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Minime. 694
- Subject: Minime. 694
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 8 Jan 2009 01:10:18 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 694 dell'8 gennaio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Incipit 2. Il "Cos in rete" di dicembre 3. Pier Francesco Gasparetto: John Maxwell Coetzee (2003) 4. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" 5. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009" 6. L'Agenda dell'antimafia 2009 7. Letture: Paolo Cacciari, Decrescita o barbarie 8. Letture: Mauro Lucco, Giovanni Carlo Federico Villa (a cura di), Giovanni Bellini 9. Riletture: Laurana Lajolo, Gramsci 10. Riletture: Mimma Paladini Musitelli, Introduzione a Gramsci 11. Riletture: Mimma Paulesu Quercioli (a cura di), Gramsci vivo 12. Riedizioni: Copernico, Opere 13. Riedizioni: Ovidio, Le metamorfosi 14. Riedizioni: Virgilio, Eneide 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. INCIPIT Il mio vecchio professore di calligrafia e retorica mi diceva sempre: prima agisci bene, poi predica pure. E non sbagliava. Opponiti alla guerra che il tuo paese sta facendo in Afghanistan. Opponiti alla persecuzione razzista in Italia. Poi chiedi anche ad altri di deporre le armi, di cessare le stragi e le parsecuzioni. A questa condizione la tua voce puo' essere ascoltata. * Opporsi alla guerra e al razzismo, opporsi a tutti gli eserciti e a tutte le armi, lottare con la forza della verita' per un'umanita' di persone libere ed eguali in dignita' e diritti, solidali e responsabili, sollecite del bene comune e della biosfera. Scegliere la nonviolenza. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 2. STRUMENTI. IL "COS IN RETE" DI DICEMBRE [Dall'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini (per contatti: l.mencaroni at libero.it) riceviamo e diffondiamo] Cari amici, vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di dicembre 2008 del "C.O.S. in rete" (www.cosinrete.it). Ricordando il Centro di Orientamento Sociale di Capitini, il primo esperimento di partecipazione democratica alle decisioni del potere locale e nazionale, raccogliamo e commentiamo una scelta di quello che scrive la stampa sui temi capitiniani della nonviolenza, difesa della pace, liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo. La partecipazione al "C.O.S. in rete" e' libera e aperta a tutti mandando i contributi a capitini at tiscali.it o al blog del C.O.S.: http://cos.splinder.com Il sito con scritti di e su Aldo Capitini e' www.aldocapitini.it 3. PROFILI. PIER FRANCESCO GASPARETTO: JOHN MAXWELL COETZEE (2003) [Dal mensile "Letture", n. 602, dicembre 2003, col titolo "J. M. Coetzee" e il sommario "Lo schivo scrittore sudafricano ha ambientato nella terra d'origine i suoi romanzi, nei quali si fondono temi diversi come i complessi rapporti umani dell'Africa postcoloniale, il dramma dell'apartheid, la magia dei paesaggi"] Non mangia carne, non beve alcolici, non fuma, il nuovo premio Nobel della letteratura, John Maxwell Coetzee. "E' un uomo di disciplina quasi monacale", sintetizza il collega scrittore Rian Malan. Non solo, e' parco anche di parole. Se lo interroghi, si limita a risponderti, ben che vada, con un sorriso. Se lo inviti a cena, corri il rischio di vederlo arrivare e andarsene senza una sola parola. Se gli scrivi, ti risponde con un monosillabo (in genere: "no"). Questo a dar credito a una leggenda rafforzata dalla testimonianza di quanti ora in folla - intervistatori, recensori, accademici - colgono l'occasione per vantarsi di avere ricevuto i suoi sorrisi, i suoi silenzi, i suoi no. Scontrosita', sgarberia? La risposta di Wayne Booth, l'autorevole critico e studioso dell'Universita' di Chicago, e' concisa e definitiva: si tratta di riservatezza e non di ritrosia e Coetzee e' "una delle persone piu' modeste e umili che io abbia mai incontrato". Difficilmente ora, il neo premio Nobel potra' evitare la folla degli intervistatori che vorranno conoscere tutto su di lui e sulla sua vita pubblica e privata, nascita e formazione, famiglia e studi. E tutto sui motivi e i risvolti della sua leggendaria ritrosia, o riservatezza. Sapra' ancora una volta cavarsela a sorrisi, monosillabi e mutismi? John Maxwell Coetzee e' nato in Sudafrica, a Citta' del Capo, il 9 febbraio 1940. Il padre, Zacharias Coetzee, era un afrikaner, un discendente da quegli antichi boeri di ceppo olandese che erano stati gli iniziali colonizzatori del Sudafrica, prima di venire spodestati dagli inglesi. In seguito a mutamenti politici, aveva perso nel 1948 il posto di funzionario amministrativo a Citta' del Capo e si era trasferito con la famiglia in una cittadina di provincia, Worcester, dove aveva trovato lavoro come semplice contabile (piu' attaccato alla bottiglia che al lavoro, pero'). John, fin dalla prima infanzia, non ama il padre. Anzi, lo odia al punto che "il solo pensiero lo fa rabbrividire dal disgusto", come confessera' nel suo volume autobiografico Infanzia (Boyhood, 1997). Nei riguardi della madre e' piu' tollerante, anche se la giudica una donna "senza orgoglio" e "priva di senso dell'umorismo". In certi casi, le e' addirittura solidale, specie quando si tratta di farsene un'alleata contro il padre. E' pero' riservato anche con lei ne' piu' ne' meno di quanto lo sia con gli estranei: non le racconta nulla e si sforza persino di evitare di offrirle ogni occasione di interessamento. Ad esempio, si impegna a essere sempre il primo della classe in tutta la sua carriera scolastica, nel calcolo che "fintantoche' avro' una pagella perfetta, lei non avra' il diritto di fare domande". Trascorre, cosi', l'infanzia attento a erigere attorno a se' un muro sempre piu' invalicabile di riservatezza. Rifiuta di confidarsi in famiglia, si sottrae alle manifestazioni di affetto dei parenti, evita la compagnia dei coetanei, detesta la conversazione, giudica "prospettiva intollerabile" quella di "dover vivere in compagnia degli altri". Lettore famelico, non frequenta la biblioteca pubblica "per evitare eventuali domande della bibliotecaria al momento in cui porta i libri a timbrare". Il suo sogno? "Pedalare nel crepuscolo lungo strade ampie e vuote, quando tutti gli altri ragazzini sono ormai rincasati e fuori c'e' soltanto lui, simile a un re". Non basta. Si circonda di segreti che giudica "inconfessabili". La sua vita scolastica e' uno di questi. A scuola tiene celato, infatti, il piu' inconfessabile dei suoi segreti, quello di essersi dichiarato cattolico romano fin dall'appello del primo giorno, pur essendo di confessione protestante. Ne guadagna in momenti di liberta' mentre il resto della classe e' impegnato nelle funzioni religiose. Ma per tutti gli anni in cui frequentera' quella scuola vivra' assillato da un lato dalle insospettite inquisizioni dei ragazzi cattolici e dall'altro lato dalle persecuzioni dei ragazzi protestanti. Gia', i ragazzi protestanti, gli afrikaners. John li giudica "massicci, brutali, bitorzoluti". E maneschi. Per nulla al mondo vorrebbe essere considerato uno di loro, ma, voglia o non voglia, afrikaner lo e'. Anche se prova imbarazzo quando i meticci della fattoria del nonno paterno gli rivolgono la parola in deferente terza persona chiamandolo die kleinbaas, "il padroncino". Anche se considera i meticci "un biasimo vivente", prova simpatia solidale con i nativi e non prova nessuna simpatia per i boeri. Ne prova, piuttosto, per gli inglesi. Non fosse altro perche' "vivono dietro un muro e custodiscono bene il proprio cuore". John, anzi, sogna di potersi recare in Inghilterra e di poter vivere per sempre fra quegli inglesi "altezzosi, arroganti, cattivi", come descritti dai suoi libri di scuola. * Una strana infatuazione Anni Sessanta. John frequenta l'universita'. I suoi progetti, sono ora, pero', ben definiti: sara' un artista, lo ha deciso gia' da molto tempo. I suoi modelli, letterari e umani, sono Ezra Pound, T.S. Eliot, Walt Whitman e Jonathan Swift. In particolare, Pound perche' "ha sacrificato la sua vita all'arte" vivendo nel dolore e nell'ignominia, e Swift per il suo essere "un selvaggio, un solitario". All'universita' e' iscritto ai corsi di matematica e di inglese. Vive in una stanzetta ammobiliata, autonomo dalla famiglia che non va mai a trovare. Lavora sodo, guadagna bene: vuole dimostrare a se stesso che "ogni uomo e' un'isola; non c'e' bisogno dei genitori". E' inoltre impaziente di mettere da parte i soldi per comprare il biglietto della nave per l'Inghilterra. Sono anche anni in cui il Paese attorno a lui e' in tumulto, ovunque esplodono manifestazioni contro le leggi razziali. A Sharpeville, una cittadina a cento chilometri da Johannesburg, la polizia spara sulla folla impegnata in una pacifica marcia di protesta: una settantina sono i morti, centinaia i feriti. John vive ora in un nuovo incubo: quello del reclutamento, ed e' angosciato da un unico pensiero: andarsene prima che sia troppo tardi. Raggiunge finalmente la sua Inghilterra. Gli inizi non sono incoraggianti: condivide con un amico un monolocale, dorme nel sacco a pelo che si e' portato dal Sudafrica, rabbrividisce di freddo in quella citta' gelida, grigia e insensibile. Non importa: quella citta' e' Londra, "l'unico posto al mondo dove si puo' vivere la vita con la massima intensita'". Oltre a quel sacco a pelo, ha portato con se' da casa anche i suoi risparmi, una laurea in matematica e una in inglese. Accetta un lavoro all'Ibm, anche se non sa neppure che cosa siano i computer. Lavora in una stanza dipinta di grigio, con mobili grigi. Per i suoi istruttori e' un apprendista deludente, per i suoi colleghi e' "il sudafricano". Per evadere si rifugia nei cinema. E si innamora dell'Eclisse di Antonioni, le sue citta' deserte, le sue solitudini angosciate. Ma piu' ancora si innamora di Monica Vitti, "le sue gambe perfette, le sue labbra sensuali, la sua espressione assorta". Se la immagina bussare alla sua porta, entrare, liberarsi, grazie a lui, del peso di ogni sua angoscia. Ma nessuna Monica Vitti bussa alla sua porta, deve accontentarsi di pallidi surrogati, colleghe di lavoro, ragazze alla pari, conoscenze occasionali. Meno perfette, ma non meno angosciate. Si angosciano, soprattutto quando scoprono, sui diari negligentemente lasciati in giro, tutto quanto lui viene minutamente e impietosamente scrivendo sul loro conto e alle loro spalle. Si', John scrive. Pagine febbrili di diario. E poesie. Come T.S. Eliot, che lavorava in banca, o Wallace Stevens, che lavorava in una compagnia di assicurazioni, colletti bianchi come lui. Ma le sue poesie non sono come le loro. Ne e' sempre meno convinto, le rilegge, le giudica "piccoli componimenti contorti, minori in ogni senso". Diagnostica il motivo di quei parziali fallimenti: scrivere poesie significa riversare su una pagina le proprie emozioni, mentre lui prova orrore a quella sola idea. "Sarebbe come recidere un'arteria e guardare sgorgare la propria linfa vitale". C'e' la prosa, pero'. La prosa non esige che si metta a nudo la propria anima, che si espongano le proprie emozioni, "e' come un tranquillo specchio d'acqua, sul quale si puo' navigare a piacimento, disegnando sulla superficie arabeschi". Scrive, cosi', il suo primo racconto. Senza trama vera e propria, svolto tutto nella mente del protagonista. E ambientato in Sudafrica. Suo malgrado, perche' il giovane Coetzee considera il Sudafrica come un handicap che gia' aveva deciso di lasciare definitivamente alle spalle mettendosi in salvo in Inghilterra. Sente, pero', di non riuscire ancora a raffigurare in prosa questa sua nuova terra di salvamento, nella quale, anzi, comincia a sentirsi sempre meno a suo agio. Si e' licenziato dall'Ibm, dai suoi mobili grigi, dai colleghi maldisposti. Da un anno circa, grazie a una borsa di studio, si e' iscritto come studente in absentia a un master in letteratura presso l'Universita' di Citta' del Capo. Ha scelto la narrativa di Ford Madox Ford come argomento delle sue ricerche. Frequenta il British, lavora alla tesi. Ma tutto questo non gli basta. Trascorre intere giornate in cui teme di morire di freddo e di infelicita'. Persino di solitudine, proprio lui a cui andava tanto a genio starsene da solo. Si scopre a segnare sull'agenda con una malinconica "s" i giorni trascorsi in totale silenzio. * Sudafrica, ineliminabile pensiero Anno 1962: Kennedy denuncia l'installazione di basi missilistiche sovietiche a Cuba e decide il blocco navale dell'isola. In Inghilterra si moltiplicano le manifestazioni in favore del disarmo nucleare. Coetzee ammette di provare scarsa simpatia per i manifestanti, "uomini secchi e allampanati e donne insignificanti e scarmigliate che innalzano cartelli e urlano slogan", tuttavia si reca un giorno a Trafalgar Square dove e' in atto un grande raduno del Cnd, il movimento per il disarmo nucleare. Ascolta i loro discorsi, sente denunciare incombente il disastro nucleare, imminente il bombardamento di Londra. Che ironia! Fuggire dagli afrikaner che vogliono arruolarlo e dai neri che vogliono buttarlo a mare, per ritrovarsi su un'isola che sara' ridotta a un mucchio di cenere. "Dove si puo' andare per essere liberi dalla furia della politica?", si chiede. Per il momento va nel Berkshire, a due ore di treno da Londra, dove ha trovato un nuovo lavoro, ancora una volta come programmatore, presso una societa' di computer. Per ritrovarsi presto, sconsolatamente, immerso nell'uggia, nella solitudine, nello scoramento. Da molto non ha piu' scritto, ne' un verso ne' una riga di prosa. E' convinto del suo definitivo fallimento come scrittore. Tornare in Sudafrica, dichiararsi sconfitto? No, non vuole buttare la spugna, lo ossessiona la prospettiva di seguire il destino del padre. E neppure acconsente a uniformarsi alla mediocrita' delle esistenze che lo circondano, sposarsi, comprarsi una macchina, farsi una casa, cercare soddisfazioni nel lavoro, in una parola: sottostare alla realta'. Sceglie di non arrendersi. Riflette che quello e', in fondo, "un mondo dal quale ancora puo' fuggire. Non e' troppo tardi". Sconfitto e come il padre, mai. Nel 1965 lascia Londra per gli Stati Uniti, dove trova lavoro in qualita' di teaching assistant presso l'universita' texana di Austin, nel 1969 consegue un dottorato di ricerca in linguistica, l'anno dopo e' lecturer a Buffalo presso l'Universita' di Stato, si e' sposato, ha due figli. Ecco, dunque, J.M. Coetzee con moglie, figli, un rispettabile lavoro, una bella casa, la macchina. Come, appunto, aveva temuto. Ancora una volta: troppo tardi per quel suo ricorrente, insistente sogno di diventare artista? Coetzee risponde mettendosi a tavolino, non piu' a scrivere versi sul modello di Eliot, ma pagine di prosa sul modello, semmai, di Beckett, di cui ha imparato ad amare sia la scrittura sia l'abilita' nel giocare su piu' ribalte contemporaneamente. Riprende la prosa dopo l'abortito esperimento del racconto di ambientazione sudafricana scritto durante gli anni londinesi. Ma anche questa sua nuova prova e' ambientata in Sudafrica, piu' specificamente nel periodo dei suoi antenati boeri, come lo saranno, del resto, molti libri che verranno, quasi che Coetzee, dopo essersi scosso dai piedi la polvere del nuovo Sudafrica, avesse desiderato ritrovare il Sudafrica di un tempo, "quando l'Eden era ancora possibile". Cresciuto nel Sudafrica dell'apartheid, pur essendosi in ogni occasione inequivocabilmente dichiarato contro le discriminazioni razziali, Coetzee ha sempre accettato con disagio l'etichetta di "narratore africano", specie se riferita non alla sostanza letteraria, ma a risvolti geopolitici. Traduce i suoi sentimenti nei confronti del Paese natale nell'immagine di un albatro che gli sta sul groppone. Vorrebbe toglierselo di dosso, non gli importa come, "cosi' da cominciare a respirare". Ma lo vorrebbe davvero? La sua narrativa e' tutta saldamente ancorata alla storia e ai problemi della sua terra d'origine, dal dramma dell'apartheid in mezzo al quale e' cresciuto ai complessi rapporti umani dell'Africa postcoloniale, alla magia dei paesaggi, alla seduzione delle leggende e delle tradizioni, sia pure filtrando il tutto attraverso parabole metaforiche che sarebbero piaciute all'amato Kafka, l'autore da lui approfondito negli anni di studio londinesi. * Diversita' e sopraffazione Apartheid, metafore, paesaggio, tutto e' gia' presente in questo suo primo libro, Terre al crepuscolo (Dusklands), iniziato a Buffalo nel 1971, pubblicato nel 1974 a Johannesburg, soprattutto nella sua seconda parte, "Il racconto di Jacobus Coetzee", una cronaca redatta, nella finzione letteraria, da un antenato boero del '700, Jacobus Coetzee, proprietario terriero e cacciatore di elefanti. Il Coetzee del Settecento considera i nativi come creature elementari, chiuse nel presente ("All'ottentotto non importa da dove viene ne' dove va"), con qualche controllata tolleranza per quelli che giudica "addomesticati". Durante una battuta di caccia, spingendosi nell'interno ancora inesplorato del Paese e' costretto a fermarsi presso un insediamento di ottentotti del tutto ignari dell'uomo bianco e da cui si attende doverosi riguardi. Invece viene trattato come un comune mortale, se non addirittura con sufficienza e ironia, mentre i suoi servi "addomesticati" si ribellano scopertamente alla sua autorita'. Ritornera' piu' avanti a quel villaggio con una scorta di armati per dare ai servi infedeli e agli irrispettosi ottentotti una lezione esemplare. Salvo indulgere a tardive considerazioni, dopo aver ucciso uomini e bruciato case, piu' sull'onda della perplessita' che dei rimorsi: "Come faccio a sapere che i morti ottentotti non fossero un mondo immenso di delizie precluse ai miei sensi? Non potrei forse aver ucciso qualcosa di valore inestimabile?". Seguira', nel 1977, In the Hearth of the Country (tradotto in Italia come Deserto nel 1993), il cui io narrante, Magda, e' una ragazza bianca che vive con il padre in una fattoria circondata da un deserto pietroso e in una condizione patologica di farneticante apatia. Chiusa in una stanza, affida a un diario un resoconto allucinato dove la realta' si confonde inestricabilmente con la fantasia, la vittima con il carnefice, la violenza con la rassegnazione, l'odio con l'urgenza di affetto, fra stupri, omicidi, gelosie e vendette, mentre l'universo dei padroni bianchi viene in dissolvenza inghiottito dal deserto. Al romanzo verra' assegnato il premio Cna, il piu' importante riconoscimento letterario nel suo Paese. Nel 1985 ne verra' tratto un film in coproduzione franco-belga, Dust, Leone d'argento a Venezia, con Jane Birkin nella parte della protagonista. Nel 1980, Coetzee pubblica Waiting for the Barbarians (Aspettando i barbari, Rizzoli, 1983), il suo primo libro di successo. E' la storia di un magistrato bianco mandato a lavorare in una terra di confine, in una situazione che ricorda molto da vicino Il deserto dei tartari di Buzzati. Anche qui, infatti, la remota localita' dove si trova a operare il protagonista e' come uno sterminato fortino dove un intero esercito vigila in armi contro un nemico invisibile e sfuggente, i barbari. Il magistrato si trova presto in contrasto con un colonnello torturatore, per finire in carcere con l'accusa di tradimento, insicuro di se stesso e delle sue convinzioni, in rassegnata (fiduciosa?) attesa degli Altri, inopinabili e sconosciuti. Il titolo del romanzo e' tratto da un verso di Kavafis: "Che ne sara' di noi senza barbari? / A modo loro erano una soluzione". In Life and Times of Michael K, del 1983 (La vita e il tempo di Michael K., Rizzoli, 1986), Coetzee abbandona le atmosfere rarefatte e simboliche del romanzo precedente, pur rimanendo nella tematica della sopraffazione e dell'apartheid e nel clima di cieca violenza della guerra. E' per fuggire dalla guerra, appunto, che Michael K., un giovane nero mentalmente ritardato e fisicamente deformato da un vistoso labbro leporino, lascia con la madre la grande citta' alla ricerca di un'imprecisata campagna, viva soltanto negli idealizzati ricordi materni. La peregrinazione si fa interminabile e sempre piu' accidentata, tra poliziotti ostili e vagabondi malintenzionati, finche' la madre muore di stenti e Michael K. prosegue il viaggio con le sue ceneri in un sacchetto, nella fiduciosa intenzione di poterle seppellire nell'umile Eden dei loro sogni. Trova infine rifugio in una fattoria abbandonata, ma li' viene ineluttabilmente raggiunto dalla guerra, catturato e trascinato in un campo profughi, naufrago del tempo, "troppo occupato, troppo stupido, troppo assorto nelle sue cose, per dare retta agli ingranaggi della Storia". La vita e il tempo di Michael K. risultera' vincitore del Booker Prize, il piu' prestigioso premio letterario inglese, ma il suo autore ne sara' cosi' moderatamente lusingato da non presentarsi neppure a ritirarlo (stesso trattamento riservera' al premio nel 1999, quando lo vincera' per la seconda volta con Vergogna, indifferente al vanto di essere l'unico autore ad avere ottenuto per due volte il Booker). * Laceranti sensi di colpa Il romanzo Foe, del 1986 (tradotto da Rizzoli con lo stesso titolo nel 1987) e' un metaforico rifacimento del Robinson Crusoe di Daniel Defoe, qui soltanto Foe. Come gia' in Deserto, anche in questo caso il racconto e' affidato a una voce femminile, Susan Barton, abbandonata da marinai ribelli sull'isola dove Robinson Crusoe, qui soltanto Cruso, domina da crudele tiranno come su un suo piccolo impero personale. Sull'isola vive anche un Venerdi' totalmente muto per essergli stata tagliata la lingua (forse dallo stesso Cruso). Raccolti, vengono portati in Inghilterra, dove Susan e Venerdi' si mettono alla ricerca di un autore che possa scrivere la loro storia. Troveranno Foe, un deludente pennivendolo in fuga perenne dalla giustizia e dai creditori e con l'irritante tendenza a intervenire a modo suo, nella loro vita e in quella loro storia, aggiungendo nuovi personaggi (una figlia brasiliana per Susan) e rielaborandone altri da altre sue opere, quali Moll Flanders e Lady Roxana. L'intertestualita' con cui Coetzee gioca da funambolo si fa cosi' sempre piu' sofisticata e svincolata da ogni convenzione temporale o tematica e sciogliendosi in una sottesa filosofia generatrice di domande e di incertezze, ma senza risposte se non quella, non meno incerta, dell'attesa: "Non abbiamo nulla da piantare - dice Robinson -. Piantare e' riservato a quelli che verranno, e avranno la previdenza di portare i semi". Analogo funambolismo intertestuale ricompare in The Master of Petersburg del 1994, (Il maestro di Pietroburgo, Donzelli, 1994), la trasposizione narrativa di un oscuro episodio della vita di Dostoevskij, dove il protagonista, lo stesso celebre narratore russo, indaga sulla morte misteriosa del figliastro, Pavel Alexandrovic Isaev (Coetzee stesso in quegli anni aveva perso il figlio, morto per un'inspiegabile caduta da un terrazzo). Torna una voce narrante femminile in The Age of Iron del 1990 (L'eta' del ferro, Donzelli, 1995). E torna anche l'ambientazione nel Sudafrica dell'apartheid. La protagonista, Elizabeth Curren, condannata da una malattia terminale (anche in questo caso, Coetzee aveva vissuto analoga tragedia, con la morte di cancro dell'ex moglie) confessa in una lunga lettera alla figlia la sua insensibilita' nei confronti della violenza e della degradazione del potere bianco. Ma, con il procedere della confessione, il suo senso di colpa risulta sempre piu' indecifrabile e sfuggente, insieme alla crescente difficolta' di precisarne la reale portata ("Fintanto che provo vergogna, so di non aver ceduto al disonore") e, piu' ancora, di trovare le parole per descriverlo: "Il mio errore e' come una nebbia, ovunque e in nessun luogo, non riesco a vederlo, toccarlo, dargli un nome". E' il dubbio che Coetzee solleva sulla possibilita' di riscatto e di rinnovamento in una societa' dove risulta impossibile una vera confessione e un convinto riconoscimento delle proprie colpe. Un dubbio, quindi, che inestricabilmente coinvolge sia la degradazione della cultura morente sia l'inflessibilita' di quella Eta' del ferro che da' il titolo al romanzo e che "attende di fare ritorno". Il senso di colpa provato da Elizabeth Curren viene vissuto anche nel romanzo successivo, Vergogna (1999). Il protagonista, David Lurie, la vergogna non solo la prova, ma anche la subisce, come del resto suggerito nel titolo originale, Disgrace, che in inglese traduce non tanto vergogna quanto esposizione alla vergogna, la gogna, il marchio. Ed e' il duplice sentimento che Coetzee riserva al professor David Lurie, che dal motivo di provarla in quanto afrikaner passera' a quello di subirla quando verra' cacciato dall'Universita' di Cape Town per avere violentato un allieva e quando finira' come aiuto-infermiere e becchino presso l'ambulatorio veterinario di un paese di campagna, ospite della figlia che vive da contadina e che sta per mettere al mondo il frutto di uno stupro subito da tre neri. Un racconto inquietante e spietato, intrecciato di piu' trame e sottotesti ad accentuare narrativamente la complessita' e la drammaticita' dei rapporti e delle passioni umane, dell'esistenza stessa. Ma ancora una volta, Coetzee non pone domande, non suggerisce risposte, non esprime giudizi. Solo lascia intendere, per chi e' disponibile all'ascolto, che la vergogna - e la pietas -, che si provi o si subisca, e' dei violentatori e dei violentati, dei bianchi e dei neri, e' di noi, e' di tutti. * Animalista convinto Dalla violenza non sono esclusi nemmeno gli animali. Grande paladino delle altre creature (e fervente vegetariano), Coetzee in The Lives of Animals, sempre del 1999 (La vita degli animali, Adelphi, 2000), riprende un tema laterale di Vergogna, dove, appunto, il protagonista nell'ambulatorio veterinario dove lavora e' costretto ad assistere, e a partecipare, alla soppressione di cani e altri animali quale pratica scontata e quotidiana. Ma lecita fino a che punto? Risponde in questo suo romanzo-saggio un suo nuovo e ancora piu' congeniale portavoce, la scrittrice australiana Elizabeth Costello, infaticabile animalista (anche lei vegetariana), determinata a difendere i diritti degli animali e a contestare la nostra liceita' a ucciderli fino a paragonare, nel corso di un seminario tenuto in un'universita' americana, la strage che l'uomo fa degli animali alla Shoah. "L'orrore dei campi di morte - e'la tesi - scaturisce dal rifiuto da parte degli assassini di immaginarsi al posto delle vittime, dall'aver chiuso i loro cuori". E di conseguenza "anche noi chiudiamo i nostri cuori a quei luoghi di morte che sono i macelli". Scandalo, proteste veementi, durissime reazioni. Ma Elizabeth Costello non cambia idea. E neppure Coetzee. Che celebra il Nobel tornando in libreria con un nuovo romanzo, Elizabeth Costello: Eight Lessons. Dove, caparbio e recidivo, non soltanto ripropone il suo alter ego femminile, ma riprende e amplifica sia l'argomento sia le provocazioni del precedente Vita degli animali. Tanto deliberatemente - e provocatoriamente - da ripubblicarne qui il testo sotto forma di due conferenze tenute all'Universita' di Amsterdam. Lungo saggio, o raccolta di saggi, piu' che non romanzo, quindi, come del resto gia' denunciato dal titolo: otto lezioni sul tema favorito dei diritti degli animali, ma ampliate a percorsi altrettanto malagevoli, dal "problema del male" a ipotesi sulla vita futura, dalla mitologia greca alla censura, dalla critica letteraria alla sessualita', fino alle implicazioni di un'immaginaria esecuzione di Hitler. Un crescendo di temi, stili e moduli narrativi sempre piu' astratti e sofisticati, tanto da far azzardare a piu' di un critico l'ipotesi che il nuovo Nobel della letteratura stia sempre piu' insistentemente (malauguratamente?) trasferendosi dalla narrativa al saggio filosofico. Indecifrabile e imprevedibile, Coetzee, interrogato, sorride, e tace. Intinge la penna, e scrive: "Sono uno scrittore, scrivo quello che odo. Sono lo scriba dell'invisibile. Questa la mia missione: scrivere sotto dettatura. Non sta a me fare domande o giudicare quanto mi viene dettato. Mi limito semplicemente a trascrivere le parole e a verificarle per accertarmi di aver udito correttamente". * Due volte il "Booker Prize", nessuno come lui John Maxwell Coetzee e' nato il 9 febbraio 1940 a Citta' del Capo, in Sudafrica, figlio di Zacharias Coetzee, di origine boera, procuratore legale, e di Vera Wehmeyer, di origine tedesca, insegnante. Cresce nella campagna di Worcester, dove il padre si e' trasferito avendo perso il suo lavoro a Citta' del Capo. Descrivera' quei suoi primi anni vissuti in un'atmosfera cupa e alienante fra le violenze e le prevaricazioni dell'apartheid in Infanzia. Scene di vita di provincia, romanzo autobiografico del 1997. Nel 1956 si iscrive all'Universita' di Citta' del Capo dove si laurea in Letteratura inglese nel 1960 e in Matematica nel 1961. L'anno seguente si trasferisce in Inghilterra, a Londra, dove lavora come programmatore di computer, presso l'Ibm, esperienza che tradurra' nel suo secondo romanzo autobiografico, Gioventu', del 2002. Si sposa nel 1963 con Philippa Jubber, dal matrimonio nasceranno due figli, Nicolas, nel 1966, e Gisela, nel 1968. Nel 1965 lascia l'Inghilterra per gli Stati Uniti con un incarico di teaching assistant presso l'Universita' di Austin, Texas. Nel 1969 consegue un dottorato di ricerca in linguistica. Nel biennio 1970-'71 insegna Letteratura all'Universita' di Stato di Buffalo. E' in quei suoi anni di Buffalo che iniziera' a scrivere il suo primo romanzo, Terre al crepuscolo. Si trasferisce, quindi, in Sudafrica avendo ottenuto un insegnamento di Letteratura presso l'Universita' di Citta' del Capo. Rimarra' a insegnare in Sudafrica per circa trent'anni e li' scrivera' quasi tutti i suoi romanzi e saggi critici. Dal gennaio del 2002 ha lasciato l'universita' di Citta' del Capo per quella di Adelaide, in Australia, alternandosi con l'Universita' di Chicago, dove nell'autunno 2002 ha tenuto corsi di letteratura e sociologia. Prima dell'attuale Nobel, J.M. Coetzee ha vinto numerosi premi letterari di alto prestigio: per tre volte il Cna, il principale premio del suo Paese, il Prix Etranger Femina, il Jerusalem Prize, l'Irish International Fiction Prize e per due volte il Booker Prize, nel 1983 con La vita e il tempo di Michael K., e nel 1999 con Vergogna. In Italia e' stato premiato con il Mondello nel 1994 e con il Grinzane Cavour nel 2003. * Un autore ancora poco studiato in Italia Di Coetzee sono stati pubblicati in Italia: Nel cuore del paese, del 1977 (col titolo Deserto, Donzelli, 1993), il romanzo viene ora riproposto da Einaudi in una nuova edizione prevista proprio in questo mese; Aspettando i barbari, l'opera che lo ha portato alla ribalta dell'attenzione letteraria nel mondo, e' stata pubblicato da Rizzoli nel 1983; sempre presso Rizzoli e' stato pubblicato tre anni dopo, nel 1986, il romanzo vincitore del Booker Prize, La vita e il tempo di Michael K., nel 2001 riproposto da Einaudi; Foe compare presso Rizzoli nel 1987 e nel 1993 Deserto presso Donzelli; lo stesso editore Donzelli pubblichera' nel 1994 il romanzo Il maestro di Pietroburgo, nel 1995 il romanzo L'eta' del ferro e nel 1996 il volume di saggi Pornografia e censura; presso Adelphi compare nel 2000 il romanzo-saggio La vita degli animali e con Einaudi tutte le traduzioni successive: i due volumi autobiografici Infanzia. Scene di vita di provincia, nel 2001, e Gioventu'. Scene di vita di provincia, nel 2002. Sempre nel 2002 il romanzo Vergogna, vincitore del secondo Booker Prize, e, infine, in questo 2003, Terre al crepuscolo, il primo romanzo scritto da Coetzee. Nel mese di aprile del 2004 e' prevista l'uscita, sempre presso Einaudi, di Elizabeth Costello, la sua opera piu' recente. In Italia sono apparse numerose recensioni sulle singole opere di Coetzee, ma nessun studio specifico ancora, cosi' come ancora non esiste un sito ufficiale sull'autore, se si eccettuano notizie, non sempre aggiornate tra l'altro, allocate nei siti delle varie case editrici o in quello del Booker Prize, il premio letterario inglese da lui vinto in due occasioni. La critica internazionale gli ha, invece, dedicato attenzione piu' approfondita ed esaustiva e si va dallo studio di Teresa Dovey (The Novels of J.M. Coetzee) pubblicato a Cape Town nel 1988, alla raccolta di saggi critici sull'autore curata da Graham Huggan e Stephen Watson pubblicata da Macmillan nel 1996, al J.M. Coetzee di Dominic Head (Cambridge Univ. Press, 1997), a un'ulteriore raccolta di saggi (Critical Essays on J.M. Coetzee) pubblicata a New York nel 1998 a cura di Sue Kossew, al J.M. Coetzee: romancier sud-africain, di Andre' Viola (Parigi, 1999) fino allo studio recentissimo J.M. Coetzee: Writing with/out authority, di Fiona Probyn, Universita' di Sydney, Australia. 4. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 5. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009" Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine, insieme allo spazio quotidiano per descrivere giorni sereni, per fissare appuntamenti ricchi di umanita', per raccontare momenti in cui la forza interiore ha avuto la meglio sulla forza dei muscoli o delle armi, offre spunti giornalieri di riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di antologia della nonviolenza che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata. E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009". - 1 copia: euro 10 - 3 copie: euro 9,30 cad. - 5 copie: euro 8,60 cad. - 10 copie: euro 8,10 cad. - 25 copie: euro 7,50 cad. - 50 copie: euro 7 cad. - 100 copie: euro 5,75 cad. Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it 6. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009 E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, quest'anno dedicata alle donne nella lotta contro le mafie e per la democrazia. E' curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo ed edita dall'editore Di Girolamo di Trapani. Si puo' acquistare (euro 10 a copia) in libreria o richiedere al Centro Impastato o all'editore. * Per richieste: - Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it - Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax: 923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com 7. LETTURE. PAOLO CACCIARI: DECRESCITA O BARBARIE Paolo Cacciari, Decrescita o barbarie, Carta, Roma 2008, pp. 64, euro 6 (in supplemento a "Carta"). Diversi gli spunti degni di riflessione ed approfondimento. 8. LETTURE. MAURO LUCCO, GIOVANNI CARLO FEDERICO VILLA (A CURA DI): GIOVANNI BELLINI Mauro Lucco, Giovanni Carlo Federico Villa (a cura di), Giovanni Bellini, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Milano) 2008, pp. 384, euro 14,90 (in supplemento a "La Repubblica" e a "L'Espresso"). Catalogo della mostra in corso alle Scuderie del Quirinale a Roma (fino all'11 gennaio 2009), il volume contiene saggi, schede, apparati e naturalmente riproduzioni delle opere del Giambellino. Una festa per gli occhi e per l'intelligenza. 9. RILETTURE. LAURANA LAJOLO: GRAMSCI Laurana Lajolo, Gramsci. Un uomo sconfitto, Rizzoli, Milano 1980, 1981, pp. 224, lire 3.500. Una meditata, preziosa biografia. Con una prefazione di Umberto Terracini. 10. RILETTURE. MIMMA PALADINI MUSITELLI: INTRODUZIONE A GRAMSCI Mimma Paladini Musitelli, Introduzione a Gramsci, Laterza, Roma-Bari 1996, pp. VI + 216, lire 18.000. Nell'utile collana de "Gli scrittori" una buona monografia introduttiva. 11. RILETTURE. MIMMA PAULESU QUERCIOLI (A CURA DI): GRAMSCI VIVO Mimma Paulesu Quercioli (a cura di), Gramsci vivo nelle testimonianze dei suoi contemporanei, Feltrinelli, Milano 1977, pp. 320, lire 2.000. Un libro che ancora raccomandiamo. Con una prefazione di Giuseppe Fiori. 12. RIEDIZIONI. COPERNICO: OPERE Copernico, Opere, Utet, Torino 1979, Mondadori, Milano 2008, pp. 872, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). Il volume, a cura di Francesco Barone, contiene il Commentariolus, l'Epistula contra Wernerum, il capolavoro copernicano Le rivoluzioni delle sfere celesti, la Dissertazione sul conio della moneta, ed in appendice la "Prima esposizione" del Retico, e due lettere di altri interlocutori. Opportunamente nella dotta e acuta introduzione Barone mette in guardia dal leggere Copernico come se la rivoluzione copernicana fosse scaturita come Minerva dalla testa di Giove gia' calzata e vestita ed armata di tutto punto, e non sia stata invece un lungo ed ampio e complesso processo. 13. RIEDIZIONI. OVIDIO: LE METAMORFOSI Ovidio, Le metamorfosi, Rizzoli-Rcs, Milano 1997, Rcs, Milano 2008, pp. 998, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). Nella traduzione di Giovanna Faranda Villa, col testo latino a fronte, le parche note di Rossella Corti, un'introduzione di Gianpiero Rosati e un indispensabile indice dei nomi, uno dei libri piu' letti e piu' illeggibili della cultura occidentale. Da due segni infallibili da diversi anni misuro quanto sono invecchiato: il fatto che le ragazze mi danno la precedenza agli ingressi degli edifici, e il fatto che comincio ad ammettere che vi e' qualcosa di bello anche nella poesia di Ovidio. Finanche nelle Metamorfosi (e dopo questo riconoscimento forse Dante mi trovera' meno sordo e bestia). 14. RIEDIZIONI. VIRGILIO: ENEIDE Virgilio, Eneide, Rcs, Milano 2002, 2008, pp. 1170, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). Col testo latino a fronte, la traduzione e le note di Riccardo Scarcia e un'introduzione di Antonio La Penna. Solo da vecchio ho cominciato ad apprezzare l'Eneide. Fino alla fine del secolo scorso il Virgilio che piu' amavo era quello delle Bucoliche e delle Georgiche, e di alcuni luoghi patetici o sottili dell'epopea. E' che della latinita' sempre ho prediletto su tutti Lucrezio, l'eta' repubblicana, poi Seneca tragico, e gli storici d'opposizione. L'Eneide e' schiacciata dal modello omerico e dal peso di secoli di letteratura, e dalla grancassa imperiale. Eppure pazientemente, anno dopo anno, decennio dopo decennio, ho continuato a rileggerla; e un giorno di pioggia e di angustie a Perugia, credo nel '99 o nel Duemila, di colpo mi accorsi che alla sua poesia-struttura non ero piu' sordo. Strana la vita. 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 694 dell'8 gennaio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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