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Minime. 748
- Subject: Minime. 748
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 3 Mar 2009 00:58:14 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 748 del 3 marzo 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Fuorilegge non sono i migranti, fuorilegge sono i razzisti golpisti della Lega Nord 2. Progetto di circolare del Somministro della sanita' 3. Antonella Litta: Razzismo 4. Comitato "Madri per Roma citta' aperta": Come rispondere alla violenza e alla cultura delle ronde 5. Donne in nero di Piacenza: Non in nostro nome 6. Vittoria Franco: Violenza contro le donne e razzismo 7. Marisa Guarneri: Invece delle ronde militariste, razziste e maschiliste, sostenere l'azione delle donne dei centri antiviolenza 8. Tiziana Plebani: Lettera agli uomini lupo e ai re della foresta 9. Chiara Saraceno: La notte 10. Fiorenza Sarzanini: Le rappresentanze di carabinieri e poliziotti contrarie alle ronde 11. Mao Valpiana: Nella mia citta' nessuno e' straniero. Un'iniziativa a Verona 12. "Peacereporter": Ancora una strage di civili 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. LE ULTIME COSE. PEPPE SINI: FUORILEGGE NON SONO I MIGRANTI, FUORILEGGE SONO I RAZZISTI GOLPISTI DELLA LEGA NORD Io me lo ricordo di quando un bambino viterbese fu torturato in una cittadina del Veneto da coetanei del luogo in quanto "terrone". Io me lo ricordo di quando un capo leghista su un treno brandendo degli insetticidi aggrediva e umiliava delle giovani donne immigrate. * Fuorilegge non sono i migranti, che esercitano un diritto previsto dalla Dichiarazione universale dei diritti umani approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948. Fuorilegge non sono i migranti che esercitano un diritto previsto dall'articolo 10 della Costituzione della Repubblica Italiana. Fuorilegge sono i torturatori. Fuorilegge sono i razzisti golpisti della Lega Nord. 2. LE ULTIME COSE. PROGETTO DI CIRCOLARE DEL SOMMINISTRO DELLA SANITA' Alle Regioni ed alle A Esse Elle rammentasi munirsi di adeguate strumentazioni: di manette e celle si dotino corsie e camerate; avra' incentivi il medico che espelle i clandestini, e se li avvelenate ci risparmiate tempo, e se ribelle qualcun si mostra, a quello gli sparate. E' quello sanitario un mondo duro per gente che sa essere cattiva: bisogna fare muro contro muro. Solo perche' sono arrivati a riva quei fessi si credevano al sicuro? Gia' scalpita la ronda punitiva. 3. EDITORIALE. ANTONELLA LITTA: RAZZISMO [Ringraziamo Antonella Litta (per contatti: antonella.litta at libero.it) per questo intervento] Ritengo Il razzismo un modo di vivere, pensare ed agire primordiale che forse sarebbe piu' giusto definire meramente animale nel senso di privo di umana razionalita' e misericordia. In nome di presunte differenze etniche, religiose, di colore della pelle, di obiettive difficolta' d'integrazione e convivenza, e in nome dell'esigenza diffusa di una maggiore sicurezza sociale, si cerca di legittimare il nuovo rigurgito di razzismo e le sue manifestazioni violente e spesso anche assassine. Il razzismo e' l'altra faccia del fascismo. Dietro al razzismo e al fascismo si nascondono sempre la logica dello sfruttamento delle persone e dei popoli, e la celebrazione di una ideologia che giustifica la prevaricazione del ricco sul povero, del forte sul debole, dell'uomo sulla donna, del bianco sul nero. Bisogna dirlo con chiarezza: chi oggi incoraggia, esalta ed e' accondiscendente e non rifiuta leggi, atteggiamenti e pratiche di discriminazione e razzismo, a cominciare da quelle contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza", si rende complice ed e' artefice di un processo che cerca di cancellare la Storia stessa dell'umanita'. Una Storia lunga, difficile, dolorosa ma che ha portato all'affermazione che tutti gli esseri umani sono portatori degli stessi inviolabili diritti. Per questo il razzismo e' un crimine contro l'umanita'. 4. UNA SOLA UMANITA'. COMITATO "MADRI PER ROMA CITTA' APERTA": COME RISPONDERE ALLA VIOLENZA E ALLA CULTURA DELLE RONDE [Dal sito www.zeroviolenzadonne.it riprendiamo il seguente intervento] Il nostro comitato "Madri per Roma citta' aperta" si e' formato intorno a Stefania Zuccari, madre di Renato Biagetti, giovane di 26 anni accoltellato nel 2006 a Focene alla fine di un concerto di musica reggae per mano di due giovani aggressori animati da una sottocultura di violenza e di intolleranza. L'assassinio di Renato e' stato il culmine tragico di una lunga serie di aggressioni verificatesi nella nostra citta' e inutilmente denunciate. Dopo la morte di Renato, a Roma le aggressioni continuano, sono aumentate le disparita' sociali, i disagi alloggiativi e il precariato selvaggio, con un ritardo da parte delle istituzioni nella valutazione delle condizioni di degrado createsi nella citta' e un'inefficacia degli interventi risolutivi offerti. Tutto questo crea un'impressione diffusa di "disordine", di incertezza e di paura alimentata in questo dai media, che non aiutano a leggere i fatti di violenza in un contesto reale, scegliendo di volta in volta una visuale di comodo. Come nel caso in cui a delinquere sono cittadini stranieri o come nel caso degli stupri, che avvengono per la quasi totalita' tra le mura di casa. * Perche' madri Anche il nostro Comitato nasce dalla paura di una madre che perde il proprio figlio. Ci siamo domandate cosa si potesse fare di costruttivo non potendo piu' tollerare altre morti ne' situazioni che diventavano sempre piu' violente. Le donne e le madri non vogliono figli uccisi, ne' al loro posto si accontentano di lapidi alla memoria, piazze, vie e sale intitolate. Le madri generano, e vogliono rigenerare le vite dei figli spezzate dalle lame, spezzate sulle strade rincorrendo la precarieta' del lavoro, come quella di Antonio, amico di Renato ad un posto di blocco, come quella di Federico Aldovrandi durante una manifestazione, come quella di Carlo Giuliani. La parola d'ordine che ci ha proposto Stefania e' stata: ritorno alla vita. Ma come ritornare alla vita? Rigenerando i sogni dei nostri figli, spezzati dalle lame, da contratti non rinnovati, da spazi e case negate, dall'impossibilita' di amarsi e generare. Le madri argentine, a cui abbiamo pensato costituendo il nostro comitato, hanno rigenerato la memoria dei figli e delle figlie scomparse, continuando a chiedere giustizia, le madri dei paesi violentati dalla guerra continuano a generare figlie e figli garantendo la vita ai popoli del mondo. Abbiamo scelto una maternita' vissuta come forza generatrice permanente di impegno, di azioni, con l'obiettivo di costruire una societa' tollerante e rispettosa della vita altrui che si arricchisce della diversita' di ognuna e di ognuno. * Perche' Roma citta' aperta Come far ritornare alla vita i sogni dei propri figli? Costruendo e percorrendo la via della convivenza perche' Roma continuasse ad essere una citta' aperta e mai piu' luogo di vili aggressioni mortali e azioni violente. Anche il nostro comitato di madri si e' costituito sul tema della sicurezza, partendo proprio dalla morte violenta di Renato. Quale idea di sicurezza ci siamo fatte e quale sicurezza abbiamo chiesto alle nostri istituzioni? Noi madri non disponiamo di apparati come vigili urbani armati e soldati, ne' tantomeno intendiamo costruire ronde fratricide, per proteggere le nostre figlie e i nostri figli e quelli degli altri. Abbiamo scelto di lavorare in un altro modo. Abbiamo scelto il piano di lavoro di difesa delle forme democratiche, abbiamo scelto di lavorare con il dialogo e con gli approfondimenti, mettendo al primo posto il rispetto della vita e delle diversita'. Tentando di risolvere il problema della sicurezza prioritariamente attraverso il confronto con le tante realta' che compongono il corpo sociale della nostra citta'. Le nostre iniziative hanno trattato il tema della memoria, che rafforza una comunita', trasmettendo i valori democratici della nostra Costituzione, soprattutto nella rivendicazione delle liberta' dei cittadini e delle cittadine. Abbiamo riflettuto sulle nuove progettualita' urbane che nascono dagli spazi abbandonati e occupati nella citta', e su come ad una maggiore restrizione degli spazi di espressione, di pensiero e di movimento, corrisponde una maggiore restrizione dello spazio della democrazia. * A fronte di leggi razziste e liberticide abbiamo aderito con i nostri contenuti ai movimenti che stanno cercando di contrastarli come nel caso del cosiddetto "pacchetto sicurezza" che di fatto sta portando alla militarizzazione reale e strisciante delle nostre citta', con vigili urbani armati e militari prima, adesso con le ronde cittadine a contrasto degli stupri che nella loro quasi totalita' avvengono tra le mura domestiche. Abbiamo maturato in questo nostro percorso di madri una specificita' di genere che ci caratterizza, sia sul tema del razzismo che su quello della sicurezza. E cosi', lavorando sul razzismo, abbiamo individuato il tema della maternita' negata alle lavoratrici di altri paesi che lasciano i propri figli, spesso per accudire i nostri. E su questo tema abbiamo aperto un dialogo dove il tema e' la maternita' di ognuna di noi, perche' quando ad una donna di una qualsiasi parte del mondo viene negato di crescere il proprio figlio, il suo problema sia un nostro problema. E cosi' vogliamo che la sicurezza dallo stupro non sia materia di ronde poliziesche, di vigili armati, di soldati che hanno regole di ingaggio, come a Bagdad o a Kabul, ma nasca dalla sconfitta di una cultura sessista e violenta di cui questi stessi apparati e le stesse istituzioni che li hanno generati, le stesse famiglie sono permeati. * Partendo dal sangue di un figlio, un gruppo di donne si e' messo in cammino per ritrovare il loro impegno civile, ora percorrendo strade nuove con nuovi compagni di viaggio, ora ripercorrendo anche strade gia' percorse e che avevamo abbandonato, pensando che le conquiste degli anni passati potessero diventare automaticamente patrimonio delle generazioni future. Non e' cosi', e un figlio perduto, le nostre figlie, i figli delle altre stanno aiutando noi madri, noi donne a crescere. 