[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Coi piedi per terra. 153
- Subject: Coi piedi per terra. 153
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 17 Jan 2009 16:58:28 +0100
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 153 del 17 gennaio 2009 In questo numero: 1. Il 20 gennaio a Ronciglione 2. Guido Viale: Riconversione sociale 3. Una diffida al Ministro dei Trasporti 4. Il comizietto del ministro gastronomo (ed alcune semplici verita') 5. Humanum, diabolicum 6. Francesco Tortora: Il disastro dell'aeroporto di Salerno 7. Manuela Cartosio: Clima 8. Marina Forti: Un fiume 9. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo 1. INCONTRI. IL 20 GENNAIO A RONCIGLIONE [Dall'Isde di Viterbo (per contatti: isde.viterbo at libero.it) riceviamo e diffondiamo] "L'ecosistema del lago di Vico: problematiche generali in relazione alla potabilita' e salubrita' delle sue acque". Incontro scientifico promosso dall'Associazione Italiana medici per l'ambiente. Ronciglione (Vt), 20 gennaio 2009 * L'Associazione Italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia), sezione di Viterbo, promuove per il giorno martedi' 20 gennaio 2008 alle ore 16,30 a Ronciglione, nella Sala ex Chiesa del Collegio, sita in corso Umberto I, un incontro scientifico, aperto al pubblico, sul tema: "L'ecosistema del lago di Vico: problematiche generali in relazione alla potabilita' e salubrita' delle sue acque". * All'incontro interverranno come relatori: la dottoressa Milena Bruno dell'Istituto Superiore di Sanita'; il professor Giuseppe Capelli e il professor Roberto Mazza del dipartimento di Scienze Geologiche dell'Universita' degli Studi "Roma Tre", responsabili dello studio sullo stato idrogeologico delle acque del lago di Vico (2007); il professor Giuseppe Nascetti, ordinario di Ecologia, prorettore dell'Universita' della Tuscia; il dottor Mauro Mocci, del Coordinamento dell'Alto Lazio dell'Isde. Presiede la dottoressa Antonella Litta, referente per Viterbo dell'Isde. * L'incontro, al quale sono invitati i cittadini e i rappresentati delle istituzioni, vuole essere un contributo scientifico per una migliore conoscenza di tutte le problematiche relative allo stato, al monitoraggio e al risanamento del lago di Vico, le cui acque alimentano anche gli acquedotti dei comuni di Caprarola e Ronciglione. * Per informazioni e comunicazioni: isde.viterbo at libero.it 2. RIFLESSIONE. GUIDO VIALE: RICONVERSIONE SOCIALE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 gennaio 2009 col titolo "La crisi e il suo doppio" e il sommario "Una 'riconversione sociale' per uscire in avanti dal crack economico in corso. Fondata sulla partecipazione e la sperimentazione di un modello politico che mette in valore i conflitti"] Alla crisi finanziaria in corso - la maggiore dell'ultimo secolo - sta seguendo, come era inevitabile, una contrazione della domanda e della produzione, con conseguente crisi occupazionale. Sullo sfondo sono gia' all'opera, pero', una crisi ambientale anche maggiore, che si manifesta - ma non solo - nei mutamenti climatici indotti dai combustibili fossili, e il picco prossimo venturo del petrolio. L'importanza del petrolio nei processi produttivi (fonte energetica e materia prima), negli usi civili (riscaldamento e generazione elettrica), in agricoltura (fertilizzanti e carburanti), nel trasporto, e l'impossibilita' di sostituirlo con fonti di pari potenza e versatilita' rendono drammatica questa strozzatura. Il mondo di domani non assomigliera' a quello di oggi e non uscira' da queste crisi senza profonde modifiche di equilibri internazionali e assetti interni, il cui esito e' esposto a gravi rischi: migrazioni di massa, guerre, carestie, dittature, svolte autoritarie, aumento di discriminazioni ed emarginazione, rancore sociale. Una riconversione di apparati produttivi, modelli di consumo e distribuzione delle risorse a livello internazionale e interno e' ineludibile. Ma per imprimerle una direzione sostenibile occorre attrezzarsi e definire per tempo orientamenti e indirizzi condivisi da larghe maggioranze di soggetti e gruppi sociali eterogenei che delineino almeno l'embrione di un programma. Si tratta di un bagaglio in larga misura gia' disponibile. * Passi obbligati