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Coi piedi per terra. 209
- Subject: Coi piedi per terra. 209
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 1 Jul 2009 09:53:19 +0200
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 209 del primo luglio 2009 In questo numero: 1. Un intervento del Comitato degli agricoltori viterbesi che si oppongono al mega-aeroporto 2. Il presidente della Camera dei deputati trasmette alla Commissione Trasporti la documentazione inviata dal Comitato che si oppone al mega-aeroporto a Viterbo 3. Il presidente della Commissione Sanita' del Senato scrive alla portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto 4. La solidarieta' dell'illustre scrittore e costruttore di pace Ettore Masina 5. Alcuni estratti da "Eco logo" di Stefano Apuzzo e Danilo Bonato 6. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo 1. DOCUMENTI. UN INTERVENTO DEL COMITATO DEGLI AGRICOLTORI VITERBESI CHE SI OPPONGONO AL MEGA-AEROPORTO [Dal Comitato degli agricoltori viterbesi che si oppongono al mega-aeroporto riceviamo e volentieri diffondiamo] Il Comitato degli agricoltori viterbesi esprime grande soddisfazione per il nulla di fatto del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) relativamente alla delibera di finanziamento del mega-aeroporto di Viterbo. Un mega-aeroporto che si vorrebbe realizzare praticamente dentro la citta' di Viterbo. Il Cipe non deve rendersi complice di quello che per interessi di pochi sarebbe solo uno scempio per la citta', per la salute dei suoi cittadini e per le loro attivita' economiche, prima di tutto quelle agricole. L'inquinamento da polveri e gas nocivi generato dagli aerei determinerebbe infatti un danno alla qualita' dei prodotti e la perdita del riconoscimento dei marchi di qualita' che sono attualmente vanto dell'agricoltura viterbese. Gli effetti dell'inquinamento si ripercuoterebbero anche sulle attivita' zootecniche con gravi danni economici ed occupazionali. * Pensiamo che le risorse pubbliche non dovrebbero essere sperperate, ma utilizzate per sostenere i prodotti agricoli tipici del viterbese, anche attraverso la costituzione di cooperative capaci di trasformare e promuovere la commercializzazione dei prodotti locali: in questa maniera si produrrebbe un indotto positivo capace di consolidare gli attuali posti di lavoro e capace di crearne altri e piu' numerosi. La valorizzazione delle attivita' e delle aziende agricole, insieme alla valorizzazione del termalismo, del turismo di qualita', del polo universitario cittadino, rappresentano secondo noi la piu' giusta e concreta risposta alla domanda di occupazione e sviluppo del nostro territorio. * Il Comitato degli agricoltori viterbesi chiede un incontro urgente a tutte le istituzioni ed ai rappresentanti del Cipe per illustrare quanto qui sinteticamente esposto. Il Comitato degli agricoltori viterbesi Viterbo, 29 giugno 2009 2. ISTITUZIONI. IL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI TRASMETTE ALLA COMMISSIONE TRASPORTI LA DOCUMENTAZIONE INVIATA DAL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO A VITERBO Il presidente della Camera dei deputati, on. Gianfranco Fini, ha scritto al Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo, comunicando di aver disposto la trasmissione della documentazione inviatagli dal Comitato - documentazione che dichiara e dimostra la nocivita' e l'illegalita' del mega-aeroporto a Viterbo - alla Commissione parlamentare competente, "affinche' i deputati che ne fanno parte possano prenderne visione ed assumere le iniziative che ritengano opportune". Cresce l'attenzione delle istituzioni alle forti ragioni dell'opposizione al mega-aeroporto. La realizzazione del mega-aeroporto avrebbe infatti come immediate conseguenze: a) lo scempio dell'area del Bulicame e dei beni ambientali e culturali che vi si trovano; b) la devastazione dell'agricoltura della zona circostante; c) l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali; d) un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico che sara' di grave nocumento per la salute e la qualita' della vita della popolazione locale (l'area e' peraltro nei pressi di popolosi quartieri della citta'); e) il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio gia' gravato da pesanti servitu'; f) uno sperpero colossale di soldi pubblici; g) una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio. 3. ISTITUZIONI. IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE SANITA' DEL SENATO SCRIVE ALLA PORTAVOCE DEL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO A VITERBO Il presidente della Commissione Igiene e Sanita' del Senato della Repubblica, il senator Antonio Tomassini, ha scritto alla dottoressa Antonella Litta, portavoce del comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo. Nella lettera il senatore Tomassini ringrazia la dottoressa Litta "per aver inviato un copioso ed approfondito dossier di documentazione, volto ad evidenziare i rilevanti rischi che potrebbero discendere sotto il profilo - tra gli altri - dell'impatto ambientale e della salute dei cittadini" dalla realizzazione del mega-aeroporto nell'area termale del Bulicame di Viterbo. Il presidente della Commissione Sanita' del Senato comunica anche che sara' sua cura "segnalare tale questione alla Commissione affinche' sia avviata un'opportuna riflessione al riguardo". E' crescente l'interessamento delle istituzioni alle inoppugnabili ragioni dell'opposizione al mega-aeroporto nocivo, distruttivo ed illegale. Come e' ormai dimostrato, infatti, La realizzazione del mega-aeroporto avrebbe come immediate conseguenze: lo scempio dell'area del Bulicame e dei beni ambientali e culturali che vi si trovano; la devastazione dell'agricoltura della zona circostante; l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali; un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico che sara' di grave nocumento per la salute e la qualita' della vita della popolazione locale (l'area e' peraltro nei pressi di popolosi quartieri della citta'); il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio gia' gravato da pesanti servitu'; uno sperpero colossale di soldi pubblici; una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio. 4. SOLIDARIETA'. LA SOLIDARIETA' DELL'ILLUSTRE SCRITTORE E COSTRUTTORE DI PACE ETTORE MASINA Ettore Masina, gia' testimone del Concilio Vaticano II, promotore di una delle piu' rilevanti iniziative italiane di solidarieta' con i popoli del sud del mondo, una delle figure piu' prestigiose della cultura della pace in Italia, ha espresso solidarieta' all'appello promosso dal comitato che si oppone al mega-aeroporto a Viterbo. * Ettore Masina, nato a Breno (Bs) il 4 settembre 1928, giornalista, scrittore, fondatore della Rete Radie' Resch, gia' parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura e della prassi di pace. Sulle sue esperienze e riflessioni si vedano innanzitutto i suoi tre libri autobiografici: Diario di un cattolico errante. Fra santi, burocrati e guerriglieri (Gamberetti, 1997); Il prevalente passato. Un'autobiografia in cammino (Rubbettino, 2000); L'airone di Orbetello. Storia e storie di un cattocomunista (Rubbettino, 2005). Tra gli altri suoi libri: Il Vangelo secondo gli anonimi (Cittadella, 1969, tradotto in Brasile), Un passo nella storia (Cittadella, 1974), Il ferro e il miele (Rusconi, tradotto in serbo-croato), El Nido de Oro. Viaggio all'interno del terzo Mondo: Brasile, Corno d'Africa, Nicaragua (Marietti, 1989), Un inverno al Sud. Cile, Vietnam, Sudafrica, Palestina (Marietti, 1992), L'arcivescovo deve morire. Monsignor Oscar Romero e il suo popolo (Edizioni cultura della pace, 1993 col titolo Oscar Romero, poi in nuova edizione nelle Edizioni Gruppo Abele, 1995), Comprare un santo (Camunia, 1994; O. G. E., 2006), Il volo del passero (San Paolo, tradotto in greco), I gabbiani di Fringen (San Paolo, 1999), Il Vincere (San Paolo, 2002). 5. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "ECO LOGO" DI STEFANO APUZZO E DANILO BONATO [Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di Stefano Apuzzo, Danilo Bonato, Eco logo. L'industria italiana difende o distrugge l'ambiente? Le pagelle ambientali, Nuovi Equilibri, Viterbo 2008, pp. 274] Indice del volume Presentazione di Mario Tozzi: Una competizione positiva: la corsa a salvare il pianeta; Introduzione di Stefano Apuzzo e Dando Bonato; Cosa fare dopo Kyoto? di Al Gore; Come costruire una societa' basata sull'energia rinnovabile? di Jeremy Rifkin; Quali politiche ambientali oggi in Italia? di Carlo Ripa di Meana; Destinati alla catastrofe? di Fulco Pratesi; Il capitalismo puo' convivere con l'ambiente? di Fabrizio Galimberti; Parte prima. Fare impresa nel rispetto dell'ambiente. Risvolti sociali e ambientali dell'industrializzazione, di Edgar Meyer; Innovazione tecnologica e riduzione degli impatti ambientali; Meccanismi flessibili per le imprese a salvaguardia dell'ambiente, di Guido Busato; Parte seconda. Le sfide per le imprese "verdi" in Italia. Clima; Aria; Energia; Acqua; Risorse; Sostenibilita'; Etica; Parte terza. Le pagelle ambientali dell'industria italiana. Impatto ambientale e azioni a difesa dell'ecosistema; Energia; Auto e Mobilita'; Chimica e Farmaceutica; Elettronica; Agroalimentare; Carta, Legno e Foreste; Tessile e Abbigliamento; Cemento; Siderurgia; Ingegneria e Costruzioni; Conclusioni; Parte quarta. I promotori di Eco Logo e fonti informative. Amici della Terra Lombardia; ReMedia; Class Onlus; Ecoqual'It: Dieci libri per approfondire; Dieci siti web per tenersi aggiornati; Il cittadino chiede... Le imprese rispondono! * Da pagina 5 Presentazione. Una competizione positiva: la corsa a salvare il pianeta, di Mario Tozzi, conduttore televisivo, presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano Eco Logo squarcia il velo della pubblicita' con l'ambizione di scoprire, tra i vari settori dell'industria quali, in realta', hanno comportamenti ambientalmente corretti e responsabili e quali no. Trovo affascinante l'idea di mettere a confronto, con tutte le cautele del caso, le prestazioni ambientali delle diverse squadre produttive italiane, segnalando i giocatori industriali che hanno la minore impronta ecologica sul campo della sostenibilita'. Le imprese intelligenti oggi risparmiano l'ambiente perche' questo fa risparmiare i loro budget. Per le aziende che hanno un brand, un logo, anzi un Eco Logo, da difendere sul mercato consumer, e' fondamentale promuovere una immagine linda e sensibile ai problemi del pianeta. I consumatori-cittadini, infatti, sono sempre piu' attenti a cio' che acquistano: secondo uno studio del 2007, negli ultimi due anni, il 50% dei consumatori ha preferito prodotti rispettosi dell'ambiente in termini di packaging, di ingredienti utilizzati o di relativi messaggi pubblicitari. Le imprese che hanno puntato sull'efficienza energetica, su "zero rifiuti", sulla riduzione dei consumi di acqua, hanno avuto significativi risparmi economici nelle bollette. Altre aziende hanno addirittura deciso di produrre l'energia autonomamente, con fonti rinnovabili e in co-generazione. Il gioco delle patenti ambientali alle imprese e ai comparti industriali, lanciato da questo volume, mi sembra, oltre che divertente, interessante perche' stimola una competizione in positivo tra le imprese a fare sempre di piu' per ridurre i propri impatti e sempre meglio nell'efficienza energetica e nella sostenibilita'. Un'ottima lettura per il pianeta Gaia. * Da pagina 7 Introduzione, di Stefano Apuzzo e Danilo Bonato Nei prossimi decenni la temperatura della Terra aumentera' di uno, di due, di quattro o di sei gradi? Potrebbe apparire una discussione accademica. Teorica. E invece stiamo parlando del nostro futuro e di quello dei nostri figli. Stiamo parlando del destino che potrebbe farci assistere, da anziani, alle inondazioni delle nostre citta' causate dallo scioglimento dei ghiacciai e dall'innalzamento dei mari. Secondo tutte le previsioni, se l'umanita' intera sara' cosi' brava da azzerare le emissioni di anidride carbonica tanto da contenere l'aumento della temperatura globale di "solo" due gradi, avremo comunque sconvolgimenti ambientali e sociali non indifferenti. Con questo scenario "ottimistico" potremmo assistere non all'estinzione del genere umano, bensi' all'inondazione di Venezia, del centro di Londra, di Miami e Manhattan, con tutte le coste mediterranee, incluse quelle italiane, ridotte a deserti aridi. Con l'aumento di un grado centigrado della temperatura globale scompaiono i piccoli ghiacciai, aumentano malaria e altre malattie tropicali, si scioglie il permafrost, scompaiono l'80% delle barriere coralline e si affievolisce la corrente del Golfo. Sarebbe solo l'inizio di una serie di eventi drammatici a catena. Con l'aumento di due gradi, l'acqua potabile diminuirebbe del 20-30%, la resa agricola si abbatterebbe del 10%, avremmo 60 milioni di nuovi casi di malaria in Africa, le alluvioni lungo le coste interesserebbero 10 milioni di persone in piu' e il ghiaccio della Groenlandia si scioglierebbe definitivamente. Con piu' quattro gradi centigradi la disponibilita' di acqua potabile diminuirebbe del 30-50% nell'area mediterranea, scomparirebbero i ghiacci dell'Himalaya e si prosciugherebbero i fiumi di India e Cina, favorendo migrazioni bibliche. La malaria arriverebbe in pianta stabile in Europa e le rese agricole diminuirebbero del 15-35%. La pesca diventerebbe quasi un lontano ricordo. Trecento milioni di persone in piu' sarebbero esposte alle alluvioni, sarebbe distrutta la foresta amazzonica e le tundre con la liberazione di gas metano e altri gas ad effetto serra che farebbero aumentare ancor di piu' la temperatura. Il livello del mare si innalzerebbe di 7 metri, sommergendo intere citta' costiere. Con l'innalzamento di cinque gradi centigradi il nostro pianeta diventerebbe irriconoscibile, con migrazioni di massa e conflitti e con la popolazione concentrata a ridosso delle calotte polari. Sei gradi di aumento della temperatura porterebbero a estinzioni di massa sulla terraferma e negli oceani, al pari di quanto accadde nell'era del Permiano, 251 milioni di anni fa. Questi scenari, a partire dall'innalzamento della temperatura di "solo" due gradi entro il secolo, data ormai per inevitabile da tutti gli scienziati del mondo, ci inquietano, ci allarmano e ci dicono che dobbiamo fare qualcosa. Ecco perche' siamo molto interessati a cosa sta facendo l'industria italiana per ridurre o azzerare il proprio impatto ambientale e le emissioni di CO2. Eco Logo scruta curioso nelle viscere dell'industria italiana e tenta di interpretarne la reale volonta' di rimboccarsi le maniche per raccogliere le sfide ambientali del prossimo decennio. I temi prioritari che le nostre imprese devono affrontare sono introdotti dai contributi di alcune personalita' di rilievo in campo scientifico, economico e ambientale, quali Al Gore, Fabrizio Galimberti, Fulco Pratesi, Jeremy Rifkin, Carlo Ripa di Meana che ci aiutano, attraverso riflessioni e domande, a introdurre in modo originale e appassionato la sfida che ci coinvolge tutti, imprese e cittadini, per assicurare un futuro al pianeta e ai nostri figli. * Da pagina 10 Cosa fare dopo Kyoto? di Al Gore, Premio Nobel per la Pace Noi - la specie umana - siamo giunti ad un momento decisivo. E' inaudito, e fa perfino ridere, pensare di poter davvero compiere delle scelte in quanto specie, ma e' proprio questa la sfida che ci troviamo davanti. La nostra casa - la Terra - e' in pericolo. Non e' il pianeta a correre il rischio di essere distrutto, ma le condizioni che lo hanno reso un luogo accogliente per gli esseri umani. Senza renderci conto delle conseguenze delle nostre azioni, abbiamo cominciato a riversare nel sottile involucro di aria che circonda il nostro mondo quantita' di anidride carbonica tali da arrivare letteralmente ad alterare l'equilibrio termico tra la Terra e il Sole. Se non ci fermeremo, e in fretta, la temperatura media crescera' a livelli che gli esseri umani non hanno mai sperimentato fino ad ora, mettendo fine al propizio equilibrio climatico su cui poggia la nostra civilta'. Nell'ultimo secolo e mezzo, sempre piu' freneticamente, abbiamo estratto dal terreno quantita' sempre maggiori di carbonio, principalmente sotto forma di petrolio e carbone, bruciandolo al ritmo di 70 milioni di tonnellate di CO2 riversate ogni 24 ore nell'atmosfera terrestre. Le concentrazioni di anidride carbonica, che non erano mai salite oltre il livello di 300 parti per milione (ppm) da almeno un milione di anni a questa parte, sono cresciute dalle 280 ppm dell'inizio del boom del carbone fino alle 383 ppm di quest'anno. La conseguenza diretta e' che molti scienziati adesso ci avvertono che ci stiamo avvicinando a una serie di "punti di non ritorno", che nel giro di dieci anni potrebbero metterci nell'impossibilita' di evitare danni irreparabili all'abitabilita' del pianeta per gli esseri umani. Negli ultimi mesi, nuovi studi hanno dimostrato che la calotta glaciale artica, che aiuta il pianeta a raffreddarsi, si sta sciogliendo a ritmi quasi tre volte piu' veloci di quanto previsto dai piu' pessimistici tra i modelli elaborati al computer. Se non agiremo, nel giro di appena 35 anni il ghiaccio potrebbe arrivare a scomparire completamente nei mesi estivi. All'altra estremita' del pianeta, al Polo Sud, gli scienziati hanno scoperto nuove prove di scioglimento della neve in un'area dell'Antartide occidentale grande quanto la California. Non e' una questione politica. E' una questione morale, che riguarda la sopravvivenza della civilta' umana. Non e' una questione di destra o di sinistra, e' una questione di giusto o sbagliato. Per metterla in termini semplici, e' sbagliato compromettere l'abitabilita' del nostro pianeta e rovinare il futuro di tutte le generazioni che verranno dopo di noi. Il 21 settembre del 1987, il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan disse: "Ossessionati come siamo dagli antagonismi del momento, spesso ci dimentichiamo quante cose uniscano tutti noi membri della razza umana. Forse ci serve una minaccia esterna, universale, per riconoscere questo legame comune. Ogni tanto penso che le nostre divergenze scomparirebbero rapidamente se ci trovassimo a fronteggiare una minaccia aliena proveniente da un altro mondo". Noi - tutti noi - ci troviamo ora di fronte a una minaccia universale, che non proviene da un altro mondo, ma che e', cionondimeno, di portata globale. Compariamo due pianeti del nostro sistema solare, la Terra e Venere: i due corpi celesti hanno dimensioni quasi identiche, e un quantitativo di carbonio quasi identico. La differenza e' che sulla Terra la maggior parte di questo carbonio si trova sottoterra, depositato da varie forme di vita nel corso degli ultimi 600 milioni di anni, mentre su Venere la maggior parte del carbonio si trova nell'atmosfera. Il risultato e' che mentre sulla Terra la temperatura media equivale a un gradevolissimo 15 gradi centigradi, su Venere lo stesso parametro schizza fino a 464. Certo, Venere e' piu' vicina al Sole, ma la colpa non e' del nostro astro: Venere e' mediamente tre volte piu' calda di Mercurio, che e' il pianeta piu' vicino al Sole in assoluto. La colpa e' dell'anidride carbonica. Questa minaccia ci impone, come diceva Reagan, di unirci nella consapevolezza di cio' che ci accomuna. Su tutti e sette i continenti, il concerto Live Earth ha attirato l'attenzione del genere umano per dare il via a una campagna triennale che renda tutti gli abitanti del pianeta consapevoli che la crisi climatica puo' essere risolta in tempo per evitare la catastrofe. I singoli individui sono uno degli elementi della soluzione. Citando Buckminster Fuller: "Se il successo o il fallimento di questo pianeta, e della specie umana, dipendesse da quello che sono e da quello che faccio, come sarei? E che cosa farei?". L'azione individuale dovra' indirizzare e guidare l'azione dei governi, e gli americani da questo punto di vista hanno una responsabilita' speciale: per gran parte della nostra breve storia, gli Stati Uniti e il popolo americano hanno garantito al mondo la loro leadership morale. Il Bill of Rights, i principi democratici inscritti nella Costituzione, la sconfitta del fascismo nella seconda guerra mondiale, la vittoria sul comunismo e la conquista della Luna, sono tutti risultati della leadership americana. Una volta di piu', noi americani dobbiamo unirci e premere sul nostro governo perche' raccolga questa sfida globale. La leadership americana e' una precondizione per il successo. A questo scopo, dovremo esigere dai nostri governanti che gli Stati Uniti sottoscrivano, nel giro dei prossimi due anni, un trattato internazionale che tagli le emissioni inquinanti del 90% nei Paesi sviluppati e di oltre la meta' a livello mondiale, in tempo perche' la prossima generazione possa ricevere in eredita' una Terra in buona salute. Questo trattato segnera' un nuovo sforzo. Io sono fiero del ruolo che ho avuto durante l'amministrazione Clinton nei negoziati per il protocollo di Kyoto, ma sono del parere che quell'accordo sia stato demonizzato a tal punto, negli Stati Uniti, che probabilmente non potra' mai venire ratificato, piu' o meno come accadde ai tempi dell'amministrazione Carter, nel 1979, quando il governo non riusci' a spuntare la ratifica di un ambizioso trattato per la limitazione degli armamenti strategici. E in ogni caso, tra breve prenderanno il via i negoziati per arrivare a un trattato piu' ambizioso sul problema dei cambiamenti climatici. Percio', cosi' come il presidente Reagan cambio' nome e modifico' l'accordo Salt (ribattezzato in Start), dopo averne, tardivamente, riconosciuto la necessita', il nostro prossimo presidente dovra' concentrarsi immediatamente sul raggiungimento di un nuovo accordo, ancora piu' ambizioso, per la lotta contro i cambiamenti climatici. Dobbiamo puntare a completare questo trattato globale entro la fine del 2009, e non aspettare fino al 2012, come previsto attualmente. Se per l'inizio del 2009 gli Stati Uniti avranno gia' messo in campo una serie di misure interne per ridurre le emissioni di gas serra, sono sicuro che quando daremo all'industria un traguardo da raggiungere e gli strumenti e la flessibilita' per ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica, riusciremo a completare e a ratificare in tempi rapidi un nuovo trattato. Quella che abbiamo di fronte, d'altronde, e' un'emergenza planetaria. Un nuovo trattato prevedera', in ogni caso, come gia' Kyoto, gradi differenziati di impegno: ai Paesi saranno richiesti sforzi di diversa entita', tenendo conto di quanto hanno contribuito, storicamente, a creare questo problema, e tenendo conto della loro capacita' relativa di sostenere gli oneri del cambiamento. E' un precedente consolidato nel diritto internazionale, e non esistono altri modi per procedere. Qualcuno cerchera' di distorcere questo precedente utilizzando argomentazioni xenofobe e nazionalistiche per dire che ogni Paese dovrebbe essere tenuto a rispettare gli stessi standard. Ma perche' Paesi che hanno un quinto del nostro prodotto interno lordo, Paesi che in passato non hanno contribuito se non maniera marginalissima a creare questa crisi, dovrebbero sopportare lo stesso sforzo degli Stati Uniti? Siamo cosi' spaventati da questa sfida da non riuscire ad assumere un ruolo guida? I nostri figli hanno diritto a pretendere da noi una maggiore responsabilita', ora che e' il loro futuro - anzi, il futuro di tutta la civilta' umana - ad essere in bilico. Meritano qualcosa di meglio di un governo che censura i dati scientifici piu' attendibili e se la prende con quegli scienziati onesti che cercano di metterci in guardia dalla catastrofe incombente. Meritano qualcosa di meglio di politici che se ne stanno con le mani in mano e non fanno niente per affrontare la sfida piu' grande che il genere umano abbia mai dovuto affrontare, perfino ora che il pericolo, ormai, incombe su di noi. Noi ci dobbiamo concentrare sulle opportunita' che derivano da questa sfida. Nuovi posti di lavoro, nuove occasioni di profitto spunteranno fuori una volta che le grandi aziende si saranno messe in moto con decisione per cogliere le colossali opportunita' economiche offerte da un futuro di energia pulita. Ma c'e' qualcosa di ancora piu' prezioso da guadagnare se faremo la cosa giusta. La crisi climatica ci offre l'occasione di sperimentare quello che poche generazioni nel corso della storia hanno avuto il privilegio di sperimentare: una missione generazionale, un obiettivo morale convincente, una causa comune e l'entusiasmante prospettiva di venire obbligati dalle circostanze a mettere da parte le meschinita' e i conflitti della politica per abbracciare una sfida autenticamente morale e spirituale. * Da pagina 72 Clima. Conto alla rovescia per fermare la distruzione del pianeta: ridurre la CO2 ed eliminare le sostanze ozonolesive Non ci sono piu' dubbi: siamo nei guai. Il 2007 e' l'anno in cui il mondo politico e scientifico, pressoche' all'unanimita', si e' accorto degli sconvolgimenti climatici in atto. Le centinaia di ricercatori, climatologi e scienziati dell'Ipcc, (Intergovernmental Panel on Climate Change), l'organismo dell'Onu che si occupa di mutamenti climatici, hanno visto riconosciuto il proprio lavoro con l'assegnazione del Premio Nobel per la Pace, insieme all'ex vicepresidente Usa, Al Gore, il cui documentario Una scomoda verita' ha ricevuto anche l'Oscar. Oggi possiamo affermare che il mondo ha preso atto di "avere la febbre", nonostante le sdrammatizzazioni di alcuni scienziati-petrolieri non sempre liberi da condizionamenti economici, l'ottimista-economista scettico danese Bjorn Lomborg e qualche burocrate della Casa Bianca in epoca Bush che correggeva a penna i dossier climatici per renderli meno allarmanti. Ci estingueremo come i dinosauri? La domanda e' provocatoria certamente, ma non cosi' lontana dalla realta'. Il riscaldamento globale sta gia' provocando estinzioni di massa, di altre specie, certamente. Ma chi ci dice che - prima o poi - non tocchera' anche a quella umana? Il nostro impeccabile ottimismo non bastera' a metterci al riparo dagli effetti dei danni che abbiamo e che stiamo provocando al pianeta. Le estinzioni di massa del passato sono state causate per lo piu' da mutamenti climatici e i climatologi stimano che lo stesso avverra' nei prossimi due secoli. L'estinzione di massa piu' eclatante delle ere piu' recenti risale a 65 milioni di anni fa, quando una temperatura di 4 gradi centigradi piu' alta di quella odierna, nel Cretaceo, causo' la sparizione in massa delle specie viventi. 251 milioni di anni fa, durante il periodo del Permiano, si estinsero il 95% delle specie marine e il 70% di quelle terrestri. Le previsioni dei climatologi suggeriscono che, al ritmo attuale di "global warming", entro la fine del secolo, le temperature sulla Terra potrebbero aumentare addirittura di 6,4 gradi centigradi. Gli scienziati dell'Ipcc concordano anche sul conseguente aumento del livello dei mari, dai 18 ai 59 centimetri entro la fine del secolo. Ogni centimetro di aumento del livello dei mari comporta la perdita di un metro di costa e non e' secondario il fatto che milioni di persone vivono su terreni che si trovano ad un metro sul livello del mare (ad esempio il Bangladesh con i suoi 17 milioni di abitanti). Quanto ci costano le emissioni? Esistono costi esterni al global warming che non vengono mai censiti e quantificati, come i disastri causati da alluvioni, dissesto idrogeologico, erosione costiera, stagioni impazzite con disastri sull'economia turistica, frane, assenza di neve, mucillagini, aumento delle richieste energetiche. Esistono, invece, dei costi certi: sono quelli derivanti dalle multe che l'Unione Europea comminera' presto all'Italia se il nostro Paese non ridurra' le emissioni inquinanti come sottoscritto e previsto dal Protocollo di Kyoto. Obiettivi di riduzione che, dal 1997, data della sottoscrizione del Protocollo, sono stati ignorati da tutti i governi che si sono succeduti, senza distinzione alcuna di colore politico. Anzi, le emissioni dell'Italia, anziche' diminuire, sono aumentate di oltre il 10%. Il Piano sulla riduzione delle emissioni per il periodo 2008-2012, presentato a Bruxelles dal governo italiano, prevede la riduzione del 6,3% delle emissioni di CO2, ovvero meno 35-40 milioni di tonnellate di CO2 l'anno, con un impatto finanziario complessivo annuale intorno ai 23 miliardi. La cancelliera tedesca Angela Merkel, divenuta anch'essa paladina dell'ambiente, intervenendo sui cambiamenti climatici affermo': "Quanto piu' a lungo ignoreremo l'indispensabile, tanto piu' costoso sara' dopo fare l'inevitabile". Parole sante! La temperatura globale media e' aumentata di 0,6 gradi centigradi dall'inizio della rivoluzione industriale. Non sembra molto, ma le conseguenze sono enormi. Le calotte glaciali si stanno riducendo anno dopo anno. Situazioni climatiche estreme e cicloni sono in continuo aumento. Basti pensare che qualche decennio fa nei Caraibi si verificava un uragano devastante ogni quattro anni, oggi ne abbiamo almeno due l'anno. L'esempio piu' eclatante e drammatico dei danni che puo' provocare la natura ferita dall'uomo e' l'alluvione di New Orleans. I cambiamenti climatici stanno gia' provocando danni all'ecosistema e mettendo in pericolo la vita di milioni di persone. E questo e' solo l'inizio. Il problema non si e' mai presentato in forme cosi' drammatiche ed evidenti nel passato. Colpisce l'intero pianeta e mette a repentaglio la vita delle persone di tutti i Paesi in tutti i continenti. * Da pagina 118 Case history. Acqua pura e pubblica da Cap e Tasm Il Cap, Consorzio Acqua Potabile, nasce e si sviluppa con la costruzione dei primi acquedotti nel milanese. Un cammino iniziato oltre settant'anni fa e che consente oggi di fornire acqua potabile ad oltre 200 Comuni. Di per se' il mestiere del Cap e' molto semplice da raccontare; gestisce i pozzi e cura la sicurezza della falda e della distribuzione di acqua a moltissimi Comuni della provincia di Milano, Lodi, Pavia e Monza-Brianza e attinge l'acqua distribuita ai cittadini dai propri pozzi che son gli stessi che portano l'acqua nelle case. Perche' il Cap contribuisce alla qualita' dell'ambiente attraverso la gestione della risorsa "acqua"? Dai tempi dell'allarme "atrazina", un fertilizzante chimico i cui residui erano presenti in quantita' nelle acque dei rubinetti negli anni '80, la gente consuma, con un incredibile incremento annuo, acqua in bottiglia. Nessuno si chiede se davvero l'acqua in bottiglia sia piu' salubre e piu' controllata di quella dei pozzi, si usa acquistarla al supermercato, ormai per abitudine, da anni. Eppure, l'acqua in bottiglia rischia a volte di essere di qualita' inferiore rispetto a quella che scorre dai rubinetti delle nostre abitazioni. L'acqua nelle bottiglie di plastica puo' trascorrere mesi, addirittura anni, li' dentro, prima di essere bevuta. Spesso le cataste di bottiglie di plastica, che contengono l'acqua che poi noi berremo, sono lasciate sotto il sole, con il rischio che la composizione chimica della plastica rilasci sostanze venefiche nel liquido (ad esempio gli ftalati), reagendo con il calore e con la luce intensa. Nelle citta' della Lombardia, in particolare nei comuni della Provincia di Milano, grazie all'iniziativa di Tasm (Consorzio Tutela Ambientale Sud Milano), del Cap (Consorzio Acqua Potabile) e delle amministrazioni locali, sono sorte molte case dell'acqua che distribuiscono gratuitamente acqua refrigerata e addizionata di anidride carbonica (frizzante). Le fontane con acqua refrigerata e condizionata sono prese d'assalto a tutte le ore della giornata, con file di gente armata di bottiglie e taniche. Eppure, e' bene ricordarlo, quella che sgorga dai rubinetti delle fontane pubbliche o delle case dell'acqua e' la stessa, identica, acqua che scorre dai rubinetti delle nostre case. Se si prova a farlo presente ci si sentira' rispondere: "No, non e' possibile, quell'acqua ha un sapore diverso, e' molto piu' buona, si sente... e poi quella dei rubinetti e' piena di calcare...". L'unica differenza e' che l'acqua della fontana pubblica o delle case dell'acqua e' refrigerata (ma i frigoriferi esistono anche a casa nostra) e addizionata di anidride carbonica, quindi resa frizzante. La sensibile percezione diversa di gusto tra l'acqua del rubinetto e quella delle case dell'acqua puo' essere dovuta alla maggiore prossimita' tra il rubinetto della fontana pubblica e il pozzo di prelievo che, in genere, si trova pochi metri sotto la stessa casa dell'acqua. L'acqua che giunge nelle nostre case fa, ovviamente, un percorso piu' lungo. A tutela dei cittadini tutti i pozzi gestiti dal Cap (o dal Tasm) sono sottoposti a vigilanza costante per verificare l'eventuale presenza di residui pericolosi per la salute umana, tra i quali fitofarmaci, metalli pesanti o altri inquinanti organici. In questi anni, nessuno di questi ingredienti pericolosi e' stato rinvenuto nell'acqua distribuita dal Cap. Quando viene ritenuto necessario, la stessa acqua viene trattata con i carboni attivi. Le percentuali di residui consentiti dalla legge, per l'acqua di falda, sono molto piu' severi di quanto la stessa legge non consenta per le cosiddette "acque minerali" in bottiglia. Inoltre, per le acque imbottigliate, i controlli sono saltuari, occasionali e spesso demandati alla buona volonta' di qualche Procura della Repubblica o dei Nas dei Carabinieri. C'e' chi spende un euro la bottiglia per portarsi a casa "l'acqua da tavola", che altro non e' che la stessa identica acqua del rubinetto, imbottigliata, distribuita e reclamizzata. L'esempio virtuoso del Cap, del Tasm e dei Comuni da essi serviti ci ricorda di ritornare alle cose semplici e normali, come aprire il rubinetto di casa per bere, oppure, in alternativa andare a piedi alla fontana pubblica o alla casa dell'acqua piu' vicina per prelevare acqua fresca, viva, zampillante, sicura e pulita. * Da pagina 180 Impatto ambientale e azioni a difesa dell'ecosistema Quanto e' importante per una nazione moderna avere un'industria competitiva? Industria vuol dire ricchezza, posti di lavoro, sviluppo. Quattordici milioni di italiani trascorrono le loro giornate lavorative in oltre tre milioni di imprese, molte delle quali di dimensioni piccolissime, impegnati a fabbricare, inventare, progettare e vendere. Dall'industria arrivano prodotti e servizi indispensabili per la nostra vita quotidiana. Come potremmo vivere senza l'automobile, il dentifricio al fluoro, il nostro mensile preferito, i jeans firmati e i cereali per la prima colazione? Quando compriamo questi oggetti dovremmo pero' sapere che c'e' un altro conto da pagare: quello ambientale. L'industria, nel suo complesso, consuma circa un terzo dell'energia utilizzata in Italia ed e' responsabile, considerando anche il settore energetico, dell'emissione di una quantita' enorme di tonnellate di CO2 equivalenti (quella che causa l'alterazione del clima attraverso l'effetto serra), oltre 290 milioni. Fortunatamente negli ultimi anni la sensibilita' delle imprese industriali nei confronti dell'ambiente e' cresciuta. Cio' e' avvenuto sia a seguito dell'emanazione di normative piu' specifiche in materia di protezione dell'ambiente, sia grazie al diffondersi di strumenti di gestione ambientale ad adesione volontaria. Parallelamente si e' assistito alla progressiva crescita della coscienza verde nell'opinione pubblica, sempre piu' consapevole della necessita' di interventi finalizzati alla prevenzione e riduzione degli impatti indesiderati delle attivita' produttive sull'ambiente. Eco Logo studia dieci settori industriali sotto il profilo ambientale, prendendo in esame due macro-indicatori: impatto e azione. Impatto: esprime in modo sintetico il "peso" di un settore in termini di danno potenziale che le sue attivita' possono causare all'ecosistema. Nel produrre determinati beni e servizi richiesti dal mercato, un settore puo' danneggiare l'ambiente piu' o meno gravemente. Quanto piu' e' elevato l'impatto ambientale di un settore, tanto piu' il suo impegno per l'ambiente potra' risultare decisivo. L'impatto ambientale riguarda una pluralita' di fattori quali la pericolosita' intrinseca dei prodotti e dei processi produttivi, il consumo di risorse naturali, l'uso del suolo e gli effetti sul territorio, la produzione di rifiuti, le emissioni, i rischi di incidente rilevante. Azione: esprime l'ampiezza, la qualita' e l'efficacia degli interventi adottati da ciascun settore nel corso degli ultimi cinque anni a favore dell'ambiente. Si puo' trattare di nuovi modelli di business, di prodotti e processi "verdi", di innovazioni tecnologiche, il cui tasso di adozione puo' essere piu' o meno elevato nell'ambito dei differenti settori. L'analisi non guarda tanto alle certificazioni ambientali (quali Emas, Iso 14001, Ecolabel), molto diffuse nel nostro Paese e di cui non si intende sminuire l'importanza, ma cerca di comprendere la reale efficacia dei progetti realizzati nei diversi settori dell'industria. Le pagelle ambientali non hanno la pretesa di essere esaustive, ne' tantomeno di rappresentare una "verita' assoluta". Si tratta del punto di vista degli autori, basato sia sui dati pubblici forniti dalle associazioni di categoria, sia su report indipendenti di analisti ed esperti. I voti sono espressi secondo una scala che va da 1 a 10. Le pagelle aiutano a comprendere quali sono i settori dell'industria italiana su cui "puntare i riflettori", in quanto su di essi poggiano le comuni speranze di trovare soluzioni efficaci a problemi quali il riscaldamento climatico, la crisi energetica e l'inquinamento dell'ecosistema. L'industria italiana: 3,5 milioni di imprese; 14 milioni di addetti; 1/3 dei consumi di energia del Paese; 290 milioni di tonnellate di CO2 immessa nell'ambiente... 6. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 209 del primo luglio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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