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Minime. 861
- Subject: Minime. 861
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 24 Jun 2009 01:06:06 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 861 del 24 giugno 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Francesca Caferri intervista Shirin Ebadi 2. Francesca Donner intervista Roya Hakakian 3. Annamaria Rivera: L'utilizzatore finale 4. Unione donne in Italia: Il 25 giugno in piazza a Napoli 5. Dacia Maraini: L'esempio 6. Massimo Ortalli: Leggere l'anarchismo 2. La storia, le storie, il pensiero (parte seconda) 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. IRAN. FRANCESCA CAFERRI INTERVISTA SHIRIN EBADI [Dal quotidiano "La Repubblica" del 23 giugno 2009 col titolo ""In Iran censura e violenza: chiedo l'aiuto dell'Europa" e il sommario "L'avvocato pacifista oggi a Bruxelles per un appello alla Ue: tornero' a Teheran ma ora sono piu' utile qui. La Nobel Shirin Ebadi: le proteste non si fermeranno. Tutto il mondo ha visto quanto sono state pacifiche le manifestazioni. E quanto e' stata violenta la risposta del governo"] Avrebbe voluto tornare in Iran, ma i suoi amici l'hanno fermata. Da dieci giorni Shirin Ebadi e' in Europa. Gli occhi sono fissi a Teheran, dove la premio Nobel si ripromette di rientrare fra pochi giorni, ma la scelta, per ora, e' quella di rimanere lontana da casa, dove rischia l'arresto, per far sentire al mondo la voce dei riformisti iraniani. "Sono piu' utile fuori dal Paese che all'interno, dove regna la censura", spiega. La settimana scorsa la Ebadi e' andata alle Nazioni Unite di Ginevra per chiedere che le elezioni siano annullate. Ieri ha ripetuto questo messaggio all'Alto rappresentante per la politica estera della Ue Javier Solana: nelle prossime ore lo ribadira' al Parlamento europeo. * - Francesca Caferri: Signora Ebadi, la tensione nel suo Paese e' altissima. Si aspettava quello che e' successo quando e' partita, il giorno delle elezioni? - Shirin Ebadi: No. Tutti si aspettavano che avrebbe vinto Moussavi. Era un'opinione condivisa. Poi ci sono stati quei risultati e le persone hanno cominciato a chiedersi dove fossero finiti i loro voti. Ed e' esplosa la rabbia: non sono stati solo gli annunci sui falsi risultati che hanno fatto infuriare la gente. Ma soprattutto le premature congratulazioni della Guida suprema Khamenei ad Ahmadinejad. Nessuno poteva aspettarsi che le leggi venissero violate in questa maniera. Ne' tantomeno questo comportamento verso il popolo. * - Francesca Caferri: Quindi lei pensa che ci siano stati brogli nei risultati... - Shirin Ebadi: Gli oppositori di Ahmadinejad e le persone che dimostrano in piazza lo pensano. Giustamente, ritengo. I raid dei poliziotti dopo il voto, quando sono stati attaccati i dormitori degli studenti universitari e molte persone sono state arrestate, rendono questa ipotesi piu' credibile. Ma a questo punto il fatto piu' importante non sono piu' i brogli ma la maniera in cui sono state trattate le persone che partecipavano alle proteste. La gente che manifesta pacificamente non merita di ricevere pallottole come risposta. Nessuno immaginava che il governo fosse cosi' crudele e violento. Sono state aggredite persone indifese: la Costituzione iraniana dice che le manifestazioni e i raduni pacifici devono essere consentiti. Questo non e' stato rispettato. Tutto il mondo ha visto quanto pacifiche fossero le manifestazioni del popolo iraniano e quanto violenta la risposta. * - Francesca Caferri: Da fuori questa appare soprattutto come una rivolta di giovani e di donne: la sorprende? - Shirin Ebadi: No. Sia i giovani che le donne negli ultimi anni hanno sofferto per la diseguaglianza, che comunque ha toccato tutta la popolazione. Volevano piu' liberta', non erano soddisfatti, volevano cambiare. Pensavano, come tanta gente, che i riformisti avrebbero vinto. Sarebbe andata cosi' se non ci fossero stati i brogli che hanno portato alla vittoria di Ahmadinejad. Di fronte a questo il popolo iraniano ha chiesto di annullare le elezioni: e non si fermera' fino quando questo non succedera'. * - Francesca Caferri: Anche se questo significhera' piu' violenza? - Shirin Ebadi: Le persone che sono a favore delle riforme non ricorrono alla violenza. Non e' nel loro modo di comportarsi. La violenza e' venuta dalla parte della polizia e del governo. Le proteste continueranno, la gente non usera' la violenza, cosi' come non l'ha usata fino a questo momento: in questa maniera otterra' i risultati che vuole. 2. IRAN. FRANCESCA DONNER INTERVISTA RIYA HAKAKIAN [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione la seguente intervista nella sua traduzione] Roya Hakakian, giornalista nata a Teheran, e' l'autrice di numerose raccolte di poesie e del romanzo autobiografico Viaggio dalla Terra del No. Poiche' ha lasciato l'Iran nel 1984 all'eta' di 18 anni non le e' mai stato permesso di tornare nel proprio paese. * - Francesca Donner: Qual e' stata la tua prima reazione nel vedere donne fra i dimostranti nelle strade dell'Iran? - Roya Hakakian: La presenza delle donne non e' affatto una sorpresa per me. Sono decenni che l'Iran ha un vigoroso movimento femminista. Negli ultimi anni '90 la nuova generazione si e' fatta avanti, e nei primi anni del 2000 le donne si sono organizzate ed unite in modi che non avevano piu' sperimentato sin dalla rivoluzione del 1979. La cosa e' cominciata con il movimento raccoltosi attorno alla petizione per porre fine alle condanne a morte delle donne per lapidazione, e si e' espansa sino a divenire la campagna "Un milione di firme". Percio', quel che ho visto e' esattamente quel che mi aspettavo. * - Francesca Donner: Che rischi stanno correndo i dimostranti? - Roya Hakakian: Enormi. Solo guardando le fotografie e i video ti accorgi che il regime sta usando delle tattiche particolari: agenti travestiti armati di lame circolano tra la folla e aggrediscono i dimostranti dall'interno mentre questi si sentono relativamente al sicuro, convinti di essere circondati da persone che la pensano come loro. Non e' lontanamente paragonabile alla situazione del 1978-1979, quando lo Scia' venne rovesciato. Sebbene io fossi molto giovane, ero conscia della nettezza del confronto: la gente sapeva chi stava fronteggiando, c'era una chiara contrapposizione tra le guardie ed i soldati dello Scia' e il resto del popolo. I confini erano chiari, allora, ma il presente regime non agisce cosi'. Alcuni giornalisti hanno notato l'uso di polizia che non parla persiano. Poiche' il regime teme che la lealta' dei poliziotti possa andare altrove, ha importato truppe per il controllo della folla da altri paesi arabi, di modo che i dimostranti non possano comunicare con loro. Gli iraniani parlano persiano, gli arabi parlano arabo, e cio' rende difficile comunicare e far passare la polizia dall'altra parte. Credo che a questo punto al regime non importi piu' chi ha di fronte, se donne o uomini, giovani o vecchi. L'unica misura che puo' garantire un certo grado di sicurezza e' il numero delle persone che scendono in strada. Negli scorsi 15 anni, non abbiamo mai avuto manifestazioni da un milione di persone. Negli ultimi giorni piu' di un milione di persone hanno marciato per le strade di Teheran. La gente dev'essere talmente disgustata da essere pronta a pagare il prezzo che la protesta richiede. * - Francesca Donner: E' un momento di cambiamento per le donne? - Roya Hakakian: Si'. Il movimento femminista, che non e' mai scomparso in Iran, si e' unito ad altri movimenti contrari al regime. Cio' era accaduto in Iran anche alla fine degli anni '70, ma purtroppo ebbe un effetto terribile sul movimento delle donne. Le donne in qualche modo si convinsero che le restrizioni alla loro liberta' non erano poi cosi' importanti, che dovevano fare sacrifici per il bene comune, cosi' lo Scia' se ne ando', e arrivarono i veli. Questa generazione di femministe e' molto piu' avvisata al proposito. E i movimenti sociali sono molto piu' favorevoli alle cause delle donne di quanto lo fossero negli anni '70. Trent'anni piu' tardi, gli uomini iraniani hanno compreso che il loro destino e' legato a quello delle donne iraniane: se le donne stanno meglio, gli uomini staranno meglio anche loro. * - Francesca Donner: La moglie di Mousavi, Zahra Rahnavard, rappresenta in qualche modo il volto nuovo delle donne in Iran? - Roya Hakakian: La sua presenza sulla scena politica e' una manifestazione della forza del movimento femminista. E' stata una strategia intelligente che lei fosse visibile. Mousavi voleva appellarsi alle donne, che costituiscono un grosso blocco elettorale, sono tenaci e sanno come organizzarsi. Cosi' Mousavi, piu' che a chiunque altro, ha parlato al movimento femminista. * - Francesca Donner: Che ruolo giocano internet e la moderna tecnologia nell'aiutare le iraniane a portare il loro messaggio all'esterno? - Roya Hakakian: Penso un ruolo enorme. Io ho una pagina su Facebook dove centinaia di persone sono diventate mie amiche dall'Iran. E' gente che non ho mai visto o conosciuto. Postano fotografie, videoclips, notizie. Non ho avuto bisogno di guardare nessun telegiornale, guardo il telegiornale solo per misurare la differenza di tempo fra la velocita' dei network sociali e la lentezza delle televisioni nel riportare le notizie. * - Francesca Donner: Cos'hai saputo negli ultimi anni della situazione delle donne in Iran? Le loro vite sono cambiate o no? - Roya Hakakian: Le situazioni variano. La vita puo' essere molto differente per una donna che abiti in una grande citta' o in un remoto