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Minime. 856
- Subject: Minime. 856
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 19 Jun 2009 01:06:10 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 856 del 19 giugno 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Maria G. Di Rienzo: Le scelte di una donna 2. Il piccolo uomo grande corruttore 3. Peppe Sini: Scandaloso. Una lettera aperta al presidente della Regione Lazio 4. Manlio Calegari: Liste di proscrizione 5. Cinzia Gubbini: Un libro bianco sul razzismo 6. Paola Pierantoni: Paura 7. Saleh Zaghloul: Basterebbe una circolare 8. Oggi a Castel Volturno 9. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 10. Farian Sabahi: La lezione di Teheran 11. Claudio Venza ricorda Diego Camacho 12. La newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: LE SCELTE DI UNA DONNA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento] Che da un pezzo il sesso sia una cosa "politica" non e' certo una novita'. La sua politicizzazione comporta il continuo tentativo di segnare confini tra il sesso "buono" e quello "cattivo" in base a convinzioni religiose, a politiche pubbliche, a convinzioni pseudoscientifiche e cosi' via. Nei periodi storici segnati da crisi, quale e' il nostro, le negoziazioni in merito diventano di regola piu' aspre, e la politicizzazione e' aperta ed evidente. La cultura popolare ne viene ovviamente segnata: attitudini e messaggi che trent'anni fa sarebbero stati impensabili (perche' sanzionati socialmente e considerati fuori dal senso comune, antistorici, ecc.) vengono riproposti e veicolati dai media senza scandalo alcuno. C'e' un film in circolazione in questi giorni, ad esempio, la cui pubblicita' radiofonica recita: "Le scelte di una donna sono pericolose". L'ascoltatore o l'ascoltatrice continuano tranquillamente a buttare la pasta o a stendere la biancheria, e se sembra che il messaggio scivoli via in punta d'orecchio e' perche' e' diventato senso comune. Ascoltate: la grammatica non e' un'opinione. Quando io dico "Le scelte pericolose di una donna" implico che la donna in questione puo' farne di diverse. Se invece dico "Le scelte di una donna sono pericolose" implico che la donna puo' compierne solo di pericolose, e quindi che scegliere, per una donna, e' sbagliato. Corollario: e' meglio se per le donne scelgono gli uomini. Nella grande bagarre che ha interessato le frequentazioni femminili dell'attuale capo di governo italiano c'e' la riprova di quanto affermo. La sua giovane amica che va a scuola con l'autista ha dichiarato giuliva che vuol fare carriera "in politica o nello spettacolo, decidera' papi". Ecco, permettere a "papi" di decidere della tua vita, mia cara ragazza, e' la scelta piu' pericolosa che puoi fare. 2. LE ULTIME COSE. IL PICCOLO UOMO GRANDE CORRUTTORE "Utilizzatore finale" e' la formula con cui il suo onnipresente avvocato definisce il rapporto tra il piu' potente padrone d'Italia e giovani donne. Basterebbe questa espressione in un paese civile a segnare l'ignominiosa fine di un capo, di una consorteria, di un sistema fondato sulla corruzione, sulla devastazione, sulla mercificazione, sull'abiezione. Pare di essere tornati ai piu' crudi romanzi del Settecento, dell'Ottocento: da Defoe a Dostoevskij, da Maupassant a Zola. Tutto si tiene: il sistema di potere dell'eversione dall'alto e il prossenetismo nelle relazioni piu' intime; il regime della guerra, della mafia, del razzismo, ed i vizi privati da Satyricon e da Vite dei Cesari. E di tanto orrore la prima radice e la chiave di volta, ancora una volta, e come sempre, e' il maschilismo: come ideologia e come prassi della violenza maschile sulle donne e sul mondo, come sintomo e mascheramento di una sessualita' e di una relazionalita' disturbata e ridotta a violenza che tutto macina, trangugia, defeca. Siamo di fronte al fascismo. Con una tale e talmente pervasiva forza di inquinamento, di intossicazione, di alienazione, che l'intera societa' travolge e inabissa in un nero pozzo, tra i venefici miasmi di una degenerazione non piu' solo politica, o sociale, o morale, o culturale, ma antropologica. * Occorre tornare al primato della dignita' umana. Occorre tornare al primato delle leggi, della legge uguale per tutti. Occorre tornare alla legge morale ed al cielo stellato. Occorre contrastare e sconfiggere l'eversione dall'alto. Occorre contrastare e sconfiggere il regime della corruzione. * E' l'ora della resistenza per la legalita' e la democrazia. E' l'ora della lotta per la civilta' e la dignita' umana. E' l'ora della nonviolenza. 