Minime. 962



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 962 del 3 ottobre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Tutti i giorni la nonviolenza
2. Un incontro a Viterbo nella Giornata internazionale della nonviolenza
3. Roberto Saviano: Liberta' di stampa
4. Un appello da Verona: Disinnescare il "pacchetto sicurezza"
5. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
6. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
7. Cosa fare
8. Lea Melandri: Integrazione e xenofobia
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. TUTTI I GIORNI LA NONVIOLENZA

Dopo la Giornata internazionale della nonviolenza del 2 ottobre tutte le
persone di volonta' buona possono compiere un piccolo miracolo: far si' che
ogni giorno sia la giornata internazionale della nonviolenza.
E la cosa migliore per realizzare questa trasformazione delle relazioni
umane, della cultura, della societa', della politica, e' mettersi in
contatto con il movimento che da mezzo secolo in Italia incarna la
nonviolenza giorno dopo giorno in mille iniziative ed in un "colloquio
corale" sempre piu' ampio e profondo e persuaso: il Movimento Nonviolento
fondato da Aldo Capitini, la fulgida figura di educatore che della
nonviolenza e' stato in Italia l'apostolo fin dagli anni della sua
opposizione nitida e intransigente al fascismo, che gli costo' persecuzione
e carcere.
E per accostarsi al Movimento Nonviolento si puo' scrivere o telefonare alla
sua segreteria nazionale: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax:
0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org
La nonviolenza e' in cammino.

2. INCONTRI. UN INCONTRO A VITERBO NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA
NONVIOLENZA

In occasione della Giornata internazionale della nonviolenza, si e' svolto
nel primo pomeriggio del 2 ottobre a Viterbo, presso la sede del Centro di
ricerca per la pace, un incontro di studio su "L'eredita' gandhiana e la
nonviolenza oggi", cui hanno partecipato giovani e studenti.
L'incontro e' stato aperto dal responsabile del Centro, che ha ricordato
alcuni elementi salienti dell'esperienza e delle riflessioni di Gandhi; ha
poi sostenuto che la nonviolenza e' oggi l'unica scelta adeguata per
fronteggiare i drammatici problemi che l'umanita' ha di fronte; ed ha
indicando alcune iniziative recenti che hanno assunto la nonviolenza come
scelta assiologica, ermeneutica, metodologica ed operativa: nel viterbese la
campagna contro il mega-aeroporto e per la riduzione del trasporto aereo; a
livello nazionale la campagna dei due esposti contro il colpo di stato
razzista, in difesa della legalita' e dei diritti umani di tutti gli esseri
umani.
Si e' poi sviluppata una riflessione a piu' voci che ha approfondito alcuni
dei temi proposti, formulando anche ulteriori percorsi di approfondimento
che saranno oggetto di successivi incontri di studio.
Ai partecipanti all'incontro e' stato diffuso il recente fascicolo
monografico della rivista "Azione nonviolenta" dedicato a Gandhi, con saggi
dei piu' autorevoli studiosi italiani della nonviolenza.

3. RIFLESSIONE. ROBERTO SAVIANO: LIBERTA' DI STAMPA
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 2 ottobre 2009 col titolo "Cosa vuol
dire liberta' di stampa"]

