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Coi piedi per terra. 190
- Subject: Coi piedi per terra. 190
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 18 May 2009 12:29:49 +0200
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 190 del 18 maggio 2009 In questo numero: 1. Innanzitutto 2. Breve un elogio del principio di non-contraddizione 3. Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde: Ambiente e salute per l'Europa dei diritti umani 4. Marinella Correggia: Il tetto 5. Mario Pianta presenta alcuni recenti libri sulla democrazia globale 6. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo 1. LE ULTIME COSE. INNANZITUTTO Innanzitutto opporsi al tentativo di colpo di stato razzista. Innanzitutto difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani. Oggi, qui, innanzitutto. 2. EDITORIALE. BREVE UN ELOGIO DEL PRINCIPIO DI NON-CONTRADDIZIONE Si' alle terme, no al mega-aeroporto. Non si possono avere contemporaneamente due cose di cui l'una esclude l'altra. Ce lo insegnava il vecchio Aristotele quando noi eravamo giovani. E cosi' delle due l'una: o si valorizza l'area termale, e allora non si puo' fare il mega-aeroporto che la devasterebbe; o si fa il criminale mega-aeroporto, e si massacra irreversibilmente l'area termale. Non dovrebbe essere difficile scegliere. Noi crediamo che occorre difendere e valorizzare l'area termale del Bulicame. Noi crediamo che occorre sviluppare il termalismo. Noi crediamo che occorre tutelare e valorizzare il territorio, i suoi beni naturalistici, archeologici, culturali, agricoli, scientifici, terapeutici e sociali. Noi crediamo che occorre difendere la salute, la sicurezza e i diritti dei cittadini. Noi crediamo che occorre rispettare le leggi. Per tutte queste ragioni il mega-aeroporto a Viterbo - un'opera del tutto fuorilegge, nociva e distruttiva - non puo' e non deve essere realizzato. Per tutte queste ragioni l'area termale del Bulicame va difesa e valorizzata. 3. DOCUMENTI. ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L'AMBIENTE - ISDE: AMBIENTE E SALUTE PER L'EUROPA DEI DIRITTI UMANI [Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) riceviamo e diffondiamo. Per contatti: via della Fioraia 17/19, 52100 Arezzo, tel. 057522256, fax: 057528676, sito: www.isde.it; per contatti a Viterbo: tel. 3383810091, e-mail: isde.viterbo at libero.it] Ambiente e salute per l'Europa dei diritti umani Una riflessione complessa e un programma d'azione proposti dall'Isde * Ambiente e salute: un approccio complesso e unitario L'ambiente nella sua accezione piu' completa e complessa - comprensiva di stili di vita, condizioni sociali ed economiche - e' un determinante fondamentale per il benessere psicofisico e quindi per la salute delle persone e delle popolazioni. La considerazione e la valutazione del rapporto ambiente e salute dovra' pertanto rivestire un ruolo centrale in ogni intervento legislativo, programmatico e d'indirizzo del prossimo Parlamento Europeo. I cambiamenti climatici indotti dall'immissione nell'atmosfera di gas serra, generati da attivita' industriali e sistemi di trasporto, rappresentano - come denunciato in varie sedi dalla comunita' scientifica internazionale - una grande emergenza planetaria e impongono scelte decisive e non piu' rimandabili, in ragione delle possibili e difficilmente prevedibili conseguenze economiche, ambientali, biologiche, sanitarie. Su queste basi riteniamo indispensabile un forte ripensamento dell'attuale modello di sviluppo e dell'intero sistema economico, che riconosca la centralita' del binomio ambiente-salute. Il rapporto dinamico e indissolubile che lega ambiente e salute dovrebbe essere al centro del dibattito scientifico e culturale ed ispirare le scelte culturali, politiche e economiche. Come medici e ricercatori abbiamo il compito e il dovere morale di indicare le scelte piu' opportune e sicure per tutelare l'ambiente e la salute dei cittadini e delle generazioni odierne e future. Sempre piu' spesso l'ambiente e' considerato come un nuovo settore d'affari e sempre piu' numerosi e drammatici sono diventati i crimini e gli scempi ambientali: inquinamento dell'intera eco-biosfera, con particolare riferimento alle catene alimentari e agli ecosistemi; deforestazione, desertificazione, cementificazione di territori sempre piu' vasti; grandi opere e infrastrutture, spacciate come cruciali (spesso con il sostegno di vere e proprie campagne mediatiche