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Legalita' e' umanita'. 46
- Subject: Legalita' e' umanita'. 46
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 22 Sep 2009 14:00:54 +0200
- Importance: Normal
===================== LEGALITA' E' UMANITA' ===================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 46 del 22 settembre 2009 In questo numero: 1. Contrastare il colpo di stato razzista con la forza dell'ordinamento giuridico democratico 2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 4. Cosa fare 5. Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione: Un drammatico rapporto di Human Rights Watch 6. Marco Mongiello: Onu ed Unione Europea condannano gli illegali respingimenti in Libia 7. Romana Sansa: In ricordo di Jerry Masslo 8. Luca Fazio intervista Adia Guiebre 9. Francesca Pilla: Un anno fa la strage di Castelvolturno 1. EDITORIALE. CONTRASTARE IL COLPO DI STATO RAZZISTA CON LA FORZA DELL'ORDINAMENTO GIURIDICO DEMOCRATICO Occorre denunciare il colpo di stato razzista. Occorre attivare le risorse dell'ordinamento giuridico democratico per contrastare e sconfiggere il colpo di stato razzista tentato dal governo dell'eversione dall'alto. Occorre promuovere l'azione della magistratura e di tutte le istituzioni variamente competenti per abrogare le misure razziste, schiaviste e squadriste contenute nell'anomica, incostituzionale ed antigiuridica legge 94/2009. Per questo rinnoviamo l'invito ad aderire all'iniziativa dei due esposti che ancora una volta di seguito riproduciamo. 2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 5. UNA SOLA UMANITA'. ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI GIURIDICI SULL'IMMIGRAZIONE: UN DRAMMATICO RAPPORTO DI HUMAN RIGHT WATCH [Dal sito dell'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (www.asgi.it) riprendiamo la seguente nota del 21 settembre 2009 dal titolo "Italia/Libia: Human Rights Watch pubblica un rapporto sui respingimenti"] L'Italia intercetta migranti e richiedenti asilo africani sui barconi, manca di valutare se possano considerarsi rifugiati o siano bisognosi di protezione, e li respinge con la forza in Libia, dove in molti sono detenuti in condizioni inumane e degradanti e vengono sottoposti ad abusi. E' quanto afferma Human Rights Watch in un rapporto reso pubblico oggi. * Estratto dal sito di Human Rights Watch (www.hrw.org): Il rapporto di 92 pagine, "Scacciati e schiacciati: l'Italia e il respingimento di migranti e richiedenti asilo, la Libia e il maltrattamento di migranti e richiedenti asilo", esamina il trattamento di migranti, richiedenti asilo e rifugiati in Libia attraverso gli occhi di coloro che sono riusciti ad andarsene e si trovano ora in Italia o a Malta. Il rapporto documenta anche la pratica dell'Italia di intercettare barconi pieni di migranti in alto mare e respingerli in Libia senza le verifiche dovute. "La realta' e' che l'Italia sta rimandando questi individui incontro ad abusi", ha detto Bill Frelick, direttore delle politiche per i rifugiati ad Human Rights Watch, e autore del rapporto. "I migranti che sono stati detenuti in Libia riferiscono, categoricamente, di trattamenti brutali, condizioni di sovraffollamento ed igiene precaria". Le motovedette italiane rimorchiano barconi di migranti in acque internazionali senza stabilire se alcuni di essi potrebbero essere rifugiati, malati o feriti, donne incinte, minori non accompagnati, vittime di traffico o di altre forme di violenza contro le donne. Gli italiani usano la forza nel trasferire i migranti dai barconi su imbarcazioni libiche o li riportano direttamente in Libia, dove le autorita' li imprigionano immediatamente. Alcune delle operazioni sono coordinate da Frontex, l'agenzia dell'Ue per il controllo delle frontiere esterne. La politica dell'Italia costituisce un'aperta violazione dell'obbligo di non commettere refoulement - il