3. EDITORIALE. PEPPE SINI: SCANDALOSO. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO Signor presidente della Regione Lazio, a me sembra scandaloso. Scandaloso che la Regione Lazio sia a favore della devastazione dell'area archeologica e termale del Bulicame. Scandaloso che la Regione Lazio sia a favore dell'aggressione all'agricoltura nell'alto Lazio. Scandaloso che la Regione Lazio sia a favore della distruzione di preziosi, peculiari ed insostituibili beni ambientali e culturali. Scandaloso che la Regione Lazio sia a favore dell'avvelenamento dei cittadini di Viterbo. Scandaloso che la Regione Lazio sia a favore dello sperpero dei soldi di tutti. Scandaloso che la Regione Lazio sia a favore della violazione della legalita'. Scandaloso che la Regione Lazio sia a favore dell'effetto serra che sta aggredendo la biosfera. Perche' la realizzazione di un mega-aeroporto nell'area archeologica e termale del Bulicame a Viterbo proprio tutto cio' significa. Ed e' scandaloso. Non sarebbe ora che la Regione Lazio cessasse di essere complice di questa operazione speculativa, distruttiva, nociva ed illegale? Non sarebbe ora che la Regione Lazio tornasse al rispetto dell'ambiente, dei cittadini, del diritto al lavoro, della salute, del bene pubblico, della legalita'? Distinti saluti, Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 17 giugno 2009 4. UNA SOLA UMANITA'. MANLIO CALEGARI: LISTE DI PROSCRIZIONE [Dalla newsletter dell'"Osservatorio ligure sull'informazione" (per contatti: newsletter-oli at olinews.it) col titolo "Migranti. Liste di proscrizione: i volenterosi complici degli aguzzini"] I fatti risalgono ai primi di febbraio 2009 ma sulla stampa se ne e' parlato solo a meta' del maggio scorso (su "Repubblica" vari articoli tra il 20 e il 25 maggio). A Genova una preside che si presenta nelle aule di tre istituti superiori ai quali sovrintende (Einaudi, Casaregis, Galilei) e dice "dite al vostro compagno o alla vostra compagna tal dei tali che se non si presenta coi documenti le mando i carabinieri a casa". Per maggiore chiarezza l'elenco dei destinatari interessati al messaggio compare anche sulla lavagna. Pochi giorni dopo, il 16 febbraio, una sessantina (molto meno della meta'!) di docenti di quegli istituti sottoscrive una protesta: chiedono spiegazioni dell'inusuale comportamento. Parte una inchiesta amministrativa dai tempi blandi: perche' il tempo, si sa, e' la migliore medicina. L'ispettore arriva a maggio quando i fatti ormai sono trapelati e dichiara che si', forse dei nomi sulla lavagna la preside poteva fare a meno; meglio sarebbe stato chiamarli uno per uno... In ogni caso - ha precisato - era fuori discussione la "buona fede". Proprio la "buona fede" avrebbe suggerito alla preside, di dare ex cathedra una lezione di educazione civica, umanita', dignita' e lealta' alle istituzioni che lei stessa rappresenta, scrivendo sulla lavagna i nomi dei cattivi, gli inadempienti. Un semplice promemoria, si e' difesa lei; semplicemente una "modalita' eccessiva", hanno osservato colleghi e colleghe cerchiobottiste. Poi, a oltre due mesi dai fatti, la cronaca se ne e' impossessata complice le interrogazioni politiche. Cosi' per qualche giorno poi il fatto - cosi' faticosamente emerso (oltre due mesi! Come mai?) - e' di nuovo scomparso. Chissa' come concluso. Scuole e ospedali: istituzioni e servizi, luoghi principe con cui una