Coi piedi per terra. 183



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 183 del 2 maggio 2009

In questo numero:
1. Il 29 aprile a Viterbo si e' svolta un'iniziativa per il Bulicame e i
diritti dei cittadini
2. Da Viterbo una lettera di solidarieta' al movimento che si oppone al
mega-aeroporto a Frosinone
3.. Il Coordinamento contro gli F-35 e il suo documento programmatico
4. Alcuni estratti da "Siamo tutti sulla stessa arca" di Alessandro
Paronuzzi
5. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo

1. INIZIATIVE. IL 29 APRILE A VITERBO SI E' SVOLTA UN'INIZIATIVA PER IL
BULICAME E I DIRITTI DEI CITTADINI

Il 29 aprile 2009 a Viterbo promossa dal "Centro di ricerca per la pace" si
e' svolta nelle zone di Porta Fiorentina e del quartiere dell'Ellera
un'iniziativa di informazione dei cittadini sulle conseguenze della
realizzazione del nocivo e distruttivo, insensato ed illegale mega-aeroporto
che una lobby devastatrice e speculativa vorrebbe imporre violando le leggi
vigenti e aggredendo territorio, risorse, salute, sicurezza, qualita' della
vita e diritti dei cittadini.
Nel corso dell'iniziativa con un vasto e mirato volantinaggio e' stata
diffusa un'ampia documentazione, disponibile anche nel sito internet
www.coipiediperterra.org
*
Lo scempio
La realizzazione del mega-aeroporto costituirebbe uno scempio: devasterebbe
irreversibilmente l'area termale del Bulicame ed i preziosi beni
naturalistici, storico-culturali, terapeutici, scientifici ed economici che
li' si trovano.
*
L'avvelenamento
La realizzazione del mega-aeroporto costituirebbe un avvelenamento per la
popolazione viterbese con l'enorme inquinamento atmosferico ed acustico che
comporterebbe la sua attivita'.
*
L'illecito
La realizzazione del mega-aeroporto costituirebbe un illecito, poiche' viola
tanto le vigenti normative europee ed italiane, quanto i vigenti strumenti
di pianificazione territoriale ed urbanistica regionale e comunale, ed i
relativi vincoli di salvaguardia.
*
Lo sperpero
La realizzazione del mega-aeroporto costituirebbe un delittuoso sperpero di
pubbliche risorse per un'opera nociva, distruttiva, insensata ed illegale.
*
Un'alternativa per Viterbo
Viterbo ha bisogno di ben altro: ha bisogno di ferrovie adeguate ed
efficienti; ha bisogno di tutela e valorizzazione dei suoi beni ambientali e
culturali e di sostegno alle sue autentiche vocazioni produttive.
*
Occorre ridurre il trasporto aereo
Inoltre il trasporto aereo va immediatamente e drasticamente ridotto se si
vuole contrastare efficacemente l'effetto serra, la principale catastrofe
ambientale planetaria cui il trasporto aereo contribuisce in ingente misura.
*
Ne' a Viterbo ne' a Frosinone
Occorre impedire la realizzazione di qualsiasi nuovo mega-aeroporto: a
Viterbo come a Frosinone come altrove.
*
Liberare Ciampino
Ed occorre ridurre drasticamente ed immediatamente i voli su Ciampino,
abolendoli e non trasferendoli altrove.
*
Per i diritti dei cittadini
I cittadini raggiunti dall'iniziativa d'informazione hanno concordato con
l'impegno contro il nocivo e distruttivo mega-aeroporto di Viterbo e per la
riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della
democrazia, dei diritti di tutti.

2. INCONTRI. DA VITERBO UNA LETTERA DI SOLIDARIETA' AL MOVIMENTO CHE SI
OPPONE AL MEGA-AEROPORTO A FROSINONE

Al movimento che si oppone al mega-aeroporto a Frosinone
Carissime e carissimi tutti,
vi rinnoviamo ancora una volta la nostra solidarieta' nella comune lotta per
difendere il territorio e la salute della popolazione, per contrastare la
devastazione di ambiente e diritti, per promuovere un modello di mobilita'
rispettoso dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della biosfera.
Siamo certi che la nostra lotta, a Viterbo come a Frosinone per impedire la
realizzazione di nuovi folli mega-aeroporti, a Fiumicino per impedire
ulteriori ampliamenti dell'aeroporto li' situato, e soprattutto a Ciampino
per ottenere subito una drastica riduzione dei voli, essendo una lotta
moralmente giusta, scientificamente argomentata, politicamente necessaria e
giuridicamente fondata poiche' invera quanto stabilito dalle leggi vigenti e
dal comune civile sentire, ebbene, e' una lotta democratica e nonviolenta
che infine riuscira' vittoriosa contro le lobbies speculative del dissennato
incremento del trasporto aereo e della scellerata devastazione di ambiente e
territorio, salute e diritti.
In tutto il Lazio, in tutta Italia, in tutta Europa, in tutto il mondo si
diffonde la consapevolezza della necessita' di ridurre immediatamente e
drasticamente il trasporto aereo anche ed in primo luogo per contrastare
l'effetto serra che costituisce la principale emergenza ambientale globale;
in tutto il mondo si diffonde la consapevolezza che occorre difendere
l'unica casa comune che l'intera umanita' abbia, che occorre difendere il
diritto a una vita dignitosa per tutti gli esseri umani oggi viventi e per
le generazioni future, che occorrono subito scelte di giustizia
ecoequosolidali.
Forte un abbraccio,
Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la
riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della
democrazia, dei diritti di tutti
Viterbo, 29 aprile 2009

3. ESPERIENZE. IL COORDINAMENTO CONTRO GLI F-35 E IL SUO DOCUMENTO
PROGRAMMATICO
[Dal sito dell'"Assemblea permanente no F-35" (www.nof35.org) riprendiamo le
seguenti schede]

Il Coordinamento contro gli F-35
Si tratta di un insieme di organizzazioni e gruppi, per lo piu' piemontesi e
lombardi, che hanno deciso di incontrarsi a Novara l'11 marzo 2007 per dare
vita ad un coordinamento stabile con lo scopo di opporsi al previsto
assemblaggio dei cacciabombardieri F-35 nell'aeroporto militare di Cameri,
che si trova a pochi chilometri da Novara. Il carattere dell'intervento del
Coordinamento e' informato ai principi dell'antimilitarismo e dell'autonomia
dai soggetti istituzionali. Di conseguenza l'opposizione alla costruzione
dei nuovi cacciabombardieri F-35 non si limita ad una questione
territoriale: si intende infatti portare tale problema all'attenzione di
tutti i movimenti contro la guerra ancora presenti in Italia.
*
Documento programmatico
Contro i cacciabombardieri F35 e per la costruzione di un movimento
antimilitarista di massa.
Gli F35 sono cacciabombardieri di quinta generazione. Sono uno dei gioielli
piu' brillanti della moderna tecnologia militare. Sono perfette macchine
d'attacco al suolo. Se e' necessario, possono pure trasportare armi
nucleari.
Gli F35 saranno prodotti in serie dalla multinazionale statunitense Lockheed
Martin, alla quale si affiancheranno molte altre imprese per la costruzione
delle diverse componenti e per l'assemblaggio finale.
La costruzione di questi cacciabombardieri e' stata definita da qualcuno
come la piu' grande impresa di ingegneria aeronautica di tutti i tempi. Non
si tratta solo di una questione relativa all'innovazione tecnologica. C'e'
pure di mezzo la gestione di un'organizzazione complessa di una rete di
numerose imprese.
Per gestire la produzione e la commercializzazione degli F35, gli Usa hanno
cercato la collaborazione di alcuni altri paesi, loro fidi alleati: Regno
Unito, Australia, Canada, Danimarca, Italia, Olanda, Norvegia, Turchia.
Gli F35 sono cacciabombardieri multiruolo, che richiedono un solo uomo di
equipaggio. Sono aerei stealth, cioe' invisibili ai radar, grazie alla
conformazione della loro struttura ed alle vernici che li ricoprono.
Il progetto per la loro costruzione e' stato avviato nel 1996 e completato
nel 2004. La prova di volo dei prototipi e' cominciata nel dicembre 2006.
C'e' chi prevede che l'entrata in servizio in Usa dei primi esemplari possa
verificarsi gia' dal 2008.
I promotori del programma di produzione di questo nuovo cacciabombardiere
sono stati Us Force, Us Navy, Us Marine Corps, Uk Royal Navy.
Gli F35, a quanto si sa per ora, possono essere costruiti in tre varianti:
una a decollo ed atterraggio convenzionale (Ctol - conventional take-off and
landing), una versione da imbarcare sulle portaerei (Cv - carrier variant),
una versione a decollo corto e atterraggio verticale (Stovl - short take-off
and vertical landing).
L'assemblaggio finale negli Usa si svolge presso l'impianto Lockheed Martin
di Forth Worth in Texas (dove si prevede la produzione di piu' di duemila
velivoli).
In Italia e' stato scelto come sito per l'assemblaggio finale (che fornira'
la maggior parte degli F35 che saranno venduti in Europa) l'aeroporto
militare di Cameri, che si trova a pochissimi chilometri da Novara.
Qui gia' si cura la manutenzione di F16 Falcon, Tornado, AM-X, e, da poco,
pure degli Eurofighters.
E proprio qui verra' costruito, a partire dalla fine del 2008, un nuovo
stabilimento che sara' gestito da Lockheed Martin e da Alenia Aeronautica.
Ma in Italia questo non sara' il solo luogo coinvolto nel progetto Joint
Strike Fighter (cosi' si chiama appunto il progetto di costruzione dei
cacciabombardieri F35). Infatti si prevede il coinvolgimento di 40 siti
industriali che si trovano in 12 regioni italiane: siti nei quali si
costruiranno diverse componenti del nuovo velivolo da guerra.
Gli stabilimenti che si trovano sul nostro territorio nazionale coinvolti in
tale opera appartengono alle seguenti imprese: Alenia Aeronautica, Avio,
Piaggio, Aerea, Datamat, Galileo Avionica, Gemelli, Logic, Selex
Communication, Selex-Marconi Sirio Panel, Mecaer, Moog, Oma, OtoMelara,
Secondo Mona, Sicamb, S3Log, Aermacchi, Vitrociset.
L'aeroporto militare di Cameri come sede dell'assemblaggio finale degli F35
prodotti per l'Europa e' stato scelto con oculatezza.
L'aeroporto militare di Cameri esiste da quasi cent'anni ed e' inserito in
una comunita' che non ne ha mai messo seriamente in discussione l'esistenza
(almeno fino ad oggi).
L'aeroporto militare di Cameri ha ospitato, nei tempi in cui era pienamente
operativo, F104 e Tornado. Oggi che la sua operativita' si e' attenuata,
contribuisce comunque a diverse imprese militaresche con la manutenzione
sopra ricordata e con l'offrire le sue piste, di tanto in tanto, per la
partenza di eroici militi italici verso le zone di guerra, per esempio verso
l'Afghanistan.
Vicinissima all'aeroporto di Cameri, a Bellinzago Novarese, c'e' la base
guidata dalla Caserma Babini. Si tratta della seconda base terrestre
italiana, per estensione di superficie, nella quale si effettuano
esercitazioni di diversi tipi. La Caserma Babini offre inoltre i suoi
soldati per la gestione della logistica in diverse operazioni militari
all'estero ed in appoggio alle truppe di pronto intervento Nato di stanza a
Solbiate Olona. Si preparano, in definitiva, mezzi di trasporto e
munizionamenti destinati ad alcuni dei teatri di guerra che vedono
protagonisti pure i soldati italiani.
E' in questo contesto di militarizzazione ambientale che si inserisce il
progetto di assemblaggio degli F35. Insomma, si e' scelto un posticino
tranquillo ed accogliente situato nella ricca pianura del Piemonte
Orientale.
I governi italiani hanno deciso di partecipare al progetto di costruzione
dei nuovi cacciabombardieri americani fin dal 1996, quando era ministro
della difesa Andreatta e presidente del consiglio Prodi.
I passaggi parlamentari che hanno confermato l'impegno si sono verificati
nel 1998 (governo D'Alema) e nel 2002 (governo Berlusconi).
La firma definitiva dell'accordo e' del febbraio 2007, quando il
sottosegretario alla difesa Forcieri (diessino) ha incontrato a Washington
il suo collega statunitense Gordon England. Si tratta della decisione di
partecipare alle diverse fasi di costruzione degli F35.
Il governo italiano afferma inoltre che, in futuro, sara' necessario
acquistare questi nuovi cacciabombardieri perche' bisogna sostituire altri
velivoli obsoleti: gli AM-X, i Tornado, gli AV8-B.
Ovviamente nessuno dei partiti istituzionali si pone seriamente la domanda
se l'Italia debba essere dotata necessariamente di cacciabombardieri
ultramoderni. Questo e' scontato, dal momento che quasi tutto lo
schieramento politico istituzionale sostiene, pur con diverse motivazioni,
l'impegno italiano in missioni di guerra, che possono quindi esigere pure
l'impiego di aerei come gli F35.
Fino ad oggi l'impegno finanziario italiano per lo sviluppo del progetto e'
stato di 1.028 milioni di dollari. Tra breve (e per altri anni che verranno)
saranno impegnati altri 903 milioni di dollari. Tutti soldi prelevati dalle
tasche dei contribuenti, ovviamente.
In queste cifre appena indicate non sono comprese le spese per l'acquisto
dei velivoli.
Secondo quanto riferito dal sottosegretario Forcieri, ogni F35 costera' tra
45 e 55 milioni di euro. Secondo altre fonti si potra' arrivare, tenendo
conto di aggiornamenti di prezzi e di allestimenti di armamenti probabili,
anche oltre i 100 milioni di euro ciascuno.
Anche se la decisione definitiva di acquisto per l'Italia dovra' essere
presa solo a partire dal 2013 (anno dell'uscita dalla fabbrica di Cameri dei
primi F35), si ritiene gia' che il nostro paese acquistera' circa cento
velivoli. I conti sono presto fatti: un carico per i contribuenti di almeno
dieci miliardi di euro.
Tutti soldi che saranno sottratti ad altri impieghi sicuramente preferibili:
investimenti industriali sostenibili, innovazioni nel campo energetico,
spesa sociale, ricerca per la protezione dell'ambiente.
Ma di cose del genere poco ci si cura, di fronte all'opportunita' di
partecipare all'ennesima impresa militarista.
Ne' si fa troppo caso al fatto che l'aeroporto di Cameri confina con il
parco regionale del Ticino, un sito che ha gia' subito, negli ultimi anni,
attacchi d'ogni genere. Non e' difficile immaginare che cosa potrebbe
significare, quanto ad impatto ambientale, il volo di centinaia di aerei che
partiranno da Cameri per i collaudi ed i primi voli di prova.
Ogni inconveniente derivante dalla produzione bellica viene fatto digerire
alle popolazioni dei territori dove si vogliono installare gli stabilimenti
per la produzione di armi promettendo la creazione di nuovi posti di lavoro.
Anche in quest'occasione si e' recitata la solita tiritera, prospettando, in
un primo momento, addirittura diecimila nuovi posti di lavoro, presto
ridottisi ad un migliaio scarsi (duecento per la produzione degli F35,
ottocento nell'indotto).
Si tratta del solito ricatto occupazionale: come se solo le fabbriche di
armi possano generare nuova occupazione.
In realta', restando pure all'interno di una logica produttivistica, con lo
stesso capitale fisso che viene impiegato per la produzione di
cacciabombardieri come gli F35 si potrebbero creare molti piu' posti di
lavoro di quel misero migliaio al quale si fa riferimento ultimamente.
L'impiego di nuove tecnologie in campo civile, la distribuzione di
finanziamenti e sostegni alle piccole imprese, la stessa vecchia politica
keynesiana di sostegno alla domanda interna, le ipotesi di istituzione di un
reddito sociale minimo, veri investimenti nei servizi sociali (sanita',
asili nido, assistenza per gli anziani, eccetera) potrebbero generare, a
parita' di investimenti, molto di piu' di un migliaio di posti di lavoro.
Per non menzionare quanto sarebbe auspicabile la strutturazione di una
capitale sociale arricchito in tal modo ed utile, di conseguenza, per una
migliore efficienza del nostro sistema economico nazionale.
Ma le nostre considerazioni non si soffermano affatto su ragionamenti
utilitaristici del genere di quello appena sopra enunciato.
La nostra opposizione alla costruzione degli F35 (a Cameri come pure in ogni
altro luogo) e' politica e morale. Non e' accettabile che i lavoratori
vengano resi complici di una politica militarista di aggressione e di
asservimento.
I nuovi cacciabombardieri verranno adoperati, prima o poi, in qualche teatro
di guerra, cosi' da sostenere le spinte imperiali degli Usa e dei paesi
europei che, in una singolare mistura di collaborazione e di concorrenza,
operano insieme agli stessi Stati Uniti d'America allo scopo di assicurarsi
il dominio di interi territori ed il controllo di risorse energetiche e
naturali di vario genere.
In questo quadro si comprende agevolmente la politica generale di rinnovo
degli armamenti in atto pure in Italia. Tanto per restare al campo
aeronautico, si puo' comprendere in tal senso la copresenza del progetto
Joint Strike Fighter (gli F35, appunto) e del progetto di costruzione e di
acquisto degli Eurofighter, i cacciabombardieri di concezione e di
fabbricazione europea. In definitiva si tratta di costituire una forza
aeronautica polivalente ed adatta al controllo dei cieli ed all'attacco
dall'alto di obiettivi situati in territori "nemici".
Bombardare da piu' di cinquemila metri di quota, con velivoli invisibili ai
radar e con una copertura formidabile fornita da un sistema tecnologico
integrato, e' la degna fine di ogni concetto di onore militare. Uccidere
senza quasi correre il rischio di una reazione efficace del nemico,
bombardare dall'alto popolazioni quasi inermi o malamente armate con
strumenti arcaici ed inefficaci: questo e' il vero onore militare che
pervade l'azione delle forze armate ipertecnologiche di cui si servono i
paesi imperialisti dei nostri tempi.
Ma noi non possiamo restare in silenzio di fronte a queste politiche di
dominio e di morte.
Opporsi alla costruzione di strumenti di sterminio di massa come gli F35 e'
dunque un dovere assoluto.
Non si tratta di un sogno vissuto da anime belle. Si tratta dell'unica
reazione razionale possibile. Si tratta di aver chiara la natura dei
rapporti di forza esistenti e di agire di conseguenza, costruendo le
condizioni di una lotta efficace che abbia come scopo una vera
trasformazione sociale.
La lotta contro gli F35, contro i loro gemellini (gli Eurofighter) e contro
tutti gli armamenti, e' l'espressione compiuta del nostro antimilitarismo.

4. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "SIAMO TUTTI SULLA STESSA ARCA" DI ALESSANDRO
PARONUZZI
[Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di
Alessandro Paronuzzi, Siamo tutti sulla stessa arca. L'abbecedario dello
zoofilo, Nuovi Equilibri, Viterbo 2009]

Indice del volume
Prefazione, di Carla Rocchi; Abbandono; Accattonaggio (con animali);
Adozione; Anagrafe canina; Animali in via di estinzione; Bastardo;
Bau-beach; Bioetica animale; Buoni e cattivi; Buoni della strada; Caccia;
Cani: conduzione; Canili; Catena; Circo; Code; Collari (elettrici e
satellitari); Deiezioni canine; Domesticazione; Disturbo della quiete
pubblica; Empatia; Enpa; Eutanasia; Fauna selvatica; Gatti randagi; Gatti di
proprieta'; Inconvenienti condominiali; Levrieri; Maltrattamento; Mordere;
Mutua per animali; Onnivoro coscienzioso; Parole canine; Passaporto (per
cani, gatti e furetti); Pellicce; Rabbia; Randagismo; Razze; Rinunciare (a
un cane); Scuola; Sessanta giorni; Smaltimento; Sperimentazione animale;
Spiaggiamento; Testamento; Toxoplasmosi; Vaccinazioni; Vegetariano;
Viaggiare con gli animali; Zanzara-tigre; Zoo; Zooantropologia; Zoofilo;
Appendice normativa e modulistica; Note; Riferimenti bibliografici.
*
Da pagina 68
Empatia
"... una cagnetta brutta e piccola, in gravidanza avanzatissima, venne verso
di me; non era un animale glorioso, e certamente era piena di cuccioli
casuali, i quali non saranno poi stati conservati in vita; ma essa venne
verso di me, per quanto le fosse difficile, mentre eravamo soli, e alzo' gli
occhi dilatati dalla preoccupazione e dall'interiorita', e chiese il mio
sguardo - e nel suo c'era davvero tutto cio' che va al di la' del singolo,
non so dove, nel futuro o nell'incomprensibile; ando' a finire che essa ebbe
un pezzo di zucchero del mio caffe', ma come per caso, celebrammo, per cosi'
dire, la messa insieme; l'azione in se' non era altro che dare e prendere,
ma il senso e la gravita' e la comprensione fra noi erano sconfinate"
(Rainer Maria Rilke, Lettera a Marie Taxis del 12 febbraio 1912)
*
Un uomo e una cagna "celebrano la messa insieme" - usando le parole del
grande poeta - in un momento magico di condivisione emozionale: e "la
gravita' e la comprensione fra noi erano sconfinate".
Gli animali domestici, in particolare il cane e il gatto, ci offrono la
possibilita' di sviluppare quella particolare capacita' che va sotto il nome
di "empatia" e che costituisce il presupposto di qualsiasi relazione
sociale. Una prima definizione ci e' offerta da R. D. Hinshelwood: "Quando
si parla di mettersi nei panni di un altro, si intende proprio l'empatia, ma
si descrive anche un processo di inserimento di una parte di se', della
propria capacita' di autopercezione, all'interno di un'altra persona... un
aspetto importante di questa intrusione all'interno di qualcun altro e' che
non esiste una perdita di realta', ne' una confusione d'identita'". Una
seconda definizione, ancora piu' efficace, e' quella di uno dei pionieri
dell'economia, Adam Smith: "Uno scambio di posto nella fantasia con chi
soffre". Ma cio' che si realizza nell'intreccio di sguardi tra il poeta e la
cagnolina gravida e' qualcosa di piu'. E' polarita' del diverso, illuminata
dall'intelletto d'amore; e' forma autentica di conoscenza: quando lo
strumento di conoscenza, l'empatia, si fonde magicamente e quasi sacralmente
con chi conosce e chi viene conosciuto.
In realta' l'empatia non e' affatto una prerogativa dell'essere umano, ma e'
condivisa con molte altre specie di mammiferi. Celebre il caso riportato dal
primatologo Frans De Waal di una scimmia bonobo, di nome Kuni, che allo zoo
Twycross in Inghilterra soccorse uno storno incapace di volare, tenendolo
con una mano e risalendo la cima dell'albero piu' alto, per lanciarlo al di
la' del recinto. Verificato che il povero uccellino era caduto a breve
distanza dal recinto, Kuni si precipito' a sorvegliarlo, per proteggerlo
dalla curiosita' dei suoi simili, sino alla fine della giornata, quando
ripresosi in forze fu in grado di riguadagnare il volo. Il comportamento di
Kuni costituisce un eccellente esempio di empatia interspecifica, vale a
dire la capacita' di immedesimarsi ("con chi soffre") in una specie diversa
dalla nostra.
L'uomo e' l'animale parlante per definizione; ma la supremazia della parola
ha ridotto nei secoli altre capacita'. "Ho sentito dire: senza il linguaggio
siamo come cani" ha osservato criticamente Elemire Zolla nel saggio Il
presupposto. "Ma la nostra vita e quella del cane si sovrappongono
puntualmente per molta parte. Del cane condividiamo corpo, istinti, calcoli,
paure, amori, fedelta', ardimenti, tristezze e perfino in parte la
percezione del mondo, anche se quella del cane e' piu' estesa. Tutta questa
parte puramente 'canina' della vita e' sottratta nella sua essenza al
linguaggio, che pure ci soccorre, spesso ci esalta con eloquenza e poesia,
ma del pari ci inganna, dandoci da credere che sia capace di descrivere
punto per punto un'esperienza che lo sovrasta in misura quasi sconfinata.
Sara' sempre fuori d'ogni idioma il momento in cui la comunicazione diventa
veramente stretta, quando le labbra si serrano e lo sguardo trasmette
sull'istante la notizia: gli occhi parlano piu' della bocca".
Solo di recente e' stato individuato il fondamento neuro-fisiologico
dell'empatia, grazie alla localizzazione nella corteccia premotoria dei
neuroni specchio, la cui attivita' sta alla base del riconoscimento delle
intenzioni e delle emozioni altrui, e che si rivela determinante nello
sviluppo infantile e adolescenziale. La prossimita' di un animale
domestico - che impegna quotidianamente a riconoscere il suo stato d'animo,
soprattutto attraverso la decodificazione del linguaggio non verbale -
diventa una insostituibile palestra d'allenamento, unico strumento possibile
per penetrare nell'alterita' animale e allargare il "cerchio di
compassione".
"Ci siamo evoluti per stabilire relazioni profonde con altri esseri umani"
conclude Marco Iacoboni nel suo libro I neuroni specchio - come capiamo ciÚ
che fanno gli altri. "La nostra consapevolezza di questo fatto puo', e
dovrebbe, avvicinarci sempre di piu' gli uni agli altri".
Ma perche' limitarsi agli esseri umani? Piuttosto: esseri viventi...
*
Da pagina 106
Onnivoro coscienzioso
"Alcuni dicevano che la balena di Leblon non era ancora morta ma che la
squartavano da viva e la sua carne era venduta al chilo, perche' la carne di
balena era buonissima da mangiare, e costava poco, erano queste le voci che
correvano per la citta' di Leme. E io pensai: maledetto sia colui che la
mangera' per curiosita', posso perdonare solo chi ha fame, la fame atavica
dei poveri.
"Altri, al culmine del ribrezzo, dicevano che anche alla balena di Leme,
seppure ancora in vita e ansimante, si tagliavano via i suoi chili di carne
per venderli. Come poter credere che non si aspetti nemmeno la morte prima
che un essere vivente mangi un altro essere vivente? Non voglio credere che
qualcuno possa disprezzare cosi' tanto la vita e la morte, nostra creazione
umana, e che mangi voracemente, solo perche' e' una prelibatezza, cio' che
sta ancora agonizzando, solo perche' costa meno, solo perche' la fame umana
e' grande, solo perche' in realta' siamo tanto feroci come un animale
feroce, solo perche' desideriamo mangiare quella montagna d'innocenza che e'
la balena, cosi' come mangiamo l'innocenza cantante di un uccello. Io allora
dicevo con ribrezzo: piuttosto che vivere in questo mondo preferisco la
morte"
(Clarice Lispector, La scoperta del mondo)
*
Quasi tutti gli animali sono per loro sventura commestibili. Oltre alle
specie che piu' spesso finiscono nei nostri piatti, l'homo sapiens mangia la
balena e il delfino, l'orso e il cervo, la scimmia e il cane; nella
civilissima e sensibile Italia si consuma senza troppi scrupoli la carne di
cavallo, l'unico animale considerato d'affezione, che giunto alla fine della
sua esistenza il proprietario spesso fa abbattere e destina a una macelleria
equina, perche' l'eutanasia e' troppo costosa. L'unica alternativa e' quella
proposta dai vegetariani?
La figura dell'"onnivoro coscienzioso" viene delineata in un recente e
quanto mai interessante saggio scritto da Peter Singer e Jim Mason, Come
mangiamo: gli autori - entrambi vegetariani - pongono in evidenza le
conseguenze etiche delle nostre scelte alimentari.
Se la decisione di diventare vegetariani rimane ancora patrimonio di una
minoranza dell'umanita' (si calcola intorno al 3%, anche se questa
percentuale pare destinata ad aumentare), la possibilita' di correggere la
nostra dieta quotidiana in una direzione che - pur continuando a mangiare la
carne - possa migliorare le condizioni di vita degli animali allevati e' in
realta' alla portata di ciascuno di noi.
Piu' precisamente cosa significa diventare un O.C. - un onnivoro
coscienzioso?
1) L'O.C. evita di mangiare carni di animali provenienti da allevamenti
intensivi, che non tengono in alcun conto le minime esigenze etologiche
proprie degli animali allevati, mirando esclusivamente a uno sfruttamento
privo di qualsiasi scrupolo; con la sua scelta, vuole esprimere il dissenso
nei confronti di questo tipo di allevamenti.
2) L'O.C. predilige i prodotti locali; con la sua scelta vuole esprimere il
suo dissenso nei confronti dei trasporti degli animali, sempre fonte di
stress e spesso di veri e propri maltrattamenti.
3) L'O.C. evita le carni di animali appartenenti a specie selvatiche,
esprimendo cosi' il suo dissenso nei confronti dell'attivita' venatoria.
4) L'O.C. predilige i prodotti provenienti dagli allevamenti e dalle
coltivazioni biologiche; con la sua scelta da' sostegno allo sviluppo di una
zootecnia e di una agricoltura che rispetta la vita animale e l'ambiente.
5) L'O.C. infine si pone l'obiettivo di sperimentare, almeno una volta alla
settimana, una dieta vegetariana (a base per esempio di tofu o di hamburger
di soia, che forniscono la stessa quantita' di proteine del pollo
industriale), scoprendo che con un pizzico di fantasia rimane inalterato
l'irrinunciabile piacere offerto dalla buona tavola!
"Cosa si puo' dire in conclusione della dieta degli onnivori coscienziosi?"
si chiede Peter Singer. "Forse, tutto considerato, non e' la miglior dieta
possibile, ma la distanza morale tra le scelte alimentari degli onnivori
coscienziosi e quelle della maggioranza della popolazione e' talmente grande
che sembra piu' giusto lodare gli onnivori coscienziosi per il cammino da
loro compiuto, piuttosto che criticarli per non essere andati oltre".
*
Da pagina 154
Vegetariano
Non e' facile diventare vegetariani in una societa' che da anni promuove la
cultura della bistecca.
Alcuni numeri dovrebbero farci riflettere: duecento milioni di persone nel
mondo sono ancora coinvolte in attivita' connesse con la produzione
zootecnica; piu' di un miliardo i bovini che pascolano - o ingrassano -
negli allevamenti dei cinque continenti; negli Stati Uniti il mercato della
carne bovina rappresenta un business colossale: centomila vacche macellate
ogni giorno, mentre il settanta per cento dei cereali prodotti sul pianeta
viene destinato all'alimentazione animale. L'efficienza di conversione delle
proteine alimentari in un bovino e' piuttosto bassa (6%); quando un manzo
d'allevamento viene portato alla macellazione, ha mediamente consumato - per
raggiungere i cinque quintali di peso - 1.200 chilogrammi di granaglie! Sono
i bovini e gli altri animali d'allevamento a divorare la gran parte dei
cereali prodotti nel mondo, e questo e' paradossale, se pensiamo che piu'
della meta' della popolazione mondiale patisce la fame. Non e' piu'
questione di zoofilia: e' una vera e propria faccenda di sopravvivenza, per
popoli non fortunati come noi. E allora?
Certo, anche in Italia come nel resto dell'Unione Europea sono state
recepite in questi ultimi anni norme che regolamentano i sistemi di
produzione alimentare, tutelando il benessere degli animali sia negli
allevamenti che nella fase della macellazione. Ma siamo sicuri che puo'
bastare? O non e' forse il momento per fare un salto qualitativo?
"Andare oltre la carne significa trasformare radicalmente il nostro modo di
pensare su quello che e' l'atteggiamento piu' giusto nei confronti della
natura" conclude Jeremy Rifkin nel suo prezioso Ecocidio - ascesa e caduta
della cultura della carne. "Nel nuovo mondo che si va formando, l'attivita'
umana e' legata tanto alla forza generativa intrinseca della natura quanto
agli artificiosi dettati del mercato. Iniziamo ad apprezzare le fonti del
nostro sostentamento, la creazione ispirata da Dio che merita di essere
nutrita e richiede di essere tutelata. La natura non e' piu' un nemico da
sottomettere e domare, ma una comunita' primordiale di cui facciamo parte.
Le altre creature non sono oggetti o vittime, ma compagni partecipi di
quella grande comunita' della vita che costituisce la natura e la biosfera.
Eliminando la carne dalla dieta umana, la nostra specie puo' compiere un
significativo passo in avanti verso una nuova consapevolezza, che contempli
uno spirito di comunione con i bovini e, per estensione, con le creature
viventi con cui condividiamo il pianeta".
Mangiare meglio, e soprattutto mangiare meno e' del resto il segreto della
longevita'. Il popolo piu' longevo sulla terra e' quello giapponese:
nell'isola di Okinawa risulta concentrata la percentuale di centenari piu'
elevata del pianeta. Hara hachi bu, il consiglio principale: alzarsi da
tavola quando non si e' ancora del tutto sazi. La loro dieta e'
principalmente a base di riso, pasta, fagioli, frutta e formaggi...
*
Da pagina 174
Zoofilo
Zoofilo: amico degli animali. Tutto qui? Definire lo zoofilo e' facile:
esserlo, esserlo veramente, sforzandosi di tenere sempre ben aperto il terzo
occhio, quello che ci permette di estendere il cerchio di compassione a
tutte le specie viventi, e di arrivare forse a una conoscenza superiore, e'
difficile, ma non impossibile: l'abbecedario si conclude con alcune gemme
tratte dal delizioso diario di Jules Renard (1864-1910), conosciuto come
l'autore di Pel di carota e delle Storie naturali, ma che piace ricordare
come cacciatore pentito e zoofilo doc.
La guerra non e' forse altro che la rivincita delle bestie che noi abbiamo
ucciso (30 luglio 1891).
Le ore in cui ci si sente un po' canarini, e si amano gli uccelli (4 maggio
1893).
Quando un merlo vede i vendemmiatori entrare nella vigna, si stupisce
soprattutto che essi non abbiano paura come lui dello spaventapasseri (9
maggio 1894).
Un giorno avro' un berretto con su ricamato a lettere d'oro: "Interprete
della Natura" (14 giugno 1894).
Quando le mori' il cagnolino, essa disse al marito: "Ti sarei tanto riconosc
ente se tu mettessi un nastro da lutto al tuo cappello, un nastro lungo
magari solamente due dita, un nonnulla..." (10 luglio 1894).
Dopo aver letto una lezione del professor Carlo Vogt sulla utilita' della
talpa, ne ho ammazzata una con un colpo di carabina. Vedevo che sollevava la
sua cupoletta di terra fresca, e due volte gliel'ho distrutta. La talpa
ricominciava. Allora, ho sturato il suo buco. Ha messo fuori il naso per un
momento. L'ho uccisa in un istante con la mia folgore personale, per veder
com'era fatta. Deve aver avuto la stessa impressione che avrei io se il
tuono mi scoppiasse sulla testa. L'ho uccisa come uccidono gli dei. Era in
mezzo al vialetto. Essa non faceva del male alla mia insalata, alla quale
del resto tengo pochissimo. L'ho uccisa. Perche'? Perche'? E il mio gatto
viene a fare i suoi bisogni sulla fodera della mia poltrona, e non gli dico
niente (8 luglio 1896).
Il covo di una lepre, anche se la lepre e' assente, e' sempre pieno di paura
(23 settembre 1899).
Se mi farete una statua, fateci un buco sulla testa perche' gli uccelli
possano venirci a bere (10 dicembre 1899).
Se un solo maiale conoscesse il suo destino, con quella faccia, con quei
denti, con quegli urli, con quel testone pesante e potente, la razza umana
sarebbe subito battuta da quella dei porci (24 dicembre 1900).
Dal mio villaggio io posso misurare tanto l'anima umana quanto la formica
(12 luglio 1901).
Sento sbadigliare le ostriche. E sento lo scalpiccio delle mosche sui vetri
(17 settembre 1901).
Non chiedo che una sola cosa: guadagnare abbastanza pane per darne agli
uccellini (20 gennaio 1902).
Falciano il fieno. Le pernici dicono tra di loro: "Distruggono la nostra
povera patria" (2 agosto 1902).
Un incontro di cacciatori sembra quasi un incontro di nemici. Manca poco che
i fucili sparino da soli (6 settembre 1902).
Una farfalla ha preso il treno a Clemsy, e ha voluto fare il viaggio con me
(19 agosto 1903).
L'istrice gigante. Credevamo che fosse di una razza speciale. Ci divertiva
molto. Non aveva paura. Era stato trovato con una zampa ornata da un nodo di
giunco, e per questo si pensava che qualche monello avesse potuto
ammaestrarlo a girare sempre attorno a se stesso. Alla fine, ci si e'
accorti che aveva un orecchio pieno di vermi. Girava giorno e notte attorno
a se stesso, per addentarsi l'orecchio (7 ottobre 1903).
Vorrei consigliare ai cacciatori di uscire una volta senza il loro fucile e
di percorrere i campi dove hanno ucciso. La gazza diventa una creatura di
famiglia. Le pernici si lasciano avvicinare. Le prugne e la piccola pera
selvatica ti fanno l'occhietto. I prati si addormentano sotto una leggera
bruma. Il bue si ferma e guarda, e il bue che lo segue gli lecca la schiena
con un pigro colpo di lingua. Questo prato sembra che tiri dalla sua parte
tutta la coperta verde. E non si e' ucciso niente: e' gia' qualcosa (24
settembre 1904).
I passeri dicono di noi: "Gli uomini costruiscono delle case, perche' noi
passeri si possa fare i nostri nidi dentro le loro mura" (13 marzo 1905).
La bellezza di un prato immenso, dove i buoi sembrano in liberta' e dove la
liberta' non ha per limite che i boschi lontani (9 agosto 1905).
Tanto la caccia alla volpe quanto la caccia coi battitori son cose ignobili
e senza attenuanti. Non e' una caccia per cercar del nutrimento. Se c'e' una
scusa, il solo cacciatore scusabile e' il bracconiere che vende la sua
selvaggina, e vive di questo tutto l'anno (1 ottobre 1905).
Capus. La sua vacca ha figliato. Per darne l'annuncio Capus manda agli amici
delle scatole di confetti con un acquerello che raffigura una scena di
stalla. In un angolo si legge: "Da parte della nostra giovenca" (7 gennaio
1906).
Un gatto che dorme venti ore su ventiquattro e' forse ancora la cosa che e'
meglio riuscita a Dio (26 gennaio 1906).
Concorso agricolo. Un piccione e' scappato e vola sotto le arcate della
galleria. Sarebbe tanto contento di poter tornare nella sua gabbia. Una
civetta impagliata. L'imbalsamatore tira lo spago: la civetta gira la testa,
muove gli occhi, apre le ali. Ma tutto questo lo faceva molto meglio quando
era viva. Pelli di coniglio lavorate alla perfezione. Degli altri conigli
sono li' accanto: aspettano (17 marzo 1906).
L'allodola sale in cielo. Va a posarsi sulla cima del dito di Dio (24 aprile
1906).
Un cavallo da fiacre tanto stanco che non voleva piu' andare avanti, e che
si sedeva accanto al marciapiede, delicatamente, senza rompere le stanghe:
un passante lo rialzava, ma lui tornava subito a sedersi venti passi piu' in
la' (primo gennaio 1907).
Attraversando il giardino abbasso gli occhi per non far paura, quando passo,
all'uccellino che e' dentro al suo nido (13 giugno 1907).
Durante la guerra un uomo si rassegna a mangiare il suo cane. Guarda le ossa
che sono avanzate, e dice: "Povero Medoro! Che bella scorpacciata ne avresti
fatto!" (12 febbraio 1908).
Non ho mai potuto fare a meno di salvare una mosca presa in una tela di
ragno (26 agosto 1908).
La corrida: una cosa triste, cupa, ripugnante. Il matador, con un colpo di
testa, lancia il suo berretto verso il pubblico, prima di colpire il toro al
posto giusto. Un momento di pericolo per il pubblico, perche' il toro, con
una spallata, fa schizzar lontana chissa' dove la spada che si era infilata
male (primo ottobre 1908).
Sul fondo di una gabbia c'e' un uccellino tutto spennato: il padre di tutti
gli altri - una ventina - che volano nella gabbia. L'uccellino spennato non
puo' piu' volare, ed e' coperto dallo sterco dei suoi figli, dei suoi veri
figli (5 maggio 1908).
Sognatore come un gatto che guarda sul soffitto i raggi luminosi di una
lampada (16 febbraio 1910).

5. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO
DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO

Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di
Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della
salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail:
info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 183 del 2 maggio 2009

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