Primo: passaggio da un'economia dei combustibili fossili a un mix di fonti diverse, in cui prevalgano le rinnovabili; passaggio indissolubile da un impegno nell'efficienza energetica per eliminare ogni fonte di spreco. Secondo: accrescimento, almeno uguale all'aumento della produttivita' del lavoro perseguito e realizzato negli ultimi due secoli, della produttivita' delle risorse (fattore 10): contenimento dei consumi superflui, allungamento della vita dei prodotti, riduzione del loro peso e ingombro, riciclo degli scarti della produzione e del consumo (rifiuti zero), passaggio da un'economia del possesso di beni a un'economia dell'accesso a servizi. Terzo: riforma della mobilita' di persone e merci; riduzione delle distanze da percorrere, specie nell'approvvigionamento di materie prime e semilavorati (riciclo e agricoltura di prossimita') e nei movimenti pendolari (densificazione urbana), riduzione del numero degli spostamenti richiesti (servizi on-line: bit al posto di atomi), potenziamento di trasporto pubblico, intermodalita' e mobilita' flessibile (cioe' condivisione del veicolo da parte di passeggeri e merci che effettuano percorsi compatibili per origine, destinazione e orari: trasporto a domanda e city-logistic). Quarto: sicurezza alimentare (agricoltura biologica, rispettosa della biodiversita' e degli equilibri ambientali, diversificata, multifunzionale, di prossimita' ai centri di trasformazione e di consumo degli alimenti: chilometri zero). Quinto: lotta al dissesto idrogeologico del territorio e riassetto dell'impianto urbano dei centri abitati: policentricita', accessibilita', vivibilita', cultura della manutenzione. Prioritaria la ricostruzione di reti idriche efficienti, differenziate per i diversi usi della risorsa, gestite nell'interesse della collettivita'. Infine, riqualificazione dell'educazione: nuovi contenuti e metodologie, integrando le istituzioni dedicate (scuola, universita' e centri di formazione) con l'educazione continua nei luoghi di lavoro e il recupero di un ruolo formativo dei mezzi di comunicazione: radio, stampa, tv, internet. * La mano pubblica... Processi cosi' impegnativi non possono essere avviati senza meccanismi, estesi a tutti i soggetti interessati, di salvaguardia di un reddito adeguato a sostenere costi e modalita' del passaggio dai settori dismessi alle nuove attivita'. Questi meccanismi, insieme agli strumenti di promozione dei nuovi interventi, dovranno in gran parte far capo alla finanza pubblica: con imposizioni fiscali aggiuntive, fondi sottratti ad altre destinazioni o in deficit spending. Gli stanziamenti destinati a coprire i default finanziari di banche, fondi e aziende non muovono l'economia perche' vengono utilizzati a saldo di debiti gia' contratti o immobilizzati in attesa di farvi fronte. Le riduzioni fiscali per chi ha capacita' di risparmio - la panacea dei liberisti di ogni scuola - fanno la stessa fine: non alimentano domanda aggiuntiva, che puo' essere sostenuta solo dall'integrazione dei redditi piu' deboli, che si traduce subito in spesa, o dal finanziamento di progetti cantierabili. Finche' il sistema finanziario non tornera' a immettere risorse in quello produttivo il deficit spending, anche oltre i vincoli istituiti in un contesto completamente diverso, non crea inflazione. * ... che si muove dal basso I governi centrali e i grandi gruppi multinazionali sono assolutamente inadeguati a gestire o dirigere processi del genere: le competenze del ceto politico e del management aziendale hanno dato pessime prove di se' in tutto il mondo; inoltre, tutte le misure indicate richiedono un diverso tipo di regia: sono interventi diffusi, altamente differenziati, legati alla specificita' del territori e dei contesti; per essere efficaci richiedono si' risorse cognitive specialistiche - ormai largamente diffuse in segmenti specifici di ogni comunita' - ma soprattutto conoscenze pratiche del contesti sociali che ha solo chi vive e opera al loro interno. Ma interventi di questo genere corrispondono meglio anche ai caratteri di flessibilita', diffusione territoriale, adattamento e inventiva nelle applicazioni che avevano fatto la forza del tessuto produttivo italiano e possono ora tornare fattori di competitivita' internazionale, garantendo posizioni che non possono essere difese con le compressioni retributive o la liberta' di inquinare sostenute dall'attuale leadership confindustriale e dal governo. L'efficacia della riconversione ambientale richiede contributi - alla progettazione, alla gestione degli interventi, al controllo dei processi - inediti; fondati sulla partecipazione di tutte le componenti potenzialmente interessate al cambiamento: l'associazionismo civico e ambientalista, le organizzazioni di base dei lavoratori, i centri sociali e i movimenti che hanno animato il panorama dello scorso decennio; ma anche gli esponenti piu' impegnati delle amministrazioni locali - soprattutto dei centri piccoli e medi - che sono spesso l'ultimo residuo istituzionale di autonomia dallo strapotere degli apparati statali e dei grandi gruppi; e l'imprenditoria, attiva o potenziale, interessata a intraprendere nei settori orientati alla sostenibilita'. Tutte e tre queste componenti sono indispensabili: non si riconverte l'economia senza imprese e imprenditoria - pubblica, privata o sociale - ne' senza avallo e coinvolgimento dei governi locali, ne' senza i saperi e l'impegno che solo gli strumenti partecipativi possono attivare. Questo non significa mettere da parte la conflittualita' tra le diverse componenti di questa aggregazione (tra lavoratori e imprese; tra comunita' e governi locali; tra imprenditoria e amministrazioni pubbliche), che e' sempre la radice ultima di ogni trasformazione. Tuttavia, al di la' - o al di qua - di questa conflittualita', esiste quasi sempre un tratto di strada condiviso che puo' essere percorso insieme. Non si tratta nemmeno di sostituire - con un embrione di governo alternativo - gli istituti della democrazia rappresentativa, peraltro sempre piu' vuoti e sclerotici; bensi' di integrarli - anche, e forse soprattutto, in forme conflittuali - con risorse, saperi e impegni che quelli non sono piu' in grado di mobilitare. La partecipazione di queste componenti colloca progettazione, gestione e controllo degli interventi sul terreno poco praticato della negoziazione sociale: un meccanismo aperto agli apporti - la difesa degli interessi; ma anche la messa in comune di risorse, soprattutto cognitive - di ogni nuovo stakeholder. Cio' le differenzia dagli schemi fondati sulla cogestione - o anche sull'autogestione - che tendono invece a rinchiudere ognuna delle attivita' o dei progetti partecipati all'interno di una logica di mercato; che necessariamente li mette in competizione gli uni con gli altri. * Obiettivo partecipazione Le Agende 21 locali, spogliate dei loro connotati ritualistici, sono forse l'organismo piu' prossimo al modello di partecipazione ai processi decisionali che la crisi in atto mette all'ordine del giorno. Funzioni analoghe possono essere sviluppate da Consulte locali o da organismi come il Forum campano che si e' cercato di istituire - senza successo, per un deficit culturale dei partecipanti - per promuovere il superamento dell'emergenza rifiuti. Poco conta se questi organismi si sviluppano per aggregazione dal basso o vengono istituiti dall'alto. Importante e' che il loro funzionamento si uniformi a tre regole generali. Primo, l'agenda dei temi presi in esame deve essere decisa autonomamente e non dettata o selezionata dall'alto, come succede invece nelle leggi e nei procedimenti di consultazione che si ispirano al modello del Debat public francese. Secondo, questo comporta che l'organismo abbia una sua continuita' nel tempo, strumento di maturazione (cioe' di formazione di una nuova classe dirigente) e di affermazione di una propria autorevolezza, e non si ricominci da capo ogni volta che viene posto all'ordine del giorno un nuovo tema; certamente i soggetti coinvolti nel processo potranno cambiare di volta in volta, a secon da dei temi o dell'ambito territoriale interessati, ma con un nucleo permanente che dia continuita' al processo. Terzo, deve essere garantito l'equilibrio tra le tre componenti: imprese, istituzioni e associazionismo, evitando sterili lotte per l'egemonia. 3. DOCUMENTI. UNA DIFFIDA AL MINISTRO DEI TRASPORTI [Riportiamo il seguente documento, gia' apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino"] Al Ministro dei Trasporti e per opportuna conoscenza: al Prefetto di Viterbo, al Presidente della Repubblica Oggetto: Diffida Signor Ministro, la stampa locale riferisce che lei l'8 gennaio 2009, trovandosi a Viterbo per una iniziativa del suo partito, avrebbe affermato di voler imporre la realizzazione a Viterbo di un illegale e irrazionale mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma, ignorando - o fingendo di ignorare - che la realizzazione dell'opera costituirebbe per Viterbo un gravissimo ambientale e sanitario, e che violerebbe vigenti leggi italiane ed europee. Le segnaliamo per l'ennesima volta che la realizzazione nell'area termale del Bulicame di un nocivo e distruttivo mega-aeroporto provocherebbe inevitabilmente: a) un grave ed irreversibile danno ad un'area di enorme valore naturalistico, storico-culturale, sociale, terapeutico ed economico; b) un inquinamento che colpirebbe pesantemente il territorio ed i cittadini, provocando gravi danni alla salute, alla sicurezza e alla qualita' della vita dei viterbesi; c) ulteriori gravi danni che abbiamo piu' volte segnalato, ad esempio nella nostra lettera al Presidente della Repubblica del 4 agosto 2008, lettera che gia' le inviammo per opportuna conoscenza. Con la presente siamo pertanto a chiederle di volersi informare adeguatamente e conseguentemente di volersi finalmente opporre alla realizzazione di un'opera inquinante, nociva e distruttiva, un'opera contraria al pubblico interesse, un'opera che violerebbe le vigenti norme a tutela dei beni ambientali e culturali, della salute dei cittadini, dei diritti soggettivi e dei legittimi interessi della popolazione viterbese. Qualora lei intendesse proseguire invece nel favoreggiamento della realizzazione di un'opera dagli esiti inammissibili, la presente valga come diffida. Riservandoci di sollecitare l'intervento delle competenti istituzioni di controllo e particolarmente delle magistrature giurisdizionalmente preposte ad intervenire, voglia gradire distinti saluti, Antonella Litta, portavoce del Comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 9 gennaio 2009 4. RIFLESSIONE. IL COMIZIETTO DEL MINISTRO GASTRONOMO (ED ALCUNE SEMPLICI VERITA') [Riportiamo il seguente intervento, gia' apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino"] Sorprende come un banale comizietto propagandistico del ministro dei trasporti venuto a Viterbo a partecipare a un incontro gastronomico coi sodali del suo partito (il partito degli alala') possa essere stato preso tanto sul serio dalla politicanteria locale. O forse non sorprende, e' un segno dei tempi. * Ma poiche' in quel comizietto a quanto pare si annunciava anche l'intenzione del ministro di voler proporre di sperperare il pubblico denaro per realizzare a Viterbo uno scempio ambientale, la devastazione di un bene prezioso ed insostituibile come l'area termale del Bulicame, e l'avvelenamento di tanti cittadini di Viterbo e dell'Alto Lazio, allora forse non e' stato inutile che il movimento che all'insensato ed illegale mega-aeroporto dei vandali e degli avvelenatori si oppone, abbia posto al ministro un "altola'" in forma di diffida. * Poiche' devastare l'area termale del Bulicame realizzandovi un nocivo e distruttivo mega-aeroporto e' un reato, previsto e punito dal codice. Poiche' avvelenare i cittadini di Viterbo con l'immane inquinamento prodotto dal mega-aeroporto a ridosso della citta' e' un reato, previsto e punito dal codice. Poiche' sperperare ingenti risorse finanziarie pubbliche per realizzare un'opera insensata e illegale come il mega-aeroporto e' un reato, previsto e punito dal codice. Poiche' violare la vigente legislazione di tutela ambientale e sanitaria europea e italiana, come si intende fare con la realizzazione del mega-aeroporto, e' (ci si perdoni la tautologia) un reato, previsto e punito dal codice. * Non ci dovrebbe essere bisogno di ripeterlo, ma poiche' la lobby politico-affaristica che vuole devastare Viterbo ed avvelenare i viterbesi continua nella sua scellerata iniziativa godendo ancora della complicita' di tanti pubblici amministratori irresponsabili ed insipienti, forse non sara' stato inutile aver enunciato ancora una volta queste semplici verita'. 5. RIFLESSIONE. HUMANUM, DIABOLICUM Attestano le cronache locali che il presidente della Provincia di Viterbo avrebbe annunciato l'intenzione di sperperare tre milioni di euro del bilancio dell'ente a sostegno della realizzazione a Viterbo di un dissennato e illegale mega-aeroporto. Il presidente della Provincia di Viterbo non sa quel che si dice. La Provincia di Viterbo gia' non riesce a svolgere in modo adeguato i suoi compiti istituzionali; sperperare tre milioni di euro per un'opera nociva e distruttiva, inquinante ed avvelenatrice, fuorilegge e insensata, e' semplicemente un delirio e un oltraggio. * E valga il vero: a) il mega-aeroporto devasterebbe irreversibilmente l'area termale del Bulicame, fondamentale bene della citta'; b) il mega-aeroporto danneggerebbe gravemente la salute, la sicurezza e la qualita' della vita dei viterbesi investiti dagli effetti patogeni della sua attivita'; c) il mega-aeroporto e' del tutto privo della Valutazione d'Impatto ambientale ed e' del tutto incompatibile con fondamentali disposizioni legislative, normative e di pianificazione e salvaguardia territoriale europee, nazionali e regionali; d) i soldi pubblici che verrebbero eventualmente dissipati per realizzare il mega-aeroporto nocivo e distruttivo sarebbero soldi pubblici sottratti alle vere esigenze della popolazione; e) come elencato nella lettera al Presidente della Repubblica del 4 agosto 2008 (disponibile nel sito www.coipiediperterra.org) vi sono decine di effettuali ed insormontabili impedimenti tanto de jure quanto de facto alla realizzazione del nocivo e distruttivo mega-aeroporto. * Sic stantibus rebus, sarebbe bene che il presidente della Provincia di Viterbo tornasse al piu' presto alla ragione (e come lui gli altri pubblici amministratori insipienti ed irresponsabili che da troppo tempo si sono accodati alla lobby speculativa che vuole realizzare il mega-aeroporto a danno della popolazione, del territorio, del bene comune e del pubblico erario). Errare humanum est, perseverare diabolicum. 6. RASSEGNA STAMPA: FRANCESCO TORTORA: IL DISASTRO DEL'AEROPORTO DI SALERNO [Dal sito del "Corriere della sera" riprendiamo il seguente articolo del 4 gennaio 2009 dal titolo "Viaggio nell'aeroporto fantasma di Salerno" e il sommario "Dopo appena 4 mesi dall'avvio sospesi tutti i voli di linea. Tutti gli scontri e i dissidi tra consorzi, societa' e compagnie che ne hanno paralizzato l'attivita'"] Salerno - Lo scorso agosto, all'indomani del decollo del primo volo commerciale, stampa e politici locali lo avevano salutato come il nuovo "volano dell'economia campana" e il presidente della Provincia di Salerno Angelo Villani era andato anche oltre dichiarando che lo scalo avrebbe assunto velocemente una "funzione strategica in un'ottica di attrattivita' del sistema turistico a livello nazionale e internazionale". Ma a soli quattro mesi da queste dichiarazioni entusiaste, l'"Aeroporto Salerno-Costa d'Amalfi" ha sospeso tutte le tratte commerciali e ad atterarre sullo scalo situato nel comune di Pontecagnano-Faiano nelle ultime due settimane sono stati solo jet privati e piccoli charter. A causare l'attuale sospensione dei voli sono gli scontri e i dissidi tra il Consorzio Aeroporto Salerno (compagnia che gestisce lo scalo, formata da importanti enti locali del territorio e che possiede il 91% delle azioni della "Societa' Aeroporto di Salerno Spa"), la Gan (Global aviation network), societa' di Fiumicino che fino a poche settimane fa organizzava i voli di linea, e la Orion Air, compagnia aerea spagnola alla quale la Gan si e' rivolta per il noleggio degli aerei. * Una struttura fantasma Lo scalo salernitano in questi giorni e' una struttura fantasma: a differenza di quanto accade negli altri aeroporti italiani, affollati di gente che torna dalle vacanze natalizie, qui il silenzio regna sovrano ed e' difficile incrociare anche i dipendenti dell'aeroporto. La spiegazione di questa singolare atmosfera e' presto spiegata: lo scorso 18 dicembre la Gan con un duro comunicato stampa ha annunciato di sospendere tutti i voli di linea e le tratte commerciali. Risultato? Oltre 3.000 persone che avevano prenotato i biglietti per le vacanze natalizie sono rimaste a terra e innumerevoli proteste sono fioccate contro lo scalo salernitano. Senza passeggeri e con qualche sparuto volo charter, il "Salerno-Costa d'Amalfi", difficilmente raggiungibile a causa di una carente segnaletica stradale e per le vie strette e mal asfaltate, assomiglia sempre di piu' ad una "cattedrale nel deserto" che spunta in un territorio dove si vedono solo campi agricoli e tanta campagna. Appena entriamo nello scalo notiamo che il display che annuncia gli aerei in arrivo e' in funzione. Ma naturalmente nessun volo di linea e' in programma. La sola zona della struttura che all'apparenza non trasmette un senso di vuoto e' quella che circonda l'unico bar dell'aeroporto. Ma e' solo una momentanea illusione. Avvicinandoci, non solo notiamo che ai tavolini non vi e' seduto nessuno, ma invece del comune bancone da bar, vi sono distributori automatici che offrono snack e bibite. * Cronistoria Come racconta il sito ufficiale dell'aeroporto, lo scalo nasce nel lontano 1926 come campo di fortuna creato dal Genio Aeronautico di Napoli. Fino all'anno scorso e' stato utilizzato per lo piu' dalle scuole di volo e paracadutismo e da piccoli jet privati. Il primo volo di linea, Salerno-Milano Malpensa, e' decollato il 2 agosto del 2008 e per quattro mesi dal "Salerno-Costa d'Amalfi" sono partiti e atterrati in media 33 voli settimanali. La tratta quotidiana verso Malpensa e' sempre stata la piu' affollata, mentre le vendite dei biglietti per le altre destinazioni come Barcellona, Bucarest e Torino risultavano oscillanti. In meno di 150 giorni d'attivita' lo scalo e' riuscito a conquistare oltre 20.000 passeggeri, cifra piu' che soddisfacente per un aeroporto con una pista che supera di poco i 1.600 metri e sulla quale possono atterrare solo aerei con una capienza complessiva non superiore ai 100 posti. In realta' sono stati stanziati come fondi europei 49 milioni di euro per l'allungamento della pista, ma i lavori saranno portati a termine nei prossimi anni. * Gli scontri Dopo la decisione della Gan di bloccare i voli, gli attori principali di questa vicenda hanno cominciato ad accusarsi reciprocamente. La compagnia low-cost "Orion Air" sostiene che la Gan ha contratto nei suoi confronti ingenti debiti e dichiara che, finche' questi crediti che vanta non saranno pagati, e' costretta a sospendere il servizio. Il tour operator di Fiumicino invece afferma che la Orion Air e' la principale colpevole dei numerosi disagi lamentati dai passeggeri nei quattro mesi di attivita': la cattiva manutenzione dei velivoli e i continui ritardi accumulati dagli aerei della societa' spagnola avrebbero fatto perdere credibilita' e centinaia di utenti all'aeroporto campano. Tuttavia le bordate piu' dure la Gan le indirizza contro il sistema politico: come dichiara il comunicato stampa del tour operator, la politica locale "e' stata cosi' capace di influire negativamente sul destino dell'aeroporto da rendere la cosa del tutto inspiegabile agli occhi di una societa' che si stava impegnando con tutte le sue risorse, finanziarie, tecniche e umane, per fare funzionare i voli". * Accuse ai politici Guglielmo Rapicano, amministratore della Gan, si dichiara molto amareggiato per come, nei primi mesi di attivita', e' stato gestito l'aeroporto di Salerno e critica fermamente la politica locale: "Dal sindaco di Salerno Vincenzo De Luca fino all'ultimo degli amministratori locali, sono tanti i politici che hanno influenzato negativamente la gestione dello scalo" dichiara Rapicano. "Poi le promesse non mantenute sono innumerevoli. Ad esempio il consorzio ci aveva garantito la creazione nell'aeroporto di un deposito carburante fiscale, una struttura sotterranea che avrebbe permesso alla nostra societa' di avere benefici fiscali e pagare il petrolio a meta' prezzo. Naturalmente non e' stato fatto, ma gli aerei hanno continuato ad essere riforniti con il servizio autobotti, molto piu' oneroso. Inoltre da quando sono partite le tratte commerciali, il Comune di Salerno non ha speso nemmeno un euro per pubblicizzare il nuovo scalo". Secondo Rapicano l'unico modo per ridare vita all'aeroporto e' creare una cordata di imprenditori e banche meridionali realmente interessate allo sviluppo del territorio che s'impegnino a finanziare una piccola compagnia aerea meridionale. * Futuro I dirigenti dell'aeroporto invece non sembrano affatto preoccupati per la sospensione dei voli e non accettano le critiche di Rapicano. Antonio Dattolo, direttore operativo dello scalo, dichiara di aver assunto l'incarico solo da qualche giorno, ma sottolinea di essere sicuro che fra non molte settimane l'attivita' dell'aeroporto riprendera'. Piu' esplicito Giovanni Basso, coordinatore amministrativo dello scalo, che si dichiara piu' che ottimista: "Piu' di una societa' si e' gia' fatta avanti e ha dichiarato di voler lavorare nell'aeroporto. Dobbiamo valutare qual e' l'offerta migliore. Le accuse rivolte contro di noi sono infondate: la Gan probabilmente non aveva le capacita' per gestire un aeroporto in start-up. Tuttavia i numeri parlano chiaro: l'aeroporto di Salerno attira migliaia di passeggeri. Adesso bisogna solo farlo ripartire". 7. MONDO. MANUELA CARTOSIO: CLIMA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 gennaio 2009 col titolo "I negazionisti del clima"] Quelli che considerano il riscaldamento globale una bufala (su tutti spiccano gli intelligentoni del "Foglio") prendono mezzo metro di neve a Milano come la prova provata che il clima non sta cambiando. "Signora mia, non c'e' piu' l'effetto serra di una volta", ironizzano. Catafratti nelle loro certezze ottocentesche, sono impermeabili al fatto che le temperature e le precipitazioni di una sola settimana o di un solo mese sono fluttuazioni statistiche puntuali che non smentiscono una tendenza generale. E' dedicato a loro questo breve excursus tra le notizie battute dalle agenzie internazionali in meno di 24 ore, mentre sul Nord Italia nevicava. 1) Secondo un rapporto riservato dell'esercito australiano, reso noto dal "Sidney Morning Herald", il cambiamento climatico e l'innalzamento del livello del mare costituiscono il rischio maggiore per la sicurezza nel Pacifico. Nell'area si potranno innescare conflitti per il cibo, ma un po' in tutto il mondo lo stress ambientale funzionera' come un moltiplicatore dei rischi nei paesi fragili. Il punto piu' "caldo", se non si troveranno accordi preventivi, sara' l'Artico dove lo scioglimento dei ghiacciai dara' il via a una furibonda corsa per accaparrarsi le riserve energetiche e i minerali custoditi nei fondali. 2) L'agenzia spaziale giapponese annuncia che il 21 gennaio mandera' in orbita un satellite per misurare la presenza di gas di serra (anidride carbonica e metano) sulla superficie terrestre e in atmosfera. "Per combattere il cambiamento climatico e' necessario monitorare la densita' dei gas di serra in tutto il globo", dicono gli scienziati dell'agenzia giapponese. Una volta al mese e per cinque anni (se non ci saranno intoppi o guasti) il satellite trasmettera' i dati rilevati in 56.000 localita'. Situate anche nei paesi in via di sviluppo, di cui poco si sa. La Nasa si prepara a lanciare entro l'anno una sua stazione orbitante per mappare la presenza nell'atmosfera dell'anidride carbonica. 3) Un piccolo robot-sottomarino giallo (nessun riferimento ai Beatles) verra' calato sotto la piattaforma antartica per raccogliere informazioni sull'innalzamento del livello degli oceani. L'aggeggino, alimentato a pile, costa svariati milioni di dollari. Dubitiamo che i due paesi che collaborano all'impresa - Usa e Gran Bretagna - butterebbero allegramente in fondo al mare i loro soldi, se non fossero preoccupati dallo scioglimento sempre piu' veloce dei ghiacciai. Il Panel per il clima delle Nazioni Unite prevede che entro il 2100 il livello dei mari si alzera' tra i 18 e i 59 centimetri a causa del riscaldamento globale, causato principalmente dai gas serra prodotti dai carburanti fossili. 4) La crescita della Grande Barriera Corallina (al largo dell'Australia) ha toccato il punto piu' basso in 400 anni. Dal 1990 la calcificazione delle secolari masse porose coralline e' diminuita del 13%. La colpa, secondo gli scienziati, e' del riscaldamento globale e della crescente acidita' dell'acqua marina. Il rallentamento della calcificazione della barriera corallina, che alimenta diversi organismi marini, avra' conseguenze sulla biodiversita'. Se questo breve elenco non bastasse, consigliamo ai "negazionisti" la lettura del penultimo numero dell'"Economist". La "bibbia" del capitalismo, non dell'ambientalismo, dedica un report di 16 pagine allo stato di malattia del mare: acque acide, coralli che muoino, mucillagine che cresce, plastica infestante, scarsita' di pesci... Il riscaldamento globale c'entra con quasi tutti questi disastri combinati dall'uomo. 8. MONDO. MARINA FORTI: UN FIUME [Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 gennaio 2009 col titolo "Il fiume piu' inquinato"] Il fiume piu' inquinato del mondo e' con ogni probabilita' a Java, la piu' popolata (anche se non la piu' grande) isola dell'Indonesia. Il Citarum scorre verso nord nella parte occidentale di Java, scende dalle colline centrali con le loro risaie a terrazze e lambisce la "grande Jakarta", l'immensa area metropolitana della capitale con i suoi 14 milioni di abitanti, prima di sfociare nell'oceano. E' un fiume che si odora molto prima di vederlo, nel senso che emana miasmi e fetori terribili, in particolare nel tratto in pianura. Non e' un fiume molto grande, ma e' importante: irriga terre agricole che forniscono il 5% del riso indonesiano, alimenta oltre 2.000 fabbriche di sobborghi industriali come Bekasi (che fanno un quinto della produzione industriale del paese), e fornisce l'80% dell'acqua per i consumi domestici di Jakarta, secondo dati della Banca asiatica di sviluppo. Per gli abitanti di citta' e villaggi lungo il fiume, dalle zone rurali all'urbanissima Bekasi, il fiume e' il luogo dove si lavano panni, stoviglie, bambini. E pero' e' anche trattato come una sorta di discarica mobile, in cui confluiscono gli scarichi delle azienda agricole, con residui azotati dei fertilizzanti e di pesticidi, poi i reflui industriali pieni di ogni sorta di sostanze chimiche tossiche, a cui si aggiungano gli scarichi umani e la spazzatura solida. E' cosi' che il Citarum si e' ridotto a un corso di acque fetide e velenose, in molti punti coperto di spazzatura, in cui ben poco sopravvive: nella sua parte finale, dove una volta interi villaggi vivevano di pesca, ora molti vanno a pesca nella discarica, per raccogliere pezzi di plastica o metalli da rivendere. Tutto questo e' il risultato di vent'anni di industrializzazione e di crescita urbana rapida e senza alcuna regolamentazione ambientale, come denunciano da tempo gruppi ambientalisti e attivisti sociali indonesiani. Cosi', sembrerebbe una buona notizia che la Banca asiatica di sviluppo abbia deciso di concedere al governo di Jakarta 500 milioni di dollari di crediti per un progetto a lungo termine di recupero e bonifica del fiume Citarum - dagli interventi di riforestazione nella parte alta del bacino, in modo da fermare l'erosione e le frane che spesso causano disastri, alla ripulitura del fiume (i rifiuti che ostruiscono i drenaggi spesso concorrono a creare allagamenti), alla costruzione di impianti di trattamento dei reflui e la bonifica del West Tarum Canal, che collega il fiume a Jakarta. Ora pero' questo progetto (ne riferiva il "New York Times" il 14 dicembre) sta sollevando nuovi timori e denunce da parte di gruppi della societa' civile organizzata. Il punto, dicono, e' come garantire che quei soldi siano spesi per migliorare davvero l'ambiente e la vita delle persone che dipendono dal fiume - e non siano un'altra fonte di tangenti e commesse assegnate in modo corrotto. La corruzione e' cosi' diffusa in Indonesia che il rischio e' piu' che reale. Gli attivisti locali inoltre temono che il piano sia rivolto soprattutto alla popolazione di Jakarta, cioe' a risanare la sezione urbana del fiume, dimenticando la popolazione rurale: in effetti la prima tranche di investimenti andra' nel risanamento del canale di collegamento con la capitale e in qualche nuovo depuratore urbano. La Banca asiatica di sviluppo e' chiamata in causa, e propone che si formi un "consiglio delle acque" del Citarum, in cui siano rappresentati alla pari l'amministrazione pubblica, le comunita', ong e gruppi di cittadini. Certo il fiume Citarum potrebbe fornire un buon test di come si riporta in vita un corso d'acqua ormai defunto. 9. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 153 del 17 gennaio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: Minime. 703
- Next by Date: Minime. 704
- Previous by thread: Minime. 703
- Next by thread: Minime. 704
- Indice: