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Coi piedi per terra. 158
- Subject: Coi piedi per terra. 158
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 20 Feb 2009 10:23:07 +0100
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 158 del 20 febbraio 2009 In questo numero: 1. Parla il senator Benito Adolfo Caligolari 2. Anna Bravo: Dopo aver pensato a storie come queste 3. Liliana Moro: Da dove viene la sicurezza 4. Vittorio Pallotti: Una risposta nonviolenta 5. Difendere la salute dei viterbesi, difendere i beni della comunita' e del territorio, opporsi a un'opera fuorilegge 6. Sosteniamo gli appelli promossi dal professor Ercoli e dalla dottoressa Litta 7. Un appello dei medici della prestigiosa "International Society of Doctors for the Environment" contro la realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo 8. Giuseppe Lippi: Stanley Kubrick 9. Alcuni estratti da "Note sul cinematografo" di Robert Bresson 10. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo 1. LE ULTIME COSE. PARLA IL SENATOR BENITO ADOLFO CALIGOLARI Votando si' al pacchetto sicurezza - perche' nascondere i miei sentimenti? perche' non dirlo forte ai quattro venti? - provai ancora la virile ebbrezza di quando cantavamo Giovinezza gagliardi si marciava, o sull'attenti si stava all'erta, e a castigar le genti s'andava in squadre: quella era bellezza. Al negro, al comunista e al clandestino glielo insegnamo noi il galateo: ha freddo? ecco la benza ed il cerino. Va all'ospedale a fare il piagnisteo? cerca il dottore e trova il secondino. Vuol casa? coi leoni al Colosseo. E se qualche babbeo dice che siam razzisti io non lo nego e rispondiamo in coro: "me ne frego". 2. EDITORIALE. ANNA BRAVO: DOPO AVER PENSATO A STORIE COME QUESTE [Ringraziamo Anna Bravo (per contatti: anna.bravo at iol.it) per questo intervento] Tutti i registi di cinema sanno che un modo per far scattare l'identificazione degli spettatori e' riprendere il protagonista di spalle, mentre si allontana, da solo, e, come succede in molti film western, con l'unico bagaglio di una borraccia, un involto, un fucile. Se e' inseguito da un nemico, o piu' nemici, l'effetto e' maggiore. Se si tratta di una donna, e' facile che tenga per mano un bambino e trascini un fardello manifestamente troppo pesante per lei. Da mesi, da anni, su tutti i giornali compaiono fotografie di questo tipo: donne, uomini, giovani, vecchi, bambini, di cui vediamo soltanto la schiena e le borse di plastica che portano con se'. Escono da un campo nomadi, dall'androne di un edificio, spesso camminano su sentieri o vicoli dissestati. Eppure su nessun giornale, mi pare, si sono messi in rapporto il potenziale emotivo di quelle immagini e l'assenza di identificazione con cui in genere vengono guardate. E' vero che la finzione puo' essere piu' commovente, e' fatta per ottenere quel risultato, e' piu' curata, piu' "bella". Ma da noi ci sono fotografi, giornalisti, scrittori che sanno raffigurare e raccontare in modo strordinariamente efficace. Alcune autrici anche meglio. Allora, cosa rende cosi' freddo, cosi' astratto, il rapporto fra osservatore e osservato? Si sono date tante risposte, e cosi' pertinenti, che non presumo di averne una in piu'. Vorrei soltanto che chi sta progettando il "pacchetto sicurezza" provasse a immaginare di essere un'altra persona. Questa persona viene da un paese pericoloso, affamato o poverissimo; puo' essere una brava persona, puo' essere un violentatore, un omicida, un delinquente piccolo o grande. Oggi ha la febbre, sente un dolore forte in qualche punto del corpo, un dolore sconosciuto ma in certi casi fin troppo conosciuto. Non ha un permesso di soggiorno, non sa l'italiano. Se e' un grande delinquente, avra' il denaro per una visita privata, per una clinica. Se e' un piccolo delinquente occasionale o una brava persona, spesso ha pochissimi soldi, a volte niente; ha un lavoro in nero, o nessun lavoro; sa che ha bisogno di essere curato, e che i medici potrebbero segnalarlo alla polizia come clandestino. Un amico gli ha detto che non hanno l'obbligo di farlo, ma lui sa che ne hanno il potere. Va in un ospedale, da' un nome falso per tutelarsi da un'espulsione, e gia' per questo diventa doppiamente fuorilegge. Non puo' distinguere (e chi potrebbe?) fra il medico che fa il suo lavoro, e quello disposto a fare anche il lavoro di spia. Aspetta a lungo in un pronto soccorso dove capisce a malapena qualche parola, alla fine se ne va, magari per strada barcolla perche' sta male, perche' ha bevuto per rincuorarsi e tenersi su, come fanno tanti, italiani e non, ricchi e poveri, brava gente e gente violenta. Se non lo ferma la polizia, torna a casa, e la casa probabilmente e' una baracca, una tenda, un dormitorio pubblico, una vecchia cascina abbandonata, forse non esiste affatto. Domani andra' in giro, se potra', a cercare un lavoro, a comprare un panino e una birra, a pulire i vetri di un'auto, a vendere fazzoletti di carta; oppure a borseggiare una pensionata - non diamo ai razzisti il pretesto per dichiararsi gli unici "capaci di dire la verita'", tanto piu' che il diritto a essere curati non ha niente a che fare con il certificato penale. Forse questa persona guarira' da sola, forse no, forse morira' e se il suo male e' contagioso moriranno altri. Dopo aver pensato a storie come queste, chi sta progettando il "pacchetto sicurezza" (e chi ha deciso di votarlo) puo' tornare se stesso a condizione che abbia perso del tutto la capacita' di immaginare il dolore degli altri. Che la parola liberta' gli faccia venire in mente un marchio di scarpe da ginnastica. Che la parola giustizia gli faccia venire in mente un palazzone con statue nelle nicchie della facciata e la scalinata davanti. E che prodigiosamente gli resti il coraggio di guardarsi allo specchio la mattina. 3. UNA SOLA UMANITA'. LILIANA MORO: DA DOVE VIENE LA SICUREZZA [Ringraziamo Liliana Moro (per contatti: lilianamoro at tiscali.it) per questo intervento] Confesso di non essere informata nel dettaglio delle misure previste dal pacchetto sicurezza, anche perche' le notizie di fonte giornalistica che ci arrivano sono talmente inquietanti che sono spinta a distogliere lo sguardo. Tuttavia una cosa mi e' molto chiara: che nessun testo legislativo che si fondi sui principi finora sbandierati, e anche gia' messi in atto negli ultimi anni, potra' mai garantire maggior sicurezza ai cittadini e alle cittadine. La sicurezza viene dalla con-vivenza, dal sereno viversi accanto, non sprovveduto, ma sereno. La sicurezza viene dalla certezza del rispetto reciproco, dalla solidarieta', che non sono chimere ma atteggiamenti spontanei nei gruppi umani (i meno giovani ne hanno certo un qualche ricordo). La sicurezza viene dal fatto di vivere tra persone che non hanno motivi per angosciarsi, ma le normali preoccupazioni di una vita in cui siano garantiti lavoro, scuole, luoghi di cura, possibilita' di movimento e di trasporto, spazi di incontro e socializzazione per i bambini, per i giovani e per gli adulti, centri di cultura. La sicurezza delle donne viene attaccata dall'acuirsi delle tensioni nei rapporti, quando le persone sono torchiate dalla precarieta' e dai vertiginosi ritmi di lavoro. Perche' ben sappiamo che la violenza su noi donne e' esercitata soprattutto nelle case e non nelle strade. La sicurezza delle giovani donne e' particolarmente incrinata dall'immagine femminile diffusa da messaggi pubblicitari violenti e da trasmissioni televisive disumane. Una citta' in cui l'aria sia irrespirabile, i bimbi gia' malati di croniche affezioni alle vie respiratorie, anziani e portatori di handicap impediti perfino nei movimenti dalle barriere architettoniche e dal dilagare delle auto, non e' piu' sicura se viene pattugliata anche da auto di militari oltre a quelle delle forze dell'ordine. Se le pattuglie, poi, dovessero essere di "volontari" ci troveremmo di fronte a misure volte chiaramente ad incrementare l'insicurezza di tutti, che aumenta con la quantita' di armi in circolazione. 4. UNA SOLA UMANITA'. VITTORIO PALLOTTI: UNA RISPOSTA NONVIOLENTA [Ringraziamo Vittorio Pallotti (per contatti: vittoriopallotti at libero.it) per questo intervento] Del "pacchetto sicurezza" conosco solo quanto ne riferiscono i media. Ma credo che questo tipo di conoscenza indiretta e parziale, unitamente alla conoscenza di chi ha confezionato il "pacchetto" sia sufficiente per prendere posizione. Una posizione che, se non vuole limitarsi alla solita protesta e a dichiarazioni di principio, deve, per quanto possibile, dare una risposta il piu' possibile concreta con gli strumenti tradizionali della nonviolenza: obiezione di coscienza e azioni nonviolente. Accompagnate naturalmente, quando necessario, da prese di posizione, analisi ed altro nelle varie sedi, istituzionali e non. Come ha fatto (notizia appena appresa dal tg dell'Emilia Romagna) l'Ordine regionale dei Medici che, al termine di un'assemblea, ha ufficialmente e solennemente dichiarato che i medici emiliano-romagnoli si rifiuteranno di denunciare chiunque andra' a curarsi presso di loro. Per quanto mi riguarda, cerchero' di seguire il loro esempio, se non come medico, come cittadino. 5. APPELLI. DIFENDERE LA SALUTE DEI VITERBESI, DIFENDERE I BENI DELLA COMUNITA' E DEL TERRITORIO, OPPORSI A UN'OPERA FUORILEGGE Una lobby politico-affaristica irresponsabile e speculatrice persiste nel disegno di voler realizzare a Viterbo un nocivo e distruttivo mega-aeroporto. * Un mega-aeroporto i cui effetti hic et nunc sarebbero: 1. un enorme danno alla salute e alla sicurezza della popolazione; 2. la devastazione irreversibile dell'area termale del Bulicame, un fondamentale bene naturalistico, culturale, terapeutico e sociale; 3. una sconvolgente aggressione a rilevanti emergenze archeologiche e cospicue risorse scientifiche, ad attivita' agricole pregiate, alle vocazioni produttive dell'Alto Lazio, a preziosi beni culturali, ambientali, economici e civili; 4. uno sperpero colossale, criminale ed insensato di soldi pubblici; 5. la violazione delle norme di legge e dei vincoli di salvaguardia a tutela di inalienabili beni e diritti. * Ancora una volta chiamiamo tutti i cittadini dell'Alto Lazio a difendere il proprio diritto alla salute e alla sicurezza, a difendere i beni della comunita' e del territorio, ad opporsi a un'opera avvelenatrice, devastatrice e fuorilegge. 