Nonviolenza. Femminile plurale. 273



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 273 del 3 settembre 2009

In questo numero:
1. Per Teresa Sarti
2. Anna Maffei: Adesione all'appello dei tre giuristi per la liberta' di
stampa
3. Monica Lanfranco: Killer in famiglia. Il patriarcato assassino
4. Maurizio Matteuzzi: Storia di Mabel e di Penny
5. Enrica Rigo presenta "Campi di forza" di Alessandra Sciurba
6. Graziella Pulce presenta "Real World" di Kirino Natsuo
7. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
8. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
9. Cosa fare

1. LUTTI. PER TERESA SARTI

Continuo' ad opporsi alla guerra.
Continuo' a salvare le vite.
Non saprei dire lode piu' grande.

2. INIZIATIVE. ANNA MAFFEI: ADESIONE ALL'APPELLO DEI TRE GIURISTI PER LA
LIBERTA' DI STAMPA
[Riceviamo e volentieri dffondiamo il seguente intervento della pastora Anna
Maffei, presidente dell'Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia
(Ucebi)]

Come presidente dell'Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia ho
firmato l'"Appello dei tre giuristi" Franco Cordero, Stefano Rodota' e
Gustavo Zagrebelsky, per il rispetto della liberta' di stampa nel nostro
paese. Al di la' dell'episodio concreto che tale appello ha generato, la mia
firma e quella di altri credenti di tradizione protestante e battista,
deriva dal radicato convincimento che la libera circolazione di idee e
l'accesso alla pluralita' di fonti di informazione e' alla base di una
societa' sana, democratica e veramente responsabile e che essa e' oggi
seriamente minacciata.
Martin Luther King, pastore battista e leader nonviolento della lotta dei
diritti civili dei neri d'America, sosteneva che soltanto chi e' libero e'
veramente responsabile delle proprie azioni e soltanto chi si dimostra
responsabile e' veramente libero. La liberta' non e' arbitrio individualista
o monopolio di qualcuno a scapito di altri, la vera liberta' e' sempre
condivisa e in quanto tale essa e' uno dei capisaldi della democrazia.
Noi in Italia abbiamo assistito in questi anni al graduale accentramento in
poche mani dei mezzi di informazione di massa e tale processo appare
inarrestabile, nell'insensibilita' e nell'indifferenza di tanti. Per questo
ci uniamo a tutti coloro che chiedono con forza il rispetto del diritto di
tutti noi ad un'informazione plurale. Non intendiamo delegare a nessuno il
nostro diritto di scegliere, di essere pienamente responsabili come
cittadini di cio' che viene fatto anche in nostro nome.
In conclusione, a proposito di informazione, quanti sanno che don Albino
Bizzotto e' al quattordicesimo giorno di digiuno in una roulotte nei pressi
della base Dal Molin di Vicenza protestando sulla decisione di costruire in
quell'area una nuova grande base aerea Usa? Pochi. Ebbene, noi vogliamo che
cose del genere possano essere divulgate. Per questo, insieme alla firma
dell'appello per la libera circolazione delle informazioni, vorremmo oggi
esprimere a voce alta la nostra solidarietà a chi, come Albino Bizzotto,
offre il proprio corpo inerme come richiamo ai disattenti e come segno di
una trasformazione ancora possibile del mondo che abitiamo.

3. RIFLESSIONE. MONICA LANFRANCO: KILLER IN FAMIGLIA. IL PATRIARCATO
ASSASSINO
[Dal quotidiano "Liberazione" del primo settembre 2009 col titolo "Killer in
famiglia. Il patriarcato assassino"]

Alla fine di questa estate si faranno i conti, e si vedra', per pura
statistica, se le cifre del rapporto dell'Eures del 2007, secondo il quale
il numero di omicidi maturati all'interno della famiglia e dei "rapporti di
prossimita'" (parenti, amici, vicini) ha superato quello degli omicidi
legati alla malavita e alla criminalita' organizzata, sono valide anche per
il 2009. Due anni fa in famiglia erano morte ammazzate 174 persone, in
maggioranza donne e minori uccisi dai padri, mariti, conviventi (pari al
29,5 per cento del totale, superando in misura rilevante le vittime della
criminalita' comune e mafiosa all'esterno della casa). I numeri, pero', sono
solo numeri, mentre le storie, le immagini, i racconti del dolore e della
violenza sono altro: sono la realta' incarnata in vite distrutte, spezzate
dalla solitudine, schiacciate dal peso di valori sociali e pregiudizi che
scavano la roccia fino a creare voragini che inghiottono le persone, e le
rendono anche assassine.
A Genova qualche giorno fa una donna di 35 anni ha ucciso il suo bambino di
19 giorni e poi si e' impiccata: era sola, con alle spalle una storia
familiare di lutti e di abbandoni. La depressione post partum, il killer
silenzioso in agguato in una societa' come la nostra dove la maternita'
reale non e', ne' per la collettivita' ne' per le istituzioni, quella facile
e solare delle pubblicita' dei pannolini senza antipatiche fuoriuscite, ha
fatto un'altra tacca nel suo carnet di sangue. Ieri a Reggio Emilia un
operaio disoccupato ha ucciso a coltellate e colpi di martello moglie e
figlio di 19 anni, ridotto in fin di vita l'altro figlio di 4 anni e
l'anziana padrona di casa. Poi ha tentato il suicidio. Dopo due anni di
cassa integrazione, da maggio non riscuoteva piu' sussidi; il Centro di
salute mentale che lo seguiva da tempo sostiene che l'uomo non avesse mai
mostrato segni di squilibrio.
Ma c'e', spesso insidiosamente latente e poco visibile, un altro silenzioso
assassino annidato in chi, quasi sempre maschio e padre di famiglia, compie
gesti mortali dentro la sua casa, con una disperata furia annientatrice: il
senso di possesso della propria compagna e dei figli e figlie, l'eredita'
assassina del patriarcato. Nella raggelante follia omicida che annienta gli
affetti e arma la mano di un uomo contro chi gli e' più caro c'e' anche
l'ancestrale, terribile radice che gli permette di concepire questo gesto,
iscritto nella genealogia del padre padrone: "se io non ce la faccio nulla
mi deve sopravvivere, perche' la mia famiglia e' mia".
Carlo Marx scrisse che c'era qualcuno ancora piu' oppresso e schiavo del
proletario nel sistema del capitalismo: sua moglie, spesso resa schiava
anche da lui, oltre che dalla struttura economica. Non ci sono smentite
all'orizzonte, purtroppo.

4. L'ORA DEL MONDO. MAURIZIO MATTEUZZI: STORIA DI MABEL E DI PENNY
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 agosto 2009 col titolo "Penny nel
cuore" e il sommario "Isabel aveva 18 anni quando fu rapita e uccisa dai
militari argentini. Era figlia della nostra corrispondente Mabel Itzcovic.
Ora i suoi resti sono stati identificati, e la sorella Ana chiede in una
'solicitada' verita' e giustizia per tutti i desaparecidos"]

Finalmente, dopo essere rimasta desaparecida per 31 anni, sono stati trovati
e identificati i resti di Laura. Laura, presa e assassinata dai militari nel
'78 quando aveva 18 anni, era la figlia di Mabel Itzcovich.
"Il manifesto" ha avuto la fortuna, e il merito, di poter sempre contare su
grandi corrispondenti dall'Argentina, a cominciare da Osvaldo Soriano. Mabel
Itzcovich fu uno di questi. Per vent'anni. Dal 1984, quando alla fine della
dittatura del '76-'83 era tornata a Buenos Aires dopo sette anni di esilio
romano, fino agli ultimi articoli del maggio 2003, quando fu eletto Nestor
Kirchner, lo sconosciuto peronista di cui lei, che non aveva mai amato i
peronisti, da principio si mostrava diffidente ma di cui fece in tempo a
ricredersi almeno per il capitolo desaparecidos. Che per l'Argentina degli
ultimi trent'anni e' un capitolo cruciale della sua storia tormentata.
Fu Mabel che un giorno sul finire degli anni '70 ci porto' Soriano nella
vecchia redazione romana di via Tomacelli, anche lui in esilio a Bruxelles e
Parigi, che ancora pochi conoscevano per aver letto il suo straordinario
Triste, solitario y final. Per tutti e due - e per noi - fu l'inizio di un
rapporto di comunanza umana e politica che si sarebbe concluso - fra amori e
rotture - solo con la morte di entrambi. Osvaldo il 29 gennaio 1997, Mabel
il 29 maggio 2004. La storia personale di Mabel Itzcovich, che era nata a
Rosario da due immigrati ucraini arrivati nel 1905 per sfuggire ai pogrom
zaristi, e' per molti versi la storia degli ultimi cinquant'anni
dell'Argentina, "l'impossibile Argentina". E ha un valore emblematico cha va
molto oltre la sua figura.
Intellettuale coltissima, cinefila, militante a modo suo (il socialismo e il
cinema sarebbero rimaste le grandi passioni della sua vita), beona e
fumatrice (furono i polmoni a tradirla), sarcastica e ruvida ma dolce e
affettuosa come solo una "grande mamma ebraica" sa essere, passionale e allo
stesso tempo razionale (ma solo con gli altri), dai rapporti personali
complicati, Mabel ha avuto un vita densa e difficile. Anche per un
caratteraccio che gliela rese ancor piu' complicata. E per una tragedia che,
come un'infinita' di altre madri argentine della sua generazione, la
funesto', senza darle pace anche se non amava parlarne. Laura Isabel,
"Penny", la piu' piccola delle sue due figlie, avute dal matrimonio con il
regista Simon Feldman, desaparecida.
Anche Mabel aveva rischiato di finire nel grande gorgo di quegli anni che si
lascio' dietro 30.000 desaparecidos. Nella primavera del '77, un anno dopo
il golpe di Videla e Massera, l'appartamento di Mabel a Buenos Aires, in
calle Uriarte, fu visitato da una squadraccia militare. Mabel era fuori
citta' e non la trovarono. E neanche trovarono le sue due figlie, Ana Nora
di 19 anni e Laura di 17. Alcuni amici avvisarono Mabel, che era senza
documenti e con solo il vestito che portava addosso, e riuscirono a farla
imbarcare sul ferry che da Buenos Aires porta in Uruguay, sull'altra sponda
del Rio de la Plata. Dopo un orrendo colloquio all'ambasciata d'Israele di
Montevideo (dove in pratica l'accusarono di essere una "terrorista
trotzkista"), riusci' ad avere i documenti e il biglietto aereo per
l'Italia, anche grazie a un dimenticato eroe italiano, Cesare Bensi, un
socialista.
Si era salvata. Ma a un prezzo straziante. Era sola e le sue due figlie
erano rimaste indietro. Ana fu fortunata. Fu trovata dal padre, l'ex marito
di Mabel, prima che dai militari e riusci' anche lei, dopo un'avventurosa
fuga attraverso San Paolo del Brasile e Montevideo, ad arrivare in Italia,
dove ritrovo' Mabel. Laura non ebbe altrettanta fortuna. Fu presa, insieme
al suo compagno, il 18 febbraio 1978. Lei aveva 18 anni e lui 19. Di loro
non si seppe piu' nulla. Fino all'aprile 2009, quando i suoi resti sono
stati identificati con certezza dall'Equipo Argentino de Antropologia
Forense. E in dicembre si aprira' il processo contro otto dei macellai
accusati per i crimini commessi nel lager clandestino del "Vesubio", uno dei
tanti di Buenos Aires dove vennero sequestrati, torturati, assassinati e
fatti sparire nel nulla "i sovversivi" in nome del delirio nazi "occidentale
e cristiano" dei militari.
Quando comincio' il lavoro di scavo nei cimiteri clandestini e nelle tombe
marcate "N.N.", Mabel, prima di morire e dopo che Kirchner sulla spinta
delle indomabili Madri e Nonne della Plaza de Mayo riapri' con forza il
capitolo dei desaparecidos - un merito che nessuno gli potra' disconoscere
nel giudizio che la storia dara' del suo governo -, riusci' ad avere qualche
vaga e incerta notizia su Laura. Ma non e' vissuta abbastanza per avere
finalmente la certezza che fosse lei e poterla piangere su una tomba. E
neanche per vedere il suo nome fra quelli dei desaparecidos scolpiti sul
Muro della memoria che Kirchner ha fatto erigere sulle rive del fiume sul
finire del 2007. Quando mori' la figlia Ana Nora mando' un necrologio ai
giornali. Diceva: "Mabel Itzcovich e' morta il 29 maggio 2004. Sua figlia
Ana Nora Feldman, suo fratello Oscar, sua cognata Anna e i suoi nipoti
Giulio e Elena partecipano con dolore alla sua scomparsa e invitano a
ricordarla come amica e compagna insieme con sua figlia Laura
(desaparecida)". Allora, solo 5 anni fa, "La Nacion", il miserabile giornale
dell'establishment, la rifiuto' adducendo grottesche motivazioni legali che
non consentivano la pubblicazione della parola "desaparecida". Solo dopo lo
scandalo che ne segui' fu pubblicato.
Ora, dopo trentuno anni da desaparecida, finalmente Laura e' stata
riconosciuta con certezza assoluta, grazie allo straordinario lavoro
dell'equipe degli antropologi forensi argentini che in questi anni si sono
fatti, a ragione, una fama mondiale (sono stati chiamati anche in Spagna a
riaprire le fosse e identificare le vittime della barbarie franchista di 70
anni fa).
Mabel non ha avuto, per sua volonta', ne' un funerale ne' una tomba e le sue
ceneri sono state disperse nelle acque del Rio de la Plata, da un ponte di
Puerto Madero, il quartiere sulla riva del fiume che le ricordava forse la
Senna dell'epoca bohemienne passata in gioventu' all'Institut des Hautes
Etudes Cinematographiques di Parigi. Non ha fatto in tempo a liberarsi
dell'angoscia per la figlia perduta, ne' a soffermarsi sulla sua tomba. Ma
lo fara' Ana. Per lei sara' forse la liberazione da una sorta di
inconfessabile e immotivato ma certo lancinante senso di colpa per essersi
salvata al contrario della sorella.
Per questo ha scritto una "solicitada", un annuncio-appello che ha spedito
ai giornali. Dice: "Laura Isabel Feldman, 'Penny'. Nacque l'11 agosto del
1959. Fu sequestrata e desaparecida il 18 febbraio del 1978. Fu vista nel
centro clandestino di detenzione 'Vesubio'. L'assassinarono il 14 marzo
dello stesso anno. Il suo corpo fu seppellito come N.N. nel cimitero di
Lomas de Zamora. (...) Il 15 dicembre del 2009 comincera' il processo
pubblico in cui saranno giudicati otto repressori accusati per i crimini
commessi al 'Vesubio'. A 31 anni dal suo assassinio, quando alcuni
propongono ancora che 'bisogna gettarsi alle spalle il passato', quando ci
chiedono di dimenticare e perdonare, quando chiamano 'rivincita' o
'vendetta' il lento lavoro della giustizia, ci sono altri che insistono con
tenacia nella ricerca della giustizia, ci sono molti come noi che sostengono
e appoggiano questa linea e questa lotta. 31 anni dopo abbiamo fatto un
nuovo passo contro la menzogna e l'occultamento e la repressione selvaggia
disseminata dal Terrorismo di Stato in Argentina i cui effetti, l'abbiamo
potuto verificare, non sono ancora finiti. 31 anni dopo possiamo dire addio
a Penny, che e' sempre stata nei nostri cuori e continuera' a esserci,
vegliare i suoi resti, celebrare la cerimonia e il lutto che finora si e'
voluto impedire ed evitare. 31 anni dopo, grazie al lavoro di molti, fra cui
vogliamo indicare lo staff di antropologi forensi, facciamo appello a
diffondere questa notizia, sollecitiamo coloro che hanno informazioni ancora
non rese sui nostri desaparecidos perche' si facciano vivi con gli organismi
dei diritti umani, reclamiamo l'accelerazione dei processi nei tribunali di
giustizia, informiamo che i familiari decisi a sottoporsi al test del sangue
per contribuire all'identificazione dei resti dei desaparecidos per mano del
Terrorismo di Stato possono mettersi in contatto con lo 0800-333-2334
dell'Equipo Argentino de Antropologia Forense. I familiari, gli amici e i
compagni invitano a vegliare i resti e a ricordare Laura il 10 settembre
dalle ore 12 alle 19 nella hall della scuola Carlos Pellegrini, in via
Marcelo T. Alvear 1851. Ne' oblio ne' perdono".
Vedremo se anche questa volta giornalacci come "La Nacion" e "Clarin"
rifiuteranno la pubblicazione dell'annuncio.
Ne' oblio ne' perdono. Giustizia. Per Laura, per Mabel, per Ana. Per tutti
gli argentini decenti. E per l'umanita'.

5. LIBRI. ENRICA RIGO PRESENTA "CAMPI DI FORZA" DI ALESSANDRA SCIURBA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 settembre 2009 col titolo "Le frontiere
mobili del controllo sociale" e il sommario "Le mappe dei migranti. Una
ricerca sul campo"]

Alessandra Sciurba, Campi di forza. Percorsi confinati di migranti in
Europa, Ombre corte, pp. 272, euro 23.
*
La spettacolarizzazione dei confini, della detenzione e della deportazione
dei migranti, produce un rovesciamento nell'ordine del discorso sul quale
poggiano le norme giuridiche. Da un lato, essa assolve alla funzione di
giustificare l'apparato securitario dispiegato nelle politiche di controllo
e selezione delle migrazioni; dall'altro, lo alimenta, riproducendone
continuamente gli attori e i copioni. Per dirla con Michel Foucault, tra le
pratiche sociali in grado di definire soggettivita' artificiali (come nel
caso dei migranti "clandestini" e, quindi, "criminali") quelle giuridiche e
amministrative danno origine a dispositivi di "verita'" che si organizzano
attorno alle norme, per cui il comportamento dei soggetti non rileva piu' in
quanto tale, ma solo per la sua conformita' alle disposizioni di legge o
alle procedure degli apparati amministrativi (dove l'"umanitario" si
sostituisce spesso al diritto). Puo' essere sintetizzata in questo modo una
delle tesi attorno alle quali la giovane ricercatrice Alessandra Sciurba
costruisce la sua analisi in Campi di forza (con la prefazione di Federica
Sossi). Una sintesi che non rende giustizia dell'ampiezza delle
argomentazioni e della letteratura alla quale l'autrice fa riferimento; ma
e' certo da una "cassetta degli attrezzi" foucaultiana che il libro attinge
la sua principale impostazione metodologica.
Si tratta di un'operazione che trae forza da un'accurata ricerca empirica
condotta in alcune zone chiave per il controllo dei confini in Europa:
Lampedusa, Patrasso, Sangatte e i giardinetti del X arrondissement di
Parigi, Malta, la Slovenia, il Marocco. Non solo ai "margini" del territorio
europeo, ma anche nel cuore delle sue metropoli, ci si trova dunque di
fronte a "forme di campi" che uniscono con un filo rosso i centri di
detenzione per migranti in attesa di espulsione alle "zone di
concentramento" dove i migranti aspettano di attraversare la frontiera:
quella che da Patrasso li portera' nei porti italiani, quella che
prolungando l'attraversamento della Manica ne fa coincidere la partenza con
i giardinetti di Parigi, o quella che unisce Africa e Europa attraverso i
"percorsi confinati" di Ceuta, Melilla, Malta o Lampedusa. E sarebbe
sufficiente richiamare le numerose rivolte scoppiate nelle ultime settimane
nei centri di identificazione e espulsione italiani (Cie) - e innescate dal
prolungamento della detenzione stabilito dal pacchetto sicurezza - per
mostrare come il tentativo di spoliazione della soggettivita' e di
disciplinamento dei migranti, messo in opera attraverso questi dispositivi,
non conduca affatto a esiti scontati.
Pur riconoscendo l'importanza di analisi teoriche come quelle di Hannah
Arendt o Giorgio Agamben, Sciurba e' attenta a non rappresentare l'esistenza
dei migranti - neppure quando viene relegata nelle zone di sospensione
dell'ordinamento giuridico - come "nuda vita", come vita "spoliticizzata".
Sono proprio le strategie autonome dei migranti a ridefinire i centri di
detenzione e le zone di confinamento come dei "campi di forza" nei quali i
percorsi obbligati per raggiungere l'Europa vengono continuamente contestati
e rinegoziati. Ed e' la dinamicita' di questi luoghi, che diversamente da
altra letteratura sul tema Sciurba individua come loro caratteristica, uno
dei punti di forza della ricerca. Esemplificativa e' la storia del centro di
Sangatte, sorto come punto di raccolta "umanitario" per nascondere la
presenza dei migranti alla frontiera e chiuso tre anni dopo a causa della
troppa attenzione mediatica, con la conseguenza che il punto di raccolta dei
migranti che intendono attraversare la Manica si e' spostato nel centro di
Parigi.
Ma sono soprattutto le funzioni non dichiarate dei centri per la detenzione
dei migranti a determinarne la dinamicita'. Certamente luoghi del controllo
poliziesco e biopolitico sui migranti in ingresso e in uscita dal
territorio; ma anche dispositivi economici funzionali al controllo della
manodopera migrante; e ancora - come mette in luce l'autrice - luoghi
divenuti ormai oggetto di relazioni geopolitiche tra gli Stati. Lo mostrano
bene i negoziati preliminari all'allargamento a est dell'Europa, che hanno
finanziato la costruzione dei centri nei paesi candidati; ma ce lo ricorda
anche la cronaca dei respingimenti verso la Libia che, dietro lo spettacolo
della detenzione e delle deportazioni ai confini italiani, fa delle vite dei
migranti oggetto di scambio delle relazioni internazionali.
Se si ricercano le ragioni di interesse di questo libro nella cronaca,
tragica e ormai quotidiana, del razzismo istituzionale messo in campo nel
controllo dei confini in Italia e in Europa, i riferimenti sono sicuramente
abbondanti. Sarebbe tuttavia un errore considerare il tema della ricerca di
Sciurba come un tema legato solo alla contingenza dell'attualita' politica,
destinato a divenire demode' non appena l'impero del diritto si sara'
imposto illuminando anche le residue zone di oscurita' dello spazio
giuridico globale. La ricostruzione genealogica che l'autrice presenta dei
confinamenti del presente e del passato, la loro fondamentale relazione con
la costruzione della cittadinanza moderna, ci dicono come non si tratti
affatto di un residuo di violenza statuale destinato a essere superato, ma
ci parlano piuttosto delle trasfigurazioni della sovranita'. Delle sue
trasformazioni, certo; ma anche delle sue continuita'. Ed e' sicuramente una
nota di merito che, infrangendo qualche barriera disciplinare, sempre piu'
spesso le migrazioni stiano diventando oggetto di attenzione anche della
filosofia e della teoria politico-giuridica. Ben venga quindi l'inattualita'
del tema. Con l'auspicio che a renderlo tale sia il sovvertimento
dell'ordine presente.

