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Minime. 802
- Subject: Minime. 802
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 26 Apr 2009 00:47:30 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 802 del 26 aprile 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Opporsi al razzismo, opporsi alla guerra 2. Eve Ensler: Le donne e il potere 3. Stefano Rodota': Presidenzialismo assoluto e populismo elettronico 4. Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal terremoto 5. Giorgio Salvetti: F-35 6. "In marcia per il clima" 7. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 8. Il 27 aprile a Viterbo 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. OPPORSI AL RAZZISMO, OPPORSI ALLA GUERRA Vi e' una sola umanita'. Ogni essere umano ha diritto a non essere ucciso. Opporsi al razzismo, opporsi alla guerra occorre. Occorre il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti. Occorre opporsi a tutte le armi ed a tutti gli eserciti. Occorre difendere e promuovere tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani. Occorre la scelta della nonviolenza. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 2. CON VOCE DI DONNA. EVE ENSLER: LE DONNE E IL POTERE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente testo di Eve Ensler (su cui cfr. il sito www.vday.org] Abbiamo rivendicato come donne le nostre storie e le nostre voci, ma non abbiamo ancora decostruito gli stimoli culturali alla violenza, e le cause della violenza. Non abbiamo ancora rivelato quella cornice concettuale che in ogni singola cultura permette la violenza, si aspetta la violenza, istiga alla violenza. Non abbiamo smesso di insegnare ai ragazzi la negazione del loro essere tristi, dubbiosi, addolorati, vulnerabili, teneri e compassionevoli. Non abbiamo eletto, ne' siamo state elette noi stesse, leader che rifiutino la violenza e che mettano la sua fine al centro di tutto. Non abbiamo ancora fatto della violenza contro le donne qualcosa di anormale, non ordinario, non accettabile. Se vogliamo che la violenza contro le donne finisca tutta la storia deve cambiare. L'unico motivo per avere potere che trovo sensato e' fare in modo che altre persone scoprano il proprio. L'unico motivo per essere in una posizione di leadership che trovo sensato e' ispirare gli altri. La relazione fra donne e potere non puo' essere lo scalare ad ogni costo l'attuale gerarchia patriarcale e burocratica, perche' la questione e': come possono donne che sono state finanziate dalle medesime corporazioni economiche, sostenute dallo stesso sistema di esclusione e corruzione, essere poi differenti nelle loro decisioni? Io ho un'altra visione, in cui le donne che diventano leader, deputate, eccetera, sono quelle per cui l'empatia e' primaria ed essenziale quanto l'intelligenza, quelle che dicono il nucleare ne' oggi ne' mai, quelle che si occupano di contrastare il razzismo, di fermare il surriscaldamento globale, quelle che ritengono prioritarie l'educazione sessuale, la salute riproduttiva, il sostegno al lavoro di cura. Io credo che le donne possano e debbano mostrare questo nuovo tipo di potere. 3. RIFLESSIONE. STEFANO RODOTA': PRESIDENZIALISMO ASSOLUTO E POPULISMO ELETTRONICO [Dal quotidiano "La Repubblica" del 24 aprile 2009 col titolo "Populismo selettivo"] La democrazia italiana sta correndo il rischio d'essere schiacciata tra il "presidenzialismo assoluto" e il populismo elettronico. E' un rischio grave, di cui si dovrebbe essere consapevoli nel momento in cui si parla di aprire addirittura una stagione costituente. Ed e' un rischio reale, come dimostrano in modo eloquente alcuni fatti significativi delle ultime settimane, tra i quali spicca l'alto e severo monito del presidente della Repubblica. Berlusconi non si limita a chiedere una maggiore efficienza dell'azione di governo. Pretende una radicale ridefinizione del ruolo del presidente del Consiglio, con una concentrazione di potere nelle sue mani senza precedenti e senza controlli, alterando, e non riformando, la forma di governo disegnata dalla Costituzione. Consapevoli o no, Berlusconi e i suoi continuano a muoversi secondo un modello messo a punto negli Stati Uniti nel 1994 da un parlamentare repubblicano, Newt Gingrich, che proponeva un "Contratto con l'America" e