Molti si chiederanno come sia possibile che in Italia si manifesti per la
liberta' di stampa. Da noi non e' compromessa come in Cina, a Cuba, in
Birmania o in Iran. Ma oggi manifestare o alzare la propria voce in nome
della liberta' di stampa, vuol dire altro. Liberta' di poter fare il proprio
lavoro senza essere attaccati sul piano personale, senza un clima di
minaccia. E persino senza che ogni opinione venga ridotta a semplice presa
di parte, come fossimo in una guerra dove e' impossibile ragionare oltre una
logica di schieramento.
Oggi, chiunque decida di prendere una posizione sa che potra' avere contro
non un'opinione opposta, ma una campagna che mira al discredito totale di
chi la esprime. E persino coloro che hanno firmato un appello per la
liberta' di informazione devono mettere in conto che gia' soltanto questo
gesto potrebbe avere ripercussioni. Qualsiasi voce critica sa di potersi
aspettare ritorsioni. Liberta' di stampa significa liberta' di non avere la
vita distrutta, di non dover dare le dimissioni, di non veder da un giorno
all'altro troncato un percorso professionale per un atto di parola, come e'
accaduto a Dino Boffo.
Vorrei parlare apertamente con chi, riconoscendosi nel centrodestra, dira':
"Ma che volete? Che cosa vi mettete a sbraitare adesso, quando siete stati
voi per primi ad aver trascinato lo scontro politico sul terreno delle
faccende private erigendovi a giudici morali? Di cosa vi lamentate se ora vi
trovate ripagati con la stessa moneta?".
Infatti la questione non e' morale. La responsabilita' chiesta alle
istituzioni non e' la stessa che deve avere chi scrive, pone domande, fa il
suo mestiere. Non si fanno domande in nome della propria superiorita'
morale. Si fanno domande in nome del proprio lavoro e della possibilita' di
interrogare la democrazia. Un giornalista rappresenta se stesso, un ministro
rappresenta la Repubblica. La democrazia funziona nel momento in cui i ruoli
di entrambi sono rispettati. Per un giornalista, fare delle domande o
formulare delle opinioni non e' altro che la sua funzione e il suo diritto.
Ma un cittadino che svolge il suo lavoro non puo' essere esposto al ricatto
di vedere trascinata nel fango la propria vita privata. E una persona che
pone delle domande, non puo' essere tacitata e denunciata per averle poste.
Non e' sulla scelta di come vive che un politico deve rispondere al proprio
paese. Pero' quando si hanno dei ruoli istituzionali, si diventa
ricattabili, ed e' su questo piano, sul piano delle garanzie per le azioni
da compiere nel solo interesse dello Stato, che chi riveste una carica
pubblica e' chiamato a rendere conto della propria vita.
In questi anni ho avuto molta solidarieta' da persone di centrodestra. Oggi
mi chiedo: ma davvero gli elettori di centrodestra possono volere tutto
questo? Possono ritenere giusto non solo il rifiuto di rispondere a delle
domande, ma l'incriminazione delle domande stesse? Possono sentirsi a
proprio agio quando gli attacchi contro i loro avversari prendono le mosse
da chi viene mandato a rovistare nella loro sfera privata? Possono non
vedere come la lotta fra l'informazione e chi cerca di imbavagliarla, sia
impari e scorretta anche sul piano dei rapporti di potere formale?
Chi ha votato per l'attuale schieramento di governo considerandolo piu'
vicino ai propri interessi o alle proprie convinzioni, puo' guardare con
indifferenza o approvazione questa valanga che si abbatte sugli stessi
meccanismi che rendono una democrazia funzionante? Non sente che si sta
perdendo qualcosa?
Il paese sta diventando cattivo. Il nemico e' chi ti e' a fianco, chi riesce
a realizzarsi: qualunque forma di piccola carriera, minimo successo, persino
un lavoro stabile, crea invidia. E questo perche' quelli che erano diritti
sono stati ridotti quasi sempre a privilegi. E' di questo, di una realta'
cosi' priva di prospettive da generare un clima incarognito di
