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La domenica della nonviolenza. 218
- Subject: La domenica della nonviolenza. 218
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 31 May 2009 12:13:53 +0200
- Importance: Normal
============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 218 del 31 maggio 2009 In questo numero: Coordinamento europeo per il diritto degli stranieri a vivere in famiglia: Una lettera ai candidati al Parlamento europeo APPELLI. COORDINAMENTO EUROPEO PER IL DIRITTO DEGLI STRANIERI A VIVERE IN FAMIGLIA: UNA LETTERA AI CANDIDATI AL PARLAMENTO EUROPEO [Da Germano Garatto (per contatti: coordeurop.presid at coordeurop.org) riceviamo e diffondiamo il seguente appello dal titolo "Immigrazione, asilo e integrazione: piu' realismo e meno ipocrisia. Appello ai candidati alle elezioni europee 2009"] Cara candidata, caro candidato, i cittadini europei firmatari di questo memorandum sono convinti che l'Europa possa divenire uno spazio politico e sociale in cui le popolazioni che lo abitano si impegnano a costruire un avvenire comune, partendo dalle loro diverse origini e appartenenze. Per questo siamo vivamente preoccupati per i limiti, le incoerenze e le derive delle politiche dell'Unione Europea in materia di immigrazione e di asilo, soprattutto a causa delle conseguenze di queste stesse politiche sul presente e sul futuro delle nostre societa' in Europa. Tutti noi, cittadini di diverse professioni e appartenenze sociali e politiche, possiamo affermare, sulla base della nostra esperienza diretta, che la pace e la coesione sociale si trovano gia' ora fortemente minacciate piu' dalla discriminazione e dall'esclusione delle popolazioni emarginate a causa della loro origine, che dalla competizione socio-economica che la loro presenza comporta. I cittadini non comunitari regolarmente presenti oggi sul territorio dell'Unione sono piu' di 40 milioni. Considerati a parte, come ancora accade per quanto riguarda il loro accesso ai diritti sociali, civili e politici, rappresentano una sorta di "ultimo stato", trasversale a tutta la Comunita' Europea. Nel Memorandum allegato indichiamo i punti cruciali delle politiche attuali e qualche orientamento concreto affinche' gli immigrati e i loro figli partecipino attivamente in quanto cittadini europei, a fianco dei cittadini nazionali di tutti gli Stati, alla costruzione di un'Europa in cui sia possibile vivere in pace. E' stimato tra i 6 e gli 8 milioni il numero delle persone presenti irregolarmente sul territorio dell'UE, provenienti da paesi terzi. E' il risultato catastrofico della concertazione comunitaria sulle politiche di immigrazione e asilo. Gli effetti della volonta' demagogica dei partiti politici e dei governi di impedire gli ingressi regolari, sono: l'aumento esponenziale delle presenze irregolari, un intollerabile accanimento amministrativo e una diffusa indifferenza nei confronti di soprusi, vessazioni e assenza di diritto che creano nuove situazioni di schiavitu' in Europa. La chiusura indiscriminata delle frontiere ha anche reso impraticabile in troppi casi l'esercizio del diritto di asilo, affidando a Paesi limitrofi all'Unione il compito di rendere di fatto impossibile l'accesso alla domanda e gestendo con poche garanzie le domande delle persone che riescono a toccare il suolo dell'Unione. In conclusione, dobbiamo purtroppo costatare in tutti i Paesi dell'Unione che il progressivo deterioramento delle relazioni tra popoli di origini diverse e' in rapporto diretto con i discorsi politici che presentano i migranti come una minaccia e un pericolo. Cara candidata, caro candidato, alla vigilia della competizione elettorale europea del 2009, le chiediamo: - un impegno esplicito a non utilizzare nella sua campagna elettorale argomenti politici che provocano sentimenti di paura e di odio verso una parte della popolazione, e a battersi affinche' questa pratica venga bandita dal suo partito di appartenenza; - una riflessione e una presa di posizione sui 9 punti del Memorandum che alleghiamo a questo appello. Faremo conoscere il suo punto di vista e il suo impegno a un vasto pubblico di cittadini del suo Paese e di tutti i Paesi dell'Unione. Siamo convinti che la coesione sociale nell'Europa di oggi e di domani la potremo costruire insieme solo se la fonderemo sul rispetto reciproco e sulla giustizia. * Memorandum. Migranti e integrazione Il principio che fonda qualunque politica di integrazione e' il riconoscimento dell'eguale dignita' delle persone al di la' delle origini e delle molteplici appartenenze. Il metodo dell'integrazione e' definito dalla Commissione Europea come "interazione... processo dinamico a doppio senso", che coinvolge tutta la societa' nella sua organizzazione economica, amministrativa, politica e culturale, a partire dagli individui e dai gruppi sociali di appartenenza. * Gli immigrati regolarmente residenti 1. Stessi diritti e stessi doveri. I cittadini dei Paesi non UE che sono legalmente ammessi a soggiornare nello spazio dell'Unione non possono essere trattati in modo discriminante e a loro vanno riconosciuti: - gli stessi diritti e gli stessi doveri dei cittadini nazionali in ambito economico e sociale; - e le stesse liberta' e responsabilita' dei cittadini europei in ambito culturale e politico. L'integrazione degli immigrati puo' solo essere il risultato di un duplice movimento complementare attraverso il quale la societa' li accoglie senza discriminazione, e loro accettano tutte le responsabilita' e gli obblighi che ne derivano. 2. Stabilita' giuridica. Per rendere efficaci le misure che facilitino l'inclusione sociale dei migranti e delle loro famiglie, bisogna eliminare ogni forma di precarieta' amministrativa e giuridica legata al titolo di soggiorno. Solo la tranquillita' di uno statuto giuridico stabile permettera' loro di dare il miglior contributo possibile alla societa' di cui fanno parte. 3. Il diritto a vivere in famiglia. Affermiamo che il diritto a vivere in famiglia e' un diritto universale. La sua applicazione non puo' essere subordinata alle variazioni congiunturali e contingenti della politica degli Stati. Affermiamo che gli Stati non hanno il diritto di rifiutare a degli stranieri che vivono e lavorano legalmente sul proprio territorio di unirsi con il coniuge liberamente scelto, ne' di proibire che possano essere raggiunti dai membri della famiglia di cui sono responsabili. Consideriamo come intollerabile tenerli lontani gli uni dagli altri troppo a lungo e pensiamo che questo diritto debba essere riconosciuto al massimo dopo un anno. 4. I diritti sociali. Al fine di favorire l'integrazione sociale ed economica dei migranti e della loro famiglia gli Stati devono: - facilitare loro l'apprendimento della lingua del Paese dove sono venuti a vivere; - garantire di poter accedere come i cittadini nazionali all'alloggio e alla salute; - assicurare ai loro figli pari opportunita' per un'educazione e un'istruzione di qualita'; - permettere a coloro che sono in eta' da lavoro la possibilita' immediata di cercare una occupazione; offrire loro una formazione che faciliti l'inserimento nella vita socioprofessionale. Affermiamo che in nessun caso le opportunita' di inclusione devono trasformarsi in minaccia di precarieta' amministrativa o di fragilita' sociale. 5. La mobilita' sociale. Bisogna accelerare il processo di ascensione sociale dei migranti e delle loro famiglie, non soltanto attraverso l'accesso ai diritti sociali e civili, ma anche attraverso l'accesso alle professioni qualificate, spesso impedito o ritardato dalla difficolta' di far riconoscere il valore degli studi e delle competenze professionali acquisite al di fuori dell'Unione o dal fatto che queste professioni sono riservate ai cittadini nazionali. Auspichiamo che in tutti i Paesi UE sia liberalizzato l'accesso a tutte le professioni, soprattutto negli ambiti dell'educazione, della salute, dell'amministrazione pubblica. 6. La cittadinanza di residenza. A quanti risiedono stabilmente sul territorio dell'Unione gli Stati devono accordare une piena cittadinanza, che permetta di assumere stessi diritti e doveri dei cittadini, potendo conservare la nazionalita' e la cittadinanza del Paese di origine. Questa nuova cittadinanza di residenza e' fondata sulla presenza sullo stesso territorio dei cittadini nazionali; mira a costruire tra cittadini nazionali e stranieri il sentimento di un destino comune, la condivisione di valori comuni e la responsabilita' di fronteggiare insieme il futuro. Non deve essere confusa con la nazionalita' che e' fondata su di una storia e un passato comune. Cosi' come avviene per gli stranieri comunitari, chiediamo che i cittadini dei paesi terzi, residenti stabilmente sul territorio dell'Unione, siano invitati a partecipare, soprattutto attraverso il diritto di voto e l'eleggibilita', alle decisioni concernenti la vita quotidiana (elezioni amministrative), e alle decisioni concernenti la politica comune dell'Unione Europea (elezione del Parlamento europeo), anche se non hanno ancora acquisito la nazionalita' di uno dei Paesi dell'Unione Europea. 7. La reciprocita' dell'integrazione. Constatiamo che le misure messe in atto nei Paesi dell'Unione per favorire l'integrazione dei migranti si rivolgono quasi esclusivamente alle popolazioni di origine straniera e davvero poco alle popolazioni autoctone. Reclamiamo piu' attenzione e investimento nei programmi d'integrazione reciproca, destinati sia ai cittadini nazionali che agli stranieri. L'obiettivo finale di questi programmi deve essere la partecipazione e la coesione sociale. E' partendo dalle preoccupazioni comuni, generate dai cambiamenti e dalle precarieta' che colpiscono la nostra vita quotidiana (le ricadute della crisi economica ed ecologica a livello planetario) che potremo trovare i temi generatori di un impegno comune, il punto di appoggio sul quale costruire il sentimento di un'appartenenza piu' ampia, che comporti l'adesione a comportamenti convergenti verso obiettivi comuni. Perche' i cittadini dei Paesi terzi siano coinvolti nel destino delle nostre societa' europee, dobbiamo dare loro la parola nelle istanze in cui i cittadini dibattono di cio' che li preoccupa. 8. Lo sviluppo dei Paesi di origine e la circolarita' dell'integrazione dei migranti. L'emigrazione impoverisce di risorse umane i Paesi di origine ma, nello stesso tempo, rappresenta una formidabile fonte di entrate, il cui ammontare supera ampiamente gli aiuti allo sviluppo esterni, che tra l'altro non cessano di diminuire un po' dappertutto. I migranti hanno sempre di piu' la possibilita' di mantenere relazioni significative tra la societa' di origine e la societa' d'immigrazione, sia dal punto di vista economico che culturale. L'esperienza dimostra che i migranti possono essere attori efficaci di co-sviluppo tanto al Paese di origine che nel Paese di immigrazione, a condizione che siano ben integrati sui due fronti. E' importante promuovere politiche di integrazione circolare per le persone che sono capaci di sostenere e sviluppare appartenenze costruttive tra il Paese di immigrazione e il Paese di origine. Potranno cosi' divenire attori di nuove relazioni tra le comunita' locali, le realta' economiche e professionali e le amministrazioni pubbliche delle due societa' cui appartengono. * Gli immigrati "clandestini" o irregolari e i richiedenti asilo 9. Infine non possiamo ignorare che l'efficacia delle politiche di integrazione tra migranti e cittadini nazionali e' intimamente legata agli orientamenti piu' generali che governano l'immigrazione e l'asilo. L'UE ha bisogno di una immigrazione economica (gli attori economici la chiedono) e di popolamento (la Commissione europea e' gia' in allerta): chiediamo piu' realismo per promuovere e organizzare l'immigrazione legale nel rispetto dei diritti fondamentali. - La schiavitu' della clandestinita'. L'UE ha bisogno di un'immigrazione economica e di popolamento e, nello stesso tempo, da' la caccia alle persone gia' installate e che hanno un lavoro, una casa, spesso una famiglia, e che parlano la lingua del Paese in cui risiedono. Una minoranza di queste persone prese a caso vengono deportate al di fuori dello spazio dell'Unione, talvolta in campi di detenzione in un paese terzo che non e' il loro: un cinismo politico insensato e intollerabile. La maggioranza rimane sul territorio dell'Unione. E' urgente permettere ai lavoratori e alle loro famiglie, che vivono nei nostri Paesi in situazione amministrativa irregolare, di essere liberati dalla schiavitu' psicologica, economica, sociale e politica della clandestinita'. - La lotta all'immigrazione illegale: cinismo e ipocrisia. La chiusura delle frontiere all'immigrazione legale e' stata e resta la causa principale del ricorso alle organizzazioni dell'immigrazione clandestina da parte di chi vuole emigrare. Eppure l'UE ha bisogno di un'immigrazione non solo qualificata ma soprattutto disponibile a garantire i posti di lavoro che i cittadini nazionali rifiutano. Il divieto di immigrare legalmente ha ottenuto due risultati: consentire ai partiti politici di giungere al potere promettendo agli elettori di diminuire il numero di immigrati; creare, mantenere e aumentare lo stock di centinaia di migliaia di lavoratori assolutamente flessibili ed estremamente a buon mercato, senza alcuna forma di tutela. - Un'opinione pubblica anestetizzata: e' la conseguenza piu' catastrofica di questa politica. Le nostre societa' sono divenute insensibili ai crimini che da anni sono reiterati contro le persone che chiedono di entrare legalmente nello spazio dell'Unione e che sono obbligate a passare per clandestini: campi di detenzione interni ed esterni allo spazio UE, espulsioni forzate, migliaia di morti di fame, di freddo, annegati, asfissiati... Secondo le informazioni disponibili, la quasi totalita' di questi uomini, donne e bambini hanno legami famigliari o di amicizia in uno dei Paesi dell'Unione. Eppure la politica attuale, piuttosto che investire nella programmazione dell'ingresso legale di queste persone, preferisce investire risorse finanziarie e umane per impedire che arrivino a destinazione. I costi economici di questa politica sono esorbitanti e quelli umani intollerabili: una vergogna che le generazioni future dovranno scontare. - La "tolleranza zero" ostentata contro gli stranieri senza documenti non trova corrispondenza nella reazione di fronte ai comportamenti illegali quotidiani da parte dei cittadini autoctoni (individui e istituzioni) contro gli stranieri in generale: lavoro nero, salari piu' bassi, affitti piu' cari, violazione della vita privata, separazione forzata dei membri delle famiglie, sospetti sistematici, vessazioni, insulti, violenze psicologiche e fisiche... La "tolleranza zero" mostrata contro i comportamenti illegali degli stranieri si trasforma in tolleranza e in abbassamento generalizzato della vigilanza sociale per comportamenti e situazioni di violenza e discriminazione nei confronti della persona migrante. - L'asilo impossibile. Se da un lato la richiesta di asilo e' rimasta per alcuni il solo mezzo per cercare di immigrare legalmente, dall'altra la possibilita' di riuscire a presentare una richiesta di asilo o di protezione umanitaria da parte delle persone che ne hanno diritto e' divenuta sempre piu' aleatoria a causa degli ostacoli fisici interposti. Una volta che la persona candidata si trova finalmente di fronte all'autorita' competente, viene ascoltata e accompagnata nella procedura in condizioni spesso insufficienti a garantire realmente i suoi diritti. E per finire, le persone respinte, che sono la maggioranza, vengono rinviate al Paese di origine che hanno appena denunciato o verso un altro Paese che, a sua volta, non e' in grado di proteggerle. L'espulsione forzata dei richiedenti asilo e degli immigrati economici respinti avviene spesso secondo modalita' inumane, tali da indurre gli interessati a gesti estremi. * Cara candidata, caro candidato al Parlamento Europeo, la nostra esperienza professionale e il nostro impegno sociale ci pongono al cuore delle situazioni giorno per giorno; abbiamo cercato di cogliere la realta' con uno sguardo europeo, evitando di restare prigionieri del nostro orizzonte locale. Vorremmo averla come interlocutore attento nella costruzione di un'Europa democratica e sociale in cui i migranti e le loro famiglie possano trovare senza discriminazioni il loro posto di cittadini. Coordinamento europeo per il diritto degli stranieri a vivere in famiglia, Bruxelles * Per contatti: e-mail: coordeurop at coordeurop.org, sito: www.coordeurop.org ============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 218 del 31 maggio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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