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Minime. 776
- Subject: Minime. 776
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 31 Mar 2009 01:08:54 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 776 del 31 marzo 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Not with a bang but a whimper 2. L'Anpi di Viterbo ricorda Biagio Gionfra 3. Christiana Soccini ricorda Emilio Nessi 4. Giulio Vittorangeli: Lo sdegno 5. Maria G. Di Rienzo: La musica delle sfere 6. Esposto alla Soprintendenza per i Beni Archeologici per l'Etruria meridionale e alla Soprintendenza per i Beni Archeologici per il Lazio 7. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 8. Andrea Fabozzi presenta "La bestia" di Raffaele Sardo 9. Annalia Marinucci presenta "La cricca" di Renato Venditti 10. Federica Mastropietro presenta "Taglia e cuci" di Marjane Satrapi 11. Marina Montesano presenta "Il formaggio con le pere" di Massimo Montanari 12. Benedetto Vecchi presenta "Le forze del lavoro" di Beverly Silver 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. LE ULTIME COSE: PEPPE SINI: NOT WITH A BANG BUT A WHIMPER Tale e' l'abitudine, che e' passato pressoche' inosservato l'ennesimo proclama golpista di Berlusconi, che in somma sintesi suonerebbe: "modificare la seconda parte della Costituzione, tutto il potere al premier". Proclama che fa seguito a quello secondo cui i parlamentari sono a un dipresso inutili cariatidi (e quindi - se ci si concede questo modesto esercizio di vituperata logica aristotelica - anche il potere legislativo va rimesso al potere esecutivo, e tanti cari saluti al barone di Montesquieu); e che fa seguito altresi' ad anni di costante propaganda volta alla delegittimazione del potere giudiziario (la cui autonomia evidentemente appare all'uomo di Arcore inaudito oltraggio e lesa maesta') e finanche all'irrisione e denegazione dello stesso principio di legalita' (giacche' chi fa mostra di credere pressoche' solo nella legge della forza ha difficolta' ad accettare che possa esistere anche la forza della legge - che a quella ferina visione del modo frontalmente si contrappone). * Non contrasteranno il golpe in corso coloro che ne sono gia' stati in vario modo e misura complici e beneficiari nel lungo arco di questi ultimi quindici anni. Lo contrastera' solo la lotta delle oppresse e degli oppressi. La lotta nonviolenta delle oppresse e degli oppressi. * E due obiettivi di lotta, primari e ineludibili, si pongono qui oggi. Il primo: l'opposizione alla guerra, a cominciare dalla guerra afgana, la guerra terrorista e stragista alla quale l'Italia partecipa in violazione della legalita' costituzionale e del diritto internazionale. Il secondo: l'opposizione al razzismo, a cominciare dalle norme contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" che mirano a introdurre in Italia il regime dell'apartheid (ma non solo: occorre anche abolire gli scellerati campi di concentramento di fascista memoria reintrodotti in Italia dalla legge Turco-Napolitano sul finire del secolo scorso, ed occorre denunciare in Europa gli infami accordi razzisti di Schengen e le ulteriori riemersioni naziste da essi derivate, e rinegoziare una politica europea dei diritti umani degna finalmente di questo nome). * En passant: si avvicinano le elezioni europee ed amministrative. Posto che il primo dovere e' contrastare nel miglior modo possibile l'eversione dall'alto berlusconiana, non vedo come si possa votare per liste create e guidate da personaggi che alla guerra e al razzismo quando si sono trovati al potere si sono gia' prostituiti e si prostituiranno quindi ancora e ancora. * Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 2. LUTTI. L'ANPI DI VITERBO RICORDA BIAGIO GIONFRA [Dall'Anpi di Viterbo (per contatti: anpi.vt at libero.it) riceviamo e diffondiamo] Il 29 marzo 2009, all'ospedale di Belcolle a Viterbo, dopo qualche giorno di ricovero per edema polmonare acuto, e' venuto a mancare il presidente del Comitato provinciale Anpi di Viterbo, il combattente partigiano Biagio Gionfra. Nato a Vignanello (Vt) nel 1926 da una famiglia antifascista (il padre era tra i fondatori della sezione del PCd'I del paese), emigra giovanissimo a Milano, dove inizia a fare il barbiere nei pressi di Piazza Fontana. Durante la guerra si dedica all'attivita' cospirativa diffondendo la stampa clandestina. A diciassette anni, dopo l'8 settembre, decide di andare in montagna e unirsi alla Resistenza. E' assegnato alla 75ma Brigata Garibaldi, operante nel Biellese. Partecipa