[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Nonviolenza. Femminile plurale. 268
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 268
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 13 Aug 2009 10:12:13 +0200
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 268 del 13 agosto 2009 In questo numero: 1. Benito D'Ippolito: Ballata per una Regina morta 2. Paola Bonatelli: Vietato sposarsi 3. Rory Cappelli: Peggio della galera 4. Marina Cassi: Storia di Karim, colpevole di esistere 5. Lorenza Pleuteri: Vittima due volte 6. Adriana Pollice: Storia di Evelyn, picchiata e insultata dai datori di lavoro 7. Cinzia Sasso: La paura 8. Un appello urgente 9. Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 10. Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 11. Istruzioni per l'uso e indirizzi utili 1. LUTTI. BENITO D'IPPOLITO: BALLATA PER UNA REGINA MORTA [Nuovamente riproponiamo questa "Ballata per una Regina morta ammazzata sulla strada tra Tuscania e Tarquinia nell'estate del duemilauno" che l'autore scrisse il 3 agosto 2001, alla notizia del ritrovamento del cadavere, scempiato dagli animali selvatici, di una giovane donna prima resa schiava e poi assassinata] Ci sono cose che non sai come dirle e allora le scrivi a righe interrotte. Dilaniata dai randagi la salma e' stata scoperta giorni addietro di una giovane donna nigeriana resa schiava in Italia e venduta come carne e cavita' sulla strada tra Tuscania e Tarquinia, tra le tombe etrusche, le romaniche chiese, le ubertose campagne che vanno alla maremma. Leggo sui giornali gli impietosi dettagli di cronaca nera, gli empi segni di sempre da quando Caino al campo invito' suo fratello. Leggo sui giornali, i giornali locali (non e' notizia da cronaca italiana una persona annientata e abbandonata ai cani: e' invece fatto che sconvolge l'ordine del mondo, ma di questo sapevano dire Eschilo e Mimnermo, non le aulenti di petrolio pagine quotidiane). E dunque leggo sui giornali locali: dicono che si chiamasse Regina, venisse dalla Nigeria, presa e recata schiava in italia, dicono chi l'abbia uccisa non sapersi. E invece io so chi l'ha uccisa: anche se non l'ho mai vista ne' da viva ne' ormai resa cosa immota e deturpata. Io so chi l'ha uccisa, e lo sappiamo tutti. E non solo l'eventuale fruitore di servigi che in un raptus puo' averle torto il collo a quel piccolo giocattolo che costava quattro soldi e non solo il racket che fornisce carne giovane e fresca di fanciulle ai lupi che usciti di scuola o dall'ufficio sulle loro carcasse di ferro perlustrano i fiumi d'asfalto alla caccia di prede e non solo lo stato italiano che vede tanto orrore per le sue strade e non agisce per salvare le vite concrete di esseri umani, non agisce per far valere quella legge che vieta nel nostro paese la schiavitu' e non solo. Io stesso mi sento le mani sporche di sangue, io stesso che so che a questo orrore resistere occorre e che da anni non so fare altro che spiegare come applicare quell'articolo della legge 40 combinato con quell'altro articolo del codice penale e come e qualmente le istituzioni potrebbero salvare la vita di tante Regine assassinate. E nulla di piu' ho saputo fare. E queste parole che ho aggiunto avrei voluto tacerle. 2. UNA SOLA UMANITA'. PAOLA BONATELLI: VIETATO SPOSARSI [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 agosto 2009 col titolo "Matrimonio in soggiorno" e il sommario "Una decina le cerimonie saltate nella citta' di Giulietta e Romeo a causa delle nuove norme. Prime vittime della stretta di Maroni, nozze vietate ai clandestini"] Una delle dirigenti dell'ufficio anagrafe del comune li ha chiamati a casa per informarli che dal giorno 8 agosto sarebbe entrata in vigore la nuova legge che non permette i matrimoni di persone sprovviste di regolare permesso di soggiorno. Cosi' quattro coppie di cittadini stranieri, originari del Ghana e della Nigeria ma abitanti a Verona, che sabato scorso dovevano sposarsi, non si sono presentate alla cerimonia. Evidentemente uno/a dei due e' "clandestino". Lo stesso accadra' giovedi' prossimo, quando si celebrera' un solo matrimonio sui quattro previsti, mentre il 15, il giorno di ferragosto, i matrimoni negati saranno quattro su dieci. A Verona, con l'applicazione del pacchetto sicurezza, non hanno perso un minuto. La polizia municipale ha iniziato a multare gli automobilisti con le nuove tariffe, ovviamente maggiorate, gia' subito dopo la mezzanotte tra venerdi' e sabato scorsi. Nulla di strano, visto che la citta' e' governata da una giunta molto leghista con un sindaco, Flavio Tosi, amico di lunga data del ministro Maroni, che si e' detto "ispirato" proprio dal modello Verona per l'istituzione degli "assistenti civici", volgarmente detti "ronde", qui in funzione gia' dal novembre scorso. Una situazione che - ha detto il sindaco - "non ha alcuna necessita' di essere modificata, a parte gli adeguamenti previsti dalle nuove norme, per cui abbiamo sei mesi per provvedere. I nostri assistenti e le loro associazioni di riferimento sono gia' iscritti in una lista depositata in Prefettura". Ma la piccola folla di giornalisti e operatori, che ieri affollava il corridoio della prefettura scaligera, dove si e' tenuta una riunione del Comitato cittadino per l'ordine e la sicurezza, era curiosa soprattutto di avere notizie sui matrimoni negati. Anche perche', dalle dichiarazioni del sindaco, sembrava che la nuova legge dovesse colpire solo i cosiddetti "matrimoni di comodo", cioe' quelli organizzati per regolarizzare persone clandestine, ovviamente a pagamento. L'Associazione nazionale dei matrimonialisti calcola che in Italia le unioni di questo tipo siano state almeno trentamila negli ultimi dieci anni, con la commissione di due possibili reati, il favoreggiamento della permanenza di clandestini e la circonvenzione di incapace, nel caso di anziani/e che convolano a nozze con giovani stranieri/e. In realta' il pacchetto sicurezza vieta tutti i matrimoni in cui siano coinvolte persone "irregolari" sul territorio italiano. Una legge assolutamente civile, secondo il sindaco Tosi, che va a sanare il fatto che l'Italia sarebbe rimasto l'unico Paese occidentale ad offrire la possibilita' di sposarsi con "clandestini". Ma le associazioni che lavorano con i migranti, l'Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione) in primis, stanno gia' valutando la possibilita' di sollevare la questione della legittimita' costituzionale del provvedimento: "Nutriamo - dichiara l'avvocato Marco Paggi - seri dubbi sulla norma, in quanto la Costituzione tutela la famiglia in tutte le sue manifestazioni, senza distinzioni tra cittadini e non cittadini. Siamo a conoscenza di un caso segnalatoci da Brescia, di una coppia con un figlio, che avrebbe dovuto sposarsi il 22 agosto. Uno dei due non e' in possesso di regolare permesso di soggiorno e quindi, data anche la presenza del minore, si sta pensando quale tipo di ricorso sia possibile portare avanti, data, evidentemente, l'assenza di qualsiasi giurisprudenza su casi come questo". Intanto moltissimi cittadini stranieri, che avrebbero potuto, con un'unione civile, uscire alla luce del sole da condizioni di clandestinita' spesso insopportabili - si pensi soltanto alle migliaia di lavoratori "in nero" che affollano cantieri e campagne della penisola - sono costretti a rintanarsi, di nuovo, nell'ombra. Anche se il loro sarebbe stato, in molti casi, un matrimonio d'amore. * Postilla. La norma: vietato sposarsi L'articolo 1 della legge sulla sicurezza, al comma 15, prevede che lo straniero che voglia contrarre matrimonio in Italia deve esibire, oltre al nulla osta delle autorita' competenti nel proprio paese, un documento che attesta la regolarita' del soggiorno sul territorio italiano. La norma e' una delle tante imposte dalle Lega contro gli immigrati con l'intento di contrastare quelli il Viminale, senza fare alcuna distinzione, definisce "matrimoni di comodo tra italiani e stranieri". In realta' penalizza tutte le coppie, miste e no, e mira soltanto a rendere il nostro Paese invivibile per uno straniero. 3. UNA SOLA UMANITA'. RORY CAPPELLI: PEGGIO DELLA GALERA [Dal quotidiano "La Repubblica" dell'11 agosto 2009, col titolo "Ci mandano via, ma qui e' peggio della galera" e il sommario "Caldo, disperazione e sporcizia: viaggio nel Centro dei clandestini"] "Vede queste lenzuola? Le vede? Sono di carta. Non le cambiano da venti giorni. E li vede i materassi in terra? Non ci sono reti, noi dormiamo qui. Stiamo cosi', buttate in terra, senza niente da fare, in mezzo ai rifiuti". "Quelli del Centro fanno sempre visitare la prima stanza che ha l'aria condizionata e la tv al plasma, ma le altre: guardi. Mi segua, mi segua. Guardi come sono". Visita al Cie - il Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, a Roma - con il senatore del Pd Vincenzo Vita, nella canicola agostana che anche qui, in un'isola di cemento in mezzo al nulla della Fiera di Roma di questi tempi deserta, batte implacabile. Le "detenute" prendono per mano, portano nelle altre "celle" di un centro che dovrebbe essere temporaneo, che era stato immaginato come un luogo di transito per un soggiorno di qualche giorno al massimo e che sta diventando sempre piu' simile a una galera. Con i tempi della galera. Ed e' il luogo in cui, all'indomani dell'entrata in vigore della legge Maroni che tramuta in reato la clandestinita', i clandestini appunto finiranno in attesa di essere identificati ed espulsi. Dodici militari dell'Esercito, due della Finanza, 5 carabinieri e 5 poliziotti, piu' "i Croci", come "gli ospiti" chiamano i volontari e non della Croce Rossa, alcuni inservienti di una ditta esterna che fanno le pulizie e gli addetti del catering: ecco tutto il personale che si occupa di questo centro che pompa dalle casse dello Stato - dicono alla Croce Rossa - cinque milioni di euro l'anno. E che e' destinato ad esplodere anche se, come spiega il direttore Ermanno Baldelli, "noi abbiamo 176 posti letto per le donne, 176 posti letto per gli uomini, un'ala di 12 posti letto riservata ai transessuali. Piu' di questi non possiamo accogliere. Oggi ci sono 129 uomini e 112 donne per un totale di 241 persone». Sui numeri c'e' un piccolo giallo. Il garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni l'altro ieri aveva fatto sapere che "il Cie di Ponte Galeria e' al limite del collasso: negli ultimi venti giorni, dopo l'annuncio dell'inasprimento delle norme in tema di immigrazione, vi sono state trasferite altre 80 persone, che sono passate da 246 a 319. Alcuni immigrati fermati dalle forze dell'ordine sono stati addirittura trasferiti, per mancanza di posti, direttamente in carcere". Marroni aveva parlato poi di "situazione esplosiva dovuta al caldo, ai lunghi tempi di attesa per ottenere i colloqui con le ambasciate di origine, alla scarsita' di operatori assenti per ferie e al sovraffollamento". Che la situazione sia esplosiva lo si e' visto l'8 agosto - il giorno di entrata in vigore della legge sulla sicurezza - al Cie di Gradisca d'Isonzo (Gorizia): in serata era scoppiata una protesta contro il sovraffollamento, l'introduzione del reato di clandestinita' e l'allungamento sino a 180 giorni della permanenza nei Cie. 120 immigrati erano saliti sui tetti, dove erano rimasti fino al giorno dopo, quando avevano poi danneggiato l'impianto elettrico, divelto porte di sicurezza ed estintori, infranto vetri antisfondamento e distrutto distributori automatici di bevande. E ieri la segreteria provinciale del Sap (Sindacato autonomo di polizia) di Gorizia ha dichiarato che al Cie "piu' di qualcosa non funziona. E' oggi necessario che gli immigrati vengano sottoposti a normali ed elementari restrizioni delle liberta' personali per impedire eventi di questo tipo. E' finito il tempo del trattenimento in liberta'". La vita al centro si svolge tra tre appuntamenti: alle 8 per la colazione, alle 12 per il pranzo, alle 18 per la cena. In mezzo, il nulla di cemento e sbarre di ferro. Le donne stanno sedute sui materassi buttati all'aperto, le nigeriane si pettinano i capelli lasciando in terra matasse nere, le clandestine dell'est fanno gruppo da una parte, si lamentano di non ricevere carta igienica, mentre le moltissime rom raccontano storie tristi. "Io sono nata qui" dice Susanna. "La mia famiglia viene dalla ex Jugoslavia. Ma io sono nata qui. Ho due figli e un marito. Ma non ho documenti. Cosi' adesso sono qua dentro. Dove mi manderanno? Perche' non posso avere una nazionalita'?". Nel reparto uomini e' pieno di amache. Stanno allungate tra una sbarra e l'altra. Appena vedono gente estranea, al di la' delle sbarre, si bloccano, guardano in cagnesco. C'e' un'aria tesa, elettrica. Poi si mettono in fila per il pranzo: ci sono pochi volontari, non si puo' mangiare a mensa, ognuno prende il suo contenitore, torna alla sua cella, al suo villaggetto di cemento per mangiare. Anche qui storie strappalacrime, come quella di Mohammed, un egiziano di 30 anni, occhi scuri, barba lunga, una tuta sdrucita addosso: "Io da quando sono in Italia lavoro, ho sempre lavorato: e sono ormai sei anni. Ma nessuno mi vuole mettere in regola. Mi hanno preso in ospedale, dove ero andato per un'operazione all'orecchio, e cosi' com'ero mi hanno trasferito al Centro: guardi, non mi posso neanche fare la barba. Non mi posso cambiare. Non ho soldi, non ho niente. E' umiliante". 4. UNA SOLA UMANITA'. MARINA CASSI: STORIA DI KARIM, COLPEVOLE DI ESISTERE [Dal quotidiano "La Stampa" dell'8 agosto 2009 col titolo ""Karim, 21 anni: Da oggi quel che sono e' reato" e il sommario "Fino all'ultimo pensavo che non lo facevano veramente e invece l'hanno fatto..."] I pacchetti si ammonticchiano sul bancone di marmo quando Karim ordina qualche altro merguez. Gli ingredienti per il calorico e poco estivo piatto ci sono gia' tutti, ma il ragazzo ha dei dubbi: "Voglio che sia un cous cous indimenticabile quello di domani. Forse per me sara' l'ultimo". Karim e' un berbero marocchino di 21 anni. Parla uno strano italiano arrotato da un bel francese e ha paura: "Poche ore e divento un clandestino, divento uno che per voi e' cattivo, fa un reato". Da oggi il suo essere in Italia da irregolare e' reato come stabilisce il decreto sulla sicurezza. Non ci crede ancora. C'e' un fatalismo antico nelle sue parole: "Fino all'ultimo pensavo che non lo facevano veramente e invece l'hanno fatto. Adesso neanche mio fratello mi vuole piu'. Ha troppa paura. Rischia troppo". E' questo, forse, il tormento piu' profondo. Racconta mentre intorno a lui, nel piccolo locale, altri come lui ascoltano tristi, smarriti. "Mio fratello e' a posto. E' grande, ha quasi trent'anni. Ha moglie, due figli. Lavora. E' messo bene". Appena Karim e' arrivato - nove mesi fa con un visto turistico scaduto dopo tre - e' stato felice di ospitare il fratello piu' piccolo. "L'appartamento di corso Vercelli non e' piccolo; io dormo in cucina, ma c'e' una stanza per mio fratello e mia cognata e una per i bambini. Ci stavamo senza problemi". Il lavoro poi, malgrado la crisi che assedia Torino, l'ha trovato: "A Porta Palazzo c'e' sempre bisogno di uno come me che e' forte, fa di tutto. Non guadagnavo tanto, ma 400 euro negli ultimi mesi li ho messi insieme. Persino in un cantiere ho lavorato per qualche giorno". Con quei soldi Karim si mantiene e manda 100 euro al mese a casa, ai genitori. Ma due sere fa davanti a un te' alla menta versato dalla cognata il fratello Hakmed glielo ha detto chiaro: "Devi andartene da casa mia". Cosi' gli ha detto e Karim e' disperato: "Tutto il mio mondo finisce. Ma non do' la colpa a lui. Lui e' responsabile verso la sua famiglia". Il ragazzo e' vestito come i ragazzi di tutto il mondo: jeans stazzonati, maglietta a righine, un piccolo tatuaggio, forse una tartaruga, al polso destro. Vuole restare a Torino: "Non sono un delinquente. Vengo da Khouribga. Da li' tutti veniamo qui in Italia, a Torino, lo dovete sapere. Ma non sono un poveraccio; ho studiato, sono perito meccanico. Pensavo che qua trovavo un lavoro cosi', volevo uscire dal Marocco, vivere in un posto piu' libero, piu' adatto ai giovani. Lo so: ho sbagliato a venire quando c'era gia' la crisi". Ma poi si ricorda che in ogni caso lui qui non ci poteva stare. Quasi si vergogna quando racconta che da un ballatoio all'altro si e' anche innamorato: "Lei e' la figlia di un marocchino di Casablanca che e' a Torino da piu' di vent'anni; lei ci e' proprio nata a Torino". Non e' che la famiglia di Amel abbia visto di buon occhio il legame della figlia con un ragazzo senza lavoro fisso e clandestino. E, infatti, di matrimonio neanche a parlarne. "Lei voleva, io anche. Ma come si fa se la famiglia non e' d'accordo. Da adesso tanto neppure sposarmi posso piu': una regolare non puo' sposare un clandestino. Neanche questo ci fate fare". Karim parla e piu' parla e piu' la sua disperazione cresce: "Ma perche' succede questo? Che male faccio? Io Amel tra un po' potevo sposarla, il padre si convinceva. E invece ci negate tutto". Ha un bersaglio per la sua rabbia: "Quel vostro ministro Maroni mi fa paura, mi rovina la vita, la butta via la mia vita". E come chi gli sta intorno nel locale ha anche un'altra paura: "Adesso ci saranno quelli che vanno in giro, le ronde le chiamate mi sembra, Magari mi prendono". Non sara' cosi', ma Karim guarda la sua vita dissolversi e ha paura anche dei fantasmi. 5. UNA SOLA UMANITA'. LORENZA PLEUTERI: VITTIMA DUE VOLTE [Dal quotidiano "La Repubblica", cronaca di Torino, dell'11 agosto 2009, col titolo "Io clandestino, vittima due volte" e il sommario "La storia. Il caso assurdo del bengalese rapinato in casa e poi costretto a lasciare l'Italia per effetto della nuova legge. I connazionali: Chi avvisera' piu' le forze dell'ordine se ti picchiano o ti accoltellano?"] "E' un bravo ragazzo, chiedetelo a tutti, in quartiere, nei locali dove va a vendere i fiori. Ma lo trattano come se il cattivo fosse lui. Non ha fatto nulla. In tre anni che sta Torino non e' mai stato fermato, neanche dai vigili. I delinquenti sono i romeni, i cinque che lo hanno rapinato". Corso Vercelli, casa di ringhiera, la denuncia della polizia e il decreto di espulsione sul tavolo. Jahangir Chaklander, 27 anni e un sorriso aperto, dell'italiano conosce e parla le venti parole che gli servono per piazzare le sue rose e sopravvivere. "Adesso lui ha paura, come quelli di noi senza permesso di soggiorno. E chi la chiama piu', la polizia, se ti picchiano o ti violentano? Il rischio e' che finisci tu nei guai, che ti cacciano dall'Italia, ti processano". I connazionali che dividono con lui l'alloggio - scrostato e decadente, ma pulito e dignitoso, come questi giovani uomini - traducono pensieri e timori di Jahangir. Il ragazzo, con moglie e due figli piccoli da mantenere in patria, annuisce. E ripete, sempre tradotto dagli amici, la storia che lo ha trasformato da vittima di rapina a colpevole di clandestinita'. "Domenica notte ho fatto tardi, per i fiori. Sono tornato a casa in bicicletta. C'erano cinque persone. Mi hanno detto 'aspetta, collega'. E mi hanno colpito, portandomi via tutto, le rose, i soldi, i piccoli oggetti che cerco di vendere nei locali. Hanno preso a calci la mia bici, distrutta". Qualcuno si è affacciato alle finestre, lui ha suonato agli amici. "Il cellulare l'avevo dimenticato. Ero come intontito. La polizia l'ha chiamata un italiano. Ha fatto bene. Avrei telefonato io, se avessi avuto il portatile". Gli agenti sono riusciti ad acciuffare tre dei cinque aggressori e a recuperare parte del bottino, "venti euro, solo i soldi di carta". Pure Jahangir e' stato portato in questura, per "gli atti dovuti". "Mi hanno preso le impronte e fotografato". Poi gli hanno messo in mano quei fogli, che ancora non gli sono ben chiari, che apparentemente si contraddicono e contraddicono i diritti dovuti dai codici alle parti offese. La denuncia per il reato di clandestinita', esplicitata nel verbale di nomina dell'avvocato d'ufficio, per altro paradosso lo stesso assegnato a un rapinatore. E il decreto prefettizio di espulsione, cinque giorni di tempo per lasciare d'Italia, pena l'arresto. Maghrebini e asiatici della casa di ringhiera, melting pot di razze e di vite, tifano tutti per lui. "Toto' da Palermo", immigrato da un altro Sud, davanti al portone fa da portavoce: "Lo Stato prima dovrebbe garantire l'esercizio dei diritti a chi subisce un reato, dopo pensare alla clandestinita'. E' giusto tartassare gli stranieri che delinquono. Ma la tutela dell'integrita' e della sicurezza, parole con cui i politici si sciacquano la bocca, dovrebbero essere assicurati a tutti, anche ai venditori di fiori non regolari". L'assessore comunale alle Politiche per l'integrazione, Ida Curti, concorda: "La nuova legge ha effetti perversi. Purtroppo il nostro e' un Paese in cui essere senza permesso di soggiorno equivale a commettere un crimine. Di questo passo tanti stranieri non andranno piu' in ospedale, non manderanno i figli a scuola, non denunceranno i reati di cui sono testimoni o vittime". 6. UNA SOLA UMANITA'. ADRIANA POLLICE: STORIA DI EVELYN, PICCHIATA E INSULTATA DAI DATORI DI LAVORO [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 agosto 2009 col titolo "Sporca negra, ti facciamo cacciare dall'Italia" e il sommario "Originaria di Santo Domingo, viene picchiata e insultata dai datori di lavoro che non vogliono pagarle lo stipendio"] "Ti facciamo cacciare dall'Italia", e giu' botte. Il reato di clandestinita' e' diventato legge e gli italiani si sono adeguati. Originaria di Santo Domingo, Evelyn ha 19 anni e risiede con i genitori nella periferia occidentale di Napoli, ha una figlia di sette mesi, per vivere fa la cameriera. Un'amica le ha procurato il lavoro presso una signora in via Carlo De Marco, nella zona dei Ponti Rossi, cioe' nel quartiere segnato dagli archi dell'acquedotto romano, oramai completamente fagocitati dall'abusivismo edilizio. Il compenso stabilito per un mese e mezzo di lavoro e' di 500 euro, quattro ore a giorni alterni, ma quando sabato pomeriggio si e' presentata a riscuotere la prima mensilita' tutto quello che ha ottenuto e' meta' della cifra: "Ho solo chiesto perche', senza gridare, semplicemente volevo quello che mi era stato promesso e invece sono stata aggredita in modo selvaggio". Morsi, graffi, schiaffi, calci, colpi al viso, alle braccia, alle gambe mentre le urla rabbiose dei parenti presenti in casa risuonano nel palazzo: "Sei una negra, accontentati altrimenti ti facciamo cacciare via dall'Italia". Ma l'Italia e' il paese di Evelyn, la madre ha sposato un italiano, ha preso la cittadinanza da piu' di dieci anni e "una cosa come questa non mi era mai successa, nemmeno a scuola all'inizio", racconta. In casa c'e' anche la cameriera napoletana dei genitori della padrona di casa, "invece di proteggermi mi tratteneva, facendomi subire tutte le percosse". Le urla sono talmente forti che una vicina chiama il 113. Sul posto arriva una volante dei carabinieri: "Non mi stavano a sentire - ricorda ancora Evelyn -, come se non esistessi, mentre la signora gridava che ero stata io ad aggredirla e che dovevano arrestarmi perche' ero clandestina. Solo che i segni addosso li avevo solo io. Ho dovuto protestare energicamente per riuscire a dire la mia, ma mi hanno risposto che non volevano prendere le parti di nessuno". La carnagione scura, i capelli mossi, e i diritti sembrano svanire: "Continuavano a dire che ero clandestina e mi dovevano arrestare, allora i carabinieri mi hanno chiesto i documenti. Quando ho tirato fuori la carta di identita' la signora ha cambiato idea, voleva darmi i miei 500 euro, ma io non li volevo piu', volevo giustizia". Cosi', percossa e umiliata, Evelyn e' riuscita ad andare via, prendere un taxi da sola per farsi medicare all'ospedale San Giovanni Bosco, il referto descrive contusioni multiple guaribili in quattro giorni salvo complicazioni, per andare poi a sporgere denuncia in Questura: "Anche li' si sono limitati a ricevere l'esposto senza chiedermi niente. Il mio avvocato dice che se ne parla a settembre. Spero che li condannino, perche' imparino a trattare le persone, per togliere loro un po' di arroganza". Intanto non si sente tranquilla, le hanno consigliato di non dire ai giornalisti in quale quartiere vive: "Alla ragazza che mi ha procurato il lavoro - dice - l'hanno gia' chiamata per minacciarla". 7. UNA SOLA UMANITA'. CINZIA SASSO: LA PAURA [Dal quotidiano "La Repubblica" del 9 agosto 2009 col titolo "La paura delle badanti ucraine: Ora chiuse in casa fino a settembre. E nonna Margherita domanda: chi mi fara' la spesa?" e il sommario "Tra gli stranieri di Milano che rischiano l´espulsione. La resa di Salem: stavolta vado via davvero. La sfida di Faruk: In Italia non cambia mai niente, possono fare le leggi che vogliono"] Milano. Oggi niente passeggiata. Marina, la badante ucraina che e' gli occhi e il bastone di Maddalena, 94 anni, una sorella di 92 e nessun altro al mondo, non ha voluto uscire: "Se mi fermano? Io non ho le carte, non ho niente. La tivu' dice che se sono clandestina sono cattiva e qui non posso stare". Il piano di Maddalena potrebbe funzionare: "Ha detto che fino a settembre stiamo in casa. A me va bene, ma chi fara' la spesa?". Eppure, la Milano dell'8 agosto, e' una citta' di clandestini che hanno deciso di rischiare: lungo le strade senza traffico, la' dove le serrande dei negozi sono chiuse, nel deserto di una metropoli che chi puo', per eta' o per soldi, ha lasciato, gli unici che vedi passeggiare sono i vecchi e chi li accompagna. Ragazze ucraine, moldave, peruviane. Ragazze che da oggi hanno una nuova compagnia: la paura. La nuova legge che fa diventare un reato la mancanza dei documenti regolari rimbalza come un tam tam declinato in mille lingue; e non importa che non ci si capisca tanto neppure in italiano. Nessuno sa quello che sara', pero' qualcosa e' cambiato e il tam tam dice che e' in peggio, che c'e' da stare attenti, che forse e' meglio non farsi vedere troppo in giro. Non subito, almeno. Faruk, che e' turco ed e' qui da sette mesi, ride: "Tanto in Italia non cambia mai niente, possono fare tutte le leggi che vogliono". E pero' e' l'unico: al garage di porta Romana Armando, 35 anni, arrivato dall'Ecuador quando ne aveva ventotto, 14 ore di lavoro al giorno per 1.400 euro al mese, perfino una casa comprata nella cintura milanese, una moglie e una figlia regolari, va in giro con la richiesta di ricongiungimento familiare: "L'avvocato mi ha detto di stare tranquillo, ma io non lo sono. Cosa mi fanno se mi trovano?". Forse, come dice spavaldo Ernesto, dal Salvador, gia' processato perche' non aveva alcun documento, gia' cacciato dall'Italia, eppure qui, in coda davanti alla mensa dell'Opera San Francesco che da' da mangiare agli ultimi, "e' meglio, cosi' mi mandano a casa ma mi pagano loro il viaggio". O forse, come pensa Salem, tunisino, venuto qui a fare il saldatore e diventato spacciatore, uscito di galera sei mesi fa con il foglio di via, "stavolta e' meglio pensare davvero di cambiare paese". Tra l´umanita' disperata che aspetta un piatto in viale Piave, c'e' anche Alina, bionda lituana. Non ha piu' un lavoro, "c'e' la crisi anche da voi, non si trova piu' niente", ed e' gia' stata fermata quattro volte: "Capitera' ancora, e allora? Cosa devo fare?". Il gruppo di cinesi non scambia una parola: non in italiano, non in inglese; ma scappa via appena qualcuno si avvicina. A Milano, nella notte, la nuova legge e' gia' stata rispettata: un peruviano, un ghanese e un equadoregno sono stati controllati e denunciati per clandestinita'. Gli hanno fatto le foto segnaletiche, li hanno portati in questura. E adesso, come si procede? Dovrebbero finire davanti al giudice di pace, ma gli otto del settore sono in vacanza. Potrebbero finire al Cie, uno dei nuovi centri di identificazione ed espulsione, ma in tanti posti non esistono. E poi a Milano, i clandestini, sono piu' di 40.000. Lachi, eritreo, in attesa di asilo politico, si dispera: "Adesso siamo tutti uguali, quelli che rubano e quelli che lavorano; quelli che sono scappati dalla guerra e quelli che volevano solo fare soldi". Ahmed, che aveva un posto da saldatore, spera: "A settembre ci metteranno a posto tutti, e' che adesso non si trova piu' lavoro. Prendevo 5 euro l'ora; ne hanno preso uno che ne vuole 3,50". Dentro la casbah al numero 275 di via Padova, un interno che e' un alveare di case di ringhiera, l'acqua col cartello "non potabile", i sacchi di immondizia accatastati, sedie di plastica rotte impilate, stendini con la biancheria che sembra di essere in caserma, le paraboliche fuori da ogni alloggio, Mohamed guarda la prova del cuoco su Elhaya's Channel. Ha 29 anni, e' egiziano, fa il muratore a Magenta per 1.000 euro al mese, vive con altri sette in 50 metri quadri, offre il chai e riflette: "Io esco solo per andare in cantiere o per andare alla moschea. Li' ci aiutano. E comunque: Inshallah, io credo solo in Dio, sara' quello che Dio vuole". Dio ha voluto che Akmahad, arrivato in Libia dopo un viaggio nel deserto, salpato su una carretta e sbarcato a Lampedusa, in fuga dalla fame, finisse dietro questo portoncino grigio che nasconde al mondo fuori quello che c'e' dentro: romeni, brasiliani, egiziani, marocchini, che pagano affitti da mille euro al mese per trovarsi adesso a vivere nascosti come topi. Anche Valy, che e' rumeno, oggi preferisce non uscire: "Un mio amico mi ha detto che dobbiamo stare dentro, ha detto che adesso ci portano in prigione". Ma quanto si puo' "stare dentro?". A Genova gli avvocati del "soccorso clandestini" hanno suggerito di stare nascosti fino a settembre: qualche settimana passa alla svelta, dal primo settembre, almeno badanti e colf, potranno essere regolarizzate. La vecchia Maddalena, per non perdere Marina, ha visto giusto: oggi, e anche domani e anche lunedi', niente passeggiata. E pazienza se si resta anche senza il latte. 8. UNA SOLA UMANITA'. UN APPELLO URGENTE A tutte le persone che ci leggono chiediamo di presentare esposti alle magistrature e ad altre istituzioni affinche' siano abrogate le misure razziste e squadriste contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" e siano processati i colpevoli del tentativo di colpo di stato da esse misure configurato. * Vorremmo che nel lasso di tempo piu' breve possibile migliaia di esposti raggiungano tutte le Procure d'Italia e numerosi altri pubblici ufficiali ed attivino cosi' le procedure che portino con la massima tempestivita' possibile all'intervento della Corte Costituzionale che abroghi le illegali e criminali misure razziste, squadriste e golpiste contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94. * Vorremmo che si sviluppasse un movimento di dimensioni massive, corale, di popolo, in difesa della Costituzione e dell'umanita', in difesa della legalita' e della civilta', un movimento che si opponga al razzismo e allo squadrismo, che si opponga al tentativo di colpo di stato del governo dell'eversione dall'alto. * Proponiamo di utilizzare come modello gli esposti che abbiamo presentato noi stessi e di seguito riportiamo, oppure di formularne, presentarne, diffonderne di piu' elaborati e dettagliati ancora; in ogni caso di agire tempestivamente nel richiedere che le competenti magistrature intervengano per ripristinare la legalita' violata dai golpisti razzisti. Agire tempestivamente, poiche' ogni giorno che passa il razzismo miete vittime. Agire tempestivamente, per la legalita' e i diritti umani di tutti gli esseri umani. Con la forza della verita'. Con la forza del diritto. Con la forza dell'ordinamento giuridico. Con la forza della nonviolenza. 9. UNA SOLA UMANITA'. ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di Viterbo Al Presidente del Tribunale di Viterbo Al Presidente della Corte d'Appello di Roma Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di Viterbo Al Presidente della Provincia di Viterbo Al Presidente della Regione Lazio Al Questore di Viterbo Al Prefetto di Viterbo Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Giuseppe Sini responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 8 agosto 2009 10. UNA SOLA UMANITA'. ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di Viterbo Al Presidente del Tribunale di Viterbo Al Presidente della Corte d'Appello di Roma Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di Viterbo Al Presidente della Provincia di Viterbo Al Presidente della Regione Lazio Al Questore di Viterbo Al Prefetto di Viterbo Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Giuseppe Sini responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 8 agosto 2009 11. AGENDA. ISTRUZIONI PER L'USO E INDIRIZZI UTILI Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli espsoti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere ampliati, o resi piu' dettagliati, se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Diamo di seguito gli indirizzi delle istituzioni centrali cui inviare gli esposti; gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano ovviamente da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Al Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it Al Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it Al Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it Al Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it Al Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it Al Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Al Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm Al Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp Al Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti non sostituiscono l'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi di inviare sempre comunque anche copia cartacea degli esposti per posta (con raccomandata). Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 268 del 13 agosto 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: Minime. 911
- Next by Date: Legalita' e' umanita'. 6
- Previous by thread: Minime. 911
- Next by thread: Legalita' e' umanita'. 6
- Indice: