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Minime. 683
- Subject: Minime. 683
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 28 Dec 2008 01:10:11 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 683 del 28 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Dove porta il "tanto peggio, tanto meglio" 2. Emily Dickinson: Perdona le lacrime 3. Mauro Novelli ricorda Piero Chiara 4. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" 5. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009" 6. L'Agenda dell'antimafia 2009 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. DOVE PORTA IL "TANTO PEGGIO, TANTO MEGLIO" Dove porta il "tanto peggio, tanto meglio"? Chiunque guardi nel proprio cuore lo sa. Certo, vale per tutti il diritto alla legittima difesa. Certo, nella genealogia dei torti subiti e delle ragioni della propria paura chiunque puo' risalire molto, molto lontano. Ma Gandhi disse una volta che l'antico principio dell'occhio per occhio alla fine rende tutti ciechi. E la civilta' giuridica nasce proprio con la rottura della catena delle vendette. * Hamas e' un movimento fondamentalista, che non rigetta la pratica del terrorismo. Israele e' uno stato di diritto, che non rigetta la pratica del terrorismo. Ma quando si uccide non si uccide un movimento sociale, non si uccide un ordinamento giuridico, non si uccide una visione del mondo religiosa, non si uccide una organizzazione politica: si uccidono esseri umani. Si uccidono sempre esseri umani. E il fatto che ad essere uccisi siano sempre esseri umani, non simboli o strutture, non forme o sistemi, ma sempre esseri umani, ebbene, questo dovrebbe essere argomento definitivo per espellere dal novero degli strumenti della politica la pratica dell'uccidere. Poiche' essa dal punto di vista dell'umanita' sempre fallisce il suo scopo preteso, ovvero sempre raggiunge lo scopo reale di massacrare essa umanita'. Ogni uccisione, ed a maggior ragione ogni atto di terrorismo e ogni atto di guerra - che dell'uccisione di molti esseri umani consistono - sono contro l'umanita' intera. * Gli stati europei sono, con pochi cambiamenti in verita', gli stessi che per secoli hanno praticato la persecuzione antiebraica, fino a quel culmine che e' stata la Shoah. Gli stessi stati europei in cui ancor oggi si pratica, con la connivenza di fondamentali istituzioni quando non su loro iniziativa, una persecuzione antiaraba e antimusulmana in cui razzismo e oppressione di classe, pregiudizio culturale e religioso e sfruttamento servile della forza lavoro migrante si intrecciano con esiti di perversa ferocia. I regimi dei paesi arabi - generalmente corrotti e autoritari, quando non esplicitamente totalitari - hanno quasi tutti e quasi sempre (per infami calcoli di presunto interesse strategico e di effettuale costruzione del consenso interno) contribuito di fatto alla persecuzione del popolo palestinese e propagandato, quando non direttamente praticato, l'odio e la persecuzione del popolo ebraico; e nulla ha danneggiato di piu' la lotta di liberazione nazionale del popolo palestinese che la parola d'ordine della distruzione dello stato di Israele. Della totalitaria teocrazia iraniana non mette conto dire. Ne' dell'imperialismo statunitense, i cui efferati crimini sono sotto gli occhi di tutti. * Che la destra italiana oggi finga di non essere antisemita dipende solo dall'esistenza dello stato di Israele: non ci fosse Israele, riprenderebbero i pogrom. Chi dimentica questo e' un mascalzone. Che anche in non piccola parte della sinistra italiana sia fortemente presente uno scellerato sentire antisemita che arriva fino all'inconsapevole ma effettuale riciclaggio degli slogan nazisti e' una tragica, abominevole realta'. Della chiesa cattolica e' inutile dire: io sento ancora l'odore della carne bruciata negli autodafe'. * Che i responsabili e i complici dei massacri in Afghanistan non abbiano voce in