6. RIFLESSIONE. SOSTENIAMO GLI APPELLI PROMOSSI DAL PROFESSOR ERCOLI E DELLA DOTTORESSA LITTA [Riportiamo il seguente comunicato del 16 febbraio 2009 del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo] Occorre accogliere e sostenere gli appelli promossi da personalita' come il professor Osvaldo Ercoli e la dottoressa Antonella Litta in difesa dell'area termale del Bulicame e degli altri beni naturalistici, archeologici, culturali, scientifici, economici, sociali e terapeutici che sono minacciati dallo sciagurato progetto di realizzare a Viterbo un nocivo e distruttivo mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma. Occorre accogliere e sostenere gli appelli promossi da personalita' come il professor Osvaldo Ercoli e la dottoressa Antonella Litta in difesa del diritto alla salute e alla sicurezza dei cittadini di Viterbo e dell'Alto Lazio che sono minacciati dallo sciagurato progetto di realizzare a Viterbo un nocivo e distruttivo mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma. Ed occorre anche accogliere e sostenere gli appelli promossi da personalita' come il professor Osvaldo Ercoli e la dottoressa Antonella Litta in solidarieta' con la popolazione di Ciampino, Marino e dell'area del X Municipio di Roma che gia' subisce i disastrosi effetti dell'insostenibile e gravemente patogena attivita' dell'aeroporto di Ciampino, attivita' che va immediatamente e drasticamente ridotta. Ed occorre infine accogliere e sostenere gli appelli promossi da personalita' come il professor Osvaldo Ercoli e la dottoressa Antonella Litta per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Un numero sempre maggiore di cittadini viterbesi ha aperto gli occhi ed e' impegnato contro il nocivo e distruttivo mega-aeroporto: difendiamo il nostro territorio e difendiamo il pianeta dal disastro ambientale globale: e' l'unica casa comune che abbiamo. 7. APPELLI. UN APPELLO DEI MEDICI DELLA PRESTIGIOSA "INTERNATIONAL SOCIETY OF DOCTORS FOR THE ENVIRONMENT" CONTRO LA REALIZZAZIONE DEL MEGA-AEROPORTO A VITERBO Gianni Ghirga, Antonella Litta e Mauro Mocci, a nome del coordinamento dell'Alto Lazio dell'Isde - Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) hanno promosso un appello ai colleghi medici contro la realizzazione di un nocivo e distruttivo mega-aeroporto a Viterbo che provocherebbe danni immensi all'ambiente e alla salute delle persone. L'appello reca rigorose argomentazioni scientifiche e sanitarie, e relativi riferimenti bibliografici alla piu' autorevole letteratura scientifica e medica internazionale, che dimostrano la nocivita' ed inammissibilita' della sciagurata opera. Ringraziamo Gianni Ghirga, Antonella Litta e Mauro Mocci, e con essi l'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) per questo prezioso documento che pubblicheremo prossimamente. 8. CINEMA. GIUSEPPE LIPPI: STANLEY KUBRICK [Dal mensile "Letture", n. 581, novembre 2001, col titolo "Stanley Kubrick" e il sommario "Nato a New York, morto a Londra a 70 anni, il famoso cineasta comincio' come fotografo. Poi vennero i cortometraggi e i grandi film. Decisivo, nel 1957, fu l'incontro con Kirk Douglas per Orizzonti di gloria"] In una carriera durata cinquant'anni, Stanley Kubrick e' rimasto fedele all'idea che fare un film sia un'impresa totale, una forma creativa di cui bisogna controllare tutti gli aspetti. Una sola personalita', quella dell'autore-produttore, deve assumersi la piena responsabilita' artistica, fino a ridimensionare figure-chiave come quelle dei finanziatori, del direttore della fotografia e del montatore, ruoli che egli ha spesso avocato a se'. Nella storia del cinema figure come la sua sono rare, ma e' possibile fare un parallelo con altri geniali "isolati": uomini il cui valore sembra inseparabile dalla loro estraneita' rispetto al sistema produttivo e di valori corrente. Questi outsider, registi-produttori come Erich von Stroheim, Orson Welles e Joseph Losey, hanno dovuto non solo lottare in nome delle proprie esigenze estetiche, ma fondare un'industria personale capace di opporsi, o almeno di contenere, lo strapotere di quella ufficiale. Kubrick ha fatto come loro, riuscendo, spesso, meglio di loro: si e' trasformato in produttore di se stesso, mettendo i capitali hollywoodiani al servizio dei suoi interessi di autore. Nato il 26 luglio 1928 al Lying-In Hospital di Manhattan, New York, da Jacob E. Kubrick (un medico ebreo) e Gertrude Perveler, entrambi discendenti da immigrati austriaci, Kubrick si afferma negli anni Cinquanta e consolida la sua forza nel decennio successivo: l'epoca, cioe', in cui tramonta lo studio-system hollywoodiano e le grandi Major cedono sempre piu' apertamente ai produttori indipendenti come lui e i suoi soci. In origine, e' un fotografo: per il suo tredicesimo compleanno riceve in regalo una Graflex semiportatile e nell'aprile 1945 vende la prima foto alla rivista "Look": e' il ritratto di un giornalaio circondato dai titoli sulla morte di Roosevelt. Lanciato tra i giovani fotografi newyorchesi, nel maggio 1948 puo' sposare la compagna di scuola Toba Metz; la coppia si trasferisce a Manhattan, nella zona del Greenwich Village popolata di artisti, cantanti e giocatori di scacchi. L'occasione di