rinvio di individui con la forza verso luoghi dove la loro vita o liberta' e' minacciata o dove rischierebbero la tortura o un trattamento inumano o degradante. Il rapporto "Scacciati e schiacciati" si basa su 91 interviste con migranti, richiedenti asilo e rifugiati in Italia e a Malta, condotte principalmente nel maggio 2009, ed un'intervista telefonica con un migrante detenuto in Libia. Human Rights Watch ha visitato la Libia in aprile ed ha incontrato funzionari governativi, ma le autorita' libiche non hanno permesso all'organizzazione di intervistare i migranti in condizioni di riservatezza. Le autorita', inoltre, non hanno permesso ad Human Rights Watch, nonostante le ripetute richieste, di visitare alcun centro di detenzione per migranti in Libia. "L'Italia vìola i propri doveri legali con il rinvio sommario di migranti in Libia", ha detto Frelick. "L'Ue dovrebbe esigere che l'Italia rispetti i propri doveri ponendo termine a tali rinvii verso la Libia. Altri stati membri dell'Ue dovrebbero rifiutare di prendere parte ad operazioni di Frontex che sfociano in rinvii di migranti ed abusi". "Daniel", un eritreo di 26 anni intervistato in Sicilia, ha riferito ad Human Rights Watch cosa e' accaduto dopo che le autorita' maltesi hanno intercettato la barca su cui viaggiava e l'hanno trainata verso un'imbarcazione libica, la quale ha riportato il suo gruppo in Libia (per leggere il racconto complete di Daniel, si prega di visitare: http://www.hrw.org/en/node/85530 ): "Eravamo veramente stanchi e disidratati quando arrivammo in Libia. Io pensai: 'Se mi picchiano, non sentiro' niente'. Quando arrivammo non c'erano dottori, nessun aiuto, solo polizia militare. Iniziarono a prenderci a pugni. Ci dicevano: 'Credevate di andare in Italia, eh?'. Ci prendevano in giro. Eravamo assetati e loro ci picchiavano con bastoni e ci tiravano calci. Per circa un'ora picchiarono tutti quelli che erano sulla barca". Furono portati alla prigione di Misurata in un camion affollato e privo d'aria, e malmenati nuovamente al loro arrivo: "Ci trattarono male a Misurata. C'erano eritrei, etiopi, sudanesi, ed alcuni somali. Le stanze non erano pulite. Ci concedevano solo mezz'ora d'aria al giorno e l'unico motivo per cui ci facevano uscire era per contarci. Ci sedevamo al sole. Chiunque parlasse veniva colpito. Mi colpivano con un tubo di plastica nero". L'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati adesso puo' entrare a Misurata, e alcune organizzazioni libiche vi prestano servizi umanitari. Manca tuttavia un accordo formale, e con esso una garanzia di accesso. Inoltre, la Libia non ha leggi o procedure d'asilo. Le autorita' non fanno distinzioni tra rifugiati, richiedenti asilo ed altri migranti. "Non ci sono rifugiati in Libia", ha dichiarato ad Human Rights Watch il generale di brigata Mohamed Bashir Al Shabbani, direttore dell'ufficio immigrazione al Comitato Generale del Popolo per la Pubblica Sicurezza. "Ci sono individui che si intrufolano clandestinamente nel Paese e non possono essere descritti come rifugiati". Ha poi aggiunto che chiunque entri nel Paese senza documenti e permessi formali viene arrestato. Nonostante tali pratiche, l'Ue, come l'Italia, vede la Libia sempre piu' come un partner prezioso nel controllo della migrazione. La Commissione europea, attualmente, sta negoziando un accordo di riammissione con la Libia che creerebbe un meccanismo formale di rinvio, cosi' come un accordo cornice generale per piu' intensi legami. Il vicepresidente della Commissione europea, Jacques Barrot, ha espresso il desiderio di visitare Tripoli per effettuare colloqui per maggiore cooperazione in materia d'asilo e migrazione. Il rapporto "Scacciati e schiacciati" esorta il governo libico a migliorare le deplorevoli condizioni di detenzione in Libia e ad istituire procedure d'asilo adeguate agli standard internazionali sui rifugiati. Sollecita anche il governo italiano, l'Unione europea, e Frontex, ad assicurare accesso all'asilo, anche per quanti vengono intercettati in alto mare, e di astenersi dal rinviare in Libia cittadini non libici fintantoche' il trattamento di tale Paese nei confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, non sia pienamente conforme agli standard internazionali. "La clausola sui diritti umani nel prossimo accordo quadro tra Ue e Libia, cosi' come qualunque altro accordo da esso derivante, dovrebbe includere un riferimento esplicito ai diritti dei richiedenti asilo e dei migranti come prerequisito per qualsiasi cooperazione nei piani di controllo sulla migrazione", ha detto Frelick. Molti tra i peggiori abusi denunciati ad Human Rights Watch si sono verificati in seguito a tentativi non riusciti di partire dalla Libia. Uno dei migranti, "Pastor Paul" (tutti i nomi sono stati modificati), un nigeriano di 32 anni, ha raccontato ad Human Rights Watch di come le autorita' libiche lo trattarono brutalmente dopo aver bloccato il suo barcone poco dopo essere partito dalla Libia il 20 ottobre 2008: "Eravamo in una barca di legno e dei libici in uno Zodiac [gommone a motore] iniziarono a spararci. Ci dissero di tornare a riva. Continuarono a spararci finche' presero il nostro motore. Una persona fu colpita a morte. Non so chi ci sparo', ma erano civili, non in uniforme. In seguito arrivo' una nave della Marina libica, ci raggiunsero e iniziarono a picchiarci. Si presero i nostri soldi e telefoni cellulari. Credo che quelli del gommone Zodiac lavorassero insieme alla Marina libica. La Marina libica ci riporto' indietro con la loro grande nave e ci spedirono al campo di deportazione di Bin Gashir. Quando arrivammo li' iniziarono subito a picchiare sia me che gli altri. Alcuni dei ragazzi furono picchiati al punto da non poter piu' camminare". Human Rights Watch non ha prove tali per fare una stima di quanti migranti che si trovano in Libia, o che cercano di entrare nell'Unione Europea attraverso l'Italia o Malta, possano riconoscersi come rifugiati. Ma il tasso di accoglimento delle domande di asilo nel 2008 e' stato, per tutte le nazionalita', del 49% in Italia e del 52,5% a Malta. Trapani, che ha competenza anche per Lampedusa (il punto d'entrata per la maggior parte degli arrivi di barconi dalla Libia), ha accolto, dal gennaio all'agosto del 2008, il 78% delle domande d'asilo. Tuttavia l'Italia, con il rinvio in Libia di chiunque intercetti in mare, senza neanche cercare di determinare se si tratti di rifugiati, sta di fatto rinviando individui a rischio di persecuzione. "Molti dei migranti provengono, in effetti, da Paesi con scarso rispetto per i diritti umani e, in alcuni casi, con alti livelli di violenza generalizzata", ha detto Frelick. "Ma al di la' di coloro che hanno bisogno di protezione, tutti i migranti godono di diritti umani e dovrebbero essere trattati con dignita'". 6. UNA SOLA UMANITA'. MARCO MONGIELLO: ONU ED UNIONE EUROPEA CONDANNANO GLI ILLEGALI RESPINGIMENTI IN LIBIA [Dal quotidiano "L'Unita'" del 22 settembre 2009 col titolo "Onu e Europa: l'Italia fermi i respingimenti verso la Libia" e il sommario "Condizioni spaventose. L'accusa contro il governo: rimandati verso Tripoli, inaccettabile. Il nodo delle domande d'asilo. Bocciata la linea italiana. Barrot: aspettiamo risposte. Doppia condanna a Bruxelles durante la riunione dei ministri dell'Interno europei: adesso basta con le politiche di allontanamento indiscriminato di immigrati verso paesi dove ci sono minacce per le loro vite"] Bruxelles. L'Italia fermi i respingimenti, perche' la situazione e' "inaccettabile" e le condizioni degli immigrati "spaventose". Cresce la pressione della comunita' internazionale sull'Italia per la sua discussa politica sull'immigrazione. Ieri sono stati il vicepresidente dell'Ue, Jacques Barrot, e l'Alto commissario Onu per i rifugiati, Antonio Guterres, a condannare le scelte di Palazzo Chigi, in occasione della riunione dei ministri degli Interni europei a Bruxelles. L'Italia, ha insistito il segretario agli interni Francesco Nitto Palma, e' in linea con le norme internazionali. Al termine dell'incontro Barrot ha annunciato che si rechera' a Tripoli "per dire ai libici che la situazione non e' piu' accettabile e non puo' piu' durare". Secondo il vicepresidente dell'esecutivo Ue la Libia non e' in grado di garantire la gestione dei richiedenti asilo e "proprio per questo vogliamo aprire un dialogo". Secondo il commissario Ue oggi i rifugiati "che si trovano in Libia sono praticamente costretti a trattare con i trafficanti di esseri umani per poter raggiungere le nostre coste ed ottenere una protezione internazionale". All'Italia, ha riferito, "abbiamo ricordato i principi, secondo cui non si rinviano le persone in Paesi dove ci sono delle minacce per la loro vita". Al governo italiano "abbiamo chiesto molte spiegazioni", ha ricordato Barrot, "e stiamo ancora valutando le risposte". Ancore piu' dure le parole di Guterres, secondo cui le condizioni degli immigrati in Libia sono "spaventose" e "c'e' il rischio per le persone che necessitano di protezione internazionale che vengano respinte nei propri Paesi d'origine". Per questo il commissario Onu ha espresso "forti riserve" sulla politica di Maroni, con cui e' sfumato l'incontro a causa dei funerali dei soldati italiani caduti a Kabul. Bocciata la teoria di Palazzo Chigi secondo cui le domande d'asilo vanno fatte in Libia. In quel Paese "l'Unhcr lavora senza un riconoscimento ufficiale", ha spiegato Guterres, "ma e' proprio perche' ci lavoriamo che diciamo che non ci sono le condizioni per fornire protezione adeguata ai richiedenti asilo". Per il rappresentante delle Nazioni Unite l'identificazione va fatta dove si possono controllare le condizioni umanitarie. Per questo l'esperienza del centro di Lampedusa era "straordinariamente importante e positiva", ha detto, auspicando "che questa esperienza possa essere ripresa e funzionare pienamente". I ministri europei si sono detti d'accordo con la proposta della Commissione per ridistribuire nell'Ue i richiedenti asilo, ma a patto che il programma resti "volontario". Ma, ha sottolineato il collega tedesco, Wolfgang Schauble, rispondendo ad una domanda sulla politica italiana, "il rispetto dei diritti umani non puo' mai essere messo in discussione, in nessun parte dell'Unione europea". Il sottosegretario Nitto Palma ha presentato la richiesta italiana per "uno specifico programma dedicato ai richiedenti asilo presenti in territorio libico", in particolare per quanto riguarda coloro che provengono dalla regione del Corno d'Africa. Ma la difesa della linea Maroni diventa sempre piu' difficile. Delle 757 persone respinte "nessuno ha chiesto protezione internazionale quando si trovava sulle navi italiane", ha azzardato il sottosegretario in conferenza stampa. Peccato che diversi esponenti del governo abbiano ammesso che e' impossibile fare le domande d'asilo sulle navi e che statisticamente e' ovvio che tra 757 migranti ci siano rifugiati che hanno diritto alla protezione internazionale. Possibile che nessuno abbia fatto domanda? Chi lo ha verificato sulle navi? "Io sono sottosegretario al ministero dell'Interno - si e' difeso Nitto Palma - e sono abituato a parlare sulla base ufficiale dei dati che risultano al ministero e che risultano dal personale che ha operato in quegli interventi". La verita', ha osservato il capodelegazione del Pd all'Europarlamento, David Sassoli, e' che "l'arrogante politica xenofoba messa in atto dal Governo italiano continua a creare imbarazzo al nostro Paese" e, secondo l'eurodeputato dell'Italia dei Valori, Luigi De Magistris, i richiami di Onu e Ue "rappresentano l'ennesima umiliazione inferta al Governo italiano". 