Legalita' e' umanita'. 38



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LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 38 del 14 settembre 2009

In questo numero:
1. Se
2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
4. Cosa fare
5. Khalid Chaouki: Per dire basta alla barbarie
6. Martin Luther King: Oltre il Vietnam

1. EDITORIALE. SE

Se tu, proprio tu, ti trovassi in quel tempo e in quel paese, in cui vittime
innocenti vengono deportate e consegnate ai loro aguzzini, in cui vittime
innocenti vengono recluse in campo di concentramento, in cui vittime
innocenti vengono gettate in pasto ai poteri schiavisti e mafiosi, in cui
vittime innocenti vengono lasciate morire e chi le soccorresse sarebbe
accusato di un reato.
Se tu, proprio tu, ti trovassi in quel tempo e in quel paese, in cui milioni
di persone innocenti vengono tenute in condizioni servili sotto la costante
minaccia di perdere il lavoro e con esso la liberta' ed ogni diritto; in cui
milioni di persone innocenti vengono dichiarate criminali in atto o in
potenza solo per la loro nascita, la loro provenienza, la pigmentazione
della loro pelle, la loro lingua materna diversa da quella degli indigeni.
Se tu, proprio tu, ti trovassi in quel tempo e in quel paese, e vedessi i
gangster dettar legge, organizzar squadracce, imporre la violenza razzista,
schiavista, mafiosa, fascista.
Cosa faresti allora tu?
Questo e' quel tempo, questo e' quel paese.
*
Ogni persona di volonta' buona, ogni organizzazione democratica, ogni
istituzione fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana si opponga al
colpo di stato razzista, schiavista, squadrista.
Ogni persona di volonta' buona, ogni organizzazione democratica, ogni
istituzione fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana si opponga
all'apartheid, ai campi di concentramento, alle deportazioni, all'omissione
di soccorso illegale e assassina.
Ogni persona di volonta' buona, ogni organizzazione democratica, ogni
istituzione fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana si opponga al
colpo di stato del governo dell'eversione dall'alto.
Ogni persona di volonta' buona, ogni organizzazione democratica, ogni
istituzione fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana difenda la
legalita', la civilta', l'umanita'.
Ogni persona di volonta' buona, ogni organizzazione democratica, ogni
istituzione fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana insorga
contro il crimine, insorga in difesa dell'ordinamento giuridico legittimo,
insorga in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, insorga in
difesa della Repubblica Italiana e dell'umanita' aggredite dal golpe
razzista.
Contro il piu' disumano dei crimini, insorga ogni persona di volonta' buona,
ogni organizzazione democratica, ogni istituzione fedele alla Costituzione
della Repubblica Italiana.
Con la forza della verita'.
Con la forza della legalita'.
Con la forza della nonviolenza.
*
Denunciamo a tutte le competenti magistrature ed istituzioni le misure
razziste, schiaviste e squadriste, incostituzionali ed antigiuridiche,
criminali e criminogene, contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza".
Mobilitiamo tutte le risorse dello stato democratico per impedire che un
governo criminale imponga all'Italia il criminale regime dell'apartheid.
Chiamiamo l'intero popolo italiano all'impegno per la legalita' e per
l'umanita'.

2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

5. UNA SOLA UMANITA'. KHALID CHAOUKI: PER DIRE BASTA ALLA BARBARIE
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 13 settembre 2009 col titolo "Alla Porta
d'Europa per dire no alla barbarie" e il sommario "I respingimenti negano i
diritti di cittadinanza. Le migrazioni non sono fenomeni passeggeri. Un
popolo come quello italiano, emigrato tra '800 e '900, dovrebbe averlo
compreso"]

Giovani italiani e di origine straniera insieme a Lampedusa per ricordare le
vittime del Mediterraneo, rilanciare il tema dei diritti umani e dei diritti
di cittadinanza. E' questo lo spirito con cui ci siamo recati ieri in visita
al cimitero di Lampedusa per ricordare insieme le vittime del Mediterraneo
sepolte senza nome. Comunque persone, che al di la' della loro fede di
appartenenza meritavano uno spazio dignitoso di pace dopo una tragica morte.
Sempre tutti insieme abbiamo lanciato in mare una corona di fiori per dire
basta alle barbarie dei respingimenti di donne e uomini che fuggono da fame,
guerre e persecuzioni e richiedere un deciso rispetto della Convenzione dei
diritti umani e dei rifugiati. Lo abbiamo fatto osservando un minuto di
silenzio davanti alla Porta d'Europa, un monumento che guarda dritto alla
sponda settentrionale dell'Africa.
Far partire da un luogo tragicamente simbolico come Lampedusa la nostra
campagna nazionale sull'immigrazione e la cittadinanza "Stranieri di nome,
italiani di fatto" vuole significare riconoscere innanzitutto il carattere
umano del fenomeno migratorio. Una storia che l'umanita' ha conosciuto da
millenni con la migrazione di interi popoli verso sponde nuove. Una storia
che ha riguardato la vita recente anche del nostro paese con il viaggio di
milioni di persone verso mete lontane come gli Stati Uniti, l'Argentina o
l'Australia alla ricerca di una possibilita' per una vita migliore. Ebbene,
quella possibilita' oggi la si vuole negare a popoli a noi vicini.
Ancora peggio: i migranti vengono dipinti come usurpatori delle nostre
ricchezze, si alzano barriere di filo spinato per paura che condividano un
po' dei nostri privilegi fino ad arrivare a schedarli come criminali per la
semplice colpa di non aver avuto la fortuna di essere nati dall'altra sponda
del mare.
In questo clima di caccia al povero e di istigazione talvolta anche alla
xenofobia e al razzismo da parte di qualche esponente del governo, noi
intendiamo reagire con forza denunciando il grave degrado del livello di
dibattito pubblico sui fenomeni legati al tema dell'immigrazione.
Inoltre riteniamo che la piu' grande bugia raccontata agli italiani in
questi ultimi mesi sia quella di rappresentare la realta' dell'immigrazione
in Italia come un fenomeno passeggero e legato ad un'emergenza. Dimenticando
che in Italia i flussi migratori risalgono ad almeno vent'anni e oggi si
contano circa quattro milioni di cittadini di origine straniera pienamente
inseriti nel tessuto sociale e lavorativo nelle nostre citta'. Si dimentica
che vi sono migliaia di bambini nati e cresciuti in Italia che popolano le
nostre scuole e che, al di la' di una legislazione quasi unica in Europa che
non riconosce loro immediatamente la cittadinanza italiana, si sentono
pienamente italiani senza attendere il benestare dei protettori della
Padania.
E' questa l'Italia gia' radicalmente multietnica che noi vogliamo
rappresentare. Un'Italia che non ci puo' far paura perche' ci fa sentire
piu' europei e piu' globali. Un'Italia che non ci fa paura perche' ci
stimola ad un confronto continuo e positivo con persone provenienti da altre
culture.
Persone che con noi ora sono disposti a condividere oltre al territorio,
anche la Costituzione e i valori che hanno fatto grande la tradizione
mediterranea di questo paese.

6. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: OLTRE IL VIETNAM
[Riproponendo questo testo, nuovamente ringraziamo Fulvio Cesare Manara per
averci messo a disposizione l'antologia di scritti e discorsi di Martin
Luther King da lui curata, Memoria di un volto: Martin Luther King,
Dipartimento per l'educazione alla nonviolenza delle Acli di Bergamo,
Bergamo 2002. Il testo seguente e' quello del discorso tenuto nella chiesa
di Riverside, New York, 4 aprile 1967]

