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Minime. 744
- Subject: Minime. 744
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 27 Feb 2009 01:20:23 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 744 del 27 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Maria G. Di Rienzo: Parliamo di sicurezza 2. Il 26 febbraio dinanzi al Parlamento contro il razzismo, per l'umanita' 3. Una Resistenza che comincia 4. Associazione nazionale universitaria degli antropologi culturali: Un appello contro le politiche razziste e liberticide del governo 5. Una lettera aperta al sindaco di Tarquinia e al presidente della Provincia di Viterbo 6. "Azione nonviolenta" di gennaio-febbraio 2009 7. Angelo Baracca: La follia del nucleare, l'utilita' dell'eolico 8. Michele Boato: L'imbroglio nucleare francese 9. Peppe Sini: L'attentato 10. Oggi a Sovicille 11. La newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino 12. Maria Paola Guarducci: Recente letteratura sudafricana 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: PARLIAMO DI SICUREZZA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento] Dal 24 al 26 febbraio. L'ottantatreenne di Pavia, non vedente, che era stata violentata nei giorni scorsi, e' morta. Sei arresti per violenze sessuali continuate, su una bambina di nove anni, a Palermo. Il presunto stupratore del ragazzino dodicenne di Napoli e' stato pure arrestato. Nel trevigiano, dove io vivo, una donna di 36 anni e la sua figlioletta di due sono state uccise a coltellate, forse dal compagno di lei. Un padre separato uccide il figlio di nove anni nei locali di un'Asl del milanese e si toglie la vita con lo stesso coltello. Allora parliamo ancora di sicurezza. Onestamente. Come testimoni, come sopravvissute, come attiviste, come lavoratrici, come madri e sorelle e figlie e mogli e compagne, come gli esseri umani che siamo. C'e' un solo modo per farlo. Dobbiamo parlare di cosa ci fa paura. Di cosa ci blocca, di cosa libera o trattiene le nostre energie, di cosa ci esaurisce. La nostra sicurezza ha a che fare con la nostra autostima? Cos'e' sicuro in famiglia, sul lavoro, per strada, cos'e' insicuro? Mettete cio' che considerate "personale" sul tavolo della discussione. Non e' la prima volta che sentite dire "il personale e' politico", ma credetemi, non e' mai stato cosi' vero come oggi. Permettetevi di dire la sofferenza e il disagio e il turbamento. Fate domande, anche se non sperate di avere risposte rapide e semplici. Rompete il silenzio. Le crisi di sistema, come quella che stiamo vivendo globalmente, tendono ad avere tempi lunghi e aspetti molteplici. Regimi repressivi. Abusi dei diritti umani. Guerre. E ogni giorno, ovunque, si prendono decisioni in nome nostro e per interesse privato. Per conto di tutti e per le tasche di pochissimi. In alcuni luoghi confiscano terre. In altri le terre le bombardano. In altri ancora le inquinano, le devastano, le alterano irrimediabilmente. Prendono vite con la stessa noncuranza di chi strappa fili d'erba, o le feriscono, le torturano, le negano. In Italia stanno distruggendo separazione dei poteri costituzionali, diritto di sciopero, convivenza civile, rispetto dei diritti umani. Per la nostra sicurezza. In particolare vostra e mia, e cioe' delle donne. Dicono cosi'. Non aspettatevi che nell'immediato futuro andra' meglio. Prendere decisioni basandosi sulla paura o creandola ad arte non da' mai buoni risultati, perche' spinge agli estremi di ogni sorta: fondamentalismi, nazionalismi, omofobia, razzismo, militarismo, sessismo, violenza e ancora violenza. Possiamo lasciarli fare. Anche questa e' una scelta. Perche' siamo stanche, perche' ci distrugge l'ansia per il lavoro, la casa, la scuola, i figli. Di certo in questi campi siamo tutto fuorche' "sicure". Non sappiamo se ci rinnovano il contratto, se riusciremo a pagare il mutuo, se arriveremo a fine mese con i prezzi che aumentano e aumentano, se una volta laureati il ragazzo o la ragazza dovranno ciondolare in giro per anni, se otterremo aiuto per il familiare malato o anziano o disabile, se potremo averlo noi stesse per una gravidanza desiderata o indesiderata, o per una violenza subita. Di solito troviamo qualche modo per maneggiare lo stress e per continuare a fare tutto, ma il rischio e' che si finisce per tollerare gli abusi come parte dello scenario, come parte del prezzo che bisogna pagare per vivere. E pian piano, i nostri sogni, le nostre speranze, muoiono e le nostre anime ci vengono sottratte. Essere in grado di avere un mestiere che ci piace: chi lo pensa piu'? Sentirsi riconosciute, rispettate, valutate, per cio' che siamo e per le cose di cui ci occupiamo. A qualsiasi eta'. Sentirsi in armonia con la vita che scorre, che trasforma, che germoglia e fiorisce, che riposa e rinasce. Perche' questo dovrebbe essere un lusso, o un'utopia? A che serve essere qui, altrimenti? Per favore, parlate. Parlate di quello che state passando, non negatelo e non nascondetelo. Non e' una vergogna aver timore, dovrebbe vergognarsi chi vi mette nelle condizioni di provarlo. Il conforto che vi offrono, con i "pacchetti sicurezza" e le ronde e la militarizzazione dei territori e' una droga micidiale. Non lasciatevi avvelenare: essere una donna non e' essere una preda, non e' essere sotto tutela e controllo per l'intera esistenza, non e' essere un campo di battaglia, non e' essere complice, predestinata ad alcunche', impotente. Non voltate piu' la testa, ne' di fronte al dolore vostro, ne' di fronte a quello altrui. Reclamate le vostre anime, il vostro spirito, la scintilla che vi rende uniche qualsiasi sia il modo in cui volete chiamarla. E fatela risplendere nelle vostre parole, siano esse una protesta della luce contro il buio in cui vorrebbero precipitarci. 2. INIZIATIVE. IL 26 FEBBRAIO DINANZI AL PARLAMENTO CONTRO IL RAZZISMO, PER L'UMANITA' Nella mattinata di giovedi' 26 febbraio 2009 a Roma, in piazza Montecitorio davanti alla Camera dei Deputati, la Comunita' Papa Giovanni XXIII e l'Operazione Colomba hanno realizzato una manifestazione per i diritti umani di tutti gli esseri umani, contro i provvedimenti razzisti e disumani del cosiddetto "pacchetto sicurezza". Sono stati esposti cartelli informativi e sono stati tenuti interventi di rappresentanti dell'esperienza di solidarieta' fondata dall'indimenticabile don Oreste Benzi; hanno preso la parola oltre ai rappresentanti della Comunita' Papa Giovanni XXIII e dell'"Operazione Colomba" anche rappresentanti della Comunita' di Sant'Egidio, il direttore generale della Focsiv; vari parlamentari hanno interloquito ed hanno preso parte all'iniziativa dichiarando il proprio impegno ad opporsi in sede parlamentare ai provvedimenti piu' barbari e crudeli del cosiddetto "pacchetto sicurezza". 3. UNA SOLA UMANITA'. UNA RESISTENZA CHE COMINCIA La manifestazione promossa dalle amiche e dagli amici della Comunita' Papa Giovanni XXIII e dell'"Operazione Colomba" che dinanzi alla Camera dei Deputati hanno espresso in modo argomentato, persuasivo, nitido e intransigente l'opposizione di ogni persona di volonta' buona ai provvedimenti razzisti che un governo sciagurato vuole imporre al nostro paese, e' un atto storico. E' l'inizio formale e sostanziale della Resistenza nonviolenta dell'Italia che vuole giustizia e liberta', dignita' e solidarieta', misericordia e responsabilita'. E che chiama il Parlamento ad opporsi a chi vuol ridurlo a bivacco di manipoli. E che chiama tutte le istituzioni a resistere alla barbarie nazista. E che chiama tutte le forme associative della societa' civile a difenderla la civilta'. E che chiama la popolazione italiana tutta alla Resistenza, la Resistenza nonviolenta, la Resistenza per il diritto e la legalita', la Resistenza per la democrazia e la civilta', la Resistenza per l'umanita' che e' una ed e' di tutte e di tutti. Con il linguaggio sobrio e rigoroso di chi la solidarieta' la pratica quotidianamente, le amiche e dagli amici della Comunita' Papa Giovanni XXIII e dell'"Operazione Colomba" hanno lanciato una sfida, una sfida nonviolenta: la barbarie razzista puo' essere fermata, la lotta nonviolenta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani puo' vincere. Lo hanno dichiarato nella fredda mattina del 26 febbraio 2009 dinanzi al Parlamento, a Roma. 4. UNA SOLA UMANITA'. ASSOCIAZIONE NAZIONALE UNIVERSITARIA DEGLI ANTROPOLOGI CULTURALI: UN APPELLO CONTRO LE POLITICHE RAZZISTE E LIBERTICIDE DEL GOVERNO [Attraverso Anna Maria Rivera (per contatti: annamariarivera at libero.it) riceviamo e diffondiamo il seguente appello dell'Associazione nazionale universitaria degli antropologi culturali] Gli eventi accumulatisi in quest'ultimo periodo sono di una tale gravita' da indurci a rendere pubblica la nostra indignazione. Assistiamo a un imbarbarimento crescente della produzione legislativa, orientata sempre piu' ad una prassi di violenza fisica, quindi anche simbolica, contro gli stranieri, i "diversi", i socialmente deboli, le liberta' individuali. Il ddl 733, se approvato in via definitiva, abolendo il divieto di segnalare gli stranieri "irregolari" che ricorrono alle cure sanitarie, privera' di fatto del diritto alla salute -diritto universale ed inalienabile - centinaia di migliaia di cittadini che vivono con noi, lavorano con noi e spesso per noi. Non solo: esso introduce anche il reato di clandestinita', il permesso di soggiorno a punti, norme restrittive sui ricongiungimenti familiari e i matrimoni misti, il carcere fino a quattro anni per gli "irregolari" che non rispettino l'ordine di espulsione. Nega, inoltre, l'iscrizione anagrafica a chi non abiti in appartamenti "idonei" e istituisce la schedatura presso il ministero dell'Interno dei senza casa e di tutti coloro che hanno dimora in luoghi diversi dagli appartamenti. Gli "irregolari" saranno privati altresi' di diritti umani elementari come quelli di riconoscere un figlio o di mandare del denaro a casa. Tutte queste misure varranno a rafforzare discriminazione e razzismo ed a rendere piu' sfruttabile, docile, ricattabile la forza-lavoro immigrata. Infine, l'improvvisa scoperta dell'"emergenza" degli stupri - in realta' un fenomeno endemico, trasversale alle nazionalita' e agli ambienti sociali - messa al servizio di una campagna dai toni forcaioli contro gli stranieri e i minoritari, e' servita a giustificare un decreto d'urgenza che strumentalizza i corpi violati delle donne per compiere un ulteriore passo verso la barbarie istituzionale e legislativa, fra l'altro legalizzando le ronde private e prolungando fino a sei mesi la detenzione nei lager per migranti. L'involuzione della vita politica del nostro paese ci impone un sussulto di civismo, ci chiede una testimonianza si' politica ma espressa anche in termini di pratiche scientifiche e didattiche. Occorre che dalle sedi della formazione antropologica emerga un chiaro pronunciamento pubblico contro la crescente occupazione armata del corpo: nei corpi offesi dal ricatto tra cura e liberta', nei corpi schedati per non essere chiusi nel guscio sociale che si chiama casa, nei corpi femminili violati e ignobilmente sfruttati per disegni forcaioli, fino a quel corpo di chiunque di noi che lo stato si accinge ad espugnare, con una legge sul trattamento di fine vita che fa strame del diritto individuale sul proprio se' e sulla propria morte. Sappiamo quale logica sostenga la politica che sposta sul corpo dei cittadini piu' deboli, effettivamente o in potenza, il confronto dialettico con le liberta' ed i diritti individuali. Riconosciamo in essa le stesse sillabe con cui il secolo scorso produsse il discorso piu' disumano che la ragione umana avesse conosciuto. La barbarie, come ci ricordo' Ernesto de Martino, abita presso di noi e dobbiamo additarla alla coscienza pubblica quando si presenta, come ora, allo stadio germinale. Quell'antropologia impegnata dalla promessa di ampliare gli orizzonti di cio' che dobbiamo considerare umano deve denunciare il ripiegamento autoritario, razzista, irrazionale e liberticida che sta minando le basi della coesistenza civile nel nostro paese, e che rischia di svuotare dall'interno le garanzie costituzionali erette sessant'anni fa, contro il ritorno di un fascismo che rivelo' se stesso nelle leggi razziali. Forse anche allora, in molti, pensarono che non si sarebbe osato tanto: oggi abbiamo il dovere di non ripetere quell'errore. * Il presidente e il Consiglio direttivo dell'Anuac (Associazione Nazionale Universitaria degli Antropologi Culturali), Marco Aime, Roberta Altin, Pietro Angelini, Bruno Barba, Ivan Bargna, Alice Bellagamba, Anna Casella, Pietro Clemente, Dino Cutolo, Gabriella Da Re, Luisa Faldini, Adriano Favole, Clara Gallini, Maria Elena Giusti, Alberto Guaraldo, Eugenio Imbriani, Franco Lai, Chiara Letizia, Alessandro Lupo, Roberto Malighetti, Francesco Marano, Carlo Maxia, Maria Luisa Meoni, Maria Minicuci, Ferdinando Mirizzi, Gabriella Mondardini, Fabio Mugnaini, Cristina Papa, Berardino Palumbo, Carla Pasquinelli, Cecilia Pennacini, Leonardo Piasere, Sandra Puccini, Francesco Remotti, Annamaria Rivera, Alessandro Simonicca, Barbara Sorgoni, Massimo Squillacciotti, Giuliano Tescari, Stefania Tiberini, Filippo Zerilli. 5. UNA SOLA UMANITA'. UNA LETTERA APERTA AL SINDACO DI TARQUINIA E AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI VITERBO Egregio sindaco ed egregio presidente, e - se me lo consentite - cari amici, mi ha sconcertato e addolorato leggere sui giornali la vostra opposizione ad accogliere nel territorio viterbese alcune famiglie e comunita' nomadi e viaggianti, ed alcuni senzatetto costretti a vivere accampati perche' il diritto alla casa e' stato loro scandalosamente negato; mi ha sconcertato e addolorato la vostra opposizione a garantire loro nella nostra provincia i diritti che la legge italiana garantisce a tutti; mi ha sconcertato e addolorato la vostra opposizione ad offrire loro nel nostro territorio l'opportunita' di vivere in condizioni dignitose. Perche'? Vi ricordo come persone un tempo impegnate per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Perche' oggi siete dimentichi di voi stessi, di quelle vostre idee, di quel vostro impegno di solidarieta' di un tempo? * Certo che anche tra i poveri e i senzatetto ci sono dei criminali (pochi, perche' di solito arricchiscono): ce ne sono anche in Parlamento e persino nel Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana: che facciamo allora, proibiamo a parlamentari e ministri l'accesso al territorio viterbese? Respingiamo tutti gli italiani perche' alcuni sono delinquenti? * Sono un gage' che e' stato piu' volte ospite nei campi di sinti e rom: mi hanno sempre accolto con gentilezza e generosita', tutto quello che era sulle loro mense e' stato offerto anche a me. Provo uno sdegno profondo per il fatto che vi siano altri gage' che vogliono negare i fondamentali diritti umani a queste nostre sorelle e questi nostri fratelli, che peraltro sono anche in grandissima parte nostre concittadine e nostri concittadini a tutti gli effetti. * Ebbi la fortuna nella mia gioventu' di avere a maestro di civile condursi il professor Vittorio Emanuele Giuntella, gia' ufficiale degli alpini recluso nei lager hitleriani, autorevole rappresentante dell'Opera Nomadi, docente all'Universita' di Roma, nostro indimenticabile conterraneo. Vorrei essere fedele una volta di piu' a cio' che mi insegno': per questo vi prego di tornare sui vostri passi e dare la disponibilita' delle nostre istituzioni locali (tutte le istituzioni locali, tutti i sessanta comuni del viterbese) ad accogliere persone bisognose di aiuto, persone i cui diritti sono stati calpestati. Un saluto dal vostro Peppe Sini gia' consigliere comunale e provinciale, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 25 febbraio 2009 6. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI GENNAIO-FEBBRAIO 2009 [Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: an at nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo] E' uscito il numero di gennaio-febbraio 2009 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. In questo numero: Autonomia, democrazia, diritti umani. Il ruolo decisivo delle terze parti, di Lorenzo Porta; Ogni uccisione e' sproporzionata. La violenza privilegia la dismisura, di Jean-Marie Muller; Piu' diplomazia, meno militarismo per rafforzare il diritto internazionale, di Richard Falk; Liberarsi dalla necessita' del carcere per ripensare il senso della pena, intervista a Daniele Lugli di Elena Buccoliero; Destrutturare i pregiudizi con uno sguardo sulla devianza sociale, intervista a Giuseppe Mosconi di Caterina Del Torto; Le carceri italiane dopo l'indulto, ancora sovraffollate; Il suicidio in carcere, un'eventualita' molto vicina; Lo straniero e il carcere: una ricerca negli istituti penitenziari di Palermo, di Antonio Callea; Il garante delle persone private della liberta' personale, per tutelare i diritti dei detenuti, di Antonio Callea; Quando la pena e' davvero rieducativa. L'istituto della custodia attenuata; L'incontro possibile tra vittima e carnefice. Come funziona la mediazione penale, intervista a Susanna Vezzadini di Elena Buccoliero; Una via d'uscita per i minori, la messa alla prova: cancellare il reato con un nuovo progetto di vita, intervista a Luca Degiorgis di Elena Buccoliero; Carcere come citta' invisibile: laboratori teatrali con i detenuti, intervista a Roberto Mazzini di Pasquale Pugliese; Criminal Mouse, ovvero: se il carcere fosse un gioco; Siti sul carcere; Lista d'onore dei prigionieri per la pace, a cura della War Resisters' International. Le rubriche: Educazione. Un progetto educativo per gli interventi civili di pace, a cura di Pasquale Pugliese; Economia. La palla magica che lava senza saponi e detersivi, a cura di Paolo Macina; Per esempio. Archeologia della memoria nel Palazzo dell'allegria, a cura di Maria G. Di Rienzo; Cinema. L'apparente normalita' della devianza distruttiva, a cura di Enrico Pompeo; Musica. Note in liberta' dietro le sbarre, a cura di Paolo Predieri; Giovani. Tre giorni utili e divertenti per conoscerci meglio, a cura di Elisabetta Albesano; Libri. Poesie d'acqua e scuola lumaca, a cura di Sergio Albesano; Lettere. Un contenitore di ingiustizie, di nulla e di uomini invisibili; Il calice. Ma siamo sicuri?, a cura di Christoph Baker. In copertina: Il carcere visto da dentro. In seconda: Se vuoi la nonviolenza finanzia la nonviolenza. In terza di copertina: Materiale disponibile. In ultima: L'ultima di Biani, Cpt. Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". 7. ENERGIA E AMBIENTE. ANGELO BARACCA: LA FOLLIA DEL NUCLEARE, L'UTILITA' DELL'EOLICO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 febbraio 2009 col titolo "Se l'Italia avesse bisogno di energia"] L'Italia ha bisogno di questa energia? Il nucleare produce solo energia elettrica, che copre meno di un quinto dei consumi energetici finali (la Francia produce il 78% dell'energia elettrica dal nucleare, ma importa piu' petrolio di noi). La potenza elettrica installata in Italia (88.300 MegaWatt, 2006) coprirebbe abbondantemente la domanda (55.500 MW). Perche' allora importiamo elettricita' dalla Francia? Perche' un sistema basato sul nucleare e' molto rigido, le centrali nucleari non sono molto modulabili, la Francia deve quindi avere una potenza di base capace di coprire i picchi delle variazioni giornaliere della domanda, per cui quando questa e' minima produce energia elettrica in eccesso, che e' costretta a vendere a prezzi stracciati (ma per picchi eccezionali della domanda deve comprare energia, molto cara: per affrontare l'ondata di freddo di questo inverno, ad esempio, ha importato energia dalla Germania). Ma se fosse vero che abbiamo tanto bisogno di energia elettrica, qualcosa ci insegna la Spagna, che in un anno ha installato ben 3.500 MegaWatt di energia eolica, equivalente a piu' delle due centrali che Berlusconi vorrebbe avere dopo il 2020. Con quali costi per l'Italia? Due reattori Epr di questo tipo sono gia' in costruzione in Europa, uno in Finlandia da alcuni anni, e uno in Francia da circa un anno e mezzo. Il reattore finlandese ha gia' accumulato un paio di anni di ritardo, e un aumento dei costi di circa 2 miliardi di euro. Ma interessante e' il perche'. Il nucleare richiede livelli tecnologici molto superiori alle altre tecnologie (qualita' del cemento, delle saldature, dell'acciaio) e le industrie coinvolte nella costruzione si sono rivelate non all'altezza, sia in Finlandia sia in Francia, che e' il paese che conserva maggiore esperienza nel settore: vi immaginate cosa accadrebbe in Italia, dove Italcementi ha fornito cemento fasullo per le grandi opere? La costruzione dell'eolico in Spagna sicuramente e' costata molto meno, e ha coinvolto l'industria nazionale, con notevoli benefici. Il 12 maggio 2008 il "Wall Street Journal" denunciava che l'aumento dei costi previsti per le centrali nucleari "sta causando qualche shock imbarazzante: da 5 miliardi di dollari a 12 miliardi per un impianto, fra il doppio e il quadruplo delle prime stime". Dopo il referendum (a prescindere da qualsiasi giudizio) l'Italia ha smantellato tutte le competenze che si erano accumulate: oggi Enea ed Enel hanno poco personale dipendente esperto nel nucleare, e in gran parte e' prossimo alla pensione. E il resto e' costituito da personale a contratto a tempo determinato. Ricostituire le competenze e le strutture necessarie richiederebbe 15 anni, mentre il governo sta smantellando l'Universita' e la ricerca pubbliche. Se inizieranno gli appalti per una centrale in Italia, con i meccanismi del "project financing" all'italiana, sara' un enorme affare per le solite imprese coinvolte nella grandi opere, ma non sara' certo un affare per la collettivita': e se non vedra' la fine, il suo scopo sara' raggiunto. Un altro ponte sullo Stretto. 8. ENERGIA E AMBIENTE. MICHELE BOATO: L'IMBROGLIO NUCLEARE FRANCESE [Ringraziamo Michele Boato (per contatti: micheleboato at tin.it) per questo intervento] Dopo la Tav, di gran lunga meno efficiente dell'italiano Pendolino, la Francia ci sta rifilando il secondo "pacco": il nucleare Epr. Berlusconi ha firmato con Sarkozy un'intesa pesantissima sia dal punto di vista economico che ambientale, con l'assurda idea di un ritorno al nucleare in Italia, proprio all'indomani del voto del suo definitivo abbandono anche negli Stati Uniti. Attualmente sono ancora in costruzione le prime due centrali nucleari Epr una in Finlandia, dove i costi sono schizzati dai 3 miliardi di euro preventivati a 5,5 miliardi, con 38 mesi di ritardo nei lavori, ed una in Francia, dove la centrale di Flamandville (con partecipazione Enel) ha subito ripetute interruzioni per la scarsa qualita' nei lavori. Ci raccontano che, grazie alla tecnologia Epr, il volume delle scorie radioattive (uno dei problemi irrisolti del nucleare) si dovrebbe ridurre del 30%. Ma non si precisa che le scorie prodotte da queste centrali sono molto piu' radiattive di quelle degli impianti classici, e pongono insormontabili problemi tecnici per il loro smaltimento, come risulta dal rapporto 2008 dell'azienda di trattamento delle scorie radioattive, la finlandese Posiva. Naturalmente saranno i cittadini a sostenerne i costi economici ed ambientali. Ci si chiede: cosa aspetta il governo italiano, invece di continuare a sperperare denaro pubblico in tecnologie obsolete e pericolose, ad imboccare la via dell'efficienza e delle energie rinnovabili? 9. ENERGIA E AMBIENTE. PEPPE SINI: L'ATTENTATO La decisione governativa di realizzare nuove centrali nucleari in Italia e' una soperchieria e un'infamia, un obbrobrio e un attentato. Fu la volonta' del popolo italiano espressa attraverso una legittima consultazione referendaria che mise fine alla follia nucleare nel nostro paese nel 1987. Quella volonta' va rispettata, non puo' e non deve essere rovesciata con un colpo di mano da un esecutivo anomico che non fa mistero della sua volonta' eversiva. Quando Berlusconi parla insensatamente di "fanatismo ecologico di una parte politica" sta insultando quella espressione della volonta' popolare realizzatasi attraverso un istituto giuridico che invera in forma democratica la sovranita' che appartiene al popolo, come recita la legge fondamentale del nostro ordinamento. Quando Berlusconi vuole nuovamente imporre il nucleare al nostro paese sta attentando alla nostra democrazia, al nostro stato di diritto, al nostro ambiente di vita, alla nostra liberta' civile, alla nostra dignita' di soggetti razionali e morali, alla nostra salute ed alle nostre stesse vite. 10. INCONTRI. OGGI A SOVICILLE [Dagli amici del Comitato contro l'ampliamento dell'aeroporto di Ampugnano (per contatti: ampugnano at gmail.com) riceviamo e diffondiamo] Oggi, venerdi 27 febbraio, alle ore 21, presso il circolo Arci di Sovicille (Siena) si terra' l'assemblea pubblica sul tema "Non si parla piu' di Ampugnano. Il silenzio prima della tempesta". L'incontro e' promosso dall'Associazione Ampugnano per la salvaguardia del territorio e dal Comitato contro l'ampliamento dell'aeroporto di Ampugnano. 11. STRUMENTI. LA NEWSLETTER SETTIMANALE DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI TORINO Segnaliamo la newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino, un utile strumeno di informazione, documentazione, approfondimento curato da uno dei piu' importanti e piu' attivi centri studi di area nonviolenta in Italia. Per contatti e richieste: Centro Studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail: info at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org 12. HUMANAE LITTERAE. MARIA PAOLA GUARDUCCI: RECENTE LETTERATURA SUDAFRICANA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 gennaio 2009 col titolo "Verita' e fiabe risanano una terra ferita. Chiaroscuri sudafricani" e il sommario "Da Zakes Mda, di cui e/o ha da poco pubblicato Si puo' morire in tanti modi, a Niq Mhlongo, autore di Cane mangia cane, uscito di recente per Morellini, gli scrittori sudafricani rivelano la grande vitalita' di una letteratura capace di affrontare traumi vecchi e nuovi con audacia e ironia"] E' il 1990, mancano quattro anni alle prime elezioni democratiche della storia sudafricana quando J. M. Coetzee pubblica Eta' di ferro. Nel romanzo Mrs Curren, un'anziana intellettuale malata di cancro che non sa nulla di politica, monologa per lettera con una figlia lontana. Da questo insolito punto di vista vengono filtrati i tumulti degli anni Ottanta sotto un governo che, prossimo alla disfatta, e' tuttavia incapace di concepire quella transizione pacifica che avrebbe avuto i suoi artefici in Nelson Mandela e in Frederick W. De Klerk. Il cancro che corrode il corpo di Elizabeth Curren diventa cosi' una metafora del disfacimento che rosicchia dall'interno il paese: "Ho un cancro. Ho un cancro per tutta la vergogna che ho sopportato in vita mia. Ecco come si prende il cancro: per l'odio contro se stessi il corpo s'incattivisce e comincia a rodersi", dice la donna. * Antidoti contro la rimozione Mentre da un lato Eta' di ferro fotografa l'inizio della fine del regime dei bianchi, dall'altro le trasformazioni che attraversano la vicenda di Elizabeth Curren sembrano prefigurare lo schiudersi di una nuova stagione letteraria. Con l'imminente fine dell'apartheid, la letteratura stabilisce con la storia un rapporto differente; piu' sciolto, audace, creativo. Se in precedenza il romanzo sudafricano rispondeva ai dettami del realismo sociale, il processo di transizione verso la democrazia e poi nella democrazia fa si' che la letteratura si svincoli dal compito di ritrarre il paese per partecipare invece al processo di costruzione dell'identita' sudafricana individuale e collettiva. Scrittori e scrittrici entrano in un rapporto dialettico con gli eventi storici, attraverso i quali si attua, sotto i riflettori internazionali, l'epocale metamorfosi del paese. Nel 1990 esce di prigione Mandela, condannato nel '64 con la sentenza emblematica di "ergastolo piu' cinque anni"; nel '91 il Nobel per la letteratura va a Nadine Gordimer, icona antiapartheid, mentre i partiti sudafricani avviano le complicate negoziazioni per la stesura di una nuova Costituzione; nel '92 un referendum riservato ai soli bianchi approva il riformismo di De Klerk (che consente ai nazionalisti di trattare da una posizione di potere); nel '93 Mandela e De Klerk ricevono insieme il Nobel per la pace (nove anni prima, in pieno apartheid, era andato all'arcivescovo Desmond Tutu) e nel '94, con la vittoria elettorale dell'African National Congress, Mandela e' presidente. Le immagini delle file chilometriche di sudafricani in attesa di votare per la prima volta nella loro vita hanno fatto il giro del mondo e va ricordato che, nonostante la violenza dilagante nel paese, le operazioni elettorali si svolsero senza che si registrasse alcun incidente. Tra il '95 e il '97, infine, il paese affronta la propria "storia ufficiale" istituendo la Commissione per la Verita' e la Riconciliazione (Trc), una sorta di antidoto contro la rimozione i cui risultati, pubblicati nel '98 (e consultabili sul sito www.info.gov.za/otherdocs/2003/trc), consegnano a futura memoria la ricostruzione fatta da vittime e carnefici degli anni tra il 1960 (massacro di Sharpeville e inizio della resistenza armata) e il 1993. Per quanto segua vie istituzionali, l'uscita di scena del peggior regime della storia africana e' tuttavia accompagnata da una escalation di violenza generale che vessa la popolazione proprio mentre si affranca dal giogo coloniale. L'editoria italiana ha mostrato un crescente interesse per la letteratura sudafricana, che si e' accentuato negli ultimi mesi, forse in previsione dei Mondiali di calcio 2010, un avvenimento che certo catalizzera' l'attenzione anche dei piu' distratti sulla vita sociale e culturale del paese. E se sulla scia del Nobel a Coetzee (2003) case editrici medie e piccole hanno tradotto negli ultimi anni autori contemporanei rimasti sconosciuti solo in Italia (fra gli altri Tatamkhulu Afrika, Achmat Dangor, Sindiwe Magona, Zakes Mda, Gillian Slovo, Dalmon Galgut, Rayda Jacobs), si e' assistito anche a intelligenti operazioni di recupero, come quella che ha salvato dall'oblio un testo importante come Io e Mittee (Elliot 2007; ed. or. 1952) di Daphne Rooke, bellissima storia del rapporto che lega una bianca e una nera cresciute assieme ai tempi delle guerre boere. E' invece attratto dal realismo magico Zakes Mda, di cui e/o - dopo avere pubblicato Verranno dal mare (2005) e La Madonna di Excelsior (2006), nei quali l'intreccio tra presente e passato porta in superficie la memoria storica della comunita' xhosa - ha ora mandato in libreria Si puo' morire in tanti modi! (trad. di C. L. Letizia, e/o, pp. 225, euro 17). Uscito in originale nel '95, il romanzo ha un ritmo travolgente mentre racconta con sarcasmo le brutalita' del Sudafrica dei primi anni Novanta, un paese in cui la morte violenta non risparmia neanche i bambini, i luoghi piu' frequentati sono i cimiteri, gli eventi pubblici di maggior richiamo i funerali. Ma non bisogna lasciarsi ingannare da questa piattaforma di apparente pessimismo perche' la "tragicommedia" di Mda va letta invece come un'utopia costruttiva che, svincolandosi da ogni retorica, colloca nella rinascita dell'individuo la condizione per la rinascita della collettivita' in un paese in cui il clima politico e' reso asfittico dalle ideologie. Ed e' dal punto di vista della comunita' che il romanzo e' infatti narrato, con un'insolita voce plurale, (auto)critica, ironica, poetica, in grado di correggere tanti stereotipi sul Sudafrica. * Storie in prima persona Il bisogno di lenire le ferite collettive e individuali del paese, la necessita' di rettificare una storia mistificata da secoli di colonialismo e quasi cinquant'anni di apartheid portano alla superficie una voce narrativa che spesso si esprime in prima persona optando per le forme del diario o dell'autobiografia. Che si tratti di storie "vere" o inventate, l'io sudafricano manifesta il bisogno di elaborare attraverso la scrittura il correttivo alle menzogne prodotte o subite. E' la parola scritta, spesso declinata con i toni della confessione, che muove la ricerca in grado di porre fine al senso di colpa. E' sempre nel racconto che, come insegna la Trc, si rifugge da quel dolore pervasivo che ha origine nella violenza cui tutti i sudafricani si sono assuefatti, come vittime, come carnefici, come testimoni, negli anni del dominio dei bianchi, che della violenza fecero strumento istituzionale obbligando anche chi si difendeva a ricorrervi. L'io narrante sembra una scelta quasi obbligata per gli scrittori bianchi, per i quali, forse, e' urgente posizionarsi nel nuovo assetto del paese. In prima persona, per esempio, sono narrati molti romanzi degli anni Novanta e dell'inizio del nuovo secolo, come il discusso bestseller di Rian Malan Il mio cuore di traditore, Storia di mio figlio di Gordimer, Ritorno in paradiso di Breyten Breytenbach, La polvere dei sogni di Andre' Brink, Il cielo di Cape Town di Schonstein Pinnock. Nell'ambito di questa riflessione spicca Terra del mio sangue, pubblicato nel '98 ma da noi arrivato solo nel 2006, resoconto letterario delle sedute della Trc da parte della poetessa Antjie Krog, che fece da inviato speciale per la radio sudafricana. Benche' narrati in terza persona, sono ancora autobiografici Infanzia e Gioventu' di J. M. Coetzee, sugli anni formativi dello scrittore nel clima distorto dell'apartheid, culminati nell'auto-esilio in Inghilterra. Oltre che nel romanzo, il rapporto tra pubblico e privato e la riflessione aperta dalla Trc svolgono un ruolo chiave anche nelle poesie di Ingrid De Kok, curate in italiano da Paola Splendore nell'antologia Mappe del corpo (Donzelli, 2008). La necessita' di ripercorrere la propria storia individuale in relazione a quella del paese e' altrettanto impellente per chi ha vissuto la discriminazione e quindi l'esclusione dalla storia ufficiale. In questa chiave si possono leggere Ai figli dei miei figli, prima parte (la seconda non e' tradotta) dell'autobiografia di Sindiwe Magona e Da madre a madre, nel quale Magona presta voce alla madre del giovane assassino di Amy Biehl, la studentessa americana uccisa a Guguletu nel 1993, per raccontare il contesto in cui la cruenza di quel gesto puo' trovare spiegazione. Sono sempre io narranti quelli che in Tredici centesimi di K. Sello Duiker e Cane mangia cane di Niq Mhlongo (trad. di M. Giacometti, F. Sbrilli, M. Severin, Morellini, pp. 238, euro 18,50) ci conducono per le metropoli sudafricane seguendo rotte che i circuiti turistici o culturali escludono. In Tredici centesimi Duiker sceglie l'ormai globalizzata e multietnica Cape Town per una storia di disagio minorile, che si conclude con i toni fantastici di cui sara' pervaso il suo ultimo libro, postumo (l'autore e' morto suicida a trent'anni nel 2005), Stella d'Africa, da poco arrivato in libreria (trad. di A. Santa Cruz, Mondadori, pp. 269, euro 12). Destinato soprattutto a lettori adolescenti, Stella d'Africa e' un testo singolare che in piu' parti ricorda Alice nel paese delle meraviglie. Il romanzo e' ambientato nella township di Phola (Johannesburg): un luogo di miseria e violenza, nel quale tuttavia i bambini parlano con gli animali, trovano pietre magiche, combattono contro spiriti maligni travestiti da vecchie guaritrici e scendono nell'oltretomba, con l'ausilio di spiriti alleati che compaiono e scompaiono quando meno se l'aspettano, per ricostruire l'unita' di una famiglia disgregata. I temi del realismo sociale sono tutti presenti, ma la loro trattazione in chiave fiabesca rende questo romanzo emblema della creativita' nuova che si realizza in pieno nel dopo-apartheid. Di impianto piu' tradizionale, cioe' realista e autobiografico, Cane mangia cane narra gli andirivieni tra township e citta' di un ragazzo di Soweto, Dingz, che si gioca l'affrancamento dall'indigenza puntando le carte su una laurea all'Universita' del Witwatersrand. Con ironia e un tocco di cinismo, Dingz racconta splendori e miserie del Sudafrica a cavallo delle elezioni del 1994, "il giorno che gran parte di noi aspettava da sempre", da un punto di vista che riporta alla quotidianita' anche quanto e', o dovrebbe essere, fuori dall'ordinario come l'Aids, la criminalita', il razzismo, lo squilibrio tra ricchi e poveri. Quando nel '76 ci fu la rivolta a Soweto, durante e a seguito della quale le autorita' fecero 575 morti in nove mesi (di cui 134 minorenni), Niq Mhlongo aveva tre anni e davanti a se' un futuro su cui nessuno avrebbe scommesso. Oggi, nel Nuovo Sudafrica, e' un colto scrittore trentaseienne. Il 1994 ha fatto la differenza. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 744 del 27 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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