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Minime. 742
- Subject: Minime. 742
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 25 Feb 2009 01:30:47 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 742 del 25 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Opporsi. Senza esitazioni. Senza compromessi 2. Intercettazioni 3. Elena Gajani Monguzzi: Lo stupro 4. Enrico Piovesana: L'ennesima strage di civili 5. Michele Boato: Nucleare fuorilegge 6. Associazione studi giuridici sull'immigrazione: Una misura abnorme 7. Elena Liotta: Un pacchetto di angoscia 8. Claudia Fusani intervista Lodovica Giorgi 9. Alexander Langer: La civilta' della convivenza 10. Il 28 febbraio a Bologna 11. Ida Dominijanni presenta "Eurollywood" di Luciana Castellina 12. Graziella Pulce presenta "Le lune di Giove" di Alice Munro 13. La sinistra, la nonviolenza 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento 15. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. OPPORSI. SENZA ESITAZIONI. SENZA COMPROMESSI Vi e' una sola umanita'. Le ronde previste dal governo nell'ultimo cosiddetto "decreto sicurezza" sono gruppi paramilitari per perseguitare migranti e poveri. Non sono gruppi di volontariato assistenziale che impropriamente e improvvidamente hanno assunto in tempi passati la denominazione militarista di "ronde" per la loro attivita' filantropica: sono l'esatto contrario, sono un esempio di squadrismo legalizzato, di fascistizzazione della societa'. All'istituzione di queste ronde occorre dunque opporsi. Senza esitazioni. Senza compromessi. * Cosi' come occorre opporsi non solo all'aumento dei tempi di detenzione nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione, gia' Cpt - Centri di permanenza temporanea), ma all'istituto dei Cie-Cpt tout court. Per le stesse ragioni per cui ci opponevamo gia' nel 1998, quando i governanti di allora istituirono con la legge Turco-Napolitano questi autentici campi di concentramento, questo pezzo di ordine hitleriano. In uno stato di diritto, in un ordinamento democratico, in un paese civile i campi di concentramento non devono esistere. Ad essi occorre dunque opporsi. Senza esitazioni. Senza compromessi. * Ed occorre opporsi anche a tutti gli altri provvedimenti razzisti - semplicemente razzisti, inequivocabilmente razzisti, forsennatamente razzisti - del cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato dal Senato il 5 febbraio e che ancora deve affrontare l'esame della Camera dei Deputati. Al razzismo occorre opporsi. Senza esitazioni. Senza compromessi. Vi e' una sola umanita'. 2. LE ULTIME COSE. INTERCETTAZIONI Il disegno di legge governativo cosiddetto "sulle intercettazioni": il cui fine evidente e' impedire ai magistrati di fare indagini e istruire processi, di impedire agli operatori dei media di fare informazione sui fatti delittuosi, di impedire alle persone oneste di contrastare i criminali, di impedire ai cittadini di sapere la verita'. Il disegno di legge governativo cosiddetto "sulle intercettazioni": per dimostrare che non c'e' limite alla protervia e all'impudenza del regime della corruzione. Il disegno di legge governativo cosiddetto "sulle intercettazioni": per entrare nel Guinness dei primati. E nella storia universale dell'infamia. 3. RIFLESSIONE. ELENA GAJANI MONGUZZI: LO STUPRO [Ringraziamo Elena Gajani Monguzzi (per contatti: eleudiche at tiscali.it) per questo intervento] Lo stupro e', delle violenze, tra le piu' degradanti ed umilianti. Quale pugno di norme riuscira' mai a debellare il senso dell'onnipotenza maschile insito in quell'atto? Un'onnipotenza tutta tecnica che non conosce il valore della convivenza pacifica nel senso di nonviolenza ma solo guerra contro nemici; una forza muscolare che non conosce la tensione tutta intima del sentire l'altro da se' bensi' solo la conquista, il dominio, la sopraffazione, la millanteria... nonche' il doppio peso e la doppia misura applicabili a seconda che un tale esercizio ginnico lo si esplichi nella casa della "propria" famiglia o per strada, la casa della famiglia "di tutti". L'esecrabilita' dello stupro non e' pari a una denuncia dei redditi solo un po' rettificata: e' l'evasione totale dalla propria umanita'. Non e' libero dalla bestialita' chiunque lo compia. Non ne e' valutabile a peso la refurtiva. 4. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: L'ENNESIMA STRAGE DI CIVILI [Dal sito di "Peacereporter" (http://it.