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Minime. 929
- Subject: Minime. 929
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 31 Aug 2009 01:08:03 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 929 del 31 agosto 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 3. Cosa fare 4. Roberto Silvestri ricorda Tullio Kezich 5. Antonello Catacchio ricorda Fernanda Pivano 6. Francesco Paterno' ricorda Fernanda Pivano 7. Stefano Crippa ricorda Virgilio Savona 8. Guglielmo Ragozzino ricorda Fernando Vianello 9. Anna Simonazzi ricorda Fernando Vianello 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 3. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 4. LUTTI. ROBERTO SILVESTRI RICORDA TULLIO KEZICH [Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 agosto 2009 col titolo "Un grande spettatore" e il sommario "Tullio Kezich, scomparso ieri, amava il cinema classico americano, e dunque era attento a ogni novita'"] E' morto ieri a Roma il critico cinematografico, scrittore, cineasta e drammaturgo Tullio Kezich. Nato a Trieste il 17 settembre 1928, era da tempo malato di cancro. Per volonta' dello stesso Kezich non ci saranno funerali e la salma sara' cremata. A un volume antologico di interviste e suoi scritti sveviani, pubblicata da Falso Piano nel 2003 e curato da Fabio Francione, Kezich volle dare il titolo Professione: spettatore. Certo, Kezich e' stato in questi decenni il critico cinematografico piu' famoso e prestigioso d'Italia, la penna arguta e colta prima de "La Repubblica" (con la cui t-shirt si pavoneggiava nei festival, fiero come fosse un gruppettaro) e poi del "Corriere della sera". Ma, memore anche del celebre monito dell'ex collega della nouvelle vague, poi regista, Claude Chabrol, "diffidate di chi fa solo il critico cinematografico tutta la vita", aveva voluto con quel titolo ridare coerenza a una vita intellettuale avventurosa e fuori schema, nella quale gli era capitato di fare, come scrisse lui, "molte parti in commedia". E' stato infatti, contemporaneamente, molto piu' che un finissimo recensore (serio, ironico, temuto, potente ma mai a rischio di finire come nell'Oscar insanguinato): era scrittore (anche dialettale, anche romanziere), attore, critico teatrale, saggista, produttore (anche della Rai), sceneggiatore, scopritore di talenti, animatore di cineclub, selezionatore di film nei grandi festival internazionali e membro della giuria (per esempio a Berlino nel 1984)... Perche' il cinema era per lui un'esperienza mobile e inquieta, e diffidava dei ruoli stabiliti e accademici (Kezich non era iscritto a nessun sindacato di critici e gli era stata tolta per meriti sul campo, cioe' per dure critiche allo stato preistorico delle nostre sale, la tessere Agis per entrare gratis al cinema). Consigliava ai giovani "avviati al mestiere (oggi in grande crisi, fuori moda e altamente sconsigliabile sul lato pratico) di spettatore ragionante e scrivente: evitate di pensare che tra scena e platea ci sia una barriera, sia pure di cristallo. Spettatore e attori sono tutti sulla stessa barca". Kezich fu, e fin da cucciolo, spettatore professionista, amante del cinema classico americano e in particolare del western: "il cinema americano e' il cinema in assoluto. Ha creato il piu' grande regista di tutti i tempi, John Ford, ha celebrato il connubio tra arte e industria. Ha sommato talento, emotivita', immaginazione, divertimento, pragmatismo, capacita' di parlare al pubblico". Ma anche scopritore di talenti eccentrici, allora ancora non emersi, come Antonioni, Fellini (a cui ha dedicato molti libri, tra cui quello sulla Dolce vita, diventato recente film di Gianfranco Mingozzi) e Carmelo Bene. Conosceva bene il cinema di genere e trash (che criticava), e non sfoggio' mai arroganza ne' cecita' di fronte alle novita', fossero "massenzienti", "stracult", camp o "fuori orario"... "Strana la vita - commento' poche settimane fa la sua carriera -, quando finalmente cominciamo a saper fare davvero il nostro mestiere, e' tempo di andarsene". La critica cinematografica il giovane cinefilo triestino ce l'aveva nel sangue. Gia' dal 1941 si segnalava per la fitta corrispondenza - da lettore maniaco - con le riviste "Cinema" (del periodico diretto da Guido Aristarco, poi diventato "Cinema nuovo" fu poi collaboratore e redattore capo nel 1953) e "Film" a cui indirizzava appassionate lettere/recensioni che presto lo spinsero all'attivita' di organizzatore culturale, ravvivando la vita culturale del capoluogo giuliano nell'immediato dopoguerra in compagnia dell'amico piu' grande (e poi collega) Callisto Cosulich. Nel 1946 e' di Tullio Kezich la "voce cinematografica" di Radio Trieste e commentera' per svariati anni la Mostra di Venezia (polemizzando violentemente contro il direttore Dc Petrucci che nel 1950 boccia Cronaca di un amore di Antonioni), per poi affiancare Luigi Chiarini fino al '68 nel comitato di selezione dei film. Dal 1950 scriveva per "Sipario" (che diresse dal 1971 al 1974) e sara' recensore di "Settimana Incom" e "Panorama" per poi approdare da Scalfari e (facendo infuriare il patron di "Repubblica") al "Corriere" ("il mio sogno da piccolo"). Dalle recensioni inserite in "Panorama" Kezich trasse i due volumi Mille film (ed. Formichiere), e da quelle scritte su "Repubblica" e sul "Corriere" i Cento film (Laterza), di cui andava molto fiero, come fosse diventato la "Pauline Kael italiana". Nell'industria cinematografica esordi' come segretario di produzione (e attore) nel 1949 per Cuori senza frontiere di Luigi Zampa. Nel '61 e' sceneggiatore per Olmi di I recuperanti e attore in Il posto e con la societa' "22 dicembre", che diresse fino al 1965, produsse Il terrorista di De Bosio, I basilischi di Wertmuller e il televisivo L'eta' del ferro di Rossellini. Nel 1969 si trasferi' a Roma per produrre film e serie tv per la Rai combattendo duramente per ottenere finanziamenti dignitosi per San Michele aveva un gallo dei Taviani, tre opere di Franco Giraldi (Tenda rossa, Giacca verde e Un anno di scuola) e Sandokan di Sollima. Tra le sceneggiature scritte anche La leggenda del santo bevitore di Olmi, Leone d'Oro 1988. Per il teatro Kezich ha curato una cinquantina di spettacoli come autore, traduttore e adattatore: fece conoscere il teatro di Pirandello e Svevo (e con lui l'innesto di Joyce e di Freud penetro' nella nostra emarginata e provinciale cultura). Tra i suoi lavori La coscienza di Zeno di Svevo, base per le trasposizioni tv anni '60 interpretate da Alberto Lionello. Del 2002 e' L'ultimo Carneval, del 2008 Il romanzo di Ferrara, omaggio a Giorgio Bassani. 5. LUTTI. ANTONELLO CATACCHIO RICORDA FERNANDA PIVANO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 agosto 2009 col titolo "Ciao signora America" e il sommario "America. Celebrati ieri i funerali di Fernanda Pivano, tornata nella Genova del suo amato De Andre'"] Poco piu' di dieci anni fa una folla sterminata aveva voluto trovarsi alla chiesa di Santa Maria Assunta di Carignano per dare l'ultimo saluto a Fabrizio De Andre'. Era gennaio, faceva freddo. Ieri era caldo, il periodo quello delle vacanze, eppure moltissimi amici si sono ritrovati nella stessa chiesa per salutare una grande amica di Faber: Fernanda Pivano. Dopo novantadue anni spesi a studiare e a far conoscere la Nanda se n'e' andata, lasciando in tutti un gran vuoto e un grandissimo patrimonio. Anche questa volta l'orazione funebre tocca a don Gallo "mi chiamano prete di strada, mi piace, mi piace la strada, mi piace on the road, libro della liberta'", e l'applauso parte, spontaneo, perche' li' c'e' un po' tutto, il prete, e gli ultimi, Nanda, i beat e la liberta'. "Fabrizio ci ha insegnato l'alfabeto dell'amore, Fernanda l'antologia dell'amore" aggiunge don Gallo. Molti sono in chiesa, ma non sono credenti, le parole del sacerdote pero' arrivano a tutti: "Fernanda ci ha insegnato a osare la speranza" e Dio solo sa quanto ce ne sia bisogno "nella deriva in cui siamo noi oggi e per tanta gioventu' smarrita". Gli occhi sono lucidi, la morte e' morte, e allora c'e' bisogno di parole, di qualche parola che aiuti e viene in soccorso la rete, il blog perche' "in queste ore la rete e' viva di blog di ragazze e ragazzi che la ricordano come una di loro". E' vero, e lo sottolineava Dori Ghezzi, moglie di Fabrizio e grande amica di Fernanda Pivano, dicendo che con lei le distanze generazionali crollavano. Ognuno degli amici venuti a salutarla ha un suo personale ricordo, perche' Nanda sapeva un sacco di cose, ma era curiosa, chiedeva sempre. Sapeva essere umile, come quel lavoro di traduttrice in cui ci si deve quasi annullare per dare voce a un altro. Ma non e' questione di tecnica, guardate l'orrore del traduttore automatico del computer, e' questione di feeling, di empatia, di comprensione, di affinita', di compassione, mica solo di lingua. Per questo Nanda non era solo la traduttrice, neppure la portavoce della letteratura statunitense, lei era una di loro. Hemingway la stimava come un collega, per Corso, Kerouac, Ginsberg e tutti gli altri era una della beat generation tanto quanto loro (e ora li ha raggiunti di nuovo). E ha ragione don Gallo quando dice che "lei era proprio un ponte che unisce, riduceva le distanze tra le persone". Questione di sensibilita', quella stessa sensibilita' che la porto' a innamorarsi di Spoon River in un attimo. Quel libro che, tra gli altri, le aveva dato il suo insegnante Cesare Pavese. Quella stessa sensibilita' per cui mai diede in pasto al pubblico le lettere personali scritte dallo stesso Pavese. Libertaria, pacifista, buddista, "Fernanda non ha mai creduto nella violenza - prosegue don Gallo -, tutta la sua vita e' avvolta in una rivoluzionaria tenerezza, col volto solare e il sorriso. Una volta le avevo citato la Pacem in terris di papa Giovanni, lei sapeva il latino meglio di me, dove un passaggio venne cosi' tradotto 'e' impensabile portare la democrazia con le armi', ma in realta' l'originale latino diceva 'chi pensa di portare la democrazia con le armi e' pazzo'"; l'aggancio con il presente e' immediato, tanto quanto l'applauso che parte irrefrenabile. Nel sito ufficiale c'e' una frase di Nanda sconsolata "con molto dolore per i morti e per la tragedia devo dichiararmi perdente e sconfitta perche' ho lavorato 70 anni scrivendo esclusivamente in onore e in amore della nonviolenza e vedo il pianeta cosparso di sangue". Una frase da momento di sconforto, come quelli che vengono assistendo a tutte le violenze che succedono in questo mondo. Ma Nanda non era assolutamente una musona, amava cantare e scherzare: "una personalita' sensibile - continua don Gallo -, io sentivo che mi amava e lei mi disse anch'io sento che mi ami. Quattro o cinque anni fa davanti ai giornalisti, scherzando, disse 'devo darvi una notizia, con don Gallo questa sera ci siamo fidanzati' e poi per dire qual era il suo spirito aggiunse 'sono gia' incinta'. Lei mi spingeva a studiare e approfondire, era la mia grande maestra di laicita', io scherzavo dicendo che il mio quinto vangelo era quello secondo De Andre', e lei era contenta che oltre agli apocrifi ci fosse anche un cantante, il suo amato Fabrizio, il piu' grande poeta del '900, antifascista, nonviolento e, finalmente la devo dire questa parola, anarchico". Poi, poco prima di andare al cimitero di Staglieno, dove Nanda riposera' accanto a sua madre e poco lontano da Fabrizio, don Gallo chiude: "Cara Nanda ti saluto, shalom, salam, pace, ciao signora America, ciao signora liberta', ciao signorina anarchia". * Postilla Nata a Genova il 18 luglio del 1917, adolescente si trasferisce con la famiglia a Torino. Tra i suoi insegnanti al liceo classico "Massimo D'Azeglio" c'e' Cesare Pavese, che le trasmettera' la passione per la letteratura americana. Nel 1941 si laurea in lettere con una tesi su Moby Dick di Herman Melville. Nel '43 inizia la sua carriera letteraria con la traduzione dell'Antologia di Spoon River. Traduce poi Faulkner, Fitzgerald, Hemingway, con il quale ha un intenso rapporto professionale e di amicizia. Tradurra' l'intera sua opera. Nell'ottobre '58 pubblica il saggio sulla "Beat generation". Quindi fara' conoscere in Italia Ginsberg, Burroughs, Kerouac, Corso, Ferlinghetti. 6. LUTTI. FRANCESCO PATERNO' RICORDA FERNANDA PIVANO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 agosto 2009 col titolo "Bye bye Nanda" e il sommario "Fernanda Pivano scompare a 92 anni a Milano. Ha scoperto per prima la beat generation"] Alla beat generation e' arrivata per prima, e questo potrebbe bastare. Fernanda Pivano si e' spenta all'eta' di 92 anni, compiuti il 18 luglio scorso, in una clinica di Milano. Venerdi' i funerali. L'ultima sua apparizione pubblica la dobbiamo a una delle sue grandi passioni dichiarate, Fabrizio De Andre'. L'altra, per cui e' piu' nota, e' l'America. L'anno scorso, Fabio Fazio dedica uno speciale tv "Che tempo che fa" al cantautore genovese e convince la Pivano a partecipare. La vediamo su una sedia a rotelle, la si sente parlare con una voce flebile mentre sullo schermo Jovanotti si collega in diretta dall'America, anzi da Spoon River sulle note della poesia di Edgar Lee Masters che De Andre' ha messo in musica nell'album Non al denaro ne' all'amore ne' al cielo. Il tutto sara' molto televisivo, ma fa effetto. E' Fernanda Pivano a tradurre parzialmente per la prima volta in Italia per Einaudi quell'Anthology, sotto la guida del suo gia' professore di liceo al "Massimo D'Azeglio", Cesare Pavese. Traduttrice, prima ancora che scrittrice e giornalista con una lunga collaborazione al "Corriere della sera", lei appassionata d'America si e' appena laureata nel 1941 con una tesi su Moby Dick di Herman Melville. Nello stesso anno prende la laurea anche in filosofia con Nicola Abbagnano, di cui sara' assistente per alcuni anni. E' del 1948 il suo primo incontro con Ernest Hemingway, inizio di una lunga relazione professionale e di amicizia. Di Hemingway, Pivano traduce Addio alle armi subito dopo essersi laureata e per la quale, nei giorni dell'occupazione nazista di Torino, viene arrestata. Curera' successivamente l'intera opera dello scrittore americano, incontrandolo a piu' riprese sia a Cuba, nella sua magnifica casa alle porte de L'Avana, che negli Stati Uniti. Sempre come traduttrice, dal 1949 al 1954 cura le edizioni italiane dei maggiori titoli di Francis Scott Fitzgerald, da Tenera e' la notte al Grande Gatsby. Nel 1956 compie il suo primo viaggio negli Stati Uniti. "Quando negli anni '50 - si legge sul suo tito ufficiale www.fernandapivano.it - Fernanda Pivano si reca per la prima volta negli Stati Uniti e' una giovane studiosa innamorata dell'America di quegli anni e desiderosa di incontrare dal vivo, sul campo, i maestri di una narrativa che in Italia si era appena cominciato a conoscere, grazie a Cesare Pavese ed Elio Vittorini. Immediatamente scopre un mondo, di sogni, ideali, valori, che non si stanchera' piu' di celebrare". Giusto cinquant'anni fa, e' il 1959, esce la sua prefazione a Sulla strada di Jack Kerouac edito dalla Mondadori. La scoperta della beat generation e' l'incontro di una vita. Nel 1964 scrive l'introduzione a Poesie degli ultimi americani per la Feltrinelli e traduce Juxebox all'idrogeno di Allen Ginsberg per la Mondadori. Lavora per far conoscere quella generazione di scrittori contemporanei americani che messi insieme sono gli anni Sessanta e altro, e oltre. Dai citati Kerouac e Ginsberg ai Burroughs, Corso, Ferlinghetti, e Wright, Bukovski e McInerney, Foster Wallace, Palahniuk. Fernanda Pivano e' di Genova, come Fabrizio De Andre'. Lui per lei e' amicizia, poesia, letteratura, anzi il "piu' grande" poeta italiano della seconda meta' del Novecento. Nel 1997, quando tocca a lei consegnare al cantautore il Premio Tenco, dice: "Sarebbe necessario che invece di dire che Fabrizio De Andre' e' il Bob Dylan italiano, si dicesse che Bob Dylan e' il Fabrizio De Andre' americano". Esagera, certo, ma non che il suo cuore non batta altrettanto forte per Dylan. Nel 1965 al Community Theater di Berkeley, a due passi da San Francisco, i due si incontrano per la prima volta. Nel 1972 cura l'introduzione alla prima raccolta di testi e traduzione italiane di Dylan, Blues, ballate e canzoni, per la Newton Compton. Ci vorranno altri trentatre' anni perche' Pivano e Dylan si rivedano. Accade a Roma nell'estate del 1988, dove il cantautore tiene un concerto all'Eur, sulle scalinate del Palazzo della civilta' del lavoro. Le cronache raccontano di lei molto emozionata che si accomoda nel backstage di fronte a lui vestito di bianco: "Bob, sono passati trent'anni ma non sei cambiato per niente: sei proprio come ti ho visto quella sera del 1965". Abbracci, "It's not possible, Nanda, not possible". 7. LUTTI. STEFANO CRIPPA RICORDA VIRGILIO SAVONA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 agosto 2009 col titolo "La voce politica del Quartetto Cetra"] Erano rimasti solo lui e la moglie, Lucia Mannucci, unici superstiti dell'indimenticabile alchimia vocale del Quartetto Cetra. Si e' arreso Virgilio Savona, 89 anni, morto giovedi' sera in una clinica milanese dove era stato ricoverato da tempo. Nato il primo gennaio del 1920 a Palermo, per Savona la musica e' stata indissolubilmente legata all'idea di ricerca. Sia con i tre compagni nel celebre quartetto, sia in una carriera parallela che ha sviluppato soprattutto a finire degli anni '60. Curioso e attento, si e' dedicato alla canzone per bambini, allo studio della canzone popolare ma soprattutto alla canzone militante. Un periodo durante il quale ha lavorato alla Vedette (sono gli anni dei Dischi dello Zodiaco) in doppia veste; quella di autore di album in proprio ma anche di direttore artistico. Nel 1972 produsse Giorgio Gaber in Sexus et Politica. Attivita' laboriosa ma sottotraccia, rivalutata piu' avanti dal Club Tenco che lo ricorda ora definendolo "uno dei grandi protagonisti storici della musica e della cultura italiana". Lo stesso club ligure nel 1994 gli conferi' il Premio Tenco e nel 2004 "perche' la sua figura era talmente complessa e variegata" gli dedico' addirittura un'intera edizione con colleghi celebri a interpretare i suoi pezzi finiti poi in un bel cd edito da Ala Bianca. Ma per il grande pubblico Virgilio era soprattutto uno dei quattro moschettieri dei Cetra, alle cui gesta lo scorso autunno la Fandango ha dedicato un bellissimo dvd (Quartetto Cetra. Antologia di canzoni, sketch e parodie) con le apparizioni televisive del gruppo. E a rivedere oggi quel bianco e nero lucidissimo e elegante, le inquadrature di Antonello Falqui geniali e perfette, si resta sorpresi. I "ragazzi" del Quartetto Cetra di quei pionieristici tempi Rai sono stati fra gli artefici piu' importanti e innovativi. Enrico De Angelis, curatore del cofanetto insieme al figlio di Savona, Carlo, li definisce semplicemente: "la musica del nostro paese per mezzo secolo e con la musica sono stati capaci di rappresentare la storia di tutti noi seguendola passo a passo fin dagli anni Quaranta". Un rigore frutto di una profonda cultura e di una conoscenza delle formazioni vocali americane, da cui il gruppo aveva attinto il gusto per le armonie jazz e le svisate vocali, aggiungendo un estro tutto italiano e soprattutto una - sempre ben controllata - carica brillante che li guidera' a indimenticabili parodie. Noti gia' negli anni della rivista prima e dopo la guerra, furono consacrati pero' dal mezzo televisivo nei nascenti studi della Rai. Innovatori e ironici, ma non distaccati, osservatori della realta', ottengono la massima notorieta' sul piccolo schermo nei '60 (furono protagonisti di Caroselli per la Lambretta, diretti da Luciano Emmer), dove giocano proprio sulla riscoperta della rivista. I loro sketch sono incastri perfetti il cui apice e' forse Vecchia America (1959), dove fanno il verso ai film di John Ford. Senza dimenticare nel 1964 la Biblioteca di Studio Uno, antologizzazione di grandi romanzi della letteratura riadattati e riletti da loro stessi. 8. LUTTI. GUGLIELMO RAGOZZINO RICORDA FERNANDO VIANELLO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 agosto 2009 col titolo "L'economia concreta di Nando Vianello"] In gran segreto, un gruppo di persone, molto amiche di Fernando Vianello, stava preparando un libro di contributi per festeggiare con lui i suoi vigorosi settanta anni, tra poche settimane. Ora possiamo dirlo, possiamo rompere il segreto, non c'e' piu' Nando a schermirsi, a ridere dell'idea, a commuoversi senza lasciarlo vedere. Nando se ne e' andato l'altra sera, dopo una lunga battaglia con il male, il mieloma, affrontata con pazienza e lucidita', insieme a Mariella e a Maddalena e Michele, e con il loro aiuto; cercando sempre di capire, di non farne un dramma, di non essere di peso. Nando aveva idee molto precise e forti sull'economia e sul suo contrario e non amava frasi fatte e idee ricevute. Anche nel caso della piccola congiura degli amici, avrebbe offerto una lettura critica e attenta; e poi consigli utili, ricavati da cultura ed esperienza. In uno dei tantissimi articoli per "Il manifesto" nel corso di decenni, scriveva (9 dicembre 2005), in ricordo di Paolo Sylos Labini, uno dei suoi maestri, e parlava anche di se': "... La sua estraneita' alla teoria neoclassica non avrebbe potuto essere piu' radicale. Il marginalismo, per lui, non era l'economia, ma la malattia che l'aveva divorata. L'economia non doveva essere intesa come una disciplina deduttiva che da pochi generalissimi postulati - la massimizzazione dell'utilita' e del profitto - fa discendere tutte le possibili conclusioni sul comportamento individuale e collettivo (...) Se l'economia doveva spiegare i processi reali, e' a partire dall'osservazione, e non da astratti postulati, che essa doveva essere costruita". Era un buon compagno, Nando, e le delusioni della sinistra non lo scoraggiavano troppo. Un po' scettico, non si tirava indietro. Lo ricordiamo il 2 febbraio di quest'anno, dentro il suo loden ormai troppo largo, davanti al Parlamento, alla fiaccolata indetta dai Medici senza frontiere, contro la possibile segnalazione di stranieri irregolari in caso di cure ospedaliere. Nando era li', con evidente sforzo, come uno che sapeva, senza dubbi, quale fosse il suo dovere. Appoggiare le buone pratiche; contestare, per quanto possibile, la cattiva economia, la cattiva politica. Il collettivo del "Manifesto" stringe in un abbraccio la "nostra" Mariella Gramaglia e Maddalena e Michele, gli splendidi figli di lei e di Nando... 9. LUTTI. ANNA SIMONAZZI RICORDA FERNANDO VIANELLO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 agosto 2009 col titolo "Il valore della solidarieta'"] "Che cos'e' che l'economista economizza?", si chiedeva D.H. Robertson. "La risposta, osserva Nando, non e' meno singolare della domanda. Cio' che l'economista economizza e' infatti, secondo Robertson, 'quella risorsa scarsa rappresentata dall'amore'". Se questo e' vero, Nando Vianello non e' stato un buon economista. Non e' questo il momento per un apprezzamento completo del suo contributo scientifico. Vorrei qui solo limitarmi a ricordare come Nando ha interpretato il "mestiere dell'economista", e spiegare cosi' perche' sia stato cosi' amato e rispettato da studenti e colleghi. Nella sua attivita' di ricercatore, Nando e' partito dal presupposto contrario rispetto a quello di Robertson, e cioe' che la solidarieta', lungi dall'essere "una risorsa soggetta a un rapido esaurimento", e' piuttosto, come osservato da Fred Hirsch, "una facolta' umana che si rafforza con l'esercizio e che rischia, se non esercitata, di atrofizzarsi", e ha fatto proprio l'incoraggiamento di Haavelmo a "considerare come facente parte a pieno titolo della teoria economica la ricerca di 'regole del gioco' adeguate alle finalita' solidaristiche che la societa' si da'". Di qui la sua perenne opera di demistificazione delle "compatibilita'", che nascondono in realta' "precisi rapporti di potere". Non per negare l'esistenza di vincoli, di conflitti fra obiettivi, e dunque la necessita' di scelte, ma per mettere in luce appunto che di scelte si tratta, e che e' dovere dello studioso chiarire quali implicazioni, in termini di distribuzione dei sacrifici, discendano dalle scelte fatte, ed esplorare ed eventualmente indicare la percorribilita' di strade alternative. La scelta di Nando, in campo teorico come nei suoi scritti di politica economica, e' stata quella di esplorare le condizioni che, nel mutare delle circostanze economiche e istituzionali, rendessero possibile conciliare una distribuzione del reddito equa con una occupazione elevata. Nella sua attivita' di docente, Nando ha trasmesso agli studenti la passione per una economia politica che, combinando rigore logico e "intelligente pragmatismo" potesse aiutare a capire aspetti importanti del mondo reale, alla ricerca continua di "interpretazioni diverse in diversi momenti e contesti". Un insegnamento che era, nel metodo, nei contenuti, nelle finalita', distante anni luce dalla teoria che e' venuta affermandosi, specialmente in macroeconomia "dove il piu' screditato armamentario neoclassico non ha mai smesso di essere impiegato". Gli avvenimenti recenti, la paura scatenata dai rischi di deflazione dei prezzi in Giappone e nel mondo, le crisi finanziarie e reali, gli fornivano l'occasione di mettere a nudo le difficolta' della teoria dominante. "Se tuttavia nella caduta dei prezzi si ravvisa un male da evitare, e non un bene da promuovere - si legge in un articolo pubblicato sul "Manifesto" del 31 maggio 2003 a proposito della paura di deflazione generalizzata innescata dalla possibilita' di una caduta dei prezzi -, a dubitare di se stessi dovrebbero essere non solo i banchieri centrali, ma anche gli economisti. E particolarmente quelli impegnati nelle Universita'. Poiche' cio' che essi insegnano ai loro studenti e', nove volte su dieci, che la diminuzione dei salari monetari e dei prezzi e' sempre in grado di garantire la piena occupazione". La critica alla teoria della flessibilita' dei prezzi e dei salari come condizione sufficiente per il raggiungimento dell'equilibrio di pieno impiego ha rappresentato un punto centrale della sua analisi di Keynes. Ma lo studio di Keynes e dei classici gli ha anche consentito di cercare di costruire spiegazioni alternative su basi teoriche piu' solide. Nei suoi corsi, a Modena prima, e a Roma poi, non importa a quale livello, ha interpretato questo mestiere come un impegno continuo nel combattere "la fuga verso l'irrilevanza", nello svelare le basi ideologiche, gli errori analitici, occultati o semplicemente messi da parte, su cui si fonda la teoria prevalente, riportare la teoria economica nell'ambito di una interazione continua fra teoria e osservazione della realta'. O, come dicevano i suoi studenti, insegnava loro "a ragionare". Non e' questa, dicevo all'inizio, l'occasione del riconoscimento scientifico; questo e' il momento della commozione e del lutto. E, vedete, gia' mi manca. Gli avrei infatti mandato queste righe, ne avremmo discusso insieme, le avremmo ponderate cento volte, apportando grandi e piccoli, invisibili cambiamenti, fino a ottenere una versione che avrebbe ritenuto accettabile... Non c'e' piu' tempo. Il n'y en a plus pour tres longtemps. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 929 del 31 agosto 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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