Coi piedi per terra. 167



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 167 del 20 marzo 2009

In questo numero:
1. In poche semplici parole
2. Enrico Mezzetti: Aeroporto, il re e' nudo
3. Alessandra Mangiarotti: La catastrofe degli aeroporti in Italia
4. Lega per l'abolizione della caccia: Una lettera alla Commissione Ambiente
del Senato
5. Alcuni estratti da "Birdwatching in Europa" di Giuseppe Brillante
6. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo

1. EDITORIALE. IN POCHE SEMPLICI PAROLE

Quali sarebbero gli effetti della realizzazione di un mega-aeroporto
nell'area termale del Bulicame a Viterbo?
In poche parole:
1. Impatto locale sull'ambiente: devastazione dell'area termale del
Bulicame, un bene naturalistico, storico-culturale, terapeutico, economico,
sociale e simbolico peculiare e insostituibile. Una vera e propria
catastrofe ambientale e civile.
2. Impatto globale sull'ambiente: essendo il mega-aeroporto finalizzato
all'incremento del trasporto aereo complessivo, esso contribuira' ad
accrescere l'inquinamento e l'effetto serra responsabile dei mutamenti
climatici che stanno mettendo in pericolo il futuro dell'umanita' e gli
equilibri della biosfera.
3. Impatto sanitario sulla popolazione viterbese che vive nei popolosi
quartieri in prossimita' dello scalo: gravissimi danni alla salute, alla
sicurezza, alla qualita' della vita; un vero e proprio avvelenamento di
massa.
4. Impatto sanitario sulla popolazione dell'Alto Lazio: cumulandosi il
mega-aeroporto con le altre gravosissime servitu' gia' presenti (in
particolare il polo energetico Civitavecchia-Montalto) la sinergia dei
fattori di inquinamento incrementera' danni, disagi e patologie.
5. Impatto sanitario globale: essendo il trasporto aereo fortemente
inquinante, ogni suo aumento si traduce in danno certo alla salute.
6. Impatto sociale su Viterbo: il mega-aeroporto provochera' la
"ciampinizzazione" di Viterbo (profonda aggressione alla salute e alla
sicurezza, grave degrado della qualita' della vita, forte lesione a
fondamentali diritti dei cittadini), un grave danno all'economia e alla
societa', il collasso delle infrastrutture del trasporto locale (gia'
gravemente insufficienti), la distruzione di beni ambientali, culturali,
agricoli, terapeutici, ricettivi, produttivi, scientifici, che costituiscono
la base dell'unico possibile sviluppo sostenibile, autocentrato e con
tecnologie appropriate della citta'.
7. Impatto sociale sull'Alto Lazio: accumulo di servitu' ed effetto
sinergico dei fattori di rischio e di depauperamento e degrado del
territorio e della sua economia.
8. Impatto politico locale: la devastazione del territorio, l'avvelenamento
dei cittadini, la distruzione di fondamentali beni comuni, la violazione di
fondamentali diritti della popolazione, sommati alla palese illegalita'
dell'opera, esporranno ancor piu' il territorio e la comunita' locale al
degrado civile e alla violenza di poteri speculativi e criminali.
9. Impatto politico globale e sulle future generazioni: come hanno chiarito
illustri personalita' come i Premi Nobel Wangari Maathai e Desmond Tutu,
come hanno chiarito gli scienziati dell'Ipcc (l'Intergovernmental Panel on
Climate Change, la struttura scientifica dell'Onu che studia i mutamenti
climatici), e' necessario fare scelte diverse in materia di mobilita', in
direzione della sostenibilita', del riconoscimento dei diritti umani di
tutti gli esseri umani, in difesa del diritto delle generazioni future a un
mondo vivibile, in difesa della biosfera gravemente minacciata da un modello
di sviluppo e da un modello di mobilita' inerente ad esso fortemente
energivori ed inquinanti.
10. E per concludere, due argomenti ancora: si oppone alla realizzazione del
nocivo e distruttivo mega-aeroporto a Viterbo anche il fatto che a) esso e'
del tutto fuorilegge (e' privo di fondamentali requisiti obbligatori per
legge; viola norme vigenti a livello europeo e nazionale, regionale e
comunale; la procedura seguita fin qui per tentare di imporlo e' viziata da
scandalosi errori, truffaldine menzogne, irregolarita' procedurali ed
amministrative); e che b) per realizzare quest'opera fuorilegge, nociva e
distruttiva, verrebbero sperperate ingenti risorse pubbliche che pertanto
verrebbero altresi' sottratte ad opere e servizi realmente utili e fin
indispensabili per la popolazione.
Cosi' stanno le cose, in poche parole. E' del tutto evidente che la
realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo e' un crimine ed una follia.

2. RIFLESSIONE. ENRICO MEZZETTI: AEROPORTO, IL RE E' NUDO
[Riportiamo il seguente comunicato del consigliere comunale di Viterbo
Enrico Mezzetti (de "La Sinistra, l'Arcobaleno") del 18 marzo 2009]

Qualche settimana fa, alla vigilia della grottesca discussione avvenuta in
sala d'Ercole sull'aeroporto, il comitato che si oppone alla sua
realizzazione indirizzo' una lettera aperta al sindaco ed ai consiglieri
comunali esponendo le proprie ragioni.
Oggi, che si prospetta una discussione congiunta dei consigli comunale e
provinciale, voglio rispondere alla sollecitazione del comitato stesso
assicurando che da parte mia e delle forze che rappresento in Consiglio non
manchera' una presenza attenta alle ragioni che depongono contro la
realizzazione di questa opera.
Ho sempre sostenuto la necessita' di una analisi realistica della vicenda,
valutandone costi e benefici. Essa e' invece diventata una semplice carta da
giocare sul tavolo politico e di qualche piccolo affare economico: poco piu'
di un espediente propagandistico.
La sensazione che percepisco e' infatti che esista una diffusa
consapevolezza della irrealizzabilita' dell'aeroporto. Ma avverto come nel
contempo non si voglia rinunciare a spendere quest'unica moneta, se pure
ormai priva di valore.
Le provocazioni futuriste che hanno decorato le giornate viterbesi con
indicazioni stradali e aeroplanini di carta, ben rendono a mio parere, con
la loro leggerezza, l'irresistibile fragilita' di un progetto sempre piu'
privo di fondamenta.
Basta sentire i ministri che promettono fondi a Viterbo come a Latina,
mentre il Cipe non stanzia un euro per realizzare il nuovo aeroporto del
Lazio.
Insomma, basta lasciar parlare i fatti per vedere che il re e' nudo.

3. RASSEGNA STAMPA. ALESSANDRA MANGIAROTTI: LA CATASTROFE DEGLI AEROPORTI IN
ITALIA
[Dal sito del "Corriere della sera" (Corriere.it) riprendiamo il seguente
articolo del 18 marzo 2009 dal titolo "Da Trieste a Crotone: il crollo dei
mini aeroporti" e il sommario "Trasporti. A Forli' dimezzati i voli. Bolzano
perde il 10% in un mese. Passeggeri in fuga. Anche per le rotte cancellate
da Alitalia"]

Di tutti i piccoli aeroporti italiani, tutti con meno di un milione di
passeggeri l'anno, tutti gia' sotto i limiti della sopravvivenza, solo tre
si salvano in questo inizio 2009. Per gli altri e' crisi. Nera. Meno voli.
Meno merci. E soprattutto meno passeggeri. Da Ancona a Trieste Ronchi dei
Legionari, da Parma a Perugia, da Rimini a Catania. Crotone, nel mese di
gennaio rispetto a un anno prima, ha perso addirittura il 90% dei
viaggiatori. Forli', il 50%, ma i primi dati relativi a febbraio parlano di
un meno 60. Calo su calo anche per Bolzano: meno 37,9 a gennaio, dieci punti
in percentuale in piu' lo scorso mese.
Cosi' da tre mesi, anche per il settore cargo. E solo qualcuno sta
lentamente rialzando la testa. Colpa della crisi planetaria, della crisi di
settore e della crisi della vecchia Alitalia che e' andata ad innestarsi
sulla recessione globale. In alcuni casi anche dalla concorrenza dell'Alta
velocita'. Almeno a sentire le societa' di gestione dei piccoli scali, per i
quali anche la cancellazione (vedi Crotone) o l'attivazione (vedi Cuneo) di
un volo va a incidere pesantemente sui bilanci dell'attivita' aeroportuale.
Engelbert Ritsch e' il presidente della Airport Bolzano Dolomiti. Il "suo"
aeroporto ha perso il 13,5% di passeggeri nel corso dello scorso anno. Un
dato che alcuni giorni fa ha motivato cosi'. "Il 2008 - ha detto Ritsch al
"Corriere dell'Alto Adige" - e' stato l'anno in cui Alitalia ha interrotto
l'accordo con la nostra compagnia di riferimento, Air Alps, sospendendo il
volo Bolzano-Milano a marzo". Risultato: "I passeggeri sono scesi dagli
83.000 del 2007 ai 65.000 dello scorso anno ma, ottimizzando i costi di
gestione, il risultato operativo e' peggiorato di soli 100.000 euro,
passando da uno a 1,1 milioni di euro. Il volo su Roma e' passato dal 70 al
65% di occupazione dei posti". I primi dati di febbraio parlano di
un'ulteriore perdita di passeggeri: meno 47%. Ma i rapporti tra Air Alps e
la nuova Alitalia-Cai fanno ben sperare nel proseguimento del volo
Bolzano-Roma. Tratta per la quale e' atteso anche il bando per il sostegno
economico.
Segno meno anche davanti ai numeri dell'aeroporto di Trieste Ronchi dei
Legionari: a gennaio meno 17% dei passeggeri. Li' il crac di Alitalia ha
spazzato via i voli su Milano e Napoli e ridotto quelli su Roma. Tagli che,
aggiunti ai "crediti" vantati dalla societa' di gestione sulla vecchia
compagnia di bandiera, nei mesi scorsi hanno suscitato dure reazioni da
parte del sindaco e presidente dello scalo Roberto Dipiazza: "Faremo
contromosse con altre compagnie. Non sono piu' un patriota". A Parma di voli
non ne sono stati tagliati. "Il volo per Roma c'e' ancora, anche se in
codeshare", dicono dalla Sogeap. Ma e' bastato ridurre del 50% i posti ("la
tratta e' garantita da un aereo piu' piccolo") e aumentare le tariffe ("la
commercializzazione e' sempre di Alitalia") per far perdere allo scalo oltre
il 6% dei passeggeri a gennaio e quasi il 19 a febbraio. Un calo che va a
incidere, naturalmente, anche sui bilanci.
Doppia la lettura della crisi da parte della Seaf, la societa' che gestisce
l'aeroporto di Rimini, la porta verso Est: "Da una parte, infatti, il crollo
di passeggeri va ricondotto alla svalutazione del rublo e al calo dei
turisti dall'Est. Ma solo da una parte". Perche' dall'altra, ancora una
volta, la crisi generale va a intrecciarsi con quella nostrana. "Il crac
Alitalia e' stato tale da creare una fortissima disaffezione tra i
passeggeri. Ma dopo la crisi nera del 2008 si e' passati a una situazione di
incertezza". L'inversione di rotta sembra avviata: lo scalo di Rimini e'
passato da un meno 24,2% di gennaio a un meno 18. Stessa cosa per Ancona. O
Brindisi: dopo i quattro voli tagliati a fine anno e il meno dieci per cento
di passeggeri registrato a gennaio, febbraio avrebbe riportato il segno
piu'.

4. APPELLI. LEGA PER L'ABOLIZIONE DELLA CACCIA: UNA LETTERA ALLA COMMISSIONE
AMBIENTE DEL SENATO
[Dal sito della Lega per l'abolizione della caccia - Lac
(www.abolizionecaccia.it) riprendiamo il seguente appello dal titolo "E'
iniziato l'iter parlamentare della proposta di legge 'spara-tutto'"]

E' appena iniziato l'iter parlamentare di una proposta di legge
"spara-tutto", presentata dal senatore-cacciatore Franco Orsi, relatore
incaricato in Commissione Ambiente del Senato di preparare una bozza di
testo unificante varie proposte di legge per la riforma della 157/92.
Si tratta del peggiore attacco alla attuale legge per la protezione della
fauna selvatica, la 157 appunto, che se approvato ci portera' indietro di
decenni, una cosa gravissima alla quale abbiamo il dovere di opporci.
La proposta del relatore Orsi tra l'altro prevede: l'estensione degli orari
di caccia per mezzora dopo il tramonto (art. 18); la rimozione del divieto
di caccia nelle aree incendiate (art. 34); la possibilita' di cacciare nelle
foreste demaniali (art. 9); l'introduzione della caccia da natanti (art. 20)
attualmente vietata; il nomadismo sul territorio nazionale dei cacciatori di
fauna migratrice; l'aumento delle specie utilizzabili in numero illimitato -
e senza anellini identificativi della legittima provenienza - nell'odiosa
pratica dell'impiego dei richiami vivi (art. 4); la riduzione delle
modalita' di caccia praticabili con opzione in via esclusiva (art. 11); la
mancata limitazione del numero di colpi per le carabine in violazione della
legge 503/81 che ratifica la convenzione di Berna (art. 13); l'uso di
civette vive come zimbelli (art. 22); la caccia alla fauna stanziale nei
valichi montani che agevolerebbe spari illeciti contro i migratori (art.
22); l'esclusione dei guardiaparco dai soggetti attualmente preposti al
rispetto della legge (art. 28); l'introduzione dell'attestato di tirocinio
che consentirebbe ai sedicenni accompagnati di esercitare la caccia con un
fucile (art. 11).
La materia della conservazione della fauna selvatica e' troppo delicata per
essere lasciata in appannaggio a parlamentari che si riconoscono solo nelle
istanze della piu' retriva lobby "calibro 12", e che strizzano l'occhio
verso forme di caccia che sinora sono considerate dalla legge come atti di
bracconaggio.
*
Chiediamo dunque a tutti coloro cui sta a cuore la difesa degli animali di
mandare una lettera (proprio una lettera scritta e spedita per posta, pare
che questo vecchio sistema sia molto piu' efficace delle e-mail che vengono
cestinate) esprimendo il proprio fermo ma garbato dissenso: al Presidente
della Commissione Ambiente del Senato e al Vicepresidente della Commissione
Ambiente del Senato, c/o Senato della Repubblica, Palazzo Madama, 00186
Roma, scrivendo ad esempio:
"Egregio senatore,
vorrei esprimere il mio netto dissenso circa i contenuti del testo unificato
delle proposte di legge in materia di esercizio della caccia, adottato come
base di discussione dalla XIII Commissione Territorio/Ambiente del Senato in
data 11/3/2009, perche' - tra l'altro - ritengo assolutamente incompatibile
con la necessaria tutela del nostro patrimonio faunistico: l'estensione
degli orari di caccia per mezzora dopo il tramonto (art. 18), la rimozione
del divieto di caccia nelle aree incendiate (art. 34), la possibilita' di
cacciare nelle foreste demaniali (art. 9), l'introduzione della caccia da
natanti (art. 20) attualmente vietata, il nomadismo sul territorio nazionale
dei cacciatori di fauna migratrice, l'aumento delle specie utilizzabili in
numero illimitato - e senza anellini identificativi della legittima
provenienza - nell'odiosa pratica dell'impiego dei richiami vivi (art. 4),
la riduzione delle modalita' di caccia praticabili con opzione in via
esclusiva (art. 11), la mancata limitazione del numero di colpi per le
carabine in violazione della legge 503/81 che ratifica la convenzione di
Berna (art. 13), l'uso di civette vive come zimbelli (art. 22), la caccia
alla fauna stanziale nei valichi montani che agevolerebbe spari illeciti
contro i migratori (art. 22), l'esclusione dei guardiaparco dai soggetti
attualmente preposti al rispetto della legge (art. 28), nonche'
l'introduzione dell'attestato di tirocinio che consentirebbe ai sedicenni
accompagnati di esercitare la caccia con un fucile (art. 11).
Chiedo che il testo in oggetto non venga posto in votazione perche'
gravemente pericoloso per la salvaguardia del nostro patrimonio faunistico.
nome, cognome, indirizzo
Firma".

5. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "BIRDWATCHING IN EUROPA" DI GIUSEPPE BRILLANTE
[Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di
Giuseppe Brillante, Birdwatching in Europa. I migliori luoghi per osservare
gli uccelli in natura, Muzzio, Roma 2008]

Indice del volume
Austria/Neusiedler See. Sul lago dorato; Croazia/Kopacki Rit. Guerra e pace;
Danimarca/Isole Faroe. Un mondo a parte; Danimarca/Vejlerne. Equilibrio
delicato; Francia/Camargue. La citta' dei fenicotteri; Francia/Lago del Der
Chantecoq.- Sosta a cinque stelle; Francia/Sept Iles. La Riserva delle sette
isole; Francia/Baia della Somme. Wildlife in miniatura; Francia/La Crau. Una
delle ultime steppe d'Europa; Gran Bretagna/Skomer. Il rifugio delle berte
minori; Gran Bretagna/Bass Rock. L'isola delle sule; Gran Bretagna/Loch
Garten. Vita privata di un falco pescatore; Gran Bretagna/Isole Farne.
Incontri ravvicinati; Gran Bretagna/Isole Shetland. La forza del mare;
Grecia/Prespa. I laghi dei tre confini; Grecia/Kastoria. Un gioiello a
rischio; Grecia/Kerkini. Omaggio alla bellezza; Grecia/Dadia. La foresta dei
rapaci; Islanda/Nelle terre estreme; Italia/Delta del Po. Un paradiso per
ogni stagione; Italia/Risaie lombardo-piemontesi. I borghi degli aironi;
Italia/Sardegna. Dove volano i falchi della regina; Italia/Stelvio. Tra le
vette del gipeto; Italia/Gran Paradiso. Dove osano le aquile;
Norvegia/Runde. Fascino del Nord; Norvegia/Varanger. Il fiordo delle
meraviglie; Olanda/Friesland. Dove svernano le oche; Olanda/Texel. La forza
delle maree; Polonia/Bialowieza. Nel regno del bisonte; Polonia/Biebrza. La
valle del croccolone; Romania/Delta del Danubio. Dove muore il grande fiume;
Spagna/Coto Donana. Alla foce del Guadalquivir; Spagna/Monfrague. Terra di
avvoltoi; Spagna/El Gordo. Il paese delle cicogne; Svezia/Gotland. Il
piacere della scoperta; Svezia/Hornborga. Sulla rotta delle gru;
Svizzera/Val Roseg. Il bosco dei folletti alati; Svizzera/Da Ginevra a
Neuchatel. Mosaici d'acqua; Ungheria/Hortobagy. Tra le pieghe del tempo;
Elenco delle specie; Il taccuino del Birdwatching.
*
Introduzione
Quattro anni di lavoro. E' il tempo che ho impiegato a raccogliere il
materiale per il libro che avete tra le mani. Ho avuto il privilegio di
visitare i piu' importanti santuari del birdwatching in Europa, una cosa che
gia' da sola mi ha ripagato degli sforzi e delle difficolta' affrontate.
Ogni volta sono rimasto incantato davanti allo spettacolo delle scogliere
vocianti stracolme di uccelli, della tundra segnata da un volo di cigni
selvatici, delle lagune macchiate dal rosa dei fenicotteri, dei boschi in
cui risuona il tamburellare dei picchi. E ogni volta ho provato una strana
amarezza. Stiamo distruggendo la natura a un ritmo forsennato. Di questo
passo non rimarra' nulla. Mi domando quale contributo posso dare io, che
vivo di scrittura e fotografia, per fermare una tale follia. Allora provo a
raccontare, dico alla gente di andare a vedere animali e paesaggi prima che
scompaiano. Cerco di farlo al meglio, con in testa un pensiero: chi avra'
piu' la stupidita' di radere al suolo una foresta sapendo quale
straordinaria miriade di forme di vita ospita o il coraggio di mangiare un
pulcinella di mare dopo aver ammirato la sua buffa espressione da clown?
Sono convinto che il solo modo per vincere la battaglia per la conservazione
degli ecosistemi e degli animali che ci vivono sia farli conoscere alla
gente. Perche' nessun uomo salvera' mai quello che non ama.
Penso anche che un'altra maniera sia quella di creare un indotto economico.
Un turismo naturalistico intelligente porta denaro alle comunita' locali che
considereranno cosi' l'ambiente non come qualcosa da sfruttare fino
all'esaurimento, ma come una ricchezza da tutelare. Il migliore esempio e'
la caccia alle balene. Ora che il whalewatching, l'osservazione dei cetacei,
sta prendendo piede attirando frotte di curiosi disposti a pagare per
vederli sono sempre di piu' quelli pronti a credere che investire nella
protezione dei mammiferi marini sia piu' sensato che ucciderli,
trascinandoli sul baratro dell'estinzione. Lo so, l'ultimo concetto puo'
sembrare volgare. Bisognerebbe capire che la vita, di qualunque tipo, ha un
valore intrinseco e che le meraviglie della Terra vanno salvaguardate
perche' sono uniche in tutto l'Universo. Ma cio' richiede una sensibilita'
che si forma soltanto lavorando duro sulle prossime generazioni. Un percorso
che va fatto, ovviamente, ma il problema e' che a quel punto potrebbe gia'
essere troppo tardi.
Ecco quindi la filosofia che mi ha guidato. Per questo colgo l'occasione per
ringraziare l'editore Franco Muzzio per il suo costante impegno a favore
della conoscenza della natura. Il libro non pretende di essere esaustivo. La
scelta dei luoghi ha seguito tre criteri: l'importanza dell'area dal punto
di vista ornitologico, la facilita' di osservazione e la concentrazione di
specie. Inoltre, data la mole di lavoro, qualche errore puo' sfuggire. Se e'
capitato chiedo scusa ai lettori. Spero in compenso di aver regalato loro la
voglia di prendere un binocolo, un manuale e avventurarsi alla scoperta del
mondo degli uccelli. Cosi' forse un giorno saranno molti di piu' quelli
capaci di farsi ammaliare dalle bellezze del pianeta rispetto a quanti le
distruggono cementificando e sparando. E' soltanto un augurio? Mi piacerebbe
davvero poter pensare che e', invece, una promessa.
*
Da pagina 88
Delta del Po. Un paradiso per ogni stagione
Non occorre andare tanto lontano per trascorrere qualche super-giornata di
birdwatching. Forse non ce ne rendiamo conto, ma uno dei luoghi migliori in
Europa dove osservare gli uccelli si trova nel nostro Paese. Anche gli
stranieri, ben piu' abituati degli italiani a viaggiare in cerca di uccelli,
stanno iniziando a scoprirlo in questi ultimi anni, e ne rimangono
entusiasti: c'e' chi non esita a paragonarlo alla Camargue, al Delta del
Danubio o agli altri grandi santuari della natura che ogni appassionato non
manca di conoscere. Lo spettacolo offerto dal Delta del Po e' davvero di
quelli che lasciano senza fiato, quale che sia la stagione. Gli immensi
stormi di anatre nei mesi invernali, i marangoni minori che nidificano
accanto alle spatole e agli aironi rossi, le passeggiate nei boschi allagati
in primavera accompagnati dai trilli dell'usignolo di fiume, le meravigliose
colonie di gabbiani corallini e gabbiani rosei, il brulicare dei trampolieri
tra le salicornie in una mattina di fine estate, i voli delle albanelle e
dei falchi di palude sopra i canneti... non basterebbero pagine per
descrivere il grande show del Delta, l'abbondanza di vita che regna in
quest'angolo d'Italia, stretto tra la Pianura Padana e l'Adriatico.
*
Una miriade di specchi d'acqua
Come e' ovvio, quando si parla di un delta sono le zone umide a dominare il
paesaggio: nel caso del delta padano, i canali e i bracci del Po si
alternano ad acquitrini, a paludi e soprattutto alle valli, aree di acqua
salmastra che l'uomo crea per la pesca ma che sono naturalmente sfruttate da
migliaia di uccelli. Poi ci sono le lagune, separate dal mare da cordoni di
dune: lagune che possono essere vive, quando le onde entrano ed escono, o
morte, quando sono chiuse (e allora sono chiamate pialasse). Tra lagune e
valli ecco canneti, boschetti di salici e ontani, formazioni di pini
domestici, scampoli di macchia mediterranea. E poi barene, argini, lingue di
sabbia, banchi di fango tra uno specchio d'acqua e l'altro. Questa grande
varieta' ambientale da secoli e' regolata dall'infinita lotta tra uomo e
natura: sarebbe sbagliato, infatti, pensare che il delta padano sia un'area
dove la natura regna incontrastata. Da sempre l'uomo ha plasmato la
geografia della zona, giocando a braccio di ferro con la forza del fiume e
del mare, creando terra e acqua la' dove meglio credeva. Provate ad andare
al museo allestito nel Castello estense di Mesola, ultimo borgo del
ferrarese prima del confine con il Veneto: rimarrete a bocca aperta di
fronte alle antiche mappe che rivelano le molteplici forme assunte dal delta
nel corso dei secoli. Ancora oggi, l'uomo e' attore fondamentale nel
delineare il paesaggio deltizio: non solo per i tanti centri abitati che
costellano la pianura veneta e romagnola, ma anche per l'azione esercitata
sulle acque del fiume grazie ai cantieri idrovori, agli argini di
contenimento, alle chiuse, alle casse di espansione. Mezzi e strutture per
proteggere gli uomini dalle piene, ma adatti anche a creare ambienti dove
ospitare i visitatori alati.
*
Numeri da record
Grazie alla varieta' degli ambienti, l'avifauna del delta e' ricca e
composita: negli ultimi decenni, sono state segnalate oltre 300 specie, di
cui piu' di 150 nidificanti e 180 svernanti. La punta di diamante sono
naturalmente gli uccelli acquatici, i cui numeri lasciano senza parole in
primavera come in inverno. Molte specie hanno qui l'unica area di
nidificazione in Italia, o comunque la piu' importante: e' il caso non solo
del marangone minore, che nel delta ha il solo sito riproduttivo dell'Europa
occidentale, ma anche della spatola, della pernice di mare, della sterna
zampenere, della beccaccia di mare. Per il fraticello si tratta addirittura
della piu' importante area di riproduzione europea.
Anche il fenicottero ha iniziato a metter casa nell'area, pochi anni fa,
mentre sono ormai numerose le garzane, con tutte le nove specie europee di
aironi nidificanti, e le colonie di gabbiani e sterne, rappresentati con
nove specie (quelle di gabbiano corallino sono tra le piu' importanti
d'Italia). Numerosi poi i visitatori di passaggio e gli svernanti, anatre e
trampolieri prima di tutto. Nei mesi invernali la concentrazione di avifauna
acquatica e' spesso impressionante: non e' raro che oltre 50.000 uccelli
affollino le valli e le lagune (in un recente censimento condotto nella sola
area del parco romagnolo ne sono stati contati quasi 120.000). Tante
naturalmente le rarita', che ogni anno non mancano mai di stupire i
birdwatcher piu' esperti.
Anche i rapaci sono ben rappresentati: non e' difficile scorgere falchi
cuculi e falchi pescatori in periodo di migrazione, mentre d'inverno sono
state avvistate aquile anatraie e aquile di mare. Insomma, un paradiso per
ogni stagione, che non manca di riservare sorprese anche per quanto riguarda
le specie piu' piccole, soprattutto in primavera e in autunno.
E' necessario precisare che con il nome di delta si indica in realta' una
zona ben piu' ampia della Foce del Po, zona che comprende aree umide anche
piu' a sud del delta vero e proprio. In particolare, il delta geografico,
con tutti i rami attivi del fiume (Po di Levante, Po di Maistra, Po di
Pila...), e' quasi interamente compreso in Veneto (provincia di Rovigo) e
tutelato da un parco regionale; in Emilia Romagna (province di Ravenna e
Ferrara) sono invece ubicate le zone umide del delta storico (come il Po di
Volano), quelle lungo la Riviera Adriatica, da Comacchio a Cervia, e anche
alcune aree dell'entroterra ferrarese, tutte protette da un secondo parco
regionale.
*
Check list
Tutto l'anno: cormorano, marangone minore, tarabuso, airone bianco maggiore,
garzetta, fenicottero, volpoca, moretta tabaccata, fistione turco, talco di
palude, beccaccia di mare, avocetta, fratino, pettegola, gabbiano corallino,
beccapesci, forapaglie castagnolo, basettino.
Primavera/estate: airone rosso, sgarza ciuffetto, nitticora, cicogna bianca,
spatola, mignattaio, cavaliere d'Italia, pernice di mare, gabbiano roseo,
stema comune, stema zampenere, fraticello, mignattio piombato, gruccione,
salciaiola, cannareccione.
Migrazioni/inverno: oca selvatica, oca lombardella, fischione, altre anatre,
limicoli.
*
Una realta' composita, quindi, con molteplici possibilita' di visita:
difficile condensare in poco spazio i migliori itinerari per i birdwatcher.
Sono tante infatti le zone che possono regalare emozioni e permettere
l'avvistamento delle oltre 300 specie segnalate nell'area.
*
Lo spettacolo comincia
Le osservazioni possono iniziare alla Foce dell'Adige, poco a sud di
Chioggia. Davanti ai canneti di Valle Morosina, sostando sull'argine del
fiume, si scopre facilmente una bellissima colonia mista di aironi cenerini
e aironi rossi che sembra quasi accogliere il birdwatcher in visita al
delta. Proseguendo verso sud, e' da non perdere la strada che da Portesine
(localita' in riva all'Adige) va fino al Po di Levante, "tagliando" le
valli: in ogni stagione si possono fare eccellenti avvistamenti. In estate,
per esempio, nidificano avocette, volpoche, pettegole, fraticelli; in
autunno e primavera e' comune vedere stormi di trampolieri, tra cui totani
mori e gambecchi; in inverno non mancano svassi, strolaghe e anatre. Una
volta giunti al Po di Levante, si prosegue verso l'Isola di Albarella in un
ambiente dove sono comuni i fenicotteri e varie specie di gabbiani. Si torna
poi indietro sulla statale Romea, si fa qualche centinaio di metri verso sud
e si devia ancora verso il mare e la localita' di Porto Levante: da qui
inizia la via delle Valli di Porto Viro, un'altra zona che regala belle
osservazioni. La strada serpeggia tra argini e lagune; alcune torrette
permettono anche la vista dall'alto. Tra le specie piu' comuni non solo le
beccacce di mare, le volpoche, le avocette, ma anche moltissime specie di
anatre, gabbiani, cormorani, trampolieri, nonche' falchi di palude e
passeriformi di canneto. Prima di arrivare a Ca' Pisani - Ca' Venier, dove
la strada e' bloccata dal Po di Venezia, la Golena di Ca' Pisani offre
camminamenti e capanni.
Arrivati all'incrocio, si puo' svoltare a destra e proseguire per Mea, dove
in inverno svernano oche lombardelle e selvatiche, pavoncelle e pivieri
dorati; o girare a sinistra, proseguendo verso Ca' Zuliani e Boccasette.
Dopo Boccasette la strada rettilinea sembra quasi voler sprofondare nel
delta: e' questa una delle zone piu' interessanti, visitata da migliaia di
limicoli e sterne sia in estate sia in autunno (spesso sono presenti anche
alcune rarita'). Ritornati a Ca' Zuliani, e' consigliabile seguire le
indicazioni per Pila, punto estremo delle terre emerse: nella valle omonima
nidificano moltissime specie, tra cui spesso anche la sterna zampenere e la
pernice di mare.
*
Da pagina 98
Risaie lombardo-piemontesi. I borghi degli aironi
Alcuni l'hanno definito il mare a quadretti. Altri, meno poetici, una fucina
di zanzare assatanate. Quel che e' certo e' che il triangolo del riso
italiano, tra Vercelli, Novara e Pavia, non e' noto solo ai buongustai.
Anche per gli appassionati di natura le risaie tra Piemonte e Lombardia
emanano un fascino speciale: per quell'infinita distesa di specchi d'acqua
solcata da piccoli argini di terra e radi boschetti, in cui crescono le piu'
pregiate qualita' del cereale; e poi, per i suoi innumerevoli abitanti
alati.
Candide garzette e tozze nitticore, grandi aironi cenerini e piccole sgarze
ciuffetto: pochi sanno che, grazie al riso, l'Italia ospita una delle
maggiori popolazioni di aironi di tutto il continente. Non par vero ai
trampolieri di trovare a portata di becco tanto cibo (tra le verdi
pianticelle di riso vivono rane, rospi e piccoli pesci); e data
l'abbondanza, nella zona proliferano le colonie di nidificazione, dette
garzaie, che spuntano ovunque si trovi una macchia di salici, di ontani o di
robinie. Certo, e' un pallido residuo di quello che doveva essere la Pianura
Padana prima che l'uomo intervenisse bonificando il territorio. Un paesaggio
di infinite aree umide, paludi e acquitrini, sulle cui sponde crescevano
rigogliosi boschi di salici e pioppi affollati da migliaia di aironi. Ma
anche oggi, tra campi di mais e grano, si puo' cogliere qualcosa di quel
fascino speciale.
*
Vita nascosta lungo il Sesia
Trascorrere una mattina di primavera lungo il Sesia (la Sesia, secondo i
locali) e' il modo migliore per capire quanta vita sia nascosta in questo
angolo di pianura. Ci si apposta nel capanno allestito dal Parco delle Lame
del Sesia, poco lontano da Oldenico, nel vercellese, facendo attenzione a
posteggiare l'auto dove indicato e a procedere lungo l'argine senza rumore,
e ci si mette a guardare: in mezzo al fiume, l'Isolone di Oldenico, riserva
naturale speciale, ospita una delle piu' grandi citta' degli aironi
italiane. E' tutto un brulicare di vita: i piccoli degli aironi cenerini, ai
piani alti degli alberi, reclamano il cibo; le garzette e le nitticore, piu'
in basso, sono ancora in cova; qua e la' compaiono cormorani, sgarze
ciuffetto, aironi guardabuoi. Il cielo e' costellato da voli di uccelli che
fanno la spola tra i nidi e le risaie: ce ne sono anche alcuni dal curioso
becco ricurvo verso il basso, gli ibis sacri (quelli dei geroglifici, per
intenderci). Scappati da qualche giardino zoologico, dal 1995 si sono
perfettamente adattati alla vita della garzaia: il Parco delle Lame del
Sesia ospita l'unica colonia italiana, con circa 160 individui e 40 coppie
nidificanti. L'area protetta tutela zone estremamente importanti per
l'avifauna: non solo un tratto del fiume e l'isolone, ma anche tre riserve
naturali speciali nei dintorni, non accessibili al pubblico: la Garzaia di
Carisio, la Palude di Casalbeltrame e la Garzaia di Villarboit.
Basta perdersi su qualche strada tra le risaie per fare ottimi avvistamenti.
A ovest di Vercelli, per esempio, attorno ai paesi di Crova e Veneria;
oppure a sud di Novara, dove Borgolavezzaro si e' recentemente autodefinito
"borgo degli aironi". Ma un po' ovunque ci siano campi allagati si puo'
incrociare lo sguardo di un airone o di qualche trampoliere che qui si ferma
durante la migrazione primaverile. Il momento in cui le ampie, basse e
larghe vasche di terra vengono riempite d'acqua, in aprile, corrisponde
infatti al passaggio di molti limicoli, che dalle zone di svernamento stanno
volando verso i luoghi di riproduzione artici. Le risaie in corso di
riempimento, con acqua bassa e libera sufficiente per muoversi e cercare
cibo, costituiscono un'occasione inattesa per rifocillarsi prima di
proseguire il viaggio: ecco allora stormi di piro piro boscherecci e di
piovanelli pancianera, accompagnati da pittime reali, combattenti e
gambecchi. Frequenti sono anche gli avvistamenti di cavalieri d'Italia, che
restano a nidificare in zona. Ma sono gli aironi i veri protagonisti.
*
Da pagina 106
Stelvio. Tra le vette del gipeto
L'ultimo gipeto delle Alpi fu abbattuto nel 1913. Da allora, per molti
decenni, il volo di questo magnifico avvoltoio ha smesso di solcare i nostri
cieli. Oggi il gipeto e' tornato, grazie soprattutto a un progetto
internazionale di reintroduzione partito una decina di anni fa. La storia di
questo grande avvoltoio merita di essere raccontata perche' rappresenta in
modo esemplare la lotta per la sopravvivenza della natura, che contrappone
quelli che distruggono a quelli che dedicano la propria esistenza al
tentativo di salvare sia le specie sia gli habitat.
Un tempo, nel Vecchio Continente, il gipeto era diffuso sui principali
sistemi montuosi dell'Europa meridionale e centrale, con un areale quasi
continuo dalla penisola iberica ai Balcani. A causa della caccia e dei
bocconi avvelenati, spesso destinati dagli allevatori ai lupi e alle volpi,
fu sterminato. Attualmente sopravvivono alcune popolazioni isolate sui
Pirenei (una ventina di coppie sul versante francese e un centinaio su
quello spagnolo), in Corsica (10 coppie), in Grecia (a Creta quattro o
cinque coppie). Quanto all'Italia, era presente oltre che sulle Alpi, anche
in Sicilia e Sardegna.
Poi, come abbiamo gia' detto, nel nostro Paese si estinse definitivamente.
Almeno fino a quando una trentina di anni fa in Svizzera si comincio' a
parlare di reintroduzione. Furono formate coppie riproduttrici con esemplari
in cattivita' e si diede avvio al rilascio con la tecnica dell'hacking: due
giovani di circa tre mesi, in grado di nutrirsi ma non di volare, vengono
introdotti in un nido artificiale su una parete rocciosa. Per un breve
periodo vengono riforniti di cibo, finche' non sviluppano comportamenti
istintivi.
Nel 1986 furono rilasciati i primi avvoltoi negli Alti Tauri (Austria),
l'anno dopo in Alta Savoia (Francia), poi in Engadina (Svizzera), nel Parco
nazionale del Mercantour (al confine tra Francia e Italia) e in quello delle
Alpi Marittime (Piemonte). Fino alle liberazioni nel 2000 nel Parco
nazionale dello Stelvio (Lombardia e Trentino-Alto Adige). Nel 1998 nacque
il primo piccolo sulle montagne della Savoia, a cui fece seguito un secondo,
l'anno successivo, nello Stelvio. La scelta di coinvolgere il nostro Paese
nel programma di reintroduzione la fecero soprattutto gli avvoltoi, che fin
dall'inizio mostrarono una marcata preferenza per i versanti alpini
meridionali: quasi la meta' degli esemplari liberati fino al 1994 fu
rintracciata in territorio italiano.
Da allora di acqua ne e' passata sotto i ponti. Oggi la popolazione delle
Alpi si aggira sui 100 individui, molti dei quali sono nati in liberta'. Nel
Parco nazionale dello Stelvio si riproducono almeno quattro coppie. Vedere
questi maestosi uccelli non e' facile, ma ci sono alcuni luoghi in cui le
possibilita' di avvistamento sono piu' alte.
*
Da pagina 112
Gran Paradiso. Dove osano le aquile
Vette maestose, canaloni, praterie d'altitudine e foreste, regno dell'aquila
reale e dello stambecco. Il Parco nazionale del Gran Paradiso, che prende il
nome dalla sua vetta piu' alta (4061 metri), e' stato istituito nel 1922 su
un territorio che godeva da almeno una settantina di anni di una certa
protezione. Era una Riserva reale di caccia dove si recava spesso Vittorio
Emanuele II. Il principale merito dell'area protetta e' quello di aver
salvato dall'estinzione gli stambecchi, ormai scomparsi da tutto l'arco
alpino. Oggi questi ungulati sono cresciuti di numero e, insieme ai camosci,
costituiscono forse la principale attrazione naturalistica.
Anche gli uccelli sono numerosi (95 le specie censite, di cui 75
nidificanti), ma piu' difficili da osservare che nelle foci dei fiumi o
nelle paludi.
La specie simbolo e' senza dubbio l'aquila reale, presente con 23/24 coppie.
I luoghi migliori per vederla sono, in Val d'Aosta, la Valle di Cogne e i
valloni laterali che si diramano, dove sono presenti almeno tre coppie, la
Valsavarenche e, nel versante piemontese, l'alta Valle dell'Orco.
Con un po' di fortuna e' possibile scorgere in volo la caratteristica sagoma
a croce del gipeto. Scomparso dall'area protetta nel 1912, questo avvoltoio
sta gradualmente tornando sulle Alpi grazie a un progetto internazionale di
reintroduzione. L'ultimo esemplare valdostano fu ucciso in Val di Rhemes,
dove, forse per una sorta di espiazione simbolica, oggi si trova un centro
visite con un'esposizione sulla sua storia. Il primo avvistamento al Gran
Paradiso e' datato 1989; da allora il rapace viene osservato con regolarita'
soprattutto in inverno. Il numero dei rilevamenti e' altissimo: ben 280 nel
2007.
*
Cosa si nasconde nelle foreste
I boschi del parco ospitano il picchio nero, il picchio verde, il picchio
rosso maggiore e il picchio rosso minore. E' accertata la presenza dello
sparviere, dell'astore, della civetta nana e della civetta capogrosso,
mentre nei lariceti sono comuni la cincia dal ciuffo, la cincia bigia
alpestre e la cincia mora. Piu' elusivi, il rampichino alpestre, il picchio
muratore, il crociere, il ciuffolotto, la ghiandaia e la nocciolaia.
Ai margini della foresta di conifere, tra i cespugli di rododendro e di
mirtillo, si nasconde il fagiano di monte (150/200 coppie). Il periodo
migliore per osservare questo tetraonide e' la primavera quando i maschi,
all'alba, si esibiscono in caratteristiche parate per convincere le femmine
ad accoppiarsi.
*
Incontri d'alta quota
La zona oltre il limite della vegetazione e' il regno del sordone, del
culbianco, del fringuello alpino, del gracchio alpino (particolarmente
numeroso e facile da avvicinare intorno al Rifugio Vittorio Sella), del
gracchio corallino (una bella stazione si trova in alta Valnontey), della
coturnice e della pernice bianca. Sebbene quest'ultima abbia nell'area
protetta una sua roccaforte (sono forse piu' di 200 le coppie presenti), la
sua osservazione e' sempre problematica a causa del piumaggio mimetico in
ogni stagione: bianco candido in inverno, bruno-rossiccio in estate.
Comunque, si puo' provare a battere il fondo della Val di Rhemes, oltre il
rifugio Benevolo, e la parte alta del Colle del Nivolet. Le zone d'alta
quota, specie se accolgono al loro interno gole e pareti rocciose, sono
l'ambiente di nidificazione ideale del picchio muraiolo dalle splendide ali
rosso carminio, che quando vola piu' che un uccello sembra una farfalla.
*
Check list
Tutto l'anno: gipeto, aquila reale, fagiano di monte, pernice bianca,
coturnice, civetta capogrosso, picchio nero, spioncello, merlo acquaiolo,
sordone, culbianco, stiaccino, cincia bigia alpestre, cincia dal ciuffo,
picchio muraiolo, corvo imperiale, nocciolaia, gracchio alpino, gracchio
corallino, fringuello alpino. crociere, venturose, organetto.
Primavera/Estate: merlo dal collare, codirossone.
*
Uno dei luoghi dove il suo avvistamento e' molto probabile e' il sentiero
che in Valsavaranche si dirige verso il pianoro del Nivolet. Per poterlo
scorgere mentre si sposta in cerca di cibo di roccia in roccia servono molta
pazienza e un po' di "mestiere". Su queste stesse pareti nidificano rondine
montana, rondone maggiore e corvo imperiale, il cui richiamo inconfondibile
risuona un po' ovunque. I ripidi costoni dell'alta Valle dell'Orco ospitano
una delle due coppie di gufo reale presenti entro i confini del parco
nazionale. Vedere questo maestoso rapace e' un evento del tutto eccezionale
e fortuito, ascoltarne il potente lamento, al contrario, e' abbastanza
semplice, in particolare all'inizio della primavera, all'alba e al tramonto.
Nel fondovalle, lungo i torrenti Savara e Valnontey, si possono compiere
incontri emozionanti con il merlo acquaiolo.
*
In pratica
Il Parco del Gran Paradiso e' visitabile tutto l'anno, anche se la primavera
e l'estate sono i periodi migliori per le osservazioni. L'area protetta
include 5 valli: tre valdostane (Valsavarenche, Valle di Cogne, Val di
Rhemes) e due piemontesi (Valle dell'Orco e Valle Soana). Il versante
vadostano si raggiunge con la A5 da Aosta (uscita Aosta ovest); quello
piemontese con la SS460 da Torino o con la SS565 e poi la SS460 da Ivrea.

6. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI
VITERBO

Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la
riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 167 del 20 marzo 2009

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