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Minime. 872
- Subject: Minime. 872
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 5 Jul 2009 01:14:45 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 872 del 5 luglio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: il passo da fare adesso 2. Appello al Presidente della Repubblica contro il colpo di stato razzista 3. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in Italia 4. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e soggiorno illegale dei migranti 5. Laura Lucchini: Mutilazioni genitali femminili 6. Bruno Accarino presenta "Uscite dalla caverna" di Hans Blumenberg 7. Carlo Bertelli presenta "Promozione delle arti, critica delle forme, tutela delle opere. Scritti militanti e rari, 1930-1942" di Giulio Carlo Argan 8. Riletture: Gyorgy Lukacs, Il marxismo e la critica letteraria 9. Riletture: Gyorgy Lukacs, Il romanzo storico 10. Riletture: Gyorgy Lukacs, La distruzione della ragione 11. Riletture: Gyorgy Lukacs, Ontologia dell'essere sociale 12. Riletture: Gyorgy Lukacs, Storia e coscienza di classe 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: IL PASSO DA FARE ADESSO Il passo da fare adesso e' chiedere coralmente al Presidente della Repubblica di non ratificare il colpo di stato razzista, di restare fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana che al razzismo si oppone, di difendere l'ordinamento giuridico democratico. Ogni persona scriva al Presidente della Repubblica, l'indirizzo postale e': Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma; l'indirizzo di posta elettronica e': presidenza.repubblica at quirinale.it Ed in ogni luogo d'Italia si organizzino iniziative pubbliche che pongano questa richiesta: che il Presidente della Repubblica non ratifichi il colpo di stato razzista. Se non si ottenesse questo obiettivo, poi vi saranno altre iniziative da intraprendere, con la metodologia nonviolenta della progressione dei mezzi, adeguandoli all'evoluzione della situazione. Ma oggi, oggi, il colpo di stato razzista puo' e deve essere respinto con il rifiuto del Presidente della Repubblica di avallarlo. 2. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL COLPO DI STATO RAZZISTA Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere respinto. E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento giuridico della Repubblica. Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 2 luglio 2009 3. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento italiano al fascismo. Non sempre sono state pero' conosciute in tempo. In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero. Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti. Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani. Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita' umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari" diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato. Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea. E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada. La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione. Roma, 29 giugno 2009 Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio 4. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie innovazioni che suscitano rilievi critici. In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale. La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata, nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri strumenti idonei al raggiungimento dello scopo. Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo. L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali. L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio' alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza. Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati" (Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di razionalita' finalistica. "Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu' avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di "mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995) offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone. 25 giugno 2009 Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia, Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi, Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo Zagrebelsky 5. DIRITTI UMANI. LAURA LUCCHINI: MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI [Dal quotidiano "L'Unita'" del 3 luglio 2009 col titolo "L'infibulazione. Male senza confini" e il sommario "La mutilazione genitale femminile in Europa e' molto piu' diffusa di quanto si immagini: dall'Austria alla Francia, crescono le pratiche clandestine e diminuiscono le denunce. In Germania sono oltre 24.000 le donne vittime. Terre des Femmes lancia l'allarme: almeno 4.000 le bambine a rischio"] Circa 4.000 ragazzine in Germania sono considerate dalle autorita' e dalle ong competenti a rischio di infibulazione, una pratica a cui vengono sottoposte spesso nel corso di viaggi nei propri paesi d'origine. Nonostante cio' un tribunale ha emesso alcuni giorni fa una sentenza che permette a una famiglia etiope residente in Germania di mandare la propria figlia in viaggio in Etiopia. Il caso ha diviso l'opinione pubblica e le organizzazioni per i diritti umani. "Abbiamo cercato di determinare se sussiste il rischio di mutilazione genitale per la ragazzina di dieci anni di Baden", ha spiegato il giudice Klaus Bohem, "il Tribunale e' giunto alla conclusione che non c'e' alcuna minaccia di lesioni a danno della minore". Con queste parole si sono chiusi martedi' mesi di processo in cui si scontravano l'associazione Task force fgm ("per la protezione effettiva dalla mutilazione genitale") e una famiglia etiope di Bad Saeckingen (al confine con la Svizzera). In agosto la figlia di dieci anni sarebbe dovuta andare ad Addis Abeba per visitare i nonni. L'associazione Task force fgm aveva denunciato che la bambina sarebbe stata a rischio di infibulazione se mandata nel proprio paese d'origine, e il caso era arrivato di fronte al tribunale locale che a novembre aveva negato alla famiglia il diritto a far viaggiare la figlia. Questa sentenza teneva conto del fatto che gran parte delle bambine di alcuni paesi africani sono vittime di questa pratica di origini tribali: in Sudan il 90%, in Eritrea l'89%, in Etiopia il 74%, secondo dati dell'Unicef. Spesso genitori legati a queste tradizioni ma residenti in Europa non rinunciano a infliggere la pratica alle figlie e secondo gli esperti si servono di soggiorni nel paese d'origine o di infibulatori clandestini. Con l'appoggio di alcune organizzazioni per i diritti umani (che difendono le minoranze dai pregiudizi) la famiglia ha pero' presentato ricorso contro la sentenza, e ha dimostrato che impedire il viaggio sarebbe stata una discriminazione razziale. Un inviato del Tribunale d'appello di Karlsruhe ha infatti documentato che si tratta di genitori "moderni, colti e simpatici", lui colonnello in pensione e lei insegnante. I genitori si erano sempre opposti a sottomettere la figlia a controlli medici prima e dopo il viaggio. Ciononostante il tribunale ha tenuto conto del fatto che, dati alla mano, nelle citta' il rischio e' minore e in particolare ad Addis Abeba, dal 2000 al 2005 la percentuale di vittime dell'infibulazione era scesa dal 52 al 38%. Questo processo ha portato alla luce una realta' sconcertante e muta. "Nel 2005 l'Unicef ha chiesto ai ginecologi tedeschi se fossero a conoscenza di pratiche illegali di mutilazione dei genitali effettuate in Germania e il 10% ha risposto di si'", spiega Franziska Gruber dell'associazione Terre des Femmes. Attualmente in Germania ci sono 24.566 donne che hanno subito questa mutilazione, in particolare provenienti da Egitto ed Etiopia. "Si crede inoltre che circa 4.000 ragazzine siano a rischio per