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Legalita' e' umanita'. 28
- Subject: Legalita' e' umanita'. 28
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 4 Sep 2009 15:57:50 +0200
- Importance: Normal
===================== LEGALITA' E' UMANITA' ===================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 28 del 4 settembre 2009 In questo numero: 1. Peppe Sini: Una insurrezione nonviolenta in difesa della legalita' e dell'umanita' 2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 4. Cosa fare 5. Gabriele Del Grande: Immigrati, sangue e torture nelle carceri libiche 6. Federica Fantozzi intervista Shukri Said 7. Giovanni Bianconi: La regola dell'umanita' 8. Luigi Offeddu: La Commissione Europea e la Convenzione di Ginevra 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: UNA INSURREZIONE NONVIOLENTA IN DIFESA DELLA LEGALITA' E DELL'UMANITA' E' in corso in Italia un colpo di stato razzista, attraverso il quale il governo dell'eversione dall'alto tenta di imporre al nostro paese il regime dell'apartheid. La virulenza con cui non solo la Lega, ma in prima persona il presidente del Consiglio dei Ministri, padrone assoluto del partito di maggioranza relativa, il Pdl, minacciano quanti si oppongono a questo crimine e questa infamia (non esitando ad aggredire con estrema virulenza Chiese, giornali di prestigio internazionale, istituzioni europee e dell'Onu) e' il sintomo dimostrativo non solo di un generico degrado morale e civile, ma precisamente della natura eversiva e totalitaria dell'operazione politica perseguita, un'operazione politica che mira a distruggere dalle fondamenta l'ordinamento giuridico basato sulla Costituzione antifascista, che mira a distruggere dalle fondamenta lo stato di diritto, che mira a distruggere dalle fondamenta il sistema democratico: in una parola, un golpe che intende instaurare una dittatura. Certo, una dittatura di tipo nuovo, che usa callidamente delle risorse tecnologiche oggi disponibili: che non sono piu' solo quelle ormai vetuste dei totalitarismi storici, ma in forme assai piu' efficacemente narcotiche e mistificanti impongono l'adeguamento massivo all'ideologia dominante e l'accettazione supina della violenza dei potenti. Ma dittatura tuttavia, che usa del repertorio retorico, ideologico e pratico che ogni dittatura mette all'opera: il meccanismo vittimario indagato da Girard; le forme di manipolazione indagate dalla scuola di Francoforte; le tecniche di disumanizzazione indagate da Hannah Arendt e da Elias Canetti, da Frantz Fanon e da Franca Ongaro e Franco Basaglia; e lo squadrismo, e i campi di concentramento, e le deportazioni: l'eredita' satanica del nazismo su cui restano insuperabili la testimonianza e le riflessioni di Primo Levi. Questa e' la situazione, questo il momento. E' in corso in Italia un colpo di stato razzista. * E poiche' e' in corso in Italia un colpo di stato razzista, e' dovere di ogni persona di volonta' buona, di ogni organizzazione democratica, di ogni istituzione fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana opporsi ad esso colpo di stato razzista. E non si pensi stolidamente che si tratti di cosa che riguardi "solo" un segmento della popolazione: la persecuzione che oggi criminalizza e colpisce milioni di immigrati in Italia e' la fine della liberta' e della civilta' nel nostro paese, cosi' come la persecuzione antiebraica nella Germania nazista. La persecuzione razzista e' un crimine contro l'umanita', che l'intera umanita' aggredisce: chi e' indifferente e' complice, ed in quanto anch'egli e' un essere umano e' quindi complice del suo stesso danno. Ma noi abbiamo questa fortuna: di poter apprendere dalla tremenda vicenda del secolo scorso; sappiamo quindi che al colpo di stato razzista occorre opporsi subito, senza esitazioni, senza tatticismi, senza vilta'. Occorre opporsi subito dispiegando tutta la forza nonviolenta della democrazia, tutta la forza nonviolenta della civilta', tutta la forza nonviolenta della legalita' rettamente intesa. * Occorre denunciare e contrastare adesso il colpo di stato razzista attivando