5. UNA SOLA UMANITA'. DONNE IN NERO DI PIACENZA: NON IN NOSTRO NOME [Attraverso Chiara Casella (per contatti: lazampas at katamail.com) riceviamo e diffondiamo il seguente documento delle "donne in nero" di Piacenza del 25 febbraio 2009 sulla base del quale si e' svolta una manifestazione pubblica il 28 febbraio 2009] Leggi xenofobe, "guerra ai clandestini", strumentalizzazione del corpo delle donne. Non in nostro nome. "Una menzogna ripetuta cento, mille volte diventa verita'", diceva Goebbels, ministro della propaganda di Hitler. Nonostante i dati del ministero dell'interno dicano che gia' da vari anni in Italia i reati sono in diminuzione, negli ultimi anni hanno voluto farci credere che il problema principale degli italiani fosse la sicurezza, e non la fatica di arrivare a fine mese. Analogamente, nonostante in base ai dati Istat si puo' dire che gli immigrati, irregolari o no, delinquono meno degli italiani, vogliono inculcarci in testa il binomio "immigrato = delinquente". Dopo aver manipolato per tanti anni la percezione della realta', con l'attuale governo la situazione e' precipitata: senza neanche il contributo di una discussione parlamentare l'esecutivo continua a emanare decreti-legge razzisti, xenofobi, lesivi dei diritti umani e quindi anticostituzionali. * Alcuni orrori del "pacchetto sicurezza" - Reato di "immigrazione clandestina": non contenti del tappeto di cadaveri che ricopre il fondo del Mediterraneo, i nostri governanti rendono illegale il fatto stesso di approdare sulle coste italiane, violando non solo le norme internazionali che proteggono i migranti e i richiedenti asilo, ma la piu' elementare solidarieta' umana. Come se il fatto di essere nato in Italia o in Marocco o in Somalia fosse altro anziche' frutto del caso. Riempire le carceri di persone che non hanno commesso alcun reato e' una barbarie, oltre che un assurdo spreco di denaro pubblico. - Denuncia dei "clandestini" che si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo [qualunque persona, non solo i "cittadini"] e interesse della collettivita', e garantisce cure gratuite agli indigenti" (Costituzione italiana, art. 32). Oltre che in assoluto contrasto con il dettato costituzionale la norma del "pacchetto sicurezza" e' in contrasto con il codice deontologico dei medici; infatti il provvedimento ha sollevato un'ondata di protesta fra gli operatori sanitari. - Obbligo di schedatura per i senza dimora: bisogna ricordare che e' stato cosi', con la schedatura di alcuni gruppi di "indesiderabili", che ha avuto origine la persecuzione nazista culminata nella Shoah. Invece di sprecare denaro pubblico per schedare chi molto spesso e' gia' conosciuto e a volte assistito dai servizi comunali, non sarebbe meglio trasferire ai Comuni le risorse necessarie per potenziare i servizi alla persona e le politiche per la casa? - Equivalenza "clandestino"-stupratore: per quanto dai dati risulti che violenze contro le donne e stupri vengono perpetrati nella maggioranza dei casi all'interno delle mura domestiche, tutta l'attenzione mediatica, tutti i provvedimenti di legge e tutti i fondi vengono indirizzati alla repressione degli "stupratori-immigrati". E' l'ennesima strumentalizzazione del corpo delle donne per fini di carattere politico: additare tutti gli immigrati "clandestini" come responsabili della violenza contro le donne, oltre che una falsita', e' un modo per alimentare ulteriormente sentimenti xenofobi nella popolazione e produrre un imbarbarimento che porta a forme di giustizia "fai da te". - Ronde: di fronte alla ronde istituite con l'ultimo decreto ci sentiamo negate come cittadine e non rispettate come donne. Viene messo in discussione il nostro diritto ad essere tutelate con gli strumenti che la democrazia mette a disposizione. Ci sentiamo invece trattate come le femmine di un branco che devono essere sottratte al branco straniero. Quelle stesse femmine che vengono stuprate tra le mura domestiche e sulle quali si mette la sordina. Come sempre le donne non sono state interpellate sul tema: vengono solo "usate" come pretesto per tutt'altri fini. Quale sicurezza ci puo' dare una ronda o un branco di uomini che si aggira per il nostro quartiere, quando sappiamo benissimo che molto spesso il pericolo per noi viene proprio da uomini che hanno tanto bisogno di manifestare la propria virilita'? * Noi donne in nero siamo profondamente angosciate da questo dilagante rigurgito razzista e assai preoccupate per gli esiti cui ci potra' portare. Non vogliamo essere complici di tanta barbarie, tanto piu' se agita strumentalmente "in difesa delle donne". Non crediamo che soldati armati nelle piazze garantiscano maggior sicurezza, anzi: non solo quando ci sono piu' armi in giro i rischi aumentano per tutti, ma la militarizzazione dei luoghi dove viviamo conduce inevitabilmente anche a una modificazione in senso bellicista del nostro modo di pensare; e' un modo per acuire i conflitti, non certo per affrontarli. Vogliamo vivere in un paese civile, laico, solidale, rispettoso della Costituzione e dei diritti universali delle donne e degli uomini: e' questa l'unica sicurezza di cui sentiamo il bisogno. Vogliamo restare esseri umani. 