societa' si presenta ai cittadini, luoghi di affermazione dei diritti fondamentali: la salute, l'istruzione. Luoghi che per definizione hanno il segno dell'universalita', della collaborazione, della pace, dove si va per guarire, per imparare, prima di tutto a stare insieme. Cosa succede? Succede che l'uso martellante, ossessivo, strumentale del tema della sicurezza ha aperto la strada alla legittimazione del razzismo, alla sua legittimazione morale. Quella che permette ai singoli di metterci del proprio: non importa se per imbecillita', tornaconto, vilta' o altro. I soldati tedeschi che la mattina del 16 ottobre del 1943 a Roma deportarono dal ghetto oltre mille ebrei per spedirli alla morte avevano in mano elenchi dattilografati che erano stati compilati, ben prima del loro infame progetto, da solerti impiegati dell'anagrafe romana. Piu' recentemente il quotidiano tedesco "Der Spiegel" - ripreso dal "Secolo XIX" il 18 maggio 2009 - con una approfondita inchiesta ha mostrato come lo sterminio di massa degli ebrei e' stato reso possibile dalla collaborazione, in Germania e in tutti i paesi alleati o occupati, da centinaia di migliaia di complici. Aguzzini per scelta, per cultura, per imbecillita'; non fa differenza. 5. UNA SOLA UMANITA'. CINZIA GUBBINI: UN LIBRO BIANCO SUL RAZZISMO [Dal quotidiano "il manifesto" del 13 giugno 2009 col titolo "Violenze e discriminazioni crescono. E' l'Italia di Berlusconi" e il sommario "Nei primi quattro mesi del 2009 sono state 187 le aggressioni fisiche contro gli stranieri. Colpa dei media e della politica"] Non fermarsi al mero dato numerico, che poco puo' descrivere. Imbarcarsi invece in un'analisi qualitativa: descrivere, raccontare, ragionare sui fatti di razzismo di casa nostra. E non soltanto sui fatti, ma soprattutto su una serie di domande, tutte imprescindibili: qual e' la responsabilita' delle fonti di informazione, quale quella del linguaggio utilizzato dalla politica, quella quella del diritto speciale creato per gli immigrati e infine quale il legame che collega la modernita' a questa "vecchia bestia" la cui forma italiana non ne e' una versione addomesticata ma "una variante evoluta o incivilita", come scrive l'antropologa Anna Maria Rivera? L'analisi, gravida di riflessioni, e' contenuta nel primo "Libro bianco sul razzismo", curato dall'associazione Lunaria, che e' stato presentato ieri a Roma. Il razzismo e' tornato. Per la verita' non se n'e' mai andato. Ma certo negli anni passati si e' a lungo discusso sulla necessita' di adottare formule piu' "fresche" per descrivere il nuovo ciclo del razzismo. Invece, oggi, torniamo a contare le aggressioni fisiche. Il libro bianco contiene in coda una sintetica tavola che dice molto: se nel 2007 le aggressioni fisiche contro gli immigrati sono state 60, fino al 15 aprile 2009 sono state 187. E si tratta soltanto dei casi finiti sulla stampa. Quanti altri ce ne sono? Ma, di nuovo, l'interesse del lavoro che ha messo insieme undici autori sta nella volonta' di sviscerare il meccanismo che porta al gesto di intolleranza. Perche' certe scelte "non sono innocenti", come ammonisce Giuseppe Faso nel suo saggio sul linguaggio, certo uno dei primi atti performativi la cui ricaduta - dopo l'amplificazione operata dalla classe politica e dai mezzi di informazione - sul comportamento del ragazzo di periferia italiano o di origine straniera, del vigile o del vicino di casa, e' immediata e devastante. "Abbiamo cercato di dimostrare - spiega Grazia Naletto, vicepresidente di Lunaria - che i casi di razzismo avvenuti dal 2007 in poi non sono casi isolati, ne' "neutri" visto che quasi sempre si tenta di offuscarne la natura. Ma l'obiettivo e' anche quello di "tenere memoria" su una serie di fatti, come sono stati vissuti e raccontati, perche' una raccolta cosi' in Italia non esiste". Descrivere i tentativi di "offuscamento" degli episodi di razzismo - e si parla dei piu' eclatanti - accaduti negli ultimi tre anni in Italia, in effetti non e' un esercizio banale. Il libro contiene la descrizione ragionata di otto "casi esemplari", dalla strage di Erba all'omicidio Reggiani. Si osserva sempre una sorta di riflesso pavloviano: i giornalisti, i politici, le forze di polizia e poi di conseguenza la rappresentazione di cio' che dice "la gente" tendono - almeno all'inizio - a minimizzare, oppure ad aggiungere altri elementi. Insomma, a mischiare le carte. Che si tratti di un episodio di razzismo, punto e basta, non e' mai la prima scelta. E' successo per l'omicidio di Abdul Guibre, a Milano, "Abba" per gli amici. Per il pogrom di Ponticelli e il presunto tentativo di rapimento di una bambina. Ma e' ancora piu' pericoloso quando le azioni xenofobe "vengono edulcorate" in nome di una presunta "incompatibilita'" con alcuni elementi di diversita' culturale. Lo spiega la ricercatrice Maurizia Russo Spena che nel suo saggio affronta il tema delle retoriche pubbliche sull'Islam. La foga anti-Islam negli ultimi mesi si e' calmata, superata da quella anti-rumena. Ma a perpetrarla rimane quella "Carta dei valori", che e' molto piu' di un pezzo del diritto ad hoc per gli immigrati, ma un vero e proprio testo "postcostituzionale". 6. UNA SOLA UMANITA'. PAOLA PIERANTONI: PAURA [Dalla newsletter dell'"Osservatorio ligure sull'informazione" (per contatti: newsletter-oli at olinews.it) col titolo "Migranti. Lascio Genova perche' ho paura"] Incontro, nei dintorni del Suq, un immigrato che conosco da tempo. Persona di cultura, nella manciata di anni che vanno dalla meta' degli anni '90 ad oggi ha percorso la strada che porta dalla accettazione, per sopravvivenza, di qualunque lavoro, alla conquista di una professionalita' elevata, riconosciuta anche qui, e a un lavoro qualificato, a tempo pieno, in un grande ente. Una strada, la sua, costellata da esperienze di valore, che ne hanno fatto un punto di riferimento non solo per la sua comunita'. Ora lascera' Genova e se ne andra' in Francia dove lo aspetta un lavoro ancora piu' qualificato, ma il motivo che lo porta via non e' professionale: "In Francia - dice - ci sono problemi e durezze, ma c'e' anche un quadro chiaro di diritti che vengono garantiti. Qui no. Qui ormai ho paura". Accanto a lui un bambino in carrozzino e la moglie, che annuisce. Il tarlo che lo porta ad abbandonare Genova e l'Italia non e' solo il senso di insicurezza, ma il deserto da cui si sente circondato. Dice: "la situazione e' terribile, sembra che sia tutto cancellato, che non ci siano mai state alle nostre spalle le lotte che abbiamo fatto". Il presente nella sua brutalita' e miseria cancella esperienze, progetti, pensieri, relazioni, cultura, speranze. Lui se ne andra' fisicamente, altri immigrati che sono stati importanti per la cultura, la politica, la costruzione sociale della nostra citta' in mutazione, se ne sono andati spiritualmente. Viviamo un oggi in cui, come diceva una canzone di De Gregori, non e' piu' vero niente. Restano le carte che si stanno accumulando nell'archivio del Forum Antirazzista, ma le ben ordinate carte non bastano al progetto di vite ancora giovani. Cosi' Genova perde per isolamento, nuova emigrazione, depressione gli immigrati che negli ultimi venti anni hanno contribuito a costruirne la storia. Colpa solo della destra? Mi scorrono davanti le facce degli assessori di parte cattolica che negli anni passati hanno accettato quasi come fosse un martirio quella "delega alla immigrazione" che fu conquistata dal Forum Antirazzista nel 1995, sotto la giunta Sansa, e le facce di chi si e' ben guardato dall'accostarsi allo spinoso problema: mai che ci sia stato un politico di punta di appartenenza Pds-Ds, uno dei nomi che contano, che ci abbia speso la faccia, la carriera. Tutti concordi nel confinare nel recinto social-assistenziale, o al piu' culturale di facciata, quello che era "il" problema politico del millennio avvenire. Tutti a calibrare le parole, tutti spaventati a morte all'idea di perdere voti e consenso, mentre il consenso andava a piene mani a chi esponeva la sua politica brutale, ma chiara. Una cecita' ed una pavidita' politica da far battere la testa negli spigoli. Qui, come altrove, si intende. 7. UNA SOLA UMANITA': SALEH ZAGHLOUL: BASTEREBBE UNA CIRCOLARE [Dalla newsletter dell'"Osservatorio ligure sull'informazione" (per contatti: newsletter-oli at olinews.it) col titolo "Migranti. Basterebbe una circolare"] Scade il permesso di soggiorno, e contemporaneamente scade anche l'iscrizione del cittadino immigrato al Sistema sanitario nazionale. Una iscrizione temporanea (che dura tre mesi) si puo' avere portando alla Asl la ricevuta della domanda di rinnovo del permesso di soggiorno, e finalmente, quando arriva il permesso, l'immigrato dovra' tornare ancora una volta alla Asl, per avere una iscrizione ancora una volta pari alla durata del permesso. Ma molto spesso, dati i lunghissimi tempi del rinnovo, una iscrizione temporanea non basta, per cui e' necessario tornare alla Asl piu' volte per rinnovarla. Un andirivieni che ingrossa le code alla Asl, aumenta la mole di lavoro agli sportelli ed irrita gli anziani che devono stare in coda per piu' tempo, non tutti possono avere la sedia, qualcuno pensa che la colpa e' degli immigrati. Ogni volta poi si perdono soldi, perche' bisogna chiedere il permesso non retribuito al datore di lavoro. Non solo, ma quando accade che un membro della famiglia ha bisogno di cure durante una di queste fasi di scadenza, viene meno il diritto alla cura. Come mai continua ad essere applicata una procedura vecchia, che risale al periodo precedente all'entrata in vigore del Testo Unico (D.L. 286/98)? Le norme attuali infatti prescrivono che gli immigrati regolari "hanno parita' di trattamento e piena uguaglianza di diritti e doveri rispetto ai cittadini italiani per quanto attiene all'obbligo contributivo, all'assistenza erogata in Italia dal Servizio sanitario nazionale e alla sua validita' temporale" (art. 34, comma 1). Inoltre, il Regolamento d'attuazione del Testo Unico, modificato dal Dpr n. 334 del 18 ottobre 2004, dispone chiaramente che "L'iscrizione non decade nella fase di rinnovo del permesso di soggiorno" (art. 42, comma 4). E' evidente, che la durata dell'iscrizione al Sistema sanitario nazionale degli immigrati regolari deve essere a tempo indeterminato come quella del cittadino italiano e non ci deve piu' essere una data di scadenza sul tesserino sanitario. A Milano qualcuno ha fatto la proposta indecente dei posti riservati ai milanesi nella metro, va a finire che a qualcuno verra' in mente di proporre corsie differenziate agli sportelli delle Asl... Eppure per evitare una trafila inutile e umiliante ai lavoratori immigrati, un disagio ai loro datori di lavoro, oltre che ai lavoratori e agli altri utenti della Asl, basterebbe una circolare dell'assessorato regionale alla sanita' che prescriva l'applicazione della legge. Perche' non viene fatta? 8. INCONTRI. OGGI A CASTEL VOLTURNO [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo] Venerdi' 19 giugno, a Castel Volturno (Ce), nell'area Ex bene Zaza, localita' Centore, Via del Cigno, traversa Via Pietro Pagliuca si terra' un evento nazionale della campagna "Interventi civili di pace", il Festival dell'impegno civile. * Programma Ore 15,30: "Difendiamo la pace senza le armi", con Riccardo Troisi, Riccardo Carraro, Farshid Nourai, coordinatori nazionali; Rita Crisci, dirigente Regione Campania; Tonino Palmese e Geppino Fiorenza, Libera; Gianmarco Pisa, Operatori di pace Campania; coordina Angelica Romano, Tavolo Interventi civili di pace Campania. Ore 17: Teatro-Forum: Volontari di pace nella guerra umanitaria? Teatro dell'oppresso, Compagnia Giolli, a cura di Roberto Mazzini. Ore 20: Concerto Kalifoo Ground Music System, A 67, Tammorra vs Camorra, Carlo Faiello con il raduno del popolo della tammorra. Mostre allestite: "Sono una donna anch'io" di Elisabeth Cosimi, Medici Senza Frontiere; "Finis Terrae" di Luigi Caterino, con testi dell'antropologo Luigi Mosca; Mostra del fumetto dedicato a don Peppe Diana a cura dell'associazione "Da Sud"; intervento dei graffitari dell'Accademia delle Belle Arti di Napoli. * L'indirizzo e' Fattoria localita' Centore, IV Traversa a destra di Via Pietro Pagliuca / SP 161, Castel Volturno. Come arrivare: - sulla Via Domitiana / SS 7 quater (direzione Castel Volturno verso Mondragone) al bivio altezza Pescopagano (poco dopo Ditellandia), al semaforo svoltare a destra in via Pietro Pagliuca / SP 161, dopo 2,7 km, svoltare nuovamente a destra nella traversa (trovate indicazione) dopo 300 metri arrivate a destinazione; - sulla via Domitiana SS 7 quater (direzione Mondragone verso Castel Volturno) al bivio altezza Pescopagano (poco prima di Ditellandia), al semaforo svoltare a sinistra in via Pietro Pagliuca / SP 161, dopo 2,7 km, svoltare nuovamente a destra nella traversa (trovate indicazione), dopo 300 metri arrivate a destinazione. 9. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 10. IRAN. FARIAN SABAHI: LA LEZIONE DI TEHERAN [Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 giugno 2009 col titolo "La lezione di Teheran"] Se il Consiglio dei Guardiani ricontera' i voti sara' segno dell'incapacita' di reprimere ulteriormente il dissenso. In questi giorni i dimostranti sono stati caricati dalla polizia, dai paramilitari e pure dagli Hezbollah libanesi che si addestrano in Iran. A Hooman, di professione informatico, i picchiatori arabi ricordano "le forze speciali israeliane che trent'anni fa parteciparono alla repressione dello scia' nei mesi che precedettero il ritorno dell'ayatollah Khomeini in patria". Anche le folle nelle vie di Teheran fanno tornare in mente quelle della rivoluzione del 1979. Rivoluzione che, oggi come allora, fu un fenomeno urbano in cui gli abitanti delle zone rurali non furono coinvolti. A differenza di allora, non c'e' pero' un leader carismatico a guidare le proteste: Mousavi ha chiesto all'onda verde di astenersi da ulteriori dimostrazioni per evitare un bagno di sangue. Ma quanto e' credibile questo personaggio, premier negli anni Ottanta e ricomparso vent'anni dopo con il sostegno di Rafsanjani? E quanto lo e' la moglie con il suo chador ben diverso dagli spolverini e dai foulard delle sue sostenitrici, che promette diritti per le donne ma "in una cornice islamica"? Mousavi e' un ingranaggio del sistema, non certo un outsider. E la Guida suprema Ali Khamenei un uomo debole in una posizione importante. Si fa chiamare "ayatollah" ma la sua e' stata una promozione d'ufficio, ottenuta nel 1989 per succedere a Khomeini, e non nei seminari teologici della citta' santa di Qum. Il passaggio di consegne avvenne in un modo non del tutto chiaro e a permettergli di diventare Rahbar (Guida) fu Rafsanjani, oggi suo acerrimo nemico. Gli eventi di questi giorni sono il segno della frattura interna alla Repubblica islamica. Da una parte il clero sciita, anch'esso diviso, dall'altra i pasdaran sempre piu' potenti in politica, economia e in ambito militare. Pasdaran che si sono insinuati nella tradizionale alleanza tra gli ulema e i mercanti scontenti per l'isolamento internazionale e le sanzioni che rendono difficile fare affari con il resto del mondo. Ahmadinejad e' espressione politica dei pasdaran e durante la campagna elettorale non ha perso occasione per definire "corrotti" membri autorevoli del clero e personaggi come Rafsanjani e Karrubi, quest'ultimo accusato in diretta tv di aver ricevuto 200.000 dollari all'indomani della rivoluzione. Le elezioni presidenziali di venerdi' si collocano nel quadro di questa lotta di potere e i disordini sono il risultato delle aspettative - frustrate - di una parte degli iraniani. Ma solo di una parte perche' tanti hanno invece votato per Ahmadinejad. A differenza degli altri candidati che hanno avuto poche settimane per prepararsi alle elezioni, il presidente ha condotto una campagna elettorale durata ben tre anni e mezzo: si e' spianato la strada alla vittoria garantendo l'assistenza sanitaria gratuita a 22 milioni di iraniani, aumentando lo stipendio degli insegnanti del 30% e le pensioni del 50%, dando un bonus in denaro ai contadini colpiti dalla siccita', e impegnandosi a pagare le bollette delle famiglie senza reddito. Se la vittoria elettorale di Ahmadinejad e' stata schiacciante, questo e' pero' anche a causa dei brogli, evidenti se si pensa alla velocita' con cui ha proclamato la vittoria. Ma non per questo si puo' negare quello che ha fatto in questi anni per i ceti bassi, anche se per l'economia i costi sono stati altissimi perche' le elargizioni in denaro sono state fatte prelevando da fondi speciali come quello per le oscillazioni del prezzo del greggio. E iniettare contanti nel sistema causa inflazione, oggi a due cifre come il tasso di disoccupazione. Le lezioni da trarre sono tre. 1) Teheran non e' rappresentativa di tutto l'Iran e il resto del Paese, dove raramente si addentrano i giornalisti occidentali anche perche' hanno bisogno di permessi speciali, e' decisamente piu' tradizionale. 2) I sondaggi lasciano il tempo che trovano: alcuni erano opera di think tank con sede a Washington, altri dell'organizzazione di Mehdi Hashemi, figlio del potente Rafsanjani. 3) L'alta affluenza alle urne non e' un segnale di facile vittoria dei moderati e infatti anche quattro anni fa le urne erano state aperte per qualche ora in piu' e le code lunghissime. Detto questo, sara' difficile che il Consiglio dei Guardiani annulli il voto - come chiede Mousavi - e indica nuove elezioni. Se la vittoria di Ahmadinejad fosse confermata, questo non giustifica pero' in alcun modo la repressione dei suoi oppositori che hanno manifestato in modo pacifico nelle strade di Teheran. E proprio sulla liberta' di espressione dovrebbe intervenire la diplomazia europea, dimostrando di essere in grado di parlare a una voce sola. Ma purtroppo, come recita un proverbio mediorientale, l'odore dei soldi fa deviare anche il corso dei fiumi. E gli interessi europei nei confronti dell'Iran impediscono alle nostre diplomazie di difendere, fino in fondo, i diritti umani. 11. MEMORIA. CLAUDIO VENZA RICORDA DIEGO CAMACHO [Da "A. rivista anarchica", anno 39, n. 345, giugno 2009, col titolo "Ricordando Diego Camacho"] Il 14 marzo, a Barcellona, e' morto Diego Camacho Escamez (alias Abel Paz), nato nel 1921 ad Almeria, in Andalusia. A sei anni si trasferisce a Barcellona presso uno zio militante della Cnt. Nel 1932 entra nella Escuela Natura (una struttura pedagogica libertaria seguace di Francisco Ferrer), del Clot, un rione operaio della capitale catalana. Entra nelle Juventudes Libertarias nel 1935 ad Almeria dove si ferma con la madre, militante della Cnt, fino al febbraio 1936 quando torna a Barcellona. Qui aderisce alla Fai e alla Cnt, e' attivo nei gruppi di difesa del Clot e contribuisce alla fondazione del gruppo Quijotes del Ideal che si oppone alla linea moderata della dirigenza Cnt-Fai. Dopo un arresto subito nel maggio 1937 (durante le giornate in cui gli anarchici sono sotto il tiro degli stalinisti), va a conoscere di persona le collettivita' agricole, scrive su "Tierra y libertad", organo della Fai, e partecipa ai combattimenti sul fronte catalano. Nel gennaio 1939 e' tra le centinaia di migliaia di catalani e spagnoli che fuggono da Barcellona e si rifugiano in Francia. Riesce a lavorare per qualche tempo e nel 1942 inizia la lotta clandestina passando i Pirenei. Viene imprigionato dalla polizia franchista passando cinque anni in prigione per aver cercato di ricostruire la Cnt. Dopo pochi mesi di liberta', e' detenuto per aver partecipato ad una riunione delle Juventudes e passa altri cinque anni nelle poco confortevoli galere franchiste. Uscito nel 1952 riprende, come molti altri anarchici, l'attivita' clandestina e nel 1953 e' delegato dell'organizzazione clandestina al Congresso della Ait. Resta quindi in Francia e compie una breve, e sfortunata, missione in Spagna per conto della Comision de Defensa. Si trasferisce in varie citta' francesi con la compagna Antonia Fontanillas (di storica famiglia anarchica e con cui vive fino al 1958), e partecipa a numerosi incontri e attivita' dei vari settori libertari, dalle Juventudes alla Fai, dalla Cnt agli ambienti giovanili antifranchisti. Negli anni Sessanta inizia a scrivere la lunga, e tuttora la piu' completa, biografia di Durruti (edizione italiana in 2 volumi edita nel 1999 e 2000 da Zero in Condotta, La Fiaccola e BFS) e una nutrita serie di volumi storici. Torna in Spagna nel 1977 sull'onda della rinascita del movimento e si impegna per una ripresa qualitativa oltre che quantitativa. Malgrado qualche delusione, resta a sud dei Pirenei e continua a redigere la propria lunga e articolata memoria personale in 4 volumi (in italiano e' tradotto il secondo: Spagna 1936. Un anarchico nella rivoluzione, 1998). E' tra i pochi militanti anziani a comunicare costantemente, e spesso a polemizzare, con le nuove generazioni di libertari a cui trasmette le amare riflessioni sul passato corrette da uno spirito critico irriducibile ma anche propositivo. Nel 1995-1996 percorre un lungo giro in Italia per animare una quarantina di incontri pubblici e rispondere all'interesse eccezionale suscitato dal film Tierra y libertad di Ken Loach, che ritiene molto valido e stimolante. Nel suo piccolo appartamento nel quartiere di Gracia ospita, nel corso degli anni Ottanta e Novanta, centinaia di compagni che vengono a conoscerlo e a discutere. Malgrado il recente declino fisico, continua a seguire i problemi del movimento e a fornire dati e riflessioni che vengono utilizzati per vari video e libri. Insomma: la morte lo trova in piena attivita'. * Postilla della redazione di "A. rivista anarchica" Da Claudio, docente di Storia spagnola all'Universita' di Trieste, figura di riferimento dell'anarchismo triestino dalla stagione del '68 e della storia dell'anarchismo e dell'anarcosindacalismo iberici, abbiamo ricevuto questa sintetica nota biografica di Diego. Tra le centinaia di migliaia di militanti libertari che costruirono l'eccezionale esperienza della rivoluzione anarchica in Spagna, Diego e' l'unico che le ultime generazioni italiane hanno conosciuto di persona, grazie alle decine di conferenze da lui tenute in tutta la penisola, nel tour citato da Claudio e in altri successivi - oltre che per i suoi libri, tradotti in italiano. E' questa una ragione in piu' per pubblicarne, su uno dei prossimi numeri, una biografia ben piu' articolata, scritta (tanto per cambiare) da Claudio Venza. Un ultimo saluto dalla redazione di "A" all'amico - oltre che compagno - Diego, cui abbiamo voluto bene al di la' delle maleodoranti nuvole di fumo del suo maledetto sigaro - sempre acceso come la sua irriducibile passione politico-sociale. Sul prossimo numero pubblicheremo la traduzione dal castigliano di una delle ultime interviste fatte a Diego, realizzata nel 2005 da argentina.indymedia.org, pubblicata nella rivista "Cnt" e in alasbarricadas.org. Ce l'ha inviata la nostra amica e compagna Arianna Fiore, studiosa di storia spagnola, collaboratrice di "A" sia con suoi scritti (l'ultimo, quello sull'antimilitarismo di Chaplin/Charlot, apparso sullo scorso numero) sia con sue traduzioni. "E' il mio modo per ricordare Abel Paz" ci ha scritto nell'e-mail di accompagnamento alla traduzione. 12. STRUMENTI. LA NEWSLETTER SETTIMANALE DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI TORINO Segnaliamo la newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino, un utile strumeno di informazione, documentazione, approfondimento curato da uno dei piu' importanti e piu' attivi centri studi di area nonviolenta in Italia. Per contatti e richieste: Centro Studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail: info at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 856 del 19 giugno 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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