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Minime. 739
- Subject: Minime. 739
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 22 Feb 2009 01:05:23 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 739 del 22 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Giuliano Pontara: Tendenze naziste in marcia nel mondo 2. Giuliano Falco: La morte dello stato di diritto 3. Gad Lerner: Verso l'incivilta' 4. Elisabetta Colla: Il premio "Human Rights International" 2008 a Nasrin Sotoudeh 5. Luciana Sica intervista Mario Trevi (2006) 6. Maria Ferragatta presenta "Addio all'estate" e "Troppo lontani dalle stelle" di Ray Bradbury 7. Letture: Enzo Bianchi, Il pane di ieri 8. Letture: Avraham Burg, Sconfiggere Hitler 9. Letture: George Steiner, I libri che non ho scritto 10. Riedizioni: Cartesio, Discorso sul metodo e altri scritti 11. Riedizioni: Blaise Pascal, Pensieri. Lettere provinciali 12. Riedizioni: Petronio, Satyricon 13. Riedizioni: Tacito, Storie 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento 15. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. GIULIANO PONTARA: TENDENZE NAZISTE IN MARCIA NEL MONDO [Ringraziamo Giuliano Pontara (per contatti: giuliano.pontara at philosophy.su.se) per questo intervento. Giuliano Pontara e' uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale, riproduciamo di seguito una breve notizia biografica gia' apparsa in passato sul nostro notiziario (e nuovamente ringraziamo di tutto cuore Giuliano Pontara per avercela messa a disposizione): "Giuliano Pontara e' nato a Cles (Trento) il 7 settembre 1932. In seguito a forti dubbi sulla eticita' del servizio militare, alla fine del 1952 lascia l'Italia per la Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia pratica per oltre trent'anni all'Istituto di filosofia dell'Universita' di Stoccolma. E' in pensione dal 1997. Negli ultimi quindici anni Pontara ha anche insegnato come professore a contratto in varie universita' italiane tra cui Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento. Pontara e' uno dei fondatori della International University of Peoples' Institutions for Peace (Iupip) - Universita' Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (Unip), con sede a Rovereto (Tn), e dal 1994 al 2004 e' stato coordinatore del Comitato scientifico della stessa e direttore dei corsi. Dirige per le Edizioni Gruppo Abele la collana "Alternative", una serie di agili libri sui grandi temi della pace. E' membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio Basso e in tale qualita' e' stato membro della giuria nelle sessioni del Tribunale sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in Europa (Berlino 1994), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di Berna 1995, come presidente della giuria, e sessione di Barcellona 1996). Pontara ha pubblicato libri e saggi su una molteplicita' di temi di etica pratica e teorica, metaetica e filosofia politica. E' stato uno dei primi ad introdurre in Italia la "Peace Research" e la conoscenza sistematica del pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi. Ha pubblicato in italiano, inglese e svedese, ed alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo e francese. Tra i suoi lavori figurano: Etik, politik, revolution: en inledning och ett stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: una introduzione e una presa di posizione), in G. Pontara (a cura di), Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag, Staffanstorp 1971, 2 voll., vol. I, pp. 11-70; Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974; The Concept of Violence, Journal of Peace Research , XV, 1, 1978, pp. 19-32; Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio, G. Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori Riuniti, Roma 1984, pp. 55-102; tr. spagnola, Crisis de la democracia, Ariel, Barcelona 1985; Utilitaristerna, in Samhallsvetenskapens klassiker, a cura di M. Bertilsson, B. Hansson, Studentlitteratur, Lund 1988, pp. 100-144; International Charity or International Justice?, in Democracy State and Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell International, Stockholm 1988, pp. 179-93; Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano 1988; Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma 1990; Etica e generazioni future, Laterza, Bari 1995; tr. spagnola, Etica y generationes futuras, Ariel, Barcelona 1996; La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Breviario per un'etica quotidiana, Pratiche, Milano 1998; Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, LIV, n. 10, ottobre 1998, pp. 35-49; L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006. E' autore delle voci Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla), Utilitarismo, in Dizionario di politica, seconda edizione, Utet, Torino 1983, 1990 (poi anche Tea, Milano 1990, 1992). E' pure autore delle voci Gandhi, Non-violence, Violence, in Dictionnaire de philosophie morale, Presses Universitaires de France, Paris 1996, seconda edizione 1998. Per Einaudi Pontara ha curato una vasta silloge di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, nuova edizione, Torino 1996, cui ha premesso un ampio studio su Il pensiero etico-politico di Gandhi, pp. IX-CLXI". Una piu' ampia bibliografia degli scritti di Giuliano Pontara aggiornata fino al 1999 (che comprende circa cento titoli), gia' apparsa nel n. 380 de "La nonviolenza e' in cammino", abbiamo successivamente riprodotto nel n. 121 di "Voci e volti della nonviolenza"] Mi associo a tutti coloro che sorgono in protesta contro il cosiddetto "pacchetto sicurezza". Gia' questo termine, che nel caso in questione e' travisatore e maschera misure dure e violente, appartiene alla stessa famiglia di operazioni semantiche cui appartengono i termini "guerra umanitaria", "pulizia etnica" e tanti altri: operazioni semantiche di cui erano grandi esperti i nazisti. Ho piu' volte messo in guardia contro le "tendenze naziste" in marcia nel mondo, e la crescente minaccia che esse pongono ad una societa' democratica, rispettosa dei diritti umani basilari, universali e indivisibili - e in modo particolare quando questi diritti sono stati formalmente riconosciuti attraverso la ratifica di Patti internazionali (sui diritti civili, politici, economici, sociali, culturali) e di Convenzioni internazionali (come quella sui diritti dei bambini). Una delle caratteristiche centrali dell'ideologia e della mentalita' nazista e' il disprezzo per il debole. Il testo di legge approvato dal Senato e ora all'esame della Camera - specie attraverso l'abrogazione del comma 5 del Testo Unico sull'immigrazione, ma non solo - e', secondo me, espressione di un tale disprezzo; un disprezzo che va crescendo, e si accompagna ad atteggiamenti razzisti, ronde, camicie di un solo colore, demagogie dai pulpiti del potere "religioso" e "laico", e tentativi di scavalcamento e affossamento della Costituzione. Viene di nuovo in mente quanto scrive Primo Levi verso la fine de I sommersi e i salvati: "E' avvenuto, quindi puo' accadere di nuovo... e dappertutto"; prima un rivolo, poi un torrente, poi un fiume - e alla fine a maggioranza di voti, e acclamazione di popolo. 2. UNA SOLA UMANITA'. GULIANO FALCO: LA MORTE DELLO STATO DI DIRITTO [Ringraziamo Giuliano Falco (per contatti: giulianofalco at gmail.com) per questo intervento] Cosa potevamo aspettarci ancora da questo governo? E' vero che al peggio non c'e' mai fine: ma ora i leghisti si sono scatenati, in campagna elettorale permanente scovano uno dopo l'altro il nemico di turno per compattare il loro elettorato, per distogliere l'attenzione della gente (che dicono di rappresentare) dai problemi reali. E allora si apre la caccia al marocchino, al rumeno, al rom, ai disperati rinchiusi nei Centri di accoglienza... Ora hanno legittimato anche le ronde... roba da non crederci! Addirittura il Vaticano denuncia la morte dello stato di diritto. Questo governo che porta alla fame, alla guerra, al disastro sociale ed ecologico prepara misure sempre piu' repressive: oggi contro gli stranieri "non in regola", domani contro tutti quelli che non sono allineati. Siamo in un regime autoritario da operetta, ma non per questo meno pericoloso. Scriveva Roland Barthes che "fascismo non e' impedire di dire, ma obbligare a dire". Infatti tutti (o quasi) oggi usano le stesse parole, lo stesso linguaggio: ricordate la neolingua di Orwell? Nella neolingua e' impossibile anche il solo articolare un pensiero che non sia conforme al Grande Fratello. e noi che ci stiamo a fare? Noi educatori, cittadini, nonviolenti, pacifisti, operatori interculturali, predicatori del dialogo e dell'incontro interreligioso, cosa facciamo? Evidentemente, facciamo quello che possiamo - che e' sempre poco. Ma quello che facciamo, le nostre iniziative, i nostri progetti, i nostri incontri ecc. dovrebbero avere maggiore risonanza per non far sentire soli quei (pochi) che si oppongono, che lavorano non dico per una societa' piu' giusta, ma per una meno ingiusta. Dobbiamo fdarci da fare, rimboccarci le maniche e farlo sapere in giro che ci siamo ancora. Un esempio del razzismo strisciante: io sono insegnante elementare, nella cittadina dove lavoro assistiamo al boom delle scuole private; forse perche' il loro standard e' migliore del nostro? No. Solo che noi accogliamo tutti (stranieri compresi), le private no! E i bravi cittadini cosa fanno? Temono che i loro figli rimangano ignoranti perche' in classe ci sono bambini non italiani (che, sia detto per inciso, spesso sono piu' bravi dei nativi). In conclusione: non ci resta che costruire una sinistra nonviolenta, pacifista, ecologista e femminista che sappia parlare alla gente, prima che sia troppo tardi. 3. UNA SOLA UMANITA'. GAD LERNER: VERSO L'INCIVILTA' [Dal quotidiano "La Repubblica" del 21 febbraio 2009 col titolo "A piccoli passi verso l'incivilta'"] Un governo estremista e irresponsabile introduce d'urgenza nel nostro ordinamento le ronde dei cittadini, nonostante le perplessita' manifestate dalle stesse forze di polizia, accampando la piu' ipocrita delle motivazioni: lo facciamo per contenere la furia del popolo. Spacciano le ronde come freno alla "giustizia fai-da-te", cioe' alle ormai frequenti aggressioni di malcapitati colpevoli di essere stranieri o senza fissa dimora. Ma tale premura suona come una cinica beffa: la violenza, si sa, e' stata fomentata anche dai messaggi xenofobi di sindaci e ministri. Il decreto governativo giunge come una benedizione delle camicie verdi padane e delle squadracce organizzate dalla destra romana. Propone agli italiani di militarizzarsi nell'ambito di un "Piano straordinario di controllo del territorio" fondato sul concetto di "sicurezza partecipata". I benpensanti minimizzeranno, come gia' hanno fatto con le "classi ponte" per i bambini stranieri, i cancelli ai campi rom, l'incoraggiamento a denunciare i pazienti ospedalieri sprovvisti di documenti regolari. Cosa volete che sia? Norme analoghe sono in vigore altrove, si obietta. Mica vorremo passare per amici degli stupratori? Cosi', un passo dopo l'altro, in marcia dietro allo stendardo popolare della castrazione chimica, cresce l'assuefazione all'incivilta'. La promessa del grande repulisti dara' luogo a sempre nuove misure che lo stesso Berlusconi fino a ieri dichiarava inammissibili. Il presidente del Consiglio era dubbioso anche sulle ronde, ma si e' lasciato trascinare dai leghisti per istinto: forza e marketing non sono forse le materie prime del suo potere suggestivo? Poco importa se cio' lo pone in (momentanea) rotta di collisione con il Vaticano, che denuncia "l'abdicazione dallo stato di diritto". A lui la Chiesa interessa come potere, non come Vangelo: si adeguera'. Quanto al distinguo del presidente Napolitano, gli viene naturale calpestarlo: come prevede la forzatura berlusconiana della costituzione materiale del Paese. Il capo del governo concede che gli stupri sono in calo del 10% nella penisola. Ma piu' della statistica vale per lui il "grande clamore suscitato da recenti episodi". Per la verita' nel novembre 2007, dopo l'omicidio con stupro della signora Reggiani a Tor di Quinto, fu posseduto dal medesimo impazzimento mediatico anche il centrosinistra, guidato all'epoca dal sindaco di Roma. Mal gliene incolse. La destra populista invece trova nell'insicurezza il suo principale fattore di radicamento territoriale. Prospetta la riconquista dell'ambito esterno al domicilio privato, vissuto da tanti come ostile. Le parole "ronda", "squadra", "pattuglia", "perlustrazione" - un incubo negli anni della violenza politica - vengono adesso sdoganate come potere calato dall'alto per guidare il popolo. Nuove milizie, nelle quali i volontari dei partiti di governo e gli uomini dello Stato si fondono e si confondono. Come avveniva nel regime fascista. Lunedi' scorso all'"Infedele" una giornalista rumena ha provocato un senatore leghista: "Noi le abbiamo conosciute gia', le vostre ronde. Si chiamavano 'Securitate'". Lungi dall'offendersi per tale paragone con le squadracce comuniste di Ceausescu, il senatore leghista le ha risposto: "All'epoca in Romania c'era molta meno delinquenza". Ora anche il governo minimizza. Le ronde saranno disarmate (a differenza di quanto previsto nella prima versione, bocciata al Senato). Mentre la Lega esulta, gli altri cercano di ridimensionarle a contentino simbolico, poco rilevante nella gestione dell'ordine pubblico. Fatto sta che e' sempre l'estremismo a prevalere. Berlusconi si era opposto pubblicamente anche al rincaro della tassa sul permesso di soggiorno. Si sa com'e' finita. La Gelmini aveva dichiarato che per i bambini stranieri prevede corsi di lingua pomeridiani anziche' classi separate. Ma i leghisti stanno per riscuotere le classi separate. Tutte le peggiori previsioni si stanno avverando. La prossima tappa, c'e' da scommetterci, saranno le normative differenziali sull'erogazione dei servizi sociali (agli italiani si', agli stranieri no, e pazienza se pagano anche loro le tasse); seguira' il distinguo nei sussidi di disoccupazione (c'e' la crisi, non possiamo mantenere gli stranieri, e pazienza se hanno versato i contributi). Fantascienza? Ha davvero esagerato "Famiglia Cristiana" denunciando il ritorno al tempo delle leggi razziali? Le ronde dei volontari guidate dagli ex funzionari di polizia annunciano un clima di guerra interna che non si fermera' certo agli stupratori e agli altri delinquenti. Quale che sia la volonta' del presidente del Consiglio, cui la situazione sta gia' sfuggendo di mano. 4. DIRITTI. ELISABETTA COLLA: IL PREMIO "HUMAN RIGHTS INTERNATIONAL" 2008 A NASRIN SOTOUDEH [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "Nasrin Sotoudeh" e il sommario "Human Rights International 2008. Il premio alla giornalista ed avvocata iraniana impegnata nel movimento per la tutela dei diritti di donne e bambini"] Anche se non ha potuto ritirare di persona il Premio Human Rights International 2008, perche' le autorita' iraniane non le hanno consentito di lasciare il paese per venire in Italia, Nasrin Sotoudeh, la giornalista ed avvocata iraniana impegnata nel movimento per la tutela dei diritti di donne e bambini, e' stata idealmente presente attraverso la voce del marito, Reza Khandan, che ha deciso di partire comunque accompagnato dalla figlia Mehraveh, per ritirare il premio in vece della moglie. Istituito dall'Associazione di volontari e sostenitori dei diritti umani Human Rights International (Hri) di Bolzano, in collaborazione con il Museo della Donna di Merano, sotto l'egida della rete dei Musei delle Donne "womeninmuseum", il Premio e' alla sua prima edizione. E' stata Shirin Ebadi, vincitrice del Premio Nobel per la Pace nell'anno 2003, ad indicare il nome di Nasrin Sotoudeh, sulla base del suo impegno in favore dei diritti delle donne e contro ogni discriminazione. Nota per aver difeso i diritti delle minorenni e dei bambini maltrattati ed i minori di 18 anni condannati a morte, Sotoudeh si e' distinta anche per l'impegno costante in difesa delle attiviste in lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne: di recente e' stata arrestata per aver aiutato, nella capitale, alcune donne accusate di aver partecipato ad un incontro di protesta contro le leggi iraniane discriminatorie per le donne. "Non ci ha colti di sorpresa l'improvviso divieto delle autorita' di far partire mia moglie - ha detto Reza ad un incontro tenutosi presso la Casa Internazionale delle Donne a Roma, al quale doveva partecipare Nasrin Sotoudeh prima di andare a Merano per la consegna del Premio - infatti Sotoudeh e' in attesa di processo ed e' libera momentaneamente solo per allattare il figlio piccolo. Inoltre lei parla ogni volta che puo' con i giornalisti stranieri e racconta loro cosa avviene nel nostro Paese, cosi' come hanno fatto le attiviste arrestate nel 2006 raccontando all'estero come il diritto di famiglia (eredita', proprieta', affidamento dei figli) non funzioni affatto per le donne. Alcune parlamentari in Iran lavorano per cambiare le cose ma si tratta di un processo molto lento. Mia moglie vuole che la voce dei nostri attivisti, delle donne iraniane e dei movimenti femministi si diffonda in tutto il mondo ed e' per questo motivo che ho deciso di partire ugualmente". Ma la consegna del premio a Reza, avvenuta a Merano nel mese di dicembre in occasione della giornata internazionale dei Diritti Umani (come dichiarati nel dicembre 1948 dall'Assemblea Generale dalle Nazioni Unite) ha reso ancora piu' urgente la necessita' dell'azione. "E' importante che l'Occidente - ha affermato Reza Kandhan - ci aiuti a combattere la situazione che c'e' in Iran in relazione ai diritti umani e delle donne, noi non ci stancheremo di lottare per il perseguimento di questo obiettivo". Come gesto concreto, per cominciare, e' possibile aderire alla Campagna "One Million Signatures" (campagna di raccolta di un milione di firme), iniziata nel 2006 durante una manifestazione di donne riunitesi per celebrare la giornata di solidarieta' femminile e terminata con un pestaggio delle manifestanti da parte della polizia. Nello stesso anno e' stato varato lo Statuto della Campagna finalizzata all'abolizione delle leggi discriminatorie nei confronti delle donne. Le attiviste chiedono in particolare: il riconoscimento della donna come soggetto giuridico; uguali diritti nel matrimonio e abolizione della figura del tutore; l'abolizione della dote e dei diritti che i mariti vantano sulle mogli; la custodia dei figli; uguali diritti al momento del divorzio, nel godimento del diritto di proprieta' e nell'eredita'... La campagna intende anche innalzare il livello di consapevolezza delle donne sui propri diritti. Nel corso di soli due anni la campagna ha coinvolto centinaia di donne, ha organizzato corsi di formazione per le attiviste e aggiorna regolarmente due siti internet: Change for Equality (www.changeforequality.info/english/) e The Feminist School (www.femschool.org/english/spip.php?article6). 5. RIFLESSIONE. LUCIANA SICA INTERVISTA MARIO TREVI (2006) [Dal quotidiano "La Repubblica" del 18 novembre 2006 col titolo "L'ombra lontana di Jung" e il sommario "Intervista con Mario Trevi. Un analista celebre, a cui viene dedicato un omaggio da molti studiosi e un figlio scrittore che lo interroga. Per affrontare la sofferenza di un paziente occorre una maturita' intellettuale. Non c'e' un'unica scienza della psiche mentre c'e' una sola geologia o sismologia. Non e' necessario leggere molto, ma meditare su opere come Guerra e pace"] "Non si potrebbe soprassedere?". Sempre cosi' con lui, con Mario Trevi, quando gli chiedi un'intervista: tra gli analisti e' proverbiale l'understatement di questo grande personaggio dello junghismo contemporaneo. Tanto che ormai s'insinua il sospetto di una qualche civetteria. Alla fine ti dice di si', per pura cortesia, perche' e' un uomo di rara gentilezza. Ma di apparire - in un mondo affollato dai presenzialisti - non ne ha mai avuto voglia, tanto meno ora che ha ottantadue anni. E' fatto cosi', Trevi, per indole e per scelta. "Vivi nascosto" e' non a caso il frammento che piu' ama di Epicuro e che ha seguito senza cedimenti, con