il passaggio a un "Congresso virtuale" (collegati elettronicamente, i cittadini avrebbero votato le leggi al posto dei parlamentari). Sappiamo che Berlusconi fece proprio il primo suggerimento, firmando in diretta televisiva il non dimenticato "Contratto con gli italiani". Ora si indica una strada per delegittimare il Parlamento, gia' minacciato d'una riduzione ad una sorta di riunione di famiglia di cinque persone, quanti sono i presidenti dei gruppi parlamentari, che voterebbero al posto dei singoli senatori o deputati. Fallito negli Stati Uniti, il modello Gingrich trovera' in Italia la sua terra d'elezione? Cogliamo cosi' il populismo nella sua versione piu' radicale, che ispira l'azione quotidiana del presidente del Consiglio, che si e' da tempo manifestato nell'accorta e totalitaria gestione del sistema della comunicazione e che ora attende il suo compimento finale, con l'accentramento dei poteri nelle mani del primo ministro e un incontro fatale con le tecnologie elettroniche. Di questo modo d'intendere la politica e lo Stato Berlusconi ha dato pubblica testimonianza quando, in apertura del congresso costituente del Popolo della Liberta', ha descritto l'intero costituzionalismo moderno appunto nella chiave, abusiva e inquietante, di una sua radice populista. E l'insofferenza per ogni forma di controllo e per le stesse regole dello Stato di diritto, caratteri tipici del populismo di destra, ritornano ossessivamente nelle piu' impegnative vicende recenti. Quando Napolitano ha rifiutato di firmare il decreto legge sul caso Englaro, Berlusconi ha minacciato un ricorso al popolo, costituzionalmente improponibile, perche' il potere di decretazione fosse attribuito al governo fuori d'ogni controllo. Viviamo, pero', in un clima di populismo "selettivo". Quando esalta la voce del popolo, Berlusconi dimentica del tutto che questa voce si levo' nel giugno 2006, quando proprio un referendum popolare boccio' la sua proposta di riforma costituzionale. Quel voto, infatti, viene svalutato imputandolo non ai cittadini, ma alla "sinistra", ai "comunisti". Questo perche' si vuole cancellarne l'indubbio significato politico nel momento in cui si cerca di imboccare una strada preoccupante come quella allora bloccata. Dopo il referendum, infatti, si sottolineo' che, evitato lo stravolgimento, la Costituzione aveva bisogno di una "buona manutenzione": esattamente l'opposto di quel che oggi propone Berlusconi, chiedendo in primo luogo d'essere libero da ogni controllo nell'emanazione dei decreti legge e di spostare sul presidente del Consiglio il potere di sciogliere le Camere. In questo modo, pero', non si va verso una forma di governo parlamentare razionalizzata, ma verso un primato assoluto dell'esecutivo, anzi di chi lo presiede, che contrasta con il sistema costituzionale vigente. Dopo aver trasferito la sede del governo a casa propria, ora Berlusconi vuole portare a compimento il suo progetto di privatizzazione delle funzioni di governo trasferendo nello Stato il modello gia' realizzato per il suo nuovo partito, descritto senza reticenze nell'articolo 15 dello statuto sui poteri del presidente del Pdl: "Ha la rappresentanza politica del partito, e lo rappresenta in tutte le sedi politiche e istituzionali, ne dirige l'ordinato funzionamento e la definizione delle linee politiche e programmatiche, convoca e presiede l'ufficio di presidenza, la direzione e il consiglio nazionale e ne stabilisce l'ordine del giorno. Procede alle nomine degli organi di partito e, d'intesa con l'ufficio di presidenza, decide secondo le modalita' previste dallo statuto". Non si poteva trovare una piu' sincera dichiarazione di autocrazia. Conosco gia' alcune risposte. Non si vuole alterare la Costituzione, ma soltanto rendere piu' efficiente l'azione di governo e piu' fluidi i regolamenti parlamentari. Non lasciamoci ingannare da queste giravolte. Si dice che, reso piu' rapido l'iter parlamentare delle proposte del governo, verra' ridotto il ricorso ai decreti legge. Che non e' una buona risposta, perche' si accetta comunque la pretesa del governo di non sottoporre a controlli adeguati le sue iniziative. E perche' ai guasti del presidenzialismo strisciante non si risponde con una sua rassegnata accettazione, ma ripensando gli equilibri istituzionali, partendo da una seria rivalutazione della funzione parlamentare che non puo' essere affidata alle logore acrobazie di uno "statuto" concesso alle opposizioni (si rifletta sugli effetti della recente riforma costituzionale francese, che ha determinato l'assoluta opacita' della legislazione chiusa nelle commissioni parlamentari e il sistematico azzeramento degli spazi di iniziativa legislativa "garantiti" all'opposizione). E' tempo di contrappesi forti. Si torna cosi' al tema della comunicazione. L'ipotesi del sondaggio permanente dei cittadini da' l'illusione della sovranita' e la sostanza della democrazia plebiscitaria. E' una ipotesi insieme pericolosa e vecchia, se appena si rivolge lo sguardo ai diversi tentativi di far si' che i cittadini, consultati anche elettronicamente, non siano ridotti a "carne da sondaggio", ma possano essere soggetti attivi e consapevoli. Il ben diverso uso delle tecnologie e delle reti sociali da parte di Obama, e non da lui soltanto, dovrebbe indurre a riflessioni meno rozze. Ma delle impervie vie della democrazia elettronica, fuori dal populismo, converra' parlare piu' distesamente. 4. RIFERIMENTI. PER LA SOLIDARIETA' CON LA POPOLAZIONE COLPITA DAL TERREMOTO Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal sisma segnaliamo particolarmente il sito della Caritas italiana: www.caritasitaliana.it e il sito della Protezione civile: www.protezionecivile.it, che contengono utili informazioni e proposte. 5. RIARMO. GIORGIO SALVETTI: F-35 [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 aprile 2009 col titolo "Cameri oscura" e il sommario "Nella base dove saranno assemblati i Caccia F-35. Un affare di guerra. Novara non e' in Abruzzo. Ecco dove lo Stato preferisce spendere 15 miliardi di euro per finanziare le industrie belliche e per infilarsi in un affare tutto americano. Alla faccia della crisi e della ricostruzione delle zone terremotate. L'opposizione, sull'attenti, risponde Signorsi'"] E' la risposta definitiva? Si'. Le commissioni di Camera e Senato l'8 aprile scorso hanno dato parere favorevole al progetto Jsf. 15 miliardi di euro per assemblare e acquistare cacciabombardieri americani. Altro che terremotati e fondi per uscire dalla crisi. L'Italia preferisce finanziare l'industria bellica e prepararsi a bombardare paesi stranieri alla faccia dell'articolo 11 della Costituzione. L'opposizione? Non esiste. Il Pd in commissione si e' limitato a non partecipare al voto e solo la senatrice Negri (Pd) ha optato per l'astensione. Contrari? Nessuno. Il Pd si agita per risparmiare qualche milione di euro e far votare il referendum lo stesso giorno delle europee, ma non dice una parola contro l'acquisto miliardario di aerei da guerra. Non c'e' da stupirsi: furono propri i governi del centrosinistra a infilare l'Italia nell'affare militare piu' grande del secolo, e ora, cornuti e mazziati, e' il centrodestra a concludere con successo la partita. * Per un pugno di dollari Il progetto Jsf (Joint Strike Fighter) ha preso il volo nel 1996. Il costo iniziale previsto solo per sviluppare il programma era di 25 miliardi di dollari. In 12 anni la cifra e' raddoppiata. Si tratta della realizzazione di circa 6.000 cacciabombardieri F-35 Lightning II, velivoli supersonici, in grado di eludere l'intercettazione radar, in grado di levarsi in volo da portaerei e concepiti per bombardamenti terra-aria. Insomma perfetti per andare a bombardare paesi lontani. Gli Usa ne acquisteranno circa 2.500 entro il 2034. Gli altri saranno venduti all'estero. Solo nell'ultimo anno la spesa per i nuovi caccia e' aumentata di 23 miliardi, troppi in tempo di crisi globale, tanto che la Corte dei conti americana ha avanzato riserve sul progetto. Tutti questi soldi vanno dalle casse dello Stato alla Lockheed Martin di Fort Woth in Texas. Il primo F-35 e' uscito dalla fabbrica nel 2006. I partner stranieri del progetto contribuiscono per 4,8 miliardi di dollari. Con percentuali diverse. L'unico partner di primo livello e' la Gran Bretagna che finanzia l'operazione per il 10%. Italia e Olanda con il 5% sono partner di secondo livello. Seguono con l'1% Canada, Turchia, Australia, Norvegia e Danimarca, per pochi milioni partecipano anche Israele e Singapore che saranno acquirenti privilegiati dei nuovi caccia. * Non siamo mica gli americani Nel 1996 fu il ministro della difesa del Governo Prodi, l'ex democristiano Andreatta, a far valere i propri contatti oltreoceano per inserire l'Italia nel progetto Jsf. L'Italia in cambio del proprio appoggio politico ed economico avrebbe avuto commesse sostanziose per le proprie industrie militari, Alenia-Finmeccanica su tutte. E si sarebbe presa l'onere e l'onore di ospitare nell'aeroporto militare di Cameri (Novara), la linea di montaggio finale (Faco) piu' grande al di fuori degli Usa, in pratica uno stabilimento per l'assemblaggio delle parti dell'F-35. Con un indotto che coinvolge 40 siti industriali in tutto lo stivale. Solo per entrare nell'affare, l'Italia ha sborsato un miliardo di euro, 600 milioni servono per costruire il Faco a Cameri e 12,8 miliardi saranno spesi in rate da un miliardo all'anno fino al 2026 per acquistare 131 F-35 che dovrebbero sostituire i "vecchi" Tornado. I lavori a Cameri inizieranno entro la fine del 2009, lo stabilimento entrera' in funzione nel 2012, e i primi aerei dovrebbero essere pronti a decollare nel 2013. All'inizio un singolo F-35 costava 45 milioni di euro, gia' oggi il costo e' di 91 milioni (+45%) e nei prossimi anni e' destinato a decollare. La scelta italiana e' stata ratificata dal parlamento nel 1998 sotto il governo D'Alema e nel 2002 con Berlusconi, si e' conclusa con la firma a Washington del sottosegretario alla difesa Forcieri (Ds). Dopo il parere favorevole della commissione difesa dell'8 aprile scorso non ci sono piu' ostacoli. * Cameri oscura Un vecchio aereo come monumento, un piazzale vuoto, un cancello e chilometri di filo spinato che squarciano il parco del Ticino. L'aeroporto di Cameri ha un profilo basso, nulla di appariscente, eppure occupa un'area molto vasta. A pochi chilometri c'e' la caserma Babini, la seconda piu' grande base per superficie dell'esercito italiano, che fornisce uomini e mezzi alla vicina base Nato di Solbiate Olona sull'altra sponda del Ticino, a due passi dall'aeroporto della Malpensa. Dovrebbe essere un parco e invece e' una grande zona militare. Nei boschi si possono vedere le tracce dei cingolati dei carrarmati attraversate dalle lepri. Al di la' del muro dell'aeroporto si intravedono i capannoni delle industrie aeronautiche e uno stabilimento nuovo quasi terminato. Si tratta dell'edificio per la manutenzione degli Eurofighters, un altro aereo da guerra, un intercettore di progettazione europea. Quando un anno fa il primo Eurofighters e' atterrato a Cameri, si e' fatta festa con gli alti gradi dell'esercito. L'aeroporto ha quasi cento anni. Passo' dalla cavalleria all'aeronautica ai tempi della prima guerra mondiale. Fino a 15 anni fa serviva alla manutenzione dei Tornado, poi e' entrato in letargo. Ora sta per rinascere. Anche se e' molto comodo darlo per morto. La popolazione locale lo va a visitare come fosse un parco per famiglie, ci vanno le scuole in gita, si fanno feste di primavera per vedere i jet, in questi giorni sono attesi i soci Coop che per 13 euro vanno a farsi un giretto nella base in tempo di pace. Eppure da Cameri sono partiti i soldati per la prima guerra del Golfo e la Taurinense diretta in Afghanistan. Nessuno sa, o vuole dire, quale sia precisamente lo stato giuridico dell'aeroporto, quanto appartenga all'Italia, quanto alla Nato, quanto ai privati. Non e' chiaro neppure quante persone ci lavorano, si dice circa 2.000. Con il progetto Jsf, Cameri in pochi anni compie un vero e proprio giro della morte, dallo stato di quiescenza a stazione di manutenzione degli Eurofighters, fino a base di assemblaggio degli F-35. Che ci guadagnano i cittadini di Novara e dintorni? Si e' straparlato di 10.000 nuovi posti di lavoro. Ma non e' cosi', persino l'esercito ammette che a Cameri, nel momento di massimo sviluppo, si raggiungeranno forse 600 posti di lavoro, in arrivo da fuori Novara (dall'Alenia di Napoli e Torino). * Affari di guerra Alenia Aeronautica (Finmeccanica) incassera' dallo Stato per gli F-35 722 milioni di euro, Piaggio 88 milioni, l'Oto Melara 141 milioni, la Aermacchi 11 milioni e mezzo. In tutto le ditte italiane che parteciperanno al banchetto sono 29. Un settore, quello bellico, non certo in crisi che non richiede di ulteriori aiutini miliardari dello Stato. Se nel 1995 le armi non tiravano, ora e' un vero boom, la riconversione e' al contrario. Le industrie belliche italiane nel 2008 hanno guadagnano 4,3 miliardi di euro (+222%) e lo stato italiano e' l'ottavo al mondo per spesa in armamenti. Dunque, scarsa ricaduta occupazionale, altissime spese pubbliche ed enormi incassi per i privati, per dotarsi di caccia d'attacco americani. L'Italia, in quanto partner di secondo livello, non avra' neppure accesso ai segreti tecnologici delle armi che assembla. Sara' suddita una volta di piu' degli Stati Uniti, tanto che francesi e tedeschi non hanno nessuna intenzione di far parte dell'operazione che scontenta anche la lobby degli intercettori Eurofigthers di costruzione europea. L'Italia ha gia' speso 7 miliardi di euro per questi caccia e ora gia' vuole gli F-35 americani. Un'operazione che lascia molti dubbi anche a militaristi nazionalisti ed europei. * Meglio la paniscia? "Nouvelle cousine? No, meglio la paniscia!". Novara e' tappezzata da manifesti enormi. Accanto alla scritta leghistoide (la paniscia e' un minestrone tipico di Novara) c'e' il faccione del presidente uscente della provincia di Novara, Sergio Vedovato (Pd). Un signore che si ricandida alla Provincia dopo aver revocato la delega alla pace all'assessore Marina Fiore (Pdci), colpevole di essersi pronunciata contro gli F-35. I vendoliani del Prc appoggiano il presidente, i ferreriani li seguono. La Cgil traccheggia, qualche singolo dice no ma le segreterie non si pronunciano: il lavoro prima di tutto, anche se e' una promessa che non verra' mantenuta e anche se si producono armi micidiali. La Regione della presidente Bresso (Pd) tace e acconsente, il comune di Novara a guida Lega-Pdl e' entusiasta. In questo quadro resistono due gruppi di cittadini volenterosi: l'Assemblea No-F35 e la Tavola per la pace che ha incassato l'appoggio del mondo cattolico illuminato, ma ha man mano perso gli interlocutori politici. Nella precedente legislatura aveva raccolto cento firme di parlamentari contrari, ora non ha ricevuto alcuna risposta: non c'e' piu' nessuno disposto a guidare una delegazione che ispezioni l'aeroporto. E i novaresi? Non siamo a Vicenza, l'aeroporto di Cameri non sconvolge il panorama ed e' ben integrato, non siamo di fronte a una protesta locale a difesa del proprio territorio (nimby), e' una protesta sanamente antimilitarista. E forse per questo non e' ancora decollata. Il 30 maggio a Novara si terra' una manifestazione nazionale, le adesioni sono gia' numerose. Speriamo che il no agli F-35 prenda il volo. 6. DOCUMENTAZIONE. "IN MARCIA PER IL CLIMA" [Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 aprile 2009 col titolo "Un altro ambiente", il sommario "Tagli dal 40% al 90% alle emissioni, fondi per le tecnologie sostenibili, riforma del protocollo di Kyoto. E misure per attuare una green economy in grado di farci uscire dalla recessione. Dall'edilizia alla mobilita'. Un piano concreto per migliorare il mondo" e la nota "Questo documento, firmato dalla Coalizione 'In marcia per il clima', e' stato presentato ieri al G8 sull'ambiente in corso a Siracusa". Non c'e' bisogno di dire che il documento, pur utile e nell'insieme apprezzabile come base condivisa da un ampio arco di forze, contiene anche alcune gravi ambiguita' e scandalose omissioni; e che tra i firmatari alcuni ve ne sono il cui concreto agire e' in netto contrasto coi principi di difesa dell'ambiente qui sostenuti (p. s.)] Il 2009 e' un anno cruciale per la lotta ai cambiamenti climatici e le organizzazioni aderenti al Comitato "In marcia per il clima" sono piu' che mai convinte dell'urgenza di una svolta a livello internazionale che porti a decisioni ambiziose e a superare ritardi e resistenze. Entro la fine dell'anno la comunita' internazionale e' chiamata ad assumersi nuovi obiettivi vincolanti per la riduzione dei gas a effetto serra, in modo da proseguire dopo il 2012 il percorso iniziato con il protocollo di Kyoto. Come sottolineato dalla comunita' scientifica internazionale, e in particolare dall'International Panel on Climate Change, l'unico modo per evitare che l'impatto dei cambiamenti climatici assuma dimensioni catastrofiche e imprevedibili e' un drastico taglio delle emissioni climalteranti, per cercare di fare in modo che l'aumento della temperatura media globale si mantenga ben la di sotto della soglia critica dei 2 gradi centigradi. Nel percorso negoziale che dovra' portare alla conferenza di Copenaghen del prossimo dicembre e alla firma di un nuovo accordo globale sul clima, il G8 costituisce una tappa cruciale. L'Italia ha la possibilita' di giocare un ruolo importante a partire dalle sessioni del G8 ambiente e del G8 energia che si svolgeranno sotto la sua direzione rispettivamente ad aprile e maggio. Chiediamo che l'Italia si impegni a favorire l'esito positivo del processo e in particolare a fare in modo che: 1. Il G8 confermi la volonta' di raggiungere un nuovo accordo ambizioso e globale entro la Conferenza di Copenaghen. 2. I paesi industrializzati si impegnino ad un taglio dei gas a effetto serra che assuma come soglia minima il 25-40 per cento rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, secondo le indicazioni dell'Ipcc, per arrivare alla riduzione dell'80-95 per cento entro il 2050. 3. Venga suggellato l'impegno da parte dei paesi industrializzati a garantire, attraverso meccanismi idonei e obbligatori, riducendo il peso del commercio delle quote di CO2, il finanziamento necessario all'adattamento ai cambiamenti climatici e al trasferimento di tecnologie ambientalmente efficaci e sostenibili nei paesi in via di sviluppo e in quelli emergenti, nel rispetto dei diritti fondamentali del lavoro sanciti dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) dell'Onu. 4. Si dia impulso alla necessaria riforma dei meccanismi flessibili previsti dal protocollo di Kyoto in modo da garantire i principi di sostenibilita' e di addizionalita' dei progetti ed assicurando che siano socialmente corretti e che allo stesso tempo i target di riduzione dei gas a effetto serra vengano perseguiti in via prioritaria e prevalente attraverso l'adozione di politiche e strategie domestiche. Come sottolineato dall'Unfccc, per rispondere in modo efficace alla sfida dei cambiamenti climatici e approdare a un sistema economico a basse emissioni, saranno necessari entro il 2030 investimenti aggiuntivi a livello globale pari a 200-210 miliardi di dollari all'anno, mentre 23-54 miliardi di dollari saranno annualmente indispensabili per prevenire e porre rimedio agli impatti dei cambiamenti climatici. Investimenti necessari ma anche utili a rilanciare l'economia in una fase di crisi globale. Le organizzazioni aderenti al Comitato "In marcia per il clima" ritengono che la lotta ai cambiamenti climatici rappresenti anche la soluzione alla crisi economico-finanziaria e la risposta al fabbisogno di nuovo lavoro e nuova occupazione che interessano gli stati e i popoli dell'intero pianeta. Infatti, attraverso la lotta ai cambiamenti climatici sara' possibile con gli investimenti a favore della cosiddetta "green economy" realizzare un nuovo modello di sviluppo a basso consumo di risorse naturali e ad alta intensita' di risorse lavorative, di tecnologia, di conoscenza. L'Italia ha l'opportunita' di diventare un protagonista nel contesto della lotta ai cambiamenti climatici dando allo stesso tempo una nuova e vitale spinta all'economia reale. Per questo oltre ad assumere un ruolo propositivo e propulsore nei negoziati internazionali le organizzazioni di "In marcia per il clima" chiedono al governo di assumere obiettivi coerenti con le potenzialita' dell'Italia e del suo territorio, a cominciare dall'attuazione degli impegni sottoscritti con l'approvazione lo scorso dicembre del pacchetto "Clima ed Energia" dell'Unione europea. 1) Il modello energetico. Nell'ottica di una responsabilizzazione collettiva, occorre dare pieno slancio alle misure di efficienza energetica, convenienti per il sistema paese e capaci fra l'altro di alleggerire il peso economico delle scelte energetiche per tutti gli strati sociali. Diciamo si' al modello distribuito e quindi alla democrazia energetica; si' allo sviluppo delle rinnovabili nel rispetto del territorio; si' a un uso piu' efficiente dei combustibili fossili che a partire dalla cogenerazione e da modelli di produzione distribuiti, permettano la transizione verso un sistema a emissioni sempre piu' ridotte. La scelta del nucleare di terza generazione non risponde all'urgenza di ridurre gia' da oggi le emissioni di CO2 e non e' fondata dal punto di vista economico, di sostenibilita' ambientale e di sicurezza internazionale. Inoltre essa pregiudica le risorse finanziarie a danno delle politiche di efficienza e delle rinnovabili. Non e' infatti rinviabile un massiccio investimento nella ricerca a favore delle politiche di efficienza e di sviluppo delle rinnovabili nonche' per rinvenire soluzioni pienamente sostitutive dei combustibili fossili, che non aggravino i rischi per la sicurezza internazionale e consentano, allo stesso tempo, lo sviluppo economico e quello di democrazia e liberta'. 2) Edilizia e territorio. Occorre investire in un grande progetto di rinnovo del patrimonio edilizio, che sviluppi innovazione ed occupazione, che renda piu' vivibili le abitazioni, che dia risposta al bisogno abitativo ormai diffuso. Bisogna ripensare lo sviluppo di citta' e paesi, arrestando la dispersione di residenze, centri di produzione, servizio e commercializzazione, che determina consumo di suolo e alta domanda di mobilita', per non perdere quel patrimonio paesaggistico e territoriale che caratterizza il nostro paese e quel patrimonio di relazioni di prossimita', servizi, lavoro, che qualifica la coesione comunitaria, radicata nei nostri piccoli e grandi centri urbani. 3) Mobilita'. La priorita' e' investire in infrastrutture, innanzitutto su rotaia, che migliorino la mobilita' urbana, a partire da quella dei pendolari. Bisogna ridurre e scoraggiare il traffico privato, favorendo il trasporto pubblico e la mobilita' leggera. In questo quadro, la bicicletta puo' fare molto, in quanto indicatore di qualita' ambientale e fattore incisivo nelle politiche della mobilita', a patto che si agevoli l'uso modale della bicicletta. Chiediamo inoltre che nella legislatura le Regioni siano responsabilizzate con obiettivi precisi di riduzione delle emissioni di CO2 dei trasporti e che, quindi, siano ridefinite le priorita' infrastrutturali. 4) Sistema produttivo. Il rispetto degli impegni di riduzione dei gas serra non puo' trasformarsi in crisi dell'industria italiana, che deve essere invece piu' attenta alle opportunita' create dalla strategia europea, rinnovando i processi, i prodotti e le politiche di marketing pubblicitario che influenzano la fiducia dei consumatori nei confronti dei prodotti a basso consumo ed emissioni, quindi creando nuova occupazione e maggior sicurezza nei posti di lavoro, cosi' come e' avvenuto in molti Paesi europei che con piu' decisione hanno puntato sulle energie rinnovabili. 5) Agricoltura. Bisogna finalmente riconoscere il contributo positivo che l'agricoltura puo' portare alla battaglia contro i mutamenti climatici e si devono promuovere tutte quelle pratiche agricole ecocompatibili a partire da quella biologica che oltre a rispettare maggiormente l'ambiente aumentano l'assorbimento di CO2. L'incontro, utile e necessario, tra agricoltura e innovazione energetica deve avvenire all'insegna di una valutazione coerente del bilancio energetico e ambientale di ogni scelta e intervento e nel rispetto della vocazione non soltanto economica delle attivita' agricole. Valutando nel modo giusto il contributo che puo' venire dalle azioni pianificate di forestazione. 6) Mare e fascia costiera. E' necessario attuare e rafforzare le politiche ambientali per la tutela e la salvaguardia dell'ecosistema marino, applicando i principi del codice di comportamento Fao, e per una gestione razionale e durevole delle risorse biologiche, per la tutela e la gestione della fascia costiera, al fine di contribuire a contrastare i fenomeni che minacciano i gia' fragili equilibri su cui si basa lo sviluppo sostenibile. 7) Biodiversita'. In considerazione del servizio universale che le aree naturali rendono al pianeta, e del ruolo fondamentale che la biodiversita' svolge, anche per la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici, devono essere adottati indirizzi stringenti rivolti ad arrestare al piu' presto la perdita di biodiversita', tenendo conto del rischio di fallimento del Countdown 2010. Si devono sostenere e valorizzare le politiche di sistema, le reti ecologiche ed il paesaggio agrario, anche per combattere la desertificazione e il dissesto idrogeologico, finanziando adeguatamente le aree protette quali infrastrutture indispensabili alla conservazione della biodiversita'. Occorre coinvolgere le comunita' locali e le popolazioni per far leva sull'inestimabile patrimonio di conoscenze, saperi e relazioni con l'ambiente naturale, essenziale per la tutela di habitat e specie. E' necessario promuovere programmi pluriennali per incrementare i territori protetti e progetti speciali per la salvaguardia di specie a rischio di estinzione, attraverso la mobilitazione di tutti gli attori interessati, istituzionali e non, impegnando risorse finanziarie adeguate e strategie condivise. 8) Salute. L'aumento della temperatura terrestre, che si accompagna all'intensificarsi di eventi meteorologici estremi, crea anche danni alla salute delle popolazioni: malnutrizione, aumento della mortalita' specie di quella infantile, incremento dell'incidenza di malattie infettive e metaboliche per lo spostamento nelle zone temperate di vettori e di agenti di malattie infettive e parassitarie e per il peggioramento dell'inquinamento atmosferico e idrico. L'Oms ha stimato che ogni anno si registrera' una perdita di 5 milioni di anni di vita in buona salute (Daly) e un incremento del 3% della mortalita' per ogni grado di aumento della temperatura terrestre. 9) Solidarieta' e Interdipendenza. Nel mondo globalizzato i cambiamenti climatici rappresentano un fattore di crisi, ma la lotta per contrastarli puo' divenire un potente fattore di sviluppo delle politiche di cooperazione, per accrescere la quota da mettere a disposizione da parte dei paesi ricchi, per incrementare la sovranita' alimentare e la democrazia energetica, per realizzare una sostanziale politica di interdipendenza. * La Coalizione "In marcia per il clima": Legambiente, Acli, Acli Ambiente - Anni Verdi, Adoc - Associazione per la Difesa e l'Orientamento dei Consumatori, Aiab - Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica, Altreconomia, Ambiente e Lavoro, Amici della Terra, Arci, Arci Servizio Civile, Arcicaccia/Csaa, Arciragazzi, Associazione Ong Italiane, Auser, Banca Popolare Etica, Cgil - Confederazione Generale Italiana del Lavoro, Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, Cicma - Comitato Italiano Contratto Mondiale sull'Acqua, CittadinanzAttiva, Civitas, Coldiretti, Comitato Italiano Sovranita' Alimentare, Contratto Mondiale per l'Energia, Ctm - Altromercato, Cts - Centro Turistico Studentesco e Giovanile, Ecologia e Lavoro, Fai - Fondo per l'Ambiente Italiano, Fairtrade, Federazione nazionale Pro Natura, Federconsumatori, Federparchi, Fiab - Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Focsiv - Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario, Forum Ambientalista, Forum Terzo Settore, Greenpeace, Lav - Lega Antivivisezione, Lega Consumatori, Lega Pesca, Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Lipu - Lega Italiana Protezione Uccelli, Lunaria, Mce - Movimento di Cooperazione Educativa, Mdc - Movimento difesa del Cittadino, Medici per l'Ambiente, Movimento Consumatori, Slow Food Italia, Tavola della Pace, Terre di mezzo, Uil - Unione Italiana del Lavoro, Uisl - Unione Italiana Sport per Tutti, Umanisti per l'ambiente, Unione degli Studenti, Vas - Verdi Ambiente e societa', Wwf. 7. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 8. INCONTRI. IL 27 APRILE A VITERBO [Da Alessandra Capo (per contatti: capo at arci.it) riceviamo e diffondiamo] Lunedi' 27 aprile con inizio alle ore 17,30 a Viterbo, nella chiesa di San Carluccio, si terra' una conferenza sul tema "Sicuri che si tratti di sicurezza?". Partecipano Anna Maria Rivera, antropologa e docente dell'Universita' di Bari; Aldo Morrone, direttore dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della poverta'; Patrizio Gonnella, dell'associazione Antigone; coordina Sergio Giovagnoli, presidente Arci Lazio. L'incontro vuole essere un'occasione di approfondimento sul tema della "sicurezza" che verra' analizzato nella sua cornice giuridica, nelle sue implicazioni sociali ed antropologiche, nella produzione di senso e di cultura. L'iniziativa e' promossa dall'Arci nell'ambito della rassegna di iniziative "Resist". 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 802 del 26 aprile 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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