e pubblicitarie), ma devastanti per l'ambiente e dannose per la salute delle popolazioni. Per questi motivi e' necessario diffondere intorno ad ogni scelta ad alto impatto ambientale la piu' rigorosa ed obiettiva informazione scientifica, onde permettere e promuovere l'attiva partecipazione dei cittadini, in ogni Stato dell'Unione, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Aarhus. Riteniamo infatti che una corretta informazione, la partecipazione democratica, la condivisione delle scelte siano presupposti fondamentali di una politica responsabile e rispettosa di un giusto rapporto tra cittadini e ambiente. A partire dalle suesposte considerazioni la nostra associazione auspica che qualsiasi intervento legislativo, programmatico e d'indirizzo del prossimo Parlamento europeo si ispiri ai suddetti valori e individua alcuni principi fondamentali e settori prioritari per una corretta politica di salvaguardia dell'ambiente e di tutela della salute. * Principi fondamentali Il diritto alla salute Il diritto alla salute e' sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dall'art. 32 della Costituzione italiana, che lo pongono tra i diritti fondamentali ed inalienabili di ogni essere umano. L'Isde chiede al Parlamento europeo di operare per rimuovere ogni ostacolo alla piena attuazione di questo diritto inviolabile, che dovra' essere garantito a tutti i cittadini europei e a quanti si trovino a vivere, anche temporaneamente, negli Stati membri dell'Unione, senza alcuna discriminazione, in quanto la tutela del benessere psicofisico di ogni individuo e' premessa e garanzia indispensabile per il benessere e la salute dell'intera comunita'. L'Isde chiede anche al Parlamento europeo di adoperarsi affinche' il diritto alla salute sia garantito in ogni parte del mondo e in particolare nei Paesi piu' poveri, attraverso politiche di partenariato e cooperazione. In particolare l'Isde chiede che il Parlamento europeo si faccia promotore di precise disposizioni che impegnino le industrie farmaceutiche a fornire l'accesso ai farmaci salvavita e ai loro brevetti a prezzi accessibili e che solleciti gli Stati dell'Unione Europea a destinare una parte piu' consistente di fondi per la ricerca alla diagnosi e cura delle cosiddette "neglected diseases", malattie endemiche che affliggono le comunita' piu' emarginate e dimenticate del mondo (oltre un miliardo di persone). * Il principio di precauzione Il principio di precauzione, entrato a far parte del Trattato Costitutivo dell'Unione Europea (Maastricht, 1994) afferma "... Qualora esista il rischio di danni gravi ed irreparabili, la mancanza di piena certezza scientifica non puo' costituire il pretesto per rinviare l'adozione di misure efficaci, anche non a costo zero, per la prevenzione del degrado ambientale". L'Isde chiede che il Parlamento europeo assuma ogni scelta e intervento legislativo alla luce del principio di precauzione, che sancisce il primato della salute e della salvaguardia dell'ambiente sulle valutazioni di ordine politico ed economico. * La prevenzione primaria Per prevenzione primaria si deve intendere l'insieme delle scelte e dei provvedimenti adottati in ambito ambientale, sociale e politico con l'obiettivo di favorire il benessere psico-fisico delle popolazioni e di prevenire l'insorgenza delle malattie nella collettivita'. L'Isde chiede al Parlamento europeo di privilegiare sempre e in ogni caso le politiche di prevenzione primaria; di garantire un'informazione corretta e completa sui rischi sanitari derivanti dal degrado ambientale, anche connesso alla realizzazione di infrastrutture e grandi opere nonche' dalle pratiche bio-mediche. L'Isde chiede che sia garantita la completa e definitiva attuazione di quanto stabilito a partire dalla Convenzione di Stoccolma del 13 maggio 2001 per la eliminazione dei cosiddetti inquinanti organici persistenti (POPs - Persistent Organic Pollutants -) e che la normativa europea R.E.A.CH. (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals) sia resa piu' rigorosa ed estesa a tutte le sostanze chimiche di sintesi di nuova introduzione: che ogni nuovo prodotto sia cioe' sottoposto a prove adeguate di innocuita' a carico del produttore e verificate da organismi indipendenti. L'Isde chiede che sia data priorita' e sostegno alla ricerca biomedica indipendente, destinando ad essa parte delle risorse economiche attualmente impiegate per le spese militari; che si