituzione, e' scomodo. Non solo non la si considera una scelta profetica, ma addirittura la si avverte come un disturbo. La teologia mi ha aiutata a non fermarmi, anche se devo pagare sulla pelle quello che ho scelto di fare come adeguamento al progetto di Dio. Non vedo che senso possa avere l'appartenere a una congregazione senza il coraggio di andare sempre avanti. * - Cettina Militello: Alle spalle c'e' la storia personale. La tua famiglia e' di origine italiana... - Lina Boff: Si', italiani emigrati dall'Austria (Rech, Boff) i parenti di mio padre e dal Veneto (Fontana, Poletto) quelli di mia madre. Il veneto e' stata la nostra prima lingua. Eravamo in 11: 6 sorelle e 5 fratelli! I miei fratelli Clodovis e Leonardo si sono fatti frati, io Serva di Maria. Allora l'unica possibilita', per far studiare tanti figli, era il seminario o l'internato presso le suore. Eravamo nati in campagna. Mio padre, ex-allievo dei Gesuiti, era insegnante a San Leopoldo nello Stato di Rio Grande del Sud. Lo definirei un filosofo. Ha fondato una biblioteca popolare per la gente del villaggio. Mio padre si chiamava Planalto, era un intellettuale, sempre pronto a pensare; pero' attento ai problemi sociali. Prendeva le difese della gente di colore che abitava vicino a un fiume. Era considerato una sorta di difensore pubblico. Veniva da lui la povera gente. Papa' li riceveva in casa e li difendeva dai commercianti. Si impegnava a loro favore. La mamma temeva di perdere il marito. * - Cettina Militello: Aveva ragione ad aver paura? - Lina Boff: Si'. Una notte papa' tardava a tornare a casa e la mamma piangeva perche' temeva che lo avessero ammazzato. Proprio quella notte lui corse questo rischio. Essendosi accorto della complicita' di un amico, suo "compare", gli disse: "Ma anche tu, compare Argenton, sei contro di me?". * - Cettina Militello: Parlami di tua madre... - Lina Boff: Mamma coltivava un campo per il nostro fabbisogno. Noi figli, nelle vacanze, lavoravamo con lei per vivere. Avevamo una mucca, due o tre porcellini, le galline, un cavallo per trasportare cio' che serviva a mantenerci e che ci portava avanti e indietro dalla campagna (roca, in portoghese). Salivamo anche in sei su questo cavallo che si chiamava Baio. Alla sera, al chiaro di luna, la mamma ci insegnava a cantare a due e tre voci. Ci raccontava il suo fidanzamento con papa', le lettere appassionate e romantiche che riceveva senza saperle leggere. Ma aveva un fratello che leggeva per lei, il nostro caro zio Aurelio Fontana, morto da poco. La mamma era indipendente da papa' per tutto quello che si riferiva all'amministrazione della casa, il sostentamento di tutta la famiglia, la salute di ognuno, e anche per le scelte che si dovevano fare per il nostro futuro. Il posto per studiare e i libri erano compito di nostro padre. * - Cettina Militello: E voi figli? - Lina Boff: Eravamo tutti dalla parte della mamma quando discutevano. Mettere insieme due teste cosi' diverse era una battaglia che coinvolgeva anche tutti noi. Ognuno, poi, aveva il suo lavoro in casa e in campagna, e, oltre a cio', dovevamo studiare le declinazioni latine, l'alfabeto greco, il francese con un ex-seminarista amico di papa'. Leggevamo i romanzi dell'epoca, le favole di La Fontaine. Noi tre religiosi siamo stati aiutati dalla mamma che ci lasciava molto liberi. Quando due frati Servi di Maria sono venuti a prendere Clodovis per portarlo al Seminario di Turvo-Santa Catarina, lui piangeva per la paura di non poter piu' ritornare a casa. E' andato cosi' a consigliarsi con la mamma pochi minuti prima di partire (con poca roba in un sacco di cotone). E lei gli ha detto: "Caro Nene, se non riesci ad abituarti a stare con i frati, torna a casa da me che ti voglio tanto, ma tanto bene". Clodovis si e' sentito libero e si e' risolto a partire. Leonardo, invece, preoccupava papa' che diceva di lui: "Pensa troppo e vuole che l'umanita' cammini come la pensa lui e non come puo'... Va troppo avanti, cammina da solo". Papa' era orgoglioso di questo suo figlio. Il suo sogno era vederlo salire all'altare. L'emozione dell'ordinazione fu la piu' forte della sua vita. Ci ha lasciati appena pochi mesi dopo. * - Cettina Militello: Come donna qual e' stata la tua esperienza? - Lina