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Minime. 688
- Subject: Minime. 688
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 2 Jan 2009 01:04:59 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 688 del 2 gennaio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. La via 2. Fulvio Panzeri ricorda Giovanni Testori 3. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" 4. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009" 5. L'Agenda dell'antimafia 2009 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. LE ULTIME COSE. LA VIA Fermare le guerre. Fermare le stragi. Fermare le uccisioni. La nonviolenza e' la via. 2. MEMORIA. FULVIO PANZERI RICORDA GIOVANNI TESTORI [Dal mensile "Letture", n. 597, maggio 2003, col titolo "Giovanni Testori" e il sommario "A dieci anni dalla morte e a ottanta dalla nascita, ripercorriamo l'opera di uno scrittore poliedrico, provocatore e votato alla sofferta ricerca di Dio, che egli riconobbe nei reietti di questa societa' inumana e benpensante"] Dieci anni fa, il 16 marzo 1993, moriva Giovanni Testori, senz'altro uno degli scrittori piu' significativi del secondo Novecento, anche se ancora oggi le storie letterarie lo ignorano e gli dedicano solo poche righe. Del resto Testori e' un intellettuale completamente "fuori canone", sia per le scelte esistenziali, sia per il complesso della sua opera. In vita ha vissuto da isolato rispetto alla societa' letteraria italiana che non amava frequentare: preferiva il mondo degli artisti o quello degli "ultimi", dei carcerati, dei drogati, dei disperati, che andava a trovare per una parola di aiuto e di conforto. Eppure il suo nome ha riempito le pagine dei giornali, per gli scandali che hanno sempre accompagnato le sue opere, in particolare le messe in scene teatrali. Testori era certamente un uomo di grande generosita' e di grande umanita', anche se non amava troppo i compromessi. E' stato uno scrittore scomodo perche' non ha mai taciuto. Ha sempre provocato e preso a pugni nello stomaco, come uno dei suoi straordinari pugilatori, dipinti in un memorabile ciclo degli anni Settanta, i suoi lettori e i suoi spettatori, non tanto per un gusto di quel "nero di plastica" che e' diventato una moda negli anni Novanta, attraverso il "pulp", ma per cambiare le coscienze, assopite nel perbenismo e nel consumismo. Testori non e' stato uno scrittore facile, ne' da leggere, ne' da ascoltare. I suoi testi interrogano, non lasciano tranquilli: impongono un esame di coscienza. Questo suo spirito libero, questa impossibilita' a catalogarlo ideologicamente lo ha reso inviso alla societa' letteraria italiana, proprio perche' Testori non voleva essere omologato all'interno di un discorso puramente estetico e letterario. A lui interessava la realta' e la sua ferita e provocava continuamente in questo senso. Testori e' stato un artista poliedrico e complesso che ha voluto sperimentare tutte le possibilita' della scrittura, dal racconto al romanzo, dalla poesia alla scrittura teatrale, dal giornalismo alla critica d'arte. Con una passione che lo ha sempre accompagnato, fin dagli anni della giovinezza, quella del disegno e della pittura. Testori e' un raro esempio di scrittore che non e' catalogabile in un genere letterario preciso: per lui la scrittura rappresenta un'unita' e la frequentazione di tanti generi letterari e' data dalla necessita' di scegliere la forma piu' adatta per dare maggiore espressivita' ai suoi poveri e derelitti personaggi. Ad esempio, come critico d'arte Testori e' stato unico, perche' ha affiancato il discorso critico alla forma poematica, cosi' che ogni suo scritto risulta un racconto interpretativo dell'opera dell'artista. Nei testi teatrali molto spesso ha usato la forma del monologo, condotto attraverso gli strumenti della poesia, come nell'ultimo suo libro, quel grande testamento che sono i Tre lai. Testori e' stato uno scrittore che ha avuto la necessita' di sperimentare qualsiasi forma di linguaggio, sempre a un livello di forte incandescenza morale. Dal punto di vista espressivo Testori ha sempre prediletto un linguaggio espressionista e sperimentale, reinventato attraverso l'uso di parlate dialettali, di slang, di latinismi, di lingue smozzicate e urlanti per meglio aderire alla personalita' e alla natura dei suoi personaggi: questo linguaggio rappresenta l'unita' all'interno di una scelta cosi' variegata di generi. Nella sua opera si puo' riscontrare una continuita' di variazioni intorno a precisi nuclei tematici: la Croce e il sangue, la madre e il senso della nascita, la citta' e l'Apocalisse, il mondo degli "irreparabili" e dei disperati, intuiti come nuova immagine di Cristo. Testori potrebbe addirittura definirsi uno scrittore dell'ossessione: rimane legato sempre al bisogno di esprimere la lotta dell'uomo che si interroga sul mistero della nascita. L'uomo che inscena lo scrittore milanese e' minacciato, quasi sopraffatto dal male, in un mondo devastato e