villaggio. C'e' stata pero' una grande metamorfosi dal 1979, quando il regime comincio' ad erodere e cancellare i diritti delle donne che sotto lo Scia' il movimento femminista era persino riuscito ad estendere. Il regime teocratico ha adottato un approccio molto "macho", e ha visto come una priorita' assoluta lo spingere indietro le donne. Ha istituito i codici di abbigliamento ed ha chiuso importanti campi accademici alle donne, come la legge e l'ingegneria. Non aveva messo in conto l'enorme contrattacco che ne sarebbe scaturito, e non solo da donne che avevano goduto delle loro liberta'. Le sfide sono venute al regime anche dall'interno, dalle "loro" donne, che hanno detto: "Siamo musulmane, abbiamo il velo in testa e vogliamo partecipare. Continuate a ripeterci che siamo fratelli e sorelle, percio', fintanto che siamo devote, dovete garantirci pari opportunita'". Il regime aveva promosso e incoraggiato le donne "devote", e spesso erano donne che non avevano mai pensato a se stesse fuori dalla cucina, percio' esse si sono sentite legittimate a protestare. E' stato un risvolto a cui gli uomini non avevano pensato. Queste donne hanno contribuito a coltivare un'intera generazione che in precedenza non era politicamente attiva. * - Francesca Donner: A questo punto, qual e' la tua piu' grande speranza per le donne iraniane? - Roya Hakakian: Che ottengano una piu' vasta solidarieta' e che si dedichino con forza alla causa femminista. Molto di quel che vediamo in questo stesso momento, quello che percepiamo come un grande movimento sociale contro i brogli elettorali, viene in realta' dall'enorme ammontare di attivita' svolte nel corso degli anni dal movimento femminista. Le donne sono quelle che hanno messo insieme le infrastrutture, che hanno pianificato ed organizzato le manifestazioni, e sanno come farlo bene. Il movimento odierno deve moltissimo della sua esistenza a quello delle donne, ed alle infrastrutture che le donne hanno costruito. * - Francesca Donner: Cosa possono fare le persone che in tutto il mondo vorrebbero mostrare il loro sostegno all'eguaglianza delle donne in Iran? - Roya Hakakian: Si potrebbe cominciare una campagna portando nastri o distintivi. Ma soprattutto dobbiamo tenere in mente questo: siamo tutti molto piu' connessi, come esseri umani, di quanto lo siamo mai stati. I nostri destini sono legati insieme, interdipendenti. 3. EDITORIALE. ANNAMARIA RIVERA: L'UTILIZZATORE FINALE [Ringraziamo Annamaria Rivera (per contatti: annamariarivera at libero.it) per averci messo a disposizione questo suo intervento apparso sul quotidiano "Liberazione" del 22 giugno 2009 col titolo "La societa' dello spettacolo porno"] "Quando ci riesco faccio la ragazza immagine. Sono stata billionerina per tre anni. Ricordo che Fede mi promise di fare la meteorina. Ci tengo pero' a dire che non sono una escort". Cosi' risponde, in un'intervista, una delle "vergini" orgogliose di offrirsi in sacrificio al Drago: lo fa con freddo understatement e banale intonazione piccolo-borghese, come se stesse parlando di un lavoro da commessa o da impiegata. Come il suo capo e "utilizzatore finale", col quale s'identifica - "io sono berlusconiana" - la signorina sara' una dei tanti italiani che deplorano il "degrado" di periferie abitate da immigrati, lanciano strali contro le prostitute di strada, soprattutto straniere, s'indignano per la "piaga" degli stranieri "clandestini, devianti, delinquenti e stupratori". Quando leggo frasi come quella citata, mi prende lo sgomento: che vorranno dire "ragazza-immagine", "billionerina", "meteorina", "escort"? Confesso che non lo so, anche se vedo che adoperano questo lessico perfino ottime firme di giornali di sinistra. Solo facendo ricorso all'intuito posso arguirne il senso. Immagino che la mia ignoranza dipenda dal fatto che piu' di un decennio fa decisi di spegnere il televisore per sempre. Nel frattempo la societa' dello spettacolo e' dilagata - con le sue veline, billionerine, meteorine, escort - e ha stravolto la politica, ha mutato nel profondo la mentalita' e l'antropologia del paese, e' arrivata fino a imporre la propria neolingua. Tutti i mezzi d'informazione danno per scontato, come se stessero parlando in italiano, che il gergo della mercificazione pornografica dei corpi femminili sia neutro e comprensibile a tutti. E' un processo parallelo a quello che ha banalizzato il lessico razzista: "extracomunitari", "clandestini", "nomadi", "sicurezza", "buonismo" (in fondo anche "guerra fra poveri") ormai hanno perso le virgolette perfino quando usati a sinistra. Si sa, se i processi sociali si fanno lingua, vuol dire che si sono consolidati irreversibilmente. Se tutti sanno che escort sta per "prostituta che non si vende per strada" (se ho capito bene), mentre per me fino a ieri era solo una parola inglese che significa "scorta", vuol dire che sono io la marginale. Da marginale - moralista? - vedo l'abisso nel quale e' precipitato il paese, trascinandosi dietro quasi tutti. Fa impressione constatare quanto anche a sinistra si idoleggino chiunque e qualunque cosa abbiano qualche notorieta' o risonanza televisive, fossero pure d'infimo rango. Al punto da dividere il mondo, irrevocabilmente, in chi fa comparsate televisive e chi no, dunque in chi merita attenzione e rispetto e chi no, fosse pure il piu' raffinato degli intellettuali o la piu' profonda delle studiose. I poteri, soprattutto quelli dal fragile spessore democratico, spesso sono stati coinvolti in corruzione morale e scandali. Ma mai come oggi in Italia c'e' stata una tale complicita' della societa', dell'opinione pubblica, della gente comune, di una parte rilevante delle donne. Anzi, c'e' qualcosa di piu' della complicita' oggettiva, c'e' immedesimazione e sintonia sentimentale con le imprese e lo squallore del mediocre ometto sporcaccione da anni '50, al quale denaro e potere permettono cio' che a noi e' negato. E' come se una buona meta' del paese spiasse compiaciuta dal buco della serratura, dicendosi: almeno lui puo' permettersi di farlo. Ignara o indifferente, quella meta', di fronte ai rischi che corre il sistema democratico: che democrazia e' quella in cui le liste elettorali si fanno sfogliando i "book fotografici" (si dice cosi'?) di ragazze-immagine e premiando quelle che hanno compiaciuto le voglie del capo? Per quanto ripugnante, questo costume non e' che la forma estrema della tendenza, presente a destra e un po' anche a sinistra, a cooptare nelle cariche di partito e nelle candidature nomi selezionati secondo criteri che, soprattutto per le donne, premiano la mediocrita', l'arrivismo, la condiscendenza, la fedelta' ai capi. D'altronde (come scrissi tre anni fa a commento di un bell'articolo di Lea Melandri), il narcisismo maschile - che attraversa anche la sinistra "radicale" e che ha contribuito alla sua crisi quasi mortale - si alimenta e si riproduce grazie alle tante signore o signorine Smith, ansiose di condividere il potere maschile, di raccoglierne le briciole o almeno d'essere accolte nei salotti buoni. Tutto questo dovrebbe indurci a riflettere sull'ambivalenza di certe rivendicazioni, in assenza di un movimento di critica e di lotta che le indirizzi nella direzione giusta: le quote rosa possono diventare - sono diventate - l'anello di un'abietta catena di corruzione; la difesa sacrosanta dei diritti delle prostitute, se non si coniuga con la critica severa della mercificazione sistemica dei corpi femminili, puo' contribuire a banalizzare quest'ultima. La societa' dello spettacolo e' capace di ingoiare ogni cosa che sia rigurgitabile sotto forma di immagine, quasi sempre pornografica. L'ho scritto piu' volte: grazie al suo quasi-monopolio del potere delle immagini, dei simboli, del linguaggio, il berlusconismo ha saputo interpretare, dar voce, far emergere una delle tendenze che connotano profondamente la storia nazionale, il suo immaginario, il suo sentire e agire collettivi: un melange d'individualismo, cinismo, debolezza del senso civico, assenza di rigore etico e intellettuale. E' per questo che non potra' mai neppure scalfirlo una sinistra che non sia capace di riflettere criticamente sulla storia nazionale, di abbandonare le formule convenzionali e consolatorie per analizzare, spietatamente e nel profondo, i mutamenti sociali e culturali che hanno investito la societa' italiana. 4. INIZIATIVE. UNIONE DONNE IN ITALIA: IL 25 GIUGNO IN PIAZZA A NAPOLI [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo] Una giovane donna e' stata picchiata a piazza Bellini a Napoli, la scorsa notte, da una squadraccia di teste rasate. Ora e' in ospedale e rischia lesioni permanenti ad un occhio. I suoi aguzzini non ammettevano che fosse li' senza "permesso" o protezioni. L'Udi di Napoli a piazza Bellini ha inaugurato la Staffetta in Campania il 14 febbraio, scegliendo la libreria delle donne Evaluna, per rispondere ai numerosi episodi di violenza di cui la piazza era stata teatro. Da sempre la violenza insegue le donne, le bracca, le invalida e le uccide. Tutti dicono a parole di non volere questo, ma mentre dicono continuano a picchiare, invalidare, uccidere, o a permettere che questo avvenga. Gli assassini e i violenti si rendono a volte, come in questo caso, riconoscibili, come i mafiosi, i camorristi e gli sciupafemmine: si vantano e hanno l'ardire di tornare a delinquere negli stessi posti. E' un segnale solo per noi o lo sara' anche per chi deve garantirci una tranquilla padronanza delle nostre strade? Questo paese sta subendo l'irresponsabile sfida a tutto il genere femminile, e noi sappiamo che il fine e' metterci fuori gioco. Ma noi torniamo sempre: per essere vicine a quella giovane donna brutalmente picchiata, come per denunciare che chi ha ucciso poche ore fa Annamaria Cirillo ha seguito un consiglio dato da molti ormai, fuori e dentro i tribunali, "ti conviene ammazzarla". Noi affermarmiamo che nessuna e' vilipesa e ferita senza la complicita' della cultura dominante. Saremo in piazza Bellini giovedi' 25 sera alle ore 19, per affermare che c'e' una responsabilita' pubblica su tutto quanto avviene per le strade e nelle case su ognuna di noi e noi tutte. Sara' un sit-in e una fiaccolata perche' la piazza sia ancora nostra e perche' quella giovane donna possa tornarci senza paura. Vivere senza violenza non e' una speranza, e' il nostro proposito. Udi di Napoli 5. RIFLESSIONE. DACIA MARAINI: L'ESEMPIO [Dal "Corriere della sera" del 2 giugno 2009 col titolo "Principi da osservare e (poi) da predicare" e il sommario "Il racconto di Cechov e l'esempio come unica via all'educazione"] In un bellissimo racconto di Cechov si narra di un giudice, un uomo severo e intransigente che e' intento a educare un figlio bambino dopo che la moglie e' morta prematuramente. Non devi dire bugie, ripete al piccolo, non devi comportarti con slealta', non devi fare il prepotente, non devi parlare a vanvera, non devi nascondere nulla, tutto nella tua vita deve essere trasparente, perche' cosi' si comporta una persona civile. Il figlio bambino china la testa e annuisce. Sa che il padre parla per il suo bene. Un giorno il giudice torna dal lavoro con un'ora di anticipo e sorprende il figlio a fumare una sigaretta. Apriti cielo! L'uomo si dichiara deluso, strepita per l'inganno ordito dal ragazzino. Gli fa una grande paternale ricordando la madre morta, l'enorme responsabilita' che si e' preso nell'educarlo. E tu, appena volto le spalle, trasgredisci ai patti con tanta spudoratezza! gli grida. Lo sai che il fumo fa male, intorpidisce la mente, ostruisce le arterie, ingiallisce le dita e i denti, fa puzzare l'alito e fa anche venire il cancro! Non ti vergogni? Il bambino solleva gli occhi innocenti sul padre che non ha mai osato contraddire e dice con voce timida: "Ma anche tu fumi, papa'!". L'uomo si guarda le dita ingiallite ed e' lui questa volta a chinare la testa. Per la prima volta si chiede se non abbia sbagliato qualcosa nell'educazione del figlio. Li' per li' ribatte che lui e' adulto e ha delle liberta' che il bambino non ha. Ma dallo sguardo del piccolo capisce che non risulta credibile. Come persuadere un bambino a comportarsi bene? Una voce interiore gli dice che non c'e' alternativa all'esempio. Se sara' un buon giudice sapra' indirizzare il figlio verso un mestiere portato avanti con generosita' e rigore, ma anche nella vita di tutti i giorni, se sapra' mostrarsi operoso, sincero, onesto e savio potra' pretendere che il figlio diventi una persona operosa, onesta, sincera e savia. Il giudice riflette sulla credibilita' di chi comanda. E deve constatare una cosa che ha gia' notato sul lavoro: se chi si trova in stato di autorita' non dimostra di aderire profondamente alle regole che pretende di fare valere ai suoi sottoposti, quello che puo' ottenere e' solo una meccanica obbedienza. Ma l'obbedienza e' una virtu' insincera e pertanto soggetta alla finzione. Chi si sottomette a delle regole perche' e' costretto a farlo, appena puo' trasgredisce. E' solo la convinzione a rendere sicura l'educazione. I precetti, le interdizioni, i divieti non funzionano se non si propone una buona ragione per tenerne conto. E le buone ragioni debbono essere spontanee, mai imposte. Quando infatti chi comanda insiste nel pretendere obbedienza verso regole che per primo non rispetta, spinge gli altri alla clandestinita' e alla doppiezza. E' quello che accade nelle famiglie in cui i genitori pretendono dai figli l'adesione a principi astratti che loro sono i primi a non tenere in considerazione. 6. LIBRI. MASSIMO ORTALLI: LEGGERE L'ANARCHISMO 2. LA STORIA, LE STORIE, IL PENSIERO (PARTE SECONDA) [Da "A. rivista anarchica", anno 39, n. 344, maggio 2009 (disponibile anche nel sito www.arivista.org)] Berneri, Fabbri, Gori e Malatesta Dai personaggi che in un certo senso potremmo definire "minori" passiamo ora ad alcune delle figure piu' importanti del movimento anarchico, tanto italiano quanto internazionale. Cominciamo da Camillo Berneri, anche perche', dopo che le soffocanti censure di un tempo, non solo staliniste, non trovano piu' nessuno disposto a riproporle, la sua figura viene finalmente acquistando, nel panorama della politica e della cultura italiana, quel posto a cui avrebbe sempre avuto diritto. Il volume Mussolini grande attore. Scritti su razzismo, dittatura e psicologia delle masse, pubblicato nel 2007 dalle Edizioni Spartaco di S. Maria Capua Vetere e curato da Carlo Cavaglion, e' un'antologia di scritti nei quali Berneri affronta, partendo da prospettive originali e ricche di sviluppi, temi complessi quali la indiscutibile "popolarita'" di Mussolini (anticipando, quindi, successive analisi sulla psicologia delle masse) e il fenomeno dell'antisemitismo quale collante dell'identita' della "nazione fascista". Un'altra preziosa raccolta antologica e' quella degli Scritti scelti pubblicati nel 2007 nel settantesimo anniversario della morte da Zero in condotta con il contributo degli anarchici reggiani della Fai. Ancora una volta sorprendono la ricchezza del pensiero e la capacita' di affrontare in piena liberta' di analisi e giudizio i temi piu' scottanti e urgenti del suo tempo, mantenendo sempre, pero', una piena adesione ai capisaldi del pensiero anarchico. Sempre nel 2007 sono stati pubblicati gli atti di una intensa giornata di studi organizzata dall'Archivio Berneri-Chessa (Camillo Berneri singolare/plurale. Atti della giornata di studi, Reggio Emilia, 28 maggio 2005, Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi e Archivio Berneri-Chessa) nel corso della quale e' stato possibile affrontare tutti gli aspetti della vita e del pensiero dell'anarchico lodigiano. A dimostrazione dell'interesse che continua a riscuotere il suo pensiero eretico e anticonformista, sia in ambito libertario che in quello degli studi accademici, si aggiungono altri due titoli, entrambi di notevole valore: dell'intellettuale e militante sindacalista Stefano D'Errico, Anarchismo e politica nel problemismo e nella critica all'anarchismo del XX secolo. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri (Roma, Mimesis, 2007), una preziosissima e puntigliosa disamina degli scritti berneriani ripercorsi e analizzati in maniera pressoche' esaustiva in tutte le loro sfaccettature, spesso spiazzanti e precorritrici di nuove riflessioni; del giovane ricercatore Massimo Granchi, Camillo Berneri e i totalitarismi (Reggio Calabria, Istituto "Ugo Arcuri", 2006), uno studio particolarmente attento a quella critica serrata e impietosa nei confronti dei totalitarismi del Novecento, che sara' causa diretta del suo assassinio da parte dei sicari stalinisti nelle strade di Barcellona. Infine il Berneri descritto da Gianfranco Careri, gia' segretario nazionale dell'Usi, nel suo Camillo Berneri, l'anarcosindacalismo, la guerra di classe (Ancona, Unione Sindacale Italiana, 2008), attento in particolar modo al ruolo che ebbero gli stalinisti nelle vicende della rivoluzione spagnola. Da Berneri a un altro grande pensatore anarchico del 1900, quel Luigi Fabbri che fu non solo il piu' diretto continuatore del pensiero e dell'insegnamento malatestiano, ma anche il felice sistematizzatore di un anarchismo riportato alle sue piu' genuine radici. A lui e' stata dedicata, nel 2005, un'importante e feconda giornata di studi nella natia Fabriano e oggi possiamo disporre del bel volume che ne raccoglie gli atti, edito nel 2006 dalla Biblioteca Serantini - preziosa curatrice e organizzatrice anche dell'evento - e curato da Maurizio Antonioli e Roberto Giulianelli, Da Fabriano a Montevideo. Luigi Fabbri: vita e idee di un intellettuale anarchico e antifascista, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2006. Un'altra opera, che ci consente di approfondire il pensiero e l'importante ruolo che ebbe Fabbri all'interno del movimento anarchico italiano e internazionale, e' Epistolario ai corrispondenti italiani ed esteri (1900-1935) (Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2005), uscito in concomitanza del convegno fabrianese e ottimamente curato da Roberto Giulianelli. La raccolta delle oltre 350 lettere indirizzate a piu' di settanta corrispondenti, italiani e stranieri, fornisce il ritratto di un uomo dotato di grande umanita', curioso e aperto agli stimoli intellettuali e sempre disponibile a intrattenere rapporti di camaraderie anche con quei compagni con i quali era costretto a scontrarsi sul piano politico. Per finire con Fabbri, il bel saggio di Santi Fedele, ordinario di Storia contemporanea all'Universita' di Messina, Luigi Fabbri. Un libertario contro il bolscevismo e il fascismo (Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2006). Sulla traccia della relazione presentata al convegno di Fabriano, Fedele dimostra con ricchezza di argomenti come la lucidita' analitica e la sostanziale liberta' di pensiero di Fabbri gli abbiano consentito di prevedere, con largo anticipo rispetto ad altri illustri intellettuali, le future degenerazioni della rivoluzione russa e le drammatiche conseguenze che l'avvento del fascismo avrebbe causato alla nostra societa'. Accanto al padre, tanto nella militanza anarchica quanto negli affetti profondi, fu sempre la figlia Luce, l'acuta intellettuale e docente all'Universita' di Montevideo spentasi in tardissima eta' nell'esilio uruguayano. Gianpiero Landi, venendo a saldare un debito contratto dagli anarchici italiani che l'hanno conosciuta, ha curato una bella raccolta delle sue poesie, Propinqua libertas (Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2005), mentre le edizioni Zero in condotta hanno pubblicato l'edizione italiana della biografia scritta dalla docente brasiliana Margareth Rago, Tra la storia e la liberta'. Luce Fabbri e l'anarchismo contemporaneo (Milano, 2008), un lavoro dal quale emerge la figura profondamente umana di una fine intellettuale e di una attiva militante, che non solo seppe rigenerarsi nel confronto con una realta' in continua evoluzione, ma diede anche un importante contributo, nel continente sudamericano, alla conoscenza e allo studio della letteratura e della cultura italiana. Venendo ora ad Errico Malatesta, sulla cui figura continuano a uscire nuovi lavori, va segnalata, innanzitutto, la pubblicazione degli atti del convegno dedicatogli nel 2003: Errico Malatesta. A centocinquant'anni dalla nascita. Atti del convegno anarchico. Napoli, 5-6-7 dicembre 2003 (Ragusa, La Fiaccola, 2007). Si tratta della raccolta dei numerosi e interessanti interventi del convegno napoletano organizzato dai locali Gruppi della Fai e da individualita' anarchiche, con la collaborazione della Fondazione Morra. Premiate dall'intervento di un pubblico particolarmente numeroso, quelle giornate di studi registrarono la partecipazione di alcuni fra i piu' attenti studiosi della vita e del lascito intellettuale e umano del rivoluzionario campano, come dimostra questa preziosa e convincente raccolta di saggi. Vanno poi segnalati due opuscoli che raccolgono gli interventi di un incontro estivo organizzato dai compagni modenesi della comunita' "Libera", dedicato al rivoluzionario campano. Il primo, di Davide Turcato, L'importanza delle opere di Errico Malatesta (Modena, Rivoluzio, 2006), riporta le annotazioni sulle opere di Malatesta, frutto di un accurato lavoro di consultazione di tutta la stampa anarchica internazionale, finalizzato alla auspicata pubblicazione dell'opera omnia, mentre il secondo, di Paolo Finzi e Massimo Ortalli, La storia e l'attualita' di Errico Malatesta (Modena, Rivoluzio, 2006) raccoglie la conversazione tra i due autori sulla esperienza e l'attualita' dell'insegnamento malatestiano. Di Malatesta, una ristampa gradita anche se priva, purtroppo, di qualsiasi apparato critico, di due famosissimi testi, L'anarchia e L'autodifesa davanti alle assise di Milano (Milano, Datanews, 2007). Come si sa, L'anarchia rappresenta sicuramente uno dei momenti piu' alti e interessanti della riflessione sociale e politica malatestiana, come del resto Il nostro programma e L'autodifesa pronunziata davanti alle assise di Milano nel 1921, anch'essi riproposti in questo volume. Per terminare con il nostro Errico, da segnalare la seconda edizione aggiornata e ampliata di La nota persona. Errico Malatesta in Italia (dicembre 1919 - luglio 1920), un testo di Paolo Finzi, edito dalla ragusana La Fiaccola nel 2008. Il volume tratta di uno dei periodi cruciali dell'attivita' militante di Malatesta, quello che vide, in un'Italia segnata dal macello della Grande guerra, l'attacco del proletariato alle strutture del potere. Attacco nel quale, come ben documenta Finzi, il ruolo di Malatesta e degli anarchici fu particolarmente significativo. Finiamo questa carrellata sui "grandi" dell'anarchismo italiano con Pietro Gori e il bel testo ricco di fotografie e testimonianze, curato da Patrizia Piscitello e Sergio Rossi, E' tornato Pietro Gori. Frammenti della vita di un anarchico raccontati dalla gente dell'Elba (Portoferraio, Elbareport, 2008), felice dimostrazione dell'affetto e della stima che le popolazioni elbane ebbero per il "poeta dell'anarchia". * I grandi pensatori Ed ora, dall'Italia al mondo, dalle figure eminenti del nostro movimento ai pensatori che piu' hanno contribuito a sistematizzare il pensiero anarchico consegnandogli un rilievo universale. Quindi da chi cominciare, se non dal gigante russo Michail A. Bakunin? Di lui le Edizioni Biblioteca Franco Serantini di Pisa propongono, quest'anno, la riedizione, con l'introduzione all'edizione RL del 1970 di Giuseppe Rose, di Dio e lo Stato, indubbiamente uno dei piu' importanti classici dell'anarchismo. In quel testo, infatti, si mostra che "Dio e Stato sono due termini inscindibili, dai quali scaturiscono tutte le altre alienazioni, morali e intellettuali, nonche' la schiavitu' e lo sfruttamento degli uomini". Da Bakunin a Kropotkin, l'altro grande pensatore russo che forse piu' di ogni altro ha contribuito a formare il pensiero anarchico. Sono due i libri dedicati alla sua figura, il primo ad opera di Heinz Hug, Kropotkin e il comunismo anarchico (Bolsena, Massari, 2005), nel quale l'autore analizza gli elementi fondanti del pensiero kropotkiniano, dalla teoria del mutuo appoggio (esemplare confutazione della darwiniana "lotta per l'esistenza") a quella dell'etica solidale, dalla concezione antropologica a quella etica e sociale, per finire alla teoria anarcocomunista che influenzo' fortemente l'anarchismo del primo Novecento. L'originale e utile capitoletto sulle "critiche anarchiche mosse a Kropotkin", rende ancora piu' interessante questo lavoro. Fabio Palombo, insostituibile animatore delle edizioni Samizdat di Chieti, continua, meritandosi tutti i nostri encomi, a pubblicare o ripubblicare testi particolarmente importanti. Nel 2004, e ne siamo davvero lieti, ha proposto al lettore Il principe anarchico di George Woodcock e Ivan Avakumovic, un vero e proprio classico della storiografia anarchica, ancora inedito in Italia. E' forse la biografia piu' completa di Piotr Kropotkin, nella quale sono tratteggiati sia il suo costante impegno militante sia la ricchezza della riflessione teorica, in grado di spaziare dalla ricerca scientifica all'analisi sociologica dei processi sociali e culturali. Anche Pierre-Joseph Proudhon continua a stimolare nuovi lavori di approfondimento, quali il contributo di Emanuele Treglia, Proprieta' e anarchia in Proudhon (Lugano, La Baronata, 2007), nel quale l'autore, un giovane esperto in comunicazione politica, nell'affrontare il famosissimo Che cos'e' la proprieta', ricostruisce il passaggio logico che porto' il pensatore francese a gettare le basi del pensiero anarchico, con il rifiuto dello Stato e la proposta di ipotesi organizzative autogestionarie. E finalmente anche Elisee Reclus, il grande comunardo e geografo anarchico, diventa il soggetto di studi particolarmente importanti e scientificamente ineccepibili. Partiamo dalla riedizione (finalmente! L'ultima e' del 1937) di un vero e proprio capolavoro, quella Storia di un ruscello (Milano, Eleuthera, 2005), che e' uno dei suoi lavori piu' belli e affascinanti; "un dialogo personale", come afferma Marcella Schmidt di Friedberg nella sua introduzione, "tra l'autore e la natura che stimola la nostra capacita' di osservazione, di evocazione, di contemplazione di un paesaggio". Basti, per capire cosa si intenda, questo straordinario e fulminante incipit: "La storia di un ruscello, anche di quello che nasce e si perde nel muschio, e' la storia dell'infinitoî. Marcella Schmidt di Friedberg e' anche curatrice della raccolta degli atti di un importante convegno tenutosi, a riprova del rinnovato interesse per Reclus, nel 2005 all'Universita' di Milano, Elisee Reclus. Natura e educazione (Milano, Bruno Mondadori, 2007). In molte delle sedici relazioni si pone l'accento sulla innovativa capacita' dimostrata da Reclus di coniugare l'attivita' piu' propriamente geografica con le interazioni sulla natura degli esseri umani, "come agenti nelle dinamiche ambientali... e come soggetti responsabili e coscienti nei confronti della natura e dell'educazione geografica". Sempre su Reclus, per la riscoperta di questo grande scienziato sociale, e' uscito un altro importante saggio, quello di Federico Ferretti, Il mondo senza mappa. Elisee Reclus e i geografi anarchici, pubblicato nel 2007 dalla milanese Zero in condotta. Vi si parla soprattutto del ruolo innovativo che Reclus ha avuto nell'elaborazione dei criteri scientifici della geografia moderna e nella creazione di una vera e propria scuola di geografi anarchici tra cui annoverare Metchnikoff, Perron e Kropotkin stesso. Per finire con i grandi pensatori ottocenteschi, i padri spirituali dell'anarchismo, veniamo a Max Stirner, figura quantomai controversa nella sua irriducibile alterita'. Gaetano Pizzonia, professore di filosofia calabrese, nel suo Il profeta dell'anarchismo. Max Stirner: dalla Recensione all'Unico (Reggio Calabria, Citta' del Sole, 2007) studia il pensiero del filosofo tedesco non solo nella sua opera maggiore, L'Unico, ma anche negli scritti minori e meno conosciuti. Mario Frisetti e' una mente lucida e sempre spiazzante, difficilmente incasellabile in qualsiasi definizione, e lo dimostra nel suo Tutto per niente. Max Stirner nella casa senza fondamenta dell'anarchia (Torino, Autoproduzioni Fenix, 2006). Partendo da Stirner, affronta, in un modo provocatoriamente originale e attuale, l'irrisolvibile dialettica fra anarchismo individualista e anarchismo organizzatore, fornendo al contempo stimoli per riflessioni imprevedibili e non convenzionali. (Parte seconda - segue) 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 861 del 24 giugno 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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