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Legalita' e' umanita'. 18
- Subject: Legalita' e' umanita'. 18
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 25 Aug 2009 13:31:53 +0200
- Importance: Normal
===================== LEGALITA' E' UMANITA' ===================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 18 del 25 agosto 2009 In questo numero: 1. Circolo Anpi "Emilio Sugoni" di Nepi: Due esposti contro il ritorno delle leggi razziali 2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 4. Cosa fare 5. Marina Corradi: Chi non vuole vedere e chi muore 6. Tonio Dell'Olio: Il lavoro sporco in appalto 7. Luigi Manconi: Macabra ipocrisia 8. Orazio La Rocca intervista Crescenzio Sepe 9. Giacomo Galeazzi intervista Antonio Maria Veglio' 1. UNA SOLA UMANITA'. CIRCOLO ANPI "EMILIO SUGONI" DI NEPI: DUE ESPOSTI CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI [Dal Circolo Anpi "Emilio Sugoni" di Nepi riceviamo e diffondiamo il seguente comunicato] L'architetto Giuseppe Tacconi, presidente del circolo Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) "Emilio Sugoni" di Nepi ha presentato, anche a nome del circolo, due esposti: uno recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate dalle misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94, e l'altro recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo e relativo sempre a norme contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94, detta anche "pacchetto sicurezza". Questi due esposti, che fanno seguito anche all'appello del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, vogliono essere una chiara denuncia dell'incostituzionalita', dell'illegalita' e della disumanita' di queste norme che nella sostanza ripropongono le leggi razziali emanate da Mussolini nel 1938, e che hanno segnato una tra le pagine piu' vergognose della storia recente del nostro Paese. Il circolo Anpi di Nepi invita tutti i cittadini, le associazioni, le istituzioni a sottoscrivere e ad inviare questi esposti per contrastare le disposizioni della legge 15 luglio 2009, n. 94. Queste norme infatti sono espressione di incivilta' giuridica ed umana e sono un'offesa al sacrificio e all'impegno di quanti hanno preso parte alla lotta di Liberazione perche' l'Italia fosse un Paese libero, democratico e fondato sui principi della Costituzione. Infatti la nostra Costituzione all'art 3 afferma: "Tutti i cittadini hanno pari dignita' sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Nepi, 24 agosto 2009 2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 5. UNA SOLA UMANITA'. MARINA CORRADI: CHI NON VUOLE VEDERE E CHI MUORE [Dal quotidiano "Avvenire" del 21 agosto 2009 col titolo "Chi non vuole vedere e chi muore" e il sottotitolo "Sulle rotte dei disperati"] Sono arrivati in cinque. Erano ischeletriti, cotti dal sole che martella, in agosto, sul canale di Sicilia. Ma il barcone, era grande: ce ne stipano ottanta, i trafficanti in Libia, di migranti, su barche cosi'. Affastellati uno sull'altro come bidoni, schiena a schiena, gli ultimi seduti sui bordi, i piedi che penzolano sull'acqua. E dunque quel barcone vuoto, con cinque naufraghi appena, e' stato il segno della tragedia. Laggiu' a 12 miglia da Lampedusa, ai margini estremi dell'Europa, un relitto di fantasmi. Cinque vivi e forse piu' di settanta morti, in venti giorni di peregrinazione cieca nel Mediterraneo. Decine e decine di eritrei inabissati come una povera zavorra di ossa in fondo a quello stesso mare in cui a Ferragosto incrociano navi da crociera, traghetti, e gli yacht dei ricchi. E' questo il dato che raggela ancor piu'. Perche' in venti giorni, nelle acque della Libia e di Malta, e in mare aperto, qualcuno avra' pure incrociato, o almeno intravisto da lontano quel barcone; ma lo ha lasciato andare al suo destino. Solo da un peschereccio, hanno detto i superstiti, ci hanno dato da bere. Come dentro a una spietata routine: eccone degli altri. E non ci si avvicina. Non si devia dalla rotta tracciata, per un pugno di miserabili in alto mare. Noi non sappiamo immaginare davvero. Come sia immenso il mare visto da un guscio alla deriva; come sia spaventoso e nero, la notte, senza una luce. Come picchi il sole come un fabbro sulle teste; come devasti la sete, come scarnifichino la pelle le ustioni. Noi del mondo giusto, che su quelle stesse acque d'agosto ci abbronziamo, non sappiamo quale spaventevole nemico siano le onde, quando il motore e' fermo, e l'orizzonte una linea vuota e infinita. Non possiamo sapere cosa sia assistere all'agonia degli altri, impotenti, e gettarli in acqua appena dopo l'ultimo respiro. "Altri" che sono magari tuo marito o tuo figlio. Ma bisogna liberarsene, senza tempo per piangere. Perche' quel sole tormenta e disfa anche i morti; e i vivi, vogliono vivere. Noi non sappiamo com'e' il Mediterraneo visto da un manipolo di poveri cristi eritrei, fuggiti dalla guerra, sfruttati dai trafficanti, messi in mare con un po' di carburante e vaghe indicazioni di una rotta. Ma c'e' almeno un equivoco in cui non e' ammissibile cadere. Nessuna politica di controllo dell'immigrazione consente a una comunita' internazionale di lasciare una barca carica di naufraghi al suo destino. Esiste una legge del mare, e ben piu' antica di quella pure codificata dai trattati. E questa legge ordina: in mare si soccorre. Poi, a terra, opereranno altre leggi: diritto d'asilo, accoglienza, respingimento. Poi. Ma le vite, si salvano. E invece quel barcone vuoto - non il primo arrivato come un relitto di morte alla soglia delle nostre acque - dice del farsi avanti, tra le coste africane e Malta, di un'altra legge. Non fermarsi, tirar dritto. (Pensate su quella barca, se avvistavano una nave, che sbracciamenti, che speranza. E che piombo nel cuore, nel vederla allontanarsi all'orizzonte). La nuova legge del non vedere. Come in un'abitudine, in un'assuefazione. Quando, oggi, leggiamo delle deportazioni degli ebrei sotto il nazismo, ci chiediamo: certo, le popolazioni non sapevano; ma quei convogli piombati, le voci, le grida, nelle stazioni di transito nessuno li vedeva e sentiva? Allora erano il totalitarismo e il terrore, a far chiudere gli occhi. Oggi no. Una quieta, rassegnata indifferenza, se non anche una infastidita avversione, sul Mediterraneo. L'Occidente a occhi chiusi. Cinque naufraghi sono arrivati a dirci di figli e mariti morti di sete dopo giorni di agonia. Nello stesso mare delle nostre vacanze. Una tomba in fondo al nostro lieto mare. E una legge antica violata, che minaccia le stesse nostre radici. Le fondamenta. L'idea di cos'e' un uomo, e di quanto infinitamente vale. 6. UNA SOLA UMANITA'. TONIO DELL'OLIO: IL LAVORO SPORCO IN APPALTO [Dal quotidiano "Liberazione" del 21 agosto 2009 col titolo "Somali uccisi in Libia. Lavoro sporco in appalto"] Chiunque abbia ascoltato almeno per una volta la testimonianza di un immigrato africano sa bene che definire un'odissea il viaggio che li porta dal Sudan, dalla Nigeria, dal Ciad, dal Senegal o dalla Somalia in Italia attraverso la Libia, e' un eufemismo fin troppo riduttivo. Si tratta di storie violente e degradanti, imbastite di presenze criminali transnazionali che si avvalgono di una fitta rete di coperture, di corruzione e di connivenze di polizie locali e di organismi internazionali. Chi sa non parla, chi deve vigilare volta la testa da un'altra parte, chi ha firmato trattati e convenzioni internazionali li reputa carta straccia. Questo succede nelle acque del Mediterraneo ma anche al confine con la Spagna e nella striscia di terra che separa il Messico dagli Stati Uniti. Quando in Italia e' entrato in vigore il pacchetto sicurezza e, prima ancora, quando e' iniziata la politica dei respingimenti indiscriminati, qualcuno ha fatto sentire la propria voce perche' non si teneva conto dell'eventuale diritto d'asilo di altrettanti eventuali rifugiati politici, di perseguitati per reati di opinione, di vittime della violazione dei diritti umani, di gente che scappava da morte sicura e da guerre sanguinose. Sono in molti a chiedersi che differenza c'e' tra chi scappa dalla guerra e chi, altrettanto disperato, scappa dalla fame, ma e' vero che sul piano del diritto internazionale l'Italia e' tra i Paesi che hanno firmato le convenzioni che garantiscono l'accoglienza dei richiedenti asilo. Purtroppo non e' questa la prassi della Libia che continua a macchiarsi essa stessa di orribili violazioni e che riserva un trattamento degradante agli immigrati che attraversano il suo territorio. Non basta stringere amicizia con un capo di Stato per riabilitarne la figura, ne' serve a molto trasformarlo in un dirimpettaio simpaticamente goliardico come ha tentato buona parte dell'informazione nel corso della visita di Gheddafi in Italia, ne' stringere con lui accordi importanti sul piano economico: Gheddafi resta un dittatore che ha sempre mostrato disprezzo verso il diritto internazionale, ha represso i dissidenti politici e attuato politiche unilaterali nel consesso internazionale fino a subire gravi condanne in termini di embargo. Ma pare che di questi temi sia vietato parlare sulla stampa che conta. Non un solo accenno, non una critica, non un'eccezione sollevata da chi dice di avere a cuore la sorte di esseri umani in tutto simili a noi se non per quella roulette della sorte che ha partorito alcuni in un dispensario del Ghana o in un sobborgo di Khartoum e altri in una clinica padana. Avviene cosi' che del massacro di venti cittadini somali uccisi in Libia nel corso di un tentativo di fuga verso la liberta' si interessino solo poche testate e qualche sito internet. Vite di serie B contano poco sul piatto della bilancia mentre ci si prepara a festeggiare il primo anniversario degli scandalosi accordi italo-libici e il quarantennale del colpo di Stato del dittatore della Libia. Attendiamo tutti un'interpellanza parlamentare, una nota di protesta della Conferenza episcopale italiana, un'inchiesta della magistratura per verificare che tra i morti non ci siano persone respinte dalla Guardia costiera italiana, un coro di dissenso di associazioni, una denuncia delle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Perche' avere fame non puo' trasformarsi in una colpa ne' nascere in Somalia puo' divenire una condanna. Il paradosso di questo tratto di secolo della politica nostrana consiste nell'essere riusciti a operare un passaggio dalla lotta alla poverta' alla guerra ai poveri. Perche' qui non si tratta piu' soltanto di impedire l'arrivo sulle nostre coste di clandestini, ma di rifiutarsi di soccorrere chi chiede aiuto, chi chiede pane, dignita', rifugio. I somali uccisi a Benghazi non fanno notizia, non interpellano ne' la coscienza ne' la politica. In quest'Europa fortezza che continua a credersi al centro dell'universo le politiche del governo Berlusconi costituiscono un avamposto encomiabile che ha avuto l'astuzia di affidare in subappalto alla Libia la gestione della grana dei clandestini. Nessun nuovo approdo a Lampedusa, riferivano fino a ieri le cronache estive. Venti somali uccisi in Libia, denuncia la coscienza del mondo. Ed e' una bilancia perfetta ma ci si illude di far tacere la fame, l'ignoranza, la guerra ovvero la folla sterminata degli affamati, le vittime dell'ingiustizia, i perseguitati. E' il dolore del mondo che preme sulla pelle del globo e non puo' essere fermato ne' dalla politica, ne' dalla violenza che stiamo esercitando sulle loro povere vite. 7. UNA SOLA UMANITA'. LUIGI MANCONI: MACABRA IPOCRISIA [Dal quotidiano "L'Unita'" del 21 agosto 2009 col titolo "La macabra ipocrisia"] Ieri, 20 agosto 2009, in un'aula di giustizia, udienza davanti al Giudice di pace per "reato di clandestinita'": l'avvocato solleva eccezione di costituzionalita' a proposito della norma che qualifica come fattispecie penale l'ingresso e il soggiorno irregolari nel nostro paese. Il giudice appare, oltre che comprensibilmente accaldato, visibilmente infastidito dal trovarsi costretto ad affrontare, e con quel clima torrido, poi, una questione giuridica tanto delicata; e cerca in tutti i modi di scoraggiare il legale e di evitare che l'eccezione di costituzionalita' sia messa agli atti. Come andra' a finire, e' difficile prevedere, ma e' certo che si tratta solo di una delle molte manifestazioni degli effetti incontrollabili che l'applicazione delle nuove norme sulla sicurezza e' destinata a produrre. Alla prova dei fatti, a pochi giorni dall'entrata in vigore della legge, si ha la netta sensazione che l'effetto propagandistico-ideologico tenda a svanire, e resti solo un macchinoso e ferrigno apparato coercitivo, destinato a precipitare nell'illegalita' un gran numero di immigrati intenzionati a regolarizzarsi. Cosicche' quelle misure, si traducono, per un verso, in un ghigno feroce, e per l'altro, in un meccanismo discriminatorio ed escludente. L'efficacia di tutto cio', ai fini della sicurezza collettiva, e' perlomeno assai dubbia. Insomma, la finalita' tutta politica che ha portato all'approvazione delle norme sulla sicurezza sembra accontentarsi dell'effetto suggestivo del messaggio. E ora si scopre che, mentre leghisti balneari e con false Crocs ai piedi (denunciateli alla Guardia di Finanza per contraffazione di marchio) parlano di "centinaia di espulsioni", quei provvedimenti raramente (e fortunatamente, aggiungo) vengono eseguiti. Basti un esempio: i primi migranti, arrestati per clandestinita', hanno fatto perdere agevolmente le proprie tracce perche' i funzionari dell'Interno non avevano previsto che - per trasferirli nel Cie di Brindisi - si dovesse provvedere al pernottamento della scorta. E cosi', al Cie di Brindisi, ancora li aspettano. Ma guai a pensare che un tale indecente esercizio di propaganda sia solo propaganda. Una parte delle nuove norme costituisce una rappresentazione per cosi' dire plastica di quella "produzione di razzismo per via istituzionale", di cui piu' volte si e' scritto: selezionano, discriminano, sperequano, determinano disparita' e diseguaglianze. Soprattutto, producono clandestinita', mentre declamano di volerla combattere. Per migliaia e migliaia di migranti diventa piu' difficile continuare nel proprio lavoro o trovarne uno nuovo, ricongiungersi ai propri familiari o sposarsi, riconoscere i propri figli e farli studiare, curarsi, formarsi, integrarsi (come viene raccontato nelle pagine seguenti di questo giornale). Infine, consideriamo quanto avviene a Lampedusa: le tonitruanti dichiarazioni del ministro dell'Interno e dei suoi corifei ("piu' nessuno sbarco in Sicilia") tentano di celare, con macabra ipocrisia, il fatto che i pattugliamenti delle coste libiche e di quelle italiane finiscono col dischiudere, in quel tratto di mare aperto, una voragine in cui si inabissano i corpi di migranti e profughi. 8. UNA SOLA UMANITA'. ORAZIO LA ROCCA INTERVISTA CRESCENZIO SEPE [Dal quotidiano "La Repubblica" del 22 agosto 2009 col titolo "Il cardinal Sepe: troppa indifferenza, l'accoglienza e' un diritto sacrosanto" e il sottotitolo "intervista al cardinale Crescenzio Sepe"] Cardinal Sepe, altri 73 immigrati lasciati morire in mare. Cosa fa la Chiesa? "La Chiesa esprime prima di tutto dolore e pieta' per le vittime, ma anche sconcerto. Mai, come in queste circostanze, va dimenticato che il principio dell'accoglienza e' un diritto sacrosanto e in nome di nessuna legge va mai negato. Eppure, c'e' ancora chi in maniera disumana si gira dall'altra parte e con tanta crudelta' spinge alla morte decine di disperati in fuga da fame e guerre. E' quello che purtroppo ha provocato questa nuova tragedia del mare". Parla a cuore aperto il cardinale Crescenzio Sepe, per anni tra i piu' stretti collaboratori di papa Giovanni Paolo II nelle vesti di Prefetto di Propaganda Fide - il dicastero vaticano delle Chiese d'Oriente - ed ora arcivescovo di Napoli, fortemente impegnato sul fronte degli ultimi accanto a immigrati e a vittime di usura e camorra. * - Orazio La Rocca: Eminenza, cosa ha provato, come uomo e come pastore, quando ha saputo di questa nuova tragedia? - Crescenzio Sepe: Nel rispetto del lavoro che le autorita' preposte stanno facendo sul triste e grave episodio, posso dire che ho provato dolore e sconcerto per le povere vittime, per il dolore dei pochi sopravvissuti e, contemporaneamente, per l'insensibilita' che talvolta accompagna e caratterizza i comportamenti dell'uomo. Cose di questo genere sanno soltanto di crudelta'. * - Orazio La Rocca: Il quotidiano "Avvenire" ha parlato di "indifferenza simile a quella della Shoah": condivide? - Crescenzio Sepe: Credo che, come sottolinea "Avvenire", il contesto sia ben diverso, anche se il risultato e' stato lo stesso. Nel nostro caso e nel tratto di mare interessato forse c'era gente che poteva e doveva intervenire, ma non lo ha fatto. * - Orazio La Rocca: Ritiene che queste tragedie siano conseguenza della cosiddetta politica dei respingimenti contro gli immigrati varata dall'attuale governo? - Crescenzio Sepe: Penso che queste tragedie siano da attribuire innanzitutto alla mancanza di coscienza, all'insensibilita' e all'irresponsabilita' umana, che come ho detto e' solo crudelta'. Di fronte al fratello, all'amico, al conoscente, allo straniero che sta in grave difficolta' e ci sta rimettendo la vita nessuna legge puo' vietare di intervenire e di soccorrere, perche' e' in gioco la vita umana che e' un valore sacro e irrinunciabile. * - Orazio La Rocca: Forse la Chiesa deve farsi sentire di piu' su queste tematiche? - Crescenzio Sepe: Su questi temi non vi possono essere incertezze e la Chiesa, piu' volte, ha fatto conoscere il suo pensiero, in forma ufficiale attraverso il Magistero del Santo Padre, ma anche attraverso voci autorevoli dell'Episcopato, dei Presbiteri e del laicato cattolico. Credo che non ci siano equivoci di sorta: nessuna norma puo' negare l'accoglienza. 9. UNA SOLA UMANITA'. GIACOMO GALEAZZI INTERVISTA ANTONIO MARIA VEGLIO' [Dal quotidiano "La Stampa" del 23 agosto 2009 col titolo "I governi non pensino solo all'ordine pubblico" e il sottotitolo "Intervista a Antonio Maria Veglio'"] - Giacomo Galeazzi: Arcivescovo Antonio Maria Veglio' (presidente del Pontificio consiglio per i migranti) cosa replica a Bossi? - Antonio Maria Veglio': La Santa Sede parla al mondo senza entrare in polemiche politiche e nel disastro di Lampedusa ci sono responsabilita' e cause da accertare. La Chiesa non puo' tacere quando vengono lesi i diritti umani, il silenzio di fronte a una simile tragedia e' contrario alla nostra missione. Chi puo' impedire a un essere umano di emigrare per sfuggire alla fame, alla guerra, a condizioni di vita disumane? Il Papa e il dicastero vaticano dei migranti lo hanno ribadito spesso e continueranno a farlo ogni volta che sara' necessario. Ho servito la Santa Sede per trent'anni nelle rappresentanze diplomatiche di tutto il mondo, ho visto interi villaggi in fuga dalla morte, ma di fronte alle carrette del mare lasciate alla deriva nel Canale di Sicilia provo uno sconforto e una tristezza indicibili. Mentre vittime innocenti affogavano nell'indifferenza, la tv trasmetteva le immagini di un centro benessere dove i cani e i gatti venivano coccolati, pettinati, massaggiati ai lati di una piscina tutta per loro. Intanto sull'accoglienza di esseri umani si montano strumentalizzazioni, sciacallaggi politici, calcoli di convenienza. E invece un'accoglienza graduale, ordinata e rispettosa aumenta il potenziale produttivo in campo economico e arricchisce gli scambi sociali. * - Giacomo Galeazzi: La Lega richiama il diritto alla difesa dei confini. E' d'accordo? - Antonio Maria Veglio': I governi nazionali non possono basare le politiche dell'immigrazione esclusivamente sulle esigenze di ordine pubblico, quindi vanno armonizzati gli assetti legislativi tra accoglienza e sicurezza. La dignita' di ogni vita umana deve essere il punto di partenza. Gia' in vent'anni si stimano 15.000 vittime nei viaggi verso le sponde d0Europa; se le cose a Lampedusa sono andate davvero cosi', c'e' da rabbrividire. Se e' vero che quei disperati sono stati avvistati e poi lasciati andare incontro la morte, e' assurdo pretendere che la Chiesa taccia. L'etica di soccorrere i naufraghi e' antica quanto l'etica marittima, per secoli i capitani delle navi hanno salvato naufraghi pronti a rischiare tutto, anche la vita. A Lampedusa e' successo un fatto gravissimo, pensare di farlo passare sotto silenzio e' indice di chiusura nel proprio egoismo. Sul gommone alla deriva non c'erano numeri, ma migranti, cioe' persone con diritti inalienabili da rispettare, incluso essere accolti e soccorsi da chi sorveglia quel tratto di mare. * - Giacomo Galeazzi: Colpa dei respingimenti? - Antonio Maria Veglio': Ogni Stato ha diritto di difendersi e di garantire sicurezza e legalita'. Ed e' necessaria una reale cooperazione internazionale per affrontare un fenomeno epocale. Pero' in societa' cosiddette civili i sentimenti di rifiuto dello straniero ostacolano una gestione lungimirante del fenomeno migratorio. Anche nella legittima regolazione dei flussi, un governo deve salvaguardare il diritto umano al soccorso e all'accoglienza. Viviamo in un mondo sempre piu' globalizzato e segnato da spaccature profonde, ma non ci si interroga se siamo di fronte a un'invasione dalla quale bisogna difendersi o se i poveri non abbiano piuttosto il diritto di migrare verso societa' benestanti. La logica del mercato, degli spostamenti di merci o capitali, va bene a tutti, pero' poi quando si rivolge ai movimenti delle persone non vale piu'. Le frontiere ormai esistono solo per gli esseri umani. * - Giacomo Galeazzi: Quale soluzione indica la Santa Sede? - Antonio Maria Veglio': Un ordinamento giuridico internazionale che faccia condividere le responsabilita' tra i paesi di partenza, di transito e di destinazione dei flussi migratori. E' una tragica violazione del principio di solidarieta' alimentare il senso di paura e chiudersi nelle proprie mura per trincerarsi nel livello di benessere raggiunto. A una questione mondiale non si possono dare risposte localistiche, provinciali. I flussi migratori alimentati dalla disperazione non ci sono solo nel Mediterraneo. La Chiesa, esperta in umanita', e' al loro fianco e incoraggia lo spirito di accoglienza e di solidarieta'. Guai ad addossare ai migranti le responsabilita' delle crisi sociali e delle nuove paure collettive. La Chiesa e' impegnata nella soluzione di problemi come la carenza di alloggi, la mancanza di risorse alimentari e di strutture assistenziali, il fenomeno della irregolarita', il traffico di esseri umani e lo sfruttamento, in particolare di donne e bambini. E l'integrazione e' indispensabile, per favorire il benessere di tutti. ===================== LEGALITA' E' UMANITA' ===================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 18 del 25 agosto 2009 Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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