Boff: La mia vocazione e' stata a un tempo un incontrare me stessa e un entrare nell'intimita' di un Dio solidale e attento alla realta' concreta della mia persona. E' stata, lo dico a tutte maiuscole, un'esperienza di "rivelazione". Le difficolta' si sono manifestate a livello dell'istituzione. Innanzitutto di quella religiosa che vede la suora impegnata a lavorare soltanto all'interno della sua comunita', della sua congregazione e non fuori, in mezzo alla gente. A livello piu' ampio, di istituzione ecclesiale, ho poi trovato un'estrema poverta' circa la coscienza del regno di Dio e circa la Chiesa come popolo di Dio. Ma anche a livello accademico i problemi non sono mancati e non mancano a causa della discriminazione clericale. Come donne si e' escluse da tante cose perche' senza l'ordine. Per noi donne ci sono sei sacramenti e non sette! Invece e' stata assai positiva l'esperienza con gli allievi - posso proprio dirtelo! -, soprattutto con i laici e con le religiose che riescono a uscire dal nido delle loro comunita'. * - Cettina Militello: Ci dici il tuo percorso ecclesiale? - Lina Boff: Da Serva di Maria, sono stata impegnata, per i primi dieci anni, come missionaria nell'Acre-Amazonia. Li', non c'era spazio per la teoria. Bisognava darsi da fare e c'era una grande possibilita' di contatto con la gente. Poi ho lavorato in una istituzione statale di Rio de Janeiro con i minori abbandonati. Erano ragazzi dagli undici ai diciotto anni. Anche in questo periodo il mio impegno era soprattutto pratico. Dovevo portarlo avanti con gli strumenti delle scienze umane, della sociologia innanzitutto. * - Cettina Militello: Quando hai ripreso la teologia? - Lina Boff: Ho ripreso gli studi quando, eletta consigliera generale, ho dovuto abitare a Roma. Ho cominciato a frequentare la Gregoriana. In quel periodo sono riuscita a finire la teologia cominciata a Petropolis. Avevo tempo per lo studio e per la ricerca. In precedenza, a piu' riprese e durante le mie vacanze dal lavoro, avevo frequentato vari corsi teologici. Era una necessita', visto il tipo di attivita' che svolgevo. Ero obbligata a studiare le questioni sociali. Le affrontavo soprattutto con i laici, per i quali ero una religiosa informata ma che non ha approfondito bene le cause... Mi riferisco ai problemi della gioventu' abbandonata, in eta' difficile. * - Cettina Militello: Cosa ha rappresentato per te questo ritorno alla teologia? - Lina Boff: Mi sono trovata a un bivio. Ho dovuto assumere una posizione di resistenza dinanzi alle persone che in prima linea rappresentavano l'istituzione. Il bivio era proprio l'istituzione, la stessa vita religiosa. Non era possibile immaginare una suora teologa. Spiegare le ragioni della propria fede e' istanza recente, di pochi anni. Sentiamo ancora le conseguenze della resistenza opposta a tutto cio' dalla vita religiosa. Occorre lasciare spazio alla riflessione; far luce su certe situazioni che devono cambiare, a tutti i livelli... Non solo nella religione, ma nel mondo, nella societa', nelle istituzioni in genere, nei movimenti popolari ecc. Tutto questo fa paura, rappresenta una minaccia per chi deve esercitarsi nel servizio di stimolare e motivare una scelta che crea una cultura della vita alla luce della fede. Non mi riferisco a nomi o a specifici servizi, ma a tutta intera una situazione che e' ancora nelle doglie del parto. Personalmente cerco di rispettare lo spazio del sapere, ma non so se il potere-servizio si rende conto di questo problema. Sia il sapere della fede, sia il servizio del potere camminano assieme! * - Cettina Militello: Ma non puo' esserci comunque la tentazione del potere? - Lina Boff: Le suore teologhe sono le serve e non le padrone... Vivono, nella loro limitatezza, la chiamata del Signore in un progetto che deve essere rispettato e stimolato ad andare avanti. Mi considero felice per il fatto che nella mia congregazione non c'e' un modello di governo autoritario, ma un modo d'essere, uno stile di animazione che include tutte e tutti. Le questioni che sollevo valgono pero' anche per noi, per l'istituzione a cui appartengo. Chi fa teologia fa luce sulle cose di questa vita e la luce fa paura, non e' accettata. * - Cettina Militello: Torniamo al tuo percorso... - Lina