il fatto di avere parenti vicine che sono state infibulate", spiega Gruber, "sono pero' dati ufficiali, crediamo che nella realta' il numero sia molto piu' alto". Un ginecologo egiziano e' stato denunciato nel 1999 in Germania per essersi offerto di praticare l'infibulazione per un prezzo di 610 euro. Il medico non sapeva che il presunto padre interessato che era arrivato al suo studio era in realta' un reporter della televisione Ard, con telecamera nascosta. L'imputato fu pero' prosciolto dall'accusa per insufficienza di prove. "In Germania non si e' mai arrivati a un processo contro un imputato accusato di aver praticato l'infibulazione, per mancanza di fatti", spiega Gruber. Allo stesso modo, in paesi come Italia, Spagna, Danimarca, Norvegia che hanno leggi specifiche in materia, i processi sono rari se non completamente assenti. "Per quanto riguarda la persecuzione di questi reati", spiega Ines Laufer fondatrice di Task force fgm, "la Francia e' l'unico paese in Europa che fa valere le leggi vigenti e ha condannato un certo numero di responsabili". Per quanto riguarda la prevenzione, "tutti i paesi europei sono messi male: da nessuna parte le ragazzine vengono protette in modo concreto", spiega Laufer. In Austria, la "Afrikanische Frauenorganization in Wien" (Organizzazione africana di donne di Vienna) ha condotto nel 2000 un sondaggio tra 250 immigrati (130 donne e 120 uomini) originari di paesi in cui si pratica l'infibulazione. Un terzo degli intervistati ha ammesso di aver fatto mutilare la propria figlia. Le vittime sarebbero state 88 ragazzine (35%) delle 250 figlie di famigli intervistate. L'89% erano state sottoposte a questa pratica nel paese d'origine, ma l'11% in Europa (1% in Austria e 10% in Germania). Secondo l'associazione tedesca Task force fgm le ragazzine originarie di paesi in cui e' viva questa tradizione dovrebbero sottoporsi ogni tre anni a visite mediche, in un programma che l'associazione definisce "preventivo". Altre organizzazioni che combattono contro questa brutale tradizione, si dicono contrarie ad effettuare controlli su determinate famiglie, come nel caso della famiglia di Bad Saeckingen, "non vogliamo stigmatizzare determinate etnie", ha detto Heidi Bessas, attivista dell'organizzazione Forward. "Queste famiglie verrebbero ingiustamente sospettate in pubblico", ha aggiunto. L'Italia figura tra i Paesi europei con il piu' alto numero di donne infibulate: secondo gli ultimi dati Istat, si contano 67.988 donne provenienti da Paesi a tradizione escissoria e, quindi, potenzialmente a rischio. Di queste, circa 40.000 hanno gia' subito l'infibulazione e ogni anno seimila bambine tra i 4 e i 12 anni rischiano di essere sottoposte a questa pratica illegale. Nel 2006 e' stata approvata una legge che punisce duramente le mutilazioni genitali femminili, ma di fatto il tema resta nell'ombra. Indipendentemente da dove lo si osservi, il verdetto del tribunale d'appello tedesco fa emergere una realta' triste: da una parte una famiglia innocente e' stata accusata e trascinata in tribunale con l'unica colpa di avere origini etiopi. Dall'altra il verdetto rendera' piu' facili probabilmente i viaggi a scopo d'infibulazione. Ancora una volta l'informazione, il dialogo e l'educazione sembrano essere le sole speranze laddove la Giustizia non puo' arrivare. * Postilla. Da quattro a dodici anni di carcere. Come l'Europa punisce le mutilazioni Italia: la legge sull'infibulazione esiste dal 2006. L'articolo 583 bis punisce con la reclusione da quattro a dodici anni chi, senza esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili. Germania: non esiste un reato specifico per l'infibulazione. Poche settimane fa la mutilazione genitale femminile e' stata messa all'ordine del giorno in parlamento. Fino ad ora veniva giudicata come reato di lesione corporale lieve o pericolosa. Ora e' lesione aggravata. Francia: l'infibulazione rientra nelle "lesioni corporali permanenti" ed e' punibile con 10 anni di carcere e multe fino a 150.000 euro. Si considerano aggravanti il fatto che la vittima abbia meno di 15 anni e che l'infibulatore sia un familiare. E' l'unico paese in Europa dove si sono registrate condanne per questa pratica. Spagna: nel 2005 il parlamento ha autorizzato i giudici spagnoli a perseguire chi realizza mutilazioni sessuali di questo tipo anche fuori dal territorio spagnolo. Austria: esiste un reato specifico per giudicare l'infibulazione anche se non si conoscono processi in cui sia stato applicato. La "Afrikanische Frauenorganisation" di Vienna ha portato a termine i primi sondaggi non ufficiali sull'incidenza del fenomeno in Europa. Gran Bretagna: la pratica rientra tra le lesioni corporali e ci sono stati diversi processi anche se in nessun caso si e' mai arrivati a una condanna. 6. LIBRI. BRUNO ACCARINO PRESENTA "USCITE DALLA CAVERNA" DI HANS BLUMENBERG [Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 luglio 2009 col titolo "Il lungo apprendistato della modernita'. La caverna di Blumenberg" e il sommario "Uscito per Medusa il saggio di Hans Blumenberg su Platone. Un'opera dove il filosofo tedesco muove dall'elaborazione antropologica sulla natura umana per giungere alla conclusione che la ricerca della verita' sia un viaggio senza meta finale e con molte soste dovute alla contingenza della vita sociale"] Paghiamo subito un debito di gratitudine: alla casa editrice Medusa, al traduttore Martino Doni e al curatore Giovanni Leghissa, che ci offrono in edizione italiana Uscite dalla caverna di Hans Blumenberg (Medusa edizioni, pp. 648, euro 65). Siamo in debito per l'accuratezza, mista a un pizzico di follia, con cui e' stata realizzata un'impresa che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque. Quando il nostro paese, da sempre esterofilo e perfino un po' nevrotico nel tradurre tutto e tutti, sara' stato definitivamente travolto dal ciarpame mercatistico che classifica come orripilanti diseconomie le scienze dello spirito, guarderemo con nostalgia a quegli ultimi bagliori di lungimiranza che hanno reso disponibili nella nostra lingua una serie impressionante di testi classici e meno classici. Pagato il debito, cerchiamo il bandolo della matassa nelle ultime pagine: quelle in cui Blumenberg intensifica gli interessi antropologici a stento repressi nel corso della sua vita, lasciando intendere che d'ora in poi, cioe' dal 1989, avranno un ruolo assolutamente prioritario. Il che e' stato puntualmente confermato dalle opere postume finora apparse. Il mito platonico della caverna, attorno al quale ruota l'avvincente catena di digressioni e di diramazioni che compone il libro, ha poco a che fare con i cavernicoli. I cacciatori e i raccoglitori potevano sfruttare le caverne solo di passaggio, in condizioni nelle quali la transizione dal nomadismo alla sedentarieta' richiedeva un cumulo di circostanze insolitamente favorevoli. Le caverne erano abitate, in epoche a cui noi siamo soliti associare la figura del cavernicolo, in modo sporadico e fugace, al punto che il mito di Platone non ha alcun titolo per disegnare l'immagine generale del progresso: il superamento delle ombre e l'uscita alla luce. Ma perche' si pensa sempre alla fuga dalla caverna e non anche alla fuga nella caverna? Se l'imperativo dell'esistenza umana e' lo stare alla larga dalla realta', o il difendersi, come suona la formula famosa del Blumenberg studioso del mito, dal suo assolutismo, la caverna e' uno stratagemma non accidentale, qualcosa di piu' di un riparo fortuito. Blumenberg parla di uno spostamento del baricentro dalla metafisica o dall'ontologia verso l'antropologia. Solo questo spostamento consente di mettere a fuoco la profonda razionalita' di chi si rifiuta di abbandonare la caverna e si oppone all'attrattiva esterna di verita' superiori. Perche', in altri termini, colui che riesce a uscire e torna nella caverna per "liberare" i suoi compagni trova solo diffidenza ed e' perfino vittima di un'aggressione? Perche' fallisce la strategia della paideia e che cosa c'e' dietro alla riluttanza all'insegnamento? L'avversione a una conoscenza superiore e definitiva tradisce la percezione di un rischio. Chi esce abbandona una forma di esistenza divenuta familiare e percio' scevra di pericoli: ci si lascia alle spalle - si puo' chiamarlo solo cosi' - un mondo della vita. * Ammaestrati alla conoscenza Ammaestrati - e' il caso di dire - dai benefici presunti della paideia, sappiamo facilmente enumerare i vantaggi acquisibili da chi fugge dalla caverna. Ma siamo in grado anche di fare il censimento delle fregature a cui va incontro? Sulle orme di Arnold Gehlen e per altri versi di Andre' Leroi-Gourhan, l'abbacinamento dello sguardo che colpisce l'abitante della caverna classica viene interpretato come il corrispettivo di un profluvio di stimoli che non puo' essere padroneggiato: finche' il subominide puo' contare su segnali che sono in sintonia con il suo corredo organico, non conosce il disorientamento che colpisce chi capita in un mondo privo di segnaletica perche' infinito. Gli involucri e le gabbie non solo non ostacolano, ma assecondano il programma biologico degli umani. Il capolavoro della caverna fu l'invenzione della fantasia, e qui essa trovo' anche le energie per spingersi ben oltre la mera soglia dell'autoconservazione. Se l'abitante della caverna non si fosse opposto all'aperto, alla smisuratezza dell'esterno, al territorio del cacciatore e del raccoglitore, del coltivatore e del nomade, essa sarebbe stata solo una dimora. Ma la sua tensione a de-naturalizzarsi, a installarsi nel mondo dell'artificialita', promuove una candidatura di livello superiore: quella tesa a favorire la "cultura della cura". Fu cosi' che, passando per la caverna, "l'uomo divenne l'animale sognante": e piu' propriamente fantasticante. Nella caverna ci si immagina cio' che non e' dato e, invece di dar vita ad una impari colluttazione con la realta', si opta per cio' che e' assente: se ci si ritira dalla realta', si puo' pero' sempre disporre dell'immagine, del simbolo, del nome e infine del concetto. * Gli antieroi del superfluo Certo, bisogna pensare a strumenti inizialmente magici e non razionali, ma qualcosa di straordinario succede: i deboli, inetti alla caccia e alla predazione, rimangono dentro sperimentando il meccanismo della compensazione. Con la fantasia rappresentano qualcosa di non visto, raccontano qualcosa di non vissuto, costruiscono trame narrative da antieroi del superfluo. I cacciatori pensano alla sopravvivenza, quelli che non vanno fuori mettono a punto le strategie di un superfluo che ben presto sa farsi necessita'. Come tutti gli esponenti - a cominciare da Peter Sloterdijk - della piu' recente e smaliziata antropologia filosofica, Blumenberg non ha dubbi sul fatto che il segno fondamentale dell'antropogenesi sia il lusso, non l'indigenza. E il primo tratto del lusso e' la distanza: i deboli si appropriano di un'operativita' in absentia et per distans, magari progettando trappole che facciano il loro mestiere senza essere presidiate e senza il loro intervento. Fu su questa base che si fecero largo la parola e l'immagine, le due diavolerie deputate a scansare i contatti diretti e gli scontri frontali con la realta'. Quanto a quelli che escono, e che non possono schivare ne' gli uni ne' gli altri, e' per loro importante trovare sempre aperta la via del ritorno a "casa": al clima confortevole che la domesticazione della caverna ha saputo determinare. Mai piu' la fantasia avrebbe trovato una tale, intatta pienezza di possibilita', un momento cosi' irripetibile di grazia e di felicita': al punto che tutti i nostri ritorni nella caverna, immaginari o fisicamente e architettonicamente reali che siano, sono un tentativo di riguadagnare