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Minime. 838
- Subject: Minime. 838
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 1 Jun 2009 00:55:13 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 838 del primo giugno 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: L'ora 2. Contro la guerra e per il disarmo 3. Alle elezioni europee votare contro il razzismo 4. La trappola del referendum 5. Guglielmo Ragozzino: Il bambino clandestino 6. Marinella Correggia: Rifugiati climatici 7. Contro l'automobilismo 8. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 9. Giuliano Battiston intervista Suad Amiry 10. La newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino 11. Enzo Bianchi presenta "Il Dio dei cristiani. L'unico Dio?" di Remi Brague 12. Letture: Fabrizio De Andre', Parole 13. Letture: Ryszard Kapuscinski, L'altro 14. Riletture: Alfonso Gatto, Tutte le poesie 15. Riletture: Jacques Maritain, La persona e il bene comune 16. Riedizioni: Catullo, I canti 17. Riedizioni: Cicerone, Lettere ai familiari 18. Riedizioni: Martin Gilbert, La notte dei cristalli 19. Riedizioni: San Paolo, Lettere 20. La "Carta" del Movimento Nonviolento 21. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: L'ORA Certo, quanto sta emergendo sui costumi di Berlusconi e la sua corte puo' sembrare incredibile alle anime pie e agli ingenui di ogni consorteria, poiche' sa troppo di cinematografia trash, di televisione-spazzatura. Ma, come sempre, tutto si tiene. I festini dei gerarchi con ragazze minorenni e la politica nazista verso i migranti sono una stessa cosa. E sono una stessa cosa la prosecuzione della guerra terrorista e stragista in Afghanistan e la pretesa di impunita' assoluta ogni volta che il duce e i gerarchi infrangono le leggi. La stessa cosa l'eversione dall'alto e la corruzione quotidiana. E sono palesi finanche gli aspetti psicopatologici della questione: a forza di mentire il protervo e i suoi sodali finiscono non per credere alle proprie menzogne, ma per non trovar piu' nessuna distinzione tra il reale e il fittizio, il vero e il delirio, il bene e il male. Tutto e' uguale, tutto e' nulla. Esito estremo sul piano mentale di quel nichilismo che nella realta' effettuale reca ai gulag, ai lager, alla bomba di Hiroshima. Ai tempi infami della Dc vigeva ancora in questa paese quell'omaggio del vizio alla virtu' che e' l'ipocrisia (La Rochefoucauld, certo). Era il regime delle stragi e della corruzione, ma non ostentava la sua putredine, percepiva l'orrore e l'infamia di cui pure era concrezione ed epicentro, radice e fenomenologia. Ma Berlusconi non e' piu' la Dc, ne e' l'erede e lo stadio supremo di sviluppo, e la definitiva metamorfosi nel fascismo al tempo della tv e dei telefonini e della totale alienazione e mercificazione del mondo e della vita, delle persone e delle relazioni umane. A questo indracamento (Dante, Par., XVI, 115) siam giunti. * Occorre far cadere il governo razzista e bellicista, il governo eversivo, il governo hitleriano. Occorre farlo cadere con la lotta nonviolenta in difesa della legalita', della democrazia, della civilta' umana. Ed occorre ricostituire, facendo perno sulla nonviolenza, una sinistra adeguata alla bisogna. Una sinistra della nonviolenza: femminista, ambientalista, socialista e libertaria. * Ma occorre altresi' cogliere quale sia il nucleo del problema, la radice culturale e politica a un tempo, la fonte dell'abissalmente criminale e corruttivo potere berlusconiano e del consenso di massa ad esso: questa radice e' l'ideologia maschilista. O si combatte il maschilismo, o non riusciremo a sconfiggere il fascismo. Il fascismo del governo razzista italiano, il fascismo talebano, il fascismo imperialista e consumista e onnicida che sta devastando il mondo e massacrando l'umanita'. 2. LE ULTIME COSE. CONTRO LA GUERRA E PER IL DISARMO L'Italia sta partecipando alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan. Una guerra del tutto illegale anche alla luce del vigente diritto internazionale e della vigente legalita' costituzionale. La guerra consiste dell'uccisione di esseri umani. Chi contribuisce ad uccidere esseri umani e' un assassino. Noi non vogliamo essere assassini. Noi ci opponiamo alla guerra. Cessi la partecipazione italiana alla guerra afgana. * Ed opporsi alla guerra implica anche opporsi agli eserciti e alle armi. A tutte le armi. A tutti gli eserciti e le milizie, a tutte le bande armate assassine. Opporsi a tutti gli eserciti e a tutte le armi significa ad esempio anche opporsi alla nuova base militare di guerra americana a Vicenza. Significa ad esempio anche opporsi ai nuovi aerei d'attacco F-35. Solo la pace salva le vite. Ma la pace si costruisce innanzitutto opponendosi alla guerra ed ai suoi strumenti; opponendosi agli eserciti e alle armi; opponendosi all'oppressione di cui la guerra e' forma estrema. Opponendosi ad ogni violenza che viola la dignita' e i diritti umani inerenti ad ogni essere umano. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 3. LE ULTIME COSE. ALLE ELEZIONI EUROPEE VOTARE CONTRO IL RAZZISMO Alle elezioni europee votare contro il razzismo. Alle elezioni europee votare contro il golpe berlusconiano. Alle elezioni europee votare contro sfruttamento, inquinamento e guerra. Alle elezioni europee votare contro il maschilismo. Alle elezioni europee votare candidate donne, per un'umanita' di persone libere ed eguali in diritti. 4. LE ULTIME COSE. LA TRAPPOLA DEL REFERENDUM Il referendum sul sistema elettorale e' una trappola. E coloro che l'hanno predisposta sapevano quel che combinavano. Sta di fatto che tutti i possibili esiti sono disastrosi. In sostanza: a) se vincono i fautori, ne esce fuori una legge elettorale di risulta che sancisce di fatto il bipartitismo in cui vi e' luogo solo per il partito berlusconiano con Berlusconi ed il partito berlusconiano senza Berlusconi; e buonanotte al secchio. b) Vincono gli oppositori, ed e' l'apoteosi del ministro Calderoli e dell'opera sua dal colorito e disvelatore nomignolo che il suo stesso ideatore le diede. c) Prevale l'astensione dal voto, ed e' anch'essa un'ennesima vittoria dell'espropriazione e della narcotizzazione (ma perlomeno l'esito del referendum e' nullo). * Che poi, cosi' stando le cose, altro non si possa fare che optare per la cosiddetta "riduzione del danno" ed astenersi quindi dal voto sperando che non si raggiunga pertanto il quorum, e' una costrizione che molto ci pesa (detestiamo essere espropriati del diritto di voto, a noi piace votare ogni volta che sia possibile e ragionevole), una cupa necessita' alla quale siamo ridotti dalle spregevoli mene dei malfattori di turno e dalle scempiaggini dei servitori loro. Ma non vi e' alternativa: a chi ci chiede di votare se preferiamo il fascismo coi guanti di pelle o il fascismo coi guanti di pizzo rispondiamo che non vogliamo ne' l'uno ne' l'altro. Noi non votiamo per scegliere tra una forma di fascismo o un'altra forma di fascismo. Noi siamo contro il fascismo. Noi siamo della scuola di Piero Gobetti. 5. UNA SOLA UMANITA'. GUGLIELMO RAGOZZINO: IL BAMBINO CLANDESTINO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 maggio 2009 col titolo "Il bambino clandestino"] "E' evidente e crescente l'incidenza della discriminazione e delle violazioni dei diritti umani fondamentali nei confronti degli immigrati in Italia. Nel paese persistono razzismo e xenofobia anche verso richiedenti asilo e rifugiati, compresi i rom. Chiediamo al governo di intervenire efficacemente per contrastare il clima di intolleranza e per garantire la tutela ai migranti, a prescindere dal loro status". Ha scritto cosi' l'Ilo, l'Organizzazione internazionale del lavoro, due mesi fa, a fine marzo. Il governo italiano, invece di intervenire efficacemente per contrastare l'intolleranza, ha fatto tutto il contrario, ha risposto, per bocca del ministro degli esteri, in modo risentito ai critici (malevoli certo e probabilmente comunisti). Ha respinto il boat people proveniente dall'Africa ed e' andato avanti per la sua strada. Intanto, la crisi ha dato una mano all'Italia peggiore: molti immigrati, rimasti senza lavoro, partono. La soluzione finale era affidata a Roberto Maroni, il leghista ministro dell'interno. "Per contrastare l'immigrazione