capitolo e' chiaro: la loro voce reca vomito di sangue. Che gli ideologi che predicano irrealistiche scempiaggini non abbiano voce in capitolo e' chiaro: mentre loro fantasticano, esseri umani vengono uccisi. * E si potrebbe - si dovrebbe - continuare. Ma per ora fermiamoci qui. * Per giungere a quale conclusione? Che la pace e il diritto cominciano dove cessano le uccisioni. Che ogni omicidio e' un atto di terrorismo contro l'intera umanita'. Che una persona uccisa e' gia' l'orrore assoluto. Che solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. * E alle sorelle e ai fratelli palestinesi e israeliani, e della diaspora ebraica e di quella palestinese, ed a quante e quanti con loro si battono con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, perche' cessino guerre e uccisioni, perche' ogni popolo ed ogni persona possa vivere in liberta' e dignita', attestiamo ancora in queste tragiche ore il nostro affetto e la nostra gratitudine. Ed alle organizzazioni ed ai governi che continuano in mille forme, le piu' flagranti e le piu' subdole, ad uccidere e uccidere e uccidere, questo vogliamo dire: che essi non rappresentano i popoli e le persone, popoli e persone che chiedono innanzitutto il rispetto di quel fondamentale diritto umano che tutti gli altri diritti umani promuove e consente: il diritto a non essere uccisi. * Cessi l'occupazione del Territori e nasca lo stato di Palestina, sovrano e democratico. Cessi la minaccia di sterminio alla popolazione ebraica di Israele, e possa quel paese vivere in pace e sicurezza. Cessino in Israele le politiche razziste e persecutorie verso la popolazione palestinese. Cessi ovunque il sostegno ad ogni terrorismo, e ad ogni guerra. Si sviluppi la democrazia in Medio Oriente. La democrazia: antifascista, antimilitarista, antimaschilista. La pace si costruisce con mezzi di pace. Le armi sono il nostro comune nemico. Nell'ora del dolore di questo si sia consapevoli: che vi e' una sola umanita', che ogni vittima ha il volto di Abele. Che nelle iniziative di solidarieta' umana e nelle lotte di umana liberazione sempre deve esservi coerenza tra i mezzi e i fini: salvare le vite, non sopprimerle; rispettare i diritti e la dignita' di ogni essere umano, non calpestarli. * La nonviolenza e' in cammino. 2. MAESTRE. EMILY DICKINSON: PERDONA LE LACRIME [Da Emily Dickinson, Lettere, Sansoni, Firenze 1961, Bompiani, Milano 2000, p. 288 (e' un frammento da una lettera del marzo 1884). Emily Dickinson visse ad Amherst, Massachusetts, tra il 1830 e il 1886; molte le edizioni delle sue poesie disponibili in italiano con testo originale a fronte (tra cui quella integrale, a cura di Marisa Bulgheroni: Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005; ma vorremmo segnalare anche almeno la fondamentale antologia curata da Guido Errante: Emily Dickinson, Poesie, Mondadori, Milano 1956, poi Guanda, Parma 1975, e Bompiani, Milano 1978; e la vasta silloge dei versi e dell'epistolario curata da Margherita Guidacci: Emily Dickinson, Poesie e lettere, Sansoni, Firenze 1961, Bompiani, Milano 1993, 2000); per un accostamento alla sua figura e alla sua opera: Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson. L'alfabeto dell'estasi, Feltrinelli, Milano 1998, 2000; Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano 2002] Perdona le lacrime che sono cadute per pochi, ma quei pochi sono troppi, perche' ciascuno di loro non era forse un mondo? 