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Minime. 924
- Subject: Minime. 924
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 26 Aug 2009 00:58:32 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 924 del 26 agosto 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Per tornare un paese civile 2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 4. Cosa fare 5. Francesco Viviano: Deportate illegalmente in Libia centinaia di persone che avevano diritto all'asilo in Italia 6. Adriano Prosperi: La complicita' del silenzio 7. Luca Kocci intervista Antonio Di Lalla 8. Giulio Vittorangeli: Un film 9. Letture: Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere 10. Riletture: Jacques-Joseph Duguet, Trattato degli scrupoli 11. Riedizioni: Marta Boneschi, Poveri ma belli 12. Riedizioni: Jean-Jacques Rousseau, Scritti politici 13. Riedizioni: Simone Weil, Sulla guerra 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento 15. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PER TORNARE UN PAESE CIVILE Per tornare un paese civile. Vanno abolite le misure razziste, schiaviste, squadriste contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza". Vanno aboliti i campi di concentramento riaperti in Italia dalla legge Turco-Napolitano. Vanno fatte cessare le deportazioni. Va rispettato l'articolo 10 della Costituzione della Repubblica Italiana, che riconosce il diritto d'asilo. Va rispettato l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, che ripudia la guerra. Per tornare un paese civile. 2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 5. UNA SOLA UMANITA'. FRANCESCO VIVIANO: DEPORTATE ILLEGALMENTE IN LIBIA CENTINAIA DI PERSONE CHE AVEVANO DIRITTO ALL'ASILO IN ITALIA [Dal quotidiano "La Repubblica" del 25 agosto 2009 col titolo "Respinti finora 800 extracomunitari. Quasi tutti avevano diritto d'asilo"] C'e' un dettagliato rapporto del Viminale che ha registrato tutti i "respingimenti" compiuti dalle motovedette italiane (Finanza e Marina Militare) e in cui vengono indicate le nazionalita' degli extracomunitari trovati in mare dal maggio scorso e riportati in Libia o consegnati alle motovedette libiche. Sono annotati 14 respingimenti per un totale di 800 extracomunitari, la maggior parte dei quali sono eritrei, etiopi, somali e nigeriani, tutte persone che, secondo le convenzioni internazionali, dovevano essere identificate dagli italiani e che potevano richiedere asilo ed ottenere lo status di rifugiato politico. Invece sono state identificate dalle autorita' libiche, mentre i militari italiani continuano a respingerli senza neanche sapere da dove vengono e chi sono. E tra questi "respingimenti" registrati dal rapporto del Viminale anche quello della notte tra il 30 giugno ed il primo luglio scorso, quando il pattugliatore della Marina Militare Orione ha soccorso in mare 82 extracomunitari, quasi tutti eritrei, e li ha poi consegnati ad una motovedetta libica. In quell'occasione sette eritrei denunciarono di essere stati "maltrattati" e "picchiati" dai marinai italiani. Il rapporto del Viminale potrebbe anche essere acquisito dalla Procura della Repubblica di Agrigento che, nei prossimi giorni, potrebbe estendere il raggio della sua inchiesta anche alle procedure di respingimento da parte delle motovedette italiane di extracomunitari intercettati nel Canale di Sicilia. "Quella dei respingimenti e' una questione politica - dice il procuratore di Agrigento Renato Di Natale - E' chiaro pero' che se sul territorio di nostra competenza dovessimo avere notizie di reato intervenire sarebbe un atto dovuto". E un "atto dovuto" e' stata anche l'iscrizione nel registro degli indagati dei cinque superstiti della traversata che e' costata la vita a 73 persone, tutte provenienti da Etiopia ed Eritrea. Il reato loro addebitato e' quello di immigrazione clandestina. "Viste le norme del recente decreto sicurezza - ha sottolineato il procuratore della Repubblica di Agrigento, Renato Di Natale - non possiamo farne a meno". I migranti avrebbero pero' gia' manifestato l'intenzione di chiedere l'asilo politico e dunque, nel caso in cui i pm accertassero il diritto allo status di rifugiati, l'inchiesta sarebbe archiviata. Ipotesi data per scontata dal prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento per l'immigrazione del ministero dell'Interno, che dice: "I cinque eritrei non rischiano nulla se presentano la richiesta di asilo che, generalmente, per i Paesi in particolari situazioni di disagio, viene accolta. Il provvedimento avviato e' sospeso fino alla definizione della domanda d'asilo. L'Italia - spiega ancora Morcone - ha aderito ad una direttiva Ue che prevede l'asilo politico non solo per le persone perseguitate politicamente, ma anche per chi proviene da zone di guerra. Gli eritrei godono di questo tipo di protezione ma devono fare domanda d'asilo". Ieri, intanto, tre dei cinque clandestini soccorsi sono stati interrogati dal magistrato titolare delle indagine, il sostituto procuratore Santo Fornasier. Gli altri due, ricoverati ancora in condizioni di salute gravi all'ospedale Cervello di Palermo, non sono in grado di parlare. In Procura e' anche arrivato il primo rapporto stilato dalla Guardia di finanza sulle modalita' delle operazioni e sui tempi di soccorso dei cinque naufraghi, dopo la segnalazione arrivata dalle autorita' maltesi che pure avevano gia' avvistato il gommone alla deriva da diversi giorni. Resta da accertare anche la competenza dell'indagine: tutto dipende dal tratto di mare in cui e' avvenuto il primo contatto con i migranti. Ai magistrati agrigentini fa appello il Cir (Consiglio italiano dei rifugiati) che ricorda che negli ultimi anni migliaia di rifugiati e migranti sono stati salvati nel Mediterraneo da forze militari italiane: "Ora chiediamo che sia fatta immediatamente un'indagine per chiarire gli eventi della notte tra il 30 giugno e il primo luglio, e che i responsabili di eventuali reati siano identificati. Chiediamo anche che il Parlamento sia tempestivamente informato". La politica dei respingimento di rifugiati e richiedenti asilo verso la Libia deve subito cessare, ha dichiarato Christopher Hein, direttore del Cir. "Non e' tollerabile che il Canale di Sicilia diventi una zona franca in cui nessuna legge e' rispettata". 6. UNA SOLA UMANITA'. ADRIANO PROSPERI: LA COMPLICITA' DEL SILENZIO [Dal quotidiano "La Repubblica" del 25 agosto 2009 col titolo "La complicita' del silenzio"] Titi Tazrar e' una dei cinque sopravvissuti al viaggio dei disperati. Ha 27 anni. E' ricoverata all'ospedale di Palermo. La attende, lei e gli altri sopravvissuti, l'incriminazione per il reato di immigrazione clandestina. I procuratori competenti per territorio non hanno alternative: non possono ignorare l'art. 10 bis del decreto sicurezza. Ne' possono ignorarlo gli italiani che vanno per mare. Sono le leggi che creano i reati; creano anche l'omerta', la volonta' di chiudere gli occhi, la capacita' di non sentire le grida di aiuto, di chi non vedeva i convogli di deportati del Terzo Reich e di chi navigando oggi nel mar di Sicilia ignora i barconi africani. Dietro la paura c'e' il potere. Noi tutti dimentichiamo volentieri quanto l'opera del potere sia efficace nel modellare la pasta morale dell'umanita'. Oggi in Italia il decreto sicurezza produce paura, produce morte, cancella le reazioni umanitarie. Bisogna cancellare il decreto, denunziarlo davanti al mondo, sperare nell'intervento di autorita' esterne visto che non possiamo sperare in una rivolta del paese. Ma per ora, aspettando il processo e l'espulsione, Titi