6. LIBRI. GRAZIELLA PULCE PRESENTA "REAL WORLD" DI KIRINO NATSUO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 agosto 2009 col titolo "Generazioni
bruciate nell'afa di Tokyo" e il sommario "Da Neri Pozza Real World di
Natsuo Kirino"]

Kirino Natsuo, Real World, Neri Pozza, pp. 281, euro 15,50.
*
La storia raccontata in questo Real World di Kirino Natsuo, edito da Neri
Pozza e tradotto da Gianluca Coci, si dispone nella forma di una figura
geometrica a base quadrata. I quattro angoli sono rappresentati da
altrettante ragazze. Ragazze che frequentano il liceo, sono amiche e formano
un gruppo compatto che si serra intorno a una complicita' segreta e molto
salda che le rende un insieme coeso e separato da tutto il resto. Su questa
base cade il peso di un delitto, compiuto da un giovane psicopatico che
programma e infine mette in atto l'uccisione della propria madre.
A partire dal momento del delitto le traiettorie dei cinque personaggi vanno
ad incrociarsi: il Vermiciattolo, questo il soprannome che il suo aspetto
poco lusinghiero si e' conquistato, diventa il centro di una rete nella
quale tre delle quattro ragazze vanno ad impigliarsi come mosche decise a
morire. L'omicidio trasforma dunque un giovane disadattato e fisicamente
ripugnante nell'oggetto di un interesse preciso dal fascino irresistibile,
un fascino non spiegabile puramente con il modello del bandito, dell'eroe
negativo - foto in televisione e polizia alle costole - ma che sembra
rimandare ad altri meccanismi, piu' fondi, legati agli ancestrali ruoli di
potere, quelli che toccano il binomio "maschile/femminile". Il matricidio
porta infatti allo scoperto l'esistenza di un rapporto di forze
profondamente squilibrato tra l'individuo e il contesto sociale:
all'ortodossia del percorso ritualizzato si e' sostituito l'arbitrio del
puro presente. Il fatto che sia proprio questo il tema del romanzo viene
confermato dal fatto che le ragazze rimettono in discussione tutti i loro
rapporti, con i genitori, con gli amici e con se stesse, e si avvia per loro
un arduo processo di chiarificazione che indurra' in ciascuna delle
protagoniste il riconoscimento della propria natura. Per alcune di esse
l'esito sara' fatale.
Questo romanzo presenta evidenti analogie di struttura con Le quattro
casalinghe di Tokio, il libro piu' noto dell'autrice. Pubblicato nel 2008 da
Neri Pozza, nella traduzione di Lidya Origlia, Le quattro casalinghe di
Tokio fu un successo clamoroso accompagnato pero' dallo scandalo: anche li'
quattro donne e un uomo, che viene ucciso e fatto a pezzi; anche in quel
caso il comportamento riprovevole dell'uomo e la solidarieta' tra donne
costituisce l'occasione di una serie di eventi che portano ad un vistoso
ribaltamento dei rapporti di forza tra i sessi. Kirino lavora alle storie da
narrare con la calma e la precisione dell'orologiaio. Tutte le piccolissime
parti sono sul banco di lavoro e l'arte consiste nel rimettere insieme
quello che e' stato scisso, anche se l'intero ricostruito non e' meno
scabroso dell'insieme disordinato. Come testimoniano anche Morbide guance e
Grotesque, il Giappone raccontato da Kirino e' un luogo precipitato nel caos
e in cui sotto la pelle del benessere e dell'efficienza scorrono liquami
putridi che infettano l'intero corpo sociale e il delitto costituisce il
canale di scolo che permette l'avvio di un processo di riordino nel quale
gli elementi deboli vanno a perdersi definitivamente. Tokyo diventa allora
il modello della citta' infera, luogo adatto per il romanzo noir, abitato da
esseri deboli o abietti che agiscono senza criterio, incapaci di comunicare
in modo autentico con i propri simili.
Chi conosce la scrittrice sa che ci sono eventi, anche minuscoli o che
accadono in luoghi apparentemente inaccessibili agli sguardi esterni, che
hanno il potere di mettere in atto processi che non possono essere
rallentati ne' arrestati, e sa che all'autrice interessa esclusivamente
entrare sul set di un evento traumatico. A partire da uno shock il
personaggio agisce perche' deve e non perche' voglia. La cultura giapponese
non attribuisce troppa importanza al destino e dunque questa non e' la
storia di un Edipo ne' di una Medea.
Il contrasto fondamentale qui e' tra i giovani e gli adulti e la partita si
gioca con un dispiegamento impari di forze: da una parte i cinque ragazzi e
dall'altra tutto il resto del mondo: i genitori, la polizia, i vicini.
Ciascuno dei personaggi racconta in prima persona la storia dal proprio
punto di vista e in modo avulso e disaggregato rispetto alla ricezione degli
altri, per cui la focalizzazione resta sempre ancorata alla prospettiva del
singolo, che denota scarsa nozione di se' e di cio' che gli sta intorno.
La scommessa sembra essere quella di rappresentare nel dettaglio l'intrico
dei vincoli che mettono in collegamento ma non in comunicazione gli
individui, ridotti a spore fluttuanti e docili rispetto a forze piu' grandi
di loro (il peso della tradizione, la crisi economica, l'imperativo della
competitivita'). Anche in questo romanzo si ripresentano alcuni elementi
tipici dell'autrice: l'acquiescenza verso modelli sbagliati, la scarsa
consapevolezza di se', la fuga e il conseguente isolamento rispetto alla
rete dei rapporti sociali, la presenza di un individuo piu' forte che si fa
carico di pesanti responsabilita'; e infine la morte e il suicidio come
soluzione che pareggia i conti con il proprio passato e come catarsi.
L'assassino e' un deviato apparentemente mite, che si conquista una precaria
posizione di potere ed esercita sulle donne un dominio rozzo, e tuttavia
cio' puo' accadere anche perche' le donne vivono esse stesse
nell'inautenticita'. Ed e' questo il vero peccato originale che prelude
immancabilmente alla tragedia e all'espiazione.
Anche in Real World emerge su tutti gli altri personaggi la figura di una
donna che invece riesce ad essere forte abbastanza per portare a
destinazione il proprio compito e a reimmettersi nella parte reale del
mondo, sfuggendo una volta per tutte al fascino delle forme ingannevoli. Una
donna piu' forte di qualsiasi uomo e che fa del senso di responsabilita' la
propria forza.

7. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

8. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

9. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

==============================
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
==============================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 273 del 3 settembre 2009

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