tutte le risorse istituzionali che l'ordinamento giuridico democratico mette a disposizione in difesa della legalita' e dell'umanita'. Chiamiamo pertanto tutte le persone, le associazioni, le istituzioni a denunciare in modo adeguato il colpo di stato razzista, a contrastare in modo adeguato il colpo di stato razzista; lo strumento che abbiamo individuato come perno di questa azione e' la presentazione dei due esposti che ancora una volta di seguito riportiamo e che chiediamo a tutti i nostri interlocutori di far propri, sottoscrivere e presentare a tutte le istituzioni indicate come destinatarie in prima istanza. Due esposti che denunciano l'illegalita', l'incostituzionalita', l'antigiuridicita', la disumanita' delle misure razziste, schiaviste e squadriste contenute nella legge n. 94, il cosiddetto "pacchetto sicurezza". Due esposti che chiamano tutte le istituzioni dell'ordinamento giuridico fondato sulla Costituzione della Repubblica Italiana e tutti i rappresentanti di esse a rispettare il giuramento di fedelta' alla Costituzione reso; due esposti che chiamano tutte le istituzioni ad un impegno comune, urgente ed ineludibile, in difesa della legalita' violata dal tentativo di colpo di stato razzista e squadrista. Due esposti con cui chiediamo a tutti i pubblici ufficiali ed a tutti i cittadini italiani, ma anche alle istituzioni sovranazionali, di impegnarsi in difesa della legalita', della civilta', dell'umanita'. Mentre tanti, troppi, si sono immediatamente rassegnati al colpo di stato razzista, noi chiamiamo alla resistenza democratica e nonviolenta, in difesa della legalita', dell'ordinamento giuridico, dello stato di diritto, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Chiamiamo questa iniziativa col nome di insurrezione nonviolenta in difesa della legalita' e dell'umanita' contro il colpo di stato razzista, schiavista e squadrista; utilizziamo questa espressione non per roboante retorica, ma perche' essa definisce compiutamente senso e fini della nostra proposta di azione. Insurrezione: poiche' e' un levarsi in piedi, un sorgere di persone libere che libere vogliono restare e che per questo sentimento di umana dignita' ("per dignita' non per odio", come scrisse Piero Calamandrei) si oppongono alla violenza razzista, schiavista, squadrista. Nonviolenta: non solo democratica, pacifica, di nitido profilo morale e civile, inclusiva di tutte le persone di retto sentire e di volonta' buona, ma anche e precisamente nonviolenta: ovvero coerente nel nesso tra mezzi e fini, intesa a promuovere la dignita' e i diritti di tutti, sollecita del pubblico bene, rigorosa e misericorde nell'assumere la responsabilita' dei compiti dell'ora, opposizione assoluta ad ogni violenza e ad ogni menzogna. Per la legalita': poiche' il colpo di stato razzista e' negazione della legalita', e' violenza anomica e disumana; ed all'illegalita' dell'eversione dall'alto, all'illegalita' del potere gangsteristico occorre opporre il valore della legalita', la legalita' che e' difesa della civile convivenza e dei diritti di ogni persona, la legalita' che ad ogni persona riconosce piena e pari dignita' di essere umano. Per l'umanita': poiche' il razzismo e' denegazione di umanita', esso aggredisce l'umanita' intera, ed e' compito dell'umanita' intera difendere e promuovere la dignita' e i diritti di ogni essere umano cosi' come proclamati nella Dichiarazione universale dei diritti umani. Contro il colpo di stato: poiche' di colpo di stato si tratta, ed opporsi al colpo di stato e' dovere e diritto di ogni persona sollecita del pubblico bene, di ogni persona sollecita della Repubblica in quanto cosa, spazio e bene di tutti. Contro il colpo di stato razzista: poiche' la violenza che si esercita su soggetti criminalizzati e perseguitati in ragione non delle loro effettuali condotte ma della loro condizione esistenziale determinata dalla nascita in una anziche' in un'altra area geografica e' precisamente quel crimine contro l'umanita' definito razzismo. Contro il colpo di stato schiavista: poiche' la finalita' economica del colpo di stato non e' la totale espulsione della manodopera di origine straniera, ormai del tutto indispensabile al sistema produttivo italiano, ma la sua riduzione in condizioni servili, cosi' da poterla sfruttare e ricattare ed umiliare e terrorizzare nelle forme piu' feroci. Contro il colpo di stato squadrista: e lo squadrismo e' caratteristica decisiva della violenza criminale e totalitaria, e violazione e rottura anomica e gangsteristica di uno degli elementi fondamentali della sovranita' statuale, ovvero il monopolio della forza da parte dell'ordinamento giuridico legittimo. * Si', al colpo di stato razzista, schiavista e squadrista occorre opporre una insurrezione nonviolenta del popolo italiano e delle sue legittime istituzioni in difesa della legalita' e dell'umanita', in difesa dell'ordinamento giuridico democratico, in difesa della Costituzione della Repubblica Italiana, in difesa dello stato di diritto e della civile convivenza, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani. 2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 5. UNA SOLA UMANITA'. GABRIELE DEL GRANDE: IMMIGRATI, SANGUE E TORTURE NELLE CARCERI LIBICHE [Dal sito del quotidiano "L'Unita'" riprendiamo il seguente articolo del 3 settembre 2009 dal titolo "Il racconto: immigrati, sangue e torture nelle carceri libiche"] "La comunita' internazionale deve sapere. Siamo pronti a morire. Da ieri abbiamo iniziato uno sciopero della fame. Abbiamo paura. Questi ci ammazzano. Meglio tornare nel nostro paese, fanculo la guerra, in Somalia almeno eravamo liberi. Qua dentro stiamo tutti impazzendo. Nessun essere umano potrebbe tollerare quello che sta accadendo qui. La comunita' internazionale deve sapere". Dopo aver pubblicato le foto delle torture inflitte dalla polizia libica ai rifugiati somali arrestati sulla rotta per l'Italia e detenuti a Ganfuda, vicino Bengasi, siamo riusciti a raggiungere telefonicamente uno di loro. Questo e' il suo drammatico racconto. Alle sue parole non rimane niente da aggiungere. * "E' cominciato tutto di sera, intorno alle 20. Dopo cena. Sai Ganfuda e' una grande prigione. E al centro c'e' un grande cortile. Dove ci portavano la sera per l'ora d'aria. All'epoca eravamo un migliaio, la meta' somali. Quella sera, a un certo punto, somali e nigeriani hanno assaltato in massa il cancello per fuggire. I poliziotti erano sbalorditi. Erano in minoranza, non sapevano cosa fare. All'inizio ci hanno attaccato con i manganelli. Poi con i coltelli, e alla fine, quando la situazione era ormai fuori controllo, hanno iniziato a sparare, per spaventarci. Sparavano in aria. Ma alcuni sono stati feriti. Hai visto le foto che abbiamo mandato a Shabelle? Li' si vedono! Sono quelli con le garze alla schiena, li hanno portati in ospedale, e li hanno riportati in carcere dopo due o tre giorni. Da allora e' un inferno. Ci tengono rinchiusi in cella 24 ore su 24, non possiamo nemmeno affacciarci alla feritoia della porta". "Io di cadaveri personalmente ne ho visti cinque. E' stata la polizia a dirci il giorno dopo che i morti erano venti. Non conoscevo bene le vittime. Pero' due cari amici fanno parte del gruppo dei 130 che sono scomparsi. Tutti i giorni mi telefonano i loro familiari, da Mogadiscio, e mi chiedono notizie. Ma nessuno sa che fine abbiano fatto. Se siano riusciti a fuggire, o se siano in un altro carcere. Con uno di loro avevamo fatto il viaggio insieme. Eravamo partiti dal Sudan sulla stessa macchina. Quando ci hanno arrestato, sei mesi fa, avevamo appena attraversato il Sahara. Prima ci hanno portato nel carcere di Kufrah. Siamo stati li' per un mese. Poi ci hanno trasferito qui a Ganfuda. Dicevano che questo era il centro dei somali". "Dopo il massacro ci hanno chiamato Amnesty e Human Rights Watch, dicendo che avrebbero avvisato le Nazioni Unite. Ma non abbiamo visto nessuno. Intanto dicono che ci sia stata una specie di amnistia. Un accordo tra la Libia e il governo somalo per cui una parte dei somali detenuti in Libia saranno rilasciati. Ma quell'accordo non vale per noi? Perche' il nostro primo ministro non ci viene a visitare? L'unico modo per uscire e' la corruzione. C'e' uno strano giro sai. C'e' un accordo tra gli intermediari somali e certi poliziotti libici. Paghi 1.100 dollari e sei fuori". "Voi da fuori non potete immaginare. Siamo disperati, ci lasceremo morire con questo sciopero della fame! Siamo persone, non possono trattarci come animali! Guarda, davanti a me c'e' un ragazzo di 16 anni. Mi fa una pena. L'hanno accoltellato cinque volte, nella coscia. Siamo profughi, non possono trattarci cosi'. Prendi il mio caso. Io ho 25 anni. Ho lasciato Mogadiscio alla fine del 2008. In Somalia non avevo un lavoro vero e proprio. Sai com'e' la situazione. Il paese e' allo sbando. Sono dovuto fuggire. L'inglese lo parlo cosi' bene perche' ho un fratello e una sorella a Londra. Il mio progetto era di raggiungerli. Ma non so se lo sia ancora. Vedi in Libia abbiamo perso la speranza. Non ci resta che la morte. E' molto triste. Non riesco a spiegarti. Dovresti vedere con i tuoi occhi. Scrivi. Scrivi sul tuo giornale che chiediamo alla comunita' internazionale, alle Nazioni Unite e al governo somalo di venire qui a Ganfuda a vedere di persona quello che stiamo passando". "Scrivi sul tuo giornale che qui in carcere e' peggio che in guerra. Perche' non siamo liberi, perche' abbiamo perso la nostra dignita'. Perche' siamo torturati. Prima non ti ho detto una cosa. Tu non sai cosa e' successo dopo la rivolta. Per sette giorni, ogni giorno, a ogni cambio di turno, i militari entravano nella cella, senza dire niente, si guardavano intorno e poi iniziavano a picchiare. Ci prendevano a bastonate. Seminavano il terrore. Poi uscivano. E dopo qualche ora arrivava un altro gruppo. Che poi hanno una specie di manganello elettrico. Ma quello lo usavano soprattutto per torturare gli eritrei". "Credimi. Ti ho detto la verita' e voglio essere sincero fino in fondo. Gli eritrei sono stati torturati piu' dei somali. Molto di piu'. E sai perche'? Perche' sono cristiani. Per un problema di religione, i poliziotti sono cosi' ignoranti... Alcuni ragazzi stanno impazzendo. La notte, quando tutti dormono a terra, loro restano in piedi e continuano a parlare al muro, come se avessero le allucinazioni". "Ora mi dici che l'Italia sta respingendo in Libia i somali fermati in mare, non so, forse sarebbe meglio rispedirci direttamente in Somalia. Non so come se la passano i respinti nei campi a Zuwarah e Tripoli, ma se e' come da noi a Ganfuda, tanto vale che ci rimpatriate tutti. Portateci via. Dove volete. Anche in Somalia. Ma fateci uscire da qua". 6. UNA SOLA UMANITA'. FEDERICA FANTOZZI INTERVISTA SHUKRI SAID [Dal quotidiano "L'Unita'" del 2 settembre 2009 col titolo "Intervista a Shukri Said: Le immagini sono drammatiche, l'Italia fermi i respingimenti" e il sommario "La portavoce di Migrare: abbiamo testimonianze di torture, sevizie e persone uccise nella traversata dallo Yemen alla Libia. Il governo selezioni i profughi. Non si possono risarcire i libici e buttare a mare i somali. Sui diritti umani l'Italia non puo' mettersi sullo stesso piano di Gheddafi"] Shukri Said, somala, 37 anni, due figli piccoli, e' in Italia da 18. Del nostro Paese ha preso la cittadinanza e ha dato nomi italiani ai suoi bambini. Figlia di diplomatici, ex modella e attrice di fiction e teatro, adesso e' segretario e portavoce dell'Associazione Migrare, un osservatorio sulle nuove migrazioni. * - Federica Fantozzi: Com'e' la situazione nel suo Paese d'origine? - Shukri Said: Drammatica. Dal '91, dalla caduta di Siad Barre e dai "signori della guerra" in poi, non c'e' mai stato un governo legittimo. Solo esecutivi provvisori, ora anche alle prese con l'integralismo islamico. La Somalia e' precipitata nella guerra civile e non si e' piu' ripresa. La missione americana Restore Hope fu uno scandaloso fallimento: li' si capi' che gli Usa non erano infallibili. * - Federica Fantozzi: Da cosa fuggono queste persone, disposte ad affrontare le violenze per l'ignoto? - Shukri Said: Non solo dall'instabilita' politica e da aggressioni per motivi di opinione. Da caos, guerra, malattie, carestia, faide che dividono fratelli e cugini. Puoi essere ucciso in ogni momento da rappresaglie inspiegabili. * - Federica Fantozzi: Nessun raggio di speranza? - Shukri Said: Finora la comunita' internazionale non e' riuscita ad imporre regole democratiche per nuove elezioni. E da Paese laico, dove era raro incontrare una donna velata, la Somalia ha visto l'ingresso dell'integralismo. Proselitismo tra i poveri dietro cui si camuffa una grande infiltrazione di Al Qaeda. * - Federica Fantozzi: Ha visto le foto della situazione nei campi libici pubblicate dall'"Unita'"? - Shukri Said: E' da stamattina (ieri, ndr) che piango. Ma la nostra associazione aveva lanciato l'allarme prima dell'estate. Abbiamo testimonianze di torture, sevizie, gravidanze, persone uccise nella traversata dallo Yemen alla Libia. Donne e ragazzi minorenni legati e stuprati dai poliziotti, impazziti per le percosse. * - Federica Fantozzi: Come giudica la nuova politica italiana dei respingimenti in mare? - Shukri Said: Gravissima e inaccettabile per uno Stato democratico. L'Italia ha ratificato la convenzione di Ginevra e le leggi internazionali sull'asilo che vietano i respingimenti indiscriminati. Quindi, o l'Italia abroga queste norme o seleziona i profughi. * - Federica Fantozzi: Non crede ci sia anche una responsabilita' dell'Ue che manca di una voce sola e di una responsabilita' condivisa sull'immigrazione? - Shukri Said: E' cosi', ci sono diversi interessi in gioco. Anche l'Europa deve prendere in mano la situazione: l'Italia fa parte di una collettivita' che esprime una politica comunitaria. Roma ha ragione a chiedere collaborazione su quello che e' un problema storico, un fenomeno biblico che non si argina con scelte miopi o con i demagogici proclami elettorali della Lega. * - Federica Fantozzi: Gli sbarchi e i tentativi di sbarco peraltro aumentano. Come reagire? - Shukri Said: Con la crisi economica ci saranno sempre piu' profughi. Bisogna lanciare un Sos alla comunita' internazionale, a Obama, all'Onu, al mondo intero. Battete un colpo. E' una situazione senza precedenti. Ma vorrei dire una cosa all'Italia... * - Federica Fantozzi: Che cosa? - Shukri Said: Il trattato con la Libia per il risarcimento dei danni coloniali dovrebbe essere esteso alle altre ex colonie come Eritrea, Somalia ed Etiopia. Non si possono risarcire i libici e buttare a mare i somali. Ne' l'Italia puo' mettersi sullo stesso piano di Gheddafi per il rispetto dei diritti umani. * - Federica Fantozzi: L'atteggiamento indifferente dell'Occidente puo' favorire l'espansione di Al Qaeda? - Shukri Said: Ma certo, e' l'indifferenza che ricevono in continuazione a buttare le persone tra le braccia dei terroristi. La Somalia non e' un Paese povero, possiede bestiame e coste. Pero' soffre il traffico di armi, rifiuti tossici, scorie radioattive, le ecomafie. E' un territorio vasto in posizione strategica. Anche per il crimine. 7. UNA SOLA UMANITA'. GIOVANNI BIANCONI: LA REGOLA DELL'UMANITA' [Dal "Corriere della sera" del 3 settembre 2009 col titolo "La regola dell'umanita'"] Presentando il suo "programma di reinsediamento" dei rifugiati provenienti da quello che un tempo si chiamava Terzo Mondo, il commissario europeo alla Giustizia Jacques Barrot ha auspicato ieri "fermezza contro l'immigrazione irregolare e umanita' nell'accogliere i perseguitati". Parlava di "modello" da applicare in Europa, il commissario, e quindi anche in Italia, frontiera sud del continente ricco. Che giustamente chiede all'Unione di farsi carico di questa realta', come farebbe e fa qualunque regione di confine col governo centrale di un unico Stato. Ma tanto piu' l'Italia potra' far valere le sue ragioni in tema di fermezza, quanto piu' mostrera' di avere le carte in regola sull'altra questione sollevata da Barrot: l'umanita', che poi e' (o dovrebbe essere) l'altra faccia di una sola medaglia. Tradotto in termini giuridici e pratici, questo significa garantire protezione e diritto d'asilo a chi fugge non solo dalla fame e dalla poverta', ma da guerre, persecuzioni e "trattamenti inumani e degradanti". Un aspetto particolare della "questione immigrazione", sul quale c'e' invece di che essere preoccupati. Perche' al di la' delle parole e dei buoni propositi, cifre e fatti mostrano che le cose non vanno come dovrebbero. Anche a causa delle piu' recenti scelte del governo. A cominciare dai cosiddetti "respingimenti in mare". E' ovvio che le informazioni fin troppo sommarie - richieste da un'imbarcazione all'altra o durante brevi trasbordi, a volte senza nemmeno un interprete - non sono le stesse che si possono raccogliere e verificare durante un "blocco a terra", coi tempi e i modi sufficienti a svolgere l'istruttoria necessaria. E' dunque molto probabile, se non certo, che vengano ricacciati indietro anche migranti che avevano diritto d'asilo, o comunque a qualche forma di protezione, ma non sono stati messi in condizione di dimostrarlo. C'e' poi il principio superiore che vieta di rispedire le persone in Paesi dove rischiano non solo la vita, ma anche violazioni dei piu' elementari diritti umani. Per essere sicuri che cio' non avvenga l'Italia dovrebbe avere ad esempio garanzie dalla Libia - nazione da cui non partono libici, ma cittadini di tutto il continente africano e non solo, compresi Paesi in guerra o con persecuzioni in atto - che nei loro centri di raccolta sia tutto in regola. Invece arrivano notizie quantomeno scarse, e l'Alto commissariato dell'Onu sostiene di non poter controllare cio' che avviene laggiu'. I dati del 2008 raccontano che il 75% di coloro che sono giunti in Italia via mare ha fatto richiesta d'asilo. E le apposite commissioni, seguendo rigide procedure, hanno accolto la meta' delle domande. Da questi numeri s'intuisce che molti altri avrebbero potuto presentarle, ma non ci sono riusciti perche' non sono approdati, morti durante il tragitto o respinti in mare. Altre cifre dicono che coi suoi 47.000 rifugiati censiti lo scorso anno, l'Italia e' molto dietro a Germania (582.000), Gran Bretagna (292.000), Francia (160.000), e perfino Paesi Bassi e Svezia (77.000 ciascuno); e a fine luglio il Comitato per la prevenzione dei trattamenti inumani e degradanti del Consiglio d'Europa ha svolto un'ispezione di cui s'attendono i risultati. Fermezza e umanita' devono andare di pari passo, altrimenti i conti non tornano. Nemmeno per chiedere aiuto e sostegno all'Europa. 8. UNA SOLA UMANITA'. LUIGI OFFEDDU: LA COMMISSIONE EUROPEA E LA CONVENZIONE DI GINEVRA [Dal "Corriere della sera" del 3 settembre 2009 col titolo "La lettera all'Italia: dite perche' li portate a Tripoli" e il sommario "Il retroscena. Il 15 luglio Barrot scrive al presidente della Commissione liberta' civili e si richiama alla Convenzione di Ginevra. Il punto di vista della Commissione sui migranti intercettati: non mettere in pericolo i perseguitati. Per Barrot, anche quando controllano le frontiere secondo Schengen, gli Stati non possono respingere i rifugiati in Paesi in cui 'la loro liberta' e' minacciata'. Il mittente della lettera e' Jacques Barrot, vicepresidente della Commissione europea e commissario alla Giustizia. Il destinatario e' Lopez Aguilar, presidente della Commisione Liberta' Civili del Parlamento europeo. Tema: i respingimenti dei migranti eseguiti in alto mare dall'Italia. Barrot cita le norme e le convenzioni internazionali, firmate anche dall'Italia, che vietano i respingimenti quando mettono in pericolo la vita o la liberta' dei migranti oppure li espongono al rischio di torture e maltrattamenti. Il commissario spiega inoltre di aver chiesto a Roma informazioni supplementari per avere la certezza del rispetto delle norme Ue. La parte piu' importante della lettera dice: 'Il principio del non respingimento, cosi' come interpretato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, significa essenzialmente che gli Stati non devono rimandare una persona (direttamente o indirettamente) laddove essa potrebbe correre un rischio reale di essere sottomessa alla tortura o a delle pene e trattamenti inumani o degradanti'. Jacques Barrot cita anche l'articolo 33 della Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951"] Bruxelles - Non ci sono ne' c'erano misteri, era gia' tutto detto: anzi, scritto. Quello che ha spiegato ieri in tema di immigrazione e respingimenti dei migranti, Jacques Barrot l'aveva scritto a meta' luglio in una lettera ufficiale, vergata nella sua veste di commissario europeo alla giustizia. Nero su bianco, basato sulle norme e trattati comunitari firmati da tutti i paesi, e riferito esplicitamente al "caso Italia": l'Unione Europea non puo' ammettere i respingimenti in alto mare se questi mettano in pericolo - anche indirettamente - la vita di una persona o se la espongano al rischio di persecuzioni e maltrattamenti nella terra d'origine. Per Bruxelles, spiegato in soldoni, almeno in questo caso le norme internazionali (per esempio la Convenzione di Ginevra sui rifugiati) e soprattutto i principi umanitari iscritti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Ue, fanno premio sulle competenze giuridiche dei singoli Stati. E percio', nel dubbio su che cosa stia effettivamente accadendo al limite delle loro acque territoriali, "la Commissione europea ha invitato le autorita' italiane a fornirle informazioni supplementari sulle circostanze del riconducimento in Libia delle persone interessate, e sulle misure prese per assicurare la conformita' con il principio del non-respingimento, all'entrata in vigore dell'accordo bilaterale fra i due paesi" (l'Italia e la Libia, ndr). Destinatario della missiva, sui "migranti intercettati in alto mare", il presidente della Commissione liberta' civili del Parlamento Europeo, Lopez Aguilar, che ottiene cosi' il punto di vista della Commissione, frutto di "un'analisi preliminare alla luce del diritto comunitario". Data della lettera, il 15 luglio. La "richiesta di informazioni" all'Italia, cui si fa riferimento nel testo, dovrebbe avere una risposta proprio in questi giorni, piu' o meno alla scadenza dei due mesi regolamentari. Nell'attesa, ecco il pensiero di Barrot e della Commissione. Punto primo: il diritto d'asilo riconosciuto e protetto dalla Ue si applica "unicamente" alle domande fatte sul territorio degli Stati membri o nelle loro acque territoriali, dunque "non si applica nelle situazioni in alto mare". Secondo, le norme di Schengen "esigono" la sorveglianza delle varie frontiere "per impedire i passaggi non autorizzati". Apparentemente, dunque, qui sembra entrare in gioco solo la competenza dei singoli governi, sottomessa all'unico obbligo di sorvegliare i confini comunitari. Ma nello stesso tempo ("ciondondimeno ", e' il termine usato da Barrot) anche le norme di Schengen devono essere conformi "al principio del non-respingimento" e non devono "arrecare pregiudizio ai diritti dei rifugiato e delle persone che chiedono la protezione internazionale". Ecco quindi il perno di tutto: "Il principio del non-respingimento, cosi' come interpretato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, significa essenzialmente che gli Stati devono evitare di rimandare una persona (direttamente o indirettamente) la' dove questa potrebbe correre un rischio reale di essere sottoposta a torture, pene o trattamenti inumani o degradanti. Inoltre gli Stati non possono rimandare i rifugiati alle frontiere di territori nei quali la loro vita o la loro liberta' sarebbe minacciata a causa della loro razza, religione, della loro nazionalita', dell'affiliazione a un gruppo sociale particolare o della loro opinione politica". Questo "obbligo", aggiunge Barrot, deve essere rispettato dagli Stati europei anche "quando si attua il controllo delle frontiere secondo le norme di Schengen, comprese le attivita' di sorveglianza dei confini svolte in alto mare". Non solo: sempre secondo il commissario alla giustizia, "la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo indica che le azioni compiute in alto mare da una nave di Stato rappresentano un caso di competenza extraterritoriale e possono coinvolgere la responsabilita' dello Stato interessato". ===================== LEGALITA' E' UMANITA' ===================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 28 del 4 settembre 2009 Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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