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Coi piedi per terra. 168
- Subject: Coi piedi per terra. 168
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 23 Mar 2009 15:35:15 +0100
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 168 del 23 marzo 2009 In questo numero: 1. L'amministrazione comunale di Viterbo intende stravolgere il piano regolatore per realizzare il mega-aeroporto nocivo e distruttivo, illegale e insensato 2. Marinella Correggia solidale con il comitato di Viterbo che si oppone al mega-aeroporto 3. Antonella Litta: Ancora una richiesta alla Asl di Viterbo e all'Arpa del Lazio 4. Umberto Santino: Il Ponte e le mafie. Uno spaccato di capitalismo reale 5. Peter Bosshard: Dighe in Etiopia 6. Marina Forti: Dighe sul Mekong 7. Fulvio Gioanetto: Dighe in Messico 8. Una proposta di ordine del giorno ai Comuni, le Province e le Regioni fedeli allo stato di diritto e all'umanita' 9. Alcune cose che occorre fare subito contro il razzismo 10. Per la messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord 11. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo 1. EDITORIALE. L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI VITERBO INTENDE STRAVOLGERE IL PIANO REGOLATORE PER REALIZZARE IL MEGA-AEROPORTO NOCIVO E DISTRUTTIVO, ILLEGALE E INSENSATO L'assessore all'urbanistica del Comune di Viterbo ha annunciato la volonta' dell'amministrazione comunale di stravolgere il piano regolatore generale della citta' per poter realizzare il nocivo e distruttivo mega-aeroporto. Ma il mega-aeroporto e' un'opera palesemente fuorilegge e palesemente irrealizzabile. E quindi una variante al Prg fondata sul presupposto della realizzazione di un'opera illegale e impossibile e' anch'essa illecita e insensata. * Si conferma una volta di piu' che stanti gli attuali strumenti urbanistici, stanti gli attuali vincoli di salvaguardia, stanti le attuali normative italiane e comunitarie, il mega-aeroporto non puo' essere realizzato. Si conferma una volta di piu' che la realizzazione del mega-aeroporto e' un'operazione speculativa che massacra rilevanti beni ambientali e culturali, economici e sociali, che aggredisce la salute, la sicurezza e i diritti dei cittadini, che viola leggi e regolamenti, che sperpera ingenti finanziamenti pubblici, che avvantaggia ristrette oligarchie affaristiche danneggiando l'intera popolazione. * Il proposito dell'amministrazione comunale di stravolgere il piano regolatore della citta' va respinto. Il comitato che si oppone al mega-aeroporto chiama i cittadini di Viterbo a difendere il proprio territorio, le proprie risorse, i propri diritti, la propria vita dall'aggressione illegale e insensata costituita dal mega-aeroporto. 2. AMICIZIE. MARINELLA CORREGGIA SOLIDALE CON IL COMITATO DI VITERBO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO [Riportiamo il seguente comunicato del comitato del 20 marzo 2009] La scrittrice e giornalista esperta di questioni ambientali Marinella Correggia ha inviato un messaggio di solidarieta' al comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo. Il comitato ringrazia di cuore Marinella Correggia che fin dall'inizio e' stata costantemente vicina al movimento che si oppone alla realizzazione del nocivo e distruttivo mega-aeroporto e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. * Il testo del messaggio "La lotta contro nuovi aeroporti come quello di Viterbo propone soluzioni locali a un problema globale, per il clima e la salute: il problema dell'esponenziale diffondersi del trasporto aereo a dispetto della crisi energetica e climatica. Sostengo con tutto il cuore l'azione del comitato di Viterbo che si oppone al mega-aeroporto". * Un breve profilo dell'autrice Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti; scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia, Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e' dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia: Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998; Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni, Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di), Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007; La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli, Milano 2007. 3. DOCUMENTAZIONE. ANTONELLA LITTA: ANCORA UNA RICHIESTA ALLA ASL DI VITERBO E ALL'ARPA DEL LAZIO [Dall'Isde di Viterbo (per contatti: isde.viterbo at libero.it) riceviamo e diffondiamo. Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia). Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente] Al Dipartimento di prevenzione - Servizio igiene e sanita' pubblica della Asl di Viterbo, al servizio veterinario della Asl di Viterbo, all'Arpa Lazio - sezione di Viterbo E per opportuna conoscenza: al Prefetto di Viterbo, al Sindaco del Comune di Caprarola, al Sindaco del Comune di Ronciglione, al Direttore generale della Asl di Viterbo, al Direttore sanitario della Asl di Viterbo, al Presidente della Provincia di Viterbo, al Presidente della Giunta Regionale del Lazio, ai responsabili dell'Ato 1 di Viterbo, all'Assessore all'ambiente della Provincia di Viterbo, all'Assessore all'ambiente della Regione Lazio, all'Assessore alla sanita' della Regione Lazio Oggetto: richiesta dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia), sezione di Viterbo, degli esami relativi al rilevamento della concentrazione della microcistina prodotta dall'alga Plankthotrix rubescens e alla valutazione della biomassa organica totale. Come noto, le acque del lago di Vico sono da qualche anno interessate da periodiche fioriture dell'alga Plankthotrix rubescens, produttrice di una microcistina classificata dalla Iarc(Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro) con elemento cancerogeno di classe 2 b. Questa microcistina oltre che dannosa per la salute delle persone puo' esserlo anche per la flora e la fauna ittica lacustre. Gli acquedotti dei comuni di Ronciglione e Caprarola sono alimentati quasi esclusivamente dalle acque provenienti dal lago di Vico e alcune specie ittiche, presenti nelle sue acque, vengono utilizzate per consumo alimentare. In considerazione delle peculiari problematiche ambientali e sanitarie determinate dalle fioriture dell'alga Plankthotrix rubescens, anche a fini di studio, informazione e documentazione scientifica su questo particolare fenomeno, si chiede copia, a partire dal dicembre 2007, delle analisi effettuate e relative alla concentrazione della microcistina nelle acque del lago, in quelle destinate a consumo umano, in quelle dei pozzi utilizzati per approvvigionamento idrico comunale e nei tessuti delle specie ittiche di piu' largo e frequente consumo alimentare. Si chiede inoltre copia delle analisi, effettuate sempre nello stesso periodo, relative alla valutazione della biomassa organica totale nelle acque erogate nella rete idrica dei comuni di Caprarola e Ronciglione. In attesa di un cortese riscontro, si inviano distinti saluti, dottoressa Antonella Litta, referente per Viterbo dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) Viterbo, 20 marzo 2009 4. ANTIMAFIA. UMBERTO SANTINO: IL PONTE E LE MAFIE. UNO SPACCATO DI CAPITALISMO REALE [Dal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (per contatti: via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it sito: www.centroimpastato.it) riprendiamo la seguente Prefazione al libro di Antonio Mazzeo, I padrini del Ponte (il libro e' attualmente alla ricerca di un editore). Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino" nei nn. 931-934] Durante la campagna per le elezioni politiche e regionali del 13 e 14 aprile 2008 il fantasma del Ponte sullo Stretto di Messina e' tornato a materializzarsi assumendo un ruolo centrale sia nei programmi di Berlusconi che in quelli di Lombardo, candidato alla presidenza della Regione siciliana dopo le dimissioni di Cuffaro. Con il trionfo di entrambi si parla di affrettare i tempi per la posa della prima pietra. Ci sono gia' le date: nel 2010 dovrebbero iniziare i lavori, e dovrebbero essere ultimati nel 2016. Rischiano cosi' di essere spazzate via tutte le osservazioni che sono state mosse alla costruzione della megaopera: il Ponte e' inutile, e' dannoso, si inserisce in un'area tra le piu' sismiche del pianeta, e' una voragine di soldi che potrebbero essere spesi per promuovere un reale sviluppo della Sicilia e della Calabria. Il Ponte vogliono farlo, sia Berlusconi che Lombardo, perche' sarebbe qualcosa come le piramidi per i faraoni, un monumento con cui consegnarsi alla storia. E, tenendo conto di come sono fatti tali personaggi, l'immagine delle piramidi sembra fatta su misura per loro. Ma e' un'immagine che puo' andare benissimo non solo per la grandiosita' del progetto ma soprattutto perche' esso e' una summa ancora piu' grande di interessi. * Solo pizzi e dintorni? Sul ruolo che la mafia, le mafie, potrebbero avere nella costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina sono apparsi in questi ultimi anni articoli, resoconti di ricerche e di inchieste, considerazioni all'interno delle relazioni della Direzione investigativa antimafia. Eppure il quadro che emerge da gran parte di queste prese di posizione puo' considerarsi inadeguato. Poiche' inadeguata e' l'idea di mafia che sta alle loro spalle. Una mafia che al piu' potrebbe esercitare la vecchia pratica dell'estorsione-protezione, rispolverata da analisi di successo, nonostante la loro evidente infondatezza o parzialita'; potrebbe accaparrarsi subappalti, fornire materiali, reclutare manodopera, lucrare in mille modi ma comunque limitarsi a un ruolo parassitario-predatorio. Questo libro, sulla base di una documentazione rigorosa, da' un'immagine diversa, poiche' parte da un'idea di mafia molto piu' complessa. Non solo e non tanto la cosiddetta "mafia imprenditrice" di cui si e' parlato a partire dagli anni '80, in base a un'analisi frettolosa e superficiale, ma una mafia finanziaria, forte di un'accumulazione illegale sviluppatasi esponenzialmente e quindi in grado di giocare un ruolo da protagonista e non da parente povero dei grandi gruppi imprenditoriali. La stampa ha parlato di personaggi come l'anziano ingegnere Zappia, ma scorrendo le pagine di questo libro si incontrano gruppi e figure che non lasciano dubbi sulla loro natura e sulle loro intenzioni. In primo luogo la mafia siculo-canadese, dagli storici Caruana e Cuntrera a Vito Rizzuto, poi i signori del petrolio, tutti personaggi indicati con nomi e cognomi e sulle cui disponibilita' finanziarie non si possono nutrire dubbi. E questo campionario non e' il frutto di una sorta di chiamata di correo generalgenerica ma poggia sulla base di relazioni ricostruite con puntigliosa precisione attraverso una documentazione che privilegia le fonti giudiziarie, anche se non definitive. * L'inchiesta Brooklyn e il contesto mondiale La fonte piu' significativa e' l'inchiesta Brooklyn, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, al cui centro e' un'operazione orchestrata dalla mafia siculo-canadese per investire 5 miliardi di euro provenienti dal traffico di droga. Giuseppe Zappia e la sua cordata nel 2004 sono stati esclusi dalla gara preliminare per il general contractor e l'ingegnoso professionista si e' affrettato a indicare una fonte finanziaria insospettabile: una societa' in mano alla famiglia reale dell'Arabia Saudita che prenderebbe i soldi dal business del petrolio. Il quadro che emerge dall'inchiesta e' uno spaccato significativo del capitalismo reale contemporaneo, in cui l'accumulazione illegale convive con quella legale, accomunate da processi di finanziarizzazione speculativa per cui diventa sempre piu' difficile distinguere i due flussi. E' una prospettiva indicata da tempo da chi scrive, per anni in sostanziale isolamento, e che a lungo andare si e' presentata come la piu' adeguata per capire l'evoluzione dei fenomeni criminali e la permeabilita' del contesto economico, politico e istituzionale. Il quadro si amplia ulteriormente se si considerano le vicende belliche recenti e in corso, che hanno fatto degli ultimi anni una micidiale mistura di violenze che consegnano un tragico testimone al nuovo millennio. Se il Novecento e' stato il secolo, tutt'altro che breve per chi l'ha vissuto, che ha visto rivoluzioni abortite e totalitarismi tra i piu' feroci, ma pure tra i piu' legittimati dal consenso delle folle, della storia dell'umanita', il Duemila nasce all'insegna della contrapposizione tra guerra e terrorismo, entrambi elevati a religione identitaria, in un duello barbarico che impropriamente si definisce "scontro di civilta'" mentre sarebbe piu' congruo parlare di morte delle civilta'. Cosa c'entra tutto questo con il Ponte? Nelle pagine del libro troviamo vecchi e nuovi personaggi, alcuni notissimi, altri meno, che all'interno del mondo finanziario si incontrano e danno vita a un carosello che sembra fatto per confondere le acque ma in cui tutto sommato e' possibile seguire il filo degli interessi e ricostruire il gioco delle parti. I dignitari arabi chiamati in causa da Zappia sarebbero personaggi che direttamente o indirettamente sono legati agli strateghi del terrorismo internazionale. Qualche esempio: risulta che il Saudi Binladin Group opera congiuntamente con Goldman & Sachs che ha una partecipazione del 2,84 % in Impregilo, la societa' che si e' assicurata la costruzione del Ponte, mentre un altro gruppo, l'Abn Amro, sempre in collegamento con la societa' della famiglia Bin Laden, ha il 3%. Si dira': i familiari di Osama non sono direttamente coinvolti nel terrorismo islamico, ma i movimenti islamisti radicali che si ispirano al wahhabismo contribuiscono a costruire e diffondere un credo identitario che costituisce il contesto ospitale per scelte che portano in quella direzione. E gli affari sono affari per tutti, anche se ci si trova ad operare in schieramenti contrapposti. Al di la' di credi religiosi, di fedi politiche, il business e' una sorta di dio unico di un monoteismo devotamente praticato da chi ha capitali da investire e interessi da far valere. Le grandi opere sono uno dei terreni principali in cui si cementano i blocchi sociali e si formano e consolidano le borghesie mafiose. Non e' una novita'. Tra le grandi opere spicca per la sua emblematica esemplarita' l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, un vero e proprio crocevia in cui si incontrano tutti: grandi imprese, famiglie mafiose, storiche ed emergenti, politici e amministratori di varia estrazione, ormai tutti, o quasi tutti, accomunati dal credo del business a portata di mano. E anche in questi casi non si tratta solo di pagare pizzi, "rispettare" competenze territoriali, ma di cointeressenze, proficue per tutti. Piu' che di accoppiamenti forzati si deve parlare di matrimoni consensuali. Tutto questo si consuma in un contesto, come quello in cui viviamo, in cui l'illegalita' e' una risorsa, la sua legalizzazione e' un programma, l'impunita' e' una bandiera e uno status symbol. E il consenso non manca. Un'opera come il Ponte, nonostante le voci contrarie, coniuga perfettamente interessi mirati e diffusi. Fa da collante per una formazione sociale che ha radici storiche e ottime prospettive di futuro. Il libro di Mazzeo delinea questo percorso e rilancia l'allarme. Come tale si inserisce in un dibattito che ha conosciuto momenti significativi ma che da qualche tempo si e' assopito. Ed e' assente, o quasi, proprio ora che ci si prepara alla liturgia della prima pietra. Quel che mi sembra vada sottolineato e' che non si tratta di sposare una visione secondo cui qualsiasi opera, grande o piccola che sia, vada esorcizzata, in nome di un fondamentalismo ambientale che vuole, riuscendoci o meno, sbarrare il passo a qualsiasi intervento umano su una natura che da millenni e' ben lontana dall'essere incontaminata. L'ambientalismo non puo' essere ridotto a una sequela di no, ma dovrebbe essere capace di porsi come alternativa, praticabile e concreta. Ed e' proprio questa alternativa che, dopo il crollo delle grandi narrazioni, e' venuta a mancare, anche se non mancano proposte credibili. Ma e' il quadro generale che non c'e'. E non vuol dire neppure bloccare i lavori non appena si sente odore di mafia. Un'opera pubblica, piccola o grande che sia, se e' utile, se e' necessaria, va fatta e se la mafia cerca di metterci le mani bisogna fare di tutto per tagliargliele. Se c'e' la volonta' di farlo, e' possibile: dovrebbe essere chiaro che non esiste nessuna Piovra, inconoscibile e imbattibile. Ci sono mafie, con uomini in carne e ossa, che e' possibile individuare, combattere e sconfiggere. Non certo inviando eserciti, che servono soltanto a simulare un controllo del territorio meramente simbolico e spettacolare. Le mafie si sconfiggono solo se si spezzano i legami che le hanno fatto e le fanno forti. E l'inchiesta in corso di svolgimento sugli interessi mafiosi legati al Ponte puo' andare a segno solo se non e' un fatto isolato, frutto di un atto pilatesco che delega ancora una volta ad alcuni magistrati quello che dovrebbe essere l'impegno di uno schieramento piu' ampio. C'e' da chiedersi se il cantiere per costruire un ponte culturale, sociale e politico, lanciato verso un futuro diverso, sia aperto e operante o faccia parte di un desiderio destinato a rimanere tale. 5. MONDO. PETER BOSSHARD: DIGHE IN ETIOPIA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 marzo 2009 col titolo "L'acqua e le dighe" e con la nota "Peter Bosshard e' rappresentante della rete International Rivers (sito: www.internationalrivers.org)] Migliaia di funzionari del settore idrico sono attualmente a Istanbul per la quinta edizione del Forum mondiale sull'Acqua (Wwf5), il cui slogan e' "colmare il divario per l'acqua". Un compito improbo: circa un miliardo di persone in tutto il pianeta non hanno adeguato accesso alle risorse idriche. Tuttavia le risorse finanziarie per i paesi del Sud del mondo si stanno rapidamente prosciugando, anche per il settore idrico. Nella loro dichiarazione finale, i ministri convenuti al Wwf5 chiederanno un aumento significativo di investimenti nelle infrastrutture per l'acqua. Eppure il loro modello di sviluppo preferito, che comprende grandi dighe e canali di irrigazione, non risponde alle esigenze delle persone che non hanno accesso all'acqua potabile, a un sistema di fognature e all'irrigazione. Le grandi dighe sono pericolose, hanno causato lo sfollamento di almeno 40 milioni di persone (altre stime parlano di 80), la maggior parte delle quali adesso vive in poverta' a causa di tale processo. I mega-sbarramenti hanno fatto si' che le specie animali di acqua dolce siano quelle piu' a rischio in tutto il pianeta. I bacini artificiali non fanno bene al clima, specialmente se si trovano nelle regioni tropicali. Ricercatori brasiliani affermano che il metano prodotto dalle dighe e' responsabile del 4% delle emissioni che provocano il surriscaldamento globale. Le dighe possono provocare terremoti, specialmente se costruite in regioni a forte attivita' sismica come l'Himalaya. In media, la costruzione dei grandi sbarramenti costa il 50% di piu' di quanto preventivato al momento della loro progettazione e i lavori durano piu' del previsto. A fronte di tutti i costi sociali, ambientali ed economici, le dighe non riescono a "colmare il divario". La maggior parte della popolazione mondiale non vive in fertili valli, ma in territori senza forniture idriche, sistemi di irrigazione e reti elettriche. Il progetto della diga di Gibe 3, in Etiopia, mostra alla perfezione quanto c'e' di sbagliato nell'attuale approccio allo sviluppo idrico. La costruzione dell'opera - dal costo di 1,7 miliardi di dollari - e' stata iniziata nel 2006, due anni prima che fosse approvata la valutazione di impatto ambientale. I contratti sono stati aggiudicati senza alcuna gara di appalto internazionale (a un'impresa italiana, la Salini), in una sorta di invito alla corruzione. Il progetto mette a rischio l'ecosistema del lago Turkana e le sopravvivenza di migliaia di contadini che dipendono da quel bacino d'acqua. Inoltre, Gibe 3 non portera' benefici alla popolazione locale, dal momento che non prevede fornitura idrica ma solo la produzione di energia elettrica che sara' quasi tutta esportata. Eppure la Banca europea per gli investimenti e la Banca Africana di sviluppo nei prossimi mesi valuteranno se finanziare il progetto. Ci sono altre soluzioni, piu' economiche e sostenibili, per risolvere il problema. Per secoli i contadini indiani hanno costruito piccole dighe per conservare l'acqua e rigenerare il bacino acquifero. Secondo l'Onu, con un investimento di 7 miliardi di dollari in quel tipo di strutture si potrebbe quintuplicare la produzione annuale, in un paese dove l'agricoltura dipende quasi esclusivamente dalle piogge monsoniche. Un istituto di ricerca del Colorado ha progettato tecnologie di gestione idrica a basso costo e a rischio zero. Con un investimento di circa 20 miliardi in queste tecnologie (ovvero quanto si spende all'anno per le grandi dighe) si farebbero uscire dalla poverta' oltre 100 milioni di persone. 6. MONDO. MARINA FORTI: DIGHE SUL MEKONG [Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 marzo 2009 col titolo "Campagna per il Mekong"] Una critica cosi' aperta e' rara, da parte di un alto funzionario dello stato del Vietnam: il vicesegretario della Commissione nazionale per il Mekong, signor Dao Trong Tu, ha dichiarato a un'audience internazionale che "lo sviluppo di dighe per generare energia idroelettrica (sul Mekong e i suoi affluenti) puo' avere conseguenze negative impreviste per il paese". Dao parlava a un incontro della Mekong River Commission, l'organismo regionale di cooperazione che riunisce Vietnam, Cambogia, Thailandia e Laos - ovvero i paesi che condividono il tratto indocinese del grande fiume che nasce sull'altopiano tibetano, in Cina, per gettarsi nel mar Cinese meridionale. "I 20 milioni di vietnamiti che abitano il delta del Mekong, che dipendono dal pesce per l'export e dall'acqua per l'irrigazione, subiranno un impatto negativo", aggiungeva un suo collega durante la stessa riunione, nel settembre scorso. Le loro critiche sono state riprese da un giornale nazionale, il "Thanh Nien" (noi le leggiamo in una corrispondenza dell'agenzia Ips). Eppure la Mekong River Commission ha deciso di rilanciare i progetti per costruire nuove dighe, e il Vietnam, oltre alla Thailandia, ne e' tra i protagonisti. Non che le dighe siano una novita'. Fin dagli anni '60 del secolo scorso si susseguono i progetti e ormai ci sono decine di dighe con centrali idroelettriche sugli affluenti del basso Mekong (tralasciamo qui la parte alta del fiume, dove la Cina ha gia' costruito tre grandi dighe sul corso principale del fiume e ne ha cinque in progetto). Le dighe hanno suscitato polemiche e veri e propri movimenti di protesta, in particolare in Thailandia dove la societa' civile organizzata ha piu' spazio (il movimento contro la diga di Pak Mun ha fatto scuola). Queste grandi opere hanno costretto intere comunita' locali a sfollare, sottratto loro terra coltivabile, e soprattutto distrutto il ciclo di vita del pesce: il Mekong e i suoi affluenti sono popolati da specie di pesci migranti, che risalgono la corrente in certe stagioni per riprodursi tra gli scogli e le rapide. Sulle piene dei fiumi e' scandita la vita rurale dell'intera regione (e l'80% della popolazione dei quattro paesi e' rurale). Il pesce rappresenta il 60% delle proteine animali consumate dagli abitanti dei quattro paesi, l'80% per la popolazione rurale, ed e' la base dell'economia locale, per l'autoconsumo e per l'export. Ma i pescatori fanno sempre piu' fatica a riempire le reti. A partire dagli anni '90 i paesi della Mekong River Comission hanno formulato progetti faraonici per centrali idroelettriche, sostenute da organismi internazionali come la Banca asiatica di sviluppo. Non tutto e' andato in porto, in parte per le proteste, in parte perche' la crisi asiatica alla fine degli anni '90 aveva rallentato gli investimenti. Dalla meta' del 2006 pero' i governi di Cambogia, Laos e Thailandia hanno avviato i preliminari per ben 11 nuovi progetti idroelettrici, questa volta sul corso del Mekong stesso. Vi sono coinvolte aziende di Thailandia, Malaysia, Vietnam e Cina; le nuove dighe sorgeranno soprattutto nel Laos settentrionale, dove il Mekong scorre tra gole bellissime. O nel Laos meridionale presso le cascate di Khone, un paesaggio naturale suggestivo - e una delle piu' importanti vie migratorie del pesce. Tutto questo ha messo in allarme una coalizione di ambientalisti e attivisti sociali, della regione e internazionali, che ha lanciato la campagna "save the Mekong": dicono che la sopravvivenza del fiume, e della sua popolazione umana, e' minacciata (per ulteriori informazioni: www.internationalrivers.org). 7. MONDO. FULVIO GIOANETTO: DIGHE IN MESSICO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 marzo 2009 col titolo "Movimento delle acque"] Luis, Martha e i loro tre figli fanno le ronde lungo una strada polverosa e sterrata. Siamo a Palmarejo, nella zona conosciuta come Altos de Jalisco, nel centro del profondo Messico rurale. C'e' molta gente. Molti vengono da Temacapulin, Palmarejo e Acasico, dove le case e le terre di 700 famiglie saranno inondate per la costruzione del complesso idroelettrico di El Zapotillo. Fornira' tra l'altro acqua alle sempre piu' assetate grandi citta' di Leon, Guanajuato e per l'industria della megalopoli Guadalajara. Con una diga che servira' a travasare l'acqua del fiume Santiago nel bacino idrico del fiume Lerma, il principale del centro del Messico. Un progetto idroelettrico la cui realizzazione, che terminera' nel maggio del 2012, creera' "migliaia di posti di lavoro", come dichiarava il sindaco del municipio di Canada de Obregon, dal quale dipendono amministrativamente le famiglie coinvolte. All'inizio di gennaio la Commissione statale per i diritti umani dello stato di Jalisco ha emesso un verdetto che obbliga il governo statale a sospendere i lavori di costruzione fino a che le imprese costruttrici e le autorita' implicate non abbiano presentato gli studi tecnici e quelli di impatto ambientale e sociale. Chiedendo inoltre che si rispettino i diritti umani degli abitanti delle aree colpite. Una buona parte di queste persone non accetta la riubicazione programmata, ne' tantomeno l'idea di vendere le loro terre. Piu' a sud dello stato, nel municipio di Hostotipaquillo, lo stesso scenario. In questa zona costruiranno il megaimpianto idroelettrico La Yesca, deviando le acque del fiume Santiago. Sara' "la diga piu' alta del mondo nel suo genere", come dichiarano orgogliosi gli esperti della Commissione statale elettrica (Cfe), presentando i bozzetti di una cortina di cemento di 210 metri di altezza. "Verranno turisti, ci sara' talmente tanta acqua che tutti potranno pescare in abbondanza". Peccato che inondera' le comunita' di Paso de la Yesca y Mesa de las Flores. Dice Juan Carlos: "Il pesce lo peschiamo sempre, qui siamo nati e la terra dove viviamo e' nostra. Per quello che concerne il turismo noi stessi lo possiamo gestire e invitare i turisti a conoscere questa bella zona. Non vogliamo che ci rubino l'acqua e le risorse naturali". Gli abitanti di queste due zone non conoscevano ne' specialisti ne' esperti che potessero appoggiarli con dettami tecnici, ne' gente che potesse essere solidale con la loro lotta. Informata dalla stampa, la carovana ecologista "Acque in movimento" ha visitato le comunita'. Trovando conferme ai sospetti della gente, nell'accertare per esempio che la megadiga della Yesca avra', se costruita, un funzionamento irregolare per la possibile mancanza di acqua. E' stata riscontrata anche l'assenza di analisi tecniche su quel che implica il travaso di acqua da un bacino fluviale all'altro e sugli impatti ambientali che avranno tutti questi impianti progettati sul fiume Santiago. Alle assemble ha partecipato gente organizzata, che ha gia' lottato contro altri impianti nello stato: nella Sierra del Tigre, nel Salto, a Juanacatlan. Tra la comunita' del Salto per i travasi di acque contaminate gia' si sono registrati settecento casi di tumori. In quella di Acasico, "ci promettevano case nuove, terre fertili e al momento dell'esproprazione un generoso indennizzo. Ora ci offrono 100 dollari e con questo non possiamo comprare niente. Sono stati solo inganni". 8. INIZIATIVE. UNA PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO AI COMUNI, LE PROVINCE E LE REGIONI FEDELI ALLO STATO DI DIRITTO E ALL'UMANITA' [Riproponiamo il seguente appello] Egregi Sindaci ed egregi Presidenti delle Province e delle Regioni, egregi consiglieri comunali, provinciali e regionali, vi proponiamo di porre all'ordine del giorno di sedute straordinarie convocate ad hoc delle assemblee deliberative delle istituzioni di cui fate parte la seguente proposta di ordine del giorno. A nessuno sfugge la gravita' dell'ora. Un cordiale saluto, il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 11 marzo 2009 * Proposta di ordine del giorno Premesso che alcune disposizioni del cosiddetto "pacchetto sicurezza" promosso dal governo con successivi decreti e disegni di legge tuttora all'esame del Parlamento sono in flagrante contrasto con principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, dello stato di diritto, dell'ordinamento democratico, della civilta' giuridica, della Dichiarazione universale dei diritti umani; Il consiglio comunale (provinciale, regionale) di ... invita il Parlamento a respingere le proposte di provvedimento palesemente razziste ed incostituzionali. 9. INIZIATIVE. ALCUNE COSE CHE OCCORRE FARE SUBITO CONTRO IL RAZZISMO [Riproponiamo il seguente appello] Proponiamo che non solo le persone di volonta' buona, non solo i movimenti democratici della societa' civile, ma anche e in primo luogo tutte le istituzioni fedeli allo stato di diritto, alla legalita' costituzionale, all'ordinamento giuridico democratico, si impegnino ora, ciascun soggetto nell'ambito delle sue peculiari competenze cosi' come stabilite dalla legge, al fine di contrastare l'eversione razzista che sta aggredendo il nostro paese. Ed indichiamo alle persone, ai movimenti ed alle istituzioni democratiche alcune iniziative necessarie ed urgenti. * 1. Respingere le proposte palesemente razziste, eversive ed incostituzionali del cosiddetto "pacchetto sicurezza". * 2. Adottare un programma costruttivo per la difesa e la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani: a) provvidenze di accoglienza a livello locale, costruendo sicurezza per tutte le persone nell'unico modo in cui sicurezza si costruisce: nella solidarieta', nella legalita', nella responsabilita', nell'incontro, nell'assistenza pubblica erogata erga omnes; b) cooperazione internazionale: poiche' il fenomeno migratorio evidentemente dipende dalla plurisecolare e tuttora persistente rapina delle risorse dei paesi e dei popoli del sud del mondo da parte del nord, occorre restituire il maltolto e cooperare per fare in modo che in nessuna parte del mondo si muoia di fame e di stenti, che in nessuna parte del mondo vigano regimi dittatoriali, che in nessuna parte del mondo la guerra devasti l'umanita', che in nessuna parte del mondo i diritti umani siano flagrantemente, massivamente, impunemente violati; c) regolarizzazione di tutti i presenti nel territorio nazionale ed interventi normativi ed operativi che favoriscano l'accesso legale nel paese; d) riconoscimento immediato del diritto di voto (elettorato attivo e passivo) per tutti i residenti; e) lotta alla schiavitu' ed ai poteri criminali locali e transnazionali che la gestiscono e favoreggiano. * 3. Aprire un secondo fronte di lotta per la legalita' e contro il razzismo, con due obiettivi specifici: a) dimissioni del governo golpista e nuove elezioni parlamentari; b) messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord. 10. INIZIATIVE. PER LA MESSA FUORILEGGE DELL'ORGANIZZAZIONE RAZZISTA DENOMINATA LEGA NORD [Riproponiamo il seguente appello] Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Senato della Repubblica Al Presidente della Camera dei Deputati Oggetto: Richiesta di iniziativa per la messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord Egregi Presidenti, ci rivolgiamo a voi come massime autorita' dello Stato per richiedere un vostro intervento al fine della messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord. Tale organizzazione, che pur essendo assolutamente minoritaria nel Paese e' riuscita ad ottenere nel governo nazionale l'affidamento di decisivi ministeri a suoi rappresentanti, persegue e proclama una politica razzista incompatibile con la Costituzione della Repubblica Italiana, con uno stato di diritto, con un ordinamento giuridico democratico, con un paese civile. Ritenendo che vi siano i presupposti per un'azione delle competenti magistrature che persegua penalmente sia i singoli atti e fatti di razzismo, sia l'azione organizzata e continuata e quindi l'associazione a delinquere che ne e' responsabile, con la presente chiediamo un vostro intervento affinche' si avviino le procedure previste dalla vigente normativa al fine della messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord e della punizione ai sensi di legge di tutti gli atti delittuosi di razzismo da suoi esponenti promossi, commessi, istigati o apologizzati. Con osservanza, Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 27 febbraio 2009 11. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 168 del 23 marzo 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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