trasformarsi in cineasta si presenta per Kubrick dopo aver realizzato un memorabile servizio fotografico dal titolo Prizefighter ("Il pugile", uscito su "Look"). Le foto mostrano il peso medio Walter Cartier attraverso una giornata della sua vita, e sara' proprio Cartier il soggetto del primo cortometraggio kubrickiano, Day of the Fight, finanziato nel 1949 con i suoi risparmi. Poco dopo Kubrick ottiene un nuovo incarico dalla Rko: un cortometraggio di nove minuti su un prete del New Mexico, Fred Stadtmueller, detto Flying Padre ("Il prete volante"; la sua circoscrizione, infatti, e' cosi' grande che per visitarla tutta Fred deve volare da un punto all'altro su un Piper Cub). Il documentario debutta nel 1951 e rafforza in Kubrick l'amore per il cinema e le sue possibilita' espressive. * Il divorzio a causa di un film Nel 1951 gira un altro cortometraggio (The Seafarers) e dirige la seconda unita' di un ambizioso programma televisivo sulla vita del presidente Lincoln (Mr. Lincoln, scritto da James Agee). Incoraggiato da queste esperienze, e con finanziamenti dovuti allo zio materno Martin Perveler (che aveva fatto fortuna nell'industria farmaceutica), nel '51 Kubrick riesce a produrre il suo primo lungometraggio, Fear and Desire. E' una cupa storia di guerra in cui una donna viene catturata da un gruppo di militari allo sbando, e per girarla Kubrick si trasferisce in California, dove gli sembra di aver trovato gli ambienti adatti. Nel settembre 1951 il film e' montato e sincronizzato; nel 1952 viene proiettato a New York, ottenendo reazioni discordi nonostante il suo virtuosismo. Dopo l'incerta esperienza di Fear and Desire, le cui dure necessita' di lavorazione gli costano fra l'altro il suo primo divorzio, Kubrick decide che sara' piu' saggio girare a New York, un ambiente che conosce meglio e che si presta agli sfondi drammatici del film criminale, il noir della generazione del dopoguerra. E al noir appartengono sia Killer's Kiss (1955) che The Killing (1956), film scritto insieme allo scrittore di gialli violenti Jim Thompson (fra alti e bassi Thompson continuera' a lavorare con Kubrick e collaborera' alla scrittura di Orizzonti di gloria). Nel frattempo il regista si e' risposato con la ballerina Ruth Sobotka, conosciuta al Village. Killer's Kiss, un film finanziato in gran parte dall'amico di famiglia Maurice "Moe" Bousel, la vede fra i protagonisti, in una storia di pugili e ballerine che permette a Kubrick di fotografare magistralmente interni ed esterni newyorchesi. Con The Killing, racconto di una rapina alle corse che piega lo stile documentaristico alle esigenze d'una complessa narrazione in piu' tempi, Kubrick mette in piedi una nuova casa di produzione insieme al socio James B. Harris, un aspirante cineasta conosciuto tramite amici. Sara' Harris a produrre i primi capolavori kubrickiani, appoggiandosi di volta in volta a studios come la United Artists o la Mgm. Uno dei luoghi comuni della critica e' che Kubrick voglia "esplorare tutti i generi". In realta' il suo scopo e' creare ogni volta un nuovo mondo, ed e' all'interno di quel mondo che la sua arte si espande, non di questo o quello stile precostituito. Cosi', quando si ricorda di un romanzo letto in gioventu', Paths of Glory di Humphrey Cobb, non e' solo il "genere guerra" ad attrarlo, ma il dramma di un racconto ispirato a una vera tragedia della prima guerra mondiale: la corte marziale e fucilazione subita da un gruppo di fanti innocenti. Sul set del nuovo film, girato in Germania, Kubrick fa due incontri-chiave: con l'attore/produttore Kirk Douglas, che in Orizzonti di gloria interpreta un coscienzioso magistrato militare, e con la futura terza moglie, Christiane Harlan, che sposera' di li' a poco e che nel film ha un piccolo ruolo con lo pseudonimo Suzanne Christian. Orizzonti di gloria (1957) e' il primo film di Kubrick girato in Europa ed e' quello che, grazie a Kirk Douglas, gli permettera' di arrivare alle super-produzioni di Hollywood, con Spartacus del 1960. Come si sa, Spartacus non avrebbe dovuto essere un film di Stanley Kubrick: Douglas, che lo produceva per la Universal, l'aveva affidato al veterano Anthony Mann, salvo sostituirlo una settimana dopo l'inizio delle riprese per divergenze tecniche. E' allora che il divo si ricorda di Kubrick, non immaginando che l'uomo al quale si rivolge non e' un esecutore obbediente, ma un cineasta deciso a imporre la sua visione del film. Spartacus, tratto dal romanzo di Howard Fast, e' una delle produzioni piu' costose dei suoi tempi. Fastoso, zeppo di attori segretamente rivali (Laurence Olivier, Peter Ustinov, Kirk Douglas, Tony Curtis, Jean Simmons), rappresenta l'ultima grande affermazione del genere "romano". L'edizione restaurata in Dvd mostra lo scrupolo messo da Kubrick nel governare e personalizzare il film; l'Oscar al direttore della fotografia, Russell Metty, e' ancora oggi chiacchierato: nell'ambiente e' noto che le luci furono date da Kubrick in persona, facendosi obbedire in tutto e per tutto, fino a rischiarare la scena del campo coperto di morti, nella battaglia finale, con uno dei sistemi d'illuminazione piu' potenti e corruschi che la storia del cinema ricordi. Non c'e' bisogno di dire che questa maestria tecnica non e' fine a se stessa: si tratta di un metodo totale (qualcuno ha detto anche crudele, poco rispettoso delle esigenze altrui). Il fatto e' che ogni film di Kubrick si espande in una visione: per arrivare alla quale occorrono tentativi, prove, e soprattutto una vastissima quantita' di materiale tra cui scegliere. Questo "perfezionista" della macchina da presa e' paragonabile a un demiurgo che ricrei il suo universo di film in film, con un'estrema originalita' espressiva. La cosa e' perfettamente evidente nelle opere successive: dopo aver lavorato al progetto inconcludente di un western con Marlon Brando, Kubrick lascia gli Stati Uniti e si trasferisce in Inghilterra. Qui realizzera' Lolita (1962), versione cinematografica del romanzo di Nabokov che doppia felicemente le scabrosita' del libro, e Il dottor Stranamore (Dr. Strangelove, or How I Learned To Stop Worrying and Love the Bomb, 1963, "Il dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba"), frutto di una felice collaborazione con lo scrittore Terry Southern e l'attore Peter Sellers, che gia' in Lolita aveva sostenuto il ruolo multiplo di Claire Quilty. Il protagonista di Lolita e' Humbert Humbert (James Mason), un professore cosmopolita che s'innamora di un'adolescente e che, dopo essersi sottoposto al matrimonio con la madre di lei, appena libero scappa con la ragazza. Al posto dell'erotismo del libro, che in Kubrick, evidentemente, non tocca corde profonde, qui siamo di fronte a un'immaginosa riflessione di costume che sfocia in un "nero" morale di straordinaria efficacia. Con Lolita e Stranamore si definisce quello sguardo sovrano, apparentemente "distaccato", che e' il principale contributo di Kubrick all'arte cinematografica; quel vedere il mondo, anzi i mondi, in modo complessivo e analitico, da cineasta epico. In Stranamore gli e' stato rimproverato di descrivere l'olocausto nucleare senza un'ombra di compassione. Anzi, di imbastire una commedia sulla morte dell'umanita'. Moralismi, non c'e' che dire. Kubrick e' capace di sentimenti e passioni, ma sfugge il patetico nel modo piu' assoluto. Quello che lo interessa e' l'homo tecnologicus che controlla fortezze volanti e bombardieri, basi missilistiche e stanze dei bottoni. Per costui, e' ovvio, la tragedia ha molte facce, compresa quella del ridicolo. E chi potrebbe meglio incarnare quest'uomo di domani (ma in fondo anche di ieri, visti gli atavismi che porta in se') meglio di Stranamore, lo scienziato nazista interpretato da Peter Sellers in uno dei tre ruoli affidatigli nel film, e che nell'olocausto vede compiersi un sogno di potenza, bellezza e appagamento dei desideri? Il film segna l'inizio di una felice collaborazione con lo scenografo inglese di origine tedesca Ken Adam, i cui set per Stranamore bene illustrano le idee di Kubrick sul fascino ambiguo della tecnologia. Il conflitto tra evoluzione tecnologico-scientifica e atavismi viene riproposto, cinque anni piu' tardi, nel piu' impegnativo film di Kubrick degli anni Sessanta. Tratto da un racconto di Arthur C. Clarke, La sentinella, lavorato per quasi quattro anni tra documentazione, costruzione dei set, riprese ed effetti speciali, 2001 Odissea nello spazio (1968, finanziato dalla Mgm) spinge al massimo la tensione creativa fra una major di Hollywood e l'autore assoluto: la lavorazione dura anni piu' del previsto, il costo sale da sei a dieci milioni di dollari, il montaggio definitivo lascia molti a bocca aperta. "Il 'viaggio' assoluto", come il film fu definito, e' anche il film degli effetti speciali assoluti; effetti ottici, non-elettronici, creati in parte dallo stesso Kubrick e supervisionati da Wally Veevers, Douglas Trumbull e altri artisti, si' da permettere allo spettatore di godere la realistica sensazione di volare nello spazio e andare sulla Luna. * Le sperimentazioni di "2001" Ma nel film non vi e' solo questo aspetto di fierezza super-tecnologica (che diviene bellezza grazie al design innovativo dei set e dei singoli oggetti): vi e' anzi, riassunta nello straordinario impiego della musica dei due Strauss, di Ligeti e Khatchaturian, una velata malinconia del passato e del destino dell'uomo, che per quanti balzi evolutivi compia rimane eternamente sulla soglia di nuove rivelazioni, come un bambino a confronto del mistero universale. E vi e' una esplicita allusione alla sfida tra l'uomo e la macchina (qui simboleggiata dal calcolatore Hal) che riassume la sfida fondamentale tra l'uomo e la sua parte oscura. 2001 e' anche il film in cui Kubrick ha spinto piu' avanti le sue sperimentazioni linguistiche: per due terzi un film "muto", nel senso di non parlato, e' stato definito dal suo autore un'esperienza non-verbale, cioe' un tentativo di esprimere le suggestioni dell'inconscio attraverso un racconto per simboli. Ed e', al tempo stesso, un kolossal che avvince le masse, trionfo d'una visione geniale destinata a durare nel tempo. Quasi a completare un'ideale trilogia del futuro, inaugurata da Stranamore e continuata dall'Odissea nello spazio, Kubrick produce nel 1972 Arancia meccanica (A Clockwork Orange), tratto dall'omonimo romanzo di Anthony Burgess (1961). Il racconto si svolge in un'Inghilterra di domani, in cui un giovane sociopatico, Alex, viene sottoposto a una rivoluzionaria cura rieducativa. Sebbene il film sia, a confronto di Odissea nello spazio, una "piccola" produzione, Kubrick, il suo direttore della fotografia John Alcott e l'architetto John Barry vi ricreano un mondo perfettamente coerente e che ancor oggi appare inquietante. Zeppo di oggetti d'arte che suggeriscono un mondo permissivo ma amorale, Arancia meccanica e' una cavalcata in un futuro ambiguo cui la violenza dei giovani hooligans e' tutto sommato la risposta inevitabile. L'ipocrisia dei governanti - riassunta nella figura del ministro dell'interno, il bravissimo Anthony Sharp - sfocia in un bieco e grottesco paternalismo, vera e propria crudelta' istituzionalizzata. Tanto piu' assurde le accuse di violenza lanciate al film, segno evidente dell'intolleranza che si andava affermando gia' dalla meta' degli anni Settanta; in realta', Arancia meccanica e' un balletto liberatorio che nulla concede al compiacimento della violenza, e anzi ne rintraccia le cause nel declino della moralita' occidentale. Uno dei film piu' potenti e amati del dopoguerra, segna l'inizio della collaborazione fra Stanley Kubrick e la Warner Bros, casa produttrice che finanziera' i suoi film fino a Eyes Wide Shut e gli garantira' uno dei piu' straordinari contratti che un autore completo possa desiderare, con diritto esclusivo al montaggio finale e una partecipazione agli utili dei film. Passano quattro anni, durante i quali Kubrick sogna ancora una volta di metter mano a un grande progetto su Napoleone: ma l'insuccesso di analoghe, costosissime produzioni europee lo convince a indirizzarsi verso altre idee. L'ambizione di ricreare l'epoca napoleonica, tuttavia, non viene meno: ed e' forse questo ad attrarlo, nel romanzo irlandese di William Makepeace Thackeray, Le memorie di Barry Lyndon. Come era gia' accaduto in 2001, che puo' essere visto come la storia del destino di un uomo, anzi dell'uomo, entro la misteriosa gerarchia del cosmo, anche Barry Lyndon (1976) e' la storia di un destino che diventa paradigmatico, ed e' visto sia in chiave psicologica che, soprattutto, in chiave analitica e "architettonica", attraverso una magistrale ricostruzione del Settecento europeo. E' una solenne epopea sul tema della sventura (e, da un punto di vista mitopoietico, della caduta): un labirinto di collegamenti visuali, culturali e storici che sembra riscrivere l'Odissea nello spazio - racconto per simboli - nel nostro passato, e segnatamente nell'epoca che ha dato origine alla modernita'. Ma la reazione del pubblico a un racconto deterministico come Barry Lyndon non e' quella che il regista avrebbe sperato. Il successo commerciale del film - girato peraltro in condizioni difficili, in gran parte in Irlanda, sotto velate minacce da parte dell'Ira - e' modesto. Desideroso di ripagare la Warner Bros della fiducia accordatagli e di eguagliare i giovani leoni Spielberg e Lucas, affermatisi proprio in quegli anni, sul terreno degli incassi commerciali, Kubrick si mette alla ricerca di un soggetto shock e lo trova in The Shining, il nuovo romanzo dello scrittore best-seller Stephen King. Se Barry Lyndon aveva avuto per protagonista un attore eccellente come Ryan O'Neal, The Shining (Shining, 1980) avra' addirittura Jack Nicholson, una star sull'orlo di una crisi di nervi che contribuira', con la sua personalita' lacerata e "demoniaca", a rendere vivente il personaggio di Jack Torrance, uno scrittore posseduto dai fantasmi del proprio scontento. Torna il tema dell'uomo solo di fronte a un'incomprensibile gerarchia dell'essere, a un'esistenza che non e' possibile governare ma solo vivere deterministicamente. E torna sub specie sovrannaturale, raccontando la favola di un uomo e della sua famiglia intrappolati, durante l'inverno, in un albergo di montagna infestato da forze maligne. Quando il film usci' si disse che il tentativo di Kubrick di fare un horror non era completamente riuscito: dal punto di vista del fantastico, Shining restava un film ambiguo e tutt'altro che disposto a far concessioni. Ma e' solo la riprova che a Kubrick i cosiddetti "generi" hollywoodiani interessano relativamente, e che cio' che conta e' la sua visione analitica. Il film e' una discesa agli inferi, un magistrale racconto di suspense e una sorta di preparazione al dramma esoterico Eyes Wide Shut, che resta la sua piu' completa opera notturna. Shining riscuote un grande successo negli anni in cui il mercato del film cambia. E' un momento nel quale i kolossal "planetari" di George Lucas, Steven Spielberg e i loro seguaci vanno imponendo un gusto diverso, quasi autoritario nella loro esigenza di piacere a tutti. E i nuovi mogul degli anni Ottanta si mettono in diretta competizione con la generazione di Kubrick. La globalizzazione portata nel mondo dello spettacolo? Forse, ma e' un fatto che fra la distribuzione di Shining e quella di Full Metal Jacket (1987) passano sette anni. Per fare il suo film sul Vietnam, Kubrick decide di trasferire la giungla in casa propria e gira a pochi chilometri da Londra, importando tutto: dai palmizi alle dune di sabbia. Il risultato e' un film dall'atmosfera allucinata, ma anche vero e nervoso come un mortifero reportage dal fronte; la guerra esotica diventa infine guerra europea, combattuta nei nostri suburbi, come in certi racconti di J. G. Ballard. Al tema dell'uomo solo di fronte a un destino incomprensibile, deciso da forze oscure, subentra un'approfondita riflessione sul destino complessivo di una generazione, di tutto il genere umano, di fronte alla "porta inferi" della guerra. Per una volta, la "soglia" dalla quale Kubrick osserva il reale si tramuta in un viatico del caos che minaccia di inghiottire tutto, razionalita' e pensiero inclusi. E' uno dei pochi film kubrickiani in cui non vi sia posto per un esplicito trattamento della bellezza, sia pure bellezza drammatica: salvo, forse, negli occhi della ragazza-cecchino Ngoc Le, cioe' gli occhi del nemico, nota meravigliosa in un quadro rigorosamente apocalittico. Lacerante e discusso, Full Metal Jacket lascia il pubblico con l'amaro in bocca. Ancora piu' amara, benche' fiduciosa e quasi messianica, e' l'attesa di dodici anni che separa l'uscita del film da quella di Eyes Wide Shut (1999), apparso, per giunta, dopo la morte del regista il 7 marzo dello stesso anno. Nel frattempo si era parlato di altri progetti: e a un certo punto era sembrata certa la realizzazione di A.I. Artificial Intelligence, un film sulla vita artificiale che Kubrick intendeva trarre da un racconto di Brian W. Aldiss, affidandone la scrittura allo stesso Aldiss (poi a Ian Watson). Fantascienza? In un certo senso, ma sembra che le idee del maestro andassero oltre ogni formula, immaginando un nuovo ciclo nella tormentata storia della Terra. Quando il progetto di A.I. si areno' (lo ha ripreso proprio Steven Spielberg, portandolo a compimento), Eyes Wide Shut fu messo finalmente in cantiere. Tratto dal racconto di Arthur Schnitzler Doppio sogno (Traumnovelle), il film rientrava da quasi trent'anni fra i progetti di Kubrick e rimane il suo capolavoro finale. Storia di un viaggiatore nella notte non dissimile da quelli della famosa Odissea, il film e' la graduale scoperta, da parte del protagonista, del ruolo assolutamente periferico che egli occupa nella realta'. E quando cerca, col favore dell'oscurita', di carpire una parte del segreto che si trova "oltre le porte d'arcobaleno" (un'immagine della Cabala, come ha messo in luce lo psicologo Francesco Frigione), l'orrore dell'ignoto piomba su di lui sotto forme familiari e mostruose. Con l'aiuto di una moglie-maga, il medico Tom Cruise emerge dalla notte con la sensazione di aver sfiorato la morte, ma con l'occasione di poter ricominciare. Come in 2001, gli e' offerta una seconda chance da "risvegliato", e la nuova saggezza passa attraverso il rito dell'amore sessuale. Al pari di Eisenstein, Von Stroheim e Orson Welles, Stanley Kubrick e' un creatore di mondi. E' un autore i cui film non riguardano "piccole storie" o casi individuali, ma il destino stesso della razza umana, ogni volta raccontato attraverso una parabola nuova. Il senso di questa realta' "parallela" (iperbolica o parabolica) va cercato negli elementi che la costituiscono, e percio' nella sua visualizzazione; di qui lo sforzo supremo nel renderla inconfondibile. Il senso del destino che ne emerge non e' trionfalistico ne' sentimentale; alla serenita' del libero arbitrio Kubrick sostituisce l'inevitabilita' del determinismo. L'umanita' e' un ingranaggio nel cosmo, e lotta per l'esistenza in un quadro dominato da forze preponderanti; il suo destino e' paragonabile a quello dei gladiatori (Spartacus) o delle scimmie antropomorfe (2001). Pure, nei film kubrickiani si afferma un orgoglio legato alla forza del pensiero da una parte e alla capacita' di apprezzare il mistero dall'altra. Per cinquant'anni Kubrick ha fatto cinema su questo tema cosmico: il tentativo di andare oltre le ombre da cui siamo avviluppati. In un regno strano e cangiante, nel lembo di realta' che possiamo intuire oltre la soglia, l'occhio del cineasta penetra come un faro apollineo e illumina - e' il caso di usare il simile dell'operazione magica - la conoscenza che e' riuscito a strappare al volto dell'ignoto. * I film memorabili in mezzo secolo di cinema 1928 Stanley Kubrick nasce il 26 luglio a Manhattan, New York, figlio di Jacob Kubrick, medico, e Gertrude Perveler. Studia alla Taft High School del Bronx, ma non si iscrive all'universita'. 1945 Diventa fotografo per la rivista "Look". 1948 Sposa Toba Metz, ex compagna di scuola. 1949 Realizza il primo cortometraggio, Day of the Fight, e lo vende alla Rko. 1951 Gira un altro cortometraggio, Flying Padre. 1951 Produce in California il suo primo lungometraggio, Fear and Desire. 1951 Gira il documentario The Seafarers (a colori) e cura la regia della seconda unita' nel film televisivo Mr. Lincoln. 1955 Realizza il secondo lungometraggio, Killer's Kiss (Il bacio dell'assassino). Fra i protagonisti figura la seconda moglie, Ruth Sobotka. 1956 Dirige The Killing (Rapina a mano armata). 1957 Sul set di Paths of Glory (Orizzonti di gloria) conosce la terza moglie, Christiane Harlan. Si sposano nel 1958 e avranno due figlie, Anya Renata (n. 1959) e Vivian Vanessa (n. 1960). Una terza figlia, Katharina, era nata dal precedente matrimonio di Christiane. 1960 Dirige Spartacus. 1962 Dirige Lolita. 1963 Dirige Dr. Strangelove, or How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb (Il dottor Stranamore, ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba). 1962/1965 Kubrick divide la sua esistenza tra New York e l'Inghilterra. 1966 Si stabilisce definitivamente in Gran Bretagna, dove realizza i suoi film successivi. 1968 Esce 2001: A Space Odyssey (2001 Odissea nello spazio). Ricevera' l'Oscar per i migliori effetti speciali, l'unico in tutta la carriera. 1972 Kubrick realizza A Clockwork Orange (Arancia meccanica). 1976 Esce Barry Lyndon. 1980 Distribuzione di The Shining (Shining). 1987 Dopo sette anni esce Full Metal Jacket (in Italia con lo stesso titolo). 1999 Kubrick completa Eyes Wide Shut (stesso titolo in Italia). 1999 7 marzo: muore nella sua casa vicino a Londra. * Come orientarsi tra tanti libri, usciti in Italia, in Inghilterra e negli Stati Uniti I testi principali in italiano: Brian W. Aldiss, A.I. Intelligenza artificiale, Mondadori, Milano 2001. John Baxter, Stanley Kubrick. Biografia, Lindau, Torino 1999. Giampiero Brunetta, Stanley Kubrick, Marsilio, Venezia 1999. Michel Chion, Un'odissea del cinema. Il 2001 di Kubrick, Lindau, Torino 2000. Michel Ciment, Kubrick (edizione definitiva), Rizzoli, Milano 1999. Paul Duncan, Tutti i film di Stanley Kubrick, Lindau, Torino 2001. Enrico Ghezzi, Kubrick, Il Castoro cinema/La Nuova Italia, Firenze 1977. Vincent Lo Brutto, Stanley Kubrick, Il Castoro, Milano 1999. Vladimir Nabokov, Lolita (Sceneggiatura a cura di Enrico Ghezzi), Bompiani, Milano 2001. Fiorenzo Niccoli, Stanley Kubrick, ladro di sguardi. Fotografie 1945-1949, Bompiani, Milano 2000. Frederic Raphael, Eyes Wide Open, Einaudi, Torino 1999. Principali testi stranieri: Piers Bizony, 2001 - Filming the Future, Aurum Press Ltd., London 2001. Mario Falsetto, Stanley Kubrick: A Narrative and Stylistic Analysis, Greenwood Press, Westport, CT, 1994. Michael Herr, Kubrick, Grove Press, San Antonio, TX, 2000. James Howard, Stanley Kubrick Companion, B.T. Batsford Ltd., London 2000. Thomas Allen Nelson, Kubrick: Inside a Film Artist's Maze, Indiana University Press, Bloomington, IN, 2000. Gene D. Phillips (a cura di), Stanley Kubrick: Interviews (Conversations With Filmmakers Series), University of Mississippi, Oxford, MS, 2001. Stephanie Schwam, Martin Scorsese (a cura di), The Making of 2001 A Space Odyssey, Modern Library, New York 2000. Alexander Walker, et al., Stanley Kubrick Director, A Visual Analysis, Norton, New York and London, 2000. Rodney Hill, Gene D. Phillips (a cura di), The Stanley Kubrick Encyclopedia, Facts on File, New York (annunciato per febbraio 2002). 9. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "NOTE SUL CINEMATOGRAFO" DI ROBERT BRESSON [Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di Robert Bresson, Note sul cinematografo, Marsilio, Venezia, 1986, 2008 (edizione originale Notes sur le cinematographe, Gallimard, Paris 1975)] Indice del volume I. 1950-1958. Modelli; Degli sguardi; Del vero e del falso; Della musica; Dell'automatismo; Della poverta'; Vista e udito; Gesti e parole; Il reale; Della frammentazione; Esercizi; II. 1960-1974 (Altre note); Note. * Da pagina 9 La capacita' di servirmi bene dei miei mezzi si riduce quando cresce il loro numero. * Controllare la precisione. Essere io stesso uno strumento di precisione. * Non avere l'anima di un esecutore. Trovare per ogni ripresa, un sale nuovo a quel che avevo immaginato. Invenzione (reinvenzione) immediata. * Regista o director. Non si tratta di dirigere qualcuno, ma di dirigere se stessi. * Da pagina 11 Non e' importante quel che mi fanno vedere ma quel che mi nascondono, e soprattutto quel che non sospettano che vi sia in loro. * Da pagina 31 Nessuna musica di accompagnamento, di sostegno o di rinforzo. Niente musica. * Bisogna che i rumori diventino musica. * Girare vuol dire andare a un incontro. Niente nell'inatteso che non sia atteso segretamente da te. * Scava sul posto. Non scivolare altrove. Doppio, triplo fondo delle cose. * Sii certo di aver esaurito tutto quel che si comunica attraverso l'immobilita' e il silenzio. * Chiamerai bello il film che ti dara' un'alta idea del cinematografo. * Non vi e' valore assoluto di un'immagine. Immagini e suoni dovranno il loro valore e il loro potere solo all'uso cui li destini. * Da pagina 110 Nella tua passione per il vero, e' possibile che non si veda che maniacalita'. * Infischiati di una cattiva reputazione. Temine piuttosto una buona che non potresti sostenere. * Ammira senza limiti la semplicita' e la modestia dei grandi artisti di altri tempi, esposti alla tracotanza della nobilta'. * Macchine prodigiose cadute dal cielo, servirsene solo per rimasticare del falso sembrera' fra meno di cinquant'anni insensato, assurdo. * E' perche' canta sempre la stessa canzone che l'usignolo e' cosi' ammirato? * Novita' non vuoi dire originalita' ne' modernita'. 10. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 158 del 20 febbraio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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