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Minime. 898
- Subject: Minime. 898
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 31 Jul 2009 00:49:16 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 898 del 31 luglio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Quelli che 2. Sabina Amidi: Prima dell'esecuzione 3. Nicholas D. Kristof: Storia di Assiya che resiste 4. Una proposta urgente 5. Modello di lettera al Presidente del Senato della Repubblica ed al Presidente della Camera dei Deputati 6. Modello di ordine del giorno da proporre all'approvazione delle assemblee elettive (Comuni, Province, Regioni, etc.) 7. Vladimiro Polchi: Bambini fantasma 8. Appello al Presidente della Repubblica contro il colpo di stato razzista 9. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in Italia 10. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e soggiorno illegale dei migranti 11. Appello al Presidente della Repubblica di varie associazioni ed organizzazioni per i diritti dei bambini 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. LE ULTIME COSE. QUELLI CHE Quelli che subito si sono arresi alla guerra. Tanto a morire sono gli altri. Quelli che subito si sono arresi al razzismo. Tanto a morire sono gli altri. Quelli che subito si sono arresi al golpe. Tanto a morire sono gli altri. Quelli che continuano a mentire a se' e al mondo. Tanto a morire sempre sono gli altri. 2. IRAN. SABINA AMIDI: PRIMA DELL'ESECUZIONE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo dal titolo "Le 'sposavo' prima dell'esecuzione" di Sabina Amidi apparso sul "Jerusalem Post" del 19 luglio 2009] Nota dell'autrice: Durante questa intervista, un membro in servizio del corpo paramilitare iraniano Basiji ha narrato del suo ruolo nel sopprimere le manifestazioni di protesta delle scorse settimane. L'uomo ha anche raccontato nel dettaglio gli aspetti dei suoi compiti precedenti nella milizia, compresa la sua partecipazione agli stupri di minorenni iraniane prima dell'esecuzione della loro condanna a morte. L'intervista si e' data in condizioni di anonimato. Per le stesse ragioni di sicurezza, il nome della terza persona che l'ha favorita non può essere rivelato. * Fondata dall'ayatollah Ruhollah Khomeini nel 1979 come "milizia del popolo", il gruppo di volontari chiamato Basiji e' subordinato alle Guardie della rivoluzione e fortemente leale al successore di Khomeini, Khamenei. L'intervistato, che e' sposato con figli, ha parlato subito dopo il suo rilascio dalla prigione. Era detenuto per aver commesso il "crimine" di aver lasciato andare due ragazzini, un maschio di tredici anni ed una femmina di 15, che erano stati arrestati durante una delle dimostrazioni di protesta seguite alle elezioni presidenziali dello scorso giugno. "Ci sono stati molti altri, poliziotti o membri di forze di sicurezza, arrestati perche' avevano mostrato clemenza verso i manifestanti in strada, o perche' li avevano lasciati andare senza il consenso dei loro superiori", dice il volontario. Il suo biasimo per la tremenda violenza impiegata dagli apparati di sicurezza iraniani contro i dimostranti va a quelle che chiama "forze di sicurezza importate": "Hanno reclutato nei piccoli villaggi anche ragazzi di quattordici o quindici anni, ed hanno dato loro talmente tanto potere che questi ragazzini, mi dispiace dirlo, ne hanno davvero abusato. Fanno quel che gli pare. Forzano le persone a svuotare i portafogli, prendono quel che vogliono dai negozi senza pagare, molestano le ragazze, che sono cosi' terrorizzate da non riuscire neanche a muoversi". Questi giovani ed altri vigilantes volontari, ha aggiunto, hanno commesso la maggior parte dei loro crimini in nome del regime. Quando gli ho chiesto del suo ruolo nella brutale repressione dei manifestanti, e se rimpiangeva qualcosa che aveva fatto, ha risposto evasivamente: "Non ho aggredito nessuno di loro, ma anche se l'avessi fatto e' mio dovere eseguire gli ordini. Non ho rimpianti, eccetto che per il periodo in cui ho lavorato come guardia carceraria, durante la mia giovinezza". Alla domanda sul perche' si fosse unito ai volontari del gruppo Basiji, ha replicato: "Quando avevo 16 anni, mia madre mi porto' ad una stazione Basiji e li supplico' di prendermi con loro, perche' nel mio futuro non c'era niente. Mio padre era stato un martire della guerra in Iraq, e lei non voleva che io mi dessi alle droghe o che diventassi un criminale di strada. Non ho avuto scelta". * L'uomo si guadagnò presto la stima dei propri superiori, tanto che a 18 anni gli fu conferito l'"onore" di sposare temporaneamente le ragazze detenute prima della loro esecuzione. Nella Repubblica islamica, ha spiegato, e' proibito eseguire una condanna a morte su una vergine. Percio', la notte prima dell'esecuzione si tiene per lei una cerimonia "matrimoniale", dopo la quale e' costretta ad avere rapporti sessuali con la guardia carceraria che e' diventata il suo temporaneo "marito". "Per questo provo rammarico", ha detto l'uomo, "anche se i matrimoni erano legali". Perche' il rammarico, se i matrimoni erano "legali"? "Perche'", ha continuato, "potevo vedere che le ragazze erano piu' spaventate dalla loro notte di nozze che dall'esecuzione che le aspettava al mattino. E resistevano sempre, per cui si doveva metter loro un po' di sonnifero nel cibo. Al mattino avevano tutte un'espressione vuota. Sembrava quasi che fossero pronte a morire o che lo desiderassero. Ricordo come piangevano ed urlavano quando (lo stupro - nda) era terminato. Non dimentichero' mai come una di loro, appena finito, prese ad incidersi il volto e il collo con le unghie: si pratico' profonde ferite dappertutto". * Ritornando agli eventi delle ultime settimane, ed alla sua decisione di lasciare liberi i due ragazzini, il volontario ha detto che "onestamente" non sa perche' l'ha fatto, anche se la decisione ha condotto al suo arresto: "Forse e' stato perche' erano cosi' giovani. Sembravano bambini, ed io sapevo cosa sarebbe accaduto loro se non fossero stati rilasciati". Ha aggiunto che un maschio e' ritenuto responsabile delle sue azioni dopo i 13 anni, ma che una femmina e' responsabile gia' a nove, per cui e' stato il rilascio della fanciulla a metterlo veramente nei guai. "Pero' non sono stato maltrattato. Non mi hanno neppure interrogato sul serio. Mi hanno messo in una piccola stanza e mi hanno lasciato li'. Era duro essere isolato, cosi' ho passato la maggior parte del tempo pregando e pensando a mia moglie e ai miei figli". 3. PAKISTAN. NICHOLAS D. KRISTOF: STORIA DI ASSIYA CHE RESISTE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo dal titolo "Non una vittima, ma un'eroina" di Nicholas D. Kristof apparso sul "New York Times" del 26 luglio 2009] Meerwala, Pakistan. Dopo essere stata rapita a 16 anni da un gruppo di delinquenti, ed aver subito un anno di stupri e pestaggi, Assiya Rafiq fu consegnata alla polizia, e penso' che i suoi tormenti erano finiti. Quattro ufficiali di polizia, invece, fecero i turni per stuprarla. Il prossimo passo di Assiya era ovvio per tutti: avrebbe dovuto suicidarsi. Questo e' il modo usuale, nel Pakistan rurale, con cui una donna violentata puo' "ripulire la disgrazia" caduta su se stessa e sulla sua famiglia. Assiya ha raccolto un coraggio inimmaginabile, ha reso pubblica la propria storia, e sta lottando per avere giustizia. Ha denunciato sia i suoi rapitori sia la polizia, nonostante le minacce a lei ed alle sue sorelle piu' giovani. Questa e' una ragazza che mi ha lasciato meravigliato e mi ha tolto la parola: la sua non e' la storia di una vittima, e' la storia del suo valore, del suo darsi potere, del suo non comune coraggio. "Ho deciso di agire in via giudiziaria perche' non voglio che la stessa cosa accada a nessun'altra ragazza", dice fermamente. Il caso di Assiya offre un quadro della corruzione e dell'ingiustizia quotidiane sopportate dai pakistani poveri, corruzione ed ingiustizia che ne spingono alcuni verso l'islamismo militante. "Quando mi arriva una vittima di stupro, le dico sempre di non andare alla polizia", dice Shershah Syed, presidente della Societa' ostetrica e ginecologica del Pakistan, "Perche' se lo fa, la polizia puo' semplicemente stuprarla di nuovo". Pure, Assiya e' il segno che un cambiamento sta arrivando. La ragazza dice di essere stata ispirata da Mukhtar Mai, giovane donna di questo stesso remoto villaggio, Meerwala, che subi' uno stupro di gruppo nel 2002 per ordine del consiglio del villaggio. Mukhtar denuncio' i suoi aggressori ed uso' il denaro del compenso offertole dal tribunale per costruire una scuola. Mukhtar e' una delle mie eroine. Molti lettori di questo giornale, che in passato hanno seguito la sua storia nei miei articoli, le hanno mandato donazioni alla fondazione Mercy Corps (www.mercycorps.org) e Mukhtar ha speso quei soldi per aprire altre scuole, per dare inizio ad un programma di aiuto legale alle vittime di violenza, per un servizio di ambulanze, per un rifugio per le donne maltrattate, per una linea telefonica di aiuto... e infine, per aiutare Assiya nella sua battaglia legale. La saga di Assiya comincia un anno fa, quando una donna amica di famiglia la vendette a due criminali che avevamo legami familiari con prominenti uomini politici. Assiya racconta che i due uomini hanno passato l'anno a picchiarla e violentarla. Questi due erano implicati in un furto d'oro, percio' negoziarono con la polizia questo patto: avrebbero dato loro Assiya assieme alla somma di 625 dollari, purche' i poliziotti ascrivessero il furto alla ragazza. Nelle due settimane seguenti, quattro ufficiali di polizia, fra cui il capo della stazione, fecero i loro turni nel batterla e violarla, a volte dopo averla legata. Una poliziotta in servizio alla stazione era obbligata ad uscirne quando gli uomini volevano seviziare Assiya. La famiglia della ragazza aveva saputo che ella si trovava nella stazione di polizia, e dovette ricorrere al tribunale per il suo rilascio: il tribunale mando' un proprio ufficiale a prenderla, ma la polizia nascose Assiya, ed incarcero' per breve tempo il suo fratellino di dieci anni, per costringere la famiglia a rinunciare. L'ufficiale del tribunale accetto' mazzette sia dalla polizia sia dalla famiglia di Assiya, ma infine decise di liberare la ragazza. Assiya, la cui indignazione sommergeva abbondantemente il senso di vergogna, racconto' l'intera storia ai magistrati, che ordinarono un esame medico e un'indagine. Il referto medico ha completamente confermato le dichiarazioni di Assiya. La mattina in cui l'ho incontrata, aveva appena ricevuto l'ultima minaccia dalla polizia: se non ritira le accuse, loro arresteranno, stupreranno ed uccideranno non solo lei, ma anche le sue due amate sorelline. L'intera famiglia si e' nascosta. Hanno perso la casa in cui vivevano, ed hanno accumulato 2.500 dollari di debito. Le due sorelline ed i tre fratellini di Assiya hanno dovuto smettere di andare a scuola, ed in futuro avranno difficolta' a sposarsi, perche' la loro sorella maggiore e' "disonorata". La maggior parte dei parenti consiglia ad Assiya di rinunciare. Ma lei scuote la testa e insiste: perseguira' legalmente i suoi aggressori, perche' ad altre fanciulle sia risparmiato quel che ha passato lei. La madre di Assiya, Iqbal Mai, mi ha detto nella sua disperazione che dapprima aveva pregato Dio affinche' non mandasse figlie alle famiglie povere. "Ma poi ho cambiato idea", ha aggiunto con una traccia di orgoglio che sembra sfidare le sue paure, "Dio dovrebbe dare alla povera gente figlie come Assiya, figlie che lotteranno". Amen. Per i lettori che volessero maggiori informazioni, il mio blog e' www.nytimes.com/ontheground 4. UNA SOLA UMANITA'. UNA PROPOSTA URGENTE Proponiamo alle lettrici ed ai lettori di: a) scrivere ai Presidenti di Camera e Senato una lettera con la richiesta che la legge nota come "pacchetto sicurezza", recante norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani, sia nuovamente ed al piu' presto portata all'esame del Parlamento affinche' sia modificata conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai principi della civilta' giuridica; b) scrivere a tutti i parlamentari antinazisti affinche' sostengano questa richiesta; c) scrivere a tutti gli enti locali affinche' formulino anch'essi questa richiesta; d) scrivere a tutti i mass-media affinche' ne diano almeno notizia; e) scrivere a persone di volonta' buona, associazioni democratiche ed istituzioni fedeli alla Costituzione affinche' si associno alla richiesta. * Per chi volesse scrivere via posta elettronica gli indirizzi e-mail di tutti i parlamentari (compresi i Presidenti delle Camere) sono cosi' composti: a) per i deputati: cognome_inizialedelnome at camera.it e per fare un esempio l'indirizzo di un eventuale on. Mario Rossi sarebbe rossi_m at camera.it b) per i senatori: cognome_inizialedelnome at posta.senato.it e per fare un esempio l'indirizzo di un eventuale sen. Mario Rossi sarebbe rossi_m at posta.senato.it Ai Presidenti dei due rami del parlamenti si puo' scrivere anche attraverso i siti di Camera e Senato. 5. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI LETTERA AL PRESIDENTE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA ED AL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI Al Presidente del Senato della Repubblica Al Presidente della Camera dei Deputati Signori Presidenti dei due rami del Parlamento, il 15 luglio 2009 il Presidente della Repubblica ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Giustizia e dell'Interno ed ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, una lettera nella quale poneva ed argomentava vari e gravi rilievi critici sulla legge approvata in via definitiva dal Parlamento col voto del Senato del 2 luglio 2009 recante "Disposizioni in materia di pubblica sicurezza", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza". Dalla lettera del Capo dello Stato si evince la sua autorevole, esplicita, energica sollecitazione ad una riconsiderazione delle parti di essa che palesemente confliggono con la Costituzione della Repubblica Italiana, con le norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e con i principi della civilta' giuridica. Condividendo il comune convincimento che parti decisive di quella legge siano in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Dichiarazione universale dei diritti umani, e con i piu' basilari valori, principi e criteri della civilta' umana, con la presente siamo a richiedere che la legge nota come "pacchetto sicurezza", recante norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani, sia nuovamente ed al piu' presto portata all'esame del Parlamento affinche' sia modificata conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai principi della civilta' giuridica. Distinti saluti, firma luogo e data indirizzo completo del mittente 6. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ORDINE DEL GIORNO DA PROPORRE ALL'APPROVAZIONE DELLE ASSEMBLEE ELETTIVE (COMUNI, PROVINCE, REGIONI, ETC.) Il Consiglio ... di ..., premesso che il 15 luglio 2009 il Presidente della Repubblica ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Giustizia e dell'Interno ed ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, una lettera nella quale poneva ed argomentava vari e gravi rilievi critici sulla legge approvata in via definitiva dal Parlamento col voto del Senato del 2 luglio 2009 recante "Disposizioni in materia di pubblica sicurezza", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza". Dalla lettera del Capo dello Stato si evince la sua autorevole, esplicita, energica sollecitazione ad una riconsiderazione delle parti di essa che palesemente confliggono con la Costituzione della Repubblica Italiana, con le norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e con i principi della civilta' giuridica. Condividendo il comune convincimento che parti decisive di quella legge siano in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Dichiarazione universale dei diritti umani, e con i piu' basilari valori, principi e criteri della civilta' umana, chiede al Presidente del Senato della Repubblica ed al Presidente della Camera dei Deputati che la legge nota come "pacchetto sicurezza", recante norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani, sia nuovamente ed al piu' presto portata all'esame del Parlamento affinche' sia modificata conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai principi della civilta' giuridica. Da' mandato al proprio presidente di trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente del Senato della Repubblica, al Presidente della Camera dei Deputati e per opporuna conoscenza al Presidente della Repubblica, e di renderlo noto alla popolazione attraverso i mezzi d'informazione e nelle altre forme abitualmente usate per comunicare ai cittadini le deliberazioni del Consiglio. 7. UNA SOLA UMANITA'. VLADIMIRO POLCHI: BAMBINI FANTASMA [Dal quotidiano "La Repubblica" del 29 luglio 2009 col titolo "Neonati-fantasma se figli di clandestine" e il sommario "Prato, dubbi sulle norme-sicurezza: senza permesso non potranno riconoscerli. Il Viminale: falso. La polemica dopo l'intervista al 'Tirreno' di un funzionario della prefettura"] Bambini fantasma. Neonati invisibili e sconosciuti all'anagrafe. E' giallo sul pacchetto sicurezza. A lanciare un nuovo allarme sull'impossibilita' per gli immigrati irregolari di riconoscere i propri figli al momento della nascita e' Giovanni Daveti, funzionario della prefettura di Prato. "Il pacchetto sicurezza - ha spiegato Daveti al "Tirreno" - obbliga i clandestini a mostrare il permesso di soggiorno negli atti di stato civile. Non abbiamo alcuna circolare che ci spieghi come comportarci: dall'8 agosto, quando entrera' in vigore la legge, avremo neonati che non potranno essere riconosciuti dai genitori". Non e' tutto: in Friuli Venezia Giulia, la Lega e' pronta a presentare esposti alle procure per la chiusura di tutti gli ambulatori che curano immigrati irregolari. Il Viminale precisa che "per gli atti di stato civile, tra cui quello di nascita, non e' richiesta l'esibizione del permesso di soggiorno, trattandosi di dichiarazioni rese a tutela del neonato". Inoltre, "le irregolari con figlio hanno titolo a un permesso di soggiorno con validita' fino a sei mesi dopo il parto, che puo' essere rilasciato anche al padre". Al centro della polemica torna dunque la nuova legge sulla sicurezza. In particolare l'articolo 1 comma 22, lett. G, che introduce l'obbligo di esibire il permesso di soggiorno per richiedere atti di stato civile, tra i quali sono normalmente inclusi gli atti di nascita. Vengono invece esclusi da quest'obbligo solo gli atti "inerenti alle prestazioni sanitarie e alle prestazioni scolastiche". Stando alla lettera della legge, dunque, l'ufficiale dello stato civile non potra' ricevere la dichiarazione di nascita da genitori privi di permesso di soggiorno. Qui pero' interviene - come precisa il Viminale - il Testo unico sull'immigrazione, che prevede permessi di soggiorno alle donne irregolari incinte, per l'intera durata della gravidanza e i primi sei mesi di vita del bambino. Allo scadere, la madre torna irregolare. Dunque: la madre irregolare potra' denunciare la nascita di un figlio, in quanto titolare di questo permesso di soggiorno per sei mesi. Chiaro? Non proprio. "Primo - spiega Marco Paggi, dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione - il permesso spetta solo alla madre e non anche al padre non coniugato, che se irregolare non potra' denunciare il proprio figlio. Secondo, il permesso raramente viene dato a una madre senza alloggio. Terzo, chiedendo questo permesso la donna si autodenuncia, con il rischio di venire espulsa dopo sei mesi". Non solo. Secondo Valerio Neri, direttore di Save the Children, "ottengono il permesso solo donne con passaporto o documento equipollente e se l'Interno afferma che non e' necessario un permesso di soggiorno per iscrivere un figlio all'anagrafe lo invitiamo a emettere una circolare esplicativa". Pure Livia Turco (Pd) e l'ong Terre des Hommes chiedono di correggere la norma incriminata. 8. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL COLPO DI STATO RAZZISTA Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere respinto. E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento giuridico della Repubblica. Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 2 luglio 2009 9. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento italiano al fascismo. Non sempre sono state pero' conosciute in tempo. In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero. Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti. Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani. Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita' umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari" diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato. Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea. E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada. La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione. Roma, 29 giugno 2009 Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio 10. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie innovazioni che suscitano rilievi critici. In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale. La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata, nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri strumenti idonei al raggiungimento dello scopo. Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo. L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali. L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio' alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza. Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati" (Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di razionalita' finalistica. "Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu' avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di "mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995) offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone. 25 giugno 2009 Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia, Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi, Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo Zagrebelsky 11. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI VARIE ASSOCIAZIONI ED ORGANIZZAZIONI PER I DIRITTI DEI BAMBINI Torino, 14 luglio 2009 Egregio signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con la presente lettera desideriamo manifestarLe la nostra profonda preoccupazione rispetto alle conseguenze che il Ddl 733 "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", approvato al Senato in via definitiva il 2 luglio u. s., avra' sulla vita delle famiglie e dei bambini e dei ragazzi di origine straniera che vivono in Italia. Le nostre associazioni e organizzazioni, impegnate quotidianamente per la tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, non possono che esprimere il loro profondo disaccordo per una legge che prevede norme che riteniamo non conformi con alcuni fondamentali diritti sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che l'Italia si e' impegnata a rispettare. A nostro avviso, saranno molto gravi gli effetti del previsto reato di clandestinita' che spingera', di fatto, la popolazione straniera, oggetto del provvedimento, a non avere alcun contatto con le istituzioni ne' con alcun tipo di servizio pubblico, relegando alla marginalita' non solo gli adulti ma anche i loro figli, rendendo la loro presenza assolutamente invisibile con conseguenze sociali gravi e difficilmente prevedibili. La conseguente esclusione dai servizi scolastici e sociali cosi' come dalle prestazioni sanitarie, per il timore di un genitore di essere segnalato all'autorita', viola diritti fondamentali dei bambini e dei ragazzi quali il diritto all'istruzione e alle cure sanitarie. Mentre e' obbligo dello Stato - uno Stato responsabile di fronte ai propri doveri - riconoscere a tutti i minorenni pari trattamento senza alcuna discriminazione. Serissime saranno altresi' le conseguenze della mancata registrazione alla nascita dei nati da genitori "irregolari", in aperta violazione del diritto fondamentale ad un nome, previsto dalla Convenzione, nonche' notevoli gli ostacoli che i minori stranieri non accompagnati arrivati da adolescenti in Italia incontreranno al compimento della maggiore eta', non potendo di fatto regolarizzare la loro permanenza nel nostro Paese. Quanto sopra indicato rappresenta solo alcune delle gravi situazioni che dovranno affrontare, per il semplice fatto di non essere italiani, i minorenni di origine straniera in conseguenza dell'attuazione di queste norme previste a tutela della sicurezza pubblica. Il perseguimento della sicurezza, motivo e oggetto della legge, e' di fondamentale importanza per la crescita e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti e soprattutto per essi deve essere strumento di garanzia ai fini dell'esercizio di tutti i diritti che la Convenzione riconosce loro. Occorre pero' riflettere sull'accezione del termine: sicurezza, per chi lavora per i diritti, significa sicurezza sociale, ottenuta attraverso politiche inclusive e la promozione di una cultura dei diritti umani. Certi del Suo impegno a favore dei diritti umani, ci appelliamo a Lei affinche' siano adeguatamente valutati i profili di legittimita' della nuova normativa e di conformita' alle norme internazionali nonche' i gravi effetti negativi che si produrrebbero sulle famiglie e sui minori di origine straniera presenti in Italia. Associazioni e Organizzazioni che aderiscono: Ai.Bi. - Associazione Amici dei Bambini Aimmf - Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia Alisei, Societa' Cooperativa Sociale Anfaa - Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie Arciragazzi nazionale Asgi - Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione Associazione Antigone onlus Associazione Culturale Pediatri Associazione Ibfan Italia Onlus Associazione Nessun luogo e' lontano Associazione Progetto Diritti Batya - Associazione per l'accoglienza, l'affidamento e l'adozione onlus Cgil Ciai - Centro Italiano Aiuti all'Infanzia Cidis Onlus - Centro di Informazione, Documentazione ed Iniziativa per lo Sviluppo Cnca - Coordinamento nazionale comunita' di accoglienza Coordinamento Italiano per il Diritto degli Stranieri a Vivere in Famiglia onlus Commissione Minori dell'Associazione Nazionale Magistrati Defence for Children International Italia Fondazione Terre des hommes Italia onlus Ifs - Istituto Fernando Santi La Gabbianella Coordinamento per il Sostegno a distanza onlus Legambiente Mais - Movimento per l'autosviluppo, l'interscambio e la solidarieta' Save the Children Italia Servizio Legale Immigrati onlus Sos Villaggi dei Bambini onlus Vis - Volontariato Internazionale per lo Sviluppo 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 898 del 31 luglio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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