indifferente, che non conosce piu' il senso della pieta' e della carita'. Dopo la morte della madre, la visione della terra come un inferno in cui l'uomo si dibatte, schiacciato dalla sua disperazione e dal peso di un potere intuito come annientante la propria dignita', si placa e rivela la natura del male come dimensione metaforica interna alla logica della Croce, necessaria per giungere alla redenzione. * Legato alla sua Lombardia Testori era nato nel maggio del 1923 a Novate, un paese dell'hinterland milanese, in una famiglia che aveva una fabbrica tessile. I suoi genitori pero' provenivano dalla Valassina, dove Carlo Emilio Gadda aveva la famosa villa di Longone al Segrino. E' una zona montuosa che si situa al centro dei due rami del Lario, quello di Como e quello di Lecco. Del resto i paesi d'origine dei genitori (Sormano e Lasnigo) si trovano sulla strada che da Erba sale verso il passo del Ghisallo, uno dei luoghi piu' amati dal ciclismo italiano, per poi discendere verso Bellagio, una cittadina turistica che si trova al centro del lago di Como. Testori restera' sempre legato ai luoghi amati della Valassina, dove con la madre da piccolo trascorre le vacanze e li nominera' spesso come luoghi elettivi dell'anima nelle sue opere. Li' scopre il mondo e la sua bellezza, ma trova anche ragioni importanti di riflessione. Ad esempio, in un ricordo, rivela l'incontro, avvenuto a Lasnigo, quando aveva pochi anni, con un uomo trascinato via dai gendarmi. Lo sguardo di quell'uomo incrocia quello dello scrittore bambino e sembra segnarne il destino, nella consonanza umana e poetica con le figure dei disperati, dei poveri di spirito, degli irreparabili. Lasnigo e i suoi dintorni ritornano continuamente nelle sue opere e anche le forme dialettali che usa non sono quelle del dialetto milanese, ma quelle dell'Alta Brianza, di stretta derivazione materna. Inizia ad appassionarsi all'arte fin da giovanissimo e dipinge i primi quadri a diciotto anni. Durante gli anni della guerra scrive alcuni drammi e i primi scritti d'arte, che pubblica sulle riviste dei Guf (in particolare su "Pattuglia" di Forli'), anche se e' contro le idee del fascismo, tanto che per la troppa liberalita' delle sue scelte quelle riviste sono costrette a chiudere. E' questa una fase ancora poco conosciuta del lavoro di Testori, anche se, da poco, il recupero dell'archivio di Walter Ronchi, uno degli animatori di "Pattuglia", che aveva scritto l'introduzione ai due primi testi teatrali di Testori, La morte e Un quadro, ha fatto emergere materiali che consentiranno di approfondire il suo lavoro in quel periodo. Nei primi anni del dopoguerra lavora intensamente come pittore, anche se distrugge molte delle sue tele e gia' emerge il suo carattere provocatorio: la tesi di laurea viene censurata perche' abbraccia le tesi del modernismo; cancella con un'imbiancatura gli affreschi riguardanti i quattro evangelisti che aveva realizzato per la chiesa di San Carlo perche' non piacevano ai Padri Serviti che gli avevano commissionato l'opera e al sovrintendente ai Monumenti. Anche in questi anni, dal punto di vista letterario, la sua predilezione e' verso il teatro, tanto che scrive e mette in scena alcuni drammi a carattere religioso, in cui si evidenzia gia' quel ricorso all'elemento del sangue che ricorda il sacrificio di Cristo, a una forma di inquietudine religiosa che accompagna l'urlo dell'uomo sofferente. Di questa trilogia "giovanile", composta da Caterina di Dio, una rilettura in chiave contemporanea dell'esperienza di santa Caterina da Siena, portata in scena da una giovanissima Franca Valeri, da Le Lombarde, riferito a un fatto di cronaca di allora: lo strazio delle madri per aver perduto in mare, al largo di Albenga, i propri figli su un vecchio battello finito contro gli scogli e subito inabissatosi; e da Tentazione nel convento, sulle inquietudini e sui dubbi di una giovane conversa, e' stato ritrovato solo quest'ultimo testo, l'unico, allora, a non essere stato rappresentato. La svolta per Testori avviene negli anni Cinquanta, quando incontra il grande critico d'arte Roberto Longhi, in occasione di una mostra sul Caravaggio a Milano, che lo invita a scrivere per la rivista "Paragone". Al suo esordio, con uno scritto su Francesco del Cairo, condotto come sottolinea Testori stesso "tra critica, letteratura e psicoanalisi", suscita polemiche accese e alla redazione della rivista giungono molte lettere di indignazione verso il giovane critico. Il rapporto con Longhi si consolida, tanto che questi lo invita a curare nel 1953, con Renata Cipriani, la mostra che si tiene a Palazzo Reale di Milano, "I pittori della realta' in Lombardia". E' l'inizio di una lunga fase di studi critici che spaziano anche all'ambito piemontese e Testori, con le scoperte e le attribuzioni critiche, nonche' attraverso l'organizzazione di mostre ormai "storiche", rivaluta i grandi artisti che hanno lavorato al Sacro Monte di Varallo, Gaudenzio Ferrari e Tanzio da Varallo. I suoi studi valorizzano le loro opere e l'intero percorso dei Sacri Monti, rivalutando questo tipo di arte popolare, non piu' da considerarsi come espressione minore, ma come momento centrale nella storia dell'arte italiana. * I segreti di Milano Nel 1954 con la pubblicazione nei "Gettoni" di Einaudi, collana diretta da Elio Vittorini, della prima opera narrativa, Il dio di Roserio, inizia il grande ciclo intorno alla periferia milanese che si estende tra Vialba, Via Mac Mahon e Roserio, quartieri popolari, abitati da una gioventu' che vive tra speranze e disillusioni, la dura fatica dell'esistenza. Nel 1958, pubblica, per Feltrinelli, la raccolta di racconti Il ponte della Ghisolfa che apre il ciclo "I segreti di Milano", in cui lo scrittore allarga il suo discorso sulla vivace periferia di quegli anni, con gli incontri tra i prati lungo la ferrovia, le corse dei ciclisti, gli allenamenti dei giovani pugili nelle palestre, la vita agra di qualche sbandato, i sogni da fotoromanzo e gli amori delusi delle ragazze. Nel 1959 pubblica una seconda raccolta di racconti, La Gilda del Mac Mahon, in cui rivive anche la passione per la rivista, genere teatrale allora di gran moda. Un racconto, "Si', ma la Masiero", e' imperniato sul fascino della famosa soubrette, "una specie di farfalla matta, capace delle cose piu' straordinarie, di farti rotolar dal ridere, quando tira fuori la voce all'americana, o di farti piangere, quando tira fuori il sentimento". Il ciclo dei "Segreti di Milano" prosegue con la commedia La Maria Brasca, che amoreggia sui prati, che per amore o per gelosia, litiga con il suo Romeo, con sua sorella e con suo cognato, guardando da lontano il grande caseggiato del "fabbricone", dove abita la sua rivale. Interpretata da Franca Valeri, va in scena nel 1960 al Piccolo Teatro di Milano, con la regia di Mario Missiroli. Per Testori non esiste altro interesse al di la' di queste sue periferie e lo sguardo partecipe, "neoromantico", da indagatore dell'anima segna queste opere tra le piu' significative nel passaggio dal neorealismo a una visione meno convenzionale della realta'. Allora Pietro Citati scriveva a proposito di questo ciclo: "I cinque tomi dei Segreti di Milano sono nati, in primo luogo, da una ingegnosa invenzione dialogica. Tra il fitto brontolio, l'enorme basso continuo che risuona dietro le pianure e le colline lombarde, Testori e' riuscito a cogliere e a isolare genialmente una cadenza vocale. Ha inventato un dialogo verboso e torbido, moralistico e volgare, asseverativo ed esibizionista, nervoso e confuso; non si poteva render meglio, mi sembra, quel che di patetico, di indifeso e insieme di testardamente e vacuamente predicatorio si annida in fondo alla inesauribile loquacita' lombarda". Anche Luchino Visconti si interessa all'opera di Testori e dopo essersi ispirato a due racconti de Il ponte della Ghisolfa, per il film Rocco e i suoi fratelli, presentato nel settembre 1960 alla Mostra del Cinema di Venezia, firma la regia di un altro testo teatrale dello scrittore, L'Arialda. E' subito scandalo, per i temi trattati, ritenuti oltraggiosi per il comune senso del pudore. Dopo le molte repliche al Teatro Eliseo di Roma, lo spettacolo arriva a Milano ma viene tolto dal cartellone del Teatro Nuovo, dopo una sola recita, su ordine del procuratore Spagnuolo, "per turpitudine e trivialita'". Nel marzo 1961 Testori pubblica il suo primo romanzo, Il Fabbricone, che, nonostante sia stato accolto con molte perplessita' dai critici, ottiene un vasto consenso di pubblico, grazie anche allo scalpore suscitato dall'Arialda. Quest'ultimo dramma teatrale mette in crisi per Testori la stessa concezione del mondo delle periferie e lo stesso rapporto con la narrativa. In un'intervista a Tullio Kezich dichiara di volersi allontanare dal naturalismo di fondo che rileva nei suoi libri precedenti per dar forma e anima a personaggi esemplarmente tragici. Per Testori il proletariato "e' la classe sociale che ha la maggiore vitalita', tanto da essere in grado di riscoprirsi da sola, di ritrovare da sola i grandi temi tragici", tanto che si chiede: "Perche' nella letteratura popolare non c'e' ancora un personaggio enorme come Amleto, come Macbeth?". Delinea cosi' il cambiamento che e' in atto nel suo modo di intendere la letteratura. La narrativa non gli basta piu' e ritorna l'ossessione del teatro come forma espressiva di arte totale. Infatti Testori dice: "Vorrei arrivare a sottolineare proprio quella indipendenza del personaggio, a fare questa specie di salto. Mi sembra piu' facile realizzarlo a teatro, in un clima di piu' accesa drammaticita'. Percio' ogni tanto penso che finiro' per scrivere solo commedie. Nel teatro vedo la possibilita' di tendere ai grandi temi tragici, mentre nella narrativa c'e' pur sempre un certo ron ron sentimentale". Si spiega cosi' la chiusura del ciclo dei "Segreti di Milano" con Il Fabbricone, nonostante lo scrittore