clandestina e tutto il male che porta, non bisogna essere buonisti ma cattivi, determinati ad affermare il rigore della legge". Se poi la legge non risponde appieno all'esigenza di discriminare gli immigrati, regolari o meno che siano, di cacciarli indietro, di tenerli sotto il tacco, allora basta cambiare la legge, a colpi di fiducia, e farne un'altra piu' rispondente alle sedicenti politiche della sicurezza. Il risultato di questa linea, in termini di leggi della repubblica, non tutte ancora in vigore, ma tutte prevedibili, e' riassunto in un passo di un appello pisano contro il G8 su "Immigrazione e sicurezza" che si apre oggi a Roma. "Classi separate, autobus separati, medici spia, presidi spia, reato di clandestinita', sindaci sceriffo, 'sicurezza partecipata', esercito nelle strade, militarismo civico, checkpoint metropolitani". Il G8 su "Immigrazione e sicurezza" e' una delle sottoriunioni che precedono quest'anno il vertice dei capi di stato e di governo, forse la piu' maldestra e squalificata di tutte. Ai G8 l'agenda e' tradizionalmente compito dei padroni di casa. Cosi' Maroni, affiancato da Angelino Alfano, ministro della giustizia, ha inventato la riunione, ha messo al centro la questione immigrazione, con l'idea di ottenere dai ministri degli altri paesi una sorta di consenso alle piu' retrive posizioni italiane. Oltre alla linea "cattiva" del ministro dell'interno c'e' anche l'affermazione filosofica e politica del presidente del consiglio Silvio Berlusconi: l'Italia non e' multietnica. Verita' subito messa in dubbio dalla Chiesa e soprattutto dall'Istat. Ogni cinque neonati in Italia, uno ha genitori stranieri; chissa' che non sia gia' un pericoloso clandestino. Negli altri paesi del G8 un bambino che nasce e' "uno di noi", una risorsa in piu', uno spicchio di futuro, una speranza, per tutti, di non morire. Maroni, accigliato, osserva il profilo del bambino. Se non gli garba, se non risponde ai suoi canoni, lo accantona. Berlusconi - ma affidereste un bambino a uno cosi'? - guarda il suo colore. Se e' troppo scuro o troppo chiaro, osserva schizzinoso "non va; e' multietnico"; e tira via per la sua strada. 6. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: RIFUGIATI CLIMATICI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 maggio 2009 col titolo "I 'clandestini' del clima"] La Nuova Zelanda e' stata il primo paese al mondo ad accogliere persone la cui vita in patria e' resa non solo piu' difficile ma proprio impossibile dal riscaldamento globale. Insomma: rifugiati climatici. Ogni anno infatti accetta alcune decine di abitanti di Kiribati, isola del Pacifico che insieme a tante altre scomparira' fra pochi decenni nell'oceano. Le Nazioni Unite e anche la Banca mondiale valutano che il numero dei rifugiati ambientali e climatici (fuggiti a causa di siccita' o inondazioni, aumento del livello dei mari o ripetuti eventi meterologici estremi) potrebbe arrivare a 200 milioni nel 2050; ma gia' adesso sono circa 25 milioni. Proprio ieri l'istituto di ricerca presieduto dall'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha diffuso uno studio secondo cui il riscaldamento del clima uccide ogni anno travolge 300.000 persone e ne travolge 300 milioni con alluvioni, siccita', eventi climatici estremi. Quanto ai rifugiati ambientali, per ora si tratta per lo piu' di sfollati interni ai paesi. Settimane fa a Papua Nuova Guinea diverse famiglie hanno lasciato l'isola di Carteret trovando rifugio a Tinputz. In Bangladesh nel 2005 ben 500.000 abitanti delle isole di Bhola hanno perso le loro terre, inondate in modo permanente. Gli slum di Dhaka debordano di rifugiati climatici dalle aree costiere: il paese dovra' provvedere, non si sa come, a dislocare in aree piu' elevate ben 20 milioni di abitanti, pur avendo emissioni pro capite di gas serra bassissime. Ma il fenomeno interpella il mondo. Il governo del Bangladesh ha lanciato un appello chiarissimo: "Chiediamo ai paesi sviluppati di ripensare le loro politiche di immigrazione, per garantire una sopravvivenza ai rifugiati da diversi stati isola e da stati costieri minacciati dall'innalzamento dei mari". E l'Aosis, Alleanza dei piccoli stati isola del Pacifico, a rischio di "estinzione per caos climatico", chiede interventi seri a livello internazionale, da un lato di mitigazione della crisi climatica, dall'altro di ospitalita' per i "naufraghi". Fa parte del mondo sviluppato a cui si chiedono interventi risarcitori anche l'Italia, che e' al capo opposto della Nuova Zelanda non solo geograficamente. Almeno parte di chi arriva sulle nostre coste proviene da luoghi desertificati e immiseriti anche a causa delle emissioni di gas serra occidentali e dovrebbe ottenere asilo umanitario a titolo di risarcimento internazionale dei danni. Insomma, una parte dei migranti climatici e' "roba nostra". Si ricorda a tale proposito che un paese come l'Etiopia, dal quale arrivano in Italia molte persone via mare, ha emissioni annue pro capite di anidride carbonica (il principale gas serra) di 60 chilogrammi all'anno (come ricorda il libro Heat di George Monbiot), mentre l'Italia ne emette procapite oltre 9 tonnellate (ovvero oltre 9.000 chilogrammi). Le Convenzioni di Ginevra delle Nazioni Unite non riconoscono la categoria dei "rifugiati ambientali" o "climatici" fra i destinatari di asilo o protezione umanitaria particolare (come per chi fugge da situazioni di guerra). Percio', in vista dell'appuntamento mondiale sul clima a Copenaghen alla fine di quest'anno, due giuristi australiani, Tess Burton e David Hodgkinson, stanno cercando di promuovere l'idea di una "Convezione per i rifugiati a causa dei cambiamenti climatici", che imporrebbe una linea di accoglienza agli stati dell'Onu (ne da' notizia il sito www.uk.oneworld.net). C'e' pero' il timore che in tal modo risulti diluita la protezione dei rifugiati politici e umanitari. E cosi' le organizzazioni che si occupano di rifugiati e sviluppo si oppongono... La Nuova Zelanda rimarra' sola? 7. LE ULTIME COSE. CONTRO L'AUTOMOBILISMO Continuare a sperperare le risorse pubbliche per sostenere l'industria automobilistica e' un crimine e una follia. Se c'e' una cosa che va immediatamente drasticamente ridotta e' l'automobilismo privato, il cui impatto sul clima e sull'ambiente, e sulla salute e sulla qualita' della vita delle persone, e' sotto ogni punto di vista terrificante. E se c'e' una decisione che tutti gli individui dei paesi ricchi (ed i privilegiati dei paesi poveri altresi') devono prendere subito, ogni persona ragionando con la sua testa e facendo valere la sua responsabilita', e' di smetterla subito di usare le automobili private in tutte le circostanze in cui cio' sia possibile. 8. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 9. RIFLESSIONE. GIULIANO BATTISTON INTERVISTA SUAD AMIRY [Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 maggio 2009 col titolo "Con le armi dell'ironia" e il sommario "Palestina. Un'intervista a Suad Amiry. Direttrice del Riwaq Center for Architectural Conservation di Ramallah, l'architetta palestinese, oggi a Galassia Gutenberg, e' celebre anche per due libri spietati e spiritosi, Sharon e mia suocera e Niente sesso in citta', in cui affiora lo spirito dello 'hakawati', colui che nel mondo arabo racconta storie al caffe'"] Nata in Giordania e vissuta tra Damasco, Parigi, Beirut, Il Cairo e, dal 1981, Ramallah, Suad Amiry e' un'architetta palestinese - fondatrice e direttrice del Riwaq Center for Architectural Conservation di Ramallah - dotata di un'ironia corrosiva, depositata nelle pagine di Sharon e mia suocera. Se questa e' vita e Niente sesso in citta' (editi da Feltrinelli e curati da Maria Nadotti). Un'ironia che gestisce con divertita consuetudine, e che le ha permesso di raccontare l'occupazione israeliana della Palestina secondo una prospettiva inedita, capace di suscitare sorrisi e indignazione, ma soprattutto di muovere a una familiare complicita' con una donna che, con sguardo impietoso, descrive i dolorosi paradossi di una vita a liberta' condizionata. Abbiamo incontrato Suad Amiry, che domani a Napoli partecipera' a uno degli incontri di Galassia Gutenberg, per discutere con lei del suo lavoro. * - Giuliano Battiston: Una volta ha sostenuto di essere diventata un'architetta grazie agli studi compiuti, e una scrittrice per caso. Ci racconta com'e' andata? E cosa intende quando afferma di voler tenere la sua scrittura il piu' possibile aderente allo stile narrativo dell'"hakawati", lo storyteller arabo? - Suad Amiry: Le confesso una cosa: molti anni fa decisi di occuparmi di architettura perche', essendo un po' dislessica, avevo problemi nella lettura, mentre in architettura potevo affidarmi alla dimensione visuale e mnemonica. In effetti, l'ultima cosa che mi sarei aspettata era che finissi a scrivere dei libri. Eppure, grazie a mio padre, che quando pranzavamo insieme chiedeva a ciascuno dei figli di raccontargli qualcosa, sin da bambina ho amato raccontare storie o barzellette. E sono stata sempre apprezzata per le mie qualita' di hakawati, colui che nel mondo arabo ogni giorno, sedendo al caffe', racconta storie tratte dalla tradizione o dalla cronaca. Fino a poco tempo fa credevo che non ci fossero connessioni tra le doti di cui occorre disporre per raccontare a voce delle storie in presenza di altri e quelle che servono per scrivere nero su bianco di fronte a degli interlocutori invisibili. A causa della pessima educazione ricevuta in questo campo, ritenevo che scrivere equivalesse a combinare tra loro frasi dotte e stilisticamente aggraziate, a collocare con pazienza parole decorative in strutture complesse e sofisticate. La pubblicazione di Sharon e mia suocera mi ha fatto capire che raccontare storie in modo semplice puo' essere una forma di scrittura. * - Giuliano Battiston: In Sharon e mia suocera scrive che "tenere un diario personale intendeva essere una forma di terapia". Come mai tra il 2001 e il 2002, durante le invasioni di Ramallah dell'esercito israeliano, ha deciso di tenere dei diari, e in che senso "sono stati veramente terapeutici"? - Suad Amiry: Quando il governo Sharon decise di invadere e occupare Ramallah, abbiamo vissuto sotto un lungo coprifuoco, durante il quale ho cercato di "recuperare" mia suocera, che abitava proprio vicino alla Muqataa, il quartier generale di Arafat, per portarla a vivere con me. In seguito, ero cosi' stressata dalla presenza dei militari israeliani all'esterno, e da quella di mia suocera in casa, che ho iniziato a inviare mail ai miei amici, raccontando, con toni ora seri ora divertiti, quel che accadeva. Anche quando scrivevo solo di architettura, la scrittura mi ha sempre restituito calma e serenita', cosi' in quel periodo ho sentito il bisogno di raccontare ad altri le storie che mi trovavo a vivere, anche quelle all'apparenza meno verosimili. Trasferirle su un pezzo di carta e' stato come espellerle dal mio sistema, passarci attraverso, liberandomene, come accade nelle sedute psicoanalitiche. * - Giuliano Battiston: Una delle caratteristiche piu' evidenti della sua scrittura e' l'ironia. Piu' che un dispositivo retorico o narrativo, sembrerebbe uno strumento con cui acquistare una distanza - anche in questo caso terapeutica - nei confronti degli eventi drammatici che descrive. E' d'accordo? - Suad Amiry: Credo che l'ironia sia uno strumento di sopravvivenza indispensabile se si vive sotto un'occupazione militare. Quando siamo costretti ad affrontare una situazione tragica, inevitabilmente cerchiamo delle forme di protezione. Possiamo decidere di non vedere nella sua totalita' la situazione in cui ci troviamo, perche' una visione lucidamente complessa rischierebbe di essere troppo opprimente, oppure possiamo ridere di noi stessi, cercando di rendere comunicabile anche ad altri, grazie all'ironia, cio' che sarebbe altrimenti insopportabile. Per chi, come il popolo palestinese, vive un'occupazione da quarant'anni, l'ironia e' un'arma necessaria per fare i conti con le difficolta' del quotidiano. * - Giuliano Battiston: In Niente sesso in citta' riporta una frase tratta dal bel romanzo della scrittrice palestinese Sahar Khalifah La porta della piazza (Jouvence): "La Palestina e' una bestia che divora i propri figli". Che significato le attribuisce? - Suad Amiry: Gli esseri umani possono essere terribilmente violenti gli uni contro gli altri, come dimostra l'occupazione israeliana che ogni giorno viola i piu' elementari diritti dei palestinesi. Di fronte a questa violenza, non si puo' far altro che resistere. Ma la resistenza puo' assumere forme diverse, e nel nome del nazionalismo, inteso come il dovere di difendere la Palestina, si possono commettere errori e ingiustizie. Inoltre, proprio perche' sono inevitabilmente parte del processo di liberazione del proprio paese, ai palestinesi viene tolta la stessa possibilita' di vivere. Se Israele ci dovesse risarcire davvero, dovrebbe tener conto dell'occupazione delle nostre menti, delle nostre emozioni, del nostro tempo, ammettendo di aver fatto della Palestina un mostro che priva i propri figli della possibilita' stessa di avere una vita normale e immaginare il futuro. Quando la liberazione diventa la tua ossessione, e l'occupazione la tua unica realta', ogni avvenimento assume forme distorte. Una distorsione che corrode il senso della vita. * - Giuliano Battiston: Nella prefazione, spiega che Niente sesso in citta' e' nato "dallo choc personale, dall'immensa delusione e dal profondo senso di tristezza" di fronte alla vittoria di Hamas alle elezioni del 2006. Perche' ritiene che quella vittoria sia la materializzazione della disfatta politica e sociale della sua generazione? - Suad Amiry: Faccio parte di una certa generazione dell'Olp, che e' sempre stato, ed e', un movimento secolare, legato ad altri movimenti internazionali di liberazione che rivendicavano equita' tra uomini e donne, ricchi e poveri, occupanti e occupati. Da parte mia, poi, ho sempre pensato che la religione non potesse essere la fonte da cui un governo trae la propria legittimita'. Pretendendo una verita' esclusiva e un primato assoluto, tutte le religioni sono razziste. Finche' sono confinate nella sfera personale, non sono un mio problema. Ma quando si riflettono sulla mia vita come donna, e qualcuno, in nome di un dio, pensa di potermi dire cosa e' giusto e cosa sbagliato, allora si' che diventa una questione politica. Dunque un mio problema. In questo senso Hamas e' un problema per tutte le donne della mia generazione, quelle che alla Palestina hanno dato tutto. Senza riceverne, per ora, granche' in cambio. 10. STRUMENTI. LA NEWSLETTER SETTIMANALE DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI TORINO Segnaliamo la newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino, un utile strumeno di informazione, documentazione, approfondimento curato da uno dei piu' importanti e piu' attivi centri studi di area nonviolenta in Italia. Per contatti e richieste: Centro Studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail: info at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org 11. LIBRI. ENZO BIANCHI PRESENTA "IL DIO DEI CRISTIANI. L'UNICO DIO?" DI REMI BRAGUE [Dal supplemento librario "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 23 maggio 2009 col titolo "Per carita' saremo uniti" e il sommario "Il Dio dei cristiani, non il Dio cristiano per le tre fedi monoteiste"] Il recente viaggio di Benedetto XVI in Giordania e Israele ha riproposto all'attenzione degli osservatori non superficiali e dei credenti stessi il tema del dialogo, in particolare quello tra le tre religioni definite monoteiste: dialogo non come attivita' opzionale, ma come elemento inerente alla fede stessa e capace di arricchirla. Ma proprio per l'importanza di questo tema, e' bene scavare in profondita' rispetto all'immagine simbolo che possiamo aver ritenuto di quel pellegrinaggio: il papa, un rabbino e un imam che si tengono per mano invocando insieme la pace. Possiamo davvero parlare di un unico Dio per ebrei, cristiani e musulmani? Si possono definire "religioni del Libro" queste tre fedi? E realmente Abramo e' il loro padre comune? Un tentativo di risposta a questi densi interrogativi e' il punto di partenza di un interessante volume Il Dio dei cristiani. L'unico Dio? (Raffaello Cortina, pp. 170, euro 18) di Remi Brague, docente di Filosofia araba e medievale alla Sorbona e di Filosofia delle religioni europee a Monaco di Baviera. Prendendo spunto dalla convinzione che "se davvero si vuole il dialogo, bisogna cominciare con il rispetto dell'altro", l'autore fa tesoro della sua profonda conoscenza della filosofia ebraica e araba per addentrarsi nella fede cristiana in dialettica con l'ebraismo e l'islam: accetta cioe' "l'iniziale disaccordo per cercare di costruire una comprensione migliore". E il suo scritto riesce nel compito propostosi di offrire un'immagine fedele non del "Dio cristiano", ma piuttosto del "Dio dei cristiani", con le sue caratteristiche peculiari, con i tratti specifici che lo contraddistinguono rispetto ad altre immagini. L'analisi - frutto di anni di riflessioni, qui riprese e sistematizzate - si addentra con lo scrupolo e la sagacia del filosofo in alcuni aspetti-chiave della fede cristiana: l'unicita' e l'unita' di Dio, il rapporto creazione-paternita', la "parola" che non cade dall'alto ma che si esprime nella storia, la capacita' del cristianesimo non tanto di "dare un senso alla vita" quanto piuttosto di "disvelare" un senso che essa gia' contiene. Due snodi appaiono decisivi nella riflessione di Brague: l'aver ricollocato il dogma trinitario nella dimensione dell'amore - "possiamo aver fede nell'unita' di Dio solo se ci e' data la modalita' stessa in cui Dio e' uno: la carita'" - e la liberante dialettica tra peccato e perdono, al cuore della quale e' sempre la misericordia a prevalere. E' attorno a queste intuizioni, profondamente radicate nel dato biblico e nella tradizione cristiana, che si articola il tentativo di fornire elementi per "conoscere Dio" attraverso l'analisi di alcune caratteristiche solo apparentemente paradossali: il Dio dei cristiani "e' uno, ma in un modo molto preciso; e' padre, ma non di sesso maschile; ha parlato, ma non per chiederci qualcosa; perdona, ma senza ignorare la decisione della nostra liberta'". Certo, l'immagine che ne risulta del cristianesimo non e' esaustiva, ma queste pagine ci indicano la direzione in cui cercarla, lo spazio nel quale muoversi per una migliore comprensione di se stessi e dei propri interlocutori nel dialogo. Infatti, come affermato con forza da Benedetto XVI proprio al termine del viaggio in Israele, "credere che Dio ci vuole famiglia implica l'incontro del dialogo e della collaborazione come esigenza della fede stessa". Un dialogo che puo' solo essere quello della carita', perche', rammenta Brague, "l'amore deve rispettare l'irriducibile alterita' dell'amato". 12. LETTURE. FABRIZIO DE ANDRE': PAROLE Fabrizio De Andre', Parole. I testi di tutte le canzoni, Ricordi - Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2009, pp. 216, euro 8,90 (in supplemento a "La Repubblica" e "L'Espresso"). Con un'introduzione di Romano Giuffrida, i testi di tutte le canzoni di De Andre' album per album (e le tre negli album non incluse) con sobrie note e utili traduzioni. Da leggere ancora, anche se le sai gia' quasi tutte a memoria. 13. LETTURE. RYSZARD KAPUSCINSKI: L'ALTRO Ryszard Kapuscinski, L'altro, Feltrinelli, Milano 2007, 2009, pp. 80, euro 5. Alcune conferenze del grande giornalista e viaggiatore sull'incontro con l'altro. Una lettura che vivamente raccomandiamo. 14. RILETTURE. ALFONSO GATTO: TUTTE LE POESIE Alfonso Gatto, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2005, pp. LXXIV + 794, euro 14,80. A cura di Silvio Ramat, l'opera in versi di una delle voci poetiche piu' rilevanti della letteratura italiana novecentesca. E almeno per me che scrivo queste righe basterebbe la sezione resistenziale de La storia delle vittime (in questo volume alle pp. 235-351) a lasciar traccia non piu' obliabile in ogni lettore non privo d'animo. 15. RILETTURE. JACQUES MARITAIN: LA PERSONA E IL BENE COMUNE Jacques Maritain, La persona e il bene comune, Morcelliana, Brescia 1948, 1995, pp. 64, lire 10.000. Un agile studio del 1946 che sviluppa due conferenze del '39 e del '45; il grande filosofo neotomista ogni volta che lo rileggi e' sempre illuminante. 16. RIEDIZIONI. CATULLO: I CANTI Catullo, I canti, Rizzoli, Milano 1982, Rcs, Milano 2009, pp. 430, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). Nella traduzione di Enzo Mandruzzato, col testo latino a fronte, introduzione e note di Alfonso Traina, i carmina di Gaio Valerio Catullo che tutti abbiamo letto da giovani. A chi scrive queste note e' capitato anni fa di rileggerli dal primo all'ultimo - e commentarli - in un centro sociale occupato autogestito e fu un'esperienza di riflessione politica e morale, linguistica ed ermeneutica, con lenti anche francofortesi, che forse non ci si sarebbe aspettati si potesse cavare da questo volume di eleganti improperi, funambolici lazzi sadomasochisti, esibizionismi calligrafici, e se sai guardare nell'abisso d'un lampo vi s'aprono squarci dostoevskijani che tu puoi leggere con sguardo nuovo e non piu' offuscato dopo e grazie a Simone Weil e Virginia Woolf e Hannah Arendt. 17. RIEDIZIONI. CICERONE: LETTERE AI FAMILIARI Cicerone, Lettere ai familiari, Rcs, Milano 2007, 2009, 2 voll. per complessive pp. 1788, euro 7,90 + 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). Col testo latino a fronte, a cura di Alberto Cavarzere (aurtore anche della vasta introduzione), traduzioni e note di Francesca Boldrer, Vincenzo Cannata, Alberto Cavarzere, Chiara Leveghi, Gianmario Prugni, Alessandro Russo. Tanto vale che io lo confessi: amo leggere Cicerone; so bene che ogni volta che lo dico all'osteria di colpo cala un silenzio di piombo, come quando dico che amo la poesia di Carducci. Ma che ci volete fare, ognuno ha i suoi privati vizi. Vi e', mi dicono, chi ne ha di peggiori. 18. RIEDIZIONI. MARTIN GILBERT: LA NOTTE DEI CRISTALLI Martin Gilbert, La notte dei cristalli. 9 novembre 1938, Corbaccio, Milano 2008, Societa' europea di edizioni, Milano 2009, pp. 310, euro 6,90 (in supplemento al quotidiano "Il giornale"). Un utile studio sul pogrom nazista del novembre 1938, la sua preparazione, l'esecuzione, le conseguenze. 19. RIEDIZIONI. SAN PAOLO: LETTERE San Paolo, Lettere, Rcs, Milano 1997, 2009, pp. 670, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). A cura del compianto Giuseppe Barbaglio, col testo greco a fronte, questa edizione delle lettere paoline e' un gioiello. Organizzata presentando prima le lettere probabilmente autentiche e poi quelle probabilmente della scuola, questa edizione mette a profitto l'indefesso ed amoroso studio che Barbaglio ha dedicato all'apostolo delle genti. Leggere Paolo, nel consenso e nel dissenso, e' un'esperienza ad un tempo sublime e agonistica: sempre ti convoca a colluttare, sempre dal profondo ti suscita energie e sgomento. Amava dire Annibale Scarpone: "Gesu' e' un rabbi meraviglioso, il cristianesimo e' creatura di Paolo, dopo verranno i Vangeli". Poi tracannava un gotto di rosso e proseguiva: "Non vorrei sconcertare gli amici cristiani, ma mentre la vicenda di Gesu' di Nazareth, che pure infinitamente mi commuove, non mi sorprende (non mi sorprende, intendo, poiche' la leggo in una dimensione meramente umana: so che gli aneddoti miracolosi fanno parte di un repertorio che nelle narrazioni di questo tipo nelle culture antiche sono pressoche' d'obbligo, ma quel che veramente conta e' cio' che quel nostro compagno di lotta e maestro di nonviolenza disse e fece cola', ed a tutto l'essenziale e il concreto mi sentirei di aderire con tutto il cuore), quella di Paolo di Tarso l'ho sempre trovata stupefacente. La sua vicenda, il suo credere e la sua azione - e gli effetti di esso ed essa consapevolmente perseguiti ed epocalmente conseguiti - costituiscono per me uno degli eventi della storia che piu' m'interrogano - come m'interroga, ad esempio, la tragedia greca sul versante della civilta', o sul versante dell'orrore il fatto che nel XX secolo i nazisti prendano il potere in Germania e realizzino la Shoah. Gesu', mi dico, e' un maestro viandante amico della nonviolenza, che fu assassinato dai fascisti dell'impero romano; molti altri ve ne sono stati, nell'ebraismo ed in altre culture. Ma Paolo, Paolo e' una figura e un'esperienza e un enigma che mi toglie il respiro". 20. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 21. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 838 del primo giugno 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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