rinunci alla realizzazione di infrastrutture e grandi opere quando esistono progetti alternativi che non determinino rischi per l'ambiente e per le popolazioni; che le popolazioni stesse siano coinvolte in ogni fase decisionale e che tale diritto non sia in alcun modo limitato o inficiato dalle legislazioni dei singoli Stati dell'Unione; che ogni scelta sia valutata secondo il principio di precauzione. * Ambiti specifici e criteri di intervento Energia La comunita scientifica internazionale concorda circa la necessita' di una rapida conversione dell'attuale modello di sviluppo in larga misura fondato sul consumo di combustibili fossili e di risorse non rinnovabili; in tutto il mondo si chiede, quindi, un rapido incremento delle politiche di risparmio energetico e di ricerca e diffusione delle energie rinnovabili (solare, solare termico, eolico, minieolico) e programmi concreti di emancipazione rapidamente progressiva dalle fonti di energia fossile, in particolare dal carbone e dal nucleare. L'Isde supporta l'azione di vigilanza del Parlamento europeo nei confronti dei singoli Stati membri che non adempiano correttamente a quanto determinato e normato in sede comunitaria: in particolare, per quanto concerne l'Italia, l'Isde chiede che il Parlamento europeo si adoperi per l'eliminazione dei contributi statali denominati Cip6 per le fonti energetiche non realmente rinnovabili e classificate come "assimilate". L'Isde chiede al Parlamento europeo di spingere tutti i paesi comunitari ad abbandonare, in tempi rapidi, programmi energetici basati sull'utilizzo di fonti fossili particolarmente inquinanti e climalteranti (con particolare riferimento al carbone) e sul rilancio del nucleare, che rappresenta un'ipoteca inaccettabile sulla vita delle generazioni future; a promuovere la diffusione sul proprio territorio di piccole centrali di produzione energetica; a disincentivare la costruzione di grandi poli energetici, fortemente inquinanti per l'ambiente e dannosi per la salute delle popolazioni. * Gestione dei rifiuti Una societa' sostenibile richiede un incremento delle filiere brevi del ciclo dei materiali post-utilizzo, in modo che possano essere attuati maggiori controlli e che l'intero ciclo possa essere gestito in relazione alle peculiarita' sociali ed economiche di micro-aree territoriali. Con la piena attuazione di questo tipo di gestione il quantitativo di materiali che necessitino di un trattamento finale si riduce in maniera drastica e la parte residua puo' essere trattata senza alcuna combustione, con tecniche meccaniche di estrusione per attrito: tali sistemi sono gia' operativi con successo anche in Italia, e non determinano danno alla salute e all'ambiente come accade invece nel caso di "chiusura del ciclo dei rifiuti" con inceneritori e conferimento in discarica. Tenendo conto del fatto che l'Unione Europea ammette il conferimento in discarica e l'incenerimento dei rifiuti solo in assenza di valide alternative e come ultima opzione, poiche' ritiene queste due metodiche di "smaltimento" antieconomiche e dannose per la salute e per l'ambiente, l'Isde chiede al Parlamento europeo di prodigarsi affinche' in tutti i paesi dell'Unione si incrementi e diffonda la "politica delle R": Riduzione della produzione dei rifiuti, Raccolta differenziata "porta a porta", Riciclaggio, Riuso, Riparazione e Responsabilizzazione dei cittadini e delle istituzioni, cosi' da evitare l'incenerimento dei materiali post-utilizzo e da ridurre progressivamente il conferimento in discarica dei rifiuti. * Acqua La qualita' dell'acqua, come quella dell'aria, sono due determinanti fondamentali della salute. L'acqua e' e deve rimanere un bene comune. L'accesso all'acqua e' un diritto inalienabile per le persone e i popoli. L'Isde chiede quindi al Parlamento europeo di favorire in ogni modo la gestione pubblica di questa risorsa fondamentale. L'Isde chiede che le istituzioni europee vigilino affinche' in tutti i paesi dell'Unione Europea si adottino politiche concrete di risparmio idrico; di salvaguardia e risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati per approvvigionamento di acque potabili; di miglioramento degli acquedotti e delle reti di distribuzione. Chiede in particolare che le normative europee gia' esistenti a garanzia della potabilita' e salubrita' delle acque erogate alle popolazioni siano rese piu' vincolanti per i singoli Stati membri e che non venga piu' concesso l'istituto della deroga che permette di riconoscere come potabili acque con elevati livelli di sostanze tossiche, quali arsenico, vanadio, fluoro e selenio. * Aria La qualita' dell'aria e' un determinante fondamentale della salute. A maggiori livelli d'inquinamento atmosferico sono correlati incrementi evidenti delle malattie respiratorie e cardiovascolari. L'Isde chiede al Parlamento europeo di sostenere e rafforzare tutti gli interventi in grado di ridurre drasticamente la produzione e immissione in ambiente di anidride carbonica e altri gas serra e di sostanze nocive e tossiche, con particolare riferimento al particolato fine e ultrafine, agli idrocarburi policromatici, ai metalli pesanti, al benzene, alle molecole diossino-simili: tutti agenti potenzialmente mutageni e/o epimutageni e quindi cancerogeni e teratogeni. L'Isde chiede di estendere e potenziare in tutto il territorio europeo le reti di monitoraggio della qualita' dell'aria, con utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, in particolare nelle aree e nei distretti con presenza di rilevanti fonti d'inquinamento: aree industriali, grandi poli di produzione energetica, citta' con elevato traffico veicolare, aree aeroportuali. L'Isde chiede anche di rivedere e rendere piu' efficaci le iniziative fiscali per limitare l'utilizzo dei combustibili fossili, che rappresentano da quasi due secoli la principale fonte delle emissioni inquinanti e climalteranti. * Mobilita' Una migliore qualita' dell'aria potra' essere garantita soltanto da una rapida trasformazione dell'intero sistema dei trasporti che permetta una drastica riduzione dell'immissione in atmosfera dei prodotti della combustione di petrolio, gasolio, benzine, gas. L'Isde chiede quindi al Parlamento europeo di incentivare il trasporto su rotaia e le cosiddette autostrade del mare per il trasporto di merci e persone; di prodigarsi per una progressiva riduzione del traffico automobilistico e per la limitazione delle aree urbane destinate al trasporto privato, nelle grandi e piccole citta', che potrebbero cosi' recuperare fascino, bellezza e condizioni di vita piu' salubri; di disincentivare il trasporto commerciale su gomma; di sottoporre a politiche di monitoraggio e riduzione il traffico aereo. Tenuto conto del fatto che il traffico aereo e' attualmente responsabile (secondo le stime piu' accreditate) del 4-10% delle emissioni di anidride carbonica, l'Isde ritiene che sarebbe necessario promuovere politiche di riduzione e intende proporre una moratoria per la costruzione di nuovi aeroporti e l'ampliamento di quelli gia' esistenti (Germania e Francia hanno gia' attuato questo provvedimento, che dovrebbe essere raccomandato agli altri paesi europei e in particolare all'Italia dove al momento si registra la presenza di piu' di cento aeroporti). L'Isde chiede per contro di implementare i collegamenti ferroviari tra le capitali europee e di migliorare le reti ferroviarie locali e nazionali, ma sempre nel rispetto delle peculiarita' dei territori e dei diritti delle popolazioni interessate. * Pratiche agricole L'Isde chiede al Parlamento europeo di incentivare in ogni modo le coltivazioni biologiche; di premere per una rapida eliminazione di pesticidi e fitofarmaci dalle pratiche agricole; di sostenere l'agricoltura integrata; di incentivare i progetti di ricerca e riconversione al biologico, che dovrebbe essere obbligatoria nelle aree dedicate a coltivazioni agricole situate in prossimita' di sistemi idrici che forniscono acque potabili alle popolazioni. Per quanto riguarda l'introduzione e l'uso di Ogm alimentari, l'Isde chiede al Parlamento europeo di farsi garante del piu' rigoroso rispetto del principio di precauzione, al fine di impedire la loro introduzione e commercializzazione, in attesa di evidenze scientifiche certe, che ne dimostrino la sicurezza e l'oggettiva necessita'. * Campi elettromagnetici L'Isde reputa di fondamentale importanza che il Parlamento europeo, sulla base dei documenti ufficiali dell'European Environment Agency (Eea), che evidenziano rischi acclarati per la salute umana, emani e disponga norme e misure atte a ridurre - in prossimita' di scuole, centri sportivi e aeree densamente abitate - l'esposizione (in specie degli organismi in via di sviluppo) a campi elettromagnetici. L'Isde chiede al Parlamento europeo di prodigarsi perche' tutti i Paesi europei si dotino di piani nazionali per l'installazione dei diversi