abbia in progetto una lunga serie di titoli: progetti non realizzati o rimasti inconclusi. Porta a termine solo un altro romanzo, scritto in questo periodo, Nebbia al Giambellino, rimasto inedito e pubblicato postumo solo nel 1995, dove l'accento tragico, alla Bernanos, e' assai accentuato e scrive altri due drammi, rimasti inediti, Il Branda e L'Imerio, incentrati sulla crisi della borghesia lombarda, posta di fronte alla propria follia e al proprio cinismo esistenziale. In pieno boom economico Testori cosi' si rifiuta di celebrarne i fasti, ma mette in scena le cupe ombre che possono accendersi rispetto a una perdita dei valori primari, quelli piu' strettamente legati all'umano. E negli anni Sessanta, oltre a continuare gli studi di critico d'arte, accentuando i propri interessi sul bergamasco Fra' Galgario e sull'area bresciana a partire da Romanino e Moretto fino a Giacomo Ceruti, spazia tra teatro e poesia. * Il teatro degli "Scarrozzanti" Nel teatro inizia la rivisitazione delle grandi figure letterararie diventate archetipi, quali la Monaca di Monza, Erodiade, ma anche un'inedita Elettra; in poesia inizia un discorso sull'amore e sugli affetti, sul suo bisogno di essere padre, non disgiunto da una rivisitazione delle grandi tele della storia dell'arte che per lui rappresentano la simbologia dell'allarme, il grido ultimo dell'uomo rispetto allo sfacelo del proprio mondo. Ecco cosi' il grande poema I Trionfi, in cui ritroviamo vicenda personale, spazio immaginativo e lungo attraversamento di opere d'arte come La zattera della Medusa del francese Gericault e L'ultima processione di San Carlo dell'amato Tanzio da Varallo. Testori come poeta non ha ancora avuto il riconoscimento che gli spetta: Montale, quando usci' I Trionfi nel 1965 (ora diventato anche un ottimo spettacolo teatrale, prodotto dalla Compagnia di Elsinore con la regia di Antonio Latella), pose il suo veto per una recensione del libro sul "Corriere della Sera" e anche negli anni il corso della produzione poetica testoriana e' stata valutata episodicamente dalla critica. Eppure Carlo Bo, gia' a proposito di quel primo libro, aveva sottolineato: "Dire che il Testori vi ha raccontato col pretesto bruciante e dolente dell'amore i tempi e i modi della sua esistenza e' soltanto un primo dato di accostamento, visto che il racconto si spezza continuamente in domande, in esaltazioni e segue il corso della piu' violenta e disperata delle confessioni... La redenzione che si adatta alla natura di fuoco del Testori non riesce a staccarsi dalla carne e dal sangue e raramente ci e' capitato di cogliere in un testo letterario tanta fusione, e a tutti i livelli, di amore e di disperazione, di purezza e di fango, di crudelta' e di tenerezza". Una svolta sostanziale al proprio modo di intendere la letteratura e il rapporto con il linguaggio Testori la imprime nei primi anni Settanta, con la "Trilogia degli Scarrozzanti", una rilettura teatrale dei grandi classici, da Amleto che diventa l'Ambleto a Macbeth che diventa Macbetto, fino all'Edipus che rappresenta, oltre alla fine dello Scarrozzante, anche la fase piu' disperata di una protesta contro la vita e la sua sofferenza che sta al centro della trilogia. Gli Scarrozzanti sono degli attori un po' scalcinati, senza mezzi ne' fortune, che girano per i paesi della Lombardia rappresentando, nella forma popolaresca che gli e' propria, i grandi drammi del teatro. Per loro Testori inventa un linguaggio tutto nuovo, attraverso il ricorso alle parlate dialettali, ai latinismi, a inflessioni dal francese e dallo spagnolo. Lo stesso magma linguistico caratterizza anche uno dei romanzi piu' intensi e meno ricordati di Testori, Passio Laetitiae et Felicitatis, pubblicato nel 1975, la storia di una disperata suora di Lasnigo, il paese valassinese da cui proveniva la madre. Giuliano Gramigna, il critico che ha scandagliato con maggior precisione e acutezza l'assetto linguistico dell'opera testoriana, recensendo il libro ne aveva gia' intuito la grande forza espressiva, tanto che concludeva: "Testori ha investito in questa storia, in certo modo non-scrivibile, tutta la spinta non solo espressiva ma vitale maturata attraverso una complessa carriera di scrittore (e anche di appassionato di una certa arte figurativa lombarda); gli e' riuscita la straordinaria scommessa di dire appunto cio' che non sembrerebbe dicibile non gia' per la scabrosita' dei casi ma per il carico di dolore". La "Trilogia" e' uno degli eventi del teatro italiano degli anni Settanta e inaugura anche il Salone Pier Lombardo e una fervida collaborazione con l'attore Franco Parenti e con la giovane regista Andree Ruth Shammah. Cesare Garboli, parlando dell'Ambleto, sottolinea anche il tipo di operazione letteraria effettuata da Testori per l'intera trilogia: "Il suo Ambleto non e' un rifacimento, un restauro, un ritocco, un ammicco. Non e' neppure un pastiche letterario, uno scaltro episodio di parassitismo culturale. Testori si e' servito di Amleto cosi' come ci si serve di un mito, offrendoci di un mito moderno una variante geniale e creativa. Non ha 'riscritto' Amleto. Ha scritto un Amleto diverso, un Ambleto che e' debitore a Shakespeare di tutto e di niente. Nel copione di Testori i personaggi non possiedono altra realta', altra identita' che quella di essere gli attori della tragedia di Shakespeare". * Nel segno della speranza Nel 1977 muore la madre, Lina Paracchi. "In quell'occasione", scrive Testori, "il rapporto con la morte mi e' sembrato cosi' dolce, cosi' accettabile da gettare una luce su tutta la mia vita". Inizia a scrivere il monologo Conversazione con la morte, per l'attore Renzo Ricci, che pero' muore prima di portare in scena il testo. Testori stesso lo leggera' nelle chiese e nei teatri di tutta Italia. Dopo la disperata visione della vita, espressa attraverso la "Trilogia degli Scarrozzanti", egli giunge a un'accettazione del senso della nascita, a una nuova speranza attraverso la fede cristiana. Sono anche questi i temi che tratta da polemista sulla prima pagina del "Corriere della sera", poi raccolti nel volume La maesta' della vita, e nel colloquio con don Luigi Giussani sul senso della nascita, che inaugura una collana da lui diretta per la Bur Rizzoli, "I libri della speranza". Anche i suoi nuovi testi teatrali sono all'insegna della preghiera e di una dimensione teatrale scarna ed essenziale. Con Interrogatorio a Maria che, dopo centinaia di repliche in tutta Italia, viene rappresentato alla presenza di Giovanni Paolo II, il teatro testoriano compie una svolta, verso la forma dell'oratorio, nella semplice proposta di una drammaturgia cristiana, liturgica, teologica. A questo testo segue Factum est, l'urlo disperato di un feto che reclama il diritto alla vita, interpretato da Andrea Soffiantini per la Compagnia dell'Arca. Sono questi anni di grande vitalita' e di forte impegno morale e civile per Testori, un impegno che si manifesta nell'organizzazione di grandi eventi che scuotono il clima un po' frivolo e rampantista degli anni Ottanta e incidono una voce fuori dal coro rispetto alla crescente voglia di una "Milano da bere". Si occupa, tra le altre cose, di una grande mostra dedicata alla Ca' Granda, l'ospedale dei milanesi, e alla sua quadreria, accentuando il discorso sul senso della carita' e sul diritto dei malati; intesse un dialogo con un pittore giapponese, Kei Mitsuuchi, proveniente quindi da un'altra cultura religiosa, sulla figura di Cristo; rilegge la grande lezione manzoniana per un ritorno al "suo" teatro, il Pier Lombardo, con un testo teatrale, I promessi sposi alla prova, in cui un Maestro spiega agli attori il grande romanzo e il suo senso, in vista di una rappresentazione. Per Testori I promessi sposi "sono un romanzo della storia e il popolo incarna questa storia nella liberta' piu' assoluta. Il popolo, l'uomo, incarna la storia e incarnandola riconosce nella storia un dono, un dono anche duro, pesante, ma che e' pur sempre un grande bene da portare a compimento". Cosi' per Testori il testo teatrale ha necessita' di porsi come "restituzione della memoria", definita come "l'operazione piu' rivoluzionaria che oggi possa compiersi in un meccanismo, come dire, produttivistico, demenziale, che tende a ridurre l'uomo a oggetto o, peggio ancora, a fabbricarselo da se', l'uomo". La memoria, dunque, serve a un presente "che non ha le spalle e il cuore per spingersi verso il futuro". Tanto che I promessi sposi alla prova si chiude nel segno della speranza, quella che pronuncia il Maestro alla fine del lungo spettacolo teatrale. * Nel cuore degli irreparabili Il culmine espressivo Testori pero' lo raggiunge nella collaborazione con l'attore Franco Branciaroli, nella seconda meta' degli anni Ottanta, quando ritorna a raccontare l'umanita' dei diseredati dalla sua citta', Milano. Non sono piu' le Gilde o i Carisna, i Dante Pessina o gli Enea nella loro naturale voglia di combattere una vita grama a essere presenti nelle sue opere, ma i disperati di cui l'arte non fa memoria, i drogati che si bucano sulle panchine del parco, le tragedie familiari che ricordano episodi biblici come quello di Caino e Abele. A Testori interessa la realta' degli ultimi, perche' in loro vede riflessa l'immagine contemporanea di Cristo. Cosi' la prima "Branciatrilogia" e' terribile in questo senso, ma anche ultimativa. Il testo teatrale Confiteor mette in scena la drammatica storia di un fratello che uccide il fratello handicappato. Al romanzo In exitu, uno dei capolavori di Testori, ha lavorato per cinque anni: "Il grado di non totale disonore di fronte al mondo sta nell'intensita' con cui ho pagato il libro in me stesso. E anche nell'intensita' dell'amore e della disperazione con cui ho accettato di farmi invadere da questa creatura, dal Riboldi Gino". Racconta, attraverso un linguaggio smozzicato, le ultime ore di un drogato e il suo urlo contro la citta', Milano, indifferente e sorda al dolore degli "irreparabili", di chi ha piu' bisogno. In una diversa versione, In exitu diventa anche un evento teatrale e Testori sale sul palco, insieme a Branciaroli. Contestato nei teatri "tradizionali", viene rappresentato anche in luoghi non convenzionali e inediti, come la Stazione Centrale di Milano, luogo naturale della vicenda, dove Riboldi Gino morira' di overdose. Verbo', una rilettura del rapporto tra i grandi poeti francesi, Rimbaud e Verlaine, protagonisti ancora Franco Branciaroli e Giovanni Testori, chiude la trilogia, nell'incandescenza di una rilettura teologica del tema del battesimo. Con la Traduzione della prima lettera ai Corinti ritorna al tema della carita', riportando nel suo linguaggio poetico la grande verita' del testo di san Paolo. Lo stesso Testori ha detto: "E' stato un terribile impegno che mi sono preso con San Paolo e soprattutto con la cultura e, dunque, con la lingua da cui esco, cui appartengo e con cui lavoro, lotto e, per il suo attuale essersi svenduta all'inerzia, m'indigno". Con il romanzo Gli angeli dello sterminio racconta la distruzione della sua citta', Milano, affinche' avvenga una rigenerazione morale, ritornando a uno dei temi cardine della sua opera, l'apocalisse. Il suo ultimo capolavoro, ma anche un testamento poetico, e' i Tre lai, dedicati ad altrettante figure femminili, Cleopatra (Cleopatras), Erodiade (Erodias), la Vergine Addolorata (Mater Strangoscias), in cui Testori riprende, senza reinvenzioni, come lingua propria, la purezza del dialetto materno, quello della Valassina, quasi un ultimo omaggio alla figura sempre cara e presente della madre. Qui Testori sembra riassumere tutti i temi che ha sviluppato nella sua opera, a partire dal ricordo familiare, straziante e dolcissimo, della "gran topografia del regno mio", quello della Valassina, fino ad arrivare alle memorie del "gran teatro montano", quello in cui si situa la Mater Strangoscias, figura che rimanda all'arte e alle immagini di Gaudenzio Ferrari e di Tanzio da Varallo. Anche in questo caso Testori propone una lunga meditazione, su diversi toni, a piu' voci, sulla vita come sofferenza e come inganno, la cui unica, sola speranza e' quella della resurrezione, quella che annuncia e ricorda, a memoria per gli uomini, la Mater Strangoscias. * Una vita tra scandalo e preghiera 1923 Nasce il 12 maggio a Novate Milanese. 1941 Pubblica, firmandosi Gianni Testori, i primi scritti d'arte su "Via Consolare", legata al gruppo "Pattuglia". 1943 Escono La morte e Un quadro, i suoi primi testi teatrali, e l'introduzione a Manzu' per le edizioni di Pattuglia, oltre al saggio su Matisse per Goerlich di Milano. 1947 Si laurea in Lettere e Filosofia all'Universita' Cattolica di Milano, con la tesi La forma della pittura moderna, in un primo tempo respinta perche' ritenuta non degna di essere discussa in quell'universita', in quanto abbracciava le tesi del modernismo, e poi riproposta da Testori con espunte le parti contestate. 1948 Va in scena al Teatro della Basilica di Milano il suo primo testo teatrale, Caterina di Dio, interpretato da una giovane Franca Valeri. 1949 In seguito all'intervento della Sovrintendenza ai Monumenti, cancella gli affreschi, commissionati dai Padri Serviti e raffiguranti i quattro evangelisti realizzati per la chiesa di San Carlo a Milano. 1950 Scrive Tentazione nel convento e va in scena al Teatro Verdi di Padova, con la regia di Gianfranco de Bosio, un altro suo testo teatrale, Le Lombarde. 1952 Inizia la collaborazione con "Paragone", rivista diretta dal grande critico d'arte Roberto Longhi, con un saggio su Francesco del Cairo che crea discussioni e polemiche. 1953 Partecipa all'organizzazione della mostra "I pittori della realta' in Lombardia" a Palazzo Reale, a Milano. 1954 Pubblica nei "Gettoni" di Einaudi, collana diretta da Elio Vittorini, la prima opera narrativa, Il dio di Roserio. 1955 Organizza la "Mostra del manierismo piemontese e lombardo del Seicento" che si tiene a Palazzo Madama a Torino e al Centro culturale Olivetti di Ivrea e l'anno successivo quella su Gaudenzio Ferrari a Vercelli. 1958 Pubblica, per Feltrinelli, la raccolta di racconti Il ponte della Ghisolfa che apre il ciclo "I segreti di Milano". Al libro viene assegnato il Premio Puccini-Senigallia. Ad alcuni racconti del libro Luchino Visconti si ispira per il film Rocco e i suoi fratelli. 1959 Pubblica una seconda raccolta di racconti, La Gilda del Mac Mahon. Organizza la mostra su Tanzio da Varallo, tra i suoi artisti prediletti, a Palazzo Reale di Torino. 1960 Va in scena, al Piccolo Teatro di Milano, con la regia di Mario Missiroli e protagonista Franca Valeri, La Maria Brasca, terzo quadro della serie "I segreti di Milano". Dopo alcuni interventi della censura preventiva, va in scena, il 22 dicembre al Teatro Eliseo di Roma, L'Arialda, con la compagnia Morelli-Stoppa e la regia di Luchino Visconti. Nel febbraio 1961, dopo le 53 repliche romane, lo spettacolo arriva a Milano, ma viene tolto dal cartellone del Teatro Nuovo dall'autorita' giudiziaria, dopo una sola recita, "per turpitudine e trivialita'". 1961 Pubblica il suo primo romanzo Il fabbricone e la monografia d'arte Elogio dell'arte novarese. 1962 Entra a far parte della redazione di "Paragone". 1965 Raccoglie tutti gli studi dedicati a Gaudenzio Ferrari in Il gran teatro montano, pubblicato da Feltrinelli. Scrive anche Il Memoriale e l'Esterminio, prefazione al Memoriale ai milanesi di San Carlo Borromeo. Pubblica anche il poema I Trionfi. 1967 Organizza la mostra "Ceruti e la ritrattistica del suo tempo nell'Italia settentrionale". Va in scena al Teatro Quirino di Roma, con la compagnia Brignone-Fortunato-Fantoni e per la regia di Luchino Visconti, La Monaca di Monza. 1969 Pubblica il testo teatrale Erodiade e la monografia su Fra' Galgario. Ritorna a occuparsi del Sacro Monte di Varallo e pubblica lo studio dedicato alla "Cappella della Strage" del Paracca. 1971 Espone i suoi disegni alla Galleria Galatea nella citta' di Torino. 1973 Un suo testo teatrale, L'Ambleto, inaugura un nuovo teatro milanese, il Salone Pier Lombardo. E' l'inizio di un lungo sodalizio con l'attore Franco Parenti e con la regista Andree Ruth Shammah. Partecipa all'organizzazione della mostra "La pittura lombarda del Seicento" che si tiene a Milano. Nel catalogo pubblica il saggio Sennacherib e l'angelo. Pubblica la raccolta di poesie Nel Tuo sangue, cui viene assegnato il Premio internazionale di poesia Etna-Taormina. 1974 Ritorna dopo piu' di dieci anni a pubblicare un romanzo, La Cattedrale, e va in scena al Pier Lombardo Macbetto, la seconda parte della "Trilogia degli Scarrozzanti". 1975 Pubblica un altro romanzo Passio Laetitiae et Felicitatis, e scrive l'introduzione alle Rime di Michelangelo Buonarroti, per la Bur Rizzoli. Pubblica le monografie d'arte Romanino e Moretto alla Cappella del S.S. Sacramento e Beniamino Simoni a Cerveno. 1977 Va in scena al Salone Pier Lombardo, Edipus, terza parte della "Trilogia degli Scarrozzanti". A luglio muore la madre, Lina Paracchi, e inizia a scrivere Conversazione con la morte, a lei dedicata. Inizia a pubblicare articoli di argomento etico-morale sul "Corriere della Sera". 1978 Legge per la prima volta Conversazione con la morte al Salone Pier Lombardo e poi in piu' di cento teatri e chiese di tutta Italia. Inizia la collaborazione con un nuovo settimanale, "Il Sabato", espressione del movimento di Comunione e Liberazione. 1979 Viene rappresentato a Milano, nella chiesa di Santo Stefano, da parte della Compagnia dell'Arca e con la regia di Emanuele Banterle, Interrogatorio a Maria, che diventera' un evento con rappresentazioni in 200 citta' e paesi italiani. Il 29 luglio 1980, a Castelgandolfo, alla presenza dello stesso scrittore, Interrogatorio a Maria ha uno spettatore d'eccezione: Papa Giovanni Paolo II. 1980 Inizia la direzione della collana "I libri della speranza". Il primo titolo e' un colloquio tra Testori e don Luigi Giussani, Il senso della nascita. 1981 Partecipa all'organizzazione della mostra che si tiene a Milano "La Ca' Granda. Cinque secoli di storia e arte dell'Ospedale Maggiore di Milano". Pubblica il monologo teatrale Factum est che viene rappresentato da Andrea Soffiantini, per la prima volta, alla chiesa del Carmine di Firenze. 1982 Gli articoli a carattere etico-morale, pubblicati sul "Corriere della Sera" e sul "Sabato", vengono raccolti nel volume La maesta' della vita. 1983 Con Post-Hamlet torna a confrontarsi, in chiave strettamente cristiana, con la figura di Amleto. L'opera viene rappresentata al Teatro di Porta Romana dalla Compagnia degli Incamminati, costituita da Testori (che ne e' presidente), insieme a Emanuele Banterle e Riccardo Bonacina. Pubblica la raccolta di poesie Ossa mea. 1984 Riscrive il monologo teatrale Erodiade, rappresentato al Teatro di Porta Romana, protagonista Adriana Innocenti, con la regia di Testori stesso. 1985 I Promessi Sposi alla prova viene rappresentato al Salone Pier Lombardo dalla Compagnia Franco Parenti, con la regia di Andree Ruth Shammah. Nel catalogo della mostra "Manzoni. Il suo e il nostro tempo" pubblica il saggio Ricordi figurativi del e dal Manzoni, un itinerario nelle opere d'arte che si ricollegano alla lezione del grande scrittore lombardo. Riceve il Premio "Renato Simoni - una vita per il teatro". 1986 Dopo due anni in cui viene continuamente annunciato, viene messo in scena Confiteor, con cui inizia la lunga collaborazione con l'attore Franco Branciaroli. 1987 Al Centre Georges Pompidou di Parigi viene allestita la mostra di disegni "Testori: Erodiade e la testa del Profeta". Porta al Salone Pier Lombardo come regista il Filippo di Vittorio Alfieri, al quale seguira', nel 1988, anche la regia di Oreste, sempre dell'Alfieri. 1988 Pubblica il romanzo In exitu. In una versione ridotta alle esigenze del teatro, il testo va in scena al Teatro La Pergola di Firenze, con la regia dello scrittore, protagonisti Franco Branciaroli nel ruolo di Riboldi Gino e Testori stesso in quello dello "scrivano". Al teatro Out Off di Milano tiene un ciclo di tre lezioni sul proprio lavoro, intitolato "La parola, come". Vince il Premio Pandolfo con la raccolta di poesie ...et nihil. 1989 Va in scena al Piccolo Teatro di Milano Verbo', terza parte della prima "Branciatrilogia", dedicata ai poeti francesi Verlaine e Rimbaud, protagonisti Franco Branciaroli e lo scrittore stesso. Pubblica, presso Franco Maria Ricci, un volume sulle figurazioni artistiche della Maddalena. 1990 Viene ricoverato all'ospedale San Raffaele di Milano, dove, nonostante l'aggravarsi della malattia, continua a scrivere, dedicandosi alla Traduzione della prima lettera ai Corinti. Va in scena al Teatro Nazionale di Milano, Sfaust, il primo titolo della seconda "Branciatrilogia". 1991 Al Teatro Goldoni di Venezia viene rappresentato sdisOre', la seconda parte della seconda "Branciatrilogia". Pubblica Traduzione della prima lettera ai Corinti. 1992 Esce il romanzo Gli angeli dello sterminio. Nella stanza dell'ospedale San Raffaele, dove e' ricoverato, scrive i Tre Lai (Cleopatras, Erodias, Mater Strangoscias), che verranno pubblicati postumi. 1993 Muore il 16 marzo 1993. La sua ultima testimonianza viene affidata a una intensa intervista televisiva di Riccardo Bonacina, trasmessa dalla Rai nei giorni precedenti la morte. * Per leggere Testori Opere complete: L'opera omnia di Testori e' pubblicata da Bompiani nella collana dei "Classici": Opere 1943-1961, a cura di Fulvio Panzeri, introduzione di Giovanni Raboni, Bompiani, Milano, 1996; nuova edizione 2003. Opere 1965-1977, a cura di Fulvio Panzeri, introduzione di Giovanni Raboni, Bompiani, Milano, 1997; nuova edizione 2003. Il terzo volume, Opere 1978-1993, sara' pubblicato nel 2004. Altre edizioni: Mondadori sta ripubblicando negli "Oscar" le nuove edizioni delle opere piu' importanti di Testori: Il dio di Roserio, Mondadori, Milano 2002. Il Fabbricone, Mondadori, Milano 2002. Il ponte della Ghisolfa, Mondadori, Milano 2003. I promessi sposi alla prova e La Monaca di Monza, Mondadori, Milano, 2003. Longanesi ha riproposto le sue ultime opere: Sfaust, Longanesi, Milano 1990. sdisOre', Longanesi, Milano 1991. Traduzione della prima lettera ai Corinti, Longanesi, Milano 1991. Gli angeli dello sterminio, Longanesi, Milano 1992. Tre lai, Longanesi, Milano 1994. Questi gli inediti pubblicati solo di recente: Il Branda, Aragno, Torino 2001. Si tratta di un testo teatrale dei primi anni Sessanta, ambientato a Como, nella periferia di Camerlata. Amleto. Una storia per il cinema, Aragno, Torino 2002. E' la sceneggiatura, degli anni Settanta, di un film di cui Testori avrebbe dovuto essere regista e del quale ha anche disegnato i costumi, riprodotti nel volume. Segno della gloria, Libri Scheiwiller, Milano 2003. E' un libro che raccoglie le poesie scritte da Testori per i pittori contemporanei di cui si e' occupato, da Francis Bacon a Rainer Fetting, da Giorgio Morandi a Enzo Cucchi, da Samuele Gabai a Arnulf Rainer. Per un primo approccio alla critica d'arte di Testori, relativa agli artisti del Novecento, si segnalano le due raccolte, curate da Stefano Crespi: La cenere e il volto. Scritti sulla pittura del Novecento, Le Lettere, Firenze 2001. La cenere e la carne. Scritti sulla scultura del Novecento, Le Lettere, Firenze 2002. Per un approfondimento della sua attivita' pittorica: Giovanni Testori parole e colori (testi di Luigi Cavadini, Stefano Crespi, Alain Toubas), Mazzotta, Milano 2003. E' il catalogo della mostra allestita a Cernobbio (Como) in Villa Bernasconi e aperta fino al 26 giugno 2003; propone un itinerario completo, dalle prime e inedite prove degli anni Quaranta fino agli ultimi acquarelli, una serie di tramonti dipinti all'ospedale San Raffaele. Segnaliamo, infine, alcuni recenti saggi monografici: Fabio Pierangeli - Davide Dall'Ombra, Giovanni Testori biografia per immagini, Gribaudo, Cavallermaggiore (Cn) 2000. Andrea Bisicchia, Testori e il teatro del corpo, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2001. Fulvio Panzeri, Vita di Testori, Longanesi, Milano 2003. 3. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 4. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009" Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni nonviolenti". E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009"/ una copia, 10 euro. Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it 5. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009 E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo: una copia, 10 euro. Per richieste: - Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it - Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax: 923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 688 del 2 gennaio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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