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 23 febbraio 2009 col titolo "La strage di Gozara" e il sommario "Tredici civili uccisi in raid aereo Usa nella zona italiana"] Lunedi' 16 febbraio l'aviazione Usa ha bombardato una tendopoli di nomadi Kuci nel distretto di Gozara, sulle aride colline a sud di Herat, sede del comando italiano. L'obiettivo del raid aereo era il comandante talebano Gholam Yahya Akbari, considerato il responsabile della recente ondata di attacchi contro le nostre truppe, colpite almeno trenta volte negli ultime due mesi. * Bombe sulle tende Il bombardamento ha ucciso Akbari e due suoi luogotenenti, ma anche tredici civili, tra cui sei donne e due bambini. Le bombe Gbu-38 (da 250 chili l'una) sganciate dagli F-15 dell'Usaf hanno infatti distrutto ben diciotto tende. Decine di civili sono rimasti feriti e ustionati. Almeno sessanta capi di bestiame sono morti. Quindi, non proprio un "precision strike", un attacco chirurgico, come detto dai comandi Usa, che inizialmente avevano negato la morte di civili parlando di "quindici talebani" uccisi. Solo sabato - dopo le denunce e le proteste delle autorita' locali e la pubblicazione di alcune fotografie - il generale statunitense Michael Ryan si e' recato sul posto a verificare, per poi ammettere che si', l'ennesima strage di civili c'e' stata. * E gli italiani? Come conferma a "PeaceReporter" il capitano Fulvio Morghese, portavoce italiano della missione Isaf a Kabul, questo bombardamento aereo statunitense e' stato condotto "in coordinamento" con il comando italiano di Herat, "come sempre avviene per tutte le operazioni Usa di Enduring Freedom nelle quattro province di competenza del Comando Regionale Ovest", vale a dire Herat, Farah, Badghis e Ghor. Ma qual e' il livello di questo coordinamento? Questi raid aerei vengono decisi dal comando regionale di Isaf ed effettuati dall'aviazione Usa, vengono pianificati assieme dai due comandi oppure vengono decisi dal comando Usa che si limita ad avvertire il comando regionale? Poniamo queste domande al portavoce del comando italiano a Herat, capitano Antonio Bernardo, che ci invita a rivolgerci allo Stato Maggiore della Difesa a Roma, il quale a sua volta ci consiglia di chiedere direttamente ai comandi Usa di Enduring Freedom. "La missione aerea di Herat - ci rispondono i portavoce Usa - e' stata pianificata dalle forze statunitensi e il Comando Regionale Ovest e' stato informato a cose fatte perche' l'urgenza di una simile operazione non consente la possibilita' di preavviso". 5. RIFLESSIONE. MICHELE BOATO: NUCLEARE FUORILEGGE [Ringraziamo Michele Boato (per contatti: micheleboato at tin.it) per questo intervento] L'accordo Italia-Francia a firma di Berlusconi e Sarkozy e' fuorilegge: nel 1987 sono stati approvati a larghissima maggioranza dagli italiani tre testi sottoposti a referendum popolare. Uno dei tre vieta accordi di cofiinanziamento di centrali nucleari all'estero. La conseguenza e' stata l'uscita dell'Italia dal reattore Superphoenix, localizzato in Francia ma cofinanziato al 33% anche dall'Italia. Quel testo, approvato nel 1987, e' tuttora legge italiana e non puo' essere violato da un accordo intergovernativo; puo' eventualmente, essere modificato da un nuovo referendum. Gravissimo che la legge venga violata dal capo del governo. 6. UNA SOLA UMANITA'. ASSOCIAZIONE STUDI GIURIDICI SULL'IMMIGRAZIONE: UNA MISURA ABNORME [Dal sito dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (www.asgi.it) riprendiamo il seguente comunicato del 21 febbraio 2009 dal titolo completo "Decreto sicurezza. Allungamento dei tempi della detenzione amministrativa dei migranti: misura abnorme che muta la natura stessa dei provvedimenti"] Il decreto legge varato dal Governo il 20 febbraio 2009 prevede un innalzamento fino a 6 mesi del periodo di trattenimento in un centro di identificazione per l'espulsione (permanenza temporanea e assistenza dello straniero) sottoposto a provvedimento di espulsione o di respingimento. La modifica legislativa si presta alle piu' radicali osservazioni critiche. Prioritariamente si ritiene che non vi siano affatto i presupposti della necessita' e dell'urgenza per l'adozione del provvedimento ed appare un chiaro segnale di politica autoritaria emanare per decreto legge un provvedimento che nella sostanza era stato rigettato dall'Aula del Senato solo alcune settimane fa. Sul piano del merito anzitutto occorre ricordare che il trattenimento e' una misura limitativa della liberta' personale prevista dalla legge, per consentire di rimuovere taluni impedimenti materiali all'immediato accompagnamento alla frontiera dello straniero da allontanare. Prevederne un aumento fino a 6 mesi (da 2 mesi a 6 mesi), tre volte la durata massima, appare oggettivamente abnorme in quanto viene a modificarsi la natura stessa del trattenimento trasformandolo da misura di esecuzione materiale dei provvedimenti di allontanamento a un periodo di potenziale e ripetuta forma di detenzione di lungo periodo, eseguita in modo speciale e al di fuori di istituti penitenziari, mantenendo gli stranieri trattenuti in una condizione di angosciosa sospensione che alimentera' continue rivolte capaci di mettere a repentaglio la sicurezza dei centri o gravi conseguenze sulla salute fisica e psichica dei migranti trattenuti nei centri. Un simile drastico e generalizzato inasprimento