3. MEMORIA. MAURO NOVELLI RICORDA PIERO CHIARA [Dal mensile "Letture", n. 633, gennaio 2007 col titolo "Piero Chiara" e il sommario "A vent'anni dalla morte sono ormai maturi i tempi per rendere a Chiara cio' che veramente fu suo: una straordinaria abilita' nel narrare - spesso in chiave grottesca - il quotidiano della provincia italiana ai tempi del fascismo"] Vent'anni fa, quando scomparve, Piero Chiara poteva ben dirsi uno scrittore all'apice del successo. Nel quarto di secolo precedente, aveva visto le proprie vendite passare dalle 5.000 copie del Piatto piange alle oltre 400.000 degli ultimi romanzi, tradotti in decine di Paesi e trasposti in film e sceneggiati. Tutt'altra parabola seguivano nel frattempo i consensi della critica, scemati a partire dagli anni Settanta, in sintonia con una dinamica pressoche' obbligata nel sistema letterario attuale, nel quale successo e fama paiono condannati a una rissa perenne. Sarebbe davvero ingeneroso, tuttavia, sbrigarsela confinando la narrativa di Chiara nel recinto dell'intrattenimento, come vorrebbero quanti vedono nel "divertimento" una categoria del tutto estranea all'alta letteratura, a meno che riguardi ricercate jongleries, per un pubblico smaliziato e accorto. Un pubblico, questo, del quale Chiara (come dichiaro' piu' volte) avrebbe tranquillamente fatto a meno, pur di riscuotere consensi presso il lettore comune, che volentieri gli tributava l'affettuosa considerazione che si deve a un artigiano sagace e affidabile. Con tutto cio', allo scrittore luinese non venne mai a mancare la franca stima di intellettuali del calibro di Carlo Bo, Luigi Baldacci, Mario Pomilio; condivisa da letterati venerandi, come Camillo Sbarbaro, Marino Moretti, Giovanni Comisso, Carlo Betocchi, Giuseppe Prezzolini, che ne ammiravano le doti di narratore di costume, e in particolare l'efficacia con cui seppe ritrarre abitudini e mentalita' di un periodo che avevano conosciuto bene: il ventennio fascista, colto dalla prospettiva di un paese di lago, ai margini della penisola. Sulla scacchiera della provincia, va subito detto, Chiara dispone soltanto pedoni, che muove con millimetrica precisione, nella convinzione che le vite degli uomini non illustri garantiscano al narratore combinazioni di inarrivabile varieta' e interesse. Non soltanto da vicino - come e' noto - nessuno e' normale, ma tutti custodiscono il loro bravo segreto. In effetti, nelle opere di Chiara si stenterebbe a scovare un personaggio irreprensibile. Il tema di fondo e' lo scandalo, l'umiliazione del perbenismo, sistematicamente incenerito alla fiamma delle frustrazioni e degli istinti, come gia' lascia intuire il memorabile attacco del Piatto piange: "Si giocava d'azzardo in quegli anni, come si era sempre giocato, con accanimento e passione; perche' non c'era, ne' c'era mai stato a Luino altro modo per sfogare senza pericolo l'avidita' di danaro, il dispetto verso gli altri e, per i giovani, l'esuberanza dell'eta' e la voglia di vivere. Nei paesi la vita e' sotto la cenere". Si trattera' allora di rimestare le braci con instancabile e sorniona premura, a costo di qualche piccola ustione. L'inclinazione al grottesco, che balena un po' dappertutto, non rimuove dalle storie di Chiara il retrogusto amaro. Sono questi ingredienti - su cui si dovra' tornare - a rendere unico il sapore della sua Luino, che a conti fatti e' riuscita a imprimersi nella memoria collettiva senza concessioni ne' al populismo, ne' alla nostalgia lacrimevole, ne' all'idillio di maniera. * Dalla lirica all'azzardo Il Chiara piu' celebre ha poco a che spartire col Chiara degli esordi, in particolare con le atmosfere vicine all'ermetismo (ma anche a Cardarelli) che si respirano nelle ventisei poesie di Incantavi, raccolta tirata nei Grigioni il 25 aprile 1945. Lo scrittore luinese era allora internato da oltre un anno nella Confederazione Elvetica, dove era giunto per sfuggire a un mandato di cattura repubblichino. Un periodo movimentato, trasposto nei versi e piu' tardi in Itinerario svizzero (1950), nove prose a dominante lirica, intrise di emozioni, in cui sfilano figure e paesaggi incontrati nei giorni d'esilio: l'unico motivo per il quale Chiara, trent'anni piu' tardi, si induceva a riconoscere per sua quest'opera. Viceversa, scorrendo i trenta pezzi raccolti in Dolore del tempo (1959) e' facile intravedere le avvisaglie di una nuova stagione narrativa, nella quale