Coi piedi per terra. 196



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 196 del primo giugno 2009

In questo numero:
1. Comitato degli agricoltori viterbesi: Un enorme danno
2. Un incontro al centro sociale "Valle Faul" a Viterbo di denuncia e
mobilitazione sulla questione delle "scie chimiche" degli aerei
3. Anche la prestigiosa scrittrice e giornalista Giuliana Sgrena, da sempre
impegnata per i diritti umani, contro il mega-aeroporto a Viterbo
4. Il consigliere regionale Ivano Peduzzi promotore di un'iniziativa alla
Regione Lazio contro il mega-aeroporto
5. Alcuni estratti da "Bioeconomia" di Nicholas Georgescu-Roegen
6. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo

1. DOCUMENTI. COMITATO DEGLI AGRICOLTORI VITERBESI: UN ENORME DANNO
[Dal Comitato degli agricoltori viterbesi che si oppongono al mega-aeroporto
riceviamo e volentieri diffondiamo il seguente comunicato del 30 maggio 2009
dal titolo "Riecco il Comitato degli agricoltori viterbesi"]

Il Comitato concorda con le affermazioni dell'onorevole Di Pietro e delle
tante personalita' del mondo scientifico, culturale e delle Istituzioni, che
bocciano senza mezzi termini il mega-aeroporto.
Il comitato invita tutta la popolazione a riflettere sulla tanto
sponsorizzata realizzazione del mega-aeroporto sopra la citta' medievale, la
citta' di Santa Rosa, la citta' delle aree termali ed archeologiche.
Invita a considerare l'attentato alla salute pubblica, al lavoro e al
territorio che la realizzazione di questa opera comporterebbe.
Infatti il progetto aeroportuale, anche con i suoi chilometri e chilometri
di assurda viabilita', devasterebbe e mutilerebbe le integrita' fondiarie di
ettari ed ettari di terreno compromettendo per sempre l'occupazione in un
territorio a forte vocazione agricola.
La mobilita' veramente necessaria e da potenziare e' quella ferroviaria a
servizio della popolazione, delle attivita' lavorative e nel rispetto del
territorio. Una mobilita' da sempre negata ai viterbesi.
L'operazione della costruzione del mega-aeroporto portera' invece solo un
enorme danno alle aziende agricole.
Questa operazione puo' sembrare anche essere ispirata dall'intento di
accaparrarsi il controllo su porzioni di territorio destinate ad un rapido
cambio di destinazione d'uso a vantaggio di pochi e ad ottenere
finanziamenti pubblici attraverso l'inclusione del mega-aeroporto tra le
cosiddette "grandi opere".
Quello che c'e' di grande in questo progetto e' solo il danno alle aziende
agricole, al lavoro degli agricoltori e alla salute di tutti.
Invitiamo tutti i cittadini viterbesi a riflettere e sostenere la nostra
lotta.

2. INIZIATIVE. UN INCONTRO AL CENTRO SOCIALE "VALLE FAUL" A VITERBO DI
DENUNCIA E MOBILITAZIONE SULLA QUESTIONE DELLE "SCIE CHIMICHE" DEGLI AEREI

Il 29 maggio 2009 al centro sociale autogestito "Valle Faul" a Viterbo si e'
svolto un incontro di denuncia e mobilitazione sulla grave e inquietante
questione delle "scie chimiche" degli aerei.
E' stato proiettato un documentario che attraverso le testimonianze di
studiosi, parlamentari, attivisti di comitati per la difesa dell'ambiente e
della salute, evidenzia l'estrema gravita' della questione e la necessita'
di un impegno comune affinche' cessino pratiche altamente inquinanti e
patogene, cessi l'omerta' che regna in materia, vi sia trasparenza
democratica e corretta informazione su quanto e' accaduto e sta accadendo.
Si e' poi svolto un appassionato dibattito in cui si sono intrecciati i temi
dell'impegno per la difesa dell'ambiente, il diritto alla salute, la scelta
della nonviolenza, l'azione civile per i diritti sociali, il rapporto tra
societa' civile ed istituzioni, il legame tra diritto all'informazione e
diritto alla partecipazione democratica di tutte le persone alle scelte che
tutte le persone riguardano.
All'iniziativa hanno preso parte tra gli altri Antonella Litta, portavoce
del comitato che si oppone alla realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, e Peppe Sini, responsabile
del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, i cui interventi hanno
aperto e concluso l'incontro.
I partecipanti hanno concordato sulla necessita' di ulteriori iniziative di
studio, documentazione, informazione, sensibilizzazione, denuncia ed azione
contro le "scie chimiche", in difesa di ambiente, salute e diritti.