della durata dei trattenimenti e' non conforme con quanto previsto dalla Direttiva 2008/115/CE la quale, se e' ben vero che autorizza gli Stati dell'Unione ad attuare periodi di detenzione anche molto lunghi (si ricorda che tale Direttiva ha altresi' suscitato in tutta Europa fortissimi dubbi sulla sua conformita' con le norme comunitarie ed internazionali sul rispetto dei diritti fondamentali) comunque prevede una gradualita' di misure di allontanamento in relazione alla concreta situazione dello straniero ed introduce la misura del rimpatrio volontario alla quale lo straniero deve potere comunque accedere prima dell'applicazione della misura di allontanamento coattivo. Nelle more del recepimento della Direttiva gli Stati dell'Unione sono tenuti a non adottare norme che si pongono in contrasto con i principi della Direttiva. Il Governo italiano si muove su una posizione ispirata ad una logica unicamente repressiva messa in campo per ragioni di propaganda ideologica. La nuova previsione, infine, disattende completamente le indagini e le conclusioni del Rapporto De Mistura - svolto durante la precedente legislatura su incarico del Ministro dell'interno, che aveva evidenziato non solo le gravissime condizioni in cui versano i centri di identificazione, ma la loro sostanziale inefficacia. Ignorare detti risultati comportera' un grande sperpero di denaro pubblico, inaccettabile in un momento di grave crisi economica, essendo assai prevedibile l'inutilita' dei lunghi trattenimenti rispetto alle effettive espulsioni che potranno essere eseguite. 7. UNA SOLA UMANITA'. ELENA LIOTTA: UN PACCHETTO DI ANGOSCIA [Ringraziamo Elena Liotta (per contatti: e_liotta at yahoo.it) per questo intervento] Ci sono alcune leggi elementari della psicologia che regolano universalmente la psiche umana. Una tra queste dice che se la paura viene alimentata sul piano immaginario - anche partendo da alcuni spunti reali - essa produrra' crescente angoscia, comportamenti difensivi e aggressivi, precipitazioni nell'irrazionalita' anche ideologizzata. Alla fine non si distingue piu' cosa/chi e' realmente pericoloso e cosa/chi non lo e', si fanno proiezioni paranoidi su capri espiatori appositamente predisposti - il nemico e' in agguato, sempre fuori di noi. Anzi piu' e' estraneo e lontano da noi, il nemico, meglio si presta ad essere temuto, perseguitato, se possibile catturato ed eliminato. I Ministri della Paura sono abili nell'impacchettare notizie di cronaca. In altri tempi hanno direttamente confezionato anche i pacchetti. La sensazione di pericolo incombente finisce per pervadere anche le coscienze piu' vigili e soprattutto le persone piu' deboli. Anziani, madri, bambini, altri gruppi temporaneamente fragili, come gli immigrati pur se regolarizzati e gli stranieri in generale. Niente di nuovo per la storia. Questi meccanismi e le relative strategie della paura sono tanto noti quanto sempre efficaci, confermando la legge di cui sopra. In piu', la paura sollecita i consumi (meglio comprare, fare scorte, non si sa mai), rendendo buoni servigi all'economia che forse lasciata a se stessa andrebbe anche peggio. Eppure, soprattutto per chi oggi osserva le dinamiche collettive dal lato dell'ombra, e' evidente che lo spessore sommerso della violenza e della criminalita' e' alimentato da parenti, vicini e conterranei delle vittime. Tutti italiani. La violenza sulle donne poi, lasciamo perdere. Un sommerso che non guadagna quasi mai le prime pagine della cronaca cartacea e televisiva. Non piu', almeno. Come gli incidenti provocati dagli automobilisti. Una marea di italiani alla guida, qualche straniero... e ubriaco, ma si parla solo di questi ultimi. Bravi e onesti da una parte, gli italiani... ma chi ci crede? La nostra mafia non puo' forse aggiungere tra le sue fila gli stranieri extracomunitari o comunitari delinquenti? Chi governa la criminalita'? Il traffico di droga, la prostituzione, i rifiuti... Saranno le ronde a combattere a suon di cellulari i mitra dei professionisti del crimine? Certo che no, non si occuperanno di questa delinquenza, ma controlleranno chi se ne va in giro, a piedi, in modo sospetto e chiameranno la polizia. Chiunque puo' chiamare il 113, 112, 118, telefono azzurro, telefono rosa, altri numeri, se lo ritiene opportuno. E le leggi non sono uguali per tutti? Una sicurezza che non lavora attraverso l'educazione e la prevenzione sulla violenza strutturale soprattutto maschile che ancora offusca la pretesa civilta' degli italiani, una sicurezza da porte blindate che, come si sa, non hanno mai fermato i ladri ma anzi li hanno invogliati a studiare piani sempre piu' macchinosi, una sicurezza militarizzata nelle forme e nei contenuti oltre che punitiva negli intenti, non esaurira' mai la fonte originaria della violenza, che e' sempre trasgressiva, impulsiva e provocatoria. In tutte le sue forme. La violenza casomai sara' esasperata. Infatti, per un'altra legge universale della psiche umana, cio' che non viene trasformato si ripresenta puntuale, intensificato, non appena per qualche motivo l'argine repressivo si allenta o decade. Lezioni della storia. Rattrista testimoniare questo scempio dei graduali ma comunque esistenti progressi civili dell'umanita' e osservare la regressione che accelera il suo passo. Chi crede nel percorso verso la nonviolenza degli esseri umani, e' sconfortato da tale incredibile rigurgito che non promette ne' pace, ne' solidarieta', ne' integrazione, ma l'inasprirsi dei conflitti anche a livello di quartiere o di vicinato. Cosi' finiremo in un'atmosfera di guerra anche laddove c'e' ancora ufficialmente la pace. Finiremo a guardarci le spalle dai presunti criminali e dalle ronde, che faranno i loro debiti "errori". Grazie, Ministri della Paura, per averci reso la vita piu' angosciata e insicura! 8. DOCUMENTAZIONE. CLAUDIA FUSANI INTERVISTA LODOVICA GIORGI [Dal quotidiano "L'Unita'" del 23 febbraio 2009 col titolo "Cosi' lo Stato delegittima le forze dell'ordine" e il sommario "Il segretario dell'Unione camere penali: La norma che introduce l'obbligo della custodia cautelare per gli stupratori e' anticostituzionale. Intervista a Lodovica Giorgi di Claudia Fusani"] "Non puo' passare il principio per cui un governo decide per decreto chi mandare in galera, per il solo fatto di essere indagati di un tipo di reato. E' un precedente gravissimo". Lodovica Giorgi e' avvocato e segretario dell'Unione delle camere penali italiane. E proprio dai penalisti arriva una bocciatura netta del decreto che venerdi' il consiglio dei ministri ha approvato all'unanimita' in nome dell'allarme stupri e sicurezza. * - Claudia Fusani: Cosa la allarma di piu' in questo decreto? - Lodovica Giorgi: Tutto e prima fra tutto la nascita delle ronde, legalizzate e per decreto. Da non credere. * - Claudia Fusani: Sono associazioni di cittadini che rispondono a precisi criteri di selezione e avranno anche la supervisione del prefetto e del sindaco. - Lodovica Giorgi: E' il principio che non va bene. L'introduzione delle ronde significa due cose. La prima: lo Stato abdica a una sua prerogativa fondamentale come la tutela dei cittadini e della sicurezza. La seconda: delegittima l'operato delle forze dell'ordine che negli ultimi due anni hanno operato molto bene, e i dati del Ministero dell'Interno sono qui a dircelo. * - Claudia Fusani: In effetti le violenze sessuali sono diminuite del dieci per cento. Un dato positivo che Berlusconi ha subito rivendicato. Allora, perche'? - Lodovica Giorgi: Perche' dalla primavera scorsa il governo cavalca la voglia di ordine e autorita' che c'e' nei cittadini per soddisfare gli istinti piu' primitivi dell'elettorato. Ecco che introduce per decreto le ronde. Ma cosi' facendo agevola solo l'intolleranza. Abbiamo visto cosa e' successo negli ultimi giorni, le vendette, i raid punitivi. La politica non puo' permettere questo. * - Claudia Fusani: E invece lo fa per decreto. - Lodovica Giorgi: Sbagliato il merito. Sbagliato il metodo. Un decreto e' legittimo se esistono i presupposti di necessita' e urgenza. Quando poi le modifiche legislative vanno ad incidere sui principi di fondo dello stato di diritto, e' indispensabile il piu' ampio dibattito parlamentare. * - Claudia Fusani: Il decreto introduce anche l'obbligo della custodia cautelare per chi e' accusato di stupri, violenze e abusi. - Lodovica Giorgi: Questo e' anticostituzionale. La Carta stabilisce che la liberta' delle persone puo' essere limitata per atto del giudice. Invece qui si va in carcere per decreto e perche' indagati per un certo tipo di reato. Ma lo sanno che la maggior parte dei conflitti coniugali porta a denunce per violenza sessuale? Cosa facciamo allora: ex mariti e fidanzati tutti in galera? C'e' molta confusione e si confonde la certezza delle pena con la certezza della custodia cautelare. Sono due cose diverse. * - Claudia Fusani: Per decreto nasce anche il reato di stalking. Su questo le Camere penali sono d'accordo? - Lodovica Giorgi: Ben venga il reato, in effetti c'era un vuoto normativo per le molestie persecutorie. Ma anche qui ci sono forzature e fratture col sistema. Si prevede, ad esempio, l'incidente probatorio per le vittime di stalking. Ma questo e' istituto eccezionale e qui le ragioni di eccezionalita' mancano completamente. Ma soprattutto, la norma era gia' stata approvata alla Camera, perchÈ hanno dovuto fare un decreto? * - Claudia Fusani: Esercizio del potere? - Lodovica Giorgi: La chiamerei autopromozione. * - Claudia Fusani: Cosa serve alla sicurezza? - Lodovica Giorgi: Piu' uomini in divisa e piu' risorse. Il decreto prevede 1.500 agenti in piu'. Ma nei prossimi tre anni anni ne usciranno dodicimila. 