peraltro spariranno gli elzeviri coloristici e le memorie familiari che punteggiano la filigrana del lavoro in questione, dove acquista un rilievo fondamentale il profilo paterno. Proprio in omaggio al doganiere siciliano Eugenio Chiara, allora ben vivo per quanto ultranovantenne, nella primavera del 1961 il figlio volle compiere un lungo viaggio che lo riporto' nel remoto borgo delle Madonie, Resuttano, tante volte visitato nelle estati dell'infanzia. Dagli appunti presi nell'occasione scaturi' un lungo reportage, frammisto ai ricordi, pubblicato da Vallecchi nel 1965 sotto il titolo Con la faccia per terra. Dal padre, lo scrittore aveva mutuato anche una eccezionale bravura nel racconto orale, che sfoggiava volentieri nelle riunioni conviviali, sollecitato dagli amici a rievocare i mille episodi vissuti nel corso di una gioventu' spregiudicata, spesa senza troppi riguardi nelle cerchie piu' svariate. In una di quelle serate, alla fine del 1957, tra gli ascoltatori figurava Vittorio Sereni (coetaneo e amico di Chiara, come lui nato a Luino), che lo invito' a mettere per iscritto le affabulazioni dalle quali era rimasto stregato. Ne scaturirono due racconti in forma di lettera, pubblicati sulla rivista "Il Caffe'" nel 1958 e nel 1959. Fu questo il primo nucleo del Piatto piange, il primo romanzo di Chiara, stampato dalla Mondadori nella primavera del 1962. Un simile titolo si deve all'importanza conferita al tema del gioco d'azzardo: il libro si apre sulle nottate consumate negli anni Trenta al tavolo del poker, nei sotterranei di un albergo affacciato sul lago. Di qui si sviluppano altre, irresistibili storie che attraversano piu' o meno di nascosto una Luino che nottetempo sembra dormire con un occhio solo, e di giorno recitare una commedia in cui nessuno crede fino in fondo. In tale contesto, la diffusa passione per le carte e il biliardo appare accesa innanzitutto dalla ricerca di un'opportunita' che la vita sociale offre di rado: quella di presentarsi a una sfida con eguali probabilita' di successo, fidando esclusivamente nelle proprie capacita'. Proprio le carte, del resto, hanno offerto a Giancarlo Vigorelli (anch'egli lombardo e nato nel 1913: "classe di ferro battuto", come amava dire) un'immagine quanto mai adatta a spiegare il clima di familiarita' che sorprende il lettore, nel passare dall'una all'altra opera dello scrittore luinese: "Sbaglierebbe chi ne deducesse che il Chiara e' scrittore di un unico libro [...]: no, non cambia mai le sue carte, ma il mazzo sa mescolarlo bene, conduce a sorpresa la partita, gioca con bravura anche se non ha sempre in mano il settebello, e soprattutto non si abbandona, come oggi fanno quasi tutti, allo sterile piacere del gioco solitario". * Pretesi inetti Se tutte le opere di Chiara nascono sull'abbrivio di uno spunto autobiografico, e' pur vero che nei romanzi che vanno da La spartizione (1964) a Il pretore di Cuvio (1973) lo scrittore luinese preferi' evitare di mettersi in scena direttamente, delineando invece molte figure di giovani senza famiglia, piu' o meno sfaccendati, nei quali e' facile ravvisare le medesime caratteristiche che si assegna nei romanzi in cui agisce come protagonista, vale a dire nella serie pubblicata tra il 1976 e il 1981, costituita da La stanza del Vescovo, Il cappotto di astrakan, Una spina nel cuore, Vedro' Singapore?. D'altronde Chiara aveva preso a narrare di se' gia' in molti racconti composti negli anni Sessanta e riuniti nell'Uovo al cianuro (1969), "quasi come capitoli di un lungo e incompiuto romanzo", stando alla "Nota" finale. Non e' solo questione di progressione cronologica, per cui si va da una storia risalente ai tempi del collegio sino a vicende situate nel secondo dopoguerra. Il punto e' che piccoli capolavori come Sulle onde del Lago Maggiore, Il fungo trifola o Un turco tra noi - che suggerivano a Sereni in una lettera all'autore paragoni coraggiosi ("niente di male se pensi a Maupassant o a Cechov") - si reggono sull'identica strategia delle opere maggiori, ovvero sulla messa in scena di un eroe maldestro, inetto e alle volte stordito, che tuttavia riesce regolarmente a raggiungere i suoi scopi, facendo di mediocrita' virtu'. Succede in mille occasioni: ad esempio in Una spina nel cuore, quando si accosta a Teresita, ricevendone tanto le grazie intime quanto informazioni preziose, carpite quando la ragazza "aveva finito col giudicarmi un ingenuo se non proprio un tonto". Sfruttando l'indifferenza e il disdegno che le circondano, facendosi benvolere in quanto palesemente innocue, le controfigure di Chiara sfruttano a dovere le loro doti nascoste, a cominciare dalla curiosita' e dalla discrezione: da intendersi, quest'ultima, come capacita' di calcolare in che modo, quando e dove agire, non in base a una regola predeterminata ma a seconda delle circostanze, perche' - come ammoniva Francesco Guicciardini - le cose del mondo "quasi tutte hanno distinzione e eccezione". * Nulla e' come sembra Dell'infinita varieta' dei caratteri umani e' ben consapevole anche il narratore, che maneggia i casi dei personaggi con cautela, comprensione e ironia, proiettandoli volentieri in una dimensione d'incertezza, tramite il ricorso a formule prudenziali: si dice, correva voce, venne riferito... Il lettore di Chiara si trova circondato sin da subito da una giostra di voci, un ronzio di sottofondo che ne fomenta la curiosita'. "Da dove era venuto con quella faccia severa, con quell'aspetto composto e a prima vista distinto? Da qualche importante citta', da una famiglia di rango, da una lunga abitudine alla riservatezza?". La scarica di domande posta all'inizio della Spartizione da' una misura dell'ostinazione con cui dappertutto il narratore e i comprimari si industriano non tanto a levare, quanto a ridefinire continuamente le maschere dietro le quali ciascuno recita sul palco della vita: perche' in Chiara non vi e' identita' al di fuori di quella che si cristallizza nell'opinione comune, salvo squagliarsi all'istante di fronte a clamorosi fuori programma, atti a rivelare la vera natura di chi vanti nobilta', ricchezze, potere o anche soltanto un sussiego borghesuccio. A uno sguardo d'assieme, si profila un vero e proprio furore demistificante, che non risparmia l'ambito politico, come si comprende bene dal finale di un racconto travolgente quale Il povero Turati, nel momento in cui il gerarca viene centrato da un'anguria, nella quale si concentra l'astio dell'autore per la tronfia ufficialita' fascista. Si aggiunga che sotto le apparenze piu' rispettabili possono sempre acquattarsi calcoli feroci e biechi istinti, come quelli che coltiva il figuro cui allude il citato attacco della Spartizione, ovvero il Primo Archivista Emerenziano Paronzini da Cantevria, che finira' con lo sconvolgere la vita delle tre sorelle Tettamanzi, prima di perire miseramente, vittima dei suoi eccessi sessuali, che per una serie di equivoci lo fanno passare per un martire del fascismo. L'impasto di calunnie e verita' che fa da lievito agli intrecci di Chiara (opportunamente cosparsi di lettere anonime) non si scioglie neppure nei gialli, dai quali la verita' in fin dei conti non emerge mai con nettezza. E cosi', I giovedÏ della signora Giulia puo' chiudersi con una doppia assoluzione per insufficienza di prove, che lascia liberi i principali sospettati dell'assassinio dell'irrequieta dama, abili nell'accusarsi l'un l'altro con prove di pari valore; mentre nel finale dei Saluti notturni dal Passo della Cisa il probabile assassino urla alla moglie: "Ti ho messo davanti tutte le verita' possibili. Scegli quella che ti va meglio". Un'opportunita', questa, che Chiara offre volentieri al lettore, come dimostrano le ambigue morti che incupiscono la seconda parte della Stanza del Vescovo, l'opera che piu' ha contribuito a conferire all'autore l'etichetta di "mago del lago" (Zavattini) con la quale oggi e' universalmente noto. Negli ultimi romanzi, del resto, il nocciolo di mistero da cui nascono tutte le storie di Chiara si sviluppa sovente in direzione del noir, favorito dagli scenari autunnali, siano i boulevards parigini del Cappotto di astrakan, i consueti scorci lacuali e valligiani di Una spina nel cuore, o le inquietanti nebbie friulane su cui si apre Vedro' Singapore?. * Dai buffi al grottesco Per creare un racconto, basta a Chiara uno spunto minimo, sia un nome adocchiato sul giornale, un incontro casuale, un luogo rivisto: da qui si dipana il gomitolo della memoria, in genere per tornare ad avventure vissute o sentite narrare in anni lontani. Scintilla d'avvio e' spesso la classica irruzione di un estraneo in un ambiente familiare al narratore, situato per lo piu' nel borgo natio, sebbene la "Nota" posta in coda al Piatto piange avverta come Luino non vada cercata "sulle carte geografiche o nell'elenco dei Comuni d'Italia, ma in quell'altra ideale geografia dove si trovano tutti i luoghi immaginari nei quali si svolge la favola della vita". Nella provincia di Chiara si riconosce una condizione umana che accomunava gran parte dell'Italia d'allora; e nelle sue comparse predilette - in primis preti, beghine, esercenti, impiegati - archetipi atti a esemplificare attraverso il contatto con giocatori, perditempo, impostori, gaga' e spostati d'ogni tipo, le pulsioni clandestine che animano una comunita' tranquilla solo in superficie. Come la critica ha piu' volte notato, gli ingranaggi narrativi dello scrittore luinese in genere prendono avvio da un ritratto. I personaggi sono caratterizzati secondo una strategia metonimica: viene cioe' messa in luce un'affinita' o una discrepanza tra l'aspetto fisico e la loro personalita', come (lasciando stare il pregiudizio comune) avveniva normalmente gia' in Balzac, ma anche nei trattati di fisiognomica criminale di Cesare Lombroso. Il luinese ama inoltre suggerire un rapporto fra i tratti attribuiti alle creature che inventa e il loro nome, nel quale sovente si cela il destino che li attende (nomen omen); al tempo stesso, pero', gli appellativi debbono risultare sempre verosimili. Ed ecco sfilare Mansueto Tettamanzi, Augusto Vanghetta, Prezioso Bonalumi, don Natale Biancamano insieme a Diomira Gambalero... In questo modo, i nomi finiscono col costituire un precipitato della vita medesima: poiche' Chiara narra appunto quanto essa possa risultare bizzarra anche a soffermarsi sulle persone in apparenza piu' comuni. Come nel caso di Aldo Palazzeschi, abbiamo insomma a che fare con un narratore di "buffi". Il rilievo va tuttavia completato rimarcando un'evidente inclinazione al grottesco, che avvicina Chiara a un secolare filone della narrativa lombarda, capitanato in ultimo da Carlo Emilio Gadda. Sotto il segno della deformazione si iscrive ad esempio l'intera parabola del Balordo, gigantesco e placido maestro di scuola; cosi' come quella del pretore di Cuvio, laido e iroso gobbetto. In questi paraggi si potrebbe far ricadere anche la rappresentazione delle dinamiche del fascismo in provincia, costantemente colto sul versante del farsesco, senza che per cio' diminuisca la credibilita' della ricostruzione d'ambiente. L'alto potenziale comico, nel quale va individuato il principale punto di fuga rispetto alle opere antecedenti Il piatto piange, si dispiega secondo modalita' variegate, che possono andare dal calembour estemporaneo al comico di situazione, nel quale si denota una concezione in fondo teatrale dell'esistenza, assomigliata a uno spettacolo imprevedibile, recitato in un profluvio di colpi di scena, sui palcoscenici piu' sperduti. A muovere le marionette, con ironia ora sorridente ora ombrata dalla malinconia, sta il narratore, sempre attento a cogliere l'attrito tra le pulsioni degli istinti e i costumi sociali invalsi. In quest'ottica, l'eros si staