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Minime. 686
- Subject: Minime. 686
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 31 Dec 2008 01:21:22 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 686 del 31 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Tacciano le armi 2. Naoki Tomasini intervista Adam Keller 3. Ali Rashid: Senza pieta' e speranza 4. "Pacedifesa", foglio informativo del Centro Studi Difesa Civile 5. Pasquale Di Palmo: Tommaso Landolfi 6. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" 7. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009" 8. L'Agenda dell'antimafia 2009 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. LE ULTIME COSE. TACCIANO LE ARMI Cessino subito tutte le azioni di guerra. Gli attentati missilistici di Hamas verso Israele, i raid aerei israeliani su Gaza. Ma anche: le azioni di guerra in Afghanistan, e altrove. Salvare le vite occorre: questa e' la civilta'. Salvare le vite occorre: vi e' una sola umanita'. Cessino subito tutte le azioni di guerra. La nonviolenza e' la via. 2. TESTIMONIANZE. NAOKI TOMASINI INTERVISTA ADAM KELLER [Dal sito di "Peacereporter" riprendiamo il seguente articolo del 29 dicembre 2008 col titolo "Propaganda e manovre elettorali" e il sommario "Il commento di Adam Keller, leader del gruppo pacifista israeliano Gush Shalom"] "Sia che siate sostenitori dell'assalto a Gaza che non, avete il dovere di ricordare al governo che ci sono delle linee rosse che non possono essere superate. Tra queste una delle piu' importanti e' che un'istituzione accademica non puo' diventare un obiettivo militare". Cosi' l'appello lanciato lunedi' dall'organizzazione pacifista israeliana, Gush Shalom, che ha invitato tutti gli studenti israeliani, di sinistra e di destra, a protestare contro il bombardamento che lunedi' mattina ha colpito l'universita' islamica di Gaza. "L'appello era rivolto a tutti gli studenti, anche quelli favorevoli all'operazione militare contro Gaza. Ma onestamente non ci aspettiamo che parteciperanno" racconta a "PeaceReporter" il leader di Gush Shalom, Adam Keller. "E' stato soprattutto un gesto simbolico per sottolineare la gravita' politica del fatto" prosegue Keller. "Cerchiamo in qualche modo di contrastare la propaganda del governo che in queste ore e' particolarmente attiva. La televisione israeliana sta insistendo con grande enfasi sulla sofferenza della popolazione del sud di Israele e sul pericolo dei razzi sparati dai miliziani palestinesi. Non e' che dicano cose false, semplicemente prestano un'attenzione spropositata alle storie, alle lacrime e al dolore delle vittime israeliane dei razzi. E' una cronaca sincera di quel che accade tra Sderot, Ashkelon e Ashdod, ma il punto e' che lo stesso non accade con le vittime palestinesi, che vengono implicitamente tacciate di essere terroristi. Il risultato e' che nella mente degli spettatori si consolida la convinzione che la morte di un israeliano sia piu' grave di quella di centinaia di palestinesi". "Sabato c'erano state altre proteste in Galilea, organizzate dai partiti arabi-israeliani, in coordinamento con i gruppi pacifisti israeliani. Una collaborazione che proseguira' anche nei prossimi giorni, in particolare nella grossa manifestazione che stiamo organizzando per sabato prossimo". Secondo Keller, la maggioranza della popolazione israeliana e' per ora favorevole all'attacco di questi giorni, e lo sarebbe anche rispetto all'ipotesi di un invasione di terra. "E' un fatto comune in Israele, anche se mi pare che il sostegno sia inferiore che in passato, ad esempio rispetto alla guerra in Libano del 2006". Rispetto all'invasione via terra, invece, tutto dipende da quante saranno le perdite: "Un simile attacco sarebbe molto pericoloso per i soldati israeliani - spiega ancora Keller - e' dunque probabile che il sostegno all'operazione decresca nel momento in cui l'esercito iniziasse a riportare perdite. Se invece l'operazione terrestre fosse di portata limitata, non credo che la popolazione israeliana protesterebbe". Adam Keller punta anche l'attenzione sul legame tra le operazioni militari degli ultimi tre giorni e le prossime elezioni politiche in Israele. La ministro degli Esteri Tzipi Livni e quello della Difesa, Ehud Barak, due tra i principali candidati, stanno avendo in questi giorni una notevole ribalta mediatica, un'esposizione che li potrebbe avvantaggiare o, in caso di esito negativo, condannare alla sconfitta. "Ci sono diversi sospetti che Barak, che non era accreditato per raggiungere un buon risultato elettorale, stia tentando di recuperare punti mostrando il pugno di ferro in questa operazione. Lui pubblicamente nega che quello sia il suo scopo, ma io resto convinto che le cose stiano cosi'". "Anche la Livni e' impegnata nello stesso tipo di manovre, lei e Barak sono avversari tra loro e della destra di Netanyahu. Entrambi sono convinti di sottrarre voti al Likud esibendo una politica agressiva, ma credo che si sbaglino di grosso". Lunedi' pomeriggio davanti all'universita' di Tel Aviv c'erano circa 300 persone, un gruppo sparuto rispetto alle altre proteste nel mondo, ma non cosi' minimo per lo standard israeliano. La manifestazione, pero', e' stata turbata da scontri con attivisti di destra e polizia. 3. RIFLESSIONE. ALI RASHID: SENZA PIETA' E SPERANZA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 28 dicembre 2008 col titolo "Senza pieta' e speranza"] Sono decine e decine i poveri corpi di giovani maciullati e ammucchiati davanti alle caserme nella Striscia di Gaza. Qualcuno e' ancora vivo, fa il segno della vittoria con la mano tremante. Nello stesso momento decine e decine di sofisticati F16 e di elicotteri Apache, gioielli dell'industria bellica americana, con precisione e concomitanti tecnologie attaccano altri obiettivi. Colonne di fumo e detriti coprono cielo e terra. Negli ospedali arrivano con mezzi di fortuna resti umani di tutte le eta' in condizioni umilianti. Tante le vittime tra i bambini. A Gaza e' da tempo scomparsa la pieta'. Da tempo su questo angolo di Mediterraneo e' steso un velo dietro il quale Israele puo' fare quello che vuole per imporre la resa totale in cambio di una vita vegetativa senza dignita' e umanita'. E' un massacro annunciato, il ministro degli esteri israeliano l'aveva illustrato tre giorni fa al Cairo in una conferenza stampa con il ministro degli esteri egiziano. L'Europa e gli Stati Uniti ne erano informati, il ministro degli esteri italiano lo aveva rivelato due giorni fa alla radio, augurandosi un intervento senza danni collaterali. I palestinesi sono lasciati soli, abbandonati. Il mondo copre i crimini di Israele. Sotto i bombardamenti sfilano i cortei funebri con la partecipazione, a volte composta e a volte arrabbiata, di chi non vuole farsi intimorire e non vuole rinunciare, accettando in silenzio di morire o di sprofondare nell'irrilevanza insieme alla sua causa. Mentre sullo schermo di Al Jazeera scorrono le immagini in diretta, il portavoce dell'esercito israeliano dichiara che e' solo l'inizio della nuova fase della guerra contro il terrorismo, concetto ribadito dal ministro della difesa e segretario del partito laburista Barak. A differenza di qui, quelle immagini sono arrivate in diretta in milioni e milioni di case in tutto il mondo arabo e islamico, confluite con quelle quotidiane che accompagnano la triste storia del popolo palestinese da sessant'anni, sommando odio all'odio e rancore al rancore e mettendo una pietra tombale sulla credibilita' dell'occidente, quello che e' pronto a inviare altre truppe in Afghanistan, dopo aver distrutto l'Iraq (per "ristabilire la pace e portare democrazia e liberta'"). Oggi la speranza di una soluzione politica e' ancora piu' lontana. I palestinesi sono sempre piu' divisi, Abu Mazen ne esce ancora piu' indebolito e deriso, le istituzioni internazionali vengono ridicolizzate insieme ai leader arabi "moderati". Gli stessi che in sei mesi di tregua osservata da Hamas non sono riusciti a porre fine all'assedio che ha visto negare a un milione e mezzo di palestinesi cibo, acqua, carburante, elettricita' e medicine, ne' sono riusciti a garantire l'ingresso nei Territori occupati all'inviato per i diritti umani del segretario delle Nazioni Unite, subito espulso dalle autorita' israeliane. La resistenza palestinese contro l'occupazione barbara e piu' lunga della storia e' un diritto legittimo, su questo principio non si possono accettare compromessi se non in presenza di un vero processo di pace, con serie garanzie di efficacia da parte della comunita' internazionale, e non di un processo farsa che permette a Israele di annettere altri territori, violare ulteriori diritti, infliggere maggiori sofferenze e ledere la dignita' di un popolo, mettendo in ridicolo le sue istituzioni democratiche e rappresentative. Ma il lancio dei missili artigianali Kassam contro Israele entra a far parte di una guerra assurda, che aumenta la sofferenza dei palestinesi e fornisce agli israeliani un alibi per perpetrare crimini, cosi' come rientra in una dinamica malata del rapporto Hamas-Al Fatah. E manifestazione anche della divisione nella regione tra i cosiddetti radicali e moderati. Allo stesso modo, l'ennesimo massacro fa parte delle dinamiche interne pre-elettorali israeliane. Abbiamo assistito nelle ultime settimane a una gara di estremismi tra i vari esponenti di punta della politica israeliana come parte della loro campagna elettorale. E questo dimostra da un lato l'impermeabilita' israeliana alle legittime rivendicazioni nazionali palestinesi con lo snaturamento della questione degli aiuti umanitari, dall'altro lo spostamento a destra della societa' israeliana, che si affida solo a chi mette in mostra i muscoli e usa parole insensate. In questo momento in tutto il mondo arabo prende forma una gigantesca ondata di indignazione contro i regimi arabi, che solo nelle ultime ore sono stati costretti a condannare l'aggressione israeliana. Dopo mesi di omerta', il governo egiziano ha mandato ai confini di Gaza le ambulanze per evacuare i feriti ma molti di loro hanno rifiutato di farsi trasportare. Manifestazioni e scontri infiammano la Cisgiordania e anche i palestinesi di cittadinanza israeliana. Israele dichiara che questa guerra e' destinata a durare ancora, le fila dei corpi esanimi si allungano nel piazzale dell'ospedale di Gaza e il rombo dei bombardamenti continua. E il fossato tra Occidente e Oriente si allarga a causa della politica israeliana e del sostegno incondizionato a questa politica fin qui dato dagli Stati Uniti e dall'Europa. Barack Obama scoprira' mai la disperazione di Gaza e della Cisgiordania? Si accorgera' dell'assottigliarsi delle alleanze americane nella regione? E che non le guerre, ma la soluzione della questione palestinese e' all'ordine del giorno?... 4. STRUMENTI. "PACEDIFESA", FOGLIO INFORMATIVO DEL CENTRO STUDI DIFESA CIVILE Segnaliamo "Pacedifesa", foglio informativo del Centro Studi Difesa Civile, di cui e' uscito il n. 4 del 2008. In questo numero: 1. Notizie del Centro Studi Difesa Civile; 2. Cosa succede in Italia; 3. Contributi teorici; 4. Interventi internazionali; 5. Segnalazioni e annunci. Per informazioni e contatti: Centro Studi Difesa Civile, via della Cellulosa 112, 00166 Roma, e-mail: roma at pacedifesa.org, sito: www.pacedifesa.org 5. PROFILI. PASQUALE DI PALMO: TOMMASO LANDOLFI [Dal mensile "Letture", n. 630, ottobre 2006, col titolo "Tommaso landolfi" e il sommario "Considerata in passato rivolta a un pubblico ristretto per il linguaggio manierato e prezioso, l'opera di Landolfi di recente si sta imponendo come una delle esperienze letterarie fondamentali del secolo appena trascorso"] Con il passare del tempo l'opera variegata di Tommaso Landolfi si configura come una delle esperienze letterarie piu' singolari e rappresentative del nostro Novecento. Narratore straordinariamente dotato, Landolfi si misuro' proficuamente con tutti i generi, spaziando indifferentemente dal romanzo al racconto, dall'elzeviro alla poesia, dal saggio alla favola, dalla traduzione alla piece teatrale, dimostrando una perizia tecnica impareggiabile. Si ha l'impressione che l'autore volesse piegare qualsiasi genere alle sue personali esigenze creative, dissimulando, piu' che esibendo, un autobiografismo sempre tenuto sopra le righe. La sua opera costituisce una sorta di "diario perpetuo", come emblematicamente intitolera' alcuni tardi contributi memorialistici apparsi sul "Corriere della sera". Ma si tratta di un diario in cui paradossalmente l'autore tende a nascondersi piu' che a mostrarsi, come se i suoi scritti rappresentassero un articolato e complesso crittogramma che solo il lettore piu' avveduto sara' in grado di comprendere nelle sue piu' recondite ramificazioni. L'atteggiamento di Landolfi, personaggio schivo e aristocratico, chiuso in un universo misterioso e bizzarro, sara' costantemente rivolto a occultare la sua presenza, arrivando a pubblicare sul risvolto di copertina dei suoi libri la polemica dicitura: "Risvolto bianco per desiderio dell'autore". * Narrazioni del fantastico L'esordio di Landolfi matura nella Firenze degli anni Trenta, permeata dall'atmosfera che si respira intorno al mitico Caffe' delle Giubbe Rosse, ritrovo di letterati di spicco come Montale, Gadda, Bilenchi, Delfini, Luzi, Vittorini, Traverso. Nel 1937 esce presso l'editore Parenti la straordinaria raccolta di racconti Dialogo dei massimi sistemi, il cui titolo riprende quello del trattato galileiano (il ricorso a titoli importanti della tradizione scientifica e letteraria, compresa la loro ironica deformazione, rimarra' una costante nell'opera dello scrittore). I racconti sono pervasi da un'atmosfera da incubo che sconfina spesso nel grottesco e che rimanda ai modelli "gotici" di Poe, Hoffmann, Nerval. Bisogna segnalare perlomeno il sorprendente racconto "Maria Giuseppa" che evidenzia la profonda distanza che separa l'autore di Pico dai canoni letterari del tempo. Il protagonista narra in prima persona la vicenda dei suoi controversi rapporti con Maria Giuseppa, una fantesca di origine contadina che, a causa dei continui soprusi del suo padrone, si ammala gravemente e muore. Ma non c'e' nulla di patetico nella narrazione, tutta giocata sul registro delle elucubrazioni semiserie di Giacomo, il succitato protagonista del racconto che rappresenta una sorta di alter ego dello stesso narratore. Nel 1939 escono due libri di Landolfi: il romanzo La pietra lunare che segna l'inizio della pubblicazione da parte di Vallecchi di quasi tutte le sue opere (d'ora in poi evidenzieremo soltanto i nomi degli editori che non corrispondono a quello fiorentino), e la raccolta di novelle Il Mar delle Blatte e altre storie, stampata nelle Edizioni della Cometa, dirette dall'amico poeta Libero De Libero a cui e' emblematicamente dedicata Notte di nozze. La pietra lunare, che ha come sottotitolo Scene della vita di provincia, racconta la curiosa vicenda del giovane Giovancarlo che incontra una ragazza dai piedi caprini chiamata Guru', con la quale vivra' una lunga serie di avventure soprannaturali, misurandosi di volta in volta con i briganti morti, le creature mannare, le mitiche Madri, in ambienti spettrali e decadenti che non possono non richiamare alla mente le atmosfere e le superstizioni che circolavano un tempo nei paesi meridionali. Con Il Mar delle Blatte e altre storie ci troviamo di fronte a una sequenza di piccoli capolavori, a cominciare dall'enigmatico racconto che da' il titolo al libro, permeato da un'atmosfera surreale e plumbea che non puo' non ricordare le invenzioni eccentriche e, al tempo stesso, rigorose di Kafka. Non e' un caso che, nel libro successivo (La spada, del 1942), uno dei racconti piu' significativi sia proprio "Il babbo di Kafka" che costituisce una sorta di divagazione stralunata e fantastica sulla vita del grande scrittore praghese (sulla stessa falsariga si puo' annoverare anche il racconto "La moglie di Gogol'", presente nella raccolta Ombre del 1954, in cui compare anche "La vera storia di Maria Giuseppa" dove si narra la reale vicenda della fantesca che prestava servizio in casa di Landolfi, brutalmente "marocchinata" in tempo di guerra). E al periodo bellico e' ispirato anche il romanzo breve Racconto d'autunno (1947), dominato dall'atmosfera che si respira in una labirintica magione permeata da presenze fantastiche e inquietanti che non puo' non richiamare alla mente sia la dimora avita di Pico sia il racconto "The fall of the house of Usher" di Poe. L'anno precedente era uscito per Bompiani Le due zittelle, romanzo in cui il divertissement sconfina nella provocazione blasfema, esplicandosi attraverso una serie di divertenti, anche se mai gratuite, trovate linguistiche: alla figura delle due "zittelle" (diminutivo plurale di "zitta") si contrappone quella di Tombo, una "scimia" che arrivera', attraverso le sue sacrileghe scorribande notturne, a scombussolare la vita provinciale delle due sorelle. Nel risvolto di copertina dell'edizione originale figura una nota critica, non firmata ma di mano di Eugenio Montale, in cui si legge tra l'altro: "[...] nessuno vorra' negare che per varieta' di toni, nerbo e scioltezza di plessi stilistici e travolgente pathos intellettuale il libro del Landolfi esca dai facili schemi del genere narrativo e si ponga sul piano dell'arte piu' ardua, su quello dei maggiori 'incubi' psicologici e morali della moderna letteratura europea". Nel 1950 esce Cancroregina, magistrale racconto lungo di ambientazione fantascientifica in cui Landolfi sembra riscrivere, in ambito decisamente futuristico, la trama del Giornale di un pazzo di Gogol', autore amatissimo di cui tradusse gli indimenticabili Racconti di Pietroburgo per Rizzoli nel 1941 (bisogna inoltre ricordare le numerose versioni sia dal russo di Puskin, Leskov, Lermontov, Tjutcev, Tolstoj, Dostoevskij, sia dal tedesco di Novalis, Hofmannsthal e i fratelli Grimm, che dal francese di Merimee e Nodier). Sul risvolto di copertina appare una delle rarissime immagini dello scrittore che, com'e' noto, non amava farsi fotografare e che aveva una particolare forma di idiosincrasia per ogni tipo di ostentazione pubblica (circola un aneddoto secondo il quale Landolfi metteva a dura prova gli organizzatori dei premi letterari, costretti com'erano a cambiare i programmi delle relative manifestazioni per evitare che lo scrittore, quando saliva sul palco per la premiazione, presentasse le proprie terga al pubblico). * Dalle favole alla diaristica Landolfi si misuro' anche con il mondo delle favole. Oltre a scrivere divertenti colloqui e filastrocche, compose due tra le piu' belle storie moderne per l'infanzia, intitolate rispettivamente Il principe infelice (1943) e La raganella d'oro (1954). Qui vige una sorta di morale rovesciata, in cui il caso predispone come una gigantesca ragnatela il suo imperscrutabile disegno. Le due favole rappresentano un caso atipico nella produzione landolfiana, essendo tutte giocate intorno a un linguaggio piano e misurato, fruibile percio' pure dai lettori piu' piccoli e sprovveduti, anche se l'impressione che se ne ricava e' che siano indirettamente destinate a chi rimpiange di non potersi ancora annoverare tra i lettori piu' piccoli e sprovveduti. Soltanto in pochi libri Landolfi abbraccia uno stile cosi' terso e lineare che vira in direzione di una piena godibilita' del testo, senza costringere il lettore a ricorrere in continuazione all'ausilio del vocabolario (anche se in misura minore rispetto alla lezione gaddiana). Le disavventure di Rami nel Principe infelice e quelle del palafreniere Teraponte nella Raganella d'oro, tese a salvare rispettivamente il principe dell'Impero della Luna e la principessa Uriana, risultano quasi speculari alla luce del classico percorso di iniziazione intrapreso dai giovani al fine di esorcizzare lo spettro del delirio e della morte. Sono evidenti al riguardo gli influssi delle favole dei fratelli Grimm che lo stesso Landolfi tradusse e che furono incluse nell'antologia Germanica, curata dall'amico Leone Traverso per Bompiani nel 1942 e che sono state recentemente riproposte in un volumetto adelphiano: il risveglio dal letargo di Rami, la giovinetta dal cuore di vetro, sembra un calco del finale di Biancaneve. La biere du pecheur inaugura, nel 1953, la splendida stagione diaristica che proseguira' con Rien va nel 1963 e con Des mois nel 1967. Fin dal titolo viene dichiarato l'intento beffardo e ambiguo dell'autore: infatti esso puo' significare - se scritto in maiuscolo e privo di accenti - sia "La birra del pescatore" sia "La bara del peccatore". Questa molteplice chiave di lettura, queste implicazioni polisemiche si riverseranno anche nel procedimento diaristico landolfiano, teso a mascherare e a nascondere piu' che a rivelare (sul risvolto di copertina appare l'immagine emblematica dello scrittore che si copre il volto con il ventaglio della mano aperta). Paradossalmente, infatti, questo autobiografismo non e' mai scoperto, bensi' abbisogna, per diventare davvero autentico, di un continuo paludamento con cui esorcizzare la cognizione del vuoto e della morte. In altri termini Landolfi necessita, per denudarsi, di una maschera che gli consenta di sopportare quel disagio interiore che altrimenti lo annienterebbe. Montale, recensendo Rien va, osservava: "[...] Landolfi, magnifico traduttore dal russo e da altre lingue, quando scriveva in proprio non faceva altro che tradursi, tenendo nascosto in se' l'originale... Il suo e' in sostanza il linguaggio dell'uomo colto, che quando parla si sorveglia: un parlare che e' appunto recitazione". Nei diari le annotazioni autobiografiche si alternano a digressioni di carattere speculativo sugli argomenti piu' disparati (non ultimo il tema del gioco, su cui torneremo in seguito), con un senso della dissacrazione sempre incombente. Se ne La biere du pecheur molto evidenti sono i colpi ad effetto con i quali Landolfi riesce sapientemente a catturare l'attenzione del lettore, non esitando a inventare di sana pianta alcuni episodi (salvo ricordarcelo magari nel paragrafo successivo), in Rien va e Des mois il tono si fa meno aspro, in virtu' soprattutto del conflitto interiore con il quale l'autore vive la sopraggiunta, tarda paternita', tradendo reazioni che passano dall'irritazione a una sorta di inusuale tenerezza. Un esempio al riguardo concerne la descrizione dei piedini della figlia: "I suoi piedi sono estremamente morbidi, e serici anzi di raso: non pensavo che potesse darsi al mondo qualcosa di simile". Il narratore conosce in questa stagione accenti delicatissimi rivolti alla moglie-bambina, alla primogenita e al figlioletto, soprannominati rispettivamente Major, Minor e Minimus. * Il gioco metafora del mondo Nel 1958 con il racconto lungo Ottavio di Saint-Vincent, Landolfi approda a una delle sue prove piu' scoperte dal punto di vista biografico, essendo la vicenda tutta imperniata intorno al demone del gioco che anima le vicissitudini del protagonista (lo scrittore, com'e' risaputo, era un accanito giocatore e passava gran parte dell'anno nelle citta' che potevano impegnarlo in tal senso: Sanremo, Venezia, Saint-Vincent, le localita' della Costa Azzurra). D'altronde la concezione del gioco in Landolfi aveva qualcosa di paradossale, in quanto in innumerevoli testi cerca di dimostrare, attraverso vere e proprie disquisizioni di carattere filosofico, che il giocatore autentico e' solo colui che perde: "Non ha pace finche' non si sia incornato al tavolo verde, o, se si vuole, finche' non abbia tutto perduto". Carlo Bo, considerato dall'interessato il suo maggior critico, asseriva al riguardo: "Landolfi sapeva che avrebbe perduto e tuttavia non solo si metteva, trascinato dal suo demone, al tavolo verde ma sapeva che avrebbe - anche se avesse per caso vinto - esaltato soltanto il no perpetuo del destino". In Se non la realta' (1960), raccolta composita di racconti ispirata ai suoi numerosi viaggi, il tema del gioco e' sempre presente, manifestandosi attraverso un fatalismo che procede per contrapposizioni (si pensi alla metafora che Landolfi attinge dal contrasto tra rouge e noir, i fatidici colori della roulette). D'altronde i viaggi non si svolgono in luoghi particolarmente ameni e suggestivi, qualora si consideri che un caratteristico suo testo si ambienta a Rovigo e che le citta' non potevano che dividersi per lui in due sole categorie: quelle che possedevano un casino' e quelle che non lo possedevano. L'elemento della casualita' ricorre frequentemente nei suoi scritti, come nel racconto "La dea cieca e veggente" contenuto nella raccolta In societa' (1962), che presenta impressionanti analogie con il celebre "Pierre Menard, autore del Chisciotte" di Jorge Luis Borges: il protagonista, il poeta Ernesto, ricompone l'Infinito di Leopardi estraendo da un'urna alcune parole a caso... Ma, al di la' di qualsiasi affinita' di tipo letterario, il percorso di Landolfi resta quello di un isolato, di uno spirito eletto impegnato a sondare con le armi inadeguate di un linguaggio al tempo stesso ricercato ed esemplare, la profondita' del mistero e del male esistenziali. Nel 1964 vedono la luce gli indimenticabili Tre racconti scritti in uno stile asciutto e lineare che contrasta con le vicende fantasiose ivi narrate e in cui bisogna ricordare perlomeno il congegno perfetto della "Muta", uno dei vertici dell'arte landolfiana. In seguito appaiono il romanzo Un amore del nostro tempo (1965) che descrive la singolare vicenda di un amore incestuoso tra fratello e sorella; i Racconti impossibili (1966) che, sin dal titolo, si configurano come un significativo campionario delle sue narrazioni piu' grottesche e fantastiche, in cui spicca "La passeggiata", racconto basato su un lessico artefatto e prezioso, con vocaboli rari presi a prestito da un semplice dizionario della lingua italiana Zingarelli; la raccolta contenente cinquanta elzeviri apparsi sul "Corriere della sera" intitolata Un paniere di chiocciole (1968); il Breve canzoniere (1971), insolito libro composto da brevi dialoghi alternati a sonetti o brani in prosa; la raccolta di saggi e articoli di carattere letterario apparsi sulla rivista "Il Mondo" di Mario Pannunzio negli anni Cinquanta, Gogol' a Roma (1971). * Tra teatro e poesia Del 1959 e' il Landolfo VI di Benevento, tragedia in versi in sei atti. Con quest'opera Landolfi, che gia' nei suoi libri in prosa aveva inserito spesso qualche frammento poetico, approda a un genere, considerato in quel periodo anacronistico, come quello del poema drammatico in endecasillabi sciolti, con un'impostazione che, nello stile, ricorda l'Adelchi manzoniano. Il linguaggio e' volutamente arcaico e ricercato, essendo la vicenda ispirata al Medioevo che vide la sconfitta da parte del normanno Roberto il Guiscardo degli ultimi signori di Benevento, Landolfo e Pandolfo. Ma, come sempre in Landolfi, il tema trattato altro non e' che un pretesto per parlare di se', spesso in maniera camuffata, mascherata, delle proprie vicende esistenziali e delle profonde disillusioni di cui era preda. Nel 1963 vede la luce un altro testo teatrale, intitolato Scene dalla vita di Cagliostro, arricchito dalle fotografie tratte dall'edizione televisiva andata in onda il 14 maggio 1961 per la serie Le pecore nere con un cast d'eccezione, tra cui figurano Giorgio Albertazzi e Mario Scaccia. Nel 1969 esce il Faust '67, sorta di "dramma o commedia di incerto scioglimento", secondo la definizione dello stesso autore. Nel 1972 Landolfi pubblica a sorpresa una lunga raccolta poetica intitolata Viola di morte: si tratta dell'ultimo libro dello scrittore pubblicato con Vallecchi dopo un sodalizio durato oltre trent'anni. L'intento diaristico e' quanto mai presente, come precisa Graziella Bernabo' Secchi: "[...] la parentela fra queste poesie e le pagine diaristiche si rivela assai stretta, per quanto strana la cosa possa sembrare, trattandosi di generi tanto diversi: le accomuna infatti quel misto di spontaneita' e di concettosa cerebralita' che e' proprio delle piu' dirette confessioni dello scrittore". Il libro, dedicato alla memoria di Tjutcev e di D'Annunzio, risente di uno stile aulico e polemicamente anacronistico. Nel 1977 Rizzoli pubblica Il tradimento, definito dallo stesso autore come "grave e terribile seguito" di Viola di morte, anche se la frattura tra le due raccolte si palesa sia nei temi che nelle soluzioni di carattere formale. Se la prima silloge si presenta come un diario doloroso in cui, leopardianamente, gli endecasillabi si alternano ai settenari, nel Tradimento questa fattura neoclassica viene stravolta da versi stridenti e scabri, irriverenti e blasfemi. A questo proposito Geno Pampaloni osservera' come quella tra Dio e il Nulla sia "una compresenza, la forma stravolta e dolorosa di una fede solitaria, una lacerazione dolente fra il sentimento cristiano e l'orgoglio intellettuale". * Gli ultimi lavori Nell'aprile del 1972 Landolfi firma un contratto che lo lega alla casa editrice Rizzoli che pubblichera', oltre al volume di racconti Le labrene (1974) apparso nella collezione "La Scala", una collana destinata alle "Opere di Tommaso Landolfi". La collana alterna ristampe dei libri che piu' hanno incontrato l'apprezzamento di pubblico e critica, usciti originariamente da Vallecchi e non piu' disponibili, a nuovi titoli come A caso (1975) e al succitato testamento poetico intitolato Il tradimento. Del meno, uscito nel 1978, e' l'ultimo volume nel quale sono raccolti cinquanta elzeviri. Lo scrittore morira' di li' a poco, a Ronciglione, presso Roma, l'8 luglio 1979, dopo lunga e dolorosa malattia (uscira' postumo nel 1987, sempre per l'editore Rizzoli, Il gioco della torre che contiene una serie di contributi apparsi negli anni Sessanta sul "Corriere della sera"). Ma lo stile funambolico di Landolfi si e' ormai rastremato, la trama fantastica e surreale dei primi racconti ha ceduto il posto a una serie di dialoghi eleganti e stralunati, in cui un sarcasmo dai toni dolorosi e irriverenti la fa spesso da padrone. Sembra che, nel progressivo imbarbarimento cui ci sottopongono le pressioni mediatiche quotidiane, la scrittura di Landolfi resti, dall'alto del suo magistero artigianale, un monito a recuperare una dimensione piu' autentica e umana, scoprendo implicazioni etiche che, a tutta prima, sono avvertibili solo in filigrana. Il suo scetticismo, il suo pessimismo possono dunque essere letti come uno strumento che ci aiuti ad affrontare con il dovuto distacco una condizione esistenziale sempre piu' precaria e insufficiente, come denota lo scoperto autobiografismo dei testi estremi. Il finale amaro e beffardo di Questione d'orientamento, presente nel suo ultimo libro, e' li' a testimoniarlo: "In ogni caso stiano, i lettori, a quanto loro si comunica, e non cerchino di penetrare le intenzioni dell'autore, sovente a lui stesso oscure". * Una vita misteriosa disseminata di libri 1908 Tommaso Landolfi nasce a Pico, un paesino in provincia di Frosinone (all'epoca sotto la giurisdizione di Caserta). Il padre, Pasquale, e' un avvocato di antico lignaggio, la madre e' Maria Gemma Nigro, soprannominata Ida. 1910 Il 24 maggio la madre di Landolfi, in attesa del secondo figlio, muore. 1911-1916 Il bambino alterna periodi trascorsi a Pico, sotto la cura dei familiari, ad altri trascorsi con il padre a Roma. 1919-1923 Durante le numerose peregrinazioni al seguito dei familiari compie studi irregolari. Lo scrittore ricordera' in particolare l'esperienza negativa al Collegio Cicognini di Prato in uno dei brani piu' scoperti dal punto di vista biografico, Prefigurazioni: Prato, presente nella raccolta Ombre. 1924 Viene affidato alle cure di un giovane zio militare a Trieste. 1928-1932 Frequenta l'ambiente letterario che fa capo al celebre Caffe' delle Giubbe Rosse a Firenze. Stringe amicizia con Montale, Luzi, Gadda, Bo. Apprende il russo grazie all'amico slavista Renato Poggioli. Nel 1932 si laurea con una tesi su Anna Achmatova. 1937 Pubblica, sempre a Firenze, la sua prima raccolta di racconti con l'editore Parenti: Dialogo dei massimi sistemi. 1939 Escono, rispettivamente presso Vallecchi di Firenze e le Edizioni della Cometa di Roma, La pietra lunare e Il Mar delle Blatte e altre storie. 1942 Vallecchi pubblica la raccolta di racconti La spada. 1943-1945 Tra giugno e luglio del 1943 viene arrestato e detenuto nel carcere fiorentino delle Murate per sospetto antifascismo. Esce la fiaba Il principe infelice per Vallecchi. Nel 1945 la casa di Pico viene gravemente danneggiata in seguito a un bombardamento. 1946-1950 Nel 1946 pubblica il romanzo Le due zittelle per Bompiani. Vince al gioco una somma ingente. Nel 1947 e nel 1950 stampa per Vallecchi Racconto d'autunno e Cancroregina. Alterna periodi di residenza a Pico e nelle citta' piu' disparate: Firenze, Venezia, Parigi. Negli anni Cinquanta collabora al "Mondo" di Mario Pannunzio. 1953 Esce il primo dei diari vallecchiani: La biere du pecheur. 1954 Vedono la luce, sempre per Vallecchi, Ombre e La raganella d'oro. Inizia la collaborazione al "Corriere della sera". 1955 Il 3 novembre si sposa a Roma, in Campidoglio, con Maria Luisa, o Marisa, una giovane conosciuta un paio d'anni prima a Pico. Dopo il matrimonio si trasferisce nella riviera ligure, ad Arma di Taggia e a Sanremo. 1958 Il 19 maggio nasce la primogenita, Idolina. In Rien va figurano molti brani dedicati a quelle che chiama "le due bambine": la Major (la moglie) e la Minor (la figlia). Si aggiudica il Premio Viareggio (ricevera' nella sua carriera i piu' importanti riconoscimenti) con Ottavio di Saint-Vincent, pubblicato da Vallecchi nello stesso anno. Vede la luce per il Sodalizio del Libro di Venezia anche Mezzacoda. 1959 Esce la tragedia in versi Landolfo VI di Benevento per Vallecchi. 1960 Sempre per i tipi di Vallecchi da' alle stampe Se non la realta'. 1961 Nasce il secondogenito, Landolfo, soprannominato in Des mois il Minimus. Esce il volume antologico dei Racconti, edito da Vallecchi. 1962 Riceve l'offerta di una cattedra di Letteratura russa presso l'Universita' di Urbino. Rifiuta, obiettando di non volere "essere il primo, di una famiglia di antica tradizione, a conoscere l'onta del lavoro". Vallecchi pubblica In societa'. 1963 Riprende la collaborazione al "Corriere della sera" che si protrarra' fino alla morte. Gli articoli verranno parzialmente raccolti in Un paniere di chiocciole, Del meno e, postumo, Il gioco della torre. Escono da Vallecchi Rien va e Scene dalla vita di Cagliostro. 1964 Per Vallecchi da' alle stampe i Tre racconti. 1965 Esce il romanzo vallecchiano Un amore del nostro tempo. 1966 Vedono la luce i Racconti impossibili per Vallecchi. 1967 Durante l'estate ritorna a Pico, dopo qualche anno di assenza. Pubblica il terzo diario vallecchiano, Des mois. 1968-1971 Pubblica con Vallecchi Faust '67, Breve canzoniere e Gogol' a Roma. Nel 1971 ha una crisi cardiaca. 1972 Il 27 febbraio muore il padre. Esce l'ultimo volume stampato da Vallecchi: la raccolta di poesie Viola di morte. 1973 E' ricoverato d'urgenza in una clinica romana dove viene operato per un cancro. 1974-1978 Il suo nuovo editore Rizzoli pubblica i racconti delle Labrene (1974), cui seguiranno A caso (1975), Il tradimento (1977) e Del meno (1978). 1979 Si spegne l'8 luglio a Ronciglione, presso Roma. * L'opera inimitabile di un autore appartato Opere Solo due dei tre volumi previsti delle Opere di Tommaso Landolfi, curate dalla figlia Idolina, hanno visto la luce per Rizzoli, rispettivamente nel 1991 e nel 1992. Un'antologia dei racconti e' apparsa nel 1982 sempre per Rizzoli con il titolo Le piu' belle pagine di Tommaso Landolfi scelte da Italo Calvino (riproposta da Adelphi nel 2001). Da vari anni Adelphi ha intrapreso la pubblicazione delle singole opere landolfiane, comprese le traduzioni. Finora sono usciti i seguenti titoli: Le due zittelle (1992), Un amore del nostro tempo (1993), Cancroregina (1993), Ombre (1994), Le labrene (1994), Racconto d'autunno (1995), La pietra lunare (1995), Dialogo dei massimi sistemi (1996), Il Mar delle Blatte e altre storie (1997), Tre racconti (1998), Rien va (1998), La biere du pecheur (1999), Ottavio di Saint-Vincent (2000), La spada (2001), Gogol' a Roma (2002), Se non la realta' (2003), Il principe infelice e altre storie per bambini (2004). Bisogna inoltre ricordare che nel 1987 Rizzoli ha pubblicato il volume postumo Il gioco della torre, contenente una serie di racconti apparsi negli anni Sessanta sul "Corriere della sera". Rimandiamo alla cronologia per i dati relativi alle edizioni originali, in parte rintracciabili sul mercato antiquario. Tra le numerosi traduzioni dal russo, francese e tedesco, segnaliamo quelle ormai classiche di Gogol', Racconti di Pietroburgo, Rizzoli, 1941; Merimee, I falsi Demetrii, Vallecchi, 1944; Hofmannsthal, Le nozze di Sobeide. Il Cavaliere della Rosa, Vallecchi, 1959; Puskin, Poemi e liriche e Teatro e favole, Einaudi, rispettivamente 1960 e 1961; Novalis, Enrico di Ofterdingen, Vallecchi, 1962; Lermontov, Liriche e poemi, Einaudi, 1963; Dostoevskij, Ricordi dal sottosuolo, Vallecchi, 1964; Tjutcev, Poesie, Einaudi, 1964; Leskov, Il viaggiatore incantato, Einaudi, 1967; Tolstoj, La morte di Ivan Il'ic, Rizzoli, 1976. Presso Adelphi sono disponibili Ines de Las Sierras di Charles Nodier (1993), Mumu' e altri racconti di Ivan Turgenev (1997), La dama di picche e altri racconti di Alexandr Puskin (1998), le Fiabe dei fratelli Grimm (1999). * Bibliografia della critica Ci limitiamo a segnalare in questa sede, data l'enorme messe di contributi critici, qualche studio e monografia essenziali: Giancarlo Pandini, Tommaso Landolfi, La Nuova Italia, 1975. Graziella Bernabo' Secchi, Invito alla lettura di Landolfi, Mursia, 1978. Giovanna Ghetti Abruzzi, L'enigma Landolfi, Bulzoni, 1979. Una giornata per Landolfi, a cura di Sergio Romagnoli, Nuovedizioni Enrico Vallecchi, 1981. Tommaso Landolfi, a cura di Carlo Bo, Edizioni del Noce, 1983. Landolfi libro per libro, a cura di Tarcisio Tarquini, Hetea, 1988. Oreste Macri', Tommaso Landolfi. Narratore, poeta, critico, artefice della lingua, Le Lettere, 1990. Le lunazioni del cuore. Saggi su Tommaso Landolfi, a cura di Idolina Landolfi, La Nuova Italia, 1996. La "liquida vertigine", a cura di Idolina Landolfi, Leo S. Olschki Editore, 2002. Gli "altrove" di Tommaso Landolfi, a cura di Idolina Landolfi e Ernestina Pellegrini, Bulzoni, 2004. Un linguaggio dell'anima, a cura di Idolina Landolfi e Antonio Prete, Manni, 2006. 6. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 7. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009" Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine, insieme allo spazio quotidiano per descrivere giorni sereni, per fissare appuntamenti ricchi di umanita', per raccontare momenti in cui la forza interiore ha avuto la meglio sulla forza dei muscoli o delle armi, offre spunti giornalieri di riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di antologia della nonviolenza che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata. E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009". - 1 copia: euro 10 - 3 copie: euro 9,30 cad. - 5 copie: euro 8,60 cad. - 10 copie: euro 8,10 cad. - 25 copie: euro 7,50 cad. - 50 copie: euro 7 cad. - 100 copie: euro 5,75 cad. Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it 8. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009 E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, quest'anno dedicata alle donne nella lotta contro le mafie e per la democrazia. E' curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo ed edita dall'editore Di Girolamo di Trapani. Si puo' acquistare (euro 10 a copia) in libreria o richiedere al Centro Impastato o all'editore. * Per richieste: - Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it - Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax: 923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 686 del 31 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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