conflittualita' che dovremmo chiedere conto: non solo a chi governa ma a
tutta la nostra classe politica. Pero' se qualsiasi voce che disturba la
versione ufficiale per cui va tutto bene, non puo' alzarsi che a proprio
rischio e pericolo, che garanzie abbiamo di poter mai affrontare i problemi
veri dell'Italia?
Il ricatto cui e' sottoposto un politico e' sempre pericoloso perche' il
paese avrebbe bisogno di altro, di attenzione su altre questioni urgenti, di
altri interventi. Il peggio della crisi per quel che riguarda i posti di
lavoro deve ancora arrivare. In piu' ci sono aspetti che rendono l'Italia da
tempo anomala e piu' fragile di altre nazioni occidentali democratiche,
aspetti che con un simile aumento della poverta' e della disoccupazione
divengono ancora piu' rischiosi. Nel 2003 John Kerry, allora candidato alla
Casa Bianca, presento' al Congresso americano un documento dal titolo The
New War, dove indicava le tre mafie italiane come tre dei cinque elementi
che condizionano il libero mercato quantificando in 110 miliardi di dollari
all´anno la montagna di danaro che le mafie riciclano in Europa. L'Italia e'
il secondo paese al mondo per uomini sotto protezione dopo la Colombia. E'
il paese europeo che nei soli ultimi tre anni ha avuto circa duecento
giornalisti intimiditi e minacciati per i loro articoli. Molti di loro sono
finiti sotto scorta. Ed e' proprio in nome della liberta' di informazione
che il nostro Stato li protegge. Condivido il destino di queste persone in
gran parte ignote o ignorate dall'opinione pubblica, vivendo la condizione
di chi si trova fisicamente minacciato per cio' che ha scritto. E condivido
con loro l'esperienza di chi sa quanto siano pericolosi i meccanismi della
diffamazione e del ricatto.
Il capo del cartello di Cali', il narcos Rodriguez Orejuela, diceva "sei
alleato di una persona solo quando la ricatti". Un potere ricattabile e
ricattatore, un potere che si serve dell'intimidazione, non puo'
rappresentare una democrazia fondata sullo stato di diritto.
Conosco una tradizione di conservatori che non avrebbero mai accettato una
simile deriva dalle regole. In questi anni per me difficili molti elettori
di centrodestra, molti elettori conservatori, mi hanno scritto e dato
solidarieta'. Ho visto nella mia terra l'alleanza di militanti di destra e
di sinistra, uniti dal coraggio di voler combattere a viso aperto il potere
dei clan. Sotto la bandiera della legalita' e del diritto sentita
profondamente come un valore condiviso e inalienabile. E' con in mente i
volti di queste persone e di tante altre che mi hanno testimoniato di
riconoscersi in uno Stato fondato su alcuni principi fondamentali, che vi
chiedo di nuovo: davvero, voi elettori di centrodestra, volete tutto questo?
Questa manifestazione non dovrebbe veramente avere colore politico, e anzi
invito ad aderirvi tutti i giornalisti che non si considerano di sinistra ma
credono che la liberta' di stampa oggi significa sapersi tutelati dal
rischio di aggressione personale, condizione che dovrebbe essere garantita a
tutti.
Vorrei che ricordassimo sino in fondo qual e' il valore della liberta' di
stampa. Vorrei che tutti coloro che scendono in piazza, lo facessero anche
in nome di chi in Italia e nel mondo ha pagato con la vita stessa per ogni
cosa che ha scritto e fatto a servizio di un'informazione libera. In nome di
Christian Poveda, ucciso di recente in El Salvador per aver diretto un
reportage sulle maras, le ferocissime gang centroamericane che fanno da
cerniera del grande narcotraffico fra il Sud e il Nord del continente. In
nome di Anna Politkovskaja e di Natalia Estemirova, ammazzate in Russia per
le loro battaglie di verita' sulla Cecenia, e di tutti i giornalisti che
rischiano la vita in mondi meno liberi. Loro guardano alla liberta' di
stampa dell'Occidente come un faro, un esempio, un sogno da conquistare.
Facciamo in modo che in Italia quel sogno non sia sporcato.

4. INIZATIVE. UN APPELLO DA VERONA: DISINNESCARE IL "PACCHETTO SICUREZZA"
[Riproponiamo il seguente appello]

Il cosiddetto "pacchetto sicurezza" del governo Berlusconi - ovvero la legge
n. 94 del 15 luglio 2009, in vigore dall'8 agosto 2009 - a nostro parere
contiene norme anticostituzionali. E' una legge che discrimina, che colpisce
le persone non per eventuali reati commessi, ma in base al loro status
esistenziale (il "reato" di clandestinita'). E' una legge che contrasta con
le principali Convenzioni internazionali per i Diritti Umani, sottoscritte
anche dall'Italia. E' una legge che introduce il razzismo nel nostro
ordinamento. E' quindi necessario agire per modificare questa situazione,
che coinvolge sia i migranti sia i cittadini italiani, e per informare
l'opinione pubblica.
E' sulla base di questi presupposti che anche a Verona singoli cittadini,
associazioni e partiti stanno raccogliendo firme a sostegno di due esposti
che verranno poi inviati alla Procura della Repubblica di Verona, al
presidente della Corte Costituzionale, al presidente della Corte di
Cassazione.
Alcuni Tribunali (ad es. la Procura di Torino guidata dal magistrato Gian
Carlo Caselli) hanno gia' sollevato una questione di legittimita'
costituzionale. La "Legge" viene amministrata "nel nome del popolo
italiano". Con questa iniziativa vogliamo che i cittadini si facciano parte
attiva nella difesa della Costituzione repubblicana, che rifiuta il razzismo
e la discriminazione (art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignita' sociale
e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali).
Il primo esposto dice che nelle disposizioni in materia di sicurezza
pubblica della legge n. 94 del 15 luglio 2009 sono contenute varie misure,
particolarmente all'art. 1, che configurano varie fattispecie di reato.
Vediamole: violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite
dalla Costituzione della Repubblica Italiana; violazione dei diritti dei
bambini; persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera
condizione esistenziale; violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza
delle persone di cui all'art. 10 Cost.; violazione del principio
dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Il secondo esposto afferma che nelle disposizioni in materia di sicurezza
pubblica della legge n. 94 del 15 luglio 2009 e' contenuta una misura -
all'art. 3, commi 40-44 - istitutiva della cosiddette "ronde", che
palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo.
Gli esposti chiedono quindi alle magistrature competenti di intervenire.
Tutti i cittadini veronesi maggiorenni possono firmare.
Le firme verranno raccolte nel corso della manifestazione "Naturalmente
Verona", che si tiene sabato 3 e domenica 4 ottobre in Piazza Isolo.
Gli esposti saranno depositati entro ottobre.
Questa iniziativa, avviata su proposta del Centro di ricerca per la pace di
Viterbo, sta coinvolgendo un numero crescente di associazioni su tutto il
territorio nazionale. A Verona si stanno muovendo singole persone,
associazioni, partiti.
*
Primi firmatari:
Associazioni: Nigrizia, Movimento Nonviolento, Associazione per la pace,
Comunita' Madonnina di S. Giovanni Lupatoto, Arci, Circolo Pink, Comunita'
cristiane di base, Donne in Nero, Emmaus Villafranca.
Partiti: Rifondazione Comunista, Sinistra e Liberta', Italia del Valori,
Verdi della Colomba.
Verona, 2 ottobre 2009
*
Per ulteriori informazioni e contatti con i promotori a Verona si puo' far
riferimento alla segreteria nazionale del Movimento Nonviolento: via Spagna
8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org

5. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

6. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

7. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

8. RIFLESSIONE. LEA MELANDRI: INTEGRAZIONE E XENOFOBIA
[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano
(www.universitadelledonne.it) riprendiamo il seguente intervento dal titolo
"Il caso Sanaa: quando l'integrazione si sposa con la xenofobia"]

Il caso Sanaa, la giovane marocchina uccisa dal padre in un paese non
lontano da Pordenone, non e' un "delitto di fede islamica", ne' uno "scontro
di civilta'" - hanno scritto Paolo Rumiz e Renzo Guolo ("La Repubblica", 17
settembre 2009) -, la religione c'entra poco, e poco anche le tradizioni
tribali. A emergere sarebbe il "senso di fallimento dei padri" che, dopo
aver aperto la strada al cambiamento, con l'emigrazione verso paesi di
cultura diversa, si trovano a fare i conti con una generazione di figlie
insofferenti dei vincoli imposti dalla loro comunita' e, di conseguenza, con
la crescente "sensazione di impotenza" di una societa' maschile certa finora
di poter contare sul controllo indiscusso dei corpi delle donne. L'"onore"
della famiglia, una volta che viene offeso o contrastato, pesa sul buon nome
di un "padre-padrone", sul credito di cui gode l'autorevolezza del maschio
presso la comunita' d'origine; l'identita' etnica, la religione, sono il
corredo culturale inscindibile di un potere che parla, innanzitutto, del
rapporto tra i sessi. Fa piacere constatare che, a tre anni dal caso Hina,
che fu letto quasi unanimemente in chiave antislamica, lo slogan delle
manifestazioni femministe del 2007 e 2008  - "la violenza maschile non ha
patria ne' passaporto" - ha indotto i commentatori a giudizi meno sommari, m
eno inclini a corteggiare posizioni ideologiche preconcette o speculazioni
politiche.
La frequenza ininterrotta degli omicidi di donne, che avvengono tra le mura
domestiche, ha riportato la famiglia al centro dell'attenzione, figure di
padri e di madri schiacciate dentro i ruoli che la storia ha loro assegnato,
persecutori e vittime al medesimo tempo, testimoni inconsapevoli della legge
perversa che ha confuso l'amore e l'odio, la vita e la morte. Tra la vicenda
particolare e inconfondibile di un singolo individuo - dei suoi rapporti
piu' intimi, dei suoi interessi, delle sue passioni, cosi' come delle sue
patologie - e il contesto sociale dentro cui si muove, si cominciano
finalmente a vedere nessi, e non solo sovrapposizioni e dicotomie note. Non
per questo le semplificazioni, a cui ricorrono le logiche politiche
correnti, sia a destra che a sinistra, spariscono.
La "guerra di religione", lo scontro tra "civilta' e barbarie", tra il buono
e il malvagio, tornano a riaffacciarsi, ma e' piu' facile vederli per quello
che sono: arroccamenti difensivi e offensivi di una societa' scossa da
cambiamenti profondi, tentata dal rigetto di tutto cio' che percepisce
nell'immediato come estraneo e minaccioso.
Nella drammatica vicenda che ha colpito i cittadini friulani e la comunita'
marocchina di Azzano Decimo, il ritorno in forza dei luoghi comuni sul
rapporto tra italiani e stranieri - da quanto si apprende dai giornali - e'
avvenuto dopo l'omicidio di Sanaa, nell'imminenza del rito funebre, e al
seguito della dichiarazioni della madre. "Tutti sono andati a collocarsi
nelle caselle loro assegnate dagli stereotipi", ha scritto Manuela Cartosio
sul "Manifesto" (18 settembre 2009). La ministra delle Pari Opportunita',
Mara Carfagna, si costituira' come parte civile nel processo contro il padre
assassino, "discriminandolo", si potrebbe dire, in ragione dell'appartenenza
etnica e religiosa, rispetto a tutti i padri e mariti italiani che hanno
commesso delitti analoghi. Il fidanzato di Sanaa si appella al suo credo
leghista e cattolico per esprimere, nei confronti della famiglia di lei
giudizi sprezzanti e fantasiosi, dato che dichiara di non averla mai
conosciuta, nemmeno quando hanno deciso di convivere. Della madre,
schiacciata dal dolore della tragedia che le ha sottratto in un solo giorno
la figlia e il marito, lasciandola ancora piu' pesantemente alla merce' di
cio' che tradizionalmente si aspetta da una moglie la famiglia del marito e
la comunita' di appartenenza, il sindaco di Azzano Decimo ha sentenziato
impietosamente che non puo' espellerla, ma che la considera "persona
indesiderata", che il Friuli non e' "il deserto del Sahara".
Ma come si puo' pensare che l'ondata xenofoba, antislamica, che si e'
rovesciata sulla famiglia di Sanaa e sulla comunita' marocchina di Azzano -
destinata ad allargarsi, come dimostra l'irruzione di Daniela Santanche'
alla Fabbrica del Vapore, a Milano, dove era in corso la preghiera
conclusiva del Ramadan -, sia solo l'effetto di un omicidio, per quanto
feroce, e non una delle condizioni che lo hanno reso possibile, la pianta
malefica nata da semi di odio che agiscono impercettibili, avvelenando il
tessuto sociale, alimentando fantasie, ossessioni e paure immaginarie,
lasciando intendere che, per neutralizzare la presenza indesiderata dello
straniero, c'e' solo l'assorbimento, l'assimilazione al proprio modo di
vivere o l'espulsione? Di Sanaa hanno scritto che era "integratissima", che
si era legata non solo a un uomo ma a un'intera famiglia italiana, i
genitori di lui, che l'avevano si puo' dire "adottata", vista la giovane
eta', offrendo ad entrambi una casa.
Non la semplice "frequentazione", dunque, di un "ragazzo italiano", come i
giornali hanno scritto in un primo momento, ma una sorta di "affiliazione",
uno strappo carico di contrasti e di risentimenti, tra una figlia e un padre
possessivo, presumibilmente geloso, ma anche tra comunita' incapaci di
avvicinamenti, quando non pregiudizialmente ostili le une alle altre.
Il caso Sanaa non rientra nella "guerra di religione", evocata
immaginariamente a copertura di conflitti piu' profondi e meno dicibili, e
non e' spiegabile neppure soltanto come scontro tra generazioni diverse di
immigrati, o come "violenza di genere", senza patria. Tra le ragioni che
possono alterare l'amore di un padre per la figlia, fino a trasformarlo in
follia omicida, c'e' sicuramente il retaggio di un dominio maschile
incanaglito da un declino evidente, ma ci sono anche i tempi e i luoghi
contingenti in cui ci si trova a vivere e a operare. Pochi si sono chiesti
quanto incida, nell'esasperare i rapporti con la presenza crescente di
immigrati nel Nord-Est d'Italia, e in generale in quella che viene definita
"Padania", il connubio ambiguo, contraddittorio, tra integrazione e
xenofobia, tra il volto ingannevole di un'accoglienza che e' in realta'
inglobamento - sottrazione a rapporti che implicano scambio, ascolto e
reciprocita' -, e quello piu' nascosto, ma pronto ad esplodere alla prima
occasione, di chi si sente accerchiato da una specie barbara e animalesca.
Basta un'occhiata ai blog piu' vicini alle posizioni della Lega per capire
cosa ribolle nelle viscere della "terra del Po" "Perche' dobbiamo spendere
soldi per dare da mangiare in galera a un simile imbecille? Lo si prende e,
insieme alla moglie, venga sbarcato sulle coste marocchine. Se prova a
tornare, gli si spari a vista. Immunita' garantita allo sparatore. Non e'
costituzionale? Ma la Costituzione e' fatta per gli esseri umani, non per
gli animali, anche se parlano come nella fiaba di Pinocchio" ("Libero",
Forum di discussione, 20 settembre 2009). Forse sono voci isolate, ma resta
il dubbio che interpretino il segreto sentire di molti, e non solo nelle
regioni del Nord d'Italia.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 962 del 3 ottobre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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