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Minime. 763
- Subject: Minime. 763
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 18 Mar 2009 01:41:52 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 763 del 18 marzo 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Maria G. Di Rienzo: Telefonini 2. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 3. Alcune cose che occorre fare subito contro il razzismo 4. Dal Ministero della Cultura Popolare 5. Rita Ghedini: Aberrazioni razziste 6. Severino Vardacampi: Cedere un poco e' capitolare del tutto 7. Alcuni estratti da "La parola e la scrittura" di Louis Lavelle 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: TELEFONINI [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento] Gentile Ministro delle Poste e Telecomunicazioni, (non si allarmi per il "gentile", e' convenzionale), mi dicono che il problema sia di sua competenza, e percio' mi permetto di disturbarla. Pur non essendo in possesso di telefono cellulare, sento l'obbligo di informarla che tali attrezzi, di qualsiasi marca e con qualsiasi status contrattuale, nelle mani degli italiani non funzionano. Ho le prove di quanto affermo, stia a sentire: il mese scorso, a Cosenza, un uomo sequestra una donna alla stazione degli autobus, davanti a decine di persone. La donna chiede aiuto, grida, resiste. Nessuno muove un dito o dice una parola. E' vero, signor Ministro, la vittima dell'aggressione era rumena, mi rendo conto che questo e' un deterrente all'intervento della societa' civile, per non parlare delle ronde di probi cittadini. Ed e' legittimo avere paura o essere sotto shock di fronte ad un atto di violenza. Ma e' assolutamente impossibile che nessuno abbia digitato i numeri 1-1-3 sul cellulare che aveva in tasca o in borsetta. Per cui, devono averlo fatto, e l'attrezzo non ha funzionato. Un vero peccato, non crede? La giovane donna e' stata violentata per dieci giorni dal rapitore, che infine l'ha ricondotta alla stazione degli autobus dove e' stata presa in carico da un secondo stupratore per ulteriori cinque giorni di abusi. Anche in questo caso, nessuno e' intervenuto. Ma, ripeto, sicuramente hanno provato ad allertare la polizia tramite i loro dannati e inutili telefonini. Come in gennaio, a Pordenone, dove un invalido civile al 100% viene pestato in una pubblica piazza da tre farabutti perche' omosessuale, in mezzo a una folla che i media hanno giudicato indifferente: non era vero signor Ministro, noi italiani siamo brava gente, ci teniamo alla sicurezza e all'ordine pubblico, e comunque la nostra umanita' non ci permetterebbe di voltare la testa dall'altra parte: e' solo che i cellulari non ci funzionano, mannaggia. 2. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 3. AGENDA. ALCUNE COSE CHE OCCORRE FARE SUBITO CONTRO IL RAZZISMO [Riproponiamo ancora una volta il seguente appello] Proponiamo che non solo le persone di volonta' buona, non solo i movimenti democratici della societa' civile, ma anche e in primo luogo tutte le istituzioni fedeli allo stato di diritto, alla legalita' costituzionale, all'ordinamento giuridico democratico, si impegnino ora, ciascun soggetto nell'ambito delle sue peculiari competenze cosi' come stabilite dalla legge, al fine di contrastare l'eversione razzista che sta aggredendo il nostro paese. Ed indichiamo alle persone, ai movimenti ed alle istituzioni democratiche alcune iniziative necessarie ed urgenti. * 1. Respingere le proposte palesemente razziste, eversive ed incostituzionali del cosiddetto "pacchetto sicurezza". * 2. Adottare un programma costruttivo per la difesa e la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani: a) provvidenze di accoglienza a livello locale, costruendo sicurezza per tutte le persone nell'unico modo in cui sicurezza si costruisce: nella solidarieta', nella legalita', nella responsabilita', nell'incontro, nell'assistenza pubblica erogata erga omnes; b) cooperazione internazionale: poiche' il fenomeno migratorio evidentemente dipende dalla plurisecolare e tuttora persistente rapina delle risorse dei paesi e dei popoli del sud del mondo da parte del nord, occorre restituire il maltolto e cooperare per fare in modo che in nessuna parte del mondo si muoia di fame e di stenti, che in nessuna parte del mondo vigano regimi dittatoriali, che in nessuna parte del mondo la guerra devasti l'umanita', che in nessuna parte del mondo i diritti umani siano flagrantemente, massivamente, impunemente