6. UNA SOLA UMANITA'. VITTORIA FRANCO: VIOLENZA CONTRO LE DONNE E RAZZISMO [Dal sito di "Aprile" (www.aprileonline.info) riprendiamo pressoche' integralmente il seguente articolo del 25 febbraio 2009 col titolo "Ronde e violenza, oltre la beffa il danno" e il sommario "Quasi il 61% delle violenze e' esercitata dagli italiani (essa viene esercitata al 90% in famiglia), il resto da immigrati. Soltanto l'1% dei denunciati per violenza vengono realmente condannati. Le ronde sono per la destra l'unica risposta a portata di mano. La parola stessa, anche se il Governo sta facendo di tutto per nasconderlo, ha il sapore delle spedizioni punitive. Fortemente volute dalla Lega, si rischia la lottizzazione politica"] La violenza contro le donne viene sempre di piu' legata alla sicurezza e all'immigrazione. C'e' effettivamente una percezione di insicurezza che e' molto alta. E' un fenomeno ricorrente in momenti drammatici durante i quali vi e' una attenzione speciale da parte dei media. Cerchiamo di analizzare i dati e di distinguere tra questioni che sono diverse. I fatti accaduti durante le prime settimane del 2009 sono numerosi e gravi: si contano gia' una quindicina di casi di stupro, alcuni dei quali accaduti a Roma o nelle vicinanze, ma anche a Milano, a Bologna, in citta' del Sud e del Nord. Gli autori sono di nazionalita' varia: italiani, tunisini, marocchini, rumeni; fra le vittime donne giovani, giovanissime quattordicenni violentate davanti ai loro compagni, anch'essi maltrattati e costretti ad assistere alla violenza, in molti casi di gruppo. Cio' che colpisce e' la ferocia, l'accanimento, il disprezzo: l'abbiamo fatto "per divertirci", "per dispetto", hanno dichiarato alcuni. E' pura delinquenza animalesca. Non si sa se i dati diffusi nei giorni scorsi siano attendibili: quasi il 61% delle violenze e' esercitata dagli italiani, il resto da immigrati. Diamoli per buoni. I dati dicono anche che la maggiore densita' di violenza e' ad opera di rumeni, la comunita' piu' numerosa nel nostro Paese con un milione di persone. Il governo della Romania ha anche reso noto che il 40% dei ricercati con mandato di cattura internazionale di quel Paese si trova in Italia; si sa ancora che i cittadini rumeni espulsi nel 2008 sono solo 40 a fronte dei settemila espulsi dalla Francia. E' il segno che qualcosa non va nelle politiche del Governo sull'immigrazione, che fa un provvedimento al mese sulla sicurezza senza risolvere nessuno dei problemi veri: li rincorre e basta. Continuano ad arrivare barconi pieni di uomini e donne in cerca di un approdo e di un futuro, niente politiche efficaci di cooperazione, si continua a predicare la tolleranza zero con gravi rischi di xenofobia e razzismo. Le ronde sono per la destra l'unica risposta a portata di mano; ma che risposta e'? La parola stessa, anche se il Governo sta facendo di tutto per nasconderlo, ha il sapore delle spedizioni punitive. Fortemente volute dalla Lega, si rischia la lottizzazione politica. In realta', esse creano piu' problemi di quanti ne risolvano; apprendiamo, infatti, che non possono andare nei luoghi a rischio, che hanno comunque dei costi e che dovrebbero svolgere un lavoro di segnalazione di situazioni a rischio che puo' fare un qualunque cittadino. E' facile che debordino dai limiti creando ulteriori problemi alle forze di polizia mentre si tagliano loro piu' di tre miliardi e mezzo di risorse. Insomma, sono fatte per incantare, per illudere. Ma poi, quando parliamo di violenza contro le donne, possiamo dimenticarci che essa viene esercitata al 90% in famiglia, ad opera di italiani e di uomini di tutte le nazionalita'? Possiamo trascurare di intervenire sulla prevenzione, con l'educazione, con l'informazione, con la certezza della pena e non solo con l'inasprimento delle sanzioni? Certezza della pena significa anche che si arriva alla fine del processo in tempi certi. E' duro ammettere che soltanto l'1% dei denunciati per violenza vengono realmente condannati. Lotta alla violenza significa inoltre investire sui Centri antiviolenza, sostenerli, visto che rappresentano l'unico presidio sul territorio, che mette a disposizione servizi di rifugio e di sostegno psicologico, legale ed economico... 