Boff: Ritornata in Brasile, ho elaborato la tesi di laurea e subito dopo ho avuto un anno sabbatico che mi ha consentito un post-dottorato alla Gregoriana. Ho presentato un piu' approfondito lavoro di ricerca sulla prima parte della tesi di laurea. Di nuovo in Brasile, sono stata invitata ad assumere un servizio amministrativo a livello di licenza e dottorato nella facolta' dove lavoro ora. Sono coordinatrice di tutta la teologia e assegno corsi a livello di licenza, di master e di dottorato. In questo momento sono concentrata come ricercatrice in escatologia e mariologia. Cio' non impedisce che mi dedichi ad altri corsi e pubblicazioni. * - Cettina Militello: I laici in Brasile frequentano le facolta' di teologia? Che possibilita' di impegno hanno nella ricerca e nella pastorale? - Lina Boff: Questo non e' un tempo propizio per i laici. Comunque, vedo che qui in universita' la teologia e' un ambito di studi cui accedono persone che hanno gia' frequentato altre facolta', che lavorano e trovano il tempo per approfondire la loro fede, sia a livello accademico che ad altri livelli. Abbiamo corsi, quasi accademici, alla sera, due o una volta alla settimana, per una durata di circa tre anni. Li frequentano coppie, donne che esercitano professioni liberali in tutti i campi della scienza. Parlo soprattutto di persone che lavorano nelle favelas, nelle periferie, nei movimenti popolari, nelle organizzazioni non-governative, nelle parrocchie, nelle piccole comunita' sparse all'interno del Brasile rurale, di militanti nei partiti. Nei corsi di master e dottorato un terzo sono cattolici e due terzi evangelici. * - Cettina Militello: Qual e' la presenza delle donne, sia come allieve che come docenti? - Lina Boff: Purtroppo nella facolta' di teologia le donne sono molto diminuite. C'e' poco spazio di lavoro. Come corpo docente siamo meta' e meta'. La preferenza, pero', e' data sempre piu' ai chierici, agli uomini. Una donna non potra' mai essere preside della facolta' teologica di Rio. Una mia collega, che insegna alla facolta' di teologia e ha gia' conseguito il dottorato, per avere una possibilita' piu' ampia di lavoro sta conseguendo la laurea (6 anni) in psicologia per estendere la sua ricerca fuori degli ambiti strettamente teologici. Per noi donne e' un problema serio vedersi restringere l'ambito della teologia. Come si puo' lavorare da teologhe senza aprirsi alle altre scienze anche per riscattare le conquiste gia' fatte, in passato, dalle donne? Davvero non ci sembra roseo il nostro futuro come teologhe! * - Cettina Militello: Eppure, la Chiesa brasiliana in passato ha prestato attenzione alla questione femminile. Che cosa e' rimasto di quei documenti? - Lina Boff: Non voglio parlare in generale della Chiesa ma piuttosto delle donne. Il loro impegno piu' forte, quello che in questo momento vedo come tale, soprattutto da parte di coloro che in passato dimostravano piu' grinta, e' - mi pare - quello del dialogo interreligioso e un po' meno dell'ecumenismo. Nel campo del dialogo interreligioso le donne si sentono libere. Ne sono venute fuori esperienze bellissime. Il sacro ha preso forza nella donna latino-americana e caraibica del nostro tempo. Ci sono degli studi e delle ricerche nel campo esoterico, della cura, del sacro, visti come un tutt'uno; c'e' il riscatto della "strega", soprattutto con l'obiettivo di ricercare il lato buono di cose considerate per tanti secoli "demoniache"... Cosa e' rimasto dei nostri impegni e documenti, non saprei dirti ora, ma certamente ci hanno aperto altri campi del vivere in comunita' come donne e uomini, dato che non siamo accettate con facilita', ne' nel "sacro" ne' nel "profano". Non a caso, le tesi elaborate dalle donne sono soprattutto dirette alle tematiche del "genere". Vanno dall'elaborazione di strategie a favore delle donne stuprate dentro casa dal maschio alla riflessione su chi e' Dio per la donna, su quale sia per le donne l'immagine di Dio. Siamo sempre piu' coscienti che dobbiamo lavorare con le donne e, insieme, fare un cammino con gli uomini. Diciamo sempre piu' a noi stesse che non siamo ancora diventate persone, non lo siamo noi donne, ne' lo sono ancora gli stessi uomini. Quando saremo persone potremo camminare insieme. La complessita' di questo cammino spiega perche' le donne preferiscono lavorare nelle scienze religiose, nella cultura religiosa, piu' che nella teologia, in senso stretto, accademica. Sul piano ecclesiale, poi, i vescovi non possono contare pubblicamente su di noi, perche' restiamo escluse anche dal diaconato. Sono pero' sempre piu' coscienti che senza di noi la Chiesa in America del Sud non funziona, neanche come istituzione. Abbiamo dunque speranza per il futuro. * - Cettina Militello: Quale contributo teologico possono o debbono offrire le donne? - Lina Boff: Sono innanzitutto persuasa che devono avere gli stessi strumenti dei chierici e dei vescovi. Bisogna possedere come loro la teologia e sapere anche quali conseguenze se ne traggono sotto il profilo teologico e sotto quello pastorale. Solo sulla base di questa consapevolezza si puo' provare a fare una teologia nell'ottica nostra di donne, a partire dalla nostra esperienza. Ovviamente si deve tener conto del linguaggio, del contesto sociale, dello spazio che sempre piu' si restringe, e di una nuova ermeneutica che tenga conto di tutta la vita umana, senza lacerazioni, in fedelta' al piano di Dio che ci ha creati donna-uomo. Quello delle teologhe e' un lavoro doppio. Occorre fare teologia insieme: donne-uomini-chierici-vescovi. Bisogna anche avere piu' coraggio nel dialogo con le altre confessioni e nel dialogo interreligioso. * - Cettina Militello: Mi pare di sentire un'eco di quanto scrivono i tuoi fratelli teologi. Ne condividi le posizioni? - Lina Boff: Per Leonardo e Clodovis sono prima di tutto una sorella, a volte cara e a volte no. Loro sono loro, io sono io. Per me, tanto l'uno come l'altro, vedono le cose da lontano, alla maniera dei profeti, ma nella pratica vedono le cose da poca distanza. Ti porto un esempio: quando ho conosciuto meglio il socialismo dell'Africa, dove si mischiavano Cuba, la Russia, la Francia e cosi' via, ho posto a entrambi grossissime questioni tornando in Brasile. Nessuno dei due ha voluto discuterne con me. Ero convintissima che quel socialismo non portava da nessuna parte. E loro erano gia' stati in Russia. Ti ricordi quanta pubblicita' sui teologi della liberazione che invadevano la Russia, che sperimentavano il socialismo a tutte maiuscole? Con questo non escludo che si possa approfittare di quanto di buono viene dall'esperienza socialista! Condivido con loro tante cose in linea di principio, ma non sempre, poi, nella pratica. Mi sembra che l'orizzonte della teologia che nasce dalla pratica, dall'esperienza, deve venir fuori dalla collaborazione tra uomini e donne, e non solo dagli uni o dalle altre. Ancora oggi penso che ho provato in Africa quello che mai, fino a quel momento, avrei pensato di provare. E quest'esperienza ha comportato un mio diverso modo di pensare... Poco dopo, e' caduto il muro di Berlino... Clodovis e Leonardo sono due fratelli che amo con tutto il cuore. Ma tante volte sono tentata di ignorare l'amore che nutro per ognuno dei due. * - Cettina Militello: Hai accennato alla teologia della liberazione. Cosa e' stata e cos'e' per voi, in America Latina? - Lina Boff: Si e' trattato di un momento profetico e assolutamente necessario, senza di cui non saremmo arrivati dove siamo. Se ne parla poco adesso, ma la si vive di piu', nel senso che abbiamo assimilato in tale forma questo modo di pensare la fede a partire dalle nostre esperienze e dalla poverta', che non c'e' piu' bisogno di parlarne. Non si parla di cio' che si vive gia'. A livello di stampa la teologia della liberazione non e' una novita'. Per noi continua a esserlo e non cessera' mai di esserlo. * - Cettina Militello: E in rapporto alle donne? - Lina Boff: Anche per noi donne resta la novita' del fare la nostra teologia della liberazione senza escludere quella elaborata dagli uomini, i quali hanno l'appoggio di tutto il mondo, teologico e non. La teologia della liberazione nasce continuamente, a suo modo, da un'esperienza di fede del Risorto. Io, personalmente, trovo difficolta' nel parlare delle apparizioni del Risorto agli apostoli e alle donne nel mattino del primo giorno. Sara' facile per il nostro corpo mortale captare la gloria di un corpo risuscitato? A Dio niente e' impossibile. Ma dobbiamo pensare come interpretare questi testi come donne! Le scienze umane potranno aiutarci tanto, ma l'esperienza di fede ancor di piu'! Abbiamo tanto da fare come donne e in ogni campo della teologia, dell'antropologia e della cristologia. * - Cettina Militello: Quale contributo intendi dare? - Lina Boff: Quello di operare in futuro per una teologia fatta da uomini e donne, insieme, non divisi. Personalmente, poi, penso di dovermi costruire sempre piu' come persona, senza perdere la mia identita' di donna credente nel Signore risuscitato. Questo il mio contributo. * - Cettina Militello: A cosa stai lavorando, che libri hai in programma? - Lina Boff: Sul piano della ricerca vorrei approfondire la prospettiva dell'escatologia attingendo a fonti diverse. Mi piacerebbe anche avviare un archivio storico relativo alle province diverse della mia congregazione qui in Brasile. Quanto ai libri ne ho piu' di uno in cantiere. Vorrei scrivere sulla mariologia in un'ottica latino-americana; vorrei poi portare a termine il volume che ho gia' iniziato sulla vita consacrata a partire dall'esperienza di vita e un altro, sempre, sulla vita religiosa nel ritmo del terzo millennio, il cui sottotitolo e': "Una proposta di rifondazione?". * - Cettina Militello: Quali strategie ti sembrano possibili per il futuro della Chiesa? - Lina Boff: Saro' brutale: innanzitutto occorre alimentare la speranza che questa istituzione, cosi' come si presenta e come agisce, nei suoi aspetti di connivenza e di complicita' con cio' che e' estraneo al disegno di Dio, muoia quanto prima. La morte portera' la risurrezione certamente, come ha portato la risurrezione la morte per amore, la morte di Cristo. * - Cettina Militello: Trovo queste parole pesanti. Ovviamente non parli della Chiesa nel senso forte, misterico. Ti limiti a quegli aspetti che sfigurano il volto della sposa di Cristo! - Lina Boff: Si', certo! Lasciami pero' dire che sogno una Chiesa laicale, solidale, semplice, "sposata" non solo con le donne ma anche con il popolo. Una Chiesa "una" nella carne e nello spirito tramite i diversi carismi: povera e umile; dove le donne, a cui e' impedito di occupare gli spazi riservati agli uomini ordinati, possano e sappiano creare altri spazi che il potere clericale non possa condizionare. Sogno di spostare il baricentro da una Chiesa fissa e immobile a una itinerante; che vada dove il popolo cammina; che cammini seguendo il popolo e da esso impari a vivere, a livello umano e cristiano. * - Cettina Militello: Cosa pensi della situazione politica internazionale e del possibile contributo delle donne? - Lina Boff: Credo occorra rendersi conto che muore piu' gente nel Sud del mondo che non in Afghanistan o in Palestina o in altri Paesi dilaniati dalla guerra civile, come in Africa. I mass media sono lontani da noi. E noi facciamo poco per far arrivare il nostro messaggio attraverso di essi. La potenza dei media scende a compromessi contro l'umanita'. Come donne, il nostro contributo piu' immediato e fattibile e' di stare vicino al popolo che soffre; di ascoltarlo e avvertire quello che sente e pensa. Spetta al popolo organizzato cambiare il corso della Storia (della salvezza). Ma, mi chiedo, noi donne, come ci collochiamo in mezzo a questo popolo? Credo che occorra andare avanti, mettendo a frutto la riflessione e la ricerca secondo quanto ci e' segnalato dalla gente e dalle Chiese piu' impegnate con le masse escluse e derelitte. Questo significa dare il proprio sangue. In questo periodo, in Brasile, abbiamo vissuto tre attentati contro leader del Pt, il Partito dei lavoratori (per inciso, le Chiese piu' aperte di questo Paese appoggiano il progetto del Pt). Due di loro sono stati torturati e sono morti: il governatore di due prefetture di San Paolo e il coordinatore del Movimento dei senza terra (Mst). Credimi, a San Paolo si vive in questo momento peggio che in Afghanistan. Questa situazione disperata e tragica mi costringe a riflettere e a cambiare il modo di fare teologia. * Postilla prima. Tra la Gregoriana e la Catolica. Serva di Maria al servizio della teologia Lina Boff, da religiosa Irma Maria Lina, al battesimo Jenura Clotilde, e' nata a Concordia (Sc - Brasile) nel 1936. Licenziata in teologia presso la Pontificia universita' Gregoriana e la Pontifícia universidade Catolica do Rio de Janeiro (Puc) (1986), ha conseguito il dottorato in teologia presso la Catolica (1994), e il diploma di perfezionamento post-dottorato presso la Gregoriana (1995) con una dissertazione guidata dal professor Felix Alexandre Pastor. Come religiosa ha diretto il Colgio Estadual/Sc (1960-1970); e' stata orientadora educacional nella Fundacao do Bem-estar do Menor (1972-1978). Gia' consigliera generale delle Serve di Maria Riparatrice (1978-1984), dal 1987 e' consigliera della Conferenza dei religiosi del Brasile (Crb), membro permanente dell'Equipe di riflessione teologica della Crb (Ert-Crb) e membro collaboratore dell'Unione internazionale della famiglia servitana (Unifas) (Roma). Dal 1990 al 1992 e' stata professore collaboratore dell'Istituto brasiliano di sviluppo (Ibrades). Attualmente e' professore di escatologia e mariologia per l'attualizzazione del Progetto "Arte e Espiritualidade" della Casa Centro Loyola de Cultura e Fe', legato alla Puc-Rio de Janeiro e membro collaboratore dell'Organizzazione internazionale "Religious Freedom Report", per il dialogo interreligioso, con sede a Washington (Usa). La sua attivita' di docente di cultura religiosa e di teologia, biblica, sistematica e pratica, data sin dal 1986. Attualmente dirige un'area di concentrazione relativa all'escatologia e alla mariologia per il conseguimento dei gradi accademici e dei diplomi post-gradi presso la Puc di Rio de Janeiro. Collabora a diversi periodici ed e' impegnata in iniziative di promozione teologica e pastorale. Tra i suoi volumi: Espirito e Missao na obra de Lucas-Atos. Para uma teologia do Espirito (Dissertacao de Posdoutoramento), Edicoes Paulinas, Sao Paulo 1996, 220 p. (tradotto in lingua spagnola); Espirito e Missao na pratica pastoral. Acre: 1920 a 1930, Edicoes Paulinas, Sao Paulo 1997, 245 p.; Maria e o Feminino de Deus. Para uma espiritualidade mariana, Ed. Paulus, S. Paulo 1997, 60 p. (tradotto in lingua spagnola); Espirito e Missao na teologia. Um enfoque historico teologico 1850-1930, Edicoes Paulinas, Sao Paulo 1998, 262 p. Tra i contributi a volumi di Autori Vari: Quegli occhi tuoi misericordiosi: Riparazione nel duemila. Ed. Centro Mariano Beata Vergine Addolorata, Rovigo 1996, 21 p.; "As portas do Terceiro Milenio", in Horizontes de uma Caminhada, Crb/Edicoes Loyola, Sao Paulo 1996, pp. 137-140.; "O lugar da Mulher", in Uma interpretacao feminina da "Mulieris dígnítatem", Edicoes Loyola, Sao Paulo 1990, pp. 39-47. * Postilla seconda. Riflessioni sul Brasile. Gioco al massacro per sopravvivere Nel '94, se non sbaglio, sono stata quasi un mese in Brasile, ospite a Rio de Janeiro anche dei Servi e delle Serve di Maria. Se rimasi colpita della generosita' dei tanti operatori italiani che ebbi il dono di incontrare (e aggiornare), mi turbo' profondamente vedere condannate a una condizione "subumana" tantissime persone. Non pensavo, ad esempio, che fosse possibile per un bambino di pochi anni uscire per strada e restarci a vita, morendo comunque prima di diventare adulto. Ne' pensavo che per una bambina fosse possibile restare incinta prima del menarca, violentata dal padre o dal patrigno, e che, per di piu', la madre la buttasse fuori di casa, sempre che una casa l'avesse avuta. Ho visto le favelas di Rio, piaghe purulente nel tessuto di una citta' splendida e affascinante come poche altre. Ricordo i colpi d'arma da fuoco e le suore che rispondevano: "Forse e' un samba". Si', era difficile dire se sulle colline si stessero scontrando gruppi rivali o se si stesse facendo festa. E tutto cio' in mezzo a una straripante voglia di vivere, a un ottimismo che, a me europea, sembrava un nonsenso. Del Brasile ricordo l'odore acre, intollerabile. Le suore che mi hanno ospitato - e cio' fa loro onore - vivevano per lo piu' ai margini delle favelas, se non dentro. Rivedo i bambini giocare allegramente nei liquami e mi chiedo, oggi come allora, se si possono tollerare queste e altre cose, e se si puo' dire civile un Paese incapace di far fronte ai piu' elementari problemi della gente. In Brasile, come nei Paesi vicini, la ricchezza e' concentrata nelle mani del 2-3% della popolazione. E' dura per l'esigua classe media, forse piu' ancora che per i disperati, i quali non hanno un tenore di vita da salvaguardare. Ma oltre una certa soglia, si e' fuori dall'esistenza umana, dalla coscienza, dai diritti e dai doveri. Resta il gioco al massacro del sopravvivere quotidiano, non importa a spese di chi o come. Quando ci si domanda irritati di che cosa o perche' avevamo da chiedere perdono nell'anno giubilare, non posso fare a meno di pensare all'America Latina, all'Africa, a tutti quei Paesi che siamo riusciti a violare, erodendone la cultura, impadronendoci delle loro risorse. Non abbiamo di che essere fieri come cristiani. Siamo stati complici e continuiamo a esserlo tutte le volte che il ricorso all'esprit de geometrie o all'esprit de finesse (lusso tutto nostro) ci rende incapaci di accogliere non sentimenti di rivolta, ma piu' semplicemente invocazioni, domande elementari di umanita'. Eppure la teologia e la riflessione di fede possono ancora offrire percorsi di umanizzazione. Ho visitato a Manaus una scuola di teologia per laici. La frequentavano soprattutto indios, che avevano fatto giorni di navigazione sul Rio delle Amazzoni e sui suoi affluenti per parteciparvi. In una delle poche sere di questo mio soggiorno si apriva un convegno catechistico. I partecipanti erano ospitati in un piccolo palazzetto dello sport. La prima azione rituale fu accogliere l'Evangeliario. Non riesco a reprimere ancor oggi la commozione provata nel vedere uomini e donne accogliere il Vangelo con un tifo da stadio. Non ne ho esperienza, ma credo avvenga cosi' ai concerti rock. Quella sera mi dissi che forse stava li' il futuro della Chiesa. Mi chiesi anche se un'esperienza del genere avrebbe avuto senso altrove e se, nelle condanne, certo non comminate a cuor leggero, si avvertisse la posta in gioco, quella di una speranza, grande e flebile a un tempo, che occorreva con ogni cura assecondare... 2. RIFLESSIONE. EDOARDA MASI: CINA, LA CULTURA E LA POLITICA [Dal quotidiano "Il manifesto" del primo ottobre 2009 col titolo "Cina, sessanta e non solo. La lunga marcia della cultura" e il sommario "1949, anno fatidico, raccontato da due film. L'epopea patriottica e multistar 'Fondazione di una Repubblica', che riempie le sale cinesi mettendo in scena la nazione. 'This life of mine', girato 60 anni fa, grande parabola senza happy end"] L'attenzione alla Cina e' tradizionalmente rivolta ai fatti economici. In Cina insistono a non trascurare il fatto culturale. Mi e' arrivato un libro d'una giovane scrittrice cinese su Confucio, un best seller di dieci milioni di copie in tutto il mondo. Riecco Confucio e il confucianesimo che rischiano d'apparire in una forma pseudomoderna. Indipendentemente dall'importanza di Confucio, nella Cina moderna, dal XX secolo in poi, ogni volta che l'orientamento politico gira a destra si tira fuori Confucio come simbolo del conservatorismo. Ho riletto un saggio di Lu Xun, "Lo studio dei classici del XIV anno", sul periodo del dominio dei Koumintang negli anni Venti quando venne riproposto lo studio del confucianesimo, un po' ai margini dalla rivoluzione culturale promossa nel 1919 dal Movimento del 4 maggio. Fuori dall'uso distorto di Confucio, tutto questo vuol dire che i cinesi si confermano tra i pochi sensibili alla cultura e che ancora pensano alle centralita' della cultura e e della cultura politica. La Cina esprime questa ferita non sanata. Quella del peso della cultura che, giustamente nell'epoca moderna, da Marx, ha visto sempre "primeggiare" l'economia. Essa e' essenziale, ma affrontare la base economica dei problemi della societa' non e' sufficiente a cancellare il peso del potere culturale. Era molto chiaro a Mao Tze Tung e a una parte dei cinesi, quelli che hanno promosso la Rivoluzione culturale anche grazie a una forma specifica che il potere ha preso nella storia della Cina, che e' stato sempre - anche nella Repubblica popolare socialista - un potere culturale. Il vero potere centrale era un potere culturale, determinato fin dall'eta' dell'epoca Han da alleanze fra l'imperatore e la classe colta. Diversamente dall'Europa, dove il potere della chiesa cattolica e' in parte diventato erede dell'impero romano e quindi ha unito l'eredita' del cristianesimo, l'eredita' religiosa con l'eredita' politica. Fino alla fine del Medioevo il potere culturale si mascherava in modo equivoco da potere religioso. I "chierici" erano i religiosi ma erano anche i colti. Una sovrapposizione evidente nel Medioevo. Sovrapposizione che in Cina non c'era, la classe colta era laica, era quella al potere. Nel Manifesto del partito comunista leggiamo una specie di inno al capitale perche' ha mostrato la realta' che veniva nascosta dietro i "variopinti legami" che invece si intrecciavano prima nel mondo pre-capitalista. Ma quei variopinti legami non sono una falsita', non sono semplicemente ideologia rispetto al potere economico. Che resta centrale, ma i rapporti di produzione mostrano la divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, tra chi esegue e chi pensa, tra chi guida l'agire degli altri e il tempo di lavoro dei nuovi schiavi, gli immigrati. C'e' ormai una specie di schizofrenia nella societa' che utilizza ancora oggi una parte della popolazione che pensa e una parte della popolazione che esegue. E' vero che apparentemente questo e' negato, le democrazie danno l'illusione che tutti siano uguali. Ma quando nell'esperienza diretta "fai l'inchiesta", quella che Mao Tze Tung diceva obbligatoria se si vuole avere il diritto di parola, l'inchiesta anche sulla tua stessa vita, scopri che questa uguaglianza e' fittizia, che trova la sua vera negazione non solo e non tanto sulla differenza economica, ma su una differenza piu' profonda. Tra chi e' capace di pensare razionalmente, di giudicare con un potere culturale che puo' leggere in tante lingue, e chi semplicemente cerca di eseguire. Riecco Confucio che funziona bene - da buon conservatore ma rivoluzionario: "Il popolo va dove il vento lo piega". Nella Cina attuale il conflitto tra economia e cultura resta aperto. Non funziona e non basta piu', se mai e' bastata, la parola d'ordine denghista "Arricchirsi e' glorioso" - il nuovo romanzo di Yu Hua Xiong Ti (Fratelli), racconta proprio di questo. Rappresenta l'epopea del venditore di stracci che diventa stramiliardario, "venditore di stracci" senza conoscenza e cultura. In Cina e' stata proprio l'epoca paradossale dell'arricchirsi puro, fuori e contro gli altri. Mentre da noi, in un primo periodo, i grandi borghesi erano anche persone colte. Non piu' oggi, come dimostra Berlusconi. Invece adesso in Cina e' cosi', c'e' l'arricchimento puro senza pensiero. Che resta solo ai burocrati. Quel che appare evidente in Cina e' una diffusa alienazione da diseguaglianza. La diseguaglianza e' totale. Ma resta wen, la cultura, che e' cultura politica. Oggettivamente gli unici grandi politici nel mondo sono i cinesi. Fanno la politica. C'e' anche Obama che tenta di farla, ma e' troppo condizionato da quello che c'e' a casa sua. Mentre in Cina si fa la grande politica, proprio quello che distingue, ritornando ancora a Confucio, perche' "funziona bene". Cosi' dopo 60 anni e' ancora centrale la battaglia sulla cultura. Con le sue domande inevase. Quale modello produttivo e di societa', ora che si apre una crisi del sistema occidentale, insieme alle vistose diseguaglianze interne? Perche' non ha funzionato in Cina la rivoluzione culturale - che non era miserabilismo? Perche' l'idea assolutamente anarchica di Mao Tze Tung di dare al popolo la scelta dei contenuti della liberta', non ha visto il popolo capace d'assumere il proprio destino? Perche' qui da noi c'e' la pseudodemocrazia, a partire dagli Stati Uniti dove tutti sembrano uguali e non sono uguali per niente? E' un messaggio che viene da lontano. Mao sapeva che la grande vittoria della rivoluzione contadina, che doveva essere la liberazione dei contadini, aveva portato la Cina alle soglie del capitalismo, alle soglie di un grande sviluppo economico che pero' non dava per niente a questo popolo che aveva fatto la rivoluzione la possibilita' di autogovernarsi. E quindi non era sufficiente dire: i produttori gestiscano il capitale. Non e' vero, non possono gestirlo, non hanno la cultura. Non basta fare la rivoluzione economica. Questo valeva in questi lunghi sessanta anni per la Cina e vale soprattutto per noi. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 281 dell'8 ottobre 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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