Minime. 847



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 847 del 10 giugno 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Contro la guerra, contro le stragi
2. Chiara Ingrao: Contro il razzismo, contro le deportazioni
3. Oggi a Roma
4. Una lettera aperta di donne per i diritti umani
5. Raffaele K. Salinari: Un "pacchetto sicurezza" contro i minori
6. Giulio Vittorangeli: Esseri umani
7. Duecento volte coi piedi per terra
8. Alcuni estratti da "Opere complete. I. Ermeneutica, tomo 2" di Gianni
Vattimo
9. Lucio Villari presenta "Il capitale finanziario" di Rudolf Hilferding
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. CONTRO LA GUERRA, CONTRO LE STRAGI

Opporsi occorre alla partecipazione italiana alla guerra terrorista e
stragista in Afghanistan.
Opporsi occorre a tutte le uccisioni.
Opporsi occorre alla violazione del diritto internazionale e della legalita'
costituzionale.
Chi non si oppone alla guerra e alle stragi ne e' complice.
Solo la pace salva le vite.

2. EDITORIALE. CHIARA INGRAO: CONTRO IL RAZZISMO, CONTRO LE DEPORTAZIONI
[Ringraziamo Chiara Ingrao (per contatti: chiara.ingrao at fastwebnet.it) per
questo intervento]

Credo che i risultati delle elezioni siano una spinta in piu' per sentirsi
tutti impegnati su una delle emergenze piu' gravi che abbiamo di fronte:
l'ondata razzista e xenofoba.
L'uso cinico dei respingimenti in mare e' una delle facce piu' feroci,
eppure non ha ancora trovato risposte adeguate.
Piccolo o grande che sia, la manifestazione nazionale a Roma del 10 giugno
contro i respingimenti, e' un tentativo da condividere, da sostenere.

3. INIZIATIVE: OGGI A ROMA
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

"Io non respingo". Manifestazioni a Roma e in tutta Italia.
L'osservatorio sulle vittime dell'immigrazione "Fortress Europe" promuove
l'iniziativa "Io non respingo". Il 10 giugno manifestazione nazionale a
Roma. Oltre 50 appuntamenti in tutta Italia per dire no ai respingimenti.
Per rispondere alla visita di Gheddafi in Italia abbiamo lanciato un appello
di mobilitazione nazionale, per dire no ai respingimenti e al Trattato
Italia-Libia. La risposta e' stata altissima. Dal 10 al 20 giugno, la rete
spontanea nata intorno a "Fortress Europe", a "Come un uomo sulla terra" e
all'associazione Asinitas Onlus, e' riuscita ad organizzare 55 eventi in 35
citta' italiane per dire "Io non respingo". Maroni prenda nota. E' il
benvenuto che una parte sana dell'Italia riserva alla visita del dittatore
libico Gheddafi. Manifestazioni, presidi, dibattiti e proiezioni del film.
Da Cagliari a Milano, da Agrigento a Varese. Conosciamo quale destino
attende gli emigranti e i rifugiati respinti al largo di Lampedusa e
imprigionati in Libia. E non possiamo rimanere indifferenti.
A coronamento di tutto cio', abbiamo indetto una grande manifestazione il 10
giugno a Roma in piazza Farnese. A partire dalle 18, proprio nelle stesse
ore in cui Gheddafi sara' ricevuto dal premier a Palazzo Chigi. Alterneremo
reading di testimonianze sulla Libia a poesie, intermezzi musicali a momenti
di informazione e di riflessione. Ci saranno Ascanio Celestini, Andrea
Satta, il coro multietnico Casilino 23, Moni Ovadia, Andrea Pandolfo,
Monserrat, Igiaba Scego, gli studenti della scuola di italiano Asinitas e
altri scrittori, giornalisti, e attori teatrali. "Fortress Europe" mostrera'
al pubblico le foto scattate nei campi libici. Sempre in piazza Farnese,
alle 21 proietteremo all'aperto il documentario "Come un uomo sulla terra",
con la presenza degli autori. All'iniziativa ha aderito Amnesty
International - sezione italiana.
Il sit-in e la raccolta delle firme per la petizione sulla Libia,
inizieranno a partire dalle 16, con un'iniziativa promossa dalle scuole di
italiano Asinitas Onlus, Associazione Comboniana Servizio Emigranti,
Insensinverso, Cotrad Didattica Teatro, Focus Casa dei Diritti Sociali, Di
28 ce n'e' 1.
Chiediamo di partecipare numerosi a queste giornate di mobilitazione, nate
in modo spontaneo da una ricca rete di associazioni e individui che
resistono quotidianamente all'imbarbarimento della civilta' giuridica e
umana di questo paese.
La campagna "Io non respingo" e' promossa da Fortress Europe,
dall'associazione Asinitas Onlus, dagli autori di "Come un uomo sulla terra"
(Andrea Segre, Riccardo Biadene e Dagmawi Yimer). Per aderire alla campagna:
gabriele_delgrande at yahoo.it
Per maggiori informazioni: http://fortresseurope.blogspot.com

4. DOCUMENTI. UNA LETTERA APERTA DI DONNE PER I DIRTTI UMANI
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

Al Leader della Gran Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista
e per conoscenza alle ed ai rappresentati del governo italiano e dell'Unione
Europea
*
Gentile Muammar Gheddafi,
noi non facciamo ne' vogliamo far parte delle 700 donne che lei ha chiesto
di incontrare il 12 giugno durante la sua visita in Italia. Siamo, infatti,
donne italiane, di vari paesi europei e africani estremamente preoccupate e
scandalizzate per le politiche che il suo Paese, con la complicita'
dellíItalia e dell'Unione Europea, sta attuando nei confronti delle donne e
degli uomini di origine africana e non, attualmente presenti in Libia, con
l'intenzione di rimanervi per un lavoro o semplicemente di transitarvi per
raggiungere l'Europa. Siamo a conoscenza dei continui rastrellamenti, delle
deportazioni delle e dei migranti attraverso container blindati verso le
frontiere Sud del suo paese, delle violenze, della "vendita" di uomini e
donne ai trafficanti, della complicita' della sua polizia nel permettere o
nell'impedire il transito delle e dei migranti. Ma soprattutto siamo a
conoscenza degli innumerevoli campi di concentramento, a volte di lavoro
forzato, alcuni finanziati dall'Italia, in cui donne e uomini subiscono
violenze di ogni tipo, per mesi, a volte addirittura per anni, prima di
subire la deportazione o di essere rilasciati/e. Alcune di noi quei campi li
hanno conosciuti e, giunte in Italia, li hanno testimoniati.
Tra tutte le parole e i racconti che abbiamo fatto in varie occasioni,
istituzionali e non, o tra tutte le parole e i racconti che abbiamo
ascoltato, scegliamo quelli che anche Lei, insieme alle 700 donne che
incontrera', potra' leggere o ascoltare. Fatawhit, Eritrea: "Il
trasferimento da una prigione all'altra si effettuava con un pulmino dove
erano ammassate 90 persone. Il viaggio e' durato tre giorni e tre notti, non
c'erano finestre e non avevamo niente da bere. Ho visto donne bere l'urina
dei propri mariti perche' stavano morendo di disidratazione. A Misratah ho
visto delle persone morire. A Kufra le condizioni di vita erano molto dure
(...) Ho visto molte donne violentate, i poliziotti entravano nella stanza,
prendevano una donna e la violentavano in gruppo davanti a tutti. Non
facevano alcuna distinzione tra donne sposate e donne sole. Molte di loro
sono rimaste incinte e molte di loro sono state obbligate a subire un
aborto, fatto nella clandestinita', mettendo a forte rischio la propria
vita. Ho visto molte donne piangere perche' i loro mariti erano picchiati,
ma non serviva a fermare i colpi dei manganelli sulle loro schiene. (...)
L'unico metodo per uscire dalle prigione libiche e' pagare"
(www.storiemigranti.org). Saberen, Eritrea: "Una volta stavo cercando di
difendere mio fratello dai colpi di manganello e hanno picchiato anche me,
sfregiandomi il viso. Una delle pratiche utilizzate in questa prigione era
quella delle manganellate sulla palma del piede, punto particolarmente
sensibile al dolore. Per uscire ho dovuto pagare 500 dollari"
(www.storiemigranti.org). Tifirke, Etiopia: "Siamo state picchiate e
abusate, e' cosi' per tutte le donne" (dal film "Come un uomo sulla terra").
Siamo consapevoli, anche, che Lei e il suo Paese non siete gli unici
responsabili di tali politiche, dal momento che gli accordi da Lei
sottoscritti con il governo italiano prevedono ingenti finanziamenti da
parte dell'Italia affinche' esse continuino ad attuarsi e si inaspriscano
nei prossimi mesi e anni in modo da bloccare gli arrivi dei migranti sulle
coste italiane; dal momento, inoltre, che l'Unione Europea, attraverso le
sue massime cariche, si e' espressa in diverse occasioni a favore di una
maggiore collaborazione con il suo Paese per fermare le migrazioni verso
l'Europa. Facciamo presente innanzitutto a Lei, pero', e per conoscenza alle
e ai rappresentati del governo italiano, alle ministre e alle altre
rappresentanti del popolo italiano che Lei incontrera' in questa occasione,
cosi' come alle e ai rappresentanti dell'Unione europea, una nostra
ulteriore consapevolezza: quella per cui fare parte della comunita' umana,
composta da donne e uomini di diverse parti del mondo, significa condividere
le condizioni di possibilita' della sua esistenza. Tra queste, la prima e
fondamentale, e' che ogni donna, ogni uomo, ogni bambino, venga considerato
un essere umano e rispettato/a in quanto tale. Finche' tale condizione non
verra' considerata da Lei ne' dalle autorita' italiane ed europee noi
continueremo a contestare e a combattere le politiche dell'Italia, della
Libia e dell'Unione Europea che violano costantemente i principi che stanno
alla base della sua esistenza e fino a quel momento, quindi, non avremo
alcuna voglia di incontrarla ritenendo Lei uno dei principali e diretti
responsabili delle pratiche disumane nei confronti di una parte
dell'umanita'.
*
Prime firmatarie: Federica Sossi, Alessandra Sciurba, Isabelle Saint-Saens,
Glenda Garelli, Anna Simone, Floriana Lipparini, Cristina Papa, Enrica Rigo,
Maria Vittoria Tessitore, Barbara Bee, Maddalena Bonelli, Chiara Gattullo,
Elisa Coco, Gabriella Ghermandi, Elisabetta Lepore, Barbara D'Ippolito,
Paola Meneganti, Anna Maria Rivera, Judith Revel, Vanessa Giannotti, Enza
Panebianco, Angela Pallone, Di Lauro Gabriella, Sara Prestianni, Valentina
Maddalena, Maria Iorio, Annalisa Caffa, M. Cristina Di Canio, Barbara
Romagnoli, Alessia Montuori, Pia Covre, Letizia Del Bubba, Cristina Romieri,
Maria Antonietta Ponchia, Valentina Mora, Gabriella Orlando, Cristina
Sebastiani, Dorinda Moreno, Alessandra Ballerini, Ilaria Scovazzi, Liliana
Ellena, Vincenza Perilli, Lucia Conte, Gloria Battistin, Silvia Silvestri,
Teresa Modafferi,  Sara Voltolina, Patrizia Grazioli, Aurora D'Agostino,
Beatrice Barzaghi, Anna Milani, Elide Insacco, Sara Chiodaroli, Ester
Incerti, Anita Pirovano, Maria Rosaria Baldin, Agela Azzaro, Igiaba Scego,
Margherita Hack, Irene Delfino, Cinzia Filoni,  Nausicaa Guerini, Laura
Fiorillo, Maria La Salandra, Elisabetta Degli Esposti Merli, Cinzia Pian,
Cecilia Bartoli...
*
Per adesioni: semir at libero.it
Le adesioni saranno aggiornate sul sito www.storiemigranti.org

5. UNA SOLA UMANITA'. RAFFAELE K. SALINARI: UN "PACCHETTO SICUREZZA" CONTRO
I MINORI
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 giugno 2009 col titolo "Un 'pacchetto
sicurezza' contro i minori" e la nota redazionale "Raffaele K. Salinari e'
presidente Terre des Hommes International"]

Se verra' approvato il "Pacchetto sicurezza", i minori stranieri non
accompagnati in Italia rischiano di essere ricacciati tutti nei tombini nei
quali trovava riparo notturno qualche tempo fa un gruppo di bambini afgani
alla stazione Ostiense di Roma. Il fenomeno dei minori stranieri non
accompagnati rappresenta una realta' in crescita costante nel nostro paese:
solo nel 2008, si stimano oltre 7.500 presenze, ma e' probabile che siano
molti di piu', date le notevoli difficolta' di intercettazione e quindi di
conteggio statistico.
Il minore straniero non accompagnato appartiene ad una categoria a rischio
in virtu' dell'assenza di figure adulte di riferimento, fattore che lo rende
vulnerabile e facile preda della criminalita'. Garantirgli protezione e
tutela dei diritti fondamentali e' pertanto una priorita' assoluta, che deve
trovare conferma nell'intervento delle istituzioni e degli enti che, a vario
titolo, interagiscono nel processo di accoglienza, onde evitare che questi d
eboli soggetti possano cadere vittime di circuiti criminali. Purtroppo la
politica dei respingimenti vede fra questi "dannati della terra" proprio i
minori non accompagnati che puntualmente rappresentano una parte, spesso
importante, del carico dei barconi.
Questa pratica dunque viola, oltre altre numerose normative internazionali
in materia di asilo, anche norme consolidate a livello nazionale inerenti la
protezione dell'infanzia. Il nostro sistema normativo, infatti, prima ancora
della norma che disciplina il minore non accompagnato, prevedeva un gruppo
di diritti fondamentali ed inviolabili che vanno riconosciuti ai minori
stranieri in quanto persone indipendentemente dalla loro eta' e
cittadinanza, diritti che non sono assoggettabili nemmeno ad esigenze di
ordine pubblico.
Il minore straniero e' sempre stato per l'ordinamento italiano innanzitutto
un minore, ovvero un soggetto che ha la necessita' di essere assistito,
accudito e tutelato. In altre parole, nel nostro ordinamento non si puo'
parlare di minore clandestino o irregolare, se non nel senso di intendere un
minore entrato clandestinamente o irregolarmente. Il minore, infatti, per il
solo fatto di essere minore, puo' essere autorizzato a soggiornare in
Italia.
A questo proposito una ricerca presentata in questi giorni dalla nostra
organizzazione e da Parsec, intitolata "Minori erranti", evidenzia come,
proprio in seguito all'introduzione di una disciplina specifica per il
minore straniero non accompagnato, si siano originate interpretazioni
fuorvianti e contrastanti, che hanno minato l'efficacia del sistema,
rendendo incerta la protezione del minore, spesso erroneamente non
riconosciuto destinatario di questa specifica disciplina. Dallo studio
emerge in particolare la criticita' legata al riconoscimento stesso della
figura del minore straniero non accompagnato, ed al conseguente
riconoscimento del permesso di soggiorno rilasciato durante la minore eta'.
Secondo la legge "Bossi-Fini" infatti, tale permesso puo' essere rinnovato
al compimento dei diciotto anni solo se vi sono stati affidamento e tre anni
di permanenza in Italia con due anni di inserimento in un percorso di
integrazione.
E' emerso chiaramente come tale norma sia stata, pero', di fatto variamente
interpretata dando origine a prassi molto diverse nelle singole citta'
esaminate, a volte considerando i requisiti come alternativi ed altre volte
come cumulativi, in tale ultimo caso riconoscendo il permesso di soggiorno
al compimento dei diciotto anni solo ai minori non accompagnati giunti in
Italia a quindici anni, ossia ad una minoranza di essi.
A fronte di cio', il Ministero dell'Interno con la circolare Amato ha
recepito l'interpretazione meno restrittiva prevedendo il rinnovo del
permesso per minore eta' quando sussistano - in alternativa tra loro - i
requisiti previsti dalla legge "Bossi-Fini". Il nuovo pacchetto sicurezza
invece torna nuovamente al cumulo di questa procedure con aggravio evidente
dei percorsi di inserimento per i minori e la conseguente tendenza alla
clandestinita'. Ecco perche' noi chiediamo che non solo si torni indietro
all'impostazione originaria ma anche che venga attivato un Piano nazionale
per i minori stranieri non accompagnati al fine di promuovere un percorso
uniforme di prima accoglienza sull'intero territorio nazionale, che dovra'
essere strutturato in modo da garantire al minore straniero una reale
informazione sui suoi interlocutori istituzionali, sulle sue possibilita' di
protezione e soggiorno in Italia, nonche' sulle possibilita' di un suo
ricongiungimento alla famiglia.

6. UNA SOLA UMANITA'. GIULIO VITTORANGELI: ESSERI UMANI
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento]

Ha scritto recentemente Moni Ovaia: "Se foste un rom, un musulmano, o un
africano, o comunque un uomo dalla pelle scura, il pacchetto sicurezza non
lo prendereste solo come l'ennesima sortita di un governo populista e
conservatore, eccessiva ma tutto sommato venale.
Se foste un lavoratore che guadagna il pane per se' e per i suoi figli su
un'impalcatura, l'annacquamento delle leggi sulla sicurezza nei luoghi di
lavoro non lo dimentichereste il giorno dopo per occuparvi di altro.
Se foste migrante, il rinvio verso la condanna a morte, la fame o la
schiavitu', non provocherebbe solo il sussulto di un'indignazione
passeggera.
Se foste un politico che ritiene il proprio impegno un servizio ai
cittadini, fareste un'opposizione senza quartiere ad un governo autoritario,
xenofobo, razzista, vigliacco e malvagio.
Se foste un uomo di sinistra, di qualsiasi sinistra, non vi balocchereste
con questioni di lana caprina od orgogli identitari di natura narcisistica e
vi dedichereste anima e corpo a combattere le ingiustizie.
Se foste veri cristiani, rifiutereste di vedere rappresentati i valori della
famiglia da notori puttanieri pluridivorziati, padrini di veline ingozzati e
corrotti della peggior ipocrisia.
Se foste italiani decenti, rifiutereste di vedere il vostro bel paese
avvitarsi intorno ad un omino ridicolo, gasato da un ego ipertrofico.
Se foste padri, madri, nonne e nonni che hanno a cura per la vita dei loro
figli e nipoti, non vendereste il loro futuro in cambio dei trenta denari di
promesse virtuali.
Se foste esseri umani degni di questo umano, avreste vergogna di tutto
questo".
Invece, di tutto questo, questo paese non sembra avere nessuna vergogna.
*
Prigionieri di un partito, la Lega nord, che vanta (nella piu' totale
ignoranza storica), le sue radici nelle vicende degli anni dell'imperatore
del Sacro Romano Impero, Federico I, detto Barbarossa.
Cosa abbia da spartire il trattato di Costanza (del 1183), con la realta'
politica dell'Italia attuale resta un mistero. Dopo le sconfitte imperiali
(la piu' famosa resta la battaglia di Legnano del 29 maggio 1176, con la
vittoria delle truppe comunali guidate da Alberto da Giussano), le trenta
citta' ribelli dell'Italia settentrionale (costituitesi precedentemente in
alleanza, Lega lombarda, presso l'abbazia di Pontida il 7 aprile 1167),
accettarono di restare fedeli all'Impero in cambio della piena giurisdizione
locale sui propri territori.
Quello di cui siamo certi e' che molti leghisti, e non solo loro,
sottoscriverebbe convinti la seguente descrizione che viene fatta degli
immigrati.
"Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perche' tengono lo stesso vestito
per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle
periferie delle citta' dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo
appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo
pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi
dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti
alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano
pieta', con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne
li evitano non solo perche' poco attraenti e selvatici ma perche' si e'
diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade
periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma,
soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro
paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o,
addirittura, attivita' criminali.
La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione".
Certo, andrebbe spiegato a "lor signori" che questo testo non e' altro che
un estratto della relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del
Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti dell'ottobre
1912.
Forse piu' che ai tempi della Lega lombarda, sarebbe sufficiente ritornare
agli inizi del Novecento.

7. STRUMENTI. DUECENTO VOLTE COI PIEDI PER TERRA

Giunge mercoledi' 10 giugno 2009 al n. 200 "Coi piedi per terra", il
notiziario del comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute,
dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti.
Inizio' le pubblicazioni il 6 agosto 2007, e da allora accompagna
l'attivita' del comitato proponendo non solo notizie e documenti sulla lotta
della popolazione viterbese per salvare l'area archeologica e termale del
Bulicame e la salute e la sicurezza dei cittadini dalla minaccia costituita
dal distruttivo ed illegale mega-aeroporto, come sulla improcrastinabile
necessita' di una drastica riduzione del trasporto aereo per difendere la
biosfera dalla catastrofe del surriscaldamento globale del clima; ma anche
su molti altri temi dell'ecologia, del diritto alla salute, della difesa dei
diritti umani di tutti gli esseri umani.
Insieme al notiziario il comitato si e' successivamente dotato anche di un
sito, www.coipiediperterra.org, in cui tra vari altri materiali sono
ospitati anche tutti i numeri fin qui usciti di "Coi piedi per terra"
rivista.

8. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "OPERE COMPLETE. I. ERMENEUTICA, TOMO 2" DI
GIANNI VATTIMO
[Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di
Gianni Vattimo, Opere complete. I. Ermeneutica, tomo 2, Meltemi, Roma 2008,
pp. 304 (a cura di Mario Cedrini, Alberto Martinengo, Santiago Zabala)]

Indice del volume
Presentazione di Mario Cedrini, Alberto Martinengo, Santiago Zabala; Nota
redazionale; Fonti; Poesia e ontologia. Prefazione alla seconda edizione
(1985); Parte prima. Capitolo primo. Verso un'estetica ontologica: 1. Arte,
estetica, ontologia; 2. Le estetiche e la mentalita' metafisica della
fondazione: l'ideale dell'esplicitazione; 3. Le estetiche e la mentalita'
metafisica della fondazione: neo-kantismo e fenomenologia; 4. Senso positivo
dell'epocalita' dell'essere; 5. Due caratteri di un'estetica ontologica;
Capitolo secondo. Vocazione ontologica delle poetiche del Novecento: 1. Il
Novecento come secolo delle poetiche; 2. Diversi modi di approccio al
fenomeno delle poetiche; 3. "Linguaggi" delle arti e linguaggio-parola; 4.
L'estetica post-hegeliana come estetica del gioco; 5. La rivendicazione
della portata ontologica dell'arte nelle poetiche dell'avanguardia; 6. La
fruizione estetica come dialogo; 3 Capitolo terzo. Dalla fenomenologia
estetica all'ontologia dell'arte: 1. Il problema di una fondazione
ontologica dell'arte; 2. Novita' e legalita' dell'opera d'arte come basi per
la fondazione ontologica; 3. Esteticita' e originarieta'; 4. Conclusione:
estetica ontologica e concreta esperienza dell'arte; Capitolo quarto. Metodi
critici ed ermeneutica filosofica: 1. La "morte dell'arte" nella critica; 2.
Demitizzazione e mentalita' razionalistica; 3. Il problema di un'ermeneutica
non demitizzante; 4. L'appartenenza del lettore all'opera; 5. La storia come
esegesi dell'opera; Capitolo quinto. L'opera d'arte come messa in opera
della verita' e il concetto di fruizione estetica: 1. Opera, verita', mondo;
2. Contenutismo e formalismo nel concetto di fruizione estetica; 3. Forma e
contenuto nella messa-in-opera della verita'; 4. Problematicita' della
fruizione "estetica"; Parte seconda. Capitolo sesto. Il bello e l'essere
nell'estetica antica: 1. Il problema della "modernita'" dell'estetica
antica; 2. La dissoluzione dell'ontologia del bello in Aristotele; 3.
Ontologia del bello come fondazione esistenziale; Capitolo settimo. Arte,
sentimento, originarieta' nell'estetica di Heidegger: 1. Il linguaggio
poetico in Sein und Zeit; 2. L'affettivita' nell'analitica esistenziale; 3.
Affettivita' ed essere-nel-mondo; 4. L'affettivita' come fatto ontologico;
5. L'opera come messa-in-opera della verita': Stoss e angoscia; 6. Il
sentimento e l'esperienza dell'arte; Capitolo ottavo. Estetica ed
ermeneutica in Hans-Georg Gadamer: 1. Il problema della verita' dell'arte;
2. Crisi della "coscienza estetica"; 3. Ontologia dell'opera d'arte: Spiel,
imitazione, Darstellung; 4. Esperienza estetica e situazione ermeneutica; 5.
Il linguaggio come orizzonte di una ontologia ermeneutica; Capitolo nono.
Estetica ed ermeneutica; Indice dei nomi; Saggi: Imitazione e catarsi in
alcuni recenti studi aristotelici; Opera d'arte e organismo in Aristotele;
Per una storia dell'estetica; Il problema estetico (con Luigi Pareyson);
Recensioni: Recensione a Edward G. Ballard, Art and Analysis. An Essay
Toward a Theory in Aesthetics; Recensione a William K. Wimsatt Jr., Cleanth
Brooks, Literary Criticism. A Short History; Recensione a Susanne K. Langer,
Reflections on Art. A Source Book of Writings by Artists, Critics and
Philosophers; Recensione a Morris Weitz, Problems in Aesthetics. An
Introductory Book of Readings; Recensione a Guido Morpurgo-Tagliabue,
L'esthetique contemporaine. Une enquete; Recensione a Bertha Fanning Taylor,
Form and Feeling in Painting.
*
Da pagina 21
Prefazione alla seconda edizione (1985)
La seconda edizione di questo libro (uscito per la prima volta nel 1967) si
pubblica oggi, senza alcuna modifica (se si eccettua l'aggiunta di un
capitolo, il nono), in una situazione che e' certo molto mutata dal punto di
vista del dibattito dell'estetica, della critica e delle poetiche militanti.
Non credo pero' che abbia perso d'attualita' l'assunto centrale del lavoro:
la rivendicazione della portata ontologica dell'arte e della poesia, lo
sforzo di riconoscere l'esperienza estetica come il luogo di una esperienza
della verita', contro la tendenza a riservarle un dominio separato e, in
definitiva, inessenziale: quello della pura contemplazione, del gioco, delle
emozioni, o del museo.
Le posizioni da cui in origine il libro prendeva polemicamente le distanze
erano quelle del sociologismo di impronta (paleo)marxista e del formalismo
legato a molte applicazioni dello strutturalismo - che erano i modi in cui
l'estetismo si presentava con particolare forza negli anni Sessanta. E uno
dei sensi dell'approccio ermeneutico ai problemi dell'arte era proprio,
allora, quello di svelare tali posizioni come viziate di estetismo, cioe'
come fondate su una visione dell'arte che, da punti di vista diversi, non la
prendeva sul serio nel suo significato di esperienza storicamente densa,
esperienza di verita' in quanto "vera" esperienza.
Quegli obiettivi polemici hanno certo perso, oggi, molta della loro
rilevanza; e questo anche perche', se non le specifiche posizioni del libro,
certo lo sfondo teorico in cui esso si inseriva - l'ontologia ermeneutica
che, ispirandosi a Heidegger, avevano sviluppato, in sensi diversi,
pensatori come Hans-Georg Gadamer e Luigi Pareyson, al cui insegnamento piu'
direttamente il lavoro si rifaceva - e' venuto acquistando, negli anni
recenti, un sempre maggior peso sia nell'estetica filosofica, sia nella
critica letteraria e artistica. E' certo che una rivendicazione dell'arte
come esperienza di verita' incontra oggi meno resistenze di quante non ne
incontrasse alla fine degli armi Sessanta, proprio perche' la proposta
filosofica dell'ermeneutica e' largamente accettata, al punto da costituire,
per una vasta zona della cultura contemporanea, una sorta di koine', di
punto di riferimento comune (non senza rischi di fraintendimento, com'e'
ovvio). Il significato filosofico del rapporto tra poesia e ontologia,
pero', non mi pare con questo acquisito ed esaurito. Al di la' della
polemica contro l'estetismo implicito in molta estetica filosofica
novecentesca, esso comporta infatti un altro aspetto, che parallelamente a
quella polemica il libro gia' sviluppava (e che costituisce il nucleo del
capitolo nono, che proprio per questo mi e' parso opportuno aggiungere):
l'idea cioe' che non solo si dovesse guardare all'arte come esperienza di
verita', ma che un tale riconoscimento implicasse anche profondi riflessi
sul modo filosofico di concepire la verita' - cio' che del resto e' uno dei
sensi della "estetica ontologica" heideggeriana, nella quale (penso a
L'origine dell'opera d'arte) la verita' che puo' esser "messa-in-opera" non
si lascia certo pensare con i tratti di evidenza, stabilita', certezza, che
le riconosceva la metafisica. Se l'arte puo' essere esperienza di verita',
e' perche' la verita' viene riconosciuta, fuori da ogni prospettiva
metafisica, nei suoi tratti eventuali, di sfondo, in definitiva "deboli",
con tutto cio' che questo comporta anche per il modo di pensare il soggetto
e l'essere stesso. Non solo la poesia va letta con intenti ontologici, ma
l'ontologia - nel suo sforzo di oltrepassare la metafisica verso una forma
di pensiero "rammemorante" del tipo di quello che Heidegger ha in mente -
puo' forse dispiegarsi solo in una forma poetica.
E' sotto questo aspetto che, credo, il tema proposto dal libro puo' ancora
indicare una via degna di essere percorsa.
*
Da pagina 25
Verso un'estetica ontologica
1. Arte, estetica, ontologia
Benche' i saggi che seguono si sforzino di rappresentare un approccio
ontologico al problema dell'arte sotto diversi aspetti, o almeno di metterne
in luce l'esigenza, mi pare necessario, in via preliminare - e anche
conclusiva, nella misura in cui ogni introduzione e' sempre anche una
ripresa generale del senso di un discorso - chiarire in che senso, nelle
ricerche che compongono questo libro, viene perseguito il nesso tra poesia
(o piu' in generale arte) e ontologia, e in che rapporto tale indagine si
pone nei confronti dell'estetica contemporanea.
In linea generale, dunque, che cosa significa porre ontologicamente il
problema dell'arte, far valere in estetica delle esigenze ontologiche? La
domanda implica subito un salto dall'ambito limitato dell'estetica (ma, come
si vedra', e' dubbio che un tale ambito esista) alla filosofia generale. Su
questo piano, una prima approssimazione alla risposta consiste nel dire che
porre ontologicamente il problema dell'arte e qualunque altro problema
filosofico significa sviluppare un discorso che non dimentichi quella che
Heidegger ha chiamato la "differenza ontologica", ma anzi assuma tale
differenza a proprio tema centrale.
Differenza ontologica e' il rapporto che lega, e anche separa, l'essere e
gli enti. Per illustrare il senso di tale differenza, si puo' ricorrere a
un'altra nozione heideggeriana, quella di epoche', che ha lo stesso
significato. Il senso di tale termine non va anzitutto confuso con quello
che esso assume nella fenomenologia husserliana, anche se non sarebbe
difficile indicare una relazione per la quale, almeno in una certa misura,
l'epoche' heideggeriana si rivela come l'autentica fondazione, nella
struttura dell'essere, della necessita' dell'epoche' come atteggiamento
soggettivo di cui parlano i fenomenologi.
L'epoche' heideggeriana e' quel carattere dell'essere per cui l'essere si
da' e si cela contemporaneamente nell'apparire degli enti (cioe' delle cose
e delle stesse persone che popolano il mondo). L'essere, infatti, si da' in
quanto e' la luce dentro cui gli enti appaiono; e d'altra parte, proprio
perche' gli enti possano apparire, sussistere in qualche modo entro
l'orizzonte che esso istituisce, l'essere stesso come tale si sottrae. Esso
fa apparire gli enti e li lascia apparire: fa loro posto, potremmo dire,
dando all'espressione tutto il significato ambiguo di cui e' suscettibile.
L'essere fa posto agli enti perche' fornisce l'orizzonte entro cui essi
vengono all'essere, cioe' sono; e fa loro posto nel senso che lo lascia
libero, si ritrae, non richiamando l'attenzione su di se'.
Un tal modo di esprimersi resta tuttavia sempre inadeguato perche' immagina
che si dia un "posto" che l'essere potrebbe occupare in luogo degli enti e
viceversa, sicche' l'essere, pensato cosi', e' ancora sempre una specie di
ente, sia pure l'ente supremo. Invece, quello che e' essenziale, nella
teoria heideggeriana dell'epoche', e' l'accentuazione della differenza: il
riconoscimento che l'essere, cio' per cui gli enti sono, non va mai confuso
con gli enti stessi, non puo' mai esser pensato come un ente, sia pure il
massimo fra essi. Cio' si vede, del resto, se si pensa che quando domandiamo
che cos'e' l'essere degli enti non domandiamo mai la sua causa o origine;
che gli enti derivino da, vengano da, ecc., non risolve minimamente il
problema dell'essere; se cio' che e' indicato come causa e origine e'
anch'esso un ente, il problema dell'essere si ripropone integralmente anche
a proposito di esso. E' caratteristico, secondo Heidegger, della storia
della metafisica occidentale aver scambiato la domanda sull'essere con la
domanda sul perche' e sull'origine, col risultato di aver messo il pensiero
fuori strada identificando l'essere con l'ente, dimenticando cio' che esso
ha di peculiare e caratteristico, la sua irriducibilita' all'ente, appunto
la differenza ontologica.

9. LIBRI. LUCIO VILLARI PRESENTA "IL CAPITALE FINANZIARIO" DI RUDOLF
HILFERDING
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 6 gigno 2009 col titolo "Quando la
finanza divora l'economia" e il sommario "Compie cent'anni Il capitale
finanziario di Hilferding. Il testo e' un classico del pensiero politico.
L'autore scomparve nel nulla in una cella della Gestapo"]

Rudolf Hilferding scomparve nel nulla in un giorno del 1941 in Francia, in
una prigione della Gestapo. Nel nulla, significa che non si sa se fu ucciso
o se, come il suo conterraneo Walter Benjamin, si sia suicidato per
sottrarsi al nazismo. Era riuscito a fuggire dalla Germania nel 1933,
rifugiandosi in Svizzera. Tenuto d'occhio dalla polizia tedesca, decise nel
1938 di trasferirsi a Parigi. Dopo la sconfitta militare della Francia nel
giugno l940 e la creazione del governo collaborazionista di Vichy,
Hilferding capi' che l'unica via di scampo era la fuga negli Stati Uniti.
Recatosi a Marsiglia per imbarcarsi su una nave di linea, fu arrestato da
agenti di Vichy e consegnato ai nazisti. Interrogato e torturato, e'
probabile che il suo fisico - aveva sessantaquattro anni - non abbia retto.
Non e' rimasta testimonianza della sua fine. L'accanimento del governo
nazista nei suoi confronti si spiega con il fatto che egli era uno dei pochi
oppositori a non essere riuscito a far perdere le proprie tracce nel flusso
imponente dell'emigrazione politica tedesca verso l'America rooseveltiana.
Per quanto ormai solo e inerme, Hilferding era pur sempre un simbolo vagante
di un tempo di liberta' e di democrazia che gli esponenti della nuova
Germania volevano far dimenticare. Nel 1909, esattamente cent'anni fa, aveva
pubblicato un'opera che si puo' considerare un classico del pensiero
economico e politico del Novecento, Il capitale finanziario. Fino al 1933
era stato una figura centrale della politica e dell'economia tedesca ed era
riconosciuto come uno dei maggiori studiosi marxisti. Era stato ministro
delle finanze in vari governi della repubblica di Weimar ed esponente di
primo piano della parte moderata del partito socialdemocratico. Ora, mentre
le armate tedesche erano vittoriose su tutti i fronti d'Europa, veniva
inghiottito dal silenzio.
Nato a Vienna nel 1877, Hilferding apparteneva a quel tempo dell'Europa
borghese e socialista di fine Ottocento e del primo Novecento quando gli
studi sulle societa' contemporanee, il confronto con la modernizzazione
industriale, i partiti politici che si ispiravano a un liberalismo critico e
a un socialismo riformatore, parevano confluire in quel contrastato rigoglio
filosofico e politico che come un fiume senza argini scorreva in Europa e in
Russia lambendo gli Stati Uniti d'America.
La sua formazione e la sua adolescenza furono tedeschi e in Germania, dove
si era trasferito con la famiglia, Hilferding rappresento' quell'avanguardia
di sociologi e filosofi (da Rathenau alla Scuola di Francoforte) indagatori
del loro tempo che fiorirono a Weimar. Come socialista rappresento' il
conflitto tra chi credeva nell'evoluzione pacifica della lotta di classe e
nel binomio democrazia-socialismo (era questa la Seconda Internazionale), e
chi credeva nel socialismo come superamento della democrazia borghese, come
comunismo, (era la Terza Internazionale di Lenin e del colpo di stato
dell'ottobre l917 in Russia). Hilferding accettava lo spirito del Marx
perplesso nei confronti della rivoluzione proletaria e, specie dopo il
fallimento della Comune di Parigi nel l871, piu' incline a una via
democratica e parlamentare al socialismo. Hilferding aveva l'idea di una
democrazia dove il socialismo e il marxismo fossero parti essenziali del
governo amministrativo e della crescita sociale di un sistema sociale
capitalistico e "borghese". Questa ipotesi sara' per decenni il tormento
irrisolto di gran parte della sinistra politica europea, ma, per restare nel
campo dell'economia, fu assimilata da Schumpeter e in parte dallo stesso
Keynes, da Joan Robinson e, in anni piu' vicini a noi, da Paul Sweezy e Paul
Baran, dai nostri Caffe' e Sylos Labini e da pochi altri. E' tuttora un
metodo aperto e operante, ad esempio, nelle Universita' americane.
Marx aveva indagato il capitalismo di meta' Ottocento, occorreva ora
studiarlo in un Novecento che esordiva con soggetti e oggetti nuovi. Agli
inizi di un fantastico e moderno Novecento andavano snidati i segreti
dell'egemonia di un capitalismo che appariva vitale e sostanzialmente
inattaccabile dalle lotte operaie. Dal capitalismo dei padroni delle
ferriere era germinato, grazie anche al petrolio, alla chimica e
all'elettricita', il capitalismo delle societa' per azioni, delle banche,
degli "affari" regolati e controllati dai nuovissimi e veloci strumenti del
telegrafo, del telefono, della radio.
E' quanto fece Hilferding in Il capitale finanziario. Era il 1909 e il
capitalismo americano ed europeo scontavano una gravissima crisi finanziaria
e bancaria (simile in parte a quella che stiamo vivendo) esplosa nel l907.
E' intorno a questa crisi (l'impianto dell'opera e la sua struttura erano
gia' chiare nel 1905, l'anno in cui era comparsa negli Stati Uniti la
critica Teoria dell'impresa di Thorstein Veblen) che Hilferding scrisse la
"continuazione" del Capitale di Marx. Nella prefazione Hilferding detto'
parole sorprendenti per la loro attualita': "La caratteristica del
Capitalismo 'moderno' e' data da quei processi di concentrazione che, da un
lato, si manifestano nel 'superamento della libera concorrenza', mediante la
formazione di cartelli e trusts, e, dall'altro, in un rapporto sempre piu'
stretto fra capitale bancario e capitale industriale. In forza di tale
rapporto, il capitale assume (...) la forma di capitale finanziario, che
rappresenta la sua piu' alta e piu' astratta forma fenomenica. Lo schema
mistico che vela in genere i rapporti capitalistici raggiunge qui il massimo
della impenetrabilita'".
Il capitale finanziario "penetro'" in quel capitalismo, ne tolse il velo
mistico e fu subito al centro di dibattiti e riflessioni che solo la prima
guerra mondiale, scoppiata cinque anni dopo, interruppe. Ancora nel 1916
Lenin fece sue le tesi dell'avversario Hilferding immaginando pero' (e
sbagliando) che quel capitale finanziario fosse la fase suprema ma ultima
del capitalismo e che aprisse percio' la strada alla rivoluzione proletaria.
L'opera di Hilferding non lo autorizzava a questo, anche se Il capitale
finanziario si chiudeva con queste inquietanti parole: "Il capitale
finanziario e' la piu' compiuta realizzazione della dittatura dei magnati
del capitale. Ma appunto percio' la dittatura dei capitalisti che dominano
uno Stato entra in contrasto sempre piu' aspro con gli interessi
capitalistici degli altri Stati. Nello scontro violento degli inconciliabili
interessi, la dittatura dei magnati del capitale si rovescia, infine, nella
dittatura del proletariato".

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 847 del 10 giugno 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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