Tazrar e' ancora in Italia. I giornalisti la cercano, lei risponde in uno stentato inglese. Una cosa ha detto che ci interroga tutti: "Sono partita perche' volevo venire in Italia. Non in Germania o Francia, ma in Italia. Voglio restare qui". A questa domanda si deve dare una risposta. Una sola. Titi deve restare qui, con gli altri superstiti. Perche' al disopra della legge scritta c'e' la giustizia, senza di che la legge e' arbitrio, violenza, suprema ingiustizia. Chi ha attraversato l'inferno di quei pochi chilometri di mare senza trovare fra gli infiniti natanti che lo affollano un briciolo di umanita', chi ha visto finire a mare prima i bambini abortiti poi le loro madri poi tutti gli altri, non puo' essere rimandato al punto di partenza. Se accettassimo in silenzio questo esito saremmo complici di un infame gioco dell'oca. Titi e i quattro sopravvissuti con lei hanno conquistato un diritto. Lei e' partita per venire proprio qui da noi. E noi italiani scopriamo all'improvviso nella sua frase la risposta al problema che da giorni e' al centro del confuso discorrere sul se e sul come celebrare il centocinquantesimo anniversario dell'unita' d'Italia. Lo ha capito subito con una dichiarazione che gli fa onore il Presidente della Camera Fini quando ha detto che bisogna far sentire "l'Italia come patria anche a coloro che vengono da paesi lontani e che sono gia' o aspirano a diventare cittadini italiani". Patria e' la parola giusta. Oggi se ne parla guardando solo al passato. Ritengono alcuni che si tratta di ritrovare o di ribadire una specie di identita' collettiva che avremmo ereditato perche' qui siamo nati; argomento non di qualita' diversa da quello di chi propone invece di sostituire all'Italia la sua piccola patria locale, il pezzo di suolo dove gli fa comodo vivere e di cui vorrebbe chiudere le porte agli altri. Ebbene, in questione non e' l'indiscutibile appartenenza di fatto e di diritto della popolazione italiana a uno fra gli stati europei; ne' lo e' il dovere delle nostre istituzioni di esplorare e commemorare e far conoscere le ragioni e i caratteri storici e culturali dell'esistenza del paese. Tutto questo e' doveroso, ma non sufficiente. Cio' che abbiamo ricevuto - dice una famosa massima di Goethe - dobbiamo conquistarlo perche' possiamo dirlo nostro. Da noi la passivita' dell'eredita' ricevuta e' moltiplicata dagli abissi di ignoranza di un paese in preda all'analfabetismo di ritorno. Oggi il problema e' ancora quello antico: la nazione come volonta' e speranza di futuro. Un plebiscito di tutti i giorni, diceva Ernest Renan. A questo plebiscito aderisce oggi Titi Tazrar quando affronta il deserto e l'orrore in nome di una speranza e di un desiderio che ha nome Italia. Quanto a noi italiani, con lei e con tutto il suo popolo abbiamo un grande debito storico, una promessa non mantenuta. Titi e' figlia di un popolo che fu unito a quello italiano nelle sofferenze e nelle miserie delle nostre guerre coloniali. Accanto agli eritrei hanno vissuto e combattuto tanti italiani, poverissimi come loro, spediti in guerra da una patria che stava nel cuore di uomini come il siciliano Vincenzo Rabito, autore dell'indimenticabile Terra matta, che come lui non riconobbero piu' la patria in quella "porca Italia" fascista che li mandava a combattere altri disperati come loro, ma che si riconciliarono poi con la riconquistata liberta' del paese. La storia della patria italiana e' quella dei processi di integrazione che hanno portato le masse a diventare coscienti del loro essere l'Italia. Processi lunghi, difficili, spesso bloccati e rovesciati da scelte sbagliate. Se Cavour ebbe chiara coscienza del fatto che una volta creata l'Italia bisognava creare gli italiani, le lacerazioni e le violenze di una storia piu' che secolare hanno attraversato e ostacolato quel progetto, lasciando alla polemica clericale il facile compito di seminare tra le classi popolari delle campagne il discredito verso lo scomunicato Stato liberale. E si puo' ben capire che non fosse vissuto come patria uno stato che mandava l'esercito nel Mezzogiorno a piegare i cosiddetti briganti e nelle pianure padane la polizia a incarcerare gli scioperanti. Come disse Camillo Prampolini nel 1894, replicando in Parlamento all'accusa di Crispi ai socialisti di essere "senza patria", il problema era precisamente quello di dare una patria alla massa dei diseredati, ai braccianti di Molinella come ai contadini veneti guidati dai parroci che si affollavano sulle banchine di Genova. L'integrazione di quelle masse nella vita del paese richiese lotte durissime, passo' attraverso lacerazioni profonde, costo' l'immane bagno di sangue della prima guerra mondiale. Oggi i loro nipoti non raccolgono piu' i pomodori nell'agro napoletano e loro eredi non sono costrette a lavori domestici e ad assistere vecchi e malati: sono liberi, liberi di studiare, viaggiare, sviluppare attivita' creative e produttive. Al loro posto sono subentrati quelli che sono per ora degli schiavi, dei ribelli, dei fratelli in spirito di Vincenzo Rabito, tentati come lui dalla ribellione allo sfruttamento disumano ma tentati ancor piu' dalla speranza di diventare i nuovi italiani. Davanti a noi c'e' un'alternativa: taglieggiarli con le sanatorie, chiuderli in centri di espulsione, oppure tentare la scommessa dell'integrazione. Con le plebi senza diritti del nostro passato, con quei contadini e operai tentati da una speranza che si chiamava rivoluzione proletaria e cancellazione delle patrie borghesi, l'integrazione e' avvenuta: una imprevedibile svolta della storia ha portato un'Italia scalciante e urlante nel mezzo dello sviluppo civile del '900. E' sulla base di questa consapevolezza storica che oggi si puo' dare un senso alla celebrazione dell'unita' d'Italia guardando avanti, a una nuova e piu' coraggiosa integrazione. 7. UNA SOLA UMANITA'. LUCA KOCCI INTERVISTA ANTONIO DI LALLA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 agosto 2009 col titolo "Io, parroco, mi batto per disobbedire alla legge contro i migranti"] "Io ospito i clandestini, e tu?" dice lo striscione appeso davanti all'entrata della chiesa di San Nicola a Bonefro, piccolo comune di 1.500 abitanti in provincia di Campobasso. "Appena e' stata votata questa legge infame, mi sono sentito in dovere di dire che e' immorale, perche' calpesta la dignita' delle persone, e un cristiano non puo' obbedire", spiega al "Manifesto" il parroco di Bonefro, don Antonio Di Lalla. A ferragosto, poi, qualcuno ha tentato di rimuoverlo, e subito dopo i nipotini di Bossi e Borghezio di un'improbabile Lega Sannita - che punta ad organizzare le ronde nel basso Molise - hanno intimato al parroco di "togliere quell'obbrobrio". Ma don Di Lalla non si scompone e tira dritto, sostenuto anche dal gruppo di parrocchiani con cui, all'indomani del sisma del 2004 che ha colpito anche Bonefro, porta avanti il periodico "La fonte", che nel numero di agosto apre con una vignetta di Vauro e titola: "Noi terremotati dalla parte dei clandestini". "E' normale che non tutti siano d'accordo, come chi ha scritto 'io no' accanto alla domanda dello striscione - dice il parroco - e la colpa mi sembra soprattutto del clima avvelenato che e' stato creato nel Paese con la criminalizzazione mediatica di tutti gli immigrati". * - Luca Kocci: Quale ti sembra il punto piu' grave della legge? - Antonio Di Lalla: Il reato di clandestinita', cioe' affermare che chi non ha i documenti in regola e' un criminale. Del resto paghiamo un peccato di ritorno: nel passato abbiamo sfruttato e impoverito le loro terre costringendoli ad emigrare, e adesso vorremmo pure respingerli. * - Luca Kocci: La base del mondo cattolico, molti preti e religiosi e anche alcune riviste come "Famiglia cristiana" hanno avuto parole molto dure contro questa legge, da parte delle gerarchie ecclesiastiche invece c'e' stata un po' di timidezza... - Antonio Di Lalla: Infatti mi aspettavo di piu', una presa di posizione netta che invece non c'e' stata. Speravo che il papa dicesse: fratelli clandestini, venite in Vaticano e mettete le tende nei giardini di San Pietro che sono extraterritoriali, l'Italia vi respinge e noi vi accogliamo. Pensavo che anche la Conferenza episcopale italiana fosse piu' coraggiosa, a cominciare dal cardinal Angelo Bagnasco, ma forse un generale di corpo d'armata non ha questi pensieri (Bagnasco e' stato ordinario militare dal 2003 al 2006, e come tale ha ricevuto e detiene il grado di generale, ndr). Eppure su altri temi la Cei ha messo da parte la diplomazia e non ha avuto paura di alzare la voce e di fare rumore. * - Luca Kocci: Quali? - Antonio Di Lalla: La pillola Ru486 e l'ora di religione a scuola, per citare solo i casi piu' recenti. Sulla legge anti-immigrati invece la Cei parla sottovoce, forse per interesse, per non infastidire il potere politico che per farci stare con la bocca chiusa ci tiene la pancia piena, concedendo alla Chiesa molti privilegi. L'ora di religione e' uno di questi privilegi, e allora si interviene per difenderlo. Cosi' pero' la Chiesa perde la liberta' e la profezia evangelica. 8. UNA SOLA UMANITA'. GIULIO VITTORANGELI: UN FILM [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento] Sembra che l'unica cosa che mobiliti l'Italia, piu' o meno vacanziera, sia la vincita al super enalotto. Per chi non ha i soldi e nemmeno il lavoro rimane, come unica soluzione, l'arrampicata sul Colosseo, sulla gru e quant'altro. Con la speranza di conquistare uno spazio, tra una sestina e l'altra, nei nostri telegiornali. Per i non rassegnati al dilagare del rancore, della paura e dell'egoismo, resta l'esilio mentale. Pero' al ritorno di un razzismo che nel secolo scorso ha gia' funestato l'Europa non e' possibile rassegnarsi. Certo non puo' bastare un film. Eppure se in qualche rassegna estiva di agosto avete la possibilita' di vedere "Gran Torino", diretto ed interpretato da Clint Eastwood, non perdetelo. Il film, senza dare ora tutti i particolari della trama, narra di un operaio della Ford in pensione, rimasto da solo dopo la morte della moglie, nel suo quartiere ormai invaso da nuovi immigrati. Prima c'erano polacchi, italiani e irlandesi. Adesso ci sono cinesi e neri, che si combattono in bande, fin da adolescenti. In garage ha una bellissima auto d'epoca, la Ford Gran Torino del 1972, mitica prova di una gloria passata e perenne nello stesso tempo. La sorte porta il vecchio operaio, reduce della Corea (il fantasma della guerra e' un elemento tremendo e inevitabile: l'uccisione di un giovane nemico e' un incubo nero incancellabile dalla sua vita), grintoso e ringhioso, disamorato di tutti gli esseri che lo circondano, a convivere con i vicini di casa, in particolare un ragazzo cinese e sua sorella, che tentano faticosamente di integrarsi nella vita americana. Asiatici e orientali, che non fatica a considerare tutti uguali, tutti da respingere, tutti "musi gialli", cosi' come li chiamava e come venivano chiamati durante la guerra in Corea. Il suo sguardo chiuso non si pone nella condizione di colui che punta a conoscere la realta' che lo circonda; il suo punto di vista e' la ferma dichiarazione di chi trova delle ulteriori conferme ad un giudizio gia' elaborato e passato in predicato, pronto solo a registrare con identica sdegnata avversione ogni presenza che non sia la sua. Ma via via la situazione cambia e una volta rotto il ghiaccio, spezzato il cerchio e l'autoesclusione, giunge a scoprire di condividere molto di piu' con quella comunita' di estranei che con la propria famiglia (figli sposati lontani e nipoti adolescenti; i legami di sangue non significano necessariamente affetto, rispetto, amicizia), con il loro sciamano che con il prete della propria parrocchia. Cosi', i "musi gialli" non sono tutti uguali. Anche fra di loro ci sono gli onesti e i disonesti, le buone famiglie e i giovani teppisti. E', quindi, un film sulla necessita' della convivenza e sulle ragioni di popoli e culture diverse. Da qui il pregio dell'attualita', con la nitida presa di coscienza che l'abbattimento delle barriere e' possibile; che anche il piu' conclamato pregiudizio e la sua irrazionale paura, puo' essere ribaltato con l'ammissione di un nuovo universo di relazioni umane. Per concludere, un film in cui si rispecchia inevitabilmente anche l'Italia attuale, ignorante e ancora strutturalmente convinta della propria superiorita' culturale, caritatevole o crudele, comunque incapace di riconoscere ad ogni uomo o donna, il diritto ad essere persona, individuo e non categoria. 9. LETTURE. WISLAWA SZYMBORSKA: LA GIOIA DI SCRIVERE Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi, Milano 2009, pp. LV + 778, euro 19. Col testo originale a fronte, a cura di Pietro Marchesani, l'intera opera in versi della poetessa polacca Premio Nobel per la letteratura del 1996. Ed e' una poesia che molto a me piace. 10. RILETTURE. JACQUES-JOSEPH DUGUET: TRATTATO DEGLI SCRUPOLI Jacques-Joseph Duguet, Trattato degli scrupoli, Rusconi, Milano 1977, pp. 312, lire 21.000. A cura di Domenico Bosco, col testo originale a fronte, quest'opera dell'abate Duguet (1649-1733) e' di quelle che piace di tempo in tempo riprendere in mano e rileggere ancora, e non solo come documento di una temperie e di una controversia, o per gioire dei meriti dello stile in cui e' redatta, ma anche proprio per riflettere ancora - come in uno specchio, appunto - sull'enigma dell'animo proprio ed altrui. 11. RIEDIZIONI. MARTA BONESCHI: POVERI MA BELLI Marta Boneschi, Poveri ma belli. I nostri anni Cinquanta, Mondadori, Milano 1995, Societa' europea di edizioni, Milano 2009, pp. X + 418, euro 6,90 (in supplemento al quotidiano "Il giornale"). Una ricostruzione cronachistica e documentaria di taglio giornalistico del'Italia degli anni Cinquanta ("epopea di un popolo povero e affamato che in poco tempo si e' trasformato in moderno e benestante"), ma con una delicatezza e una finezza rare e preziose. 12. RIEDIZIONI. JEAN-JACQUES ROUSSEAU: SCRITTI POLITICI Jean-Jacques Rousseau, Scritti politici, Laterza, Roma-Bari 1971-1994, Mondadori, Milano 2009, pp. XXXVIII + 586, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). Il volume comprende i testi contenuti nel secondo e nel terzo volume dell'edizione laterziana a cura di Maria Garin degli Scritti politici di Rousseau, ed in particolare la prima redazione del Contratto sociale (il cosiddetto Manoscritto di Ginevra), i Frammenti politici, gli Scritti sull'Abate di Saint-Pierre, le Lettere dalla montagna, il Progetto di Costituzione per la Corsica, le Considerazioni sul governo di Polonia e sul progetto di riformarlo. 13. RIEDIZIONI. SIMONE WEIL: SULLA GUERRA Simone Weil, Sulla guerra. Scritti 1933-1943, Nuove Pratiche Editrice, Milano 1998, Il Saggiatore, Milano 2005, pp. 160, euro 7,50. Il volume riproduce anastaticamente la prima edizione di questa bella raccolta di quattordici scritti weiliani curata da Donatella Zazzi. 14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 15. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 924 del 26 agosto 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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