alla liberazione di Biella, il 24 aprile 1945. Finita la guerra, riprende il suo lavoro di barbiere, impegnandosi per la nascita e l'affermazione dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (Anpi). Stringe amicizia con tutti i grandi nomi della Resistenza italiana, in particolare con la medaglia d'oro Giovanni Pesce, eroe della guerra di Spagna e della lotta partigiana. Torna a Vignanello nel 1997 e anche qui lavora per l'Anpi. Nel 2003, a seguito della morte di Luigi Amadori, diviene presidente del Comitato provinciale di Viterbo. Da allora ha partecipato, in veste di relatore e testimone, a diversi incontri sulla Resistenza, avvenuti nel viterbese e altrove. Nel 2004 e' stato intervistato per il documentario "Antifascismo a Viterbo e in Italia: storia e cronaca" di Giuliano Calisti, Francesco Cerra e Silvio Antonini. Nel 2008 e' tra i partigiani intervistati e fotografati per la mostra "Morale della favola" di Daniele Vita. Un recente articolo su di lui, curato da Giuliano Calisti per "Patria indipendente", termina con questa sua frase: "Io sono sempre stato di ideali comunisti e democratici, quindi molto validi, e penso che la guerra sia la cosa peggiore che ci sia, perche' porta sempre un danno enorme per la societa', e con delle conseguenze come l'odio, il rancore e la miseria". 3. LUTTI. CHRISTIANA SOCCINI RICORDA EMILIO NESSI [Ringraziamo Christiana Soccini (per contatti: ch.soccini at tin.it) per questo intervento] Con questa lettera desidero ricordare il carissimo amico Emilio, unico nel suo genere, che lascia un vuoto incolmabile nel panorama, sempre piu' sconsolante, della difesa dei diritti animali. Emilio ha ricoperto un ruolo importante nella divulgazione e nell'informazione capillare sulle ingiustizie e le torture inflitte dalla nostra specie alle altre viventi. Io lo ricordo sempre pronto ad accorrere e a mobilitarsi ovunque vi fosse un'azione animalista e ambientalista da ricordare, da comunicare agli altri attraverso l'uso proprio del mezzo informativo. Con lui ho condiviso sia la convinzione che l'informazione, giornalistica e di approfondimento, sia l'elemento fondamentale che sottende e sostiene il cambiamento culturale, sia l'idea che dinnanzi alle ingiustizie non vi siano giustificazioni ed ognuno debba esporsi e fare la sua parte con intelligenza e responsabilita'. Con me Emilio ha condiviso il salvataggio degli anfibi di cui mi sono occupata assiduamente a partire dalla Lombardia quando le campagne di salvataggio e censimento delle popolazioni di anfibi erano ancora in fase di organizzazione e, probabilmente, anche grazie a persone come Emilio, erano all'apice dei risultati. Emilio, poi, e' sempre stato grande monitore e critico della sconcertante attivita' di bracconaggio che costantemente si compie nelle valli bergamasche e bresciane, mia terra di origine, dove le fabbriche di armi determinano le politiche amministrative (vedi anche le attuali vergognose proposte di modifica della legge 157 sulla caccia) e dove gli animalisti e gli ambientalisti attivi nella lotta al bracconaggio ogni anno rischiano anche la vita soggetti a minacce e tenuti sotto tiro e pioggia di pallini intimidatori. Ma chi non ha mai partecipato alla raccolta degli archetti, delle reti o dei sep, trappole per animaletti di pochi grammi che li lasciano agonizzanti per ore o per giorni prima di morire, o non ha mai assistito ad una prima giornata di apertura della caccia nel bresciano o nel veneto, non puo' capire... Emilio era sempre li', pronto a testimoniare qualsiasi ingiustizia verso gli animali, anche sul fronte della lotta al randagismo, di cui ho dovuto occuparmi nuovamente appena trasferitami in provincia di Viterbo, dove trovai una situazione a dir poco indegna di un paese civile, nella totale inadempienza e indifferenza, quando non di peggio, degli enti pubblici per cui la disponibilita' a testimoniare di Emilio e' stata utilissima. Nel viterbese ci occupammo insieme dell'assurda, gigantesca e vergognosa mattanza degli agnelli e i numerosi illeciti annessi anche di carattere ambientale; cosi' rese nota in Italia attraverso la tv la situazione indescrivibile del canile di Bagnaia e le pieghe immorali che nascostamente costituiscono l'affaire del randagismo... Ciao Emilio, lasci un vuoto difficilmente colmabile. 4. EDITORIALE. GIULIO VITTORANGELI: LO SDEGNO [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento] Come ci ricordano gli antichi "Nessuno e' cosi' stolto da preferire la guerra alla pace"; la stessa Carta delle Nazioni Unite, nel suo preambolo, afferma la volonta' di salvare le generazioni future dal flagello della guerra. Cosi' si continua a parlare e proclamare la pace e a negarla quotidianamente, ad iniziare dalle scelte violente dei nostri governi. Il tutto e' poi "facilitato" dalla crisi economica: si puo' accettare passivamente che si mettano a disposizione delle banche in via di fallimento (presunto o reale) cifre folli mentre si dichiara, con una faccia tosta da Oscar della follia, che la crisi mondiale impedisce di mantenere gli impegni presi per la pace e la cooperazione internazionale e che e' indispensabile tagliare fondi in settori vitali quali i finanziamenti pubblici alla scuola, all'universita' e alle politiche sociali. * Naturalmente continuando spudoratamente ad aumentare le risorse umane e materiali per spese e strutture militari: si veda la recente richiesta al nostro parlamento di continuare la produzione di 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighters (si tratta di aerei di attacco che possono trasportare anche ordigni nucleari), per una cifra di quasi 14 miliardi di euro. Per qualsiasi persona dotata di buon senso appare evidente che in un momento di grave crisi economica, in cui non si riescono a trovare risorse (solo per fare un esempio) per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati, destinare tutti questi euro alla costruzione di cacciabombardieri e' una scelta sbagliata e incompatibile con la nostra attuale situazione socio-economica. 14 miliardi di euro si potrebbero destinare alla societa', all'ambiente, al lavoro, ed alla stessa cooperazione internazionale; magari anche a quelli che una volta erano i programmi di riconversione civile dell'industria bellica. Su tutto questo si puo' vedere il pregevole lavoro svolto dall'Associazione Sbilanciamoci (www.sbilanciamoci.org), che documenta come con 14 miliardi di euro si possono contemporaneamente costruire 5.000 nuovi asili nido, costruire un milione di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennita' di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese. * Non solo: i tanti (in buona o in malafede) che davanti al fenomeno dell'immigrazione affermano che "dobbiamo aiutarli a casa loro", dovrebbero gentilmente spiegarci come questo sia possibile, visto che puntualmente si tagliano i fondi alla cooperazione internazionale. L'ultima legge finanziaria ha tagliato del 56% i fondi gestiti direttamente dal Ministero degli Esteri con la legge 49/87, che riguarda la cooperazione italiana con i paesi cosiddetti "in via di sviluppo" (quale sia questo presunto o reale "sviluppo" e' materia poi che richiederebbe un ulteriore approfondimento). Non solo: il pressoche' totale azzeramento dei fondi alle nostre Ong e' stato accompagnato dal ricatto ai Paesi poveri cui e' richiesto, dal nostro attuale governo, di collaborare al rimpatrio degli immigrati se vogliono ricevere aiuti economici. Infine, restando alle cifre del Ministero degli Esteri, queste ci dicono che si e' passati dai 732 milioni previsti per il 2008 ai 321 previsti per il 2009. Non solo, le voci di spesa che garantivano fondi alle attivita' di cooperazione sono passate in mano ai militari, per il rifinanziamento delle missioni "di pace" all'estero. Cosi' siamo arrivati all'assurdo che gli eserciti sembrano essere gli unici impegnati per la pace. * E' un panorama desolante, ma non per questo smetteremo di lottare, con la convinzione che la pace, lungi dall'essere mera assenza di guerra, e' la fine dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sulla terra. O come ricordava il vescovo Tonino Bello, il termine pace non e' solo un vocabolo ma un vocabolario, perche' ci si trova dentro giustizia e liberta', accoglienza e dialogo, crescita e solidarieta' e tante altre cose ancora. Per tutto questo siamo ancora qui, con la nostra ostinazione nel ricercare e nel costruire ponti di solidarieta' tra i popoli; con il medesimo sdegno e coraggio di cui parlava tra l'altro S. Agostino. Lo sdegno per come stanno le cose e il coraggio per cambiarle. 5. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: LA MUSICA DELLE SFERE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento] Fredda mattina di fine inverno. Un uomo suona il violino in una stazione della metropolitana di Washington DC, ora di punta, centinaia di persone che vanno e vengono. Suona Bach, sei pezzi, per circa 45 minuti. Alcuni passanti rallentano per qualche secondo, una donna gli lancia una moneta nel cestino senza smettere di camminare. Chi gli presta la maggior attenzione e' un bambino di tre anni che la madre convince a muoversi con gran fatica; il piccolo infine riprende a camminare, ma continua a voltare la testa. L'azione si ripete con parecchi altri bambini e bambine: tutti i genitori li forzano a proseguire. Nei tre quarti d'ora in cui il violinista si esibisce solo sei persone si fermano per qualche minuto, e venti in tutto metteranno qualche soldo nel cestino. Quando il musicista smette di suonare la sua ultima nota si spegne nel silenzio, non c'e' ne' un applauso ne' qualsiasi altro segno di riconoscimento. Nessuno lo sapeva, ma il musicista era Joshua Bell, uno dei migliori violinisti contemporanei, che ha suonato tra l'altro uno dei pezzi piu' difficili che siano mai stati scritti, con un violino valutato 3 milioni e mezzo di dollari. Poco tempo dopo, il 3 marzo 2009, giunge notizia che l'asteroide DD45 ha evitato l'impatto con il nostro pianeta. Se, com'era possibile, l'avesse colpito l'effetto sarebbe stato quello di 1.000 Hiroshima. Deve aver pensato che se almeno bimbe e bimbi sono ancora capaci di fermarsi ed ascoltare la musica era meglio andare a schiantarsi da qualche altra parte. Pero' attenzione: attorno al 2030 arrivera' un altro asteroide, chiamato Apophis, le cui dimensioni in caso di impatto con la Terra creeranno l'effetto di 10.000 Hiroshima. Che ne dite, ci fermiamo un attimo, o continuiamo a trascinar via noi stessi ed i nostri bambini dalla musica, dalla gioia, dalla meraviglia? 6. DOCUMENTI. ESPOSTO ALLA SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI PER L'ETRURIA MERIDIONALE E ALLA SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI PER IL LAZIO Alla Soprintendenza per i Beni Archeologici per l'Etruria meridionale Alla Soprintendenza per i Beni Archeologici per il Lazio e per opportuna conoscenza: al Prefetto di Viterbo al Presidente della Regione Lazio al Presidente della Provincia di Viterbo al Sindaco del Comune di Viterbo Oggetto: Esposto e richiesta di immediato intervento Egregi signori della Soprintendenza per i Beni Archeologici, vi segnaliamo che nella "tavola 2" allegata dall'Amministrazione Comunale di Viterbo ad una irragionevole ed illegittima proposta di stravolgimento del Piano Regolatore Generale della citta' al fine di realizzare un insensato e fuorilegge mega-aeroporto nell'area termale del Bulicame, emerge come dalla "Planimetria con vincoli paesaggistici, idrogeologici, archeologici, termali" presenti nell'area che sarebbe investita dall'opera, risulti che il mega-aeroporto sorgerebbe letteralmente sopra un'area di interesse archeologico con presenza di beni archeologici che la legge tutela da delittuose devastazioni come quella evidentemente costituita dalla realizzazione dell'opera aeroportuale. Vi preghiamo quindi di un immediato intervento, per quanto di vostra competenza e nelle forme previste dall'ordinamento, per impedire qualunque attivita' che avrebbe come effetto la devastazione dell'area di interesse archeologico e dei beni in essa situati. Distinti saluti, la portavoce del Comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, Antonella Litta il responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, Peppe Sini Viterbo, 30 marzo 2009 7. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 8. LIBRI. ANDREA FABOZZI PRESENTA "LA BESTIA" DI RAFFAELE SARDO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 dicembre 2008 col titolo "Inchieste. Pagine per ricordare i morti nella terra chiamata Gomorra"] Raffaele Sardo, la bestia, Melampo, pp. 162, euro 15. * Peppe Diana, Salvatore Nuvoletta, Federico Del Prete, Franco Imposimato, Attilio Romano', Alberto Varone, ricordatevi di loro. Perche' sono morti ve lo racconta Raffaele Sardo in questo libro. Sei nomi tirati fuori dalla dimenticanza, dall'elenco lunghissimo di quelli di seconda fila ammazzati dalle mafie e torturati anche da morti perche' la memoria e' una fatica (www.libera.it). Calunniati anche da vivi come don Peppe, insultati che erano ancora coperti dal loro sangue come Del Prete, bestemmiati per un cognome come Nuvoletta. Il prete martire, il carabiniere tradito, il sindacalista dei pulciari, il fratello del magistrato, il commerciante sbagliato e il mobiliere testardo. Ricordate un po' perche' hanno finito di vivere in quelle strade della Campania infelice. Dove la vita va a casaccio come una pallottola di troppo. E finisce che va a sbattere in un proiettile che non era il suo. O che lo stava aspettando. Sardo e' un giornalista, ha la memoria di quando la Terra di lavoro non si chiamava ancora Gomorra ma produceva morti ammazzati come oggi, piu' di oggi. Di quando i casalesi dovevano dimostrare di essere i padroni e mandavano in giro le carovane di pistoleri attaccati ai finestrini delle auto per scacciare la polizia. Ci costringe a ricordare. Che gli insulti a don Diana stavano scritti sui giornali, che divento' ingombrante anche per il suo vescovo, che al suo funerale la parola camorra non fu pronunciata. Che la mamma di don Peppe quando era spaventata pensava "i preti non li uccidono, mica siamo in America Latina". E gli ammazzarono il figlio dentro la sacrestia. Neanche ai funerali di Attilio Del Prete c'era nessuno. Giusto qualche amico. Non un sindacalista, un governante, un militante dell'antimafia. Anni dopo gli hanno fatto una targa. E Nuvoletta, carabiniere che secondo i pentiti fu tradito da un carabiniere. Gli hanno dato la medaglia al valore civile perche' l'Arma si e' dimenticata di chiedere quella al valore militare. E non si e' costituita nel processo. Libro di memoria e viene da pensare a storie vecchie. E invece Sardo ha dovuto aggiungere un ultimo capitolo. In quelle stesse strade gliene hanno ammazzato un altro, quando il libro stava andando in stampa. Domenico Noviello che aveva fatto arrestare quelli che andavano a chiedergli il pizzo. Per la polizia non era in pericolo, non gli serviva la scorta. Cosi' a maggio di quest'anno a Castel Volturno c'e' stato un altro funerale di quelli con pochi amici e senza politici. Un altro da ricordare. La prefazione del libro e' di Roberto Saviano. 9. LIBRI. ANNALIA MARINUCCI PRESENTA "LA CRICCA" DI RENATO VENDITTI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 novembre 2008 col titolo "Il fascismo e oltre nei racconti di vita di Renato Venditti"] Renato Venditti, La cricca, Edizioni Nutrimenti, pp. 185, euro 17. * Viaggia su due piani paralleli La Cricca, bella e scorrevole narrazione di Renato Venditti uscita di recente per Nutrimenti: da un lato, le cronache dei fatti salienti durante il fascismo, dall'altro la formazione di un adolescente che diventera' un giornalista impegnato negli anni della Democrazia cristiana di Fanfani e del Partito comunista di Berlinguer. Storica firma dell'"Unita'" e di "Paese sera", Renato Venditti lascia i testi che svelano le regole della spartizione di potere - Il giornalismo parlamentare e politico (Infor Accademia, 1977) e il Manuale Cencelli (Editori Riuniti, 1981) - e si inoltra in un racconto, quasi un romanzo, fatto di vita e ricordi, per non dimenticare la faccia brutale della dittatura e della guerra. Nell'odierno clima di revisione storica gli anni del fascismo sono diventati i depurati anni "tra le due guerre" e si assiste a una rilettura in chiave positiva di fatti, di storie di vita, di gusti e di costumi. La memoria del fascismo e' quasi sempre stemperata e affidata alle fiction televisive. In controtendenza l'autore sente il dovere di raccontare la propria testimonianza. Dalle pagine di questo libro emergono dunque, grazie all'efficacia narrativa del cronista, gli aspetti duri e violenti del fascismo e le conseguenze che essi hanno sulla vita di una famiglia trasteverina di artigiani, guidata per lo piu' da donne sole e solidali fra loro per allevare i numerosi figli avuti da mariti ora assenti per colpa della guerra. Il racconto prende avvio con le vicende che porteranno al delitto Matteotti, alla tragedia dell'occupazione nazista, alla razzia del ghetto, all'attentato di via Rasella e al massacro delle Fosse Ardeatine, per poi proseguire con gli anni del dopoguerra, e le grandi lotte del partito comunista di Togliatti, puntando lo sguardo sui risvolti di un dibattito interno fatto anche di dissidi e sospetti reciproci tra filosovietici e moderati. Flash sulla vita quotidiana di un giornale in quegli anni intervallano il racconto: cosi', alle scene di lavoro notturno dei redattori, fatte di sigarette senza filtro, inchiostro e piombo, si intrecciano quelle dei carri armati sovietici che entrano a Budapest. La fine dell'unita' interna del partito comunista e la "lettera dei centouno" dissidenti segnera' la prima spaccatura, che non sara' soltanto un fatto di opinione interna. 10. LIBRI. FEDERICA MASTROPIETRO PRESENTA "TAGLIA E CUCI" DI MARJANE SATRAPI [Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it)] Se vale il detto "meglio ridere per non piangere", non perdetevi l'ultimo libro di Marjane Satrapi, l'autrice di Persepolis. Il titolo dell'opera, Taglia e cuci, allude alle confidenze di un gruppo di donne iraniane fra le quali campeggia la figura della nonna dell'autrice. Il racconto, sotto forma di fumetto, la cui naivete' e essenzialita' espressiva sono di godibilita' ed efficacia indubbie, ci rende partecipi di confessioni femminili che ruotano intorno al rapporto con l'uomo: temi quali fidanzamento, verginita', matrimonio, tradimento, vedovanza, si alternano nel dare vita ad episodi tragici e grotteschi al contempo. Il taglio ironico e anche talvolta umoristico del fumetto, oltre a divertire, fa riflettere con grande acume e intelligenza sulla condizione della donna iraniana (e non soltanto, a mio parere...). 11. LIBRI. MARINA MONTESANO PRESENTA "IL FORMAGGIO CON LE PERE" DI MASSIMO MONTANARI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 gennaio 2009 col titolo "Storia. Formaggio e pere, i significati nascosti di un proverbio"] Massimo Montanari, Il formaggio con le pere. La storia in un proverbio, Laterza, pp. 161, euro 15. * I proverbi sono spesso considerati come innocue massime popolari, espressione del comune buon senso, e questo sebbene non sempre essi siano di facile intelligibilita': alcuni, anzi, necessitano di una vera e propria decifrazione e sono stati oggetto, sebbene non sempre in modo sistematico, della considerazione e dell'analisi di storici di fama quali Pietro Camporesi, Natalie Zemon-Davis, Michael Camille. Il formaggio con le pere. La storia in un proverbio, nuovo lavoro di Massimo Montanari, si colloca nel medesimo filone di ricerca, partendo da un proverbio tanto celebre quanto di difficile interpretazione: "Al contadino non far sapere quanto e' buono il formaggio con le pere", si afferma infatti in apertura, e' una frase enigmatica, "per il fatto che la sua prescrizione non deriva dal desiderio di comunicare una qualche forma di conoscenza della realta', ma, al contrario, dalla volonta' di celarla: l'obiettivo dichiarato e' non far sapere, negare l'accesso alla conoscenza - e negarla, paradossalmente, proprio al contadino, in un detto che dovrebbe avere... larga diffusione nel mondo contadino". In effetti, che senso ha proporsi di celare una verita' che, per la sua natura, proprio ai contadini dovrebbe apparire evidente? Da tali considerazioni si dipana un discorso che ricostruisce un capitolo importante di storia culturale e sociale. L'abbinamento tra il formaggio e le pere, secondo Montanari, nasce nel tardo Medioevo. E' un connubio tra un alimento di matrice contadina e pastorale e un alimento nobilitante qual e' considerato il frutto; le ragioni di tale accostamento si legano quindi tanto alla storia del gusto quanto a quella della concezione medica sottesa alle scelte alimentari. Tuttavia, nel caso del formaggio si registra una sorta di ascesa sociale che lo conduce, da cibo di umili origini, a divenire nel corso del XVI secolo degno delle mense signorili. Non si tratta di una promozione priva di scogli, visto che una parte della trattatistica che si occupa delle qualita' degli alimenti continua a ripetere che il formaggio e' adatto allo stomaco di chi compie lavori che comportanto fatica fisica, e dunque non signorili. Ma la strada e' ormai segnata, e dal secolo successivo la campagna dei detrattori delle sue qualita' diviene una battaglia di retroguardia. A questo punto, pero', l'accettazione del formaggio da parte dei ceti dirigenti si trasforma anche in una espropriazione atta a sottolineare come la diversita' tra aristocratici e alto borghesi da una parte, plebei dall'altra, si debba oggettivare anche attraverso le scelte e i gusti in campo alimentare: al mondo contadino e' lasciato il dominio della naturalita', contiguo alla bestialita', mentre alle classi dirigenti spettano cibi che rispecchiano il buongusto. L'analisi del binomio formaggio-pere, cosi' come viene espresso dal proverbio, si apre allora alla comparazione con proverbi e temi analoghi, in modo da offrire sostegno all'idea che questo discorso sulla differenza corrisponda a una costruzione culturale importante, una sorta di spartiacque posto agli inizi dell'eta' moderna. Si tratta insomma di un discorso ampio, al di la' dell'occasione quasi scherzosa che il titolo parrebbe suggerire; e questo doppio registro del discorso sembra specchiarsi nell'impianto generale e nello stile di scrittura, che Montanari mantiene gradevole pur non omettendo di affrontare i nodi di un discorso solo in apparenza leggero. 12. LIBRI. BENEDETTO VECCHI PRESENTA "LE FORZE DEL LAVORO" DI BEVERLY SILVER [Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 gennaio 2009 col titolo "L'araba fenice che rinasce sulle ceneri della sconfitta. Un lavoro senza confini" e il sommario "Il legame tra globalizzazione e movimento operaio. Un rapporto di causa e effetto che solo da pochi anni e' analizzato per smentire la 'lieta novella' del pensiero dominante sulla scomparsa del lavoro, mettendo invece in evidenza il fatto che le direzioni intraprese dallo sviluppo economico sono sempre scelte per sfugggire al conflitto sociale. Un percorso di lettura a partire dal saggio Le forze del lavoro della studiosa Beverly Silver"] Un'analisi preziosa quella di Beverly Silver. Frutto di un lavoro piu' che ventennale di raccolta dati e di comparazione tra realta' nazionali, questa studiosa statunitense giunge alla conclusione che la vulgata sulla scomparsa della classe operaia e' una cortina fumogena per occultare la realta' di sfruttamento che caratterizza l'economia mondiale. Allo stesso tempo, Beverly Silver sostiene che anche negli Stati Uniti e in Europa non e' scomparso il conflitto operaio, semmai mutano le figure produttive che ne sono le protagoniste. Al posto degli operai delle imprese automobilistiche o dei minatori possiamo intravedere, a Varsavia come a Parigi, a San Diego come a New York, a Roma come a Madrid, la silhouette dei lavoratori dei servizi, della formazione, dei trasporti, delle pulizie. Il pregio del saggio Le forze del lavoro (Bruno Mondadori, pp. 292, euro 29) sta quindi nel contestare i luoghi comuni che hanno recentemente marchiato lo studio del movimento operaio, facendo discendere dalla perdita di potere del sindacato la legge aurea sulla residualita' della lotta di classe nel capitalismo contemporaneo. Con l'aggiunta che la comprensione della globalizzazione economica passa attraverso la costruzione di una mappa dei conflitti della forza-lavoro. * Ascesa del made in Usa La tesi della studiosa statunitense e' presto riassunta. La spinta propulsiva del capitalismo non va cercata nella sua capacita' di organizzare al meglio la produzione, bensi' nel conflitto operaio che costringe le imprese a innovare continuamente il processo lavorativo, sia dal punto di vista del sistema di macchine che del flusso del processo produttivo stesso. Lo spostamento di baricentro dell'economia mondiale dall'Inghilterra agli Stati Uniti e' stato dovuto soprattutto al fatto che le imprese made in Usa hanno fatto proprio l'insegnamento derivante dall'aspro conflitto di classe al di la' dell'Oceano e innovato le forme di relazione con la classe operaia, giungendo a quella organizzazione scientifica del lavoro che doveva preservare la societa' statunitense dal conflitto operaio. Per fortuna che la storia non ha seguito il corso ipotizzato dai manager di Chicago: i primi vent'anni del Novecento sono infatti costellati da forti conflitti operai nelle imprese statunitensi, senza per questo sminuire cosa accadeva nel vecchio continente tra Berlino, Torino, Manchester e Mosca. Da qui al nesso evidente tra le trasformazioni nell'economia-mondo e il conflitto operaio. Il capitalismo globale muta infatti al ritmo del conflitto di classe. Detto in termini piu' che sintetici, le imprese statunitensi, negli anni Sessanta e Settanta, cominciano a indirizzare i propri investimenti diretti all'estero verso quei paesi dove e' assente un movimento operaio organizzato. Lo stesso faranno, da li' a poco, le "sorelle" europee. E questo per due motivi: da una parte il basso costo della forza-lavoro nei paesi "ospiti"; dall'altra la preventiva disponibilita' di quei governi "amici" a reprimere ogni tentativo di organizzare un movimento sindacale degno di questo nome. * Declino del Sol levante L'economia capitalista e' tuttavia innervata anche di competizione. E puo' quindi accadere che imprese giapponesi, coreane, thailandesi, malaysiane, filippine crescono perche' fortemente insediate in paesi con una forte tradizione autoritaria e antioperaia. Il successo del made in Japan e, attualmente, della Cina e dell'India vanno cercati proprio in questa disponibilita' del potere politico a stabilire le condizioni necessarie e sufficienti allo sviluppo di imprese che non contemplino la presenza di una classe operaia organizzata. Il conflitto operaio puo' certo essere sconfitto, e' pero' come l'araba fenice: risorge sempre, anche dove meno te lo aspetti. Da questo punto di vista i dati forniti da Beverly Silver sono impressionanti. Con puntigliosita' ha infatti raccolto, assieme a altri, i dati della presenza di conflitti operai nei paesi capitalistici. Ne emerge un affresco di un'economia mondiale costellata da scioperi, rivolte e insurrezioni operaie, tanto nel Nord che nel Sud del pianeta, in Europa come negli Stati Uniti, in Asia come nei paesi dell'ex-socialismo reale. Un altro elemento significativo dell'opera di Beverly Silver e' il rifiuto di individuare un settore specifico della forza-lavoro come elemento trainante del conflitto di classe. Con realismo, infatti, la studiosa afferma che il conflitto puo' coinvolgere operai delle fonderie, minatori, delle imprese automobilistiche, ma anche dei trasporti e dell'istruzione, a seconda della centralita' o meno di ognuno di questi ultimi settori nel "regime di accumulazione capitalistico" globale o nazionale. Un'innovazione da valorizzare rispetto a quanti continuano a sostenere che si puo' parlare di classe operaia solo se i suoi componenti indossano o meno una tuta blu. Se il saggio di Beverly Silver fosse pero' solo come una ricostruzione storica dei conflitti operai dal 1870 perderebbe il contenuto problematico rispetto al presente. Le parti piu' "incompiute" sono quelle piu' interessanti, in particolare quelle in cui la studiosa analizza le possibilita' di autorganizzazione di una forza-lavoro dispersa e frammentata. Interessanti, e propedeutici a futuri sviluppi analitici, sono le parti in cui Beverly Silver parla degli scioperi che hanno coinvolto gli insegnanti e i lavoratori dei servizi tanto negli Stati Uniti, che in Europa che in Asia. Forza-lavoro fortemente diffusa nel territorio, sfuggente, all'interno della quale svolge un ruolo importante la "linea del colore", come per i lavoratori dei servizi, o un contenuto "intellettuale", come per gli insegnanti. E dunque forza-lavoro paradigmatica di quelle difficolta' nell'organizzare il conflitto sociale e di classe nel capitalismo contemporaneo. Uno dei limiti del libro e' da rintracciare semmai nella sottovalutazione che hanno i cosiddetti "knowledge workers" nei timidi conflitti che hanno contraddistinto il capitalismo statunitense nell'ultimo decennio. Una lacuna da colmare proprio in questa fase di recessione economica, dato il carattere rilevante della produzione high-tech nel capitalismo contemporaneo. * La talpa che scava Nel saggio ci sono comunque importanti accenni alla necessita' di "sindacati metropolitani", ma sono solo brevi note per un necessario lavoro di ulteriore inchiesta. Frammenti di analisi che tuttavia illustrano bene la posta in gioco. La dimensione dispersa, eterogena, multinazionale della forza-lavoro costituisce tanto una ricchezza che un nodo da sciogliere. Una ricchezza perche' sottolinea l'impossibilita' di una ricomposizione "dall'alto" della forza-lavoro, evidenziando cosi' la sua irriducibilita' ai dispositivi di controllo messi in atto tanto dalle imprese che dal potere politico nazionale; ma anche come effetto miserabile di quegli stessi dispositivi di controllo. Un nodo da sciogliere perche' finora le rivolte e i conflitti di una forza-lavoro frammentata non riescono a modificare in profondita' i rapporti di forza nella societa'. L'indicazione di un "sindacato metropolitano" e' da considerare quindi solo come un forma organizzativa transitoria a un "altro" ancora difficile da definire. Sapendo pero' che nel frattempo la talpa continua a scavare con metodo e pazienza. * Postilla bibliografica. Dal caos della globalizzazione al governo del mondo Beverly Silver e' docente alla John Hopkins University di Baltimora. Nata a Chicago, si e' sempre occupata di storia del movimento operaio. In Italia, oltre a questo Forze del lavoro (Bruno Mondadori) e' stato pubblicato il saggio scritto assieme a Giovanni Arrighi, Caos e governo del mondo (sempre presso Bruno Mondadori). Sono molti i riferimenti teorici che alimentano le riflessioni di Beverly Silver. Alcuni di questi sono da rintracciare nelle opere classiche di Eric Hobsbawm e Edward Thompson sulla formazione della classe operaia, ma anche in Fernand Braudel. Per quanto riguarda, invece, l'economia della conoscenza, la bibliografia e' altrettanto nutrita. Restando agli autori italiani, vanno ricordati il saggio di Franco Carlini, Divergenze digitali (Manifestolibri) e quelli di Carlo Formenti, Incantati dalla rete (Raffaello Cortina) e Mercanti di futuro (Einaudi). 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 776 del 31 marzo 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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