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Minime. 909
- Subject: Minime. 909
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 11 Aug 2009 01:18:55 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 909 dell'11 agosto 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. La guerra e il razzismo 2. Un appello urgente 3. Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 4. Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 5. Istruzioni per l'uso e indirizzi utili 6. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in Italia 7. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e soggiorno illegale dei migranti 8. Giampaolo Calchi Novati presenta "Imperi coloniali" a cura di Francesco Gironda, Michele Nani, Stefano Petrungaro 9. Marina Montesano presenta "Il santo dal sultano" di John Tolan 10. Francesco Vietti presenta "Clandestina" di Loriane K. 11. Riedizioni: Immanuel Kant, Lezioni di etica. Prolegomeni ad ogni futura metafisica. Fondazione della metafisica dei costumi 12. Riedizioni: Gottfried Wilhelm Leibniz, Scritti di logica 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. UNA SOLA UMANITA'. LA GUERRA E IL RAZZISMO La guerra e il razzismo uccidono. Uccidono esseri umani. La Costituzione della Repubblica Italiana ripudia la guerra. La Costituzione della Repubblica Italiana condanna il razzismo. Il governo responsabile della guerra e del razzismo e' criminale. * Decidiamoci dunque a difendere la legalita' che si oppone alla guerra e al razzismo. Decidiamoci dunque a difendere le vite umane che guerra e razzismo minacciano, devastano, distruggono. Decidiamoci dunque a contrastare il governo criminale dell'eversione dall'alto. Con la forza della verita', con la forza del diritto, con la forza della nonviolenza. 2. UNA SOLA UMANITA'. UN APPELLO URGENTE A tutte le persone che ci leggono chiediamo di presentare esposti alle magistrature e ad altre istituzioni affinche' siano abrogate le misure razziste e squadriste contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" e siano processati i colpevoli del tentativo di colpo di stato da esse misure configurato. * Vorremmo che nel lasso di tempo piu' breve possibile migliaia di esposti raggiungano tutte le Procure d'Italia e numerosi altri pubblici ufficiali ed attivino cosi' le procedure che portino con la massima tempestivita' possibile all'intervento della Corte Costituzionale che abroghi le illegali e criminali misure razziste, squadriste e golpiste contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94. * Vorremmo che si sviluppasse un movimento di dimensioni massive, corale, di popolo, in difesa della Costituzione e dell'umanita', in difesa della legalita' e della civilta', un movimento che si opponga al razzismo e allo squadrismo, che si opponga al tentativo di colpo di stato del governo dell'eversione dall'alto. * Proponiamo di utilizzare come modello gli esposti che abbiamo presentato noi stessi e di seguito riportiamo, oppure di formularne, presentarne, diffonderne di piu' elaborati e dettagliati ancora; in ogni caso di agire tempestivamente nel richiedere che le competenti magistrature intervengano per ripristinare la legalita' violata dai golpisti razzisti. Agire tempestivamente, poiche' ogni giorno che passa il razzismo miete vittime. Agire tempestivamente, per la legalita' e i diritti umani di tutti gli esseri umani. Con la forza della verita'. Con la forza del diritto. Con la forza dell'ordinamento giuridico. Con la forza della nonviolenza. 3. UNA SOLA UMANITA'. ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di Viterbo Al Presidente del Tribunale di Viterbo Al Presidente della Corte d'Appello di Roma Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di Viterbo Al Presidente della Provincia di Viterbo Al Presidente della Regione Lazio Al Questore di Viterbo Al Prefetto di Viterbo Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Giuseppe Sini responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 8 agosto 2009 4. UNA SOLA UMANITA'. ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di Viterbo Al Presidente del Tribunale di Viterbo Al Presidente della Corte d'Appello di Roma Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di Viterbo Al Presidente della Provincia di Viterbo Al Presidente della Regione Lazio Al Questore di Viterbo Al Prefetto di Viterbo Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Giuseppe Sini responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 8 agosto 2009 5. AGENDA. ISTRUZIONI PER L'USO E INDIRIZZI UTILI Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli espsoti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere ampliati, o resi piu' dettagliati, se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Diamo di seguito gli indirizzi delle istituzioni centrali cui inviare gli esposti; gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano ovviamente da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Al Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it Al Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it Al Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it Al Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it Al Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it Al Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Al Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm Al Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp Al Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti non sostituiscono l'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi di inviare sempre comunque anche copia cartacea degli esposti per posta (con raccomandata). Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it 6. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento italiano al fascismo. Non sempre sono state pero' conosciute in tempo. In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero. Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti. Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani. Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita' umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari" diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato. Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea. E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada. La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione. Roma, 29 giugno 2009 Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio 7. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie innovazioni che suscitano rilievi critici. In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale. La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata, nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri strumenti idonei al raggiungimento dello scopo. Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo. L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali. L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio' alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza. Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati" (Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di razionalita' finalistica. "Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu' avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di "mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995) offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone. 25 giugno 2009 Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia, Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi, Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo Zagrebelsky 8. LIBRI. GIAMPAOLO CALCHI NOVATI PRESENTA "IMPERI COLONIALI" A CURA DI VITO FRANCESCO GIRONDA, MICHELE NANI, STEFANO PETRUNGARO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 giugno 2009 col titolo "Le politiche di Italia e Germania oltremare" e il sottotitolo "Saggi. Una messa a fuoco sulle imprese coloniali"] Imperi coloniali. Italia, Germania e la costruzione del "mondo coloniale", a cura di Francesco Gironda, Michele Nani, Stefano Petrungaro, L'ancora, pp. 212, euro 18. * Come si sa, il colonialismo ha demarcato le frontiere creando nuovi stati nel presunto vuoto di potere delle aree esterne, ha trapiantato il capitalismo oltremare subordinando i popoli del mondo extraeuropeo alle logiche del mercato, ha sottomesso, espropriato, alienato. Ed e' tornato in voga come materia di ricerca e di dibattito soprattutto grazie a quel "discorso coloniale" che le nazioni europee hanno messo al centro di una certa idea di "civilta'": un misto di universalismo e eurocentrismo, o occidente-centrismo, che spadroneggia in questi tempi, bui e insieme illuminati, in cui si sta affermando con poche resistenze la legge suprema della globalizzazione. Cio' che piuttosto desta meraviglia e' che gli aspetti strutturali, rimasti anche dopo la conclusa decolonizzazione a segnare i rapporti fra il centro e la periferia, meritino meno attenzione di quell'insieme di immaginario e rappresentazione che ha permesso all'espansione dell'Europa di contare su un vasto consenso. Il filone di studi in cui, con vari distinguo, si inserisce anche il volume a cura di Francesco Gironda, Michele Nani e Stefano Petrungaro ha il grande merito di aver dato impulso e innovazione agli studi coloniali. Il rischio sempre in agguato e', se non di sottovalutare la portata del dominio colonizzatori-colonizzati, di spiegare il colonialismo soprattutto come una variante della crisi della societa' europea e non come l'esercizio dell'egemonia del vecchio continente in Africa e Asia in un momento determinato della storia. Fra i molti colonialismi, quelli di Italia e Germania si prestano per vari motivi a una comparazione. Entrambi sono partiti tardi e si sono chiusi per effetto di una sconfitta in una guerra mondiale. Ne' l'Italia ne' la Germania hanno dovuto affrontare il trauma, doloroso ma in un certo senso galvanizzante, della decolonizzazione, quando colonizzatori e colonizzati hanno avuto modo, finalmente, di guardarsi negli occhi al tavolo dei negoziati o sui campi di battaglia. Se la Germania e' uscita dalla scena coloniale nel primo dopoguerra, l'Italia si e' potuta permettere anche il lusso di un secondo o terzo tempo con l'occasione offertale dall'Onu in Somalia dopo che il Trattato di pace del 1947 l'aveva obbligata a "rinunciare" ai suoi possedimenti in Africa. Parlando appunto di amministrazione fiduciaria, Antonio M. Morone lascia intendere quali siano le strettoie di un colonialismo "democratico", condotto per di piu' con persone prese quasi per intero dalla burocrazia coloniale del periodo fascista, e quante ambiguita' siano rimaste come retaggio della improvvisa ma per altri versi troppo lunga fine del colonialismo italiano. I modelli perseguiti da Italia e Germania sono per alcuni versi simili, per altri diversi. Lo evidenzia, fra gli altri, il bel saggio di Vito Francesco Gironda che ha come tema elettivo la questione della cittadinanza nelle colonie. La prova della verita' poteva essere un confronto a distanza fra i due quasi genocidi di cui si sono macchiati i due colonialismi, la Germania nell'Africa del Sud-Ovest (nella Namibia) e l'Italia in Libia, che tra le pagine di questo volume e' assente non si sa se per una dimenticanza o per le peripezie che subiscono tutti i libri collettivi. Per esempio, la raccolta non sfugge a una qualche casualita' dimostrata anche dalla ripubblicazione di un brano di Frederick Cooper, che e' uscito per la prima volta nel 2002 e che e' stato compreso in un volume pubblicato nel 2005 divenendo una specie di "classico" degli studi sul colonialismo. Altre analisi del colonialismo come fenomeno di portata generale restano utili per sciogliere il dilemma fra la vera e la falsa universalita' che affligge l'orientamento occidentale quando sono in campo questioni soggettive e oggettive del mondo postcoloniale. Non si tratta di misurare i limiti di un'omologazione che tiene conto solo della cultura di una parte e che per reazione suscita scatti identitari apparsi sospetti gia' quando la decolonizzazione era ancora di la' da venire. I colonizzati sono caduti in trappola proprio mentre dovevano rilanciarsi sulla base di valori buoni per tutti. Si ricordera' che Edward Said celebrava l'incontro fra Europa e l'"altro" nella lingua comune della liberazione. Come scrivono i curatori del volume Imperi coloniali nella loro introduzione, fra le metropoli e le colonie si e' sviluppato uno scambio incessante che ha trasformato sia le une che la altre. E' chiaro che il nazionalismo - necessario per oltrepassare i sensi di appartenenza di tipo comunitario e se possibile le classi - e' l'espressione di una cultura che si vuole "superiore", e nelle colonie il ceto che era stato preparato a quella funzione era essenzialmente di formazione europea. Entrando piu' a fondo nelle dinamiche dell'assoggettamento "reale", che rilegittima le antiche gerarchie mentre forma nuove elites da cooptare al servizio dell'impero, si capirebbe meglio che cosa permette all'Occidente di conservare il suo primato declinando impunemente termini come progresso e modernita'. 9. LIBRI. MARINA MONTESANO PRESENTA "IL SANTO DAL SULTANO" DI JOHN TOLAN [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 agosto 2009 col titolo "Affascinante viaggio ai confini del dialogo tra Islam e Occidente"] John Tolan, Il santo dal sultano. L'incontro di Francesco d'Assisi e l'Islam, Laterza, pp. 420, euro 30. * Durante la quinta crociata, mentre la spedizione partita dall'Europa assedia la citta' di Damietta, san Francesco d'Assisi si reca nel campo del sultano Malik al-Kamil, nipote del Saladino, per incontrarlo. L'episodio si data, con qualche approssimazione, al settembre 1219, e nessun testimone diretto ha annotato cosa sia avvenuto tra i due personaggi. Anzi, le fonti arabe ignorano del tutto l'episodio, al contrario di quelle europee, che a partire da quel momento hanno tessuto una intricata rete di ipotesi sull'evento e sul suo significato. Lo storico statunitense - che insegna pero' in Francia - John Tolan gli ha dedicato nel 2006 un libro dal titolo Il santo dal sultano che e' ora possibile leggere nella traduzione italiana di Michele Sampaolo. Scopo di Tolan non e', tuttavia, interpretare il senso dell'incontro, quanto analizzare come la storiografia e la memoria dei secoli coevi e successivi abbiano trattato questo tema, proiettandovi visioni, inquietudini, problemi contemporanei. Non e' un fenomeno raro, tutt'altro; come scriveva Fernand Braudel, "la storia non e' altro che una continua serie d'interrogativi rivolti al passato in nome dei problemi e delle curiosita' - nonche' delle inquietudini e delle angosce - del presente che ci circonda e ci assedia". Nel caso dell'incontro tra Francesco e Malik al-Kamil, pero', non siamo di fronte a problemi e inquietudini di modesto calibro: l'incontro fra i due personaggi diviene infatti metafora di quello fra Occidente e Oriente. Non e' casuale che le ultime pagine del libro riprendano la polemica seguita all'11 settembre tra Oriana Fallaci e Tiziano Terzani. Non ci si aspetti una presa di posizione dell'autore a questo proposito; non sono tanto i rapporti fra civilta' a interessarlo (un tema certo maggiormente presente nel suo libro precedente, Les Sarrasins, mai uscito in Italia), quanto il modo in cui la storiografia agisce come un gioco di specchi, di rimandi infiniti. Ma veniamo brevemente ai fatti. Intorno all'agosto 1219 i crociati che assediano Damietta sono prostrati dalla mancanza di risultati; verso la fine del mese lanciano un attacco poderoso, ma vengono respinti e registrano pesanti perdite. E' in questo momento di sconforto che san Francesco si trova nel campo dei crociati e, secondo il suo biografo Tommaso da Celano, ne predice la sconfitta. Durante la fase di stallo si avviano negoziati: al-Kamil propone un accordo con il quale cede Gerusalemme, preventivamente privata di difese per renderla inutilizzabile dal punto di vista militare, ai cristiani, in cambio della fine delle ostilita'. Gli europei si dividono tra favorevoli e contrari, e alla fine e' il secondo partito a prevalere. Probabilmente Francesco approfitta della tregua per recarsi nel campo avversario; pochi giorni piu' tardi rientra in quello degli assedianti; come gia' detto, ignoriamo totalmente cosa sia avvenuto in quel frangente, ma l'episodio entra prepotentemente gia' nelle cronache del tempo. Da parte francescana, il missionarismo in terra d'Islam diviene un carattere dominante, alternando momenti di ricerca del martirio a tutti i costi a iniziative piu' costruttive: in cima a queste ultime, la fondazione della Custodia francescana di Terrasanta, che ancora opera ai nostri giorni. La visita di Francesco al sultano passa ben presto dall'essere un episodio della storia dell'Ordine mendicante, a elemento di dibattito ben piu' generalizzato. Il gesto del santo di Assisi implica un rifiuto della crociata a favore del dialogo? Oppure lo spirito di missione va inteso nell'ottica di una controversistica tradizionale, che non rifiuta la lotta armata? I fatti di Damietta sono aperti a ogni interpretazione, e proprio questo ha fatto si' che, nei secoli, ciascuno se ne impadronisse secondo propensioni e interessi disparati. Certo, alla luce delle diverse testimonianze delle fonti e' possibile affermare che questo incontro vi fu davvero e che, in qualche modo, almeno agli occhi dei contemporanei occidentali, esso costitui' una sorpresa; meno a quelli dei testimoni arabi, piu' abituati a una controversistica speculativa fra esponenti di fedi differenti. Preso nella giusta ottica, Il santo dal sultano costituisce un viaggio affascinante nel modo in cui l'Occidente ha vissuto e immaginato, fino a tempi molto recenti, il suo rapporto con l'Islam. 10. LIBRI. FRANCESCO VIETTI PRESENTA "CLANDESTINA" DI LORIANE K. [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 agosto 2009 col titolo "Fragilita' e scrittura per i dolori precoci dei giovani clandestini"] Loriane K., "Clandestina", Epoche', pp. 336, euro 16,50. * I diari di ragazzi vittime di guerre, conflitti e deportazioni offrono spesso un punto di vista intimo e toccante sulle grandi tragedie della storia. Una voce in grado di smascherare le retoriche del potere raccontando il dolore attraverso l'ironia e la concretezza del quotidiano. Clandestina, di Loriane K., recentemente uscito per la casa editrice Epoche', si colloca a pieno diritto in questa tradizione letteraria innovandone i temi e inserendola prepotentemente nella contemporaneita'. La protagonista Loriane ha tredici anni ed e' nata in Cabinda, piccola enclave angolana incastonata nel territorio della Repubblica Democratica del Congo, da cui e' fuggita insieme a tutta la sua famiglia per trovare rifugio in Francia. Il padre di Loriane, attivista politico perseguitato per la sua militanza nel Fronte di Liberazione, pare essere in possesso di tutte le carte necessarie per ottenere velocemente il riconoscimento dello status di rifugiato politico, eppure gli ostacoli burocratici, i cavilli legislativi e il clima di paura e sospetto nei confronti degli stranieri fomentato dall'allora Ministro degli Interni Nicolas Sarkozy, trasformano ben presto Loriane, i suoi genitori e i suoi fratelli Linda e Joao in clandestini. Il diario di Loraine prende le mosse dall'ennesimo rifiuto alla richiesta di regolarizzazione presentata dalla sua famiglia, per raccontare un anno di vita da clandestina. Un anno passato sui banchi di scuola a studiare la lingua, la cultura e la storia di un paese che le rifiuta l'assistenza medica e la possibilita' di andare in gita con i suoi compagni, una vita sospesa tra le menzogne raccontate ad amiche e professori per non farsi compatire e non sentirsi diversa e la paura di uscire di casa per non incappare in un controllo di polizia ed essere denunciata, un'infinita corsa per ottenere quei maledetti documenti, feticcio di un'identita', che paiono essere l'unica condizione per poter avere una vita normale. Un anno in cui Loriane si interroga, come tutte le seconde generazioni della migrazione, anche sui suoi legami con il paese dove e' nata e con quello dove vuole vivere e lavorare percorrendo un cammino di formazione che la portera' a impegnarsi nella rivendicazione non solo dei diritti suoi e della sua famiglia, ma di tutti i migranti e i clandestini con cui condivide un medesimo destino di discriminazione e ingiustizia: "Mi sembra stupendo che dei giovani prendano posizione", scrive Loraine il 28 marzo a proposito delle manifestazioni parigine della primavera del 2006, "detesto le persone ignoranti, che se ne fregano. Trovo bellissimo poter manifestare, poter far sciopero. Mi affascina tutto cio' che riguarda il mondo, il modo in cui si evolve". I mesi trascorrono tra la quotidiana lotta della mamma di Loriane per avere qualcosa da mettere sulla tavola, gli infortuni sul lavoro di un padre trasformato da intellettuale a manovale irregolare, il terrore della sorella Linda di essere espulsa e riportata in un paese di cui ha dimenticato tutto e che non conosce piu', le frustrazioni del fratello Joao che esprime con violenza il suo senso di impotenza e di isolamento. Annota Loriane: "Quando si e' clandestini non si puo' mai fare niente come gli altri. Bisogna sempre stare attenti, come se ce l'avessimo scritto in fronte: sono un clandestino. Come se ci dovessero arrestare a ogni angolo di strada". Sullo sfondo della vicenda personale di Loriane, la campagna elettorale di Sarkozy si dipana con il suo corollario di propaganda xenofoba che tanto ricorda le recenti campagne berlusconiane e leghiste. Generazioni di studenti hanno letto con commozione le pagine del diario di Anna Frank, ragazza ebrea nell'Europa nazista. Forse e' giunto il momento che si leggano con altrettanta partecipazione le parole di Loriane K., giovane clandestina della fortezza Europa. 11. RIEDIZIONI. IMMANUEL KANT: LEZIONI DI ETICA. PROLEGOMENI AD OGNI FUTURA METAFISICA. FONDAZIONE DELLA METAFISICA DEI COSTUMI Immanuel Kant, Lezioni di etica. Prolegomeni ad ogni futura metafisica. Fondazione della metafisica dei costumi, Laterza, Roma-Bari 1925-2009, Mondadori, Milano 2009, pp. XXVI + 868, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). Le Lezioni tradotte da Augusto Guerra, i Prolegomeni nella classica traduzione di Pantaleo Carabellese (qui rivista), la Fondazione nella traduzione di Filippo Gonnelli; I Prolegomeni e la Fondazione anche col testo tedesco a fronte; introduzioni di Guerra e Gonnelli alla prima e all'ultima opera qui raccolte, e di Hansmichael Hohenegger ai Prolegomeni. Piu' invecchio e piu' mi pare di veder Kant crescere (e mi pareva gia' grandioso quand'ero giovane); se continuero' a rileggerlo, nel deserto dell'anima mia non restera' piu' spazio per altro che per lui, per Omar Khayyam e per gli scacchi (cui nessuna persona dabbene saprebbe rinunciare). Cosi' concionava iernotte Brisse all'osteria di Iaiotto, poi aggiungeva brontolando: certo, certo, anche il cielo stellato, la legge morale... 12. RIEDIZIONI. GOTTFRIED WILHELM LEIBNIZ: SCRITTI DI LOGICA Gottfried Wilhelm Leibniz, Scritti di logica, Zanichelli, Bologna 1968, Laterza, Roma-Bari 1992, Mondadori, Milano 2009, pp. CVIII + 512, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). A cura di Francesco Barone, una raccolta che vivamente raccomandiamo ad ogni lettore. Organizzata in quattro parti, la prima di scritti giovanili; la seconda, intitolata "Enciclopedia e caratteristica - Gnoseologia e metodologia" (brutto titolo, ma alcuni dei testi costi' stipati strepitosi sono); la terza sul calcolo logico; la quarta di estratti dall'epistolario. Alcuni testi strappano invero l'applauso dell'esteta non meno che del loico, del moralista non meno che del musico. Ed anche Sesto Empirico si caverebbe la berretta. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 909 dell'11 agosto 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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