violati; c) regolarizzazione di tutti i presenti nel territorio nazionale ed interventi normativi ed operativi che favoriscano l'accesso legale nel paese; d) riconoscimento immediato del diritto di voto (elettorato attivo e passivo) per tutti i residenti; e) lotta alla schiavitu' ed ai poteri criminali locali e transnazionali che la gestiscono e favoreggiano. * 3. Aprire un secondo fronte di lotta per la legalita' e contro il razzismo, con due obiettivi specifici: a) dimissioni del governo golpista e nuove elezioni parlamentari; b) messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord. 4. LE ULTIME COSE. DAL MINISTERO DELLA CULTURA POPOLARE Questo ripristinato Ministero della Cultura Popolare emana quanto qui segue. Primo, al muso nero puo' dar la caccia ogni ronda padana. Secondo: ogni nemico dell'impero se ne ritorni in fretta alla sua tana, o di legnate e' pronto un metro stero per lui e per la sua gentaccia cana. Terzo: procedasi in modo sommario a eriger forche e pire su ogni piazza con buon risparmio pel pubblico erario. E se qualcosa c'e' che v'imbarazza per ogni chiarimento necessario fa testo "La difesa della razza". 5. UNA SOLA UMANITA'. RITA GHEDINI: ABERRAZIONI RAZZISTE [Ringraziamo La senatrice Rita Ghedini (per contatti: staff at ritaghedini.it) per averci messo a disposizione il testo di questo suo intervento del 5 febbraio 2009] 5 febbraio 2009: siamo alla fase finale del voto sul Ddl 733 in materia di sicurezza. Ne abbiamo gia' parlato su queste pagine, ne hanno parlato moltissimo i giornali, abbiamo fatto assemblee sui territori, con i cittadini, con le associazioni degli immigrati; fin da maggio dello scorso anno, all'epoca dell'approvazione del primo decreto, c'e' stato - e spero continui - un ampio movimento di opinione contro le molte aberrazioni che questo provvedimento contiene. Richiamo qui brevemente le principali: introduzione del reato di immigrazione clandestina, con arresto, multa ed espulsione immediata; titolarita' del permesso di soggiorno per il rilascio di atti di stato civile ed in particolare per contrarre matrimonio; rimpatrio dei minori comunitari che esercitino la prostituzione; superamento di un test di lingua italiana per ottenere il permesso di soggiorno di lungo periodo; istituzione del "permesso di soggiorno a punti"; istituzione del registro dei clochard; possibilita' di istituzione delle "ronde"; e cosi' proseguendo. Nella seduta di ieri pomeriggio, con la "copertura" del voto segreto, la maggioranza ha mostrato le proprie smagliature e i dubbi che la attraversano, a proposito di molte di queste norme, francamente discriminatorie e razziste: per tre volte abbiamo ottenuto l'approvazione di nostri emendamenti, conseguendo un importante risultato, sia sul piano politico che su quello ordinamentale: e' stato fermato il progetto di estensione fino a 18 mesi degli stranieri nei Cie - centri di identificazione ed espulsione (gia' Cpt): la permanenza, ora, non potra' superare i 2 mesi, estensibili ad un massimo di 4; e' stato bloccato l'allungamento a 5 anni del termine di soggiorno necessario per ottenere il ricongiungimento dei familiari. Siamo, pero', in prima lettura: il provvedimento ora passera' alla Camera; molto puo' ancora cambiare, e purtroppo non e' detto che cambi in meglio. Stamattina, pero', la "gioia" del risultato di ieri sera e' stata annientata dall'andamento della prosecuzione dei voti: la maggioranza si e' ricompattata e ha garantito la massima presenza (cosi' tanti ministri e sottosegretari in aula tutti insieme non li avevamo mai visti) e l'approvazione di emendamenti ed articoli e' proseguita - purtroppo - senza sorprese. E' stato approvato anche l'emendamento simbolo dell'aberrazione che connota lo spirito di questa legge: quello della Lega che sopprime il divieto - previsto dal Testo Unico sull'immigrazione - ai medici di segnalare "irregolari" cui vengano prestate cure. Credo che la norma introdotta parli da se', ma vi invito comunque a pensare a cosa potra' accadere (si legga l'intervento del senatore Bosone nel sito del Senato): le persone non in possesso di un permesse di soggiorno regolare, per timore di essere denunciate, non si faranno piu' curare presso strutture pubbliche, producendo in tal modo danni gravissimi a se stessi, ai propri figli, facendo proliferare reti di assistenza illegale, sottraendosi alla rete di monitoraggio della salute collettiva, con pericolo per se' e per tutti, diventando, insomma, ancor piu' irregolari, illegali, invisibili. Questo e' il frutto della "cattiveria" che il Ministro Maroni ha fatto assurgere a categoria dell'agire politico e, quel che e' peggio, della convivenza civile. Si', questa e' l'aberrazione piu' grande: aver fomentato la paura, averla coltivata per farne uno strumento di consenso e di controllo, aver permesso che la paura diventi giustificazione all'idiozia, alla disumanita', alla persecuzione (si legga l'intervento della senatrice Anna Finocchiaro nel sito del Senato). Signori del governo e della maggiroanza parlamentare che lo sostiene, non vi seguiremo mai su questa strada: la sicurezza delle persone - di tutte le persone - e' un bene tanto prezioso e inalienabile, quanto non mercificabile, e voi ne avete fatto la merce di uno scambio abietto. 6. UNA SOLA UMANITA'. SEVERINO VARDACAMPI: CEDERE UN POCO E' CAPITOLARE DEL TUTTO Si illudono coloro che pensano di poter scendere a compromessi con la barbarie razzista. O la si contrasta frontalmente o essa prevarra' e travolgera' tutto e tutti. I campi di concentramento non devono esistere. Quindi vanno aboliti. Non c'e' da mercanteggiare su quale sia la percentuale di lager ammissibile nel nostro paese e nel nostro ordinamento: i campi di concentramento vanno aboliti e basta. Le cosiddette "ronde" sono squadrismo fascista. Quindi sono illegali e criminali. Non c'e' da mediare, organizzare, regolamentare alcunche': c'e' solo da arrestare gli squadristi e i loro favoreggiatori, processarli e punirli ai sensi di legge. Un governo che tenta di imporre il regime dell'apartheid e' un governo golpista. Chi accondiscende alle mene dei golpisti e' contro la legalita', e' complice del crimine. E' diritto e dovere di ogni istituzione e di ogni cittadino difendere la legalita' democratica che invera i diritti umani di tutti gli esseri umani, e quindi opporsi al golpe razzista. Si illudono coloro che pensano di poter scendere a compromessi con la barbarie razzista. O la si contrasta frontalmente o essa prevarra' e travolgera' tutto e tutti. 7. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "LA PAROLA E LA SCRITTURA" DI LOUIS LAVELLE [Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di Louis Lavelle, La parola e la scrittura, Marsilio, Venezia 2004 (edizione originale: La parole et l'ecriture, 1942)] Indice del volume Prefazione di Pier Paolo Ottonello; Introduzione. I pericoli odierni della parola e della scrittura; Parte prima. Il linguaggio: I. Dare i nomi alle cose; II. Lo scarto fra il pensiero e il linguaggio; III. Dal grido all'idea; Parte seconda. La voce: I. Il respiro; II. Il balbettare del bambino; III. Paragone tra udito e vista; Parte terza. La parola: I. Le potenze della parola; II. Il Verbo; III. Il dialogo; Parte quarta. Il silenzio: I. L'atmosfera del silenzio; II. Le specie di silenzio; III. Il silenzio religioso; Parte quinta. La scrittura: I. L'eterno nel temporale; II. Confronto fra la parola e la scrittura; III. L'io dello scrittore; Parte sesta. La lettura: I. Leggere e scrivere: II. Una solitudine riempita; III. Regole per la lettura; Conclusione sulla disciplina dell'ispirazione. * Da pagina 23 I pericoli odierni della parola e della scrittura Nel momento in cui il mondo subisce sconvolgimenti tanto grandi, le nazioni cambiano configurazione, le societa' cercano equilibri nuovi, ciascun individuo e l'umanita' intera si interrogano sul proprio destino, puo' sembrare che si volga a un oggetto minimo lo spirito che cerchi di definire l'essenza della parola e della scrittura. Si tratta forse solo di una diversione che ci consenta di dimenticare le nostre preoccupazioni? Di una sorta di fuga da parte della riflessione, la quale, anziche' affrontare con coraggio i propri compiti piu' pressanti e gravi, scelga il tema piu' frivolo che non possa affatto perturbare i compiacimenti del suo gioco? Ma la parola e la scrittura sono gli strumenti mediante i quali gli uomini comunicano i propri pensieri: per la loro azione reciproca un'idea, un desiderio, scaturiti nel segreto di una coscienza, che in essa resterebbero solo timide possibilita', istantaneamente erompono e acquisiscono una certa sottile realta' che penetra in altre coscienze, producendovi una misteriosa dinamica che coinvolge anche i corpi. Proprio nei periodi piu' inquieti e violenti la loro azione e' piu' potente e rischia, per gli abusi che se ne fanno, di lasciarci nella dimenticanza della loro destinazione prima e della loro origine divina. E' allora proprio delle anime piu' ferme, libere da ogni passione, ritrovarne l'uso piu' puro. Mediante la parola e la scrittura si riescono a captare tutti i bagliori segreti che attraversano ciascuna coscienza, generando un'atmosfera luminosa comune a tutte. Grazie ad esse si dissigilla ogni solitudine e si attraversa il fossato che separa le diverse solitudini. Danno corpo all'invisibile e svelano il mistero dell'essere spirituale, senza peraltro alterarne la natura: che non si identifica ne' con il suono ne' con la lettera, bensi' con il senso che il suono e la lettera contengono, ma senza liberarlo. * La corruzione della parola e della scrittura e' il contrassegno di ogni altra corruzione: ne e' insieme l'effetto e la causa. Ne' ci si puo' illudere di purificare l'una o l'altra senza purificarne l'anima stessa. Il periodo in cui viviamo a questo riguardo e' pieno di pericoli: e' necessario vigilare per scongiurarli. I progressi della scienza hanno consentito di moltiplicare e diffondere la parola al di la' della cerchia familiare alla quale naturalmente si rivolge: di qui una sorta di sproporzione fra il suono che essa da' e l'eco che produce, una cesura che continuamente si accentua fra chi la proferisce e chi l'ascolta. Ciascuno di noi si trova involto in avvenimenti che lo oltrepassano, ma che hanno risonanze sulla sua vita: ne parla come fosse in grado di giudicarli o di padroneggiarli, ponendo in atto tutta la passione per coprire al tempo stesso la sua ignoranza e la sua impotenza. Tutte le voci che gli pervengono non sono che un massivo rumore nel quale non si riconosce piu' il timbro vivente di un'anima individuale. Troppo di frequente noi stessi imitiamo questo linguaggio primitivo e informe che, se non siamo vigili, ben presto diverra' la nostra conversazione. Ci accontentiamo di ripetere e non abbiamo piu' il gusto di scoprire: perdiamo poco a poco l'incomparabile delicatezza dell'espressione che crea tra gli esseri una sorta di comunicazione ininterrotta, sempre diversa e sempre in pericolo, che assomiglia insieme a una genesi e a una rivelazione. Non abbiamo piu' l'esperienza della solitudine, nella quale il pensiero prova se stesso trasformandosi poco a poco in parole, il cui effetto e' al tempo stesso di intervallarlo e di renderlo piu' grande. * E' propizio il tempo per considerare nuovamente il punto in cui il pensiero nascente si dispiega e comincia a realizzarsi nel linguaggio prima di configurarsi nel mondo e di formarlo a propria immagine. La disciplina del linguaggio e' la medesima rispetto alla disciplina del silenzio: c'e' un silenzio del pensiero che le parole piu' belle devono tradurre senza interrompere. Ma la parola appartiene all'istante: deve essere rara se non vuole testimoniare un vuoto del pensiero credendo di testimoniarne l'abbondanza. Deve essere in rapporto con le circostanze e gli avvenimenti: manca il proprio oggetto se manca di opportunita'. Invece il pericolo della scrittura e' assomigliare troppo alla parola e assumerne la caducita'. Niente che non superi l'istante in cui si e' prodotto merita di esserle affidato. Non compie il ruolo che le e' proprio se non conserva soltanto quei pensieri dai quali i casi della nostra esistenza ci separano ad ogni momento ma che vorremmo poter ritrovare sempre. Rischia di avvilirsi se la si destina solo a trasmettere novita', a produrre un movimento d'opinione. La scrittura non e' nulla senza lo stile, che la parola non consegue se non con certi esiti: il disprezzo dello stile, oggi tanto comune, e' segno di bassezza d'animo. Niente dura se non mediante lo stile, che e' il marchio stesso della persona, in quanto essa apprende il reale mediante un percorso unico, il cui valore e' dunque eterno. Ma la perfezione dello stile e' una perfezione tutta interiore, che rende trasparente il pensiero, anziche' consistere, come si crede, in una certa bellezza del suono o in una certa eleganza di movimento capaci di essere sufficienti a se stessi. Vi e' una purezza dello stile che e' una purezza propriamente morale: si ritrova in tutte le specie dell'espressione e non solo nel linguaggio; libera da ogni tentativo della volonta' e da ogni compiacenza dell'amor proprio; non si puo' ottenere se non attraverso un severo spogliamento che, strappato ogni velo fra spirito e realta', ci liberi la verita' di noi stessi e del mondo in una coincidenza miracolosa. Un simile incontro della vita nascosta e della vita manifestata e' sempre per lo spirito insieme una grazia e una resurrezione. * Da pagina 37 Se la creazione del linguaggio assomiglia alla creazione del mondo, rispetto ad essa ha il privilegio di dipendere da noi, in quanto occorre continuamente riprodurla anziche' accontentarsi di subirla. Inoltre in rapporto all'altra conserva una sorta di liberta', in quanto la assume senza confondersi con essa. Lo si vede gia' nell'esposizione del segno, che si distingue dall'oggetto, ma consentendomi di riconoscerlo: questo riconoscimento a sua volta e' un atto dello spirito, il solo di cui sia capace in presenza delle cose che gli sono offerte e che non ha creato. Il linguaggio e' percio' un sigillo di possesso che lo spirito imprime sulle cose, ma che sempre fino a un certo punto resta un marchio libero che deve corrispondere ad esse, senza riuscirvi sempre, e deve produrre una comunicazione con gli altri uomini, ma finisce col mancarla. Del linguaggio si puo' dunque dire che se e' un altro mondo creato dal pensiero, ma che non coincide mai del tutto con il mondo reale, e' precisamente per consentirci di comprenderlo e modificarlo; sicche' lo si vede seguire nel mondo reale tutti i percorsi dell'attenzione e del desiderio. E' in questo scarto fra il linguaggio e la realta' che lo spirito ci discopre l'indipendenza del suo gioco. Infatti i nomi che da' alle cose, che possono variare secondo i suoi bisogni o capricci, imprigionano le cose anziche' lasciarsene imprigionare. Rappresentano il loro significato, ossia insieme la loro essenza e la loro affinita' con noi; entrano in relazione reciproca per designare non propriamente le relazioni delle cose fra loro, bensi' l'uso che possiamo farne e in ogni caso un ordine logico o pratico che sostituiamo all'ordine reale. Cosi' le parole non si limitano a porsi sulle cose come segnali che le indicano alla nostra attenzione, ma si insinuano fra le cose: le avvolgono in una rete di maglie fini quanto vogliamo e che incessantemente disfacciamo e ritessiamo affinche' niente possa sfuggire al nostro pensiero e alla nostra azione. Il linguaggio ci conferisce una sorta di signoria del mondo creato, ma a condizione di restargli fedele, cosicche' quando sembra di oltrepassarlo e' solo per dar corpo a un mondo di chimere o per penetrare fino al suo invisibile segreto. E' proprio del linguaggio stabilire fra il mondo e l'uomo un'alleanza vivente mescolandoli incessantemente. Da tutti gli oggetti non trae che la proprieta' di servire come veicolo ai nostri sentimenti e pensieri, e il legame che unisce fra di loro gli oggetti e' sempre annodato e intrecciato con cio' che unisce gli uomini fra loro. * Da pagina 87 L'atmosfera del silenzio Il silenzio e' l'atmosfera del nostro spirito. La luce dissolve la notte, ma il suono attraversa il silenzio che lo sopporta senza eliminarlo. E' come l'aria dove vola la freccia, come il mare che la nave fende. La parola non lascia nel silenzio maggiore traccia della freccia nell'aria o della nave sul mare. Soltanto lo spirito che l'ha generata riesce a captarla nei fili silenziosi della memoria e temendo il suo venir meno si serve della silenziosa scrittura per ricondurvela. Talvolta il silenzio e' tanto ricco di significato da abolire la parola, non solo perche' la rende inutile ma anche perche' la parola dissiperebbe, dividendola e riversandola all'esterno, l'essenza troppo fine che ha in se', senza consentirci per cosi' dire di toccarla. Il silenzio e' un omaggio che la parola rende allo spirito. Percio' la Parola di Dio, alla quale nulla manca e che e' una rivelazione totale, non si distingue dal perfetto silenzio. Tutte le parole sono avvolte in questa atmosfera di silenzio che bisogna creare anziche' infrangere e nella quale si ascolta il segreto dell'anima senza bisogno della mediazione delle parole. Tutto cio' che appartiene al puro spirito, l'ultima parola dell'intimita' e il nome stesso di Dio, si devono considerare ineffabili. Ma accade anche che l'oggetto sia tanto estraneo al pensiero che questo non riesce ad impossessarsene allora propriamente e' oggetto non nominabile, quale e' nei casi in cui lo spirito non riesca a posarsi su di esso senza macchiarsi. Si puo' dunque dire che e' proprio del linguaggio oscillare interamente fra l'ineffabile e l'innominabile, rischiando di continuo il sacrilegio e l'infamia. * Da pagina 119 Leggere e scrivere E' proprio della scrittura richiedere d'esser letta. Ma, come il mondo che abbiamo sotto gli occhi, il libro stesso offre allo sguardo un'infinita' di prospettive possibili, che variano secondo la direzione della nostra attenzione, dei nostri interessi e gusti, della profondita' e delicatezza della nostra anima. Il miracolo della scrittura e' dunque riuscire a captare la vita stessa del pensiero nel momento in cui sfugge, ma in modo tale che possa incominciare un percorso sempre nuovo, come accade anche alla musica, di cui si puo' dire che non si esaurisce mai e che, per rivivere, occorre che, da parte di chi la suona e di chi la ascolta, riceva un'interpretazione sempre diversa, che non sempre coincide con quella del suo autore e che indefinitamente vi si aggiunge. Il che e' vero anche per l'autore stesso quando si pone in presenza di un'opera che ha fatto una volta per tutte e che non cessa mai di scoprire. Quando si dice: bisogna leggere questo libro, a torto si pensa che si tratti della medesima operazione alla quale tutti possono essere invitati e che per un istante li rende eguali. Infatti non si legge mai il medesimo libro, ne' con il medesimo sguardo, cosi' come non si vedono mai le stesse cose, non si traggono gli stessi insegnamenti, non si usa lo stesso linguaggio. Alcuni vi cercano determinati fatti, altri determinate idee e altri ancora semplici emozioni. Soltanto pochissimi incontrano il pensiero di un altro. La maggior parte vi scopre, come in uno specchio, un'immagine del loro, che vale meno o piu', e che al tempo stesso misura la sua debolezza e la sua forza. * La scrittura cerca di conservare la presenza dell'ispirazione e la lettura di supplire alla sua assenza. La scrittura e' un movimento che va dall'interno all'esterno: al contrario la lettura. Lo scrittore cerca segni per il pensiero, il lettore trae il pensiero dai segni: il primo crea un mondo, il secondo lo decifra. Il ruolo della scrittura e' fissare tutti gli incontri con il puro spirito, mentre il ruolo della lettura e' imprimerli in noi mediante un altro. Dunque la scrittura implica un contatto immediato e primo dell'anima con il reale: basta che ci consenta di ritrovarlo, ma l'anima gli resta sempre distante. Il lettore ha con il reale il contatto indiretto che l'autore gli ha suggerito: con lui misura le proprie forze e puo' anche superarlo. Nessuno scrive se non per trovare se stesso; nessuno mai scrive solo per chi lo legga, sebbene il suo amor proprio possa provare vanita' per l'esistenza che puo' acquisire per un altro. Tuttavia sa bene che il lettore non deve guardare a lui ma solo alla sua opera, che si e' subito distaccata da lui che l'ha dimenticata o non vi si riconosce piu'. In ogni libro che leggo e' sempre me stesso che cerco, il risveglio delle mie qualita', cosi' come cerco di porle in atto nel libro che scrivo. Ma c'e' una pigrizia della lettura che spesso non e' che compiacenza con il gioco delle nostre qualita' inespresse: la scrittura le attua invece in modo piu' diretto e forte. La lettura e' una rivelazione di cui la materia e' gia' data; percio' ci sfugge se ce la prendiamo con l'autore, mentre spesso dovremmo prendercela con noi stessi. * Da pagina 120 Coloro che scrivono di piu' non sono coloro che leggono di piu'. I primi infatti attingono direttamente da una verita' sempre presente e che non cessa di alimentarli; gli altri hanno bisogno di una guida che la mostri loro. Per i primi i pensieri piu' belli che non abbiano lasciato in fondo a se stessi sono come estranei. Gli altri hanno maggiore diffidenza di se' ed hanno bisogno di un incontro che insieme li risvegli e rassicuri e senza il quale non saprebbero scoprire il proprio bene. Non sono dunque i medesimi coloro che son fatti per leggere libri e per scriverli. Accade che i primi scrivano impacciati e i secondi leggano annoiati. Ne' potrebbe essere altrimenti, dal momento che gli uni trovano un contatto con il reale solo attraverso un altro spirito, e gli altri solo attraverso il reale cercano un contatto con un altro spirito. I critici poi formano una sorta di mondo intermedio: non scrivono se non su cio' che leggono e da se stessi non trarrebbero nulla senza che un libro glielo riveli. Scrittura e lettura sono due metodi intellettuali opposti, che debbono essere congiunti, sebbene non sempre lo siano: se si scrive solo per la vanita' d'essere letti, chi scrive spesso si distoglie dalla lettura; e se non si pensa che a ricevere bene dalla mano altrui, chi legge ha poco gusto a scrivere. Certamente occorre dare preminenza alla scrittura, che mi costringe a ritrovare la fonte stessa della verita' per coglierne le acque, mentre la lettura s'accontenta di affidarsi agli altri e di consentire che ne bevano. Entrambe esprimono la legge fondamentale della coscienza che e' quella di essere un dialogo interiore, ed un triplice dialogo, con se', con Dio e con gli altri: ma gli interlocutori non parlano nello stesso ordine. Quando scrivo e' Dio che sollecito o invoco, e sono io ad ascoltarlo prima che gli altri a loro volta ascoltino me. Nella lettura e' l'altro che parla per primo e ascoltandolo e' Dio che cerco di intendere. * Da pagina 123 Una solitudine riempita Per conoscere il mondo in cui ci troviamo a vivere sembra che basti guardarci attorno, imparando a conoscere la natura e gli altri uomini. Ma sia la lettura che la scrittura hanno un rapporto essenziale con l'assenza, non con la presenza. Percio' ci disvelano le parti lontane dell'universo con le quali non abbiamo contatti, o prospettive sugli oggetti piu' familiari differenti da quelle nelle quali ci troviamo: in modo privilegiato la scrittura conserva le tracce dell'intero passato dell'umanita' affinche' possiamo farle rivivere in noi spiritualmente. La lettura e' il mezzo di cui disponiamo per farci presenti, mediante il pensiero, a tutti i punti dello spazio e del tempo, dove altri sono stati. E' anzitutto storica e geografica, e' un viaggio nel tempo e nello spazio prima di esserlo nel puro pensiero. Ma la funzione di un libro non deve essere solo quella di accrescere le mie conoscenze ed esperienze, vantaggio che tuttavia non puo' essere disprezzato da chi e' impegnato nel tempo, in quanto arricchisce indefinitamente la mia vita di tutti i giorni. Ben di piu' io chiedo a un libro: di elevarmi al di sopra di tutte le cose particolari e di essere una sorta di rivelazione del mio spirito a se stesso, dandogli una presenza attenta a tutto cio' che esiste. Cosi' la lettura, nella sua forma piu' perfetta, mi conferma la certezza della mia vocazione spirituale. Altrimenti per me potrebbe essere soltanto una delusione, o peggio il segno della mia disperazione, se vi cercassi solo un divertimento. * Da pagina 127 Tutti sappiamo che la lettura la vince sulla conversazione, perche' si esercita nella solitudine, in modo che non siamo piu' trattenuti ne' dagli interessi per le cose ne' dalla simpatia per le persone o dal desiderio di prevalere nelle dispute: spiritualizza il nostro rapporto sia con il mondo, sia con noi stessi, sia con gli altri. Si puo' dunque pensare che la lettura sia il nutrimento del solitario, che pero' vi ricerca la societa' spirituale con gli altri. E, leggendo, la vera solitudine alcuni la trovano, altri la perdono. Gli uni ascoltano nei libri i molteplici echi del proprio pensiero; gli altri discutono continuamente con l'autore come con il prossimo, senza percio' cambiare il loro abituale atteggiamento: infatti costoro non riescono mai ad essere soli. Quando si allontanano dai libri ritrovano in se stessi le medesime discussioni, restando incapaci tanto di conseguire la pace quanto di gioire della luce e di lasciare al loro spirito il suo libero movimento. I primi cercano uno stimolo per il proprio pensiero e gli altri una vittoria del loro amor proprio. Per cui i primi abitano naturalmente in una solitudine per cosi' dire infrangibile, nella quale le idee formano la societa' piu' ricca e viva e mobile, che e' l'immagine stessa della societa' umana; mentre gli altri, cercando il proprio successo in mezzo al mondo, non ne ricevono che colpi e ferite, che li rigettano sempre piu' nell'infelice isolamento. * Da pagina 128 Regole per la lettura Occorre che nella lettura tutto venga dal di dentro, non dal di fuori, da un grande pensiero di cui perseguo lo sviluppo e che per cosi' dire fa nascere sul mio percorso tutte le occasioni per nutrirlo. Per leggere bene e' dunque necessario avere lo spirito perfettamente libero, senza che niente ne ostacoli l'apertura, ne' che divida la sua attivita', che deve restare al tempo stesso un'attesa perfettamente pura e un'attenzione interamente disponibile. Deve essere proprio del libro sollecitare l'attivita' del pensiero piuttosto che dispensarne, proporre la ricerca e non l'acquisizione: esso pone una questione alla quale solo la meditazione interiore potra' rispondere. Bisogna leggere per sempre piu' accrescere e affinare e approfondire l'esperienza che abbiamo del mondo e di noi stessi. Non bisogna leggere per evadere dalla vita, ma per prender coscienza delle forze che nasconde e che ciascuno di noi porta in fondo a se stesso, per imparare ad esercitarle e a regolarne l'uso. Nella lettura, cosi' come in ogni lavoro dello spirito e delle mani, occorre certo vincere le resistenze della materia, che e' inscindibile da ogni atto che compiamo. Si tratta solo di scuotere il nostro spirito, di consentire al libro di darci il movimento che spetta a noi continuare e nel quale presto ritroviamo il nostro. Allora possiamo lasciarlo da parte. La lettura ora ci assopisce ora ci vincola: in entrambi i casi bisogna smetterla. Non e' fruttuosa se non entra nel nostro gioco: se non ci evoca idee che appartengono a noi piuttosto che all'autore, e alle quali, per una sorta di paradosso, sembra che sia lui a rispondere in un modo per noi inatteso e tuttavia familiare. Ma ci sono letture infeconde nelle quali l'attenzione si lega ad un oggetto che resta loro estraneo. Lo spirito deve lottare con la sua pigrizia ma non con il suo gusto: quando e' vinta la pigrizia e' infatti il gusto che deve condurlo; non esclude lo sforzo ma lo comanda, e mai lo sforzo deve comandare il gusto: ossia non bisogna prolungare la lettura oltre il momento in cui cessa di toccarci. * Da pagina 131 Non c'e' regola migliore per la lettura di quella che si trova in un bel passaggio di Pascal: non bisogna leggere ne' troppo rapidamente ne' troppo lentamente, perche' in entrambi i casi non si capisce nulla. Si puo' aggiungere che se leggo passivamente e solo per ritenere cio' che leggo, mi annoio e la lettura mi e' inutile, il che certo spesso accade nell'ambito dell'erudizione. Se invece in quello che leggo cerco soltanto di dare movimento ai miei pensieri, non c'e' lettura che non mi prenda e non mi nutra. * Da pagina 133 Bisogna anche avere l'avvertenza di non leggere sempre gli stessi libri, sebbene ognuno di noi vi sia naturalmente portato. Anche Spinoza sosteneva che bisogna usare nutrimenti piu' variati affinche' la nostra anima possa arricchirsi in complessita' e delicatezza. Certo possiamo pretendere di chiedere sempre le stesse cose agli autori piu' diversi, ma e' bene che non abbiano per noi un volto troppo familiare, perche' allora rischiano di cullare e addormentare il nostro pensiero: gli danno troppa sicurezza. Quando ci si presentano in una lingua che non abbiamo ancora compreso risvegliano invece la nostra attenzione, che e' un atto sempre giovane e fragile che ha continuamente bisogno di essere ravvivato. * Il mondo e' composto di uomini che, non avendo nessun gusto per le cose dello spirito, non leggono niente, e di uomini che, avendone il gusto, non trovano soddisfazione che nei libri; a tal punto che finiscono col non amare che i libri distraendosi dalla realta' circostante, nella quale lo spirito mette alla prova la sua vera forza. Sembra ci sia un momento nella vita in cui bisogna smettere di leggere per agire: ma la lettura e' ancora necessaria ai piu' forti, ai quali da' luce e orizzonte maggiori. La lettura e' cosa della giovinezza che cerca di imparare e della vecchiaia che cerca di ricordare. Ma la maturita' deve compiere tutte le azioni che la lettura racconta sia alla giovinezza sia alla vecchiaia. Tuttavia queste non aspirano che a passare oltre, tanto e' impaziente l'una di agire l'altra incline all'autosufficienza. La lettura presuppone sempre un piano della volonta' per cui si apre un libro e lo si legge. Accade che l'occasione provveda, e bisogna saperla cogliere senza cedervi sempre. C'e' nelle letture una sorta di fortuna e di caso, ai quali talvolta e' bene abbandonarsi: bisogna non sceglierle con eccessiva attenzione e saper accettare tutte quelle che ci vengono offerte o suggerite. C'e' chi ama leggere e tuttavia dovrebbe smettere e chi invece trae i frutti migliori dalla lettura. Si comprende percio' chi dice: non ricordo cio' che ho letto; non mi interesso della storia; non cerco ne' di conservare ne' di comporre ne' di classificare ricordi. Di cio' che leggo considero non cio' che e' del momento ma cio' che e' di sempre e lo ritrovo solo in me stesso, in un incontro e non dal di fuori, per scelta. Al libro non chiedo che di esercitare il mio spirito dandogli nell'istante il suo libero gioco. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 763 del 18 marzo 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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