sistemi e strutture di emissione dei campi elettromagnetici in modo da avere una mappa con valori certi e noti di esposizione; di promuovere campagne d'informazione e prevenzione circa i possibili danni alla salute; di incentivare e sostenere studi e ricerche indipendenti, che permettano di approfondire e incrementare le conoscenze su questo particolare fattore di inquinamento ambientale in continua espansione, vista l'enorme e rapida diffusione di sempre nuove tecnologie di telecomunicazioni. * L'associazione mette a disposizione le proprie conoscenze e competenze scientifiche per approfondire ogni aspetto di quanto esposto e per sostenere tutte le iniziative istituzionali come quelle della societa' civile tese a realizzare il benessere psicofisico delle persone ed un corretto e armonioso rapporto con l'ambiente. 4. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: IL TETTO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 maggio 2009 col titolo "Calcoli d'aria fritta"] AAA cercansi governi disposti a mettere un tetto alle estrazioni di carbone, petrolio e gas. Ovvero a limitare l'uso delle riserve di combustibili fossili gia' scoperte e a porre una moratoria permanente sulle nuove prospezioni. Questa e' la prova del nove della loro serieta' in materia di clima, spiega il giornalista e ambientalista inglese George Monbiot sul "Guardian", partendo da due articoli scientifici pubblicati dalla rivista "Nature". I quali indicano quanta anidride carbonica si potra' ancora produrre se si vuole avere qualche ragionevole possibilita' (possibilita'!) di contenere entro due gradi - gia' abbastanza disastrosi - il riscaldamento globale del clima. L'approccio e' innovativo. I governi e l'Onu discutono su determinati obiettivi percentuali di riduzione entro una data, ma non dicono nulla sulla quantita' totale di carbonio che possiamo ancora rilasciare in atmosfera. Invece uno dei due documenti, di Mylen Allen e altri, suggerisce che appunto per contenere l'aumento entro i due gradi, potremo bruciare al massimo 400-500 miliardi di tonnellate di carbonio da qui all'eternita', o meglio all'estinzione dell'umanita'. L'altro, di Malte Meinshausen e altri, suggerisce che producendo mille miliardi di anidride carbonica fra il 2000 e il 2025 avremo il 25% di probabilita' di superare i due gradi. Si tratta di una stima inferiore alla prima perche' bruciare una tonnellata di carbonio produce 3,667 tonnellate di anidride carbonica (CO2), dunque mille miliardi di tonnellate di anidride carbonica fanno 273 miliardi di tonnellate di carbonio. Comunque, a prendere in considerazione tutti i gas serra responsabili del riscaldamento climatico, anche il budget totale "accettabile" di CO2 indicato da Allen scenderebbe: a 400 miliardi di tonnellate. Questo tetto alle emissioni, come si traduce in termini di prelievo di combustibili fossili dalle riserve? Secondo il World Energy Council, le riserve globali di carbone ammontano a 848 miliardi di tonnellate; quelle di gas naturale a 177 trilioni di metri cubi; quelle di petrolio grezzo a 162 miliardi di tonnellate. Lasciamo perdere le fonti non convenzionali come le sabbie bituminose, gli idrati di metano, e le risorse di gas naturale liquido. In media una tonnellata di carbone contiene 746 kg di carbonio. Un metro cubo di gas naturale contiene 0,49 kg di carbonio. Quanto al petrolio, c'e' piu' incertezza perche' non tutti i suoi prodotti raffinati vengono bruciati. Ma in modo grossolano si possono stimarne le emissioni in 317 kg di CO2 al barile. Per una tonnellata fanno 2.219 kg di CO2 ovvero 650 kg di carbonio. Moltiplicando e sommando, si arriva a stimare che le riserve di combustibili fossili convenzionali contengano 818 miliardi di tonnellate di carbonio. Dunque, anche ignorando - e non si puo' - tutti gli altri gas serra e tutte le fonti non convenzionali, e anche prendendo per buono fra i due studi di "Nature" quello piu' ottimistico, ecco che potremo permetterci di bruciare solo il 61% di tutte le riserve note, fra ora e l'eternita'. Affidandoci invece all'altro studio, potremo bruciare solo il 33% delle risorse, fra ora e il 2050. Anzi no, di meno perche' dovremo sottrarre quel che abbiamo gia' bruciato fra il 2000 e oggi. Conclusione: la triade fossile andrebbe lasciata in buona parte sottoterra. Ma, a parte i membri dell'Opec che lo fanno per aumentare i prezzi, e a parte il governo dell'Ecuador, nessuno sembra voler limitare l'estrazione di combustibili. Anzi, e' caccia grossa alle fonti non convenzionali. 5. LIBRI. MARIO PIANTA PRESENTA ALCUNI RECENTI LIBRI SULLA DEMOCRAZIA GLOBALE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 maggio 2009 col titolo "Innovazioni tra globale e locale. Politiche cosmiche" e il sommario "La crisi economica alimenta le speranze di un modello di governance planetaria basato su parole chiave come uguaglianza, nonviolenza e azione diretta. Un sentiero di lettura a partire da un volume sulla democrazia cosmopolita e da una raccolta di saggi sulle forme di aggregazione dopo l'era dei partiti di massa"] La crisi finanziaria internazionale ha rivelato la fragilita' del mercato come strumento di regolazione dell'ordine globale e ha ridato improvvisa legittimita' all'azione degli stati nazionali. In tutti i paesi, nei governi, nei partiti e nei movimenti, sociali c'e' chi, da un lato, e' tentato dalla nostalgia di pensare che tutto possa tornare come prima; dall'altro, c'e' chi invece sostiene che dopo la lunga globalizzazione neoliberista la politica e la democrazia debbano ridefinirsi radicalmente. Due libri aiutano a tracciare le mappe del cambiamento, verso l'"alto" dei processi globali e verso il "basso" della partecipazione dei cittadini. Cittadini del mondo. Verso una democrazia cosmopolitica, di Daniele Archibugi (Il Saggiatore, pp. 320, euro 20) disegna i contorni di un mondo possibile dopo l'epoca della sovranita' degli stati nazionale. Dopo la politica. Democrazia, societa' civile e crisi dei partiti, a cura di Duccio Zola (Edizioni dell'Asino, euro 12) esplora invece le pratiche di democrazia dopo l'era della politica monopolizzata dai partiti. Su scala globale il "vuoto" di democrazia e capacita' di governo e' apparso evidente nell'inconcludente vertice del G20 del 2 aprile scorso a Londra, che ha tentato di mantenere gli attuali rapporti di potere attraverso forme piu' "multilaterali" di global governance. Una via alternativa alle conclusioni del G20 londinese e' la democrazia cosmopolitica proposta nel volume da Archibugi, che delinea un sistema di governo a piu' livelli ed estende i fondamenti della democrazia - diritti, partecipazione, poteri di controllo - oltre i confini nazionali. * Tra nonviolenza e controllo popolare Alcuni passi in questa direzione sono gia' stati compiuti, ad esempio il Tribunale penale internazionale all'Aja deve tutelare i diritti umani fondamentali di tutti i cittadini del mondo e dispone per questo di un'autorita' che scavalca quella degli stati. Altre azioni "cosmopolitiche" riguardano le richieste per rafforzare, democratizzare e rendere piu' autonome dai paesi piu' potenti le istituzioni sovranazionali legittime - come le Nazioni Unite, di cui fanno parte i 192 paesi del pianeta - e affidare a loro - anziche' a un gruppo ristretto scelto dai piu' ricchi - responsabilita' specifiche su problemi globali. Cosi', in contrapposizione al G20, l'Onu terra' a giugno la sua "Conferenza sulla crisi economica e finanziaria mondiale e sull'impatto sullo sviluppo", da cui potrebbero venire risposte alla crisi piu' condivise, democratiche ed efficaci che non dagli incontri ristretti di Washington e Londra. Ma i protagonisti sulla scena globale non sono solo gli stati. Un altro insieme di proposte della democrazia cosmopolitica riguarda il riconoscimento ai cittadini del mondo di un insieme di nuovi diritti e doveri che superino quelli nazionali, e la creazione di nuove istituzioni sovranazionali che siano indipendenti dai governi degli stati e rispondano invece ai cittadini o alla societa' civile di tutti i paesi. Gli esempi comprendono la creazione di una Assemblea parlamentare delle Nazioni Unite dove siano rappresentati i cittadini (o i parlamenti) - anziche' i governi - del pianeta, il coinvolgimento di organizzazioni della societa' civile nei meccanismi di decisione delle organizzazioni sovranazionali, la creazione di un Consiglio per i diritti umani con un forte ruolo delle organizzazioni non governative, e cosi' via. Proposte di questo tipo emergono, nel libro di Archibugi, da una visione della democrazia fondata su tre principi: nonviolenza, controllo popolare e uguaglianza politica, che va al di la' degli aspetti piu' immediati - presenza di elezioni, partiti, liberta' d'informazione. Tali principi, per essere effettivi su scala nazionale, devono affermarsi anche a livello globale. La nonviolenza definisce una condizione necessaria per la democrazia: l'accettazione di preventive regole condivise - che escludono l'uso della forza - su come si puo' ottenere o perdere il potere politico. Il controllo popolare deve riguardare anche le decisioni prese da altri stati (o da poteri economici transnazionali) e che hanno conseguenze sui cittadini di un singolo paese. L'uguaglianza politica deve portare a definire una comunita' di cittadini del mondo con uguali diritti e doveri sui temi di rilievo globale. Sono evidenti qui i paralleli con le richieste avanzate dai movimenti globali che - da Seattle nel 1999 a Londra nel 2009 - si sono opposti alla globalizzazione neoliberista in nome della democrazia e della giustizia economica e sociale. Il volume individua alcuni temi di azione prioritaria - il controllo sull'uso della forza, l'accettazione delle diversita' culturali, l'autodeterminazione dei popoli, il monitoraggio degli affari interni e la tutela dei diritti umani, la gestione partecipativa dei problemi globali - sui quali i cittadini del mondo potrebbero acquisire i diritti e doveri di una nascente "cittadinanza cosmopolitica". Per Archibugi la scommessa e' di trasformare le rivendicazioni dei movimenti globali in nuove istituzioni capaci di estendere la democrazia e di porre vincoli alla sovranita' degli stati, in un sistema di "costituzionalismo globale" in cui il nuovo possa convivere con l'attuale sistema inter-statale. Cinque modelli concreti di quest'ordine "ibrido" sono esaminati nella seconda parte di Cittadini del mondo, con i casi delle Nazioni Unite, degli interventi umanitari, dell'"esportazione della democrazia", dell'autodeterminazione dei popoli e dei contesti multilinguistici. Ritroviamo qui uno dei punti di forza del volume: la capacita' di unire una solida visione complessiva con la concretezza delle proposte, in parte gia' praticate dall'evoluzione dei rapporti internazionali e dal ruolo crescente della societa' civile mondiale. Meno convincente e' invece lo schema che contrappone un'uniforme democrazia (nella sua versione liberale piu' standard) a un generico autoritarismo (in sostanza: l'assenza di elezioni politiche), mentre il rapporto tra democrazia e capitalismo su scala globale non viene affrontato. * Il potere delle elite Le idee chiave per essere cittadini del mondo si intrecciano bene alle proposte di Dopo la politica per le pratiche a scala nazionale. Qui e' in gioco la ridefinizione della politica, oltre una democrazia rappresentativa svuotata e mediatizzata, controllata dalle elite e dai partiti. I contributi raccolti in Dopo la politica. Democrazia, societa' civile e crisi dei partiti esplorano cosi' i meccanismi di tale declino e suggeriscono alcune direzioni per un rinnovamento radicale della politica. Il punto di partenza, individuato dal saggio di Juergen Habermas, e' la fine della politica dello stato sociale come si e' affermata nel dopoguerra nei paesi europei. La debolezza della politica come strumento per "temperare" il capitalismo, la burocratizzazione del welfare e la forza dei mercati globali sono alla radice della caduta di efficacia e consenso di una politica nazionale fondata sulla redistribuzione promessa dal welfare. Per Habermas, la via d'uscita passa per un maggior spazio riconosciuto alla solidarieta' come principio di regolazione sociale, rispetto ai meccanismi dominati dal potere dello stato e dal mercato, e per una espansione della sfera pubblica e dei processi di comunicazione che la caratterizzano. La prospettiva della democrazia deliberativa proposta da Habermas incontra cosi' la societa' civile intesa come una sfera pubblica che vede protagonisti i cittadini e le loro relazioni sociali, tema questo al centro del capitolo di Duccio Zola. Il rinnovamento della democrazia puo' trovare terreno fertile in quest'incontro, che offre nuove modalita' di definizione delle identita', di aggregazione degli interessi, di accordo sulle procedure per decidere sul bene comune. Resta aperta tuttavia la questione dei rapporti tra le attivita' della societa' civile e i processi istituzionali che caratterizzano la politica degli stati nazionali, un terreno senza regole, segnato da pratiche e comportamenti differenziati, e da una continua capacita' della politica tradizionale di esercitare controllo e potere sulla societa'. * La pratica del consenso Ma esiste una capacita' della societa' civile di "reinventare" la democrazia? La risposta e' nel capitolo di Donatella della Porta, che presenta i risultati di una ricerca europea sulla democrazia nei movimenti globali. Nelle risposte di duecento organizzazioni sociali europee, le idee e le pratiche di democrazia all'interno dei movimenti ruotano intorno a tre valori chiave: la partecipazione diretta (e la critica della rappresentanza), l'autonomia (delle esperienze, dei livelli territoriali, e la critica delle gerarchie), il metodo deliberativo del consenso (e la critica alle procedure di votazione). Tutto cio' ha alimentato i conflitti per chiedere piu' democrazia ai poteri politici ed economici sovranazionali e ha aperto la strada a una visione della politica come partecipazione, con un significativo avvicinamento tra richieste all'esterno di democratizzazione della politica e pratiche di democrazia all'interno della societa' civile. Quanto ai rapporti con le autorita' politiche, e' significativo che forti pratiche conflittuali non escludano forme di collaborazione con le istituzioni, soprattutto a livello locale e nazionale. Gli altri saggi - di Ekkehart Krippendorf, Carlo Donolo, Luigi Bobbio, Giuseppe Cotturri - aggiungono nuove prospettive sulle forme di autogoverno e di partecipazione sociale, mentre le conclusioni sono di Pino Ferraris e Giulio Marcon. Per Pino Ferraris, dopo la politica dei partiti deve seguire una diffusa "politicizzazione dal sociale", magari con una "confederazione" leggera delle esperienze sociali che hanno progetti di cambiamento, su basi solidaristiche. Giulio Marcon definisce questo percorso come il passaggio dalla "monarchia dei partiti" alla "repubblica della politica", in cui ogni forma di politica diffusa - nei movimenti, nelle associazioni, nel terzo settore, nei gruppi locali, nel sindacato, etc. - abbia la stessa dignita' e riconoscimento della politica dei partiti nel definire il bene comune e le decisioni da prendere. Tanto a livello globale che nazionale, la possibilita' di partecipare in prima persona e di esercitare un controllo sulle decisioni restano i due pilastri su cui costruire il futuro della democrazia, al tramonto dell'epoca in cui lo stato nazionale e la politica dei partiti definivano l'unica arena della democrazia. * Postilla. Mappe per orientare la globalizzazione dal basso Una mappa delle strade della democrazia che attraversano i confini nazionali e' nell'ultimo annuario Global Civil Society 2007/8. Communicative power and democracy (Sage) con testi di Mary Kaldor, Vincent Price e molti altri. Di democrazia, sovranita' e societa' nella globalizzazione si occupa Zygmunt Bauman nel libro-intervista Modernita' e globalizzazione di Giuliano Battiston (Edizioni dell'Asino, in stampa). Sulle Nazioni Unite il lavoro piu' aggiornato e' di Nora McKeon, The United Nations and Civil Society: Legitimating Global Governance - Whose Voice? (Zed, in uscita ad agosto), dove sono esaminate le esperienze innovative - nei casi dei controvertici, dell'alimentazione e degli Obiettivi di sviluppo del millennio -, i problemi di legittimita' e rappresentanza, i meccanismi di partecipazione delle Ong, con un esame delle proposte di riforma delle Nazioni Unite. Le idee e le pratiche di democrazia all'interno dei movimenti globali sono al centro del volume curato da Donatella della Porta, Democracy in social movements (Palgrave, in stampa), che presenta i risultati di un'indagine su centinaia di organizzazioni di diversi paesi europei. I risultati di un'indagine sulla societa' civile di tutto il mondo promossa da Civicus, una rete globale di associazioni, sono esaminati in Civicus global survey of the state of civil society, curato da V. Finn Heinrich e Lorenzo Fioramonti (Kumarian Press). Per quanto riguarda la difficile traduzione, a livello nazionale, della democrazia in politiche di cambiamento e' esaminata da Carlo Donolo in Il futuro delle politiche pubbliche (Bruno Mondadori) e qualche via d'uscita non istituzionale e' proposta da Giulio Marcon in Come fare politica senza entrare in un partito (Feltrinelli). Un manualetto delle pratiche piu' radicali e' in Ribellarsi e' giusto. Teorie e pratiche della disobbedienza civile (Edizioni dell'Asino), un'antologia con testi che vanno da Gandhi a Gunther Anders, da Aldo Capitini a Howard Zinn. 6. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 190 del 18 maggio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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