Credo che il cammino dalla chiesa battista di Dexter Avenue - la chiesa  di
Montgomery, nell'Alabama, dove ho cominciato il ministero pastorale -,
conduca proprio qui, al santuario dove ci troviamo stasera.
C'e' un nesso molto evidente e quasi elementare fra la guerra in Vietnam e
la lotta che io e altri abbiamo intrapreso in America. Qualche anno fa,
quella lotta ha visto un momento luminoso: e' sembrato che per i poveri ?
neri e bianchi ? ci fosse una promessa concreta di speranza, grazie al
programma contro la poverta'. Ci furono esperimenti, speranze, nuove
aperture. Poi comincio' a crescere la tensione nel Vietnam, e io ho visto
questo programma frantumarsi e svuotarsi, come se fosse l'ozioso balocco
politico di una societa' impazzita per la guerra. E ho capito che l'America
non avrebbe mai investito i fondi e le energie necessarie a riabilitare i
suoi poveri, finche' le avventure come il Vietnam avessero continuato a
risucchiare uomini e talenti e denaro come una sorta di pompa aspirante,
demoniaca e distruttiva. Percio' mi sono visto sempre piu' costretto a
considerare la guerra un nemico dei poveri e in quanto tale ad attaccarla.
Forse e' stato un piu' tragico riconoscimento della realta' quando ho capito
che la guerra faceva assai di piu' che devastare le speranze dei poveri in
patria. La guerra mandava i loro figli e fratelli e mariti a combattere e a
morire in una percentuale straordinariamente superiore alla loro consistenza
proporzionale nella popolazione. Stavamo prendendo i giovani neri che la
nostra societa' aveva mutilato, e li mandavamo a quindicimila chilometri di
distanza, per garantire nel Sudest asiatico liberta' a cui essi stessi non
avevano accesso nel Sudovest della Georgia o a Harlem est. E cosi' ci siamo
trovati piu' volte di fronte alla crudele ironia di vedere sugli schermi
televisivi ragazzi neri e bianchi che uccidono e muoiono insieme, per un
paese incapace di farli sedere insieme nei banchi delle stesse scuole. E
cosi' li vediamo affiancati e solidali nella brutalita', mentre incendiano
le capanne di un povero villaggio, ma ci rendiamo conto che a Chicago
difficilmente potrebbero abitare nello stesso isolato. Io non potevo restare
in silenzio di fronte a una cosi' crudele manipolazione dei poveri.
Mentre camminavo circondato di giovani arrabbiati, disperati, rifiutati,
dicevo loro che i fucili e le bombe molotov non avrebbero risolto i loro
problemi. Ho cercato di far sentire loro la mia piu' profonda compassione,
insieme sostenendo la convinzione che i mutamenti sociali si producono nel
modo piu' significativo attraverso l'azione nonviolenta. Ma loro mi
chiedevano, e giustamente: "E il Vietnam, allora?". Mi chiedevano se non era
forse vero che il nostro paese impiegava la violenza in dosi massicce per
risolvere i problemi, per produrre i cambiamenti desiderati. Le loro domande
coglievano nel segno; io sapevo che non avrei mai piu' potuto alzare la voce
contro la violenza degli oppressi nei ghetti senz'aver prima parlato chiaro
al maggior fornitore di violenza del mondo di oggi: il mio stesso governo.
Per amore di quei ragazzi, per amore di questo governo, per amore delle
centinaia di migliaia di esseri umani che tremano sotto la nostra violenza,
non posso tacere.
*
Ora, dovrebbe essere chiaro fino all'incandescenza come nessuno, che abbia
in qualche modo a cuore l'integrita' e la vita dell'America di oggi, possa
ignorare questa guerra. Se l'anima dell'America restera' del tutto
avvelenata, nell'autopsia si potra' leggere anche la parola "Vietnam".
L'anima dell'America non si potra' salvare finche' continua a distruggere le
piu' radicate speranze degli uomini di tutto il mondo. E cosi', quelli fra
noi che sono ancora convinti che l'"America deve esistere" devono
incamminarsi sul sentiero della protesta e del dissenso, lavorare per la
salvezza della nostra terra.
Come se non bastasse il peso di un simile impegno in nome della vita e della
salvezza dell'America, nel 1964 mi e' stato imposto un nuovo fardello di
responsabilita'; e non posso dimenticare che il premio Nobel per la pace era
anche un incarico, l'incarico di lavorare con piu' impegno che mai per la
fratellanza degli uomini. Questa vocazione mi porta a superare i doveri
della fedelta' nazionale.
Ma anche in mancanza di questo, dovrei pur sempre vivere con il senso del
mio impegno di ministro di Gesu' Cristo. Per me e' talmente evidente il
rapporto che lega questo ministero al dovere di costruire la pace, che
talvolta mi stupisco che mi si domandi come mai parlo contro la guerra.
Com'e' possibile che i miei interlocutori non sappiano che la Buona Novella
si rivolge a tutti gli uomini: ai comunisti e ai capitalisti, ai loro figli
e ai nostri, ai neri e ai bianchi, ai rivoluzionari e ai conservatori? Hanno
dimenticato che il mio ministero e' istituito in obbedienza a Colui che ha
amato i suoi nemici al punto di morire per loro? E allora, che cosa posso
dire ai vietcong, o a Castro, o a Mao, in qualita' di ministro fedele di
Costui? Posso minacciarli di morte, o non dovro' invece condividere con loro
la mia vita?
Infine, mentre cerco di spiegare a voi e a me stesso il percorso che da
Montgomery conduce a questo luogo, darei la spiegazione piu' valida se
dicessi semplicemente che devo restare fedele alla mia convinzione di
condividere con tutti gli uomini la vocazione a essere figlio del Dio
vivente. Al di la' del richiamo della razza o della nazione o del credo
religioso, vale questa vocazione filiale e fraterna. Proprio perche' credo
che il Padre si prende cura in modo particolare dei suoi figli sofferenti e
impotenti e reietti, stasera sono venuto a parlare per loro. Credo che in
questo consista il privilegio e il fardello che tutti noi, che ci riteniamo
vincolati da fedelta' e lealta' piu' vaste e piu' profonde del nazionalismo
e tali da oltrepassare e sopravanzare le mete e le posizioni che la nostra
nazione fissa per se stessa, dobbiamo aspettarci. Siamo chiamati a parlare
per i deboli, per chi non ha voce, per le vittime della nostra nazione, per
coloro che essa definisce "il nemico", perche' non esiste documento di mano
umana che possa rendere questi esseri umani meno che nostri fratelli.
*
La guerra in Vietnam non e' che il sintomo di un malessere assai piu'
radicato nello spirito americano, e se ignoreremo queste realta' che ci
obbligano a riflettere, nella prossima generazione ci ritroveremo a
organizzare altri "comitati del clero e dei laici preoccupati": si
preoccuperanno per il Guatemala e il Peru', per la Thailandia e la Cambogia,
per il Mozambico e il Sudafrica. Ci tocchera' scendere in corteo per questi
nomi e per una dozzina d'altri, andare a infiniti raduni e manifestazioni,
se non si verifichera' un cambiamento significativo e radicale nella vita e
nella politica americana. E dunque questi pensieri ci portano oltre il
Vietnam, ma non oltre la nostra vocazione di figli del Dio vivente.
Nel 1957, un funzionario americano dotato di sensibilita' disse che secondo
lui il nostro paese sembrava situato sul versante meno vantaggioso di una
rivoluzione mondiale. Negli ultimi dieci anni abbiamo visto affiorare uno
schema di repressione che oggi giustifica la presenza di consulenti militari
statunitensi in Venezuela. La necessita' di mantenere la stabilita' sociale
per favorire i nostri investimenti spiega l'opera controrivoluzionaria
compiuta dalle forze americane nel Guatemala; spiega come mai contro i
guerriglieri cambogiani si usino elicotteri americani, come mai contro i
ribelli in Peru' siano gia' stati usati napalm americano e le truppe dei
Berretti Verdi.
Riflettendo su queste attivita', le parole del compianto John F. Kennedy
tornano a ossessionarci; cinque anni fa Kennedy disse: "Coloro che rendono
impossibile la rivoluzione pacifica renderanno inevitabile la rivoluzione
violenta".
Per scelta o per caso, la nostra nazione si e' investita sempre piu' spesso
di questo ruolo: il ruolo di coloro che rendono impossibile una rivoluzione
pacifica, rifiutandosi di rinunciare ai privilegi e ai piaceri derivanti
dagli immensi profitti degli investimenti in tutto il mondo.
*
Io sono persuaso che se vogliamo passare al versante positivo della
rivoluzione mondiale, come nazione dobbiamo compiere una radicale
rivoluzione dei valori. Dobbiamo al piu' presto cominciare a passare da una
societa' orientata alle cose a una societa' orientata alle persone. Finche'
considereremo le macchine e i computer, le motivazioni del profitto e i
diritti di proprieta' piu' importanti delle persone, i tre giganti del
razzismo, del materialismo estremo e del militarismo non potranno mai essere
sconfitti.
Una vera rivoluzione dei valori ci indurrebbe ben presto a mettere in
discussione l'equita' e la giustizia di molte nostre scelte politiche del
presente e del passato. Da un lato siamo chiamati a operare come il buon
samaritano sul ciglio della strada della vita, ma questo e' soltanto il
principio: un giorno dovremo arrivare a capire che bisogna trasformare
l'intera strada per Gerico, in modo che gli uomini e le donne non continuino
ad essere picchiati e rapinati mentre sono in viaggio sull'autostrada della
vita. La vera compassione non si limita a gettare una moneta al mendicante,
ma arriva a capire che, se produce mendicanti, un edificio ha bisogno di una
ristrutturazione.
Una vera rivoluzione dei valori guarderebbe ben presto con disagio al
violento contrasto fra poverta' e ricchezza. Con l'indignazione del giusto,
getterebbe lo sguardo oltre i mari, e vedrebbe i singoli capitalisti
dell'Occidente investire immense somme di denaro in Asia, in Africa,
nell'America del Sud, soltanto per ricavarne profitto, senza curarsi affatto