una ricchezza che viene percepita come ormai sminuzzata e mortificata. Gli intellettuali, ereditando il ruolo di chi ha saputo cosi' brillantemente gestire il rapporto tra il reale e il possibile all'interno della caverna, devono produrre una narrativita' che ha comunque smarrito l'opulenza della fantasia cavernicola. Il fascino immortale del mito di Platone non dipende dalla sua collocazione nella gerarchia dei suoi miti, ne' dal messaggio didattico-illustrativo, ma dalla sua capacita' di poter riproporre nei luoghi piu' impensati una domanda radicale sulll'origine e sul destino degli uomini. * Il dominio del presente Troppo raffinato per lasciarsi andare, con un corto circuito improvviso e improvvisato, a qualche proclama da sociologia dell'attualita', Blumenberg non e' pero' reticente nel far intendere che gli universi mediatici nei quali siamo immersi, annaspando, rimasticano spesso le problematiche cavernicole dell'autogestione dell'esistenza. Nelle pagine su Jean-Paul Sartre come "fenomenologo della contingenza" si incontra il cinema: i giochi d'ombre dei moderni propongono il dominio delle arti proiettive, a cui il filosofo sfugge, come racconta in uno dei suoi interventi autobiografici, uscendo in strada. Dove pero' trova la contingenza e non, platonicamente, la verita': nel cinema la contingenza e' assente - cosi' Sartre -, li' tutto e' necessario perche' il cinema e' una caverna che ha nella citta' il suo mondo esterno. Il trauma originario non e' per Blumenberg quello individuale della nascita, ma quello evolutivo della postura eretta. E' all'altezza di quello stadio dell'evoluzione che un essere vivente scopre possibilita' inedite di vedere, ma impatta con l'angoscia che si accumula in chi e' visibile. Lo sguardo altrui: non poteva capitare niente di peggio, e non solo perche' si moltiplicano le possibilita' di essere aggrediti da quando si e' molto piu' esposti dei quadrupedi. E' allora che la parola-chiave Geborgenheit, che ha il dono di miscelare ascosita' e sicurezza, nascondimento e protettivita', comincia a mulinare soluzioni disparate: quelle escogitate dalla razionalita' illuministica, con il suo appello a far sempre piu' luce, sono tutto sommato minoritarie e non durature. La via che porta fuori dalla caverna non era stata sponsorizzata a scatola chiusa nemmeno dai greci, che non ignoravano la potenza dei misteri, dei riti di iniziazione, dei culti orfici, e potevano cosi' apprezzare il senso della svolta all'indietro, sulla via del ritorno alla caverna. Le caverne sono accreditate di custodire l'antica sapienza e fungono da rifugio per i vinti, pronte ad ospitare la densita' dei misteri piu' che la chiarezza deludente della conoscenza. Platone avrebbe potuto anche fare a meno di immaginare che i prigionieri della caverna fossero incatenati, stante il fatto che i veri ceppi della caverna sono le sue pareti, che non solo lasciano un'unica uscita, ma ostruiscono, respingono e rinviano cio' che preme contro di esse per sfondarle. * Turista e disincantato Anche la brama esplorativa, allora, puo' conoscere battute a vuoto. La curiositas, una delle figure trainanti de La legittimita' dell'eta' moderna, il libro a cui e' legata la fama mondiale di Blumenberg, e' sottoposta qui ad una declinazione diversa. Come non puo' fare a meno di osservare il gesuita spagnolo Baltasar Gracian (1601-1658), chi esce dalla caverna entra in un processo realistico e va incontro alla delusione di un mondo che non soddisfa le aspettative di chi nella caverna si e' cimentato con una sorta di apprendistato. Lo stupore e la meraviglia non mancano, ma per quelli che hanno deciso di uscire hanno un che di irreale, perche' continuano ad operare gli effetti protettivi della caverna, che sono comparativamente gli unici ad essere reali. Dopo qualche giorno, lo stupore e la meraviglia sono condannati a scemare, sopraffatti dall'abitudine, e anzi lo stupore fa posto al terrore che sorprende il turista della mondanita': se entrare nel mondo, commenta Blumenberg, vuol dire imparare l'arte di vedere, guadagnare la distanza da esso e' l'arte del tornare a non vedere, di ridurre l'attenzione. In termini biologici, alla riduzione dell'attenzione corrisponde la riduzione dell'attivita' cerebrale resa possibile dal sonno profondo e non molestato che e' tipico delle caverne primitive, in quella che puo' essere pensata come l'origine piu' libera da perturbazioni di tutta la storia umana. Non occorre neanche pensare alle complicazioni psicoanalitiche del sonno come succedaneo della prenatalita', basta fare l'esperimento mentale di questo unicum immunitario per capire che e' irrinunciabile. Fuggire dalla caverna e soddisfare la curiosita'? E chi ce lo fa fare? * Postilla. Dalla fenomenologia di Husserl al confronto con l'opera di Gehlen Uscite dalla caverna (1989) e' l'ultima opera pubblicata in vita da Hans Blumenberg dove si confronta con l'antropologia filosofica di Arnold Gehlen e l'opera di Jean-Paul Sartre. Nato nel 1926, Blumenberg si e' laureato all'Universita' di Amburgo. Interrotto il dottorato per la seconda guerra mondiale, la cui fine significo' per Blumenberg due anni di carcere in quanto soldato dell'esercito tedesco, riprese gli studi, ottenendo l'abilitazione al dottorato con una tesi critica sulla fenomenologia di Husserl. Docente in molete universita' e' morto nel 1996. La sua fama e' soprattutto dovuta a testi come Naufragio con spettatore, La leggibilita' del mondo, Elaborazione del mito, Tempo della vita e tempo del mondo (Il Mulino). La pubblicazione postuma del carteggio con Carl Schmitt (cfr. recensione su "Il manifesto", 17 aprile 2008) ha recentemente riacceso l'interesse per La legittimita' dell'eta' moderna (Marietti). 7. LIBRI. CARLO BERTELLI PRESENTA "PROMOZIONE DELLE ARTI, CRITICA DELLE FORME, TUTELA DELLE OPERE. SCRITTI MILITANTI E RARI, 1930-1942" DI GIULIO CARLO ARGAN [Dal "Corriere della sera" del 30 giugno 2009 col titolo "Le lezioni di Argan, quando la critica diventa militanza" e il sommario " I suoi riferimenti sono privi di pedanteria; la sua intelligenza inventiva si coniuga sempre alla grande capacita' decisionale"] Ad almeno due generazioni d'italiani il manuale per i licei di Giulio Carlo Argan ha spalancato la porta della storia dell'arte. Le grandi istituzioni per la conservazione e lo studio del patrimonio artistico italiano, in particolare l'Istituto Centrale del Restauro, sono sorte esattamente come lui le aveva disegnate. Una rara destrezza nel nuotare in acque tempestose consenti' ad Argan di agire in profondita' anche dentro un regime con il quale non s'identificava, ma cui riteneva di saper imporre un programma su cio' che gli premeva, un'arte svincolata dalla retorica e non asservita. Immagino che dovunque stupisse per la sua intelligenza inventiva. Mandato alla soprintendenza di Modena, dopo che la destinazione a Trieste era apparsa come una specie di confino, sperimenta, nel 1935, la radiografia su di uno dei dipinti della Galleria Estense, e la relazione che scrive, che ora leggiamo in questa raccolta di scritti meno noti composta da un allievo fedele (Promozione delle arti, critica delle forme, tutela delle opere. Scritti militanti e rari, 1930-1942, a cura di Claudio Gamba, Christian Marinotti Edizioni, pp. 287, euro 26), e' subito un mirabile esempio di lettura critica e di conseguente capacita' decisionale. Argan era predisposto a fare l'educatore. Tutte le funzioni pubbliche, compresa quella di sindaco di Roma, furono considerate da lui come occasioni per educare. Gia' negli scritti giovanili traspare l'intento missionario; benche', in quelli piu' precoci qui pubblicati, il futuro maestro stia ancora imparando. Egli sta uscendo dall'orizzonte filologico della scuola di Adolfo Venturi per trovare la chiave filosofica del giudizio artistico. Il suo primo esercizio lo conduce a sfuggire al freddo giudizio negativo del Milizia su Palladio, ricorrendo a un poeta, a Goethe. Seguono i primi incontri con la scuola di Vienna. Dapprima affascinato dal sistema formale di Wickhof e di Riegl, poi in piena consonanza con il crociano Julius Schlosser. Nei confronti dell'architettura, sia antica che contemporanea, Argan applica gli schemi della pura visibilita', prescindendo dalla tormentata realta' del fare architettura. Ma il suo costante riferimento, nel giudizio sui contemporanei, all'Alberti e a Filarete, e' tutt'altro che pedante e non solo gli assicura il prestigio di cui ha goduto presso gli architetti contemporanei, ma fa di lui lo spiritus rector di quella fondamentale aspirazione a tenere insieme le istanze razionaliste e la tradizione, che distingue la nostra architettura funzionale dalle consorelle in Europa e in America. Il dialogo con gli architetti ha inizio nel '33 su "Casabella", ma gia' allora s'imponeva sul percorso di Argan la personalita' d'una acuta redattrice della rivista, Anna Maria Mazzucchelli, la musa di cui pero' il curatore della raccolta non sottolinea i grandi meriti. Argan l'avrebbe sposata nel 1939, quando si sarebbe trasferito a Roma, nel cuore del potere ministeriale, dove poco dopo avrebbe collaborato con Bottai. Una parte del volume diventa cosi' documento di storia delle istituzioni. Infine una vera sorpresa del libro (almeno per me) sono le rapide recensioni a mostre di artisti contemporanei. Argan e' il loro compagno di cordata, ma, a parte il commento a De Pisis, che e' un gioiello di scrittura, il suo occhio e' straordinariamente perspicace. Profetico quando, nel 1939, per esempio, individua le idiosincrasie di Fontana. La raccolta incomincia nel 1930 e finisce con il 1942: dodici anni di militanza in favore d'un'idea limpida della modernita'. 8. RILETTURE. GYORGY LUKACS: IL MARXISMO E LA CRITICA LETTERARIA Gyorgy Lukacs, Il marxismo e la critica letteraria, Einaudi, Torino 1953, 1964, pp. 478. Riapro dopo cosi' tanto tempo questa raccolta di saggi: scintillano ancora di salda intelligenza, di una cultura vasta e profonda e di un impegno civile e morale che noi giovani ci persuase per sempre all'impegno per la verita' e la giustizia. 9. RILETTURE. GYORGY LUKACS: IL ROMANZO STORICO Gyorgy Lukacs, Il romanzo storico, Einaudi, Torino 1965, 1977, pp. XVI + 510. Chi si azzarderebbe a negare che questo libro e' un capolavoro di intelligenza critica? Ricordo ancora quando studente lo lessi famelico in una biblioteca pubblica sentendo il respiro distendersi, le idee chiarirsi, lo sguardo - o forse era il mondo - farsi piu' spazioso, sentendo ad un tempo la complessita' e i nessi, e come nell'opera letteraria tutta si squadernasse la societa' e la storia. 10. RILETTURE. GYORGY LUKACS: LA DISTRUZIONE DELLA RAGIONE Gyorgy Lukacs, La distruzione della ragione, Einaudi, Torino 1959, 1974, 2 voll. per complessive pp. pp. XII + 880. Un'opera tanto vituperata, ed invece ancora straordinariamente acuta, e acuminata (anche nei suoi giudizi piu' crudi e ingenerosi); da leggere ovviamente in parallelo con Da Hegel a Nietzsche di Loewith e Ragione e rivoluzione di Marcuse. 11. RILETTURE. GYORGY LUKACS: ONTOLOGIA DELL'ESSERE SOCIALE Gyorgy Lukacs, Ontologia dell'essere sociale, Editori Riuniti, Roma 1976-1981, 2 voll. in 3 tomi per complessive pp. XVI + 412 (vol. I) e VI + 814 (vol. II in due tomi). L'ultima opera sistematica; cosi' aggettante, cosi' interrogante. 12. RILETTURE. GYORGY LUKACS: STORIA E COSCIENZA DI CLASSE Gyorgy Lukacs, Storia e coscienza di classe, Sugarco, Milano 1974, pp. LII + 426. Il capolavoro del 1923, in questa edizione con la prefazione del 1967. Un libro che t'innamora, e una vicenda esemplare. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 872 del 5 luglio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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