7. UNA SOLA UMANITA'. ROMANA SANSA: IN RICORDO DI JERRY MASSLO [Dal quotidiano "L'Unita'" del 22 settembre 2009 col titolo "In ricordo di Jerry Masslo. Il prossimo 26 settembre Villa Literno si mobilita"] Aveva trent'anni. Era arrivato a Roma come rifugiato politico. Nell'estate dell'89 era andato a Villa Literno per la raccolta dei pomodori. La notte del 25 agosto, mentre dormiva, era stato aggredito da giovani locali che volevano derubarlo. Mentre tentava di difendersi, venne ucciso. La notizia produsse un'emozione fortissima: mai era successo un fatto del genere in Italia (altri, purtroppo, sarebbero seguiti). In maniera spontanea venne decisa una manifestazione nazionale antirazzista, la prima, per il 7 ottobre, e vi partecipo' gran parte della societa' civile e religiosa. Per ore italiani e immigrati, uomini e donne giunti da tutta Italia, sfilarono per le strade di Roma. La morte di questo giovane contribui' alla discussione pubblica che sfocio' nella legge Martelli. L'anno successivo, nell'agosto del '90, davanti al cimitero di Villa Literno, dove era stato sepolto Masslo, le Confederazioni sindacali e l'associazione "Nero e non solo" realizzarono un campo con tende, docce e mensa, affinche' i raccoglitori di pomodoro non dormissero nella polvere. I giovani volontari organizzavano le presenze. Tutti gli immigrati avevano il permesso di soggiorno o la ricevuta della presentazione della domanda. Fu un'esperienza molto intensa, che coinvolse positivamente una parte della popolazione locale. A 20 anni di distanza, il 26 e 27 prossimi, a Villa Literno si ricordera' Jerry Essan Masslo grazie a un'iniziativa del Forum campano per l'eguaglianza. Nel frattempo, il nostro paese e' diventato irriconoscibile, attraversato da feroci tentazioni xenofobe. E, dunque, oggi la domanda e': come salvare le vite dei tanti Jerry Masslo, che non riescono nemmeno ad attraversare il mare per chiedere rifugio politico? 8. UNA SOLA UMANITA'. LUCA FAZIO INTERVISTA ADA GUIEBRE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 settembre 2009 col titolo "Chi spiega alla mia bimba come e' morto lo zio Abba?" e il sottotitolo "Parla Adia Guiebre che domani sara' in piazza contro il razzismo". Adia Guiebre e' sorella di Abdul "Abba" Guiebre, il giovane ucciso a colpi di spranga nel 2008] Adia Ratu Guiebre e' una giovane donna italiana. Quando ha lasciato il Burkina Faso per venire in Italia aveva 10 anni. Suo padre faceva l'operaio in una fabbrica di Cernusco sul Naviglio, vicino a Milano, sua madre faceva le pulizie a casa del padrone di quella fabbrica. La sera, ogni tanto, andava con lei per darle una mano. Adesso ha 26 anni, lavora come assistente in una casa di riposo, ha due sorelle quasi coetanee, un fratellino di 6 anni e una figlia della stessa eta', Samira. Abba non c'e' piu'. Lo hanno ammazzato il 14 settembre 2008 in via Zuretti, quattro sprangate in testa... un "fatto di cronaca»" che nessuna forza politica presente in parlamento ha avuto il coraggio di definire per quello che era. "La cosa che mi fa piu' male e' che nessuno disse che quei due avevano massacrato mio fratello per razzismo". * - Luca Fazio: Prima della morte di Abba, che idea avevi del razzismo? - Adia Guiebre: Fino a una certa eta' ho sempre vissuto tranquillamente, non mi sono mai accorta che per alcune persone in me c'era qualcosa di diverso, magari entravo in un bar e mi guardavano in un certo modo... Poi mi sono sposata e sono andata a vivere a Caprino Bergamasco, e li' ho cominciato ad avvertire certe occhiate, commenti sgradevoli ad alta voce, la fatica per fare un documento, la sorpresa per un colloquio di lavoro dove venivo scartata perche' non volevano stranieri. Noi siamo diversi, e allora? * - Luca Fazio: E adesso che Abba non c'e' piu'? - Adia Guiebre: La mia vita e' cambiata. Prima non ci pensavo, adesso soppeso tutte le parole e cerco di dominare le mie