rigore inflessibile ("Altro che filosofo del piacere, i suoi Scritti morali sono di una tale profondita'..."). Questa intervista, nel suo studio romano ai Parioli, nasce da un libro: Simbolo, metafora, esistenza (Moretti & Vitali, pp. 344, euro 18). E' una raccolta di saggi - in suo onore, cosi' si legge nel sottotitolo - scritti non solo da junghiani di fama come Aversa, Galimberti o Pieri, ma anche da un sociologo - oltre che analista - come Trapanese, da psichiatri come Callieri e Ruberto, da filosofi come Catucci, Trincia ed Emilio Garroni - scomparso nell'agosto di un anno fa - che qui firma un lavoro senz'altro "difficile", ma con un incipit affettuoso e per niente supponente: "Il tema che mi propongo di affrontare in questo breve saggio in onore di Mario Trevi, amico carissimo e studioso di prim'ordine, e' un tema, spero, che dovrebbe stargli a cuore, almeno per cio' che vorrei dire, non per cio' che riusciro' effettivamente a dire: il rapporto tra percezione e linguaggio". * - Luciana Sica: L'idea di questo "omaggio" e' nata intorno a un suo compleanno importante: gli ottant'anni, nell'aprile del 2004. Dica la verita': quanto le fa piacere un libro in cui tanta gente di qualita' si occupa di lei? - Mario Trevi: Indubbiamente mi fa piacere perche' tutti abbiamo un fondo di narcisismo, inseparabile dalla natura dell'uomo. Naturalmente ho dovuto leggerlo, e io leggo con molta lentezza, e devo anche rispondere a ognuno con una letterina circostanziata, cosa che sto ultimando di fare. Ma insomma, alla fine si tratta di un libro voluto da un gruppo di amici... * - Luciana Sica: Non sono solo "amici", sono intellettuali di provenienza diversa che ragionano sul suo percorso di studioso, sulle sue teorie sempre molto critiche di un certo junghismo deteriore, sul suo modo "relativista" di pensare alla molteplicita' dei modelli mentali. Un lavoro rigoroso che intreccia diversi altri saperi, e che infatti non interessa solo gli analisti. - Mario Trevi: Lei dice? Non so, magari sanno che esisto... Io poi sono passato dalla fase in cui dicevano a mio figlio Emanuele: ah, tu sei il figlio di Mario Trevi!, alla fase in cui mi dicono: ah, lei e' il padre di Emanuele Trevi! * - Luciana Sica: Un po' come per gli Ammanniti: il figlio scrittore ormai piu' "visibile" del padre, per quanto illustre analista. A lei che effetto fa? - Mario Trevi: L'effetto di scomparire, molto molto felicemente. * - Luciana Sica: Senza nessuna ambivalenza? - Mario Trevi: Nessunissima, ma le pare? Sono cosi' contento! Con Emanuele ho un rapporto di una tale confidenza, di una tale allegria... Ora mi sta "intervistando" per farne un libro: dice di essere gia' a buon punto, piu' o meno alla meta'. Cosa vuole che le dica, a me lui diverte moltissimo per quel suo umorismo innato che comunica immediatamente con grande facilita' e felicita'. Io sto proprio bene con Emanuele: questo posso dirlo con tutta sincerita'. * - Luciana Sica: Ne parla come di un rapporto idilliaco, ma anni fa non era un po' preoccupato per quel ragazzo poco tagliato per le regole dell'accademia, che faceva qualche fatica a trovare la sua strada? - Mario Trevi: Come dicevano i latini, "le lettere non danno pane". Ma Emanuele si e' sempre arrangiato, e ora in questi libri che scrive - io li ho letti tutti, almeno due volte - rintraccio delle cose molto profonde, ma soprattutto mi ritrovo a ridere perche' lui riesce sempre a essere ironico anche quando parla di argomenti seri, talvolta persino tragici. * - Luciana Sica: Il vostro libro-intervista come e' nato, di che tratta? Forse di questioni piu' personali che psicoanalitiche? - Mario Trevi: L'idea e' venuta a mio figlio, io per la verita' all'inizio ho tentato di sottrarmi. * - Luciana Sica: Come sempre. - Mario Trevi: Si', ma lui ha insistito, e con quella sua aria sempre molto scherzosa e' venuto qui e mi ha chiesto dell'infanzia, dell'adolescenza, della giovinezza e poi di tutte le vicende che ho vissuto: la tragedia del fascismo, la guerra di liberazione a cui io ho partecipato anche da partigiano. Abbiamo parlato di queste cose, che lui sapeva solo in parte, poi ha sbobinato i nastri e ora mi dice che sta venendo tutto molto bene... Io in pratica non ne so nulla. * - Luciana Sica: Forse - chi sa - bisogna intervistarlo un padre come lei per averne una conoscenza piu' profonda. - Mario Trevi: Forse... Per onesta', so che ci sono degli argomenti di cui Emanuele parla solo con la madre: cose intime, che riguardano la sua vita emotiva. Ma con me c'e' sempre stato un colloquio su tutto il resto: mi parla molto di libri, mi da' istruzioni per leggerli, mi parla dei suoi incontri. Ultimamente andiamo spesso insieme nel week-end a Trevignano... * - Luciana Sica: Dove lei ha una casa sul lago... come Jung! - Mario Trevi: Ma che casa? E' una capanna di 35 metri quadri, che pero' - si' - affaccia sul lago. Emanuele l'ha scoperta da poco, gli piace molto e io li' cucino per tutti, la domenica: il sabato no, perche' lavoro. * - Luciana Sica: Lei continua a fare il lavoro clinico, e anche a studiare, a scrivere - anche il sabato. Non a caso e' "uno studioso di prim'ordine", per dirla con Garroni. Una domanda brutale: non trova che invece molti analisti siano piuttosto ignoranti? Puo' bastare il sapere specialistico - gli studi di medicina o di psicologia, poi la formazione spesso discutibile di una scuola - perche' un terapeuta presuma di esplorare l'inconscio di un paziente? - Mario Trevi: Penso ci voglia qualcosa di piu'. E' una vecchia querelle, ma una concezione puramente tecnicistica della psicoterapia non e' facilmente difendibile... L'analista medico e' svantaggiato, lo diceva gia' Freud. E il mio maestro, Ernst Bernhard: "mai prima dei quarant'anni", raccomandava - per affrontare la sofferenza psichica di un paziente occorre una maturita' intellettuale e soprattutto umana, serve arricchirsi d'altro. * - Luciana Sica: Di che? - Mario Trevi: Difficile da dire. Ognuno fa il suo percorso. Certo, alcuni filosofi proprio non si dovrebbero ignorare, ma anche certi sociologi che ci dicono moltissimo perche' non si puo' parlare di un uomo isolato dal suo contesto: l'uomo "e'" il suo contesto. Senz'altro potra' servire aver meditato bene su un libro di Tolstoj. Non bisogna aver letto moltissimo, ma essersi soffermati su qualche grande libro, si'. Aver letto bene Guerra e pace e' importantissimo, "forma", aver letto Anna Karenina e' fondamentale per comprendere la donna e tutti i problemi, ancora attualissimi, della soggezione dell'anima femminile alla prevaricazione maschile... La grande letteratura ha l'ambizione di esplorare completamente l'essere umano, mentre la psicoanalisi - correttamente intesa - ci suggerisce che l'uomo e' inesplorabile: il che non significa optare per l'ignoranza, per il negativismo, per lo scetticismo. Significa solo rispettare l'infinita' dell'uomo. * - Luciana Sica: Lei tende a collocare la psicoanalisi "dentro" la cultura. E' uno studioso libero, indipendente da ogni scuola, sempre aperto al confronto... Che effetto fa a un intellettuale come lei il dogmatismo che ancora caratterizza il mondo analitico? - Mario Trevi: Che vuole, c'e' chi proprio non ce la fa a vivere senza una certezza granitica, e quindi tende ad assolutizzare la propria esperienza. Quando uno parte dal presupposto che una dottrina - la "sua" dottrina - e' quella che spiega l'uomo non puo' ammettere facilmente che possano essercene altre. * - Luciana Sica: Azzardiamo un nome: Andre' Green, un analista d'indubbio valore adorato - forse anche un po' temuto - da tanti suoi colleghi, francesi e italiani. Viene indicato come un "nume tutelare", eppure uno della sua statura trova ancora inaccettabile l'idea che esistano "molte psicoanalisi": e invece questo e' ormai un fatto, e da tempo. Non si tratta di un caso esemplare di fondamentalismo intellettuale? - Mario Trevi: Ma via, perdoniamolo: in fondo l'importante e' che Andre' Green lavori bene e scriva cose che possano essere lette con vantaggio dai giovani, dagli apprendisti stregoni... L'errore diffuso e' dovuto alla presunzione, che e' stata di Freud e in parte anche di Jung, di considerare la psicoanalisi una scienza della natura mentre invece va correttamente collocata tra le scienze della cultura. Noi non possiamo avere geologie diverse, perche' ce n'e' una sola, non possiamo avere sismologie diverse, perche' la scienza dei terremoti e' quella e basta, ma dell'uomo no, non puo' esserci una scienza unica tanto piu' tenendo conto che in ogni costruzione psicologica la soggettivita' del teorico e' un aspetto affatto centrale. * - Luciana Sica: Stiamo scivolando in un discorso complicato... - Mario Trevi: Si', davvero troppo. Forse sarebbe meglio lasciar perdere del tutto. Lei in fondo puo' cavarsela anche solo con un trafiletto in cui si dica: e' uscito questo libro inaspettato e forse inopportuno... 6. LIBRI. MARIA FERRAGATTA PRESENTA "ADDIO ALL'ESTATE" E "TROPPO LONTANI DALLE STELLE" DI RAY BRADBURY [Dal mensile "Letture", n. 654 del febbraio 2009 col titolo "Ray Brabdury, il poeta della fantascienza" e il sommario "A cinquant'anni da L'estate incantata, Bradbury torna a narrare le avventure del suo alter ego adolescente. E ci rivela molto di se' in una raccolta di testi che vibrano dell'entusiasmo di scrivere e raccontare"] Chi scrive di fantascienza scrive inevitabilmente del Tempo. Non solo per l'ovvia ragione che la dimensione fantascientifica e' proiettata in un futuro piu' o meno remoto, ma anche perche' i protagonisti di quel futuro si pongono quasi sempre in rapporto con il loro passato (ossia quello che generalmente e' il presente di chi legge), creando un gioco continuo di rimandi speculari fra cio' che sara', cio' che e' stato e cio' che e'. Ray Bradbury, autore di fantascienza fra i piu' visionari e suggestivi (anche se e' riduttivo etichettarlo con uno specifico genere letterario, visto il confine incerto che separa la sua fantascienza dal fantasy), non fa eccezione: il Tempo e' il filo rosso che attraversa gran parte della sua produzione. I terrestri di Cronache marziane, che nel corso di una serie di spedizioni partono alla volta di Marte, abitano un futuro dove, a bordo dei loro razzi, hanno portato con se' i ricordi delle piccole comunita' rurali americane in cui vivevano (simili a quella in cui e' nato lo stesso Bradbury). Nella loro impresa di colonizzazione ricalcano la stessa barbarie distruttiva che molti secoli prima, sul nostro pianeta, aveva spazzato via le civilta' precolombiane. Persino gli uomini di Dio, che solcano lo spazio per convertire ipotetici marziani sprofondati nel peccato, conservano la stessa presunzione religiosa degli antichi evangelizzatori. Il futuro di Bradbury e' il restyling avveniristico di un passato e di un presente che ci portiamo appiccicati alle scarpe come la nostra ombra, la sua fantascienza e' la celebrazione di un paradosso in cui il Tempo scorre e resta immobile. Anche i futuribili uomini-libro, che in Fahrenheit 451 imparano a memoria i volumi condannati al rogo dalla legge per salvarli dalla distruzione, diventano custodi del Tempo facendosi depositari della memoria letteraria, perche' la memoria e' Tempo sottratto al divenire. * Il Tempo ritorna prepotentemente anche in Addio all'estate (Mondadori, 2008, traduzione di Giuseppe Lippi, pp. 176, euro 15), ultimo romanzo di Bradbury, gia' definito come il suo "testamento letterario" e seguito ideale de L'estate incantata, pubblicato cinquant'anni fa. Questa volta il talento immaginifico dell'autore ci trasporta non avanti, ma indietro negli anni. Siamo nel 1929, nel villaggio di Green Town, Illinois, dove riprendono le avventure estive di Douglas Spaulding la' dove si erano precedentemente interrotte. E' passato un anno, e' di nuovo estate, una lunga estate che non accenna a finire. Doug ora ha tredici anni e si rende conto che presto ne avra' quattordici e poi venti, che qualcosa lo sta spingendo inesorabilmente verso l'eta' adulta. Diventera' serio, responsabile, maturo, verra' anche il suo turno di morire. Ma lui non vuole morire, e si ribella. Cosi', insieme alla sua banda di amici, decide di muovere guerra agli anziani del paese, responsabili di volerli far diventare come loro. Douglas e i suoi compagni giurano di non invecchiare mai. "Scopriremo in che modo i grandi ci fanno crescere, in che modo ci insegnano a mentire, ingannare e rubare... Dobbiamo rimanere come siamo". L'atto simbolico che segna la battaglia fra la senescente resistenza degli anziani e la baldanzosa offensiva della gioventu' e' la manomissione del grande orologio del Municipio, che al centro della cittadina "dispensava il Tempo con il soffio delle stagioni... lo strumento che prosciugava la vita". Bloccare il meccanismo infernale, naturalmente, non servira' a nulla. Douglas sara' costretto a riparare il danno, ma non sara' solo la ripresa dell'ostinato ticchettio a costringerlo ad accettare la condanna a crescere. Sono il primo, inaspettato richiamo dell'amore, il primo bacio, a provocare la resa totale. Douglas rinuncia a essere Peter Pan e a difendere la sua Isola Che Non C'e', cede le armi di fronte a una tentazione ancora piu' forte di quella dell'eterna fanciullezza. A traghettarlo nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza c'e' il signor Quartermain, uno dei suoi attempati nemici. Fra loro, un impercettibile passaggio di consegne fa si' che la forza trascinante della vita si trasmetta dal piu' vecchio al piu' giovane e che il Tempo continui ininterrottamente a fluire con il suo fascino inebriante e irresistibile. Abbiamo molto da imparare dai vecchi, ricorda Bradbury nella postilla al romanzo, perche' loro sono "le nostre speciali Macchine del Tempo". Anche Bradbury, prima di iniziare la sua lunga carriera, ha attinto alla loro ricchezza: a quella dei nonni e specialmente a quella di una zia, che lo ha nutrito di fiabe e poesia, di cinema e teatro, facendogli crescere dentro il senso di meraviglia di cui vibrano le sue pagine. * E' questo stupore, questo entusiasmo, l'altro sottile filo rosso che scorre lungo le sue opere. Lo percepiamo nella raccolta di saggi Troppo lontani dalle stelle (Mondadori, 2008, traduzione di Stefano Mazzurana e Cesare Salmaggi, pp. 308, euro 9), trentasette articoli e interventi in cui Bradbury parla a ruota libera di film e personaggi famosi, di narrativa e viaggi, del materialismo televisivo e informatico che stanno spazzando via autenticita' e cultura. Gli incontri con Bertrand Russell e Walt Disney, il confronto titanico con Moby Dick, da cui trasse la sceneggiatura del film di John Huston, l'amore per Parigi e Los Angeles, i lucidi giudizi sull'America, di cui rappresenta una coscienza critica, il suggestivo parallelo fra la follia distruttiva del capitano Ahab (cosi' nel saggio) di Herman Melville e la follia positiva del capitano Nemo di Jules Verne, tutto finisce per confluire in uno sfaccettato autoritratto dove Bradbury parla del suo personale, gioioso approccio con la scrittura e con l'esistenza. E, in ultima analisi, racconta se stesso, con un egocentrismo veniale che mostra il suo volto di sognatore impenitente. Come accade ai sognatori, qualche volta diventa irritante, almeno per le menti piu' pragmatiche. Come quando, in Oltre il 1984 perora con enfasi l'importanza di stanziare mezzo miliardo di dollari per studiare la cometa di Halley (in transito nel nostro sistema solare nel 1986) in nome della necessita' di "confrontarci col mistero". Viene da pensare a tutto quanto di piu' prosaico ma socialmente piu' utile si potrebbe fare con i fondi destinati alle ricerche spaziali. Ma i sogni hanno il loro prezzo, e anche la fascinazione per l'Universo inesplorato e per cio' che di fantastico ha in se' la scienza, fa parte del carattere di questo eterno "vecchio ragazzo", che ha lasciato un'impronta tanto significativa nella letteratura americana. La vita e' Tempo, la vita e' meraviglia: facciamo tesoro del primo, assaporiamo la seconda fino all'ultima goccia, ci dice Bradbury. E, soprattutto, non abbiamo paura di amare la felicita', di guardare avanti con gli occhi limpidi del tredicenne Doug, in attesa che arrivi un'altra estate, che sia, come la precedente, altrettanto piena di sogni e di promesse. 7. LETTURE. ENZO BIANCHI: IL PANE DI IERI Enzo Bianchi, Il pane di ieri, Einaudi, Torino 2008, pp. IV + 120, euro 16,50. La sempre fraterna, creaturale, nutriente meditazione del priore della comunita' di Bose, materiata di memoria e di ascolto, un invito alla sapienza che si prende cura, e che salva. 8. LETTURE. AVRAHAM BURG: SCONFIGGERE HITLER Avraham Burg, Sconfiggere Hitler. Per un nuovo universalismo e umanesimo ebraico, Neri Pozza, Vicenza 2008, pp. 416, euro 19. Un libro che e' molti libri insieme, di una illustre personalita' di molte esperienze e riflessioni portatrice, che vivamente, vivamente raccomandiamo. 9. LETTURE. GEORGE STEINER: I LIBRI CHE NON HO SCRITTO George Steiner, I libri che non ho scritto, Garzanti, Milano 2008, pp. 232, euro 16. Leggere Steiner, a mio modesto avviso, e' una delle gioie della vita. 10. RIEDIZIONI. CARTESIO: DISCORSO SUL METODO E ALTRI SCRITTI Cartesio, Discorso sul metodo e altri scritti, Rcs-Bompiani, Milano 2009, pp. 790, euro 14,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). A cura di Giulia Belgioioso (e con la collaborazione di Igor Agostini, Francesco Marrone e Massimiliano Savini) una bella raccolta di scritti cartesiani in traduzione italiana. Si puo', anzi si deve concordare con Jonas e con quanti altri del cartesianesimo hanno rilevato i limiti e le aporie, ma alla scuola di Cartesio ogni persona ragionevole e' cresciuta, imparandovi l'arte felice del pensare pulito e dello scrivere chiaro. 11. RIEDIZIONI. BLAISE PASCAL: PENSIERI. LETTERE PROVINCIALI Blaise Pascal, Pensieri. Lettere provinciali, Rcs-Bompiani, Milano 2009, pp. 768, euro 14,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). A cura di Adriano Bausola i Pensieri, e di Ferruccio Masini le Provinciali, con in apertura le testimonianze su Pascal della sorella e della nipote, ed apparati eccellenti. Manca solo il testo originale francese, ma davvero non si puo' aver tutto dalla vita. Amava dire Annibale Scarpone: "Chi ha letto le Pensees e le Provinciales, anche se non avesse letto altro in vita sua, ha letto abbastanza", poi ghignava e aggiungeva "Ma anche chi non ha letto nessun libro ha letto abbastanza, se nell'ora della prova al fascismo sapra' opporsi"; faceva una pausa, e poi quasi borbottando tra se' "Ma le buone letture aiutano, eccome se aiutano". 12. RIEDIZIONI. PETRONIO: SATYRICON Petronio, Satyricon, Rizzoli-Rcs, Milano 1997, 2009, pp. 532, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). Col testo latino a fronte, introduzione, traduzione e note di Andrea Aragosti. Fu Erich Auerbach a rivelarci la magia di quest'opera che resta un labirinto e un enigma, non solo per lo stato frammentario in cui ci e' pervenuta, ma perche' la sua straripante proliferazione segnica basta da sola a rimettere in discussione non solo ogni visione della classicita', ma la nozione stessa di classico. Richiede, io credo, lettori acuti e temprati, ai quali reca tesori e tormenti, aprendo profonde questioni di linguistica e di morale, suscitando piu' attenti pensieri (dell'attenzione di Simone Weil). Al lettore torpido e becero invece fa da beffardo specchio, col triplice cachinno solo la sua menzogna e la sua volgarita' gli rimanda. Forse tutti i libri fanno cosi'. O forse Kafka e Borges hanno colonizzato ogni lettura, ogni letteratura. 13. RIEDIZIONI. TACITO: STORIE Tacito, Storie, Rizzoli-Rcs, Milano 1998, 2009, pp. 862, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). Con un'introduzione di Luciano Lenaz, traduzione di Felice Dessi', testo latino a fronte, uno dei capolavori di tutti i tempi: Tacito sa tutto del cuore umano e del mondo, ed e' insieme storico e autore, maestro di verita' e di stile. 14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 15. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 739 del 22 febbraio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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