7. UNA SOLA UMANITA'. MARISA GUARNERI: INVECE DELLE RONDE MILITARISTE, RAZZISTE E MASCHILISTE, SOSTENERE L'AZIONE DELLE DONNE DEI CENTRI ANTIVIOLENZA [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo pressoche' integralmente il seguente intervento dal titolo "Lettera all'Unita'"] Carissima direttora, ho pensato che le donne dei centri antiviolenza sono le uniche che possono fare ronde "non mafiose" e preparate. Sappiamo tutto del pericolo che le donne corrono di notte per le strade e molto di piu' di giorno nelle loro case. Sappiamo chi chiamare in caso di bisogno, sappiamo quali ospedali chiamare, come confortare la vittima, sappiamo distinguere. I fondi che verranno stanziati per le ronde perche' non vengono dati ai centri antiviolenza che ormai sono presenti in tutti i capoluoghi? Visto che 20 milioni di euro stanziati dal precedente governo per un piano nazionale contro la violenza alle donne sono spariti! In altri Paesi, in particolare l'Olanda, volontarie dei centri antiviolenza accompagnano la polizia quando una donna viene aggredita in casa. Ovviamente per offrire - se lei lo vuole - sostegno e accoglienza. Sappiamo che ci sono istruzioni da parte del Ministero dell'interno perche' in ogni posto di polizia ci siano persone competenti per agire contro la violenza alle donne ed ai minori. Abbiamo partecipato alla formazione delle forze dell'ordine ed a Milano ci stiamo preparando a formare i vigili... Parliamone seriamente. Ci sono anche associazioni di uomini contro la violenza che hanno respiro nazionale che ci potrebbero affiancare... Marisa Guarneri, presidente della Casa delle donne maltrattate di Milano 8. UNA SOLA UMANITA'. TIZIANA PLEBANI: LETTERA AGLI UOMINI LUPO E AI RE DELLA FORESTA [Ringraziamo Tiziana Plebani (per contatti: tiplebani at libero.it) per averci messo a disposizione questo intervento apparso su "Il paese delle donne"] A voi uomini che state sostituendo alla realta' d'ogni giorno il terribile immaginario della fiaba di Cappuccetto rosso, uomini lupi che si aggirano famelici negli spazi verdi delle nostre citta', usando il pene come un'arma, a voi uomini ronda che setaccerete i quartieri, innalzando il livello di violenza e tensione che gia' si respira in citta', a voi e a chi vi manda: fermatevi, parliamo di che cosa sta succedendo, in noi donne, in voi, in tutti. C'e' una differenza sostanziale tra avere un corpo d'uomo ed essere uomini. Noi non siamo macchine, voi non siete macchine, non siete incatenati a un'istintualita' rapace. Non c'e' alcuna forza naturale che vi spinga a usare il pene come un pistone, una leva, una mazza. Non avete tra le gambe qualcosa di incontrollato. E lo stupro non ha nulla a che vedere con la sessualita'. Noi donne nemmeno riusciamo a capire non solo come si possa godere violando un'altra persona ma neppure come quella parte del vostro corpo possa reagire, drizzarsi, ergersi. A cosa obbedisce? Non all'istinto sessuale. No. Reagisce al richiamo del dominio, alla possibilita' di esercitare potere e infliggere umiliazione. Non possiamo credere che cio' che provate sia piacere. Si tratta di un linguaggio che purtroppo si puo' apprendere sin da piccoli, imitando rapporti familiari distorti, succhiando le volgarita' dalla televisione e dai media, assorbendo violenza dal razzismo o dal disinteresse subiti; e' qualcosa che si respira nell'aria in questo momento forse piu' che in altri. Alcune societa' investono nell'educazione al rispetto e alla consapevolezza, nella possibilita' di essere uomini e donne e non di avere un corpo di uomini e donne, oggetti solo di consumo; altre, come pare ora la nostra, indirizzano sulla strada opposta che conduce pero' all'ottundimento del percepire e del sentire se stessi, gli altri, la comunita'. Non e' una via senza uscita: non siamo senza strumenti. Siamo esseri simbolici, non c'e' nulla, non c'e' porzione del nostro corpo e parte delle nostre pratiche piu' intime, che non sia iscritta, interpretata, segnata dal lavoro della cultura. Non si nasce uomini lupi e re della foresta, lo si diventa. Ci difenderanno forse gli uomini ronda? La foresta, il bosco di Cappuccetto rosso ritorneranno ad essere incantati? Nella favola originale di Cappuccetto Rosso, quella di Perrault, ne' la nonna ne' la bambina escono vive, non vi sono salvatori. Le ronde, le squadre paramilitari, parlano il linguaggio del corpo disciplinato e pronto ad agire come un'arma, organismo che scatta e reagisce a un pericolo come un meccanismo ben oliato, spesso dimentico di se' e della propria fragilita', simile a quella di tutti gli altri. Se ha in mano una pistola (metafora del fallo) ha l'onnipotenza di pensare di poter decidere della vita di chi gli sta di fronte, aggressore o aggredito. Non abbiamo bisogno di altri che si aggirino alimentando la sfiducia e la paura del vivere, facendoci sentire in un carcere seppure allargato. Cio' che manca e' un patto di convivenza gentile tra tutti i cittadini, nuovi e vecchi, tra donne e uomini, un'alleanza che ci permetta di governare la grande trasformazione delle nostre citta' nella contemporaneita'. Un patto frutto di una cultura che faccia percepire a tutti che la citta', lo spazio di vita, e' un bene comune, che le relazioni tra gli uomini e le donne, tra le persone, sono un bene comune. Una consapevolezza che porti tutti noi ad avere uno sguardo vigile e attento come lo sguardo della madre che ci seguiva quando andavamo a scuola, fin quando sparivamo al suo orizzonte. Come possiamo del resto restituire altrimenti la fiducia e la bellezza ai parchi, ai giardini, agli spazi verdi, preziose risorse della qualita' del nostro abitare la citta'? Come possiamo tornare a camminare senza guardarci indietro, come possiamo amare la notte, l'oscurita' silenziosa e dolce, come continuare ad assaporare il vento seduti su una panchina al margine del buio? Non con le ronde, no, no di certo, ma con una cultura solidale ed empatica che ci restituisca una comunita'. E soprattutto, uomini, con il coraggio di guardarvi dentro, di prendere per mano il lupo che c'e' e di insegnargli gentilmente che non e' costretto ad avere un pistone, uno stantuffo, un'arma tra le gambe e che puo' divenire un uomo. Che, come si apprende una lingua, si puo' apprendere l'alfabeto del corpo e dei sentimenti. Se lo vogliamo noi, donne e uomini insieme con gentilezza, possiamo senza ronde rimanere a guardare le stelle senza paura. 9. UNA SOLA UMANITA'. CHIARA SARACENO: LA NOTTE [Dal sito del quotidiano "La stampa" riprendiamo il seguente articolo del 28 febbraio 2009 dal titolo "La sconfitta delle donne"] Negli anni '70 il movimento delle donne lancio' l'iniziativa "riprendiamoci la notte". Contro l'idea che qualsiasi donna si trovasse fuori casa di notte, specie se non accompagnata da un uomo, era potenzialmente una prostituta o comunque una preda disponibile, si rivendicava orgogliosamente la legittimita' della presenza delle donne nello spazio pubblico, anche di notte. Era un'affermazione del diritto alla liberta' di movimento e di azione, il rifiuto della necessita' di dover sempre ricorrere alla protezione, quindi alla dipendenza, di un uomo. Era accompagnata da un altro slogan ironico - "tremate, tremate, le streghe son tornate" - che giocava sull'ambivalenze con cui venivano, e vengono, guardate le donne libere e padrone di se'. Non e' infatti un caso che l'espressione "donna libera" evochi immagini di trasgressioni e bassa moralita', non di autonomia. Trent'anni dopo, la richiesta di "riprendere la notte" e' sostituita nel discorso pubblico dalla richiesta delle ronde, dei "protettori". Le donne sono tornate nel ruolo di vittime da proteggere, ma anche potenzialmente chiudere in spazi, appunto, protetti. Ma quali? E chi puo' garantire protezione? Oltre alla notte dovremmo riprenderci anche il giorno, e oltre alle strade e ai parchi anche le case, ove continua ad avvenire il maggior numero di violenze, anche sessuali, contro le donne di ogni eta' e contro i bambini di entrambi i sessi. E nessuno garantisce che chi si candida a proteggere in pubblico non sia un aggressore in privato. Al contrario, l'affidamento di un ruolo pubblico di protettore puo' rafforzare in alcuni l'idea che le donne siano una proprieta' privata da difendere dagli altri uomini, anche contro loro stesse. Non sono rare violenze tra uomini motivate da uno sguardo o una parola sbagliata rivolta alla "donna di un altro". E troppo spesso la reazione contro gli autori di violenze in luoghi pubblici e' stata l'invocazione di poter fare giustizia da se', della consegna dello stupratore agli uomini di famiglia della vittima. Attribuire alle donne lo status di vittime potenziali non giova ne' alla loro sicurezza ne' alla loro liberta'. Il fatto che si autocandidino anche ronde femminili sposta di poco la questione, anche se toglie il monopolio maschile ai "protettori". Cio' non significa che non si debba fare nulla di fronte alla mattanza che miete vittime di ogni eta' con ritmo pressoche' quotidiano, da parte di italiani come di stranieri, rimandando al, pur necessario, lavoro culturale ed educativo per modificare comportamenti. Non si tratta solo d'inasprire, e rendere certe, le pene. Occorre anche rendere ragionevolmente sicuri, per tutti, almeno gli spazi pubblici tramite un controllo diffuso e costante del territorio con mezzi normali: illuminazione; esercizi pubblici diffusi e aperti; il vigile o il poliziotto di quartiere di cui periodicamente si parla, ma che raramente decolla (e che ora sembrerebbe sostituito dalle ronde di quartiere), con una particolare attenzione per le aree e le ore piu' a rischio; mezzi pubblici che non abbiano fermate perse nel nulla e che di notte siano non solo piu' frequenti, ma autorizzati anche a fermate supplementari e che possano collegarsi, come avviene gia' in alcune citta', ad un servizio taxi. Ma fa parte della sicurezza degli spazi pubblici anche una diffusa coscienza e comportamento civico, per cui ciascuno si sente responsabile di cio' che succede nel proprio spazio, non facendo il poliziotto, ma il cittadino vigile e solidale. Fa impressione che dilaghi la domanda e l'offerta di ronde in un contesto comportamentale in cui si puo' essere aggrediti a scuola o per strada senza che nessuno muova un dito, perche' e' meglio farsi i fatti propri; in cui chi assiste a un borseggio in autobus tace, fin che il fatto e' avvenuto e il borseggiatore se n'e' andato. E' l'omerta' unita a indifferenza e paura diffuse che rende pericoloso lo spazio pubblico, per le donne, ma anche per tutti coloro che per eta' o altro appaiono vulnerabili. 10. UNA SOLA UMANITA'. FIORENZA SARZANINI: LE RAPPRESENTANZE DI CARABINIERI E POLIZIOTTI CONTRARIE ALLE RONDE [Dal "Corriere della sera" del 2 marzo 2009 col titolo "Carabinieri e poliziotti: le ronde vanno fermate" e il sommario "Fronte contrario dopo gli scontri a Padova. Potenziare i nostri organici, mancano diecimila uomini in divisa. Cocer, appello a Napolitano: misura impraticabile. Silp e Sap: costretti a fare i badanti"] Roma - La definizione non lascia spazio agli equivoci: "Misura impraticabile". Cosi' il Cocer dei carabinieri boccia le ronde e chiede un incontro al capo dello Stato e al presidente del Consiglio "per avere chiarimenti su tematiche che oggi offuscano la serenita' dei nostri colleghi". Fanno sponda i sindacati di polizia, in particolare il Silp Cgil e il Sap (che da Torino denuncia: "I partiti cercano di lottizzare le ronde, per noi un ruolo di badanti"), che al governo si appellano affinche' "non sia convertita in legge quella norma". Il fronte contrario e' compatto, soprattutto dopo quanto e' avvenuto a Padova con la rissa tra i leghisti di "Veneto Sicuro" e gli antagonisti del centro sociale "Pedro" e la Digos in mezzo a cercare di dividere i contendenti. E tenendo conto di quanto potrebbe avvenire nei prossimi giorni, con le associazioni di cittadini che in molte citta' si stanno organizzando per pattugliare parchi e strade. A Napoli, dove gli abitanti del quartiere dove e' stato arrestato il presunto responsabile dello stupro su un dodicenne avevano gia' annunciato ronde antipedofili, in tanti hanno chiamato il numero verde della Protezione civile, per chiedere una presenza davanti alle scuole dei propri figli. Oggi il debutto. Favorevole il sindaco di Cicciano, contrario quello di Massa di Somma, i Comuni che sono stati teatro delle ultime violenze. La rappresentanza dell'Arma e' chiara: "Non e' cosi' che si risolvono i problemi della sicurezza". Un lungo comunicato entra nel dettaglio di quanto avvenuto nelle ultime ore e poi chiede risorse economiche "assegnate ormai da anni in misura sempre minore dalle varie Finanziarie alle forze dell'ordine", ma anche potenziamento degli organici perche' "non si possono istituire ronde di vigilanza quando tra poliziotti e carabinieri mancano quasi 10.000 uomini". Per il Cocer "l'impianto sicurezza dev'essere basato su due pilastri fondamentali: l'incremento consistente delle risorse economiche al fine di migliorare gli standard operativi, logistici e tecnologici delle forze di polizia; la creazione immediata di nuovi istituti di pena al fine di scongiurare nuovamente l'ipotesi di un indulto, vanificando i notevoli sacrifici di magistrati, poliziotti e carabinieri". Nei giorni scorsi i sindacati di polizia avevano espresso critiche forti sulla scelta di inserire le ronde nel decreto legge. E adesso Claudio Giardullo del Silp-Cgil ribadisce "la necessita' di ripensare questa norma, perche' bisogna evitare che la gente si faccia male per strada, ma soprattutto impedire che la gestione della sicurezza sia affidata ai partiti. E invece proprio questo sta avvenendo, con ronde politicizzate che non possono garantire ne' sul piano dell'imparzialita' ne' su quello della professionalita'". In ogni caso "e' urgente, visto che il provvedimento e' in vigore, varare il regolamento di attuazione in modo da vietare sponsor economici e politici e fissare le regole sugli equipaggiamenti. Bisogna impedire che la gente vada in giro con cani, bastoni, spray urticanti, caschi". Anche il segretario del Sap Nicola Tanzi evidenzia le difficolta' e sottolinea come "i centralini di questure e comandi dei carabinieri, cosi' come i numeri di emergenza siano intasati dalle chiamate di chi segnala situazioni e chiede l'intervento delle forze dell'ordine. Noi non riusciamo a fare fronte e quando non arriviamo in tempo c'e' chi interviene da solo. Una spirale pericolosa che va fermata con la massima urgenza". 11. UNA SOLA UMANITA': MAO VALPIANA: NELLA MIA CITTA' NESSUNO E' STRANIERO. UN'INIZIATIVA A VERONA [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) per questo intervento] Dopo il gravissimo episodio di razzismo su un autobus veronese, la Verona civile, la Verona antirazzista, la Verona della nonviolenza, promuove un'iniziativa. Da lunedi' 2 marzo 2009 sugli autobus cittadini veronesi compaiono manifesti con la scritta "Nella mia citta' nessuno e' straniero". Sulla fiancate e sul retro degli autobus al posto delle solite pubblicita' di automobili, o voli a basso costo, o intimo femminile, compare una "pubblicita'" diversa da tutte le altre. Ne' merci, ne' beni di consumo, nessun invito all'acquisto. In quello spazio solitamente riservato al consumismo, viene semplicemtne regalata un'idea. Sugli autobus utilizzati prevalentemente da studenti veronesi e cittadini di altre nazionalita', ma che tutti gli automobilisti vedono, da oggi e per sei mesi compare lo slogan "Nella mia citta' nessuno e' straniero" con i volti e i colori variegati delle persone che dipingono la nuova articolata identita' della nostra citta'. Le lettere che compongono la scritta sono state create a grandezza umana con lettere in legno. Utilizzando stoffe e abiti scartati dalla raccolta indumenti della San Vincenzo, le lettere sono state ricoperte, con la tecnica del patchwork. Successivamente, durante la Festa dei Popoli 2008, sono state messe a disposizione per un servizio fotografico che ha coinvolto piu' di 150 persone, "nuovi veronesi" provenienti da ogni parte del mondo. La campagna prevede anche la realizzazione di manifesti, locandine, cartoline, magliette e borse con lo stesso slogan e le stesse colorate immagini della campagna di sensibilizzazione, per far entrare in modo capillare nel tessuto linguistico e nell'immaginario cittadino parole e simboli di rispetto e accoglienza. L'iniziativa e' il risultato di un percorso, partito nel febbraio dello scorso anno, ideato dal cartello di 43 associazioni "Nella mia citta' nessuno e' straniero", un coordinamento di associazioni veronesi, con l'obiettivo prioritario di combattere il razzismo e ogni forma di discriminazione sul territorio, attraverso attivita' di formazione, approfondimento e coinvolgimento sul tema dei diritti umani. * Le associazioni aderenti al Cartello sono: Abcs, Anolf, Arci, Associazione Don Tonino Bello, Associazione Pangea, Associazione per la pace, Associazione per la pace dei popoli, Associazione Villa Buri, Avvocati di Strada - Capolinea, Centro Don Calabria, Centro Missionario Diocesano, Centro Pastorale Immigrati, Centro per i diritti del malato e per il diritto alla salute, Cesaim, Cestim, Cgil, Cini Italia onlus, Cisl, Comitato di Solidarieta' con il Popolo Eritreo, Comunita' dei Giovani, Comunita' La Madonnina, Consulta Comunale dell'Immigrazione, Coop. La casa per gli immigrati, Coop. La Rondine, Emergency Verona, Emmaus Villafranca, Enti locali per la pace, Gruppo ecclesiale veronese tra i Rom e i Sinti, Il Cireneo, Istituto di Cultura italo-tedesca Centro Goethe, La Fraternita', Mlal Progettomondo, Movimento Nonviolento, Nigrizia, Pax Christi, Rete condivisione della Comunita' di San Nicolo' all'Arena, Rete Guinea Bissau, Rete Lilliput, Rete Radie' Resch, Uil, Unione allievi di Don Mazza, Vita Virtus Onlus. Il finanziamento per la campagna di sensibilizzazione "Nella mia citta' nessuno e' straniero" e' stato garantito da un progetto del Centro Servizi Volontariato. Per informazioni e approfondimenti: www.nellamiacittanessunoestraniero.it 12. AFGHANISTAN. "PEACEREPORTER": ANCORA UNA STRAGE DI CIVILI [Dal sito di "Peacereporter" riprendiamo il seguente articolo del 2 marzo 2009 dal titolo "Afghanistan, scontri tra talebani e militari Nato: uccisi otto civili" e il sommario "La strage e' avvenuta il 23 febbraio scorso, ma e' stata resa pubblica solo oggi dopo un'inchiesta delle autorita' locali"] Otto civili sono rimasti uccisi e 17 feriti il 23 febbraio scorso durante un scontro tra soldati Nato ed insorti nel sud dell'Afghanistan, secondo un'indagine fatta dalle autorita' locali e dalla Nato resa nota oggi. Il 23 febbraio una pattuglia della forza internazionale Isaf e' caduta in un'imboscata in un villaggio del distretto di Sangin, nella provincia di Helmand, bastione dei talebani. "I soldati hanno risposto al fuoco e lo scontro si e' protratto per diverse ore. Sfortunatamente otto civili sono rimasti uccisi e 17 feriti nel corso dei combattimenti", hanno annunciato le autorita' di Helmand e l'Isaf. Sempre oggi il Pentagono ha diffuso una nota nella quale si legge che sono 29 i militari statunitensi morti in Afghanistan tra gennaio e febbraio, una cifra piu' che tripla rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Sono invece cento, anche questo numero in netto aumento, i civili afgani che hanno perso la vita in operazioni Usa o delle forze della Nato. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato che saranno inviati in Afghanistan altri 17.000 soldati, oltre i 38.000 gia' presenti nel Paese e contro i 27.000 che vi si trovavano a inizio 2008. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 748 del 3 marzo 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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