del progresso sociale di questi paesi, e direbbe: "Questo non e' giusto".
Guarderebbe alla nostra alleanza con i proprietari terrieri dell'America
Latina e direbbe: "Questo non e' giusto". Il senso di arroganza tipico
dell'Occidente, che crede di avere tutto da insegnare agli altri, e nulla da
imparare da loro, non e' giusto.
Una vera rivoluzione dei valori mettera' mano all'ordinamento mondiale, e
della guerra dira': "Questo modo di comporre i dissidi non e' giusto".
Bruciare gli esseri umani con il napalm, riempire le nostre case di orfani e
di vedove, iniettare germi velenosi di odio nelle vene di popoli che di
norma sarebbero pieni di umanita', rimandare a casa uomini che hanno
combattuto in campi di battaglia tenebrosi e sanguinosi e tornano menomati
nel fisico e turbati nella psiche: tutti questi atti non possono conciliarsi
con la saggezza, la giustizia, l'amore. Una nazione che continua, un anno
dopo l'altro, a spendere piu' denaro per la difesa militare che per i
programmi di elevazione sociale, si avvicina alla morte dello spirito.
L'America, che e' la nazione piu' ricca e potente del mondo, in una
rivoluzione dei valori potrebbe certo fare da battistrada. Soltanto un
tragico desiderio di morte ci puo' impedire di riordinare la nostra scala di
priorita', in modo che il perseguimento della pace abbia la precedenza sul
perseguimento della guerra. Niente ci puo' impedire di usare le mani ferite
per plasmare uno status quo recalcitrante fino a trasformarlo in
fraternita'.
I nostri sono tempi rivoluzionari. In tutto il mondo gli uomini si ribellano
contro antichi regimi di sfruttamento e di oppressione; dalle piaghe di un
mondo fragile nascono regimi nuovi ispirati alla giustizia e
all'uguaglianza. I popoli scamiciati e scalzi della terra si stanno
sollevando come non mai. Il popolo che era nelle tenebre ha visto una grande
luce [Is, 9, 2]. Noi in Occidente dobbiamo sostenere queste rivoluzioni.
E' una triste realta' che a causa dell'amore per le comodita',
dell'autocompiacimento, di una paura morbosa del comunismo, della tendenza
ad adeguarci all'ingiustizia, le nazioni occidentali, che hanno avuto un
ruolo da iniziatori per quanto riguarda gran parte dello spirito
rivoluzionario del mondo moderno, oggi siano diventate arcicontrarie alle
rivoluzioni. Percio' molti sono stati indotti a credere che soltanto il
marxismo possieda spirito rivoluzionario; e, di conseguenza, il comunismo e'
la punizione che abbiamo meritato per non essere riusciti a tradurre in
realta' la democrazia e a portare fino in fondo le rivoluzioni che avevamo
iniziato. Oggi abbiamo una sola speranza: riuscire a riconquistare lo
spirito rivoluzionario e uscire in un mondo talvolta ostile dichiarando
eterna ostilita' alla poverta', al razzismo, al militarismo. Questo impegno
potente ci permettera' di lanciare una audace sfida allo status quo e alle
consuetudini ingiuste, e cosi' avvicineremo il giorno in cui "si colmi ogni
valle, ogni monte o colle si abbassi, l'erta si cambi in piano e la
scabrosita' in liscio suolo" [Is, 40, 4].
Un'autentica rivoluzione dei valori significa in ultima analisi che dobbiamo
avere una forma di lealta' ecumenica e non settoriale. Ogni nazione, ormai,
deve sviluppare sopra ogni altra cosa una lealta' verso l'umanita', verso
l'umanita' nel suo insieme, in modo da riuscire a conservare il meglio delle
singole societa'.
*
Dobbiamo superare l'indecisione passando all'azione. Dobbiamo trovare nuovi
modi per parlare a favore della pace nel Vietnam e della giustizia in tutti
i paesi in via di sviluppo, il cui confine comincia alla soglia delle nostre
case. Se non agiremo, saremo certo trascinati lungo gli oscuri, lunghi e
infamanti corridoi del tempo riservati a quanti possiedono potere ma non
compassione, potenza ma non moralita', forza ma non giudizio.
Cominciamo. Rinnoviamo la nostra dedizione alla battaglia per un mondo
nuovo, lunga e aspra ma bellissima. Questa e' la vocazione a cui sono
chiamati i figli di Dio, e i nostri fratelli aspettano con ansia la nostra
risposta. Diremo che siamo troppo svantaggiati in partenza? Diremo che la
lotta e' troppo aspra? Il nostro messaggio sara' che le forze della vita
americana militano contro la loro possibilita' di diventare uomini in senso
pieno, e noi inviamo i sensi del piu' profondo rammarico? Oppure ci sara' un
messaggio diverso: di desiderio, di speranza, di solidarieta' con le loro
aspirazioni, di impegno verso la loro causa, a qualsiasi costo? Tocca a noi
scegliere, e anche se forse preferiremmo che non fosse cosi', dobbiamo
scegliere in questo momento cruciale della storia umana.

=====================
LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 38 del 14 settembre 2009
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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