9. MAESTRI E COMPAGNI. ALEXANDER LANGER: LA CIVILTA' DELLA CONVIVENZA [Ringraziamo Edi Rabini (per contatti: edorabin at fastwebnet.it) per averci messo a disposizione uno degli ultimi interventi di Alexander Langer, pubblicato su "La nuova ecologia" del maggio 1995 col titolo "Go home, Irenaeus", poi ripreso in Idem, Il viaggiatore leggero, Sellerio, Palermo 1996] Ha ragione Eibl-Eibesfeldt: la tendenza alla xenofobia, all'ostilita' verso gli estranei, al rifiuto del nuovo arrivato, del diverso, di colui che complica e magari disturba l'equilibrio relazionale e di potere esistente, e' generalizzata. Non mi stupirei se avesse radici non solo culturali, ma anche biologiche. Basti pensare all'esperienza di ognuno di noi quando in uno scompartimento ferroviario o in un posticino di mare o di montagna dove ci siamo sistemati comodi, magari con i nostri cari, arriva qualcuno che vuole prendere posto, interloquire, accendere la sua radio o sigaretta, sistemarsi a suo modo e - orrore! - far arrivare anche i suoi cari, senz'altro piu' rumorosi, puzzolenti ed indigesti dei nostri. E piu' affollato sara' il mondo, piu' mobili i suoi abitanti e piu' forti le ragioni che spingono alla migrazione, piu' frequentemente lo xenos ci apparira' non come ospite, ma proprio come straniero indesiderato. Eppero' - tutta la storia culturale dell'uomo non e' forse una storia di raffinamento e dominazione di istinti primordiali? Di faticoso superamento dell'omicidio, dello stupro, della predazione, della supremazia armata del piu' forte, della violenza in tutte le sue forme - insomma, un tentativo di far vincere la ragione sulla forza? Una storia di ricerca e costruzione di senso nella vita dei singoli e delle collettivita', che per l'appunto non si esaurisca nel darwinismo biologico? Non c'e' dubbio che oggi la xenofobia e la conseguente dilagante voglia di omogeneizzazione ed epurazione etnica sia tra le maggiori e piu' pericolose sfide del nostro tempo. Se ne potranno addurre motivazioni etologiche quante se ne vorranno, ma non e' detto che l'eventuale affinita' con comportamenti bestiali renda piu' scusabili certi comportamenti inumani. I discorsi di tanti leghisti o lepenisti o razzisti comunque denominati che reclamano (o addirittura praticano manu militari) l'espulsione di marocchini e zingari, ed i ragionamenti di taluni curiosi pseudo-ecologisti che proclamano che gli uomini, come le piante, devono stare nel loro humus congenito e non spostarsi da li', non possono certamente pretendere alcuna nobilitazione scientifica. Anzi. Proprio se fosse accertato che siamo esposti alla xenofobia a livello biologico ed istintuale (come potremmo essere inclini a prenderci con la forza cio' che ci pare e piace), dovremmo migliorare e qualificare le nostre difese. Tra le quali collocherei in primo luogo una cultura della convivenza che sappia sviluppare l'arte dell'accettazione della compresenza dei diversi sullo stesso territorio, con tutti gli opportuni accorgimenti perche' possano crescere la conoscenza e l'interazione reciproca, la comprensione delle differenze e la capacita' di sentire la diversita' etnica o culturale ne' come provocazione ne' come handicap, ma piuttosto come una condizione oggi (ed anche in passato!) assai frequente, che va saputa affrontare. Non tutti si convinceranno che "inter-etnico e' (puo' essere) bello" anzi, risulta piu' popolare, nei fatti, lo slogan opposto ("etnico e' bello"). Ma la realta' e' che non esiste una astratta e teorica possibilita' di scelta. Le societa' moderne sono altamente mescolate, solo attraverso una spaventosa dose di violenza si potrebbe ridurre ad omogeneita' etnica gran parte del mondo d'oggi, e soprattutto le grandi citta'. Converra' allora investire le risorse scientifiche, culturali e morali nella ricerca di come si puo' migliorare la convivenza piuttosto che nella spiegazione del perche' convivere e' brutto ed oltrettutto innaturale. 10. INCONTRI. IL 28 FEBBRAIO A BOLOGNA [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo] Il 28 febbraio 2009, alle ore 10-18, si svolgera' a Bologna, in Palazzo Malvezzi, Sala dello Zodiaco, via Zamboni 13 il Convegno organizzato dall'associazione di donne "Armonie" sul tema: "Matriarcato: utopia o eutopia? Dal non luogo al buon luogo. Moderni studi matriarcali, prospettive di sussistenza, paradigma del dono". Relatrici: Heide Goettner-Abendroth, Genevieve Vaughan, Veronika Bennholdt-Thomsen, Maria Giuseppina Di Rienzo. Per informazioni: tel. e fax: 051542876, e-mail: armonie at iperbole.bologna.it, sito: www.women.it/armonie 11. LIBRI. IDA DOMINIJANNI PRESENTA "EUROLLYWOOD" DI LUCIANA CASTELLINA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 febbraio 2009 col titolo "Europa, come dire cultura" e il sommario "Eurollywood di Luciana Castellina, l'impronta del secolo americano sul vuoto della politica culturale dell'Unione"] Incombono le elezioni europee, "sbarrate" dalla soglia del 4%, sulle percentuali di consenso a Berlusconi, sulla frammentazione della sinistra, sulla collocazione internazionale del Pd. Ma non incombe affatto l'idea d'Europa nell'opinione pubblica, ne' in quegli stessi partiti che gia' lavorano alla formazione delle liste per il parlamento di Strasburgo. Lanciata sul piano economico e monetario, costruita a meta' e a fatica sul piano istituzionale, stroncata dai referendum contro il Trattato costituzionale, l'Unione non decolla nell'esperienza e nella consapevolezza dei suoi cittadini, nemmeno oggi che la crisi economica e sociale imporrebbe una visione almeno macroregionale dei problemi e la svolta obamiana richiederebbe un interlocutore a dimensione continentale da questa parte dell'Atlantico. La lentezza della costruzione comunitaria non e' senza conseguenze: caduti i vecchi confini, all'interno del continente e con il resto del mondo, le nuove linee di contraddizione - migrazioni, diversita' culturali, nuove stratificazioni di classe - rischiano di essere interpretate solo sulla base di antichi e nefasti criteri, identitari e razziali in primo luogo. La politica avrebbe potuto, e ancora potrebbe, fare qualcosa di piu' e di meglio per orientare questo processo di decostruzione e ricostruzione europea? E agendo su quali leve? In Eurollywood (Edizioni Ets, Pisa) Luciana Castellina dimostra che si', avrebbe potuto e potrebbe, investendo piu' convinzione e piu' risorse materiali su un terreno che invece e' stato fra i meno coltivati dalla politica europea, quello della cultura. Recita infatti "il difficile ingresso della cultura nella costruzione dell'Europa" il sottotitolo del libro, che peraltro di questo difficile ingresso, e del seguito, ricostruisce con dovizia di documentazione (e con l'esperienza di ex parlamentare europea, rielaborata nei corsi tenuti all'universita' di Pisa) ogni passaggio, dal messaggio scritto da Denis de Rougemont con Bertrand Russell e Lukacs al primo congresso europeo del 1948 alla convenzione sulla diversita' culturale varata dall'Unesco nel 2005. Ma prima dei singoli passaggi conta, proprio ai fini della comprensione del processo di costruzione europea, la messa a fuoco del tema. "Cultura" e' infatti, notoriamente, un termine vago, che spazia da una concezione archivistico-specialistica a una antropologica, e da una santificazione idealistica a una mercificazione cinica. E la storia della politica europea della cultura e' storia di questo ondeggiamento, che si insinua nello scarto di partenza fra una retorica dell'Europa come culla delle civilta' del pianeta e una realta' fatta di scarsi investimenti, molti ritardi e qualche reazione difensiva all'egemonia che gli Stati Uniti solidificano anche in campo culturale dagli anni Cinquanta in poi del secolo scorso. Come non bastasse, a questo scarto di partenza se ne aggiunge negli ultimi decenni un altro: fra l'evocazione della necessita' di unire l'Europa e il processo galoppante di globalizzazione che unifica il mondo, per un verso omologandolo, per l'altro fratturandolo secondo linee che non corrispondono alla geografia dei continenti. Che cosa diventa, la "cultura europea", nella nuova spazialita' e temporalita' del mondo globale? Il ritardo con cui il tema viene affrontato puo' diventare perfino regressivo: puo' solleticare la nostalgia di un'identita' compatta mai esistita, arroccata ed escludente (si pensi al dibattito sulle "radici cristiane" dell'Europa), rovesciando nel suo contrario il senso del messaggio che viene sia dal passato remoto sia dal presente del vecchio continente. Tanto le origini - il mito di Europa, il dialogo conflittuale fra eredita' ellenica, romana, cristiana - tanto il presente - i confini interni scossi dall'89, le migrazioni dagli ex paesi dell'est e dalle ex colonie - dicono infatti di un'identita' non-una, plurima, composita, diasporata e conflittuale, che puo' abitare il mondo globale non se si reinventa come identita' omogenea ma solo se, al contrario, si pone come modello cosmopolita e meticciato; come differenza aperta al differente; come testimone autocritico dei disastri, dal nazismo al colonialismo al nazionalismo, che una nozione forte e autocentrata dell'identita' ha prodotto nella stessa storia europea e puo' di nuovo produrre nella storia del mondo. Il fatto e' pero' che questa necessaria apertura dell'Europa non coincide e non deve coincidere, per Castellina, con l'autodissoluzione nel mercato e nella forma di merce. Ovvero con la soluzione americana della modernizzazione e della globalizzazione. Che e' invece, come il titolo del libro suggerisce, la deriva spontanea verso cui il complesso della produzione e della circolazione della cultura europea tende, in assenza di politiche adeguate a sostenerlo. In questa chiave Castellina ripercorre i conflitti piu' salienti della politica europea della cultura: da quello sul plurilinguismo a quello sull'"eccezione" europea, da quello sull'industria dell'audiovisivo e del cinema a quello sul copyright, da quello sulla societa' della conoscenza (Lisbona 2000) a quello sulla societa' dell'informazione. In ciascuno di questi casi, non si tratta di "resistere" difensivamente all'americanizzazione - al contrario, l'autrice spinge sempre verso un di piu' di creativita' e di apertura - ma di portare sul terreno della cultura quella "vocazione di critica alla modernita' capitalistica" che - sia pure ambiguamente, "assumendo talvolta un carattere rivoluzionario, a volte reazionario", l'Europa ha saputo esprimere sul piano politico, inserendo nella storia vincente del capitalismo i cunei della lotta di classe, della socialdemocrazia, delle costituzioni. Se questo sia ancora possibile dopo l'impronta lasciata dal secolo americano sulla cultura planetaria, e se ci sia un soggetto politico capace di farsi carico di questa impresa in un'Europa in cui, come scrive Maurizio Iacono nell'introduzione al libro, "la sinistra finge di esistere ma e' scivolata fra le macerie del muro di Berlino, in parte a causa della sua rigidita', in parte a causa della sua inconsistenza", non e' detto e non e' certo, ma varrebbe la pena di discuterne in profondita'. Se non altro per dare sostanza a liste, simboli, agglomerati elettorali sempre piu' arbitrari e spettrali. 12. LIBRI. GRAZIELLA PULCE PRESENTA "LE LUNE DI GIOVE" DI ALICE MUNRO [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo apparso su "Alias" del 24 gennaio 2009 col titolo "Dettaglio sull'Ontario"] Alice Munro. Avere tra le mani un libro della scrittrice canadese che ha fatto man bassa di tanti premi e' sempre motivo di grande delizia. E' stato detto qualche anno fa che i suoi lettori fossero trenta. Dunque cinque di piu' di quei venticinque che ironicamente si augurava Manzoni, ma pur sempre pochini. Adesso la situazione e' cambiata e in libreria Le lune di Giove (trad. di Susanna Basso, Einaudi "Supercoralli", pp. 292, euro 19) hanno trovato una ben illuminata posizione di rilievo. il lettore che si lasci catturare da questa scrittrice si trova a muoversi in uno scenario nel quale l'ordinario si increspa improvvisamente di sottintesi che rivelano la presenza di correnti sotterranee. Ed e' cosi' che si apre la caccia ai dettagli, perche' e' immancabilmente un dettaglio quello che scardina in un guizzo il senso delle storie aprendo la strada a rivelazioni imprevedibili. Singolare e' che tutto questo sia conseguito addizionando elementi di basso potenziale emotivo con personaggi che sembrano immersi in una specie di aurea mediocritas. Tuttavia la banalita' puo' essere un ottimo soggetto per l'invenzione e se a trattarla e' un narratore di razza la luce dell'intelligenza e dell'ironia vetrifica e rende splendente anche l'oggetto piu' opaco. Chi ha in animo di officiare i sacri riti della narrativa studi minuziosamente la tecnica con cui l'autrice fa scivolare i blocchi narrativi uno dopo l'altro, come se fossero tronchi d'acero affidati alla corrente di un fiume; scoprira' poi che quel legno va a comporre un edificio solido e finemente concepito e trova la propria esatta collocazione sullo stipite di una porta, nel rinforzo di una staccionata o intorno al vetro di una finestra. Ogni blocco, ogni segmento, lisciato a perfezione e sagomato a regola d'arte, si incastra con gli altri senza il minimo difetto. Nessun particolare risulta mai gratuito ne' decorativo. Munro costruisce storie secondo un senso dell'economia che sembra giungere direttamente dall'Ottocento: mura solide, travi ben centrate, seggiole dure e resistenti. Si direbbe che sulle sponde dell'Ontario sia rimasta una porzione di mondo appartenente a un altro secolo, abitata da gente rocciosa, dotata di un fisico robusto, indifferente al freddo, alla fatica e al capriccio della sorte. Questa gente sembra la piu' elementare fra tutte quelle che popolano il pianeta: opaca, torpida, immersa in situazioni minuscole e prive di qualsiasi importanza ai nostri occhi. Tutto cambia quando lo sguardo del lettore comincia a farsi piu' vicino, quando comincia a registrare un particolare che imprime nel personaggio una tensione insospettata. E allora e' come con i quadri dei fiamminghi, nei quali il pennello insegue i piu' minuti dettagli, traendoli dall'ombra nella quale erano stati immersi per secoli. E il pennello si fa via via piu' sottile, e continua a portare alla luce oggetti di cui nessuno supponeva neanche l'esistenza: ricordi, lettere dimenticate, maldicenze, insinuazioni, ostinazioni; tutto acquista un proprio spazio preciso e da quel momento immodificabile. Un sasso nel pascolo e' il segnacolo di una tomba dimenticata: sotto giace un soldato austriaco di cui sappiamo pochissimo ma che lascia nella nostra mente il disegno compiuto di un'esistenza, perche' alla fine del racconto abbiamo recuperato la distanza da cui cogliere e apprezzare l'insieme. Un vero e proprio shock of recognition. E' stato spesso sottolineato che i racconti di Alice Munro hanno per protagoniste delle donne e il loro passato recente o remoto, ma questo non e' che una parte della verita'. Perche' come sa bene chi legge e rilegge queste storie il mondo femminile funziona da strumento ottico attraverso cui si osserva la natura umana alle prese con la sua modalita' piu' complicata e insidiosa: la socialita'. Apparentemente il lavoro sui personaggi e' finalizzato a rendere la loro singolarita'; in realta' quello che conta e' solo il gioco dei ruoli sociali e la lotta per la sopravvivenza e l'affermazione di se' nella competizione. Spesso questo aspetto e' inquadrato all'interno di un orizzonte geografico, il territorio canadese, per lo piu' ostile e disabitato. In questa raccolta (che e' dell'82, e dunque prima del Percorso dell'amore e di Segreti svelati) l'attenzione e' rivolta soprattutto alla competizione mascherata che gli individui sostengono quotidianamente nel minuetto ritualizzato dei rapporti sociali. In questa lotta emerge la natura intima di ciascuno, una natura che non viene mai vagliata sotto il profilo morale. Un orecchio allenato riesce da un certo punto in poi a cogliere il rumore della battaglia che viene combattuta ogni singolo giorno tra madri e figlie, tra gli amanti, tra due colleghi di lavoro o tra due vicini di casa. Si tratta di prove di forza che non prevedono l'esito del pareggio. Sembrano pacate conversazioni ordinarie e invece sono colpi di daga calati a difendere l'integrita' personale o ripristinare un privilegio. Il lettore si trova in grado di apprezzare tutte le mosse, ogni segreta intenzione e qualsivoglia riformulazione per quel che riguarda la strategia; quando ha acquisito quest'orecchio e si posiziona sul ponte di comando della narratrice si accorge di aver acquistato una capacita' di osservazione prima impensabile. Dalla scelta di un vocabolo o dall'impostazione di una frase sa subito risalire agli aspetti meno visibili di un personaggio, il suo ceto,la sua educazione, i suoi scopi obliqui. Scopre anche che meccanismi analoghi producono effetti diversificati e rendono ragione dell'amore e dell'odio, dell'ammirazione e dell'invidia, della debolezza e della forza. Tutto questo viene rappresentato con estrema cura dei particolari. Cosa mangiavano gli apostoli all'ultima cena? Dove andava a villeggiare Willa Cather? Alice Munro si pone di fronte alle sue storie con grande calma, perfettamente padrona dei propri mezzi e di una quantita' di tempo che potrebbe essere illimitata. La cura dei particolari produce una scrittura lenta e meticolosa, che riscrivendo la cronaca piu' oscura fa giustizia delle imperfezioni e delle distrazioni della storia. Tutto viene portato in superficie cosi' che nulla resti di celato o di invisibile agli occhi suoi e del lettore. I suoi racconti portano in primo piano anziane signorine, operaie capaci di sventrare un tacchino con destrezza, o lontane cugine venute a prendersi una rivincita dopo decenni, e invece quello che offrono e' una rete di memorie coltivate come perle, che solo dopo essere state immerse nell'acqua piu' buia sono pronte a salire in superficie con lo splendore dell'iridescenza. Allora anche i grembiuli, gli abiti smessi e le figlie che capiscono di non essere migliori delle proprie madri assumono le sembianze di una rivelazione. Il granello di sabbia e' stato assorbito e trasformato nella struttura perfetta di una piccola sfera che attira la luce e gli sguardi. Quanta pazienza e quanta ostinazione e fiducia cieca nella forza del racconto ci sono volute per mettere a punto dei congegni che scattano ogni volta con precisione assoluta strappando l'ammirazione del lettore. E quanta felicita' in questi racconti, anche quando adombrano situazioni malinconiche o tragiche. Ecco, quella calma, quel metodo infallibile di saper narrare vicende occorse a persone cosi' comuni, consegnano una felicita' intensa e completamente terrena, che non chiama in causa entita' superiori o divine. Questi testi si trovano in equilibrio in un punto preciso, quello nel quale il personaggio - di norma una donna - prende atto della propria capacita' di resistere. Ed e' cosi' che possono nascere il racconto e la felicita' di chi lo legge, maschio o femmina che sia. 13. CONTROEDITORIALE. LA SINISTRA, LA NONVIOLENZA La sinistra come movimento politico organizzato della lotta di liberazione delle oppresse e degli oppressi rinasce solo se fa la scelta della nonviolenza. Ma la stessa civilta' umana e' giunta a un punto tale di sviluppo della capacita' di manipolazione e devastazione del mondo che solo la scelta della nonviolenza puo' salvarla dalla barbarie, e dalla catastrofe. 14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 15. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 742 del 25 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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