Minime. 909



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 909 dell'11 agosto 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. La guerra e il razzismo
2. Un appello urgente
3. Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di
reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
4. Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello
squadrismo
5. Istruzioni per l'uso e indirizzi utili
6. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in
Italia
7. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e
soggiorno illegale dei migranti
8. Giampaolo Calchi Novati presenta "Imperi coloniali" a cura di Francesco
Gironda, Michele Nani, Stefano Petrungaro
9. Marina Montesano presenta "Il santo dal sultano" di John Tolan
10. Francesco Vietti presenta "Clandestina" di Loriane K.
11. Riedizioni: Immanuel Kant, Lezioni di etica. Prolegomeni ad ogni futura
metafisica. Fondazione della metafisica dei costumi
12. Riedizioni: Gottfried Wilhelm Leibniz, Scritti di logica
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. UNA SOLA UMANITA'. LA GUERRA E IL RAZZISMO

La guerra e il razzismo uccidono. Uccidono esseri umani.
La Costituzione della Repubblica Italiana ripudia la guerra.
La Costituzione della Repubblica Italiana condanna il razzismo.
Il governo responsabile della guerra e del razzismo e' criminale.
*
Decidiamoci dunque a difendere la legalita' che si oppone alla guerra e al
razzismo.
Decidiamoci dunque a difendere le vite umane che guerra e razzismo
minacciano, devastano, distruggono.
Decidiamoci dunque a contrastare il governo criminale dell'eversione
dall'alto.
Con la forza della verita', con la forza del diritto, con la forza della
nonviolenza.

2. UNA SOLA UMANITA'. UN APPELLO URGENTE

A tutte le persone che ci leggono chiediamo di presentare esposti alle
magistrature e ad altre istituzioni affinche' siano abrogate le misure
razziste e squadriste contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" e siano
processati i colpevoli del tentativo di colpo di stato da esse misure
configurato.
*
Vorremmo che nel lasso di tempo piu' breve possibile migliaia di esposti
raggiungano tutte le Procure d'Italia e numerosi altri pubblici ufficiali ed
attivino cosi' le procedure che portino con la massima tempestivita'
possibile all'intervento della Corte Costituzionale che abroghi le illegali
e criminali misure razziste, squadriste e golpiste contenute nella legge 15
luglio 2009, n. 94.
*
Vorremmo che si sviluppasse un movimento di dimensioni massive, corale, di
popolo, in difesa della Costituzione e dell'umanita', in difesa della
legalita' e della civilta', un movimento che si opponga al razzismo e allo
squadrismo, che si opponga al tentativo di colpo di stato del governo
dell'eversione dall'alto.
*
Proponiamo di utilizzare come modello gli esposti che abbiamo presentato noi
stessi e di seguito riportiamo, oppure di formularne, presentarne,
diffonderne di piu' elaborati e dettagliati ancora; in ogni caso di agire
tempestivamente nel richiedere che le competenti magistrature intervengano
per ripristinare la legalita' violata dai golpisti razzisti.
Agire tempestivamente, poiche' ogni giorno che passa il razzismo miete
vittime.
Agire tempestivamente, per la legalita' e i diritti umani di tutti gli
esseri umani.
Con la forza della verita'.
Con la forza del diritto.
Con la forza dell'ordinamento giuridico.
Con la forza della nonviolenza.

3. UNA SOLA UMANITA'. ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE
FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO
2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di Viterbo
Al Presidente del Tribunale di Viterbo
Al Presidente della Corte d'Appello di Roma
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di Viterbo
Al Presidente della Provincia di Viterbo
Al Presidente della Regione Lazio
Al Questore di Viterbo
Al Prefetto di Viterbo
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Giuseppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 8 agosto 2009

4. UNA SOLA UMANITA'. ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL
FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di Viterbo
Al Presidente del Tribunale di Viterbo
Al Presidente della Corte d'Appello di Roma
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di Viterbo
Al Presidente della Provincia di Viterbo
Al Presidente della Regione Lazio
Al Questore di Viterbo
Al Prefetto di Viterbo
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Giuseppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 8 agosto 2009

5. AGENDA. ISTRUZIONI PER L'USO E INDIRIZZI UTILI

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
espsoti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere ampliati, o
resi piu' dettagliati, se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente
gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Diamo di seguito gli indirizzi delle istituzioni centrali cui inviare gli
esposti; gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano ovviamente da
Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Al Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza
Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito:
www.cortedicassazione.it
Al Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
Al Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
Al Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
Al Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
Al Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Al Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60,
B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 -
+32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
Al Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
Al Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti non sostituiscono l'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi di
inviare sempre comunque anche copia cartacea degli esposti per posta (con
raccomandata).
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it

6. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE
LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una
straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento
italiano al fascismo.
Non sempre sono state pero' conosciute in tempo.
In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni
aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un
dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione
pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni
passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si
riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far
arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al
Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme
discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si
vedevano dai tempi delle leggi razziali.
E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli
ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta
centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti
previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di
un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza
vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene
sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita'
umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in
condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro
stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una
maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari"
diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri
e messi nelle mani dello Stato.
Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi
razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei
loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro
bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste
misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse
una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune
umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori
regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi
internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si
basa la stessa costruzione politica europea.
E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che
viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la
propria opposizione.
Roma, 29 giugno 2009
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame,
Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio

7. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI
DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI

Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie
innovazioni che suscitano rilievi critici.
In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della
discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e
il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma
che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso
simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e
presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale.
La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua
sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella
dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta
irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema
ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata,
nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri
strumenti idonei al raggiungimento dello scopo.
Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato
sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del
migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti
gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia
sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la
criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si
rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo.
L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non
rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale,
ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di
migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato
discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di
eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia
penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali.
L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme
di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di
ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio'
alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione
della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali
criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e
magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da
un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di
giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema
complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza.
Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia
dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa
coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati"
(Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il
legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi
fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di
discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di
razionalita' finalistica.
"Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu'
avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si
puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o
anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare
le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole
con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di
"mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995)
offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella
dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria
complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla
Costituzione a tutte le persone.
25 giugno 2009
Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano
Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia,
Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio
Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi,
Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo
Zagrebelsky

8. LIBRI. GIAMPAOLO CALCHI NOVATI PRESENTA "IMPERI COLONIALI" A CURA DI VITO
FRANCESCO GIRONDA, MICHELE NANI, STEFANO PETRUNGARO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 giugno 2009 col titolo "Le politiche di
Italia e Germania oltremare" e il sottotitolo "Saggi. Una messa a fuoco
sulle imprese coloniali"]

Imperi coloniali. Italia, Germania e la costruzione del "mondo coloniale", a
cura di Francesco Gironda, Michele Nani, Stefano Petrungaro, L'ancora, pp.
212, euro 18.
*
Come si sa, il colonialismo ha demarcato le frontiere creando nuovi stati
nel presunto vuoto di potere delle aree esterne, ha trapiantato il
capitalismo oltremare subordinando i popoli del mondo extraeuropeo alle
logiche del mercato, ha sottomesso, espropriato, alienato. Ed e' tornato in
voga come materia di ricerca e di dibattito soprattutto grazie a quel
"discorso coloniale" che le nazioni europee hanno messo al centro di una
certa idea di "civilta'": un misto di universalismo e eurocentrismo, o
occidente-centrismo, che spadroneggia in questi tempi, bui e insieme
illuminati, in cui si sta affermando con poche resistenze la legge suprema
della globalizzazione. Cio' che piuttosto desta meraviglia e' che gli
aspetti strutturali, rimasti anche dopo la conclusa decolonizzazione a
segnare i rapporti fra il centro e la periferia, meritino meno attenzione di
quell'insieme di immaginario e rappresentazione che ha permesso
all'espansione dell'Europa di contare su un vasto consenso.
Il filone di studi in cui, con vari distinguo, si inserisce anche il volume
a cura di Francesco Gironda, Michele Nani e Stefano Petrungaro ha il grande
merito di aver dato impulso e innovazione agli studi coloniali. Il rischio
sempre in agguato e', se non di sottovalutare la portata del dominio
colonizzatori-colonizzati, di spiegare il colonialismo soprattutto come una
variante della crisi della societa' europea e non come l'esercizio
dell'egemonia del vecchio continente in Africa e Asia in un momento
determinato della storia.
Fra i molti colonialismi, quelli di Italia e Germania si prestano per vari
motivi a una comparazione. Entrambi sono partiti tardi e si sono chiusi per
effetto di una sconfitta in una guerra mondiale. Ne' l'Italia ne' la
Germania hanno dovuto affrontare il trauma, doloroso ma in un certo senso
galvanizzante, della decolonizzazione, quando colonizzatori e colonizzati
hanno avuto modo, finalmente, di guardarsi negli occhi al tavolo dei
negoziati o sui campi di battaglia. Se la Germania e' uscita dalla scena
coloniale nel primo dopoguerra, l'Italia si e' potuta permettere anche il
lusso di un secondo o terzo tempo con l'occasione offertale dall'Onu in
Somalia dopo che il Trattato di pace del 1947 l'aveva obbligata a
"rinunciare" ai suoi possedimenti in Africa. Parlando appunto di
amministrazione fiduciaria, Antonio M. Morone lascia intendere quali siano
le strettoie di un colonialismo "democratico", condotto per di piu' con
persone prese quasi per intero dalla burocrazia coloniale del periodo
fascista, e quante ambiguita' siano rimaste come retaggio della improvvisa
ma per altri versi troppo lunga fine del colonialismo italiano.
I modelli perseguiti da Italia e Germania sono per alcuni versi simili, per
altri diversi. Lo evidenzia, fra gli altri, il bel saggio di Vito Francesco
Gironda che ha come tema elettivo la questione della cittadinanza nelle
colonie. La prova della verita' poteva essere un confronto a distanza fra i
due quasi genocidi di cui si sono macchiati i due colonialismi, la Germania
nell'Africa del Sud-Ovest (nella Namibia) e l'Italia in Libia, che tra le
pagine di questo volume e' assente non si sa se per una dimenticanza o per
le peripezie che subiscono tutti i libri collettivi. Per esempio, la
raccolta non sfugge a una qualche casualita' dimostrata anche dalla
ripubblicazione di un brano di Frederick Cooper, che e' uscito per la prima
volta nel 2002 e che e' stato compreso in un volume pubblicato nel 2005
divenendo una specie di "classico" degli studi sul colonialismo.
Altre analisi del colonialismo come fenomeno di portata generale restano
utili per sciogliere il dilemma fra la vera e la falsa universalita' che
affligge l'orientamento occidentale quando sono in campo questioni
soggettive e oggettive del mondo postcoloniale. Non si tratta di misurare i
limiti di un'omologazione che tiene conto solo della cultura di una parte e
che per reazione suscita scatti identitari apparsi sospetti gia' quando la
decolonizzazione era ancora di la' da venire. I colonizzati sono caduti in
trappola proprio mentre dovevano rilanciarsi sulla base di valori buoni per
tutti. Si ricordera' che Edward Said celebrava l'incontro fra Europa e
l'"altro" nella lingua comune della liberazione. Come scrivono i curatori
del volume Imperi coloniali nella loro introduzione, fra le metropoli e le
colonie si e' sviluppato uno scambio incessante che ha trasformato sia le
une che la altre. E' chiaro che il nazionalismo - necessario per
oltrepassare i sensi di appartenenza di tipo comunitario e se possibile le
classi - e' l'espressione di una cultura che si vuole "superiore", e nelle
colonie il ceto che era stato preparato a quella funzione era essenzialmente
di formazione europea. Entrando piu' a fondo nelle dinamiche
dell'assoggettamento "reale", che rilegittima le antiche gerarchie mentre
forma nuove elites da cooptare al servizio dell'impero, si capirebbe meglio
che cosa permette all'Occidente di conservare il suo primato declinando
impunemente termini come progresso e modernita'.

9. LIBRI. MARINA MONTESANO PRESENTA "IL SANTO DAL SULTANO" DI JOHN TOLAN
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 agosto 2009 col titolo "Affascinante
viaggio ai confini del dialogo tra Islam e Occidente"]

John Tolan, Il santo dal sultano. L'incontro di Francesco d'Assisi e
l'Islam, Laterza, pp. 420, euro 30.
*
Durante la quinta crociata, mentre la spedizione partita dall'Europa assedia
la citta' di Damietta, san Francesco d'Assisi si reca nel campo del sultano
Malik al-Kamil, nipote del Saladino, per incontrarlo. L'episodio si data,
con qualche approssimazione, al settembre 1219, e nessun testimone diretto
ha annotato cosa sia avvenuto tra i due personaggi. Anzi, le fonti arabe
ignorano del tutto l'episodio, al contrario di quelle europee, che a partire
da quel momento hanno tessuto una intricata rete di ipotesi sull'evento e
sul suo significato.
Lo storico statunitense - che insegna pero' in Francia - John Tolan gli ha
dedicato nel 2006 un libro dal titolo Il santo dal sultano che e' ora
possibile leggere nella traduzione italiana di Michele Sampaolo. Scopo di
Tolan non e', tuttavia, interpretare il senso dell'incontro, quanto
analizzare come la storiografia e la memoria dei secoli coevi e successivi
abbiano trattato questo tema, proiettandovi visioni, inquietudini, problemi
contemporanei. Non e' un fenomeno raro, tutt'altro; come scriveva Fernand
Braudel, "la storia non e' altro che una continua serie d'interrogativi
rivolti al passato in nome dei problemi e delle curiosita' - nonche' delle
inquietudini e delle angosce - del presente che ci circonda e ci assedia".
Nel caso dell'incontro tra Francesco e Malik al-Kamil, pero', non siamo di
fronte a problemi e inquietudini di modesto calibro: l'incontro fra i due
personaggi diviene infatti metafora di quello fra Occidente e Oriente. Non
e' casuale che le ultime pagine del libro riprendano la polemica seguita
all'11 settembre tra Oriana Fallaci e Tiziano Terzani. Non ci si aspetti una
presa di posizione dell'autore a questo proposito; non sono tanto i rapporti
fra civilta' a interessarlo (un tema certo maggiormente presente nel suo
libro precedente, Les Sarrasins, mai uscito in Italia), quanto il modo in
cui la storiografia agisce come un gioco di specchi, di rimandi infiniti.
Ma veniamo brevemente ai fatti. Intorno all'agosto 1219 i crociati che
assediano Damietta sono prostrati dalla mancanza di risultati; verso la fine
del mese lanciano un attacco poderoso, ma vengono respinti e registrano
pesanti perdite. E' in questo momento di sconforto che san Francesco si
trova nel campo dei crociati e, secondo il suo biografo Tommaso da Celano,
ne predice la sconfitta. Durante la fase di stallo si avviano negoziati:
al-Kamil propone un accordo con il quale cede Gerusalemme, preventivamente
privata di difese per renderla inutilizzabile dal punto di vista militare,
ai cristiani, in cambio della fine delle ostilita'. Gli europei si dividono
tra favorevoli e contrari, e alla fine e' il secondo partito a prevalere.
Probabilmente Francesco approfitta della tregua per recarsi nel campo
avversario; pochi giorni piu' tardi rientra in quello degli assedianti; come
gia' detto, ignoriamo totalmente cosa sia avvenuto in quel frangente, ma
l'episodio entra prepotentemente gia' nelle cronache del tempo. Da parte
francescana, il missionarismo in terra d'Islam diviene un carattere
dominante, alternando momenti di ricerca del martirio a tutti i costi a
iniziative piu' costruttive: in cima a queste ultime, la fondazione della
Custodia francescana di Terrasanta, che ancora opera ai nostri giorni. La
visita di Francesco al sultano passa ben presto dall'essere un episodio
della storia dell'Ordine mendicante, a elemento di dibattito ben piu'
generalizzato. Il gesto del santo di Assisi implica un rifiuto della
crociata a favore del dialogo? Oppure lo spirito di missione va inteso
nell'ottica di una controversistica tradizionale, che non rifiuta la lotta
armata? I fatti di Damietta sono aperti a ogni interpretazione, e proprio
questo ha fatto si' che, nei secoli, ciascuno se ne impadronisse secondo
propensioni e interessi disparati.
Certo, alla luce delle diverse testimonianze delle fonti e' possibile
affermare che questo incontro vi fu davvero e che, in qualche modo, almeno
agli occhi dei contemporanei occidentali, esso costitui' una sorpresa; meno
a quelli dei testimoni arabi, piu' abituati a una controversistica
speculativa fra esponenti di fedi differenti.
Preso nella giusta ottica, Il santo dal sultano costituisce un viaggio
affascinante nel modo in cui l'Occidente ha vissuto e immaginato, fino a
tempi molto recenti, il suo rapporto con l'Islam.

10. LIBRI. FRANCESCO VIETTI PRESENTA "CLANDESTINA" DI LORIANE K.
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 agosto 2009 col titolo "Fragilita' e
scrittura per i dolori precoci dei giovani clandestini"]

Loriane K., "Clandestina", Epoche', pp. 336, euro 16,50.
*
I diari di ragazzi vittime di guerre, conflitti e deportazioni offrono
spesso un punto di vista intimo e toccante sulle grandi tragedie della
storia. Una voce in grado di smascherare le retoriche del potere raccontando
il dolore attraverso l'ironia e la concretezza del quotidiano. Clandestina,
di Loriane K., recentemente uscito per la casa editrice Epoche', si colloca
a pieno diritto in questa tradizione letteraria innovandone i temi e
inserendola prepotentemente nella contemporaneita'.
La protagonista Loriane ha tredici anni ed e' nata in Cabinda, piccola
enclave angolana incastonata nel territorio della Repubblica Democratica del
Congo, da cui e' fuggita insieme a tutta la sua famiglia per trovare rifugio
in Francia. Il padre di Loriane, attivista politico perseguitato per la sua
militanza nel Fronte di Liberazione, pare essere in possesso di tutte le
carte necessarie per ottenere velocemente il riconoscimento dello status di
rifugiato politico, eppure gli ostacoli burocratici, i cavilli legislativi e
il clima di paura e sospetto nei confronti degli stranieri fomentato
dall'allora Ministro degli Interni Nicolas Sarkozy, trasformano ben presto
Loriane, i suoi genitori e i suoi fratelli Linda e Joao in clandestini.
Il diario di Loraine prende le mosse dall'ennesimo rifiuto alla richiesta di
regolarizzazione presentata dalla sua famiglia, per raccontare un anno di
vita da clandestina. Un anno passato sui banchi di scuola a studiare la
lingua, la cultura e la storia di un paese che le rifiuta l'assistenza
medica e la possibilita' di andare in gita con i suoi compagni, una vita
sospesa tra le menzogne raccontate ad amiche e professori per non farsi
compatire e non sentirsi diversa e la paura di uscire di casa per non
incappare in un controllo di polizia ed essere denunciata, un'infinita corsa
per ottenere quei maledetti documenti, feticcio di un'identita', che paiono
essere l'unica condizione per poter avere una vita normale. Un anno in cui
Loriane si interroga, come tutte le seconde generazioni della migrazione,
anche sui suoi legami con il paese dove e' nata e con quello dove vuole
vivere e lavorare percorrendo un cammino di formazione che la portera' a
impegnarsi nella rivendicazione non solo dei diritti suoi e della sua
famiglia, ma di tutti i migranti e i clandestini con cui condivide un
medesimo destino di discriminazione e ingiustizia: "Mi sembra stupendo che
dei giovani prendano posizione", scrive Loraine il 28 marzo a proposito
delle manifestazioni parigine della primavera del 2006, "detesto le persone
ignoranti, che se ne fregano. Trovo bellissimo poter manifestare, poter far
sciopero. Mi affascina tutto cio' che riguarda il mondo, il modo in cui si
evolve".
I mesi trascorrono tra la quotidiana lotta della mamma di Loriane per avere
qualcosa da mettere sulla tavola, gli infortuni sul lavoro di un padre
trasformato da intellettuale a manovale irregolare, il terrore della sorella
Linda di essere espulsa e riportata in un paese di cui ha dimenticato tutto
e che non conosce piu', le frustrazioni del fratello Joao che esprime con
violenza il suo senso di impotenza e di isolamento. Annota Loriane: "Quando
si e' clandestini non si puo' mai fare niente come gli altri. Bisogna sempre
stare attenti, come se ce l'avessimo scritto in fronte: sono un clandestino.
Come se ci dovessero arrestare a ogni angolo di strada".
Sullo sfondo della vicenda personale di Loriane, la campagna elettorale di
Sarkozy si dipana con il suo corollario di propaganda xenofoba che tanto
ricorda le recenti campagne berlusconiane e leghiste. Generazioni di
studenti hanno letto con commozione le pagine del diario di Anna Frank,
ragazza ebrea nell'Europa nazista. Forse e' giunto il momento che si leggano
con altrettanta partecipazione le parole di Loriane K., giovane clandestina
della fortezza Europa.

11. RIEDIZIONI. IMMANUEL KANT: LEZIONI DI ETICA. PROLEGOMENI AD OGNI FUTURA
METAFISICA. FONDAZIONE DELLA METAFISICA DEI COSTUMI
Immanuel Kant, Lezioni di etica. Prolegomeni ad ogni futura metafisica.
Fondazione della metafisica dei costumi, Laterza, Roma-Bari 1925-2009,
Mondadori, Milano 2009, pp. XXVI + 868, euro 12,90 (in supplemento a vari
periodici Mondadori). Le Lezioni tradotte da Augusto Guerra, i Prolegomeni
nella classica traduzione di Pantaleo Carabellese (qui rivista), la
Fondazione nella traduzione di Filippo Gonnelli; I Prolegomeni e la
Fondazione anche col testo tedesco a fronte; introduzioni di Guerra e
Gonnelli alla prima e all'ultima opera qui raccolte, e di Hansmichael
Hohenegger ai Prolegomeni. Piu' invecchio e piu' mi pare di veder Kant
crescere (e mi pareva gia' grandioso quand'ero giovane); se continuero' a
rileggerlo, nel deserto dell'anima mia non restera' piu' spazio per altro
che per lui, per Omar Khayyam e per gli scacchi (cui nessuna persona dabbene
saprebbe rinunciare). Cosi' concionava iernotte Brisse all'osteria di
Iaiotto, poi aggiungeva brontolando: certo, certo, anche il cielo stellato,
la legge morale...

12. RIEDIZIONI. GOTTFRIED WILHELM LEIBNIZ: SCRITTI DI LOGICA
Gottfried Wilhelm Leibniz, Scritti di logica, Zanichelli, Bologna 1968,
Laterza, Roma-Bari 1992, Mondadori, Milano 2009, pp. CVIII + 512, euro 12,90
(in supplemento a vari periodici Mondadori). A cura di Francesco Barone, una
raccolta che vivamente raccomandiamo ad ogni lettore. Organizzata in quattro
parti, la prima di scritti giovanili; la seconda, intitolata "Enciclopedia e
caratteristica - Gnoseologia e metodologia" (brutto titolo, ma alcuni dei
testi costi' stipati strepitosi sono); la terza sul calcolo logico; la
quarta di estratti dall'epistolario. Alcuni testi strappano invero
l'applauso dell'esteta non meno che del loico, del moralista non meno che
del musico. Ed anche Sesto Empirico si caverebbe la berretta.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 909 dell'11 agosto 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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