3. SOLIDARIETA'. ANCHE LA PRESTIGIOSA SCRITTRICE E GIORNALISTA GIULIANA
SGRENA, DA SEMPRE IMPEGNATA PER I DIRITTI UMANI, CONTRO IL MEGA-AEROPORTO A
VITERBO

Giuliana Sgrena, la prestigiosa giornalista e scrittrice pacifista e
femminista, da sempre impegnata per i diritti umani, che fu vittima di un
prolungato drammatico rapimento in Iraq, attualmente capolista alle elezioni
europee nell'Italia centrale per "Sinistra e liberta'", ha aderito
all'appello del comitato contro il mega-aeroporto a Viterbo.
In occasione di un incontro a Nepi (VT) ed in un colloquio con una
delegazione del comitato guidata dalla dottoressa Antonella Litta, Giuliana
Sgrena ha espresso piena e persuasa solidarieta' all'impegno contro il
mega-aeroporto e per la riduzione del trasporto aereo, in difesa
dell'ambiente, dei beni storico-culturali, della salute e dei diritti dei
cittadini.
Sempre crescente e' l'impegno di personalita' del mondo scientifico, della
cultura, delle istituzioni e dell'impegno civile per salvare l'area
archeologica e termale del Bulicame, e piu' in generale l'Alto Lazio, da
un'opera nociva e distruttiva, insensata ed illegale come il mega-aeroporto.
E sempre crescente e' altresi' la consapevolezza che occorre ridurre
immediatamente e drasticamente il trasporto aereo anche per contrastare
l'effetto serra, che costituisce oggi la principale emergenza ambientale
planetaria che l'intera umanita' deve fronteggiare.

4. SOLIDARIETA'. IL CONSIGLIERE REGIONALE IVANO PEDUZZI PROMOTORE DI
UN'INIZIATIVA ALLA REGIONE LAZIO CONTRO IL MEGA-AEROPORTO

In occasione di una manifestazione del Prc contro il mega-aeroporto svoltasi
presso l'area del Bulicame a Viterbo il 28 maggio, il consigliere regionale
Ivano Peduzzi ha annunciato che si fara' promotore di un'iniziativa alla
Regione Lazio contro il mega-aeroporto insensato e illegale che devasterebbe
la preziosa e peculiare area archeologica e termale del Bulicame,
aggredirebbe la salute della popolazione dell'Alto Lazio, danneggerebbe
l'agricoltura e i beni ambientali e culturali del viterbese, provocherebbe
uno sperpero assurdo e criminale di fondi pubblici.
Durante l'iniziativa il Prc ha annunciato un pieno impegno del partito a
tutti i livelli, locale, regionale e nazionale, contro il mega-aeroporto; e
sempre lo stesso giorno un'intera pagina del quotidiano "Liberazione" e'
stata dedicata al tema, con articoli di Gemma Contin e Daniele Nalbone.
E' crescente il numero delle forze politiche e dei rappresentanti delle
istituzioni che stanno prendendo posizione contro il mega-aeroporto a
Viterbo. Antonio Di Pietro e l'"Italia dei Valori", Claudio Fava, Giuliana
Sgrena e Roberto Musacchio di "Sinistra e liberta'", e ancora altri
parlamentari italiani ed europei di varie forze politiche democratiche,
hanno dichiarato una ferma opposizione al mega-aeroporto a Viterbo.
Cosi' come si oppongono al mega-aeroporto a Viterbo alcune delle
personalita' piu' eminenti delle istituzioni come il magistrato Ferdinando
Imposimato, dell'impegno morale e civile come il missionario padre
Alessandro Zanotelli, della cultura come Dacia Maraini, della musica come
Francesco Guccini, della scienza come Paul Connett; e con essi migliaia e
migliaia di cittadini viterbesi, in primo luogo gli agricoltori dell'area
circostante le sorgenti del Bulicame.

5. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "BIOECONOMIA" DI NICHOLAS GEORGESCU-ROEGEN
[Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di
Nicholas Georgescu-Roegen, Bioeconomia. Verso un'altra economia
ecologicamente e socialmente sostenibile, Bollati Boringhieri, Torino 2003]

Indice del volume
Introduzione di Mauro Bonaiuti: Parte prima. Epistemologia: 1. Otto tesi sui
sistemi biologici, 2. Le ipotesi antropologiche della teoria standard, Parte
seconda. Il sistema bioeconomico: 1. Critica alla teoria neoclassica del
consumatore, 2. Homo bioeconomicus? 3. Una teoria bioeconomica del
consumatore, 4. Teoria della produzione, 5. Progresso tecnologico, new
economy e critica bioeconomica, 6. Produzione fisica e produzione di valore,
7. Verso una "decrescita conviviale", 8. Consumo e produzione: un approccio
sistemico, Parte terza. La dinamica evolutiva: 1. Il fagiano argo e la
spirale dei redditi, 2. La spirale autoaccrescitiva dei consumi e del
lavoro, 3. Alienazione e distruzione del legame sociale, 4. I circoli
viziosi dal lato dell'offerta: profitti e concentrazioni transnazionali, 5.
La moneta cattiva scaccia quella buona: terziarizzazione, corruzione
finanziaria e diffusione dell'economia illegale, 6. Strategie di adattamento
e reazione. Bioeconomia: 1. L'economia politica come estensione della
biologia; 2. La legge di entropia e il problema economico; 3. Il programma
bioeconomico minimale; 4. Lo stato stazionario e la salvezza ecologica.
Un'analisi termodinamica (1. Lo stato stazionario: rassegna storica, 2. Il
pendolo meccanico contro la clessidra termodinamica, 3. Sistemi aperti e
sistemi chiusi, 4. Una quarta legge della termodinamica e la macchina
economica, 5. Dalla termodinamica all'ecologia e all'etica); 5.
Ineguaglianza, limiti e crescita da un punto di vista bioeconomico; 6.
Analisi energetica e valutazione economica (1. Introduzione, 2. Il dogma
energetico, 3. Moto perpetuo di terzo tipo, 4. La dissipazione della materia
e la legge di Planck, 5. Anche la materia conta, 6. Analisi energetica ed
economia, 7. Analisi globale e scelta economica, 8. Analisi globale e
valutazione tecnologica: il caso dell'energia solare, 9. Il destino
prometeico della tecnologia, Nota matematica); 7. Bioeconomia ed etica; 8.
Ricette fattibili contro tecnologie vitali (1. Introduzione: la rottura di
una simmetria, 2. La funzione di produzione e la rappresentazione analitica
di un processo, 3. Rappresentazione analitica di un processo economico
stazionario, 4. Corollario conclusivo: il destino prometeico della nostra
tecnologia); 9. Quo vadis homo sapiens-sapiens?; Bibliografia su
Georgescu-Roegen; Bibliografia generale; Indice dei nomi.
*
Da pagina 7
Introduzione di Mauro Bonaiuti
La teoria bioeconomica di Georgescu-Roegen rappresenta il primo e piu'
rigoroso tentativo di articolare l'economia alle scienze della vita e,
indirettamente, alle scienze sociali.
Il presente contributo costituisce anzitutto un tentativo di dare alla
teoria bioeconomica un carattere di maggior sistematicita', integrandola con
gli sviluppi piu' significativi che si sono avuti in particolare nella
biologia e nella teoria dei sistemi complessi.
[...] La teoria bioeconomica di Georgescu-Roegen ha rappresentato
innanzitutto una critica radicale alla teoria neoclassica. Essa ha mostrato
i limiti, essenzialmente di natura entropica, a cui e' soggetto il processo
di crescita/sviluppo economico. Se ogni attivita' economica comporta
l'irreversibile degradazione di quantita' crescenti di materia ed energia,
ne discendono per l'economia due importanti conclusioni. La prima e' di
ordine pratico: l'obiettivo fondamentale dell'economia moderna, la crescita
economica illimitata, risultando in contraddizione con le leggi fondamentali
della natura, va abbandonato o, comunque, radicalmente rivisto. La seconda
e' di natura metodologica: la rappresentazione pendolare del processo
economico, presentata in apertura di ogni manuale di economia, secondo la
quale la domanda stimola la produzione, e quest'ultima fornisce il reddito
necessario ad alimentare nuova domanda, in un processo reversibile e
apparentemente in grado di riprodursi all'infinito, andra' sostituita da una
rappresentazione circolare ed evolutiva, in cui il processo economico
risulti radicato nell'ambiente biofisico che lo sostiene. In generale questa
visione bioeconomica ci ricorda l'inevitabile carattere fisico, materiale di
ogni processo economico, riportando la scienza economica dalle rarefatte
atmosfere della matematica all'universo concreto del vivere quotidiano. In
conclusione, se vogliamo distillare una filosofia dalla teoria bioeconomica,
questa ci insegna che, in definitiva, la produzione di qualsiasi bene o
servizio comporta un'opportunita' in meno per gli esseri viventi che
verranno dopo di noi. In altre parole il processo economico di produzione
comporta inevitabilmente un "costo" (in termini di materia/energia
degradata) e tale costo sara' sempre maggiore di zero. La natura,
contrariamente a quanto ritenevano gli economisti classici, Marx compreso,
non offre nulla gratis.
Nonostante questo contributo fondamentale per la creazione di una nuova
economia, fondata su premesse epistemologiche profondamente diverse da
quelle che caratterizzano la teoria standard, e nonostante il nome che
Georgescu-Roegen stesso decise di attribuire a questa teoria, bioeconomia
appunto, e' evidente che queste conclusioni trovano il proprio fondamento