sensazioni, davanti a certi atteggiamenti prima mi agito, poi sono costretta a calmarmi: perche' adesso ho paura. Dove vado, sto attenta. Ancora oggi sento qualcuno dire che Abba e' stato ammazzato per un pacchetto di biscotti. Non e' vero. * - Luca Fazio: Pensi che l'Italia sia diventato un paese razzista? - Adia Guiebre: Lo sento, ma sarebbe ingiusto generalizzare. Io a Cernusco sto bene, mi sento a casa mia, tutti, anche il sindaco mi sono stati vicini. Gli italiani non sono tutti uguali, piuttosto il razzismo lo percepisco nella politica. Siccome c'e' la crisi e le cose non vanno bene, dicono che e' tutta colpa nostra, logico che chi sta a casa a guardare la televisione poi se la prende con me perche' gli porterei via il lavoro. Stanno alimentando una specie di fascismo, stanno fomentando la paura del diverso. E noi non abbiamo la forza di far sentire la nostra voce. * - Luca Fazio: L'anno scorso, durante la straordinaria manifestazione dopo la morte di tuo fratello, tutti per la prima volta hanno visto la ricchezza e la forza delle cosiddette seconde generazioni. Che fine hanno fatto? - Adia Guiebre: Ci sono, ci sono. Siamo in tanti e siamo giovani, ogni giorno il Comitato per non dimenticare Abba si batte contro il razzismo anche con piccole iniziative, come abbiamo fatto nei giorni scorsi, solo che nessuno ne parla. Noi giovani siamo il futuro dell'Italia, che lo vogliano o no e' cosi'. * - Luca Fazio: Che dici della manifestazione di domani? - Adia Guiebre: Sono sicura che saremo in tanti, non andiamo in piazza perche' ne abbiamo voglia, ci andiamo perche' ne sentiamo la necessita'. Ci devono ascoltare, andro' avanti finche' ne avro' la forza. Tutti hanno paura della diversita', questo non e' piu' possibile. * - Luca Fazio: E' da quando e' morto tuo fratello che presti attenzione a quello che sta succedendo nel tuo paese? - Adia Guiebre: Mio fratello e' stato ucciso, ma so bene che l'intolleranza che ha portato a questo gesto e' stata alimentata da anni di discorsi dei politici. Se una persona in televisione ascolta certe cose, poi io come faccio a convincerlo che non e' per colpa mia se lui se la passa male? Il messaggio arriva dall'alto, la politica ha scavato in profondita' ed e' logico che molti abbiano paura degli stranieri. Nessuno puo' calmare il mio dolore, io adesso sto lottando per gli altri, perche' non accada mai piu'... mio fratello non me lo ridara' nessuno. * - Luca Fazio: Hai un fratellino piccolo e una figlia della stessa eta'. Come si puo' raccontare a un bambino di sei anni quello che e' successo a tuo fratello? - Adia Guiebre: Loro cominciano a capire. Il piccolino si nasconde in camera per aprire il computer e leggere le notizie di Abba, li' ci sono le fotografie... e anche mia figlia mi chiede dello zio, mi chiede perche' e' morto... lei sa che non c'e' piu' ma non sa perche', non sa come e' successo. Io non glielo so raccontare, non ci riesco. Non sono riuscita a capirlo nemmeno io: come si fa ad uccidere cosi' un ragazzino di 19 anni gridandogli ignobili ingiurie? Pensi che saranno felici quando da grandi lo verranno a sapere? La mia rabbia si rinnova tutti i giorni, spero con tutto il cuore che l'Italia cambi, che cambi davvero. Non capisco... e' meglio l'armonia, l'amore per il prossimo, cosa importa se uno e' nero o e' giallo? Io sto sempre male, se c'e' qualcuno che riesce a spiegare a mia figlia come e' morto Abba, sara' benvenuto a casa nostra. 9. UNA SOLA UMANITA'. FRANCESCA PILLA: UN ANNO FA LA STRAGE DI CASTELVOLTURNO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 settembre 2009 col titolo "Castelvolturno, la strage dimenticata dei ghanesi. Tra paura e indifferenza" e il sommario "Un anno fa, era la notte tra il 18 e 19 settembre, un raid dei casalesi uccise sei innocenti. A ricordarli ieri solo i familiari"] E' un sentimento razzista che ha mosso la strage di Castelvolturno, quando esattamente un anno fa, nella notte tra il 18 e il 19 settembre, morirono sei ghanesi che oggi, alla luce delle indagini svolte, si riconosce innocenti. Il boss Giuseppe Setola, a capo dell'ala stragista dei casalesi era stato chiaro: "I neri devono capire". Non solo, aveva dato ordine ai suoi di presentarsi nella sartoria "Ob ob Exotic Fashion" e uccidere chiunque fosse li', nel caso anche donne e bambini. Centotrenta colpi furono esplosi, sei morti, ma nell'intento di questi camorristi potevano e dovevano essere molti di piu', per costringerli ad andare via o a sottomettersi alla volonta' del clan. Ieri sono stati lasciati, al chilometro 43, davanti a quel luogo che ancora odora di morte, un fiore e una foto per ognuno di loro, per Kwame, Samuel, Halaji, Awanga, Alew, Eric, perche' dare un nome e un volto alle vittime della camorra e' fondamentale affinche' non restino numeri. Una commemorazione tra intimi, una cinquantina di persone, i parenti, gli amici e un messaggio: "Per non dimenticare bisogna combattere la camorra, solo cosi' ce la faremo". Ma perche' cosi' poche persone, dopo il fiume di migranti per la manifestazione antirazzista che a fine aprile inondo' quella Domiziana che si e' trasformata nell'incubo dei neri? "Non e' stata dettata dalla paura - spiega Jamal Al Qaddorah della Cgil immigrazione - e' stata una nostra scelta organizzare un momento di commemorazione che fosse piu' privato". Di altro avviso l'assessore regionale al lavoro Corrado Gabriele: "Eravamo in pochi perche' e' piu' facile dimenticare le responsabilita', piuttosto che essere li'. Non dimentichiamo che per quella strage devono ancora essere assicurati alla giustizia i mandanti, i latitanti Zagaria e Iovine". Anche se, infatti, il commando di morte e' finito tutto in manette - oltre a Setola, attualmente sono in galera i sicari Alessandro Cirillo, Giovanni Spagnuolo, Davide Granato, Antonio Alluce - i casalesi che hanno permesso quella mattanza sono ancora irreperibili e la vita a Castelvolturno resta nelle mani della camorra e dello sfruttamento dell'immigrazione. Alla cerimonia erano comunque presenti il sindaco Francesco Nuzzo, l'imam di San Marcellino, e una delegazione di Sinistra e liberta'. Il vescovo di Capua, monsignor Bruno Schettino, ha quindi celebrato messa nel centro Fernandes. In contemporanea anche il Consiglio regionale della Campania ha osservato un minuto di silenzio per ricordare la strage, ma anche per i caduti in Afghanistan. Di tutt'altro tenore, invece, la visita del ministro Maroni, arrivato per presiedere il Comitato per l'ordine e la sicurezza, nonche' per verificare lo stato di attuazione del programma di repressione del fenomeno criminale in provincia di Caserta. Ma per Corrado Gabriele poco o niente e' migliorato in questa terra: "Penso che gli immigrati non siano alla commemorazione - spiega infatti - perche' sfiduciati da una situazione che non cambia. Un esempio? Lo sfruttamento della prostituzione che continua alla luce del sole lungo la Domitiana, li' dove ci sono tanti presidi di forze dell'ordine". Ieri, intanto, e' stato arrestato a Nagilak in Ungheria Giancarlo de Luca, di 52 anni, capozona a Cancello Arnone per conto della fazione dell'organizzazione capeggiata da Francesco Bidognetti, detto "cicciotte e mezzanotte". De Luca il 17 luglio scorso riusci' a sfuggire alla cattura nel corso di un'operazione della squadra mobile di Caserta, coordinata dalla Dda, che porto' in carcere sei affiliati all'organizzazione. Ma come si sa, nonostante i capi in carcere e i continui arresti, purtroppo si e' molto lontani dall'indebolire questa struttura camorristica. ===================== LEGALITA' E' UMANITA' ===================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 46 del 22 settembre 2009 Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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