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Minime. 893
- Subject: Minime. 893
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 26 Jul 2009 00:53:50 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 893 del 26 luglio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra afgana 2. Peppe Sini: Lasciando parlare i nudi fatti 3. Una proposta urgente 4. Modello di lettera al Presidente del Senato della Repubblica ed al Presidente della Camera dei Deputati 5. Modello di ordine del giorno da proporre all'approvazione delle assemblee elettive (Comuni, Province, Regioni, etc.) 6. Consiglio Italiano per i Rifugiati: Non c'e' futuro senza inclusione 7. Marilena Spriano: Non tacere 8. Appello al Presidente della Repubblica contro il colpo di stato razzista 9. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in Italia 10. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e soggiorno illegale dei migranti 11. Appello al Presidente della Repubblica di varie associazioni ed organizzazioni per i diritti dei bambini 12. Alessandro Portelli: Bruce Sprigsteen 13. Riletture: Emily Dickinson, Poesie. Lettere 14. Riletture: Emily Dickinson, Tutte le poesie 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. CESSI IMMEDIATAMENTE LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA AFGANA Cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra afgana. Solo la pace salva le vite. 2. EDITORIALE. PEPPE SINI: LASCIANDO PARLARE I NUDI FATTI Allineiamo alcuni fatti. Esaminiamoli con animo scevro da pregiudizi. Consideriamo cosa configurino nel loro insieme. * I campi di concentramento. Le deportazioni. La criminalizzazione e persecuzione di esseri umani che non hanno fatto nulla di male. L'abbandono, anzi: la riconsegna ai loro aguzzini di vittime innocenti in fuga. La legittimazione (ed in prospettiva il finanziamento da parte degli enti pubblici) dello squadrismo. L'esibita professione di razzismo da parte dei dirigenti dei partiti politici al governo. * Stiamo parlando della Germania nazista? Stiamo parlando dell'Italia di oggi. 3. UNA SOLA UMANITA'. UNA PROPOSTA URGENTE Proponiamo alle lettrici ed ai lettori di: a) scrivere ai Presidenti di Camera e Senato una lettera con la richiesta che la legge nota come "pacchetto sicurezza", recante norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani, sia nuovamente ed al piu' presto portata all'esame del Parlamento affinche' sia modificata conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai principi della civilta' giuridica; b) scrivere a tutti i parlamentari antinazisti affinche' sostengano questa richiesta; c) scrivere a tutti gli enti locali affinche' formulino anch'essi questa richiesta; d) scrivere a tutti i mass-media affinche' ne diano almeno notizia; e) scrivere a persone di volonta' buona, associazioni democratiche ed istituzioni fedeli alla Costituzione affinche' si associno alla richiesta. * Per chi volesse scrivere via posta elettronica gli indirizzi e-mail di tutti i parlamentari (compresi i Presidenti delle Camere) sono cosi' composti: a) per i deputati: cognome_inizialedelnome at camera.it e per fare un esempio l'indirizzo di un eventuale on. Mario Rossi sarebbe rossi_m at camera.it b) per i senatori: cognome_inizialedelnome at posta.senato.it e per fare un esempio l'indirizzo di un eventuale sen. Mario Rossi sarebbe rossi_m at posta.senato.it Ai Presidenti dei due rami del parlamenti si puo' scrivere anche attraverso i siti di Camera e Senato. 4. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI LETTERA AL PRESIDENTE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA ED AL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI Al Presidente del Senato della Repubblica Al Presidente della Camera dei Deputati Signori Presidenti dei due rami del Parlamento, il 15 luglio 2009 il Presidente della Repubblica ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Giustizia e dell'Interno ed ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, una lettera nella quale poneva ed argomentava vari e gravi rilievi critici sulla legge approvata in via definitiva dal Parlamento col voto del Senato del 2 luglio 2009 recante "Disposizioni in materia di pubblica sicurezza", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza". Dalla lettera del Capo dello Stato si evince la sua autorevole, esplicita, energica sollecitazione ad una riconsiderazione delle parti di essa che palesemente confliggono con la Costituzione della Repubblica Italiana, con le norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e con i principi della civilta' giuridica. Condividendo il comune convincimento che parti decisive di quella legge siano in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Dichiarazione universale dei diritti umani, e con i piu' basilari valori, principi e criteri della civilta' umana, con la presente siamo a richiedere che la legge nota come "pacchetto sicurezza", recante norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani, sia nuovamente ed al piu' presto portata all'esame del Parlamento affinche' sia modificata conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai principi della civilta' giuridica. Distinti saluti, firma luogo e data indirizzo completo del mittente 5. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ORDINE DEL GIORNO DA PROPORRE ALL'APPROVAZIONE DELLE ASSEMBLEE ELETTIVE (COMUNI, PROVINCE, REGIONI, ETC.) Il Consiglio ... di ..., premesso che il 15 luglio 2009 il Presidente della Repubblica ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Giustizia e dell'Interno ed ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, una lettera nella quale poneva ed argomentava vari e gravi rilievi critici sulla legge approvata in via definitiva dal Parlamento col voto del Senato del 2 luglio 2009 recante "Disposizioni in materia di pubblica sicurezza", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza". Dalla lettera del Capo dello Stato si evince la sua autorevole, esplicita, energica sollecitazione ad una riconsiderazione delle parti di essa che palesemente confliggono con la Costituzione della Repubblica Italiana, con le norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e con i principi della civilta' giuridica. Condividendo il comune convincimento che parti decisive di quella legge siano in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Dichiarazione universale dei diritti umani, e con i piu' basilari valori, principi e criteri della civilta' umana, chiede al Presidente del Senato della Repubblica ed al Presidente della Camera dei Deputati che la legge nota come "pacchetto sicurezza", recante norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani, sia nuovamente ed al piu' presto portata all'esame del Parlamento affinche' sia modificata conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai principi della civilta' giuridica. Da' mandato al proprio presidente di trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente del Senato della Repubblica, al Presidente della Camera dei Deputati e per opporuna conoscenza al Presidente della Repubblica, e di renderlo noto alla popolazione attraverso i mezzi d'informazione e nelle altre forme abitualmente usate per comunicare ai cittadini le deliberazioni del Consiglio. 6. UNA SOLA UMANITA'. CONSIGLIO ITALIANO PER I RIFUGIATI: NON C'E' FUTURO SENZA INCLUSIONE [Dal sito del Consiglio Italiano per i Rifugiati riprendiamo la seguente dichiarazione] "Un insieme di norme che cambia il clima di questo paese, in quanto a convivenza tra italiano e straniero; ma che cambia anche gli equilibri interni alla societa' italiana tra benestanti e poveri": raggiunto dall'agenzia di stampa "Misma", Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), usa queste parole per definire il cosiddetto "pacchetto sicurezza", il provvedimento di legge approvato di recente dal parlamento italiano che contiene una serie di norme restrittive in materia di immigrazione e non solo. "Si tratta di una legge che e' ispirata da una filosofia di esclusione e non di inclusione - continua il direttore del Cir - e che prevede, in tutti i suoi punti, situazioni meno favorevoli agli immigrati - siano regolari o irregolari, richiedenti asilo o meno - ma anche a quegli italiani che vivono in poverta' e che perdono di conseguenza diritti finora considerati ovvi e acquisiti". Tante le critiche mosse da Hein a un provvedimento giudicato contrario al lavoro che ha ispirato negli ultimi 15 anni la politica sociale dell'Unione Europea. E proprio l'Europa, dice Hein, diventa adesso il primo banco di prova per la normativa che dovra' rispondere ad alcuni criteri. "Purtroppo - prosegue - se gli strumenti della Commissione europea possono avere un peso come nel caso dei respingimenti in mare delle imbarcazioni degli immigrati, per il resto rimangono ancora molto generiche le norme internazionali - che pure l'Italia e' tenuta a rispettare - sui diritti fondamentali, mentre sono scarse quelle sull'immigrazione". Proprio per questo motivo, e' il parere del direttore del Cir - potra' essere importante il ruolo svolto dai sindacati e dalle altre espressioni della societa' civile come forza di pressione e sensibilizzazione, mentre sara' ancor piu' importante che non la Commissione europea il ruolo della magistratura. "Ogni giudice - dice Hein - potrebbe muovere rilievi di incostituzionalita' per ogni singola norma prevista dalla legge e sicuramente ci saranno grossi problemi per la burocrazia che gia' adesso stenta a star dietro a tutte le pratiche amministrative legate agli immigrati". Ma il punto fondamentale resta la "totale miopia" delle legge rispetto alle stesse questioni che solleva: "E' una legge ufficialmente nata per combattere la criminalita' organizzata e per garantire la sicurezza dei cittadini - conclude - eppure otterra' esattamente l'effetto opposto; e' una legge che pone paletti e ostacoli per l'ottenimento della cittadinanza, del permesso di soggiorno e per i ricongiungimenti familiari, e che proprio per questi motivi ostacolera' l'integrazione facendo crescere l'insicurezza tra stranieri e italiani". 7. UNA SOLA UMANITA'. MARILENA SPRIANO: NON TACERE [Da una piu' ampia lettera personale] Ho letto un giorno una frase attribuita al pastore protestante Martin Niemoeller che promosse la resistenza antinazista della "Chiesa confessante". Diceva pressappoco cosi': "Prima sono venuti a prendere gli zingari. E io non ho detto niente perche' non sono zingaro. Poi sono venuti a prendere gli ebrei. E io non ho detto niente perche' non sono ebreo. Poi sono venuti a prendere i comunisti. E io non ho detto niente perche' non sono comunista. Alla fine sono venuti a prendere me. E non c'era piu' nessuno che potesse dire qualcosa"... 8. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL COLPO DI STATO RAZZISTA Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere respinto. E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento giuridico della Repubblica. Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 2 luglio 2009 9. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento italiano al fascismo. Non sempre sono state pero' conosciute in tempo. In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero. Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti. Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani. Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita' umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari" diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato. Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea. E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada. La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione. Roma, 29 giugno 2009 Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio 10. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie innovazioni che suscitano rilievi critici. In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale. La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata, nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri strumenti idonei al raggiungimento dello scopo. Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo. L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali. L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio' alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza. Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati" (Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di razionalita' finalistica. "Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu' avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di "mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995) offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone. 25 giugno 2009 Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia, Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi, Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo Zagrebelsky 11. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI VARIE ASSOCIAZIONI ED ORGANIZZAZIONI PER I DIRITTI DEI BAMBINI Torino, 14 luglio 2009 Egregio signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con la presente lettera desideriamo manifestarLe la nostra profonda preoccupazione rispetto alle conseguenze che il Ddl 733 "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", approvato al Senato in via definitiva il 2 luglio u. s., avra' sulla vita delle famiglie e dei bambini e dei ragazzi di origine straniera che vivono in Italia. Le nostre associazioni e organizzazioni, impegnate quotidianamente per la tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, non possono che esprimere il loro profondo disaccordo per una legge che prevede norme che riteniamo non conformi con alcuni fondamentali diritti sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che l'Italia si e' impegnata a rispettare. A nostro avviso, saranno molto gravi gli effetti del previsto reato di clandestinita' che spingera', di fatto, la popolazione straniera, oggetto del provvedimento, a non avere alcun contatto con le istituzioni ne' con alcun tipo di servizio pubblico, relegando alla marginalita' non solo gli adulti ma anche i loro figli, rendendo la loro presenza assolutamente invisibile con conseguenze sociali gravi e difficilmente prevedibili. La conseguente esclusione dai servizi scolastici e sociali cosi' come dalle prestazioni sanitarie, per il timore di un genitore di essere segnalato all'autorita', viola diritti fondamentali dei bambini e dei ragazzi quali il diritto all'istruzione e alle cure sanitarie. Mentre e' obbligo dello Stato - uno Stato responsabile di fronte ai propri doveri - riconoscere a tutti i minorenni pari trattamento senza alcuna discriminazione. Serissime saranno altresi' le conseguenze della mancata registrazione alla nascita dei nati da genitori "irregolari", in aperta violazione del diritto fondamentale ad un nome, previsto dalla Convenzione, nonche' notevoli gli ostacoli che i minori stranieri non accompagnati arrivati da adolescenti in Italia incontreranno al compimento della maggiore eta', non potendo di fatto regolarizzare la loro permanenza nel nostro Paese. Quanto sopra indicato rappresenta solo alcune delle gravi situazioni che dovranno affrontare, per il semplice fatto di non essere italiani, i minorenni di origine straniera in conseguenza dell'attuazione di queste norme previste a tutela della sicurezza pubblica. Il perseguimento della sicurezza, motivo e oggetto della legge, e' di fondamentale importanza per la crescita e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti e soprattutto per essi deve essere strumento di garanzia ai fini dell'esercizio di tutti i diritti che la Convenzione riconosce loro. Occorre pero' riflettere sull'accezione del termine: sicurezza, per chi lavora per i diritti, significa sicurezza sociale, ottenuta attraverso politiche inclusive e la promozione di una cultura dei diritti umani. Certi del Suo impegno a favore dei diritti umani, ci appelliamo a Lei affinche' siano adeguatamente valutati i profili di legittimita' della nuova normativa e di conformita' alle norme internazionali nonche' i gravi effetti negativi che si produrrebbero sulle famiglie e sui minori di origine straniera presenti in Italia. Associazioni e Organizzazioni che aderiscono: Ai.Bi. - Associazione Amici dei Bambini Aimmf - Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia Alisei, Societa' Cooperativa Sociale Anfaa - Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie Arciragazzi nazionale Asgi - Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione Associazione Antigone onlus Associazione Culturale Pediatri Associazione Ibfan Italia Onlus Associazione Nessun luogo e' lontano Associazione Progetto Diritti Batya - Associazione per l'accoglienza, l'affidamento e l'adozione onlus Cgil Ciai - Centro Italiano Aiuti all'Infanzia Cidis Onlus - Centro di Informazione, Documentazione ed Iniziativa per lo Sviluppo Cnca - Coordinamento nazionale comunita' di accoglienza Coordinamento Italiano per il Diritto degli Stranieri a Vivere in Famiglia onlus Commissione Minori dell'Associazione Nazionale Magistrati Defence for Children International Italia Fondazione Terre des hommes Italia onlus Ifs - Istituto Fernando Santi La Gabbianella Coordinamento per il Sostegno a distanza onlus Legambiente Mais - Movimento per l'autosviluppo, l'interscambio e la solidarieta' Save the Children Italia Servizio Legale Immigrati onlus Sos Villaggi dei Bambini onlus Vis - Volontariato Internazionale per lo Sviluppo 12. PROFILI. ALESSANDRO PORTELLI: BRUCE SPRINGSTEEN [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 luglio 2009 col titolo "Live. Springsteen, il rito del Boss"] Sul prato dell'Olimpico, Bruce Springsteen entra subito a gamba tesa: Badlands, una grandissima canzone sul conflitto e la contraddizione - il conflitto, dentro di se' e contro le terre desolate di questo mondo, come fonte di sofferenza lacerante e di volonta' di non sentirsi colpevoli per il solo fatto di esistere. Niente di piu' inattuale in questi tempi che esorcizzano i conflitti, i tempi pacificati del bonario "ma anche" e del compromesso e della mediazione rassegnata come pensiero unico. No - niente ritirata, niente resa, fino a quando queste terre maledette non ci tratteranno come si deve. Ma poi: "il ricco vuole essere re, e il re non e' soddisfatto finche' non e' padrone di tutto". Chissa' di chi parla. Molti anni fa, quando Ronald Reagan si disse suo ammiratore, Bruce Springsteen commento': chissa' se ha mai sentito Johnny 99. Pare che questo concerto lo dobbiamo al ministro Maroni, che ha evitato di farlo annullare dicendosi suo fan. Chissa' se Maroni ha mai ascoltato Johnny 99: un operaio che perde il lavoro, che non ce la fa a pagare il mutuo (ma quand'e' stata scritta questa canzone? Un quarto di secolo fa, o l'altro giorno?), prende un fucile in mano e spara (se fosse francese, metterebbe le bombe sotto la fabbrica o sequestrerebbe un dirigente), spiega al giudice che a mettergli l'arma in mano non e' solo la perdita del lavoro e della casa ma soprattutto le idee che questo disastro gli ha fatto venire in testa. "Avevo debiti che nessun uomo onesto puo' ripagare", dice Johnny 99. Bruce Springsteen scivola di seguito in un'altra canzone di un quarto di secolo fa, Atlantic City - e ripete la stessa frase: "avevo debiti che nessun uomo onesto puo' pagare". La prima volta, il creditore e' la banca, la seconda volta e' la mafia. Chissa' che l'accostamento non voglia dire che queste istituzioni, nemiche entrambe della gente onesta, qualcosa in comune ce l'hanno. Non a caso, prima di scappare dalla mafia il protagonista di Atlantic City ritira i soldi dalla banca. Non da "una" banca generica - dal "Central Trust". E' dall'epoca di Herman Melville che la cultura americana, alta, bassa o tutte e due insieme, si caratterizza per la precisione dei dettagli, parla a tutti e dovunque perche' parla di luoghi precisi, riconoscibili. Se nomini una banca, se descrivi una nave, ha da essere una banca o una nave concreta in tutti i suoi dettagli, anche perche' solo cosi' puo' diventare tutte le navi o tutte le banche. Atlantic City e' New Jersey fino al midollo ma la domanda che ci lascia non e' certo a dimensione locale: "tutto muore, questo e' un fatto, ma forse tutto quello che muore un giorno ritorna". E io mi sono sempre domandato se e' una speranza o un terrore - il sogno americano di poter sempre ricominciare, che nessuna perdita e' definitiva; o l'incubo americano ("a volte ritornano") di non potersi mai liberare dai fantasmi. E poi, lo diceva pochi anni dopo Toni Morrison, in un'altra storia di ritorno dalla morte: "tutte le cose morte che tornano portano dolore". Sospetto che siano tutte e due le cose: niente speranza senza paura, come nessun entusiasmo di essere vivi senza la lacerazione portata da quel conflitto che e' vita. Parla di morte e di speranza, di entusiasmo e di paura, e tutto si sostiene sull'implacabile vigore ritmico della E Street Band (che sia questa la vera "gioiosa macchina di guerra" del nostro tempo?) che avvolge tutto in un'affermazione irresistibile di passione. Accanto a me siede una compagna anziana che non ha mai sentito Bruce Springsteen e vuole che le spieghi le parole: ma bastano cinque minuti perche' capisca che contano fino a un certo punto (ma contano, contano!), perche' questa e' una cerimonia che attraverso il suono, le vibrazioni, il corpo (il sudore che impregna subito la sua camicia ci fa capire che questo e' anche lavoro) ci unisce e ci fa sentire che abbiamo il diritto di essere vivi, che ognuno di noi e' una persona ma che siamo anche una cosa sola. Bruce Springsteen sara' pure di famiglia cattolica, con tutte quelle canzoni su Mary e con la mamma sul palco; ma e' figlio di una cultura protestante che ha inventato una serie di procedimenti dell'oralita' collettiva improvvisata grazie ai quali la ritualita' non e' sottomissione a un testo precostituito da recitare a comando ma azione personale, coinvolgimento attivo, espressione immediata di se'. Fra i suoi procedimenti stilistici, profondamente americano, e' il gioco del call-and-response, dell'antifona, che chiama tutti noi pubblico a cantare le risposte alle sue domande, come si fa nelle chiese rurali del Sud (Raise Your Hand - l'antifona, ma anche il gesto con le mani alzate a vibrare nell'aria - mi riporta dritto dentro il mondo pentecostale del mio caro Kentucky) o come fanno i cheerleaders negli stadi. Sono procedimenti elaborati da una cultura che odia i monologhi, sia che preghi, sia che giochi, sia che faccia politica: abbiamo sentito parlare Barack Obama? E non fa niente se qualcuno, poco attento alle parole, balla allegro mentre lui canta American Skin: un'altra canzone che parla di adesso, ti possono ammazzare per il solo fatto di essere vivo (ancora, la vita come colpa imperdonabile agli occhi del potere: forse fanno bene a ballare, dopo tutto) dentro la tua pelle americana; e ti possono ammazzare se dentro la tua pelle italiana sei un burkinabe' con una scatola di biscotti, un ragazzo africano in un parco a Parma - o magari, con un'altra pelle italiana, se ti chiami Aldrovandi o, visto che stiamo alla stadio, Sandri. Ma quando e' stata scritta questa canzone? Dall'altro lato mi siede mio figlio, che a cinque anni suonava I'm On Fire al pianoforte con divertito scandalo delle anziane signore. Insieme, commentiamo la struttura portante di quasi tutti i brani. Ogni volta, Bruce Springsteen costruisce una tensione sempre piu' insostenibile attraverso l'uso ossessivo del riff e della ripetizione, un po' come nel Bolero di Ravel (o nel crescendo di Twist and Shout) - e poi, lo scioglie in un'apertura melodica, poetica, ritmica che da' sollievo e, per dirla con Bob Dylan, riporta tutto a casa. Dice mio figlio, fa sempre la stessa cosa - se lo facesse un altro direi "che palle", ma lui se lo puo' permettere. E io: dicono che le canzoni di Bruce Springsteen si somigliano tutte; be', pure i capitelli del Partenone sono tutti uguali (e tutte le terzine della Divina Commedia fanno rima). C'e' una poetica dell'inaspettato, dell'imprevisto, dello scarto improvviso, dello straniamento; e c'e' una poetica della ricomposizione, della ricostruzione di un ordine dotato di senso in cui possiamo essere noi stessi. Queste due poetiche non potrebbero esistere una senza l'altra, perche' ciascuna delle due smentisce le convenzioni dell'altra. Non ci sono sorprese nella classicita'. Non ci sono sorprese nell'utopia; io preferisco non avere sorprese a casa mia, e questo concerto, questa musica, e' la mia casa e una casa comune: un concerto rock non e' un concerto dove si ascoltano le canzoni, ma dove le canzoni si riconoscono e ci fanno riconoscere in se'. Eppure, non e' un semplice ritorno all'ordine. Una volta che ci ha dato il sollievo di ritrovarci, infatti, Bruce Springsteen non chiude quasi mai: dal vivo, sembra piuttosto che non si riesca mai a decidere quando una canzone e' finita, e non riesce davvero neanche a far finire il concerto, lo tira avanti fino a quando noi siamo piu' stanchi di lui nel mezzo della notte (ma, come lui, abbiamo ancora voglia). Se e' un'utopia, e' un'utopia in movimento; se e' una casa, e' una casa che si riapre continuamente. Una canzone "minore" che ho sempre tantissimo amato e che gli avrei chiesto se fossi stato sotto il palco e' Tougher than the Rest. Siamo stati tutti e due piantati in asso, dice, ma "there's another dance", c'e' un altro ballo (che suona come "another chance", un'altra possibilita'): riproviamoci. Sul piano poetico e narrativo, e sul piano della visione politica, ripercorre la stessa strada di tensione e risoluzione. E' una metafora di questa sua America (e del nostro tempo) fatta di vite e automobili di seconda mano, dove niente muore una volta per tutte e niente e' mai sicuro di restare vivo. Come dice un personaggio di Faulkner, ci hanno ammazzato ma non ci hanno ancora sconfitto. Con la stessa visione di disastro e di rinascita, Bruce Springsteen dedica alla citta' dell'Aquila uno dei suoi capolavori, My City of Ruins, scritta prima dell'11 settembre (e le rovine sono quelle sociali delle periferie abbandonate e crollanti), diventata un'icona musicale di quella catastrofe e adesso ripercorsa per evocare le rovine materiali del terremoto e di quello che e' venuto poi. Poche descrizioni della crisi dei nostri tempi sono eloquenti come questa. Siamo in ginocchio, riconosce. Ma poi: "come on, rise up", avanti, alziamoci. Dopo ogni catastrofe viene The Rising, una resurrezione (una cosa morta che torna viva? Con dolore, con speranza), ma io non posso impedirmi di pensare che e' anche un (up)Rising, un'insurrezione. "Come on, rise up", ripete ossessivo a tutti noi, alle speranze avvizzite di un altro mondo possibile, alle citta' distrutte dell'Aquila, di New York, di New Orleans, a noi stessi stanchi e scoraggiati. E ci dice con quali mezzi, in quell'ipnotica antifona crescente senza fine ripete "with these hands", con le nostre mani. L'iconografia del corpo, del lavoro e della fatica che attraversa il concerto si fa anche indicazione politica. Se non ce le spezziamo da noi le catene mentali e fisiche, se non ce le ricostruiamo da noi le citta' materiali e ideali travolte, non lo fara' nessuno al nostro posto. 13. RILETTURE. EMILY DICKINSON: POESIE. LETTERE Emily Dickinson, Poesie. Lettere, Sansoni, Firenze 1961, Bompiani, Milano 1993, 2000, 2 voll., pp. L + 450 (vol. I: Poesie) e L + 418 (vol. II: Lettere). La pregevole edizione delle poesie e delle lettere della Dickinson (1830-1886) nella traduzione e per le cure di Margherita Guidacci; in questa nuova edizione con un'appendice di ulteriori versi nella traduzione di Ariodante Marianni e una postfazione e un aggiornamento bibliografico di Anthony L. Johnson. Sa poco del mondo - degli infiniti mondi - chi non ha letto Emily Dickinson. 14. RILETTURE. EMILY DICKINSON: TUTTE LE POESIE Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, pp. LXII + 1858. L'edizione integrale dell'opera poetica dickinsoniana curata da Marisa Bulgheroni nella collana dei Meridiani, con testo a fronte e traduzioni dei maggiori specialisti italiani della somma poetessa di Amherst. Un libro che ti accompagna e sostiene, come il bastone il pellegrino. 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 893 del 26 luglio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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