epistemologico essenziale, piu' che nella biologia, nella termodinamica.
Credo che, se vogliamo fare della bioeconomia un approccio ancora fecondo,
in grado di porre in relazione scienze biologiche, economiche e sociali,
occorra ripartire da qui.
Gregory Bateson ha affermato che la teoria dei sistemi rappresenta il frutto
piu' grosso che l'uomo abbia staccato dall'albero della conoscenza negli
ultimi duemila anni. Questa espressione puo' apparire enfatica, tuttavia
essa esprime la convinzione che ci troviamo di fronte a un salto
epistemologico, a un modo nuovo di interpretare i fenomeni biologici,
economici e sociali e le loro relazioni. Quanto segue costituisce il
tentativo di rivedere criticamente l'economia standard alla luce di alcuni
principi fondamentali che, senza contraddire le leggi della termodinamica,
caratterizzano i sistemi complessi. Questi sistemi, e in particolare quelli
biologici ed ecologici, presentano alcune caratteristiche formali sulle
quali vale la pena di soffermarsi. Le presentero' sotto forma di otto tesi,
argomentandole brevemente.
*
Da pagina 65
L'economia politica come estensione della biologia
"L'azione della natura e' complessa, e nulla si guadagna a lungo andare
pretendendo che sia semplice e cercando di descriverla in una serie di
proposizioni elementari"
(A. Marshall, Principles of Economics, 1890)
L'uomo, nella sua continua lotta per comprendere che cosa e' e come funziona
la natura, ha sempre cercato sostegno in qualche particolare fede
epistemologica, qualche particolare dogma scientifico. Una successione di
dogmi scientifici ha contrassegnato l'evoluzione del pensiero umano con
periodi di mode epistemologiche e continuera' cosi' anche in futuro. In
ciascuno di questi periodi, gli scienziati non solo si sono sforzati di
accumulare prove a favore del dogma dominante, ma lo hanno anche considerato
servilmente come l'unica fonte di fertile ispirazione. Un esempio
illuminante di questo culto per i dogmi (e in particolare delle sue
possibili conseguenze) e' dato dalla scienza economica, che e' giunta a
maturazione proprio nel momento in cui il dogma meccanicistico si trovava al
suo apogeo. Quel dogma aveva gia' esercitato un dominio eccezionalmente
forte sul pensiero scientifico per piu' di trecento anni. Ma, subito dopo,
circa cento anni fa, esso fu respinto dalla fisica stessa per motivi propri
di quella particolare scienza. Noi invece vi siamo ancora attaccati, anche
se in modo surrettizio. Ci sono validi motivi per questo ostinato
attaccamento della mente umana alla meccanica, o, piu' precisamente, alla
locomozione.
L'idea che la meccanica faciliti la via alle tecniche umane ha radici molto
antiche. Gli stupendi orologi che adornavano cattedrali e palazzi lo
annunciavano quotidianamente, molto prima ancora che Leonardo da Vinci con
le sue "macchine per volare" sostenesse che l'uomo deve riuscire a
riprodurre il meccanismo rappresentato da un uccello in volo. Descartes, che
nel secolo successivo nel suo De l'homme sostenne che "il corpo vivente e'
una macchina [...] ne' piu' ne' meno che il movimento di un orologio o di
qualsiasi altro automatismo", non fece che mettere in forma esplicita un
pensiero che gia' da lungo tempo era diventato per molti un elementare
articolo di fede. Ma senza Copernico, Keplero, Galileo e Newton - per
ricordare soltanto i primi architetti della meccanica classica - il dogma
meccanicistico non avrebbe conquistato quella supremazia scientifica e
filosofica che Laplace espresse in modo cosi' deciso nella sua famosa
apoteosi della meccanica. Ogni cosa nel mondo, sia nel passato che nel
presente o nel futuro - egli affermava con un orgoglio che rifletteva il
clima di tutti i circoli scientifici di quel tempo - e' completamente
determinata dalle leggi fondamentali della meccanica. Laplace riconosceva
che soltanto una mente demiurgica potrebbe effettivamente determinare le
condizioni iniziali di ogni particella dell'universo, e inoltre risolvere il
colossale sistema di equazioni che governa i movimenti di queste particelle.
Tuttavia, le situazioni ripetitive in cui la previsione di un evento
particolare dipende soltanto dalla soluzione di poche equazioni dimostravano
in modo spettacolare la validita' del dogma meccanicistico. La piu'
spettacolare di queste testimonianze favorevoli si verifico' nel 1846 quando
meno di un mese dopo che Urbain Leverrier aveva annunciato all'Academie
Francaise l'esistenza e la probabile posizione di un nuovo pianeta, le
osservazioni di Johann Galle dell'osservatorio astronomico di Berlino
confermarono in toto i risultati raggiunti da Leverrier con carta e matita.
Fu un bel sogno quello che la scoperta di Nettuno in questo modo ispiro' a
tutti gli scienziati sociali, e particolarmente agli economisti!
Semplicemente sedersi a un tavolino con carta e matita e prevedere che cosa
fara' la borsa domani, o meglio ancora, che cosa fara' di qui a un anno.
Non c'e' da stupirsi allora che, vivendo in quel periodo del XIX secolo, i
pionieri della scienza economica fossero portati - ciascuno a suo modo e con
vari gradi di consapevolezza - a considerare la meccanica come il modello di
qualsiasi disciplina che meritasse il nome di scienza. Molti ammisero
apertamente che l'economia non puo' essere concepita altrimenti che come "la
meccanica dell'utilita' e dell'interesse egoistico" - come W. Stanley Jevons
defini' in modo particolarmente netto questa posizione. Persino il grande
Vilfredo Pareto, per quanto grande fosse anche come sociologo, fu mosso, in
quanto economista, dalla stessa fede meccanicistica. Ma il fatto che il
corpo principale dell'economia sia rimasto completamente fedele alla vecchia
posizione meccanicistica anche al giorno d'oggi non ha una giustificazione
altrettanto semplice. Certamente c'e' il fatto, su cui insisteva Lord
Kelvin, che la mente umana capisce meglio un fenomeno se esso e' descritto
per mezzo di un modello meccanico. Dopotutto, la natura umana e' tale che
noi possiamo agire soltanto spingendo o tirando sul mondo materiale esterno.
Ma questa nostra manchevolezza non e' un buon motivo perche' la scienza ne
resti sempre vincolata.
Una causa piu' plausibile dell'inerzia epistemologica che caratterizza
l'economia moderna sembra essere una malintesa economia di sforzo
intellettuale. Qualsiasi modello che (come tutti i modelli economici)
implichi un principio di conservazione del tipo "niente si crea, niente si
distrugge, tutto si trasforma", insieme con una regola di massimizzazione,
costituisce un analogo meccanicistico della struttura piu' semplice
possibile, un sistema ridotto ai suoi aspetti cinematici. In realta', la
maggior parte dei modelli economici non sono nemmeno cinematici, perche' non
sono correlati al tempo in alcun modo preciso. Con questi modelli veniva
data via libera a un abuso dell'astrazione che trasformo' gradualmente la
teoria economica in un ricco terreno di caccia per gli amanti degli esercizi
di matematica pura. Questo e' un pessimo risultato, perche', come disse
esplicitamente proprio un famoso ingegnere, la matematica puo' essere un
sostituto troppo facile per il compito solitamente arduo di affrontare i
fenomeni reali.
*
Da pagina 73
E' tuttavia il lavoro di Schumpeter che mostra l'analogia fra lo sviluppo
economico e l'evoluzione biologica nel modo piu' chiaro e stringente.
Schumpeter vede l'origine dello sviluppo economico nel flusso perenne ma
discontinuo delle innovazioni tecniche spontanee [...]. Le innovazioni sono
per il processo economico cio' che le mutazioni sono per l'evoluzione
biologica. Come ogni mutazione favorevole, un'innovazione che ha successo e'
portatrice, all'origine, di un vantaggio economico, ma proprio come quello
della mutazione, esso non dura a lungo. Come la mutazione favorevole,
l'innovazione che ha successo finisce col diffondersi all'intero processo,
cessando allora di rappresentare un vantaggio darwiniano. La concezione
schumpeteriana e' biologica in misura veramente sorprendente. Egli
riconosceva espressamente che il processo economico subisce cambiamenti
piccoli e reversibili - quali si scorgono chiaramente nella realta'. Ma
insisteva che solo le innovazioni discontinue, che non possono essere
ridotte a una successione di cambiamenti piccoli e reversibili, sono
responsabili dell'evoluzione unidirezionale del processo economico. Il punto
che desidero sottoporre alla vostra attenzione e' che anche un acuto
biologo, Richard Goldschmidt, insisteva sul fatto che l'evoluzione biologica
non puo' essere spiegata solo da piccole mutazioni (che per loro natura sono
reversibili) ma che essa richiede l'emergere accidentale di un "mostro ben
riuscito" (a successful monster), come fu il primo uccello apparso fra i
pesci primitivi, per esempio.
Malgrado la sua brevita', questo excursus mostra non solo che esiste un
forte isomorfismo fra il mondo biologico e quello economico, ma che
attraverso questo isomorfismo possiamo arrivare a una comprensione del
processo economico migliore di quella che ci offre la concezione
meccanicistica.
[...] Il problema dell'ambiente e' in gran parte biologico, perche' nella
nostra corsa per le risorse minerarie, non cambiamo soltanto la struttura
geologica della terra, ma anche la biosfera. Inoltre, nella nostra lotta per
la vita, diamo battaglia alle altre specie, sia perche' ci forniscono cibo
sia perche' vivono delle nostre stesse risorse alimentari. Un esempio che
mostra quanto sia intricato questo problema e' la sostituzione quasi
completa degli animali da tiro (un motore biologico) con il trattore (uno
strumento esosomatico). E' importante capire che la causa di questa
sostituzione non e' tecnologica, ma biologica - la concorrenza fra gli
animali da tiro e l'uomo, che devono essere alimentati entrambi dallo stesso
pezzo di terra.
Un ramo della fisica, la termodinamica, ci dice con una delle sue leggi - la
legge di entropia - che non esiste una via di uscita al problema
esosomatico. A parte l'energia solare, tutta l'energia e tutti i materiali
consumati da una generazione per produrre armamenti, automobili stravaganti,
motocarrozzette per i giocatori di golf e altre assurdita' esosomatiche di
questo tipo, significano meno aratri per le generazioni future. L'entusiasmo
con cui abbiamo salutato la scoperta della produzione di proteine alimentari
dall'olio grezzo e' completamente fuori luogo. Dovremmo invece cercare di
produrre benzina da fonti vegetali. E' difficile immaginare che cosa farebbe
il genere umano se diventasse consapevole di questo irrevocabile esaurimento
delle risorse minerali e della loro crescente trasformazione in materiale di
scarto e inquinante. Forse, il genere umano preferira' avere una vita breve
ma eccitante e stravagante, piuttosto che una vita lunga ma monotona, come
quella dell'ameba.
Spero di aver provato in questa conferenza che la vita esosomatica dell'uomo
e' un'estensione della sua precedente esistenza puramente biologica e quindi
che, anche se i problemi connessi con l'attivita' esosomatica non sono tutti
di natura puramente biologica, i piu' profondi lo sono. Aveva quindi ragione
Marshall quando affermava che "la Mecca dell'economista e' la biologia
economica, piuttosto che la dinamica economica". La difficolta' di questa
raccomandazione e' che richiede studi sul carattere evolutivo del processo
economico. Ma portare a compimento uno studio sull'evoluzione non e' cosi'
facile come baloccarsi con un semplice modello dinamico lineare. Questo e'
forse il motivo per cui fra gli economisti esiste ancor oggi la tendenza,
della quale si lamentava Schumpeter, a screditare e rinnegare studi
evoluzionistici.
*
Da pagina 95
Il programma bioeconomico minimale
Primo, la produzione di tutti i mezzi bellici, non solo la guerra, dovrebbe
essere completamente proibita. E' assolutamente assurdo (e ipocrita)
continuare a coltivare tabacco se per ammissione generale nessuno intende
fumare. Le nazioni cosi' sviluppate da essere le maggiori produttrici di
armamenti dovrebbero riuscire senza difficolta' a raggiungere un accordo su
questa proibizione se, come sostengono, hanno abbastanza saggezza da guidare
il genere umano. L'arresto della produzione di tutti i mezzi bellici non
solo eliminerebbe almeno le uccisioni di massa con armi sofisticate, ma
renderebbe anche disponibili forze immensamente produttive senza far
abbassare il tenore di vita nei paesi corrispondenti.
Secondo, utilizzando queste forze produttive e con ulteriori misure ben
pianificate e franche, bisogna aiutare le nazioni in via di sviluppo ad
arrivare il piu' velocemente possibile a un tenore di vita buono (non
lussuoso). Tanto i paesi ricchi quanto quelli poveri devono effettivamente
partecipare agli sforzi richiesti da questa trasformazione e accettare la
necessita' di un cambiamento radicale nelle loro visioni polarizzate della
vita.
Terzo, il genere umano dovrebbe gradualmente ridurre la propria popolazione
portandola a un livello in cui l'alimentazione possa essere adeguatamente
fornita dalla sola agricoltura organica. Naturalmente le nazioni che adesso
hanno un notevole tasso di sviluppo demografico dovranno impegnarsi
duramente per raggiungere risultati in tal senso il piu' rapidamente
possibile.
Quarto, finche' l'uso diretto dell'energia solare non diventa un bene
generale o non si ottiene la fusione controllata, ogni spreco di energia per
surriscaldamento, superraffreddamento, superaccelerazione,
superilluminazione ecc. dovrebbe essere attentamente evitato e, se
necessario, rigidamente regolamentato.
Quinto, dobbiamo curarci dalla passione morbosa per i congegni stravaganti,
splendidamente illustrata da un oggetto contraddittorio come l'automobilina
per il golf, e per splendori pachidermici come le automobili che non entrano
nel garage. Se ci riusciremo, i costruttori smetteranno di produrre simili
"beni".
Sesto, dobbiamo liberarci anche della moda, quella "malattia della mente
umana", come la chiamo' l'abate Ferdinando Galiani nel suo famoso Della
moneta (1750). E' veramente una malattia della mente gettar via una giacca o
un mobile quando possono ancora servire al loro scopo specifico. Acquistare
una macchina "nuova" ogni anno e arredare la casa ogni due e' un crimine
bioeconomico. Altri autori hanno gia' proposto di fabbricare gli oggetti in
modo che durino piu' a lungo (per esempio, Hibbard 1968, p. 146). Ma e'
ancor piu' importante che i consumatori si rieduchino da se' cosi' da
disprezzare la moda. I produttori dovrebbero allora concentrarsi sulla
durabilita'.
Settimo (strettamente collegato al punto precedente), i beni devono essere
resi piu' durevoli tramite una progettazione che consenta poi di ripararli.
(Per fare un esempio pratico, al giorno d'oggi molte volte dobbiamo buttar
via un paio di scarpe solo perche' si e' rotto un laccio).
Ottavo (in assoluta armonia con tutte le considerazioni precedenti),
dovremmo curarci per liberarci di quella che chiamo "la circumdrome del
rasoio", che consiste nel radersi piu' in fretta per aver piu' tempo per
lavorare a una macchina che rada piu' in fretta per poi aver piu' tempo per
lavorare a una macchina che rada ancora piu' in fretta, e cosi' via, ad
infinitum. Questo cambiamento richiedera' un gran numero di ripudi da parte
di tutti quegli ambienti professionali che hanno attirato l'uomo in questa
vuota regressione senza limiti. Dobbiamo renderci conto che un prerequisito
importante per una buona vita e' una quantita' considerevole di tempo libero
trascorso in modo intelligente.
Studiate su carta, in astratto, queste esortazioni sembrerebbero, nel loro
insieme, ragionevoli a chiunque fosse disposto a esaminare la logica su cui
poggiano. Ma da quando ho cominciato a interessarmi della natura entropica
del processo economico, non riesco a liberarmi di un'idea: e' disposto il
genere umano a prendere in considerazione un programma che implichi una
limitazione della sua assuefazione alle comodita' esosomatiche? Forse il
destino dell'uomo e' quello di avere una vita breve, ma ardente, eccitante e
stravagante piuttosto che un'esistenza lunga, monotona e vegetativa. Siano
le altre specie - le amebe, per esempio - che non hanno ambizioni
spirituali, a ereditare una terra ancora immersa in un oceano di luce
solare.
*
Da pagina 211
Quo vadis homo sapiens-sapiens?
I fatti dei mesi scorsi [1991 - ndr] nel Golfo Persico mi hanno riportato
con la mente a undici anni fa quando, durante un'intervista insieme ad altri
venti economisti per il "New York Times", feci una dichiarazione singolare.
Dissi che la questione piu' allarmante per la nostra economia - anzi, per la
nostra specie - non riguardava tanto le preoccupazioni relative
all'inflazione o alla disoccupazione, le quali allora come oggi
monopolizzavano l'attenzione degli economisti, quanto il rapido esaurimento
dei carburanti fossili, specialmente del petrolio, la piu' importante fonte
di energia dei tempi moderni. Conclusi dicendo: "Se non verra' presto
realizzata un'azione seriamente concertata [per razionalizzare la produzione
e la distribuzione dei carburanti fossili], i missili probabilmente
voleranno per assicurarsi il possesso dell'ultima goccia di petrolio".
Era la conclusione di una riflessione piu' ampia, secondo cui la sostanza
del processo economico e' essenzialmente biologica: conclusione che sarebbe
diventata il credo della mia vita. Jiri Zeman, dell'Accademia cecoslovacca,
affascinato da questa impostazione, penso' giustamente di denominarla
bioeconomia, e io fui d'accordo. Negli ultimi venti anni ho dedicato tutti i
miei sforzi di ricerca a questo tema e alle sue conseguenze ecologiche, per
mettere a punto un programma bioeconomico che attenuasse gli effetti delle
inevitabili calamita' ecologiche, le quali altrimenti renderebbero la
sopravvivenza della specie umana su questa terra la piu' breve tra tutte.
Tristemente, la mia lotta non ha avuto alcuna influenza sostanziale sul
chiassoso dibattito attorno al problema delle risorse naturali, sin da
quando presagii l'embargo petrolifero del 1973-'74. Molti sono stati i
fattori responsabili della mancanza di riscontro nei confronti del mio modo
di affrontare il problema dell'insufficienza delle risorse naturali, e
verranno alla luce nel corso di questo scritto. [...]
La prima volta che presentai un quadro completo della mia teoria
bioeconomica fu nella Distinguished Lecture n. 1, all'Universita'
dell'Alabama, il 3 dicembre 1970, dove enunciai i seguenti punti: 1) esiste
una forte parentela fenomenologica tra il processo economico e il dominio
biologico; 2) il processo economico costituisce un superamento evolutivo
della biologia che caratterizza la specie umana; 3) occorre riconoscere che
la biologia e l'economia si distinguono dagli altri domini della natura in
quanto entrambe sono governate specificamente dalla legge di entropia, senza
la quale esse non potrebbero essere compiutamente spiegate [...].
Seguendo questa linea di ragionamento, un punto in particolare merita di
essere enfatizzato: ne' la fisica, ne' la chimica, possono spiegare la
scarsita' economica. E' la legge di entropia che costituisce la radice della
scarsita', ma in un senso diverso rispetto alla scarsita' che caratterizza
la terra ricardiana (in quanto puro spazio territoriale). La scarsita'
entropica nasce dal "significato" che il flusso di materia ed energia
disponibile acquisisce per la struttura vivente stessa. Ed e' certo che
tutte le strutture viventi "anelino" a questo flusso, perche' altrimenti non
potrebbero sopravvivere. Onestamente sospetto che anche le cellule viventi
piu' elementari, mentre trasformano energia e materia disponibile in energia
e materia non-disponibile - il processo sine qua non della vita - debbano
"sentire" quel flusso entropico che noi uomini chiamiamo "godimento della
vita".
Il mio punto di partenza includeva alcune idee che, oggi, solo alcuni
studiosi di una certa eta' sarebbero in grado di riconoscere. A dire il
vero, penso ancora al famoso, sorprendente, principio di Alfred Marshall
secondo cui l'economia "e' un ramo della biologia intesa in senso ampio",
che poi sviluppai nella mia teoria secondo la quale il processo economico e'
parte integrante della biologia umana. Fui anche profondamente influenzato
dall'osservazione seminale di Alfred Lotka secondo la quale gli esseri umani
sono sostenuti da due tipi di organi: gli organi endosomatici, di cui essi
sono dotati sin dalla nascita, e gli organi esosomatici, cioe' quelli da
loro prodotti e utilizzati. Se ci pensiamo, un essere proveniente da un
altro mondo potrebbe non riconoscere la differenza tra la mano che spezza il
pane e il coltello che lo taglia. I paleontologi hanno ampiamente descritto
come gli esseri umani superarono l'evoluzione endosomatica nel momento in
cui alcuni esemplari di homo sapiens cominciarono a costruire organi
esosomatici con materiali quali la pietra, il legno e le ossa. In effetti il
nostro istinto esosomatico deve essere stato ereditato da alcuni primati
che, raccogliendo per caso un bastone dai boschi, cominciarono da quel
momento in poi a portarselo appresso perche', si puo' supporre, sentivano
che grazie al bastone il loro braccio era divenuto piu' lungo e potente. Per
quanto attiene l'evoluzione culturale, Lamarck potrebbe essere ancor piu'
esauriente.
La scintilla che mi permise di comprendere la stretta connessione tra
l'economico e il biologico venne dal mio illustre maestro, Joseph A.
Schumpeter, il quale, nel suo The Theory of the Economic Development, mi
insegno' che l'evoluzione economica si basa sull'insorgenza di innovazioni
discontinue. Come spiego' in una delle sue memorabili metafore, "aggiungete
uno dopo l'altro tutti i vagoni postali che volete, non otterrete mai in
questo modo una motrice". In altre parole, le innovazioni effettive sono
mutazioni economiche non-darwiniane.
[...] Nella mia lotta per la comprensione del significato di "entropia", ho
capito che, per avere una comprensione limpida di questa legge, bisognava
fare una distinzione ab initio tra due tipi di energia, i quali, seguendo la
terminologia di Lord Kelvin, possono essere denominati energia disponibile
ed energia non disponibile. La radice di questi concetti non e' fisica ma
fortemente antropomorfica, un caso curiosamente unico negli annali delle
scienze naturali. L'energia disponibile e' l'energia in uno stato tale che
noi, esseri umani, potremmo - in questo caso sarebbe errato dire
"possiamo" - utilizzare per le nostre specifiche esigenze, quali per esempio
riscaldare, cucinare il cibo, cuocere i mattoni, oppure volare sulla luna.
Viceversa l'energia non disponibile e' un tipo di energia che non si puo'
utilizzare. L'immagine classica usata da Lord Kelvin e' quella dell'immensa
energia contenuta nelle acque dell'oceano la quale, a dispetto della sua
immensita', non puo' essere utilizzata ne', diciamo, per muoversi su una
barca, ne' tantomeno per altri fini.
Qui e' pero' necessario fare una precisazione per non creare
fraintendimenti. La terra e' immersa in un mare cosmico di energia
disponibile (il flusso dell'energia prodotta dal sole, per esempio) che non
puo' essere utilizzata perche' non e' accessibile. Ecco dunque che l'energia
che noi possiamo effettivamente utilizzare dovra' essere sia disponibile sia
accessibile, una condizione fondamentale di cui nessun esperto di analisi
energetica e' veramente consapevole.
In base alle precedenti osservazioni si puo' quindi riassumere la legge di
entropia in questo modo: l'energia disponibile degrada in modo costante e
irrevocabile verso uno stato non disponibile, indipendentemente dal suo uso,
piu' o meno consapevole. Essendo l'entropia un indice (in relazione con la
temperatura) dell'energia non disponibile in un sistema isolato,
un'espressione equivalente della legge di entropia si traduce in questa
popolare formulazione: "Qualsiasi cosa si faccia, l'entropia in un dato
sistema non puo' diminuire". Naturalmente e' come dire che, da un punto di
vista logico, l'entropia puo' rimanere costante, come accade in un sistema
in equilibrio termodinamico, in cui nulla puo' accadere, oppure puo'
aumentare, come succede di norma.
Vale la pena ribadire un aspetto spesso ignorato della legge di entropia. Se
l'entropia di un sistema aumenta, e' necessario rendersi conto che il
confronto - che implica un "prima" e un "poi" - puo' essere stabilito solo
dalla coscienza umana, prova questa dell'essenza antropomorfica della legge.
Se non si comprende questo parallelismo unico - come invece accade spesso
oggi - non si coglie la straordinaria idea di Arthur S. Eddington secondo
cui la legge di entropia mostra "la freccia del tempo".
Che la legge di entropia sara' un giorno confutata, come e' successo per
molte leggi nella storia, e' il ritornello preferito di molti ecologisti
impegnati nel sostenere l'ottimismo di coloro che non riescono ad accettare
la realta' per quello che e'. Tuttavia la storia sta dalla parte della
permanenza della validita' della legge. Non a caso tutte le volte che una
mano tocca una pentola bollente, e' la mano a scottarsi e non la pentola,
confermando cosi' la legge di entropia. Come l'ha felicemente formulata
Rudolf Clausius: "Il calore non puo' passare mai spontaneamente da un corpo
piu' freddo a uno piu' caldo".

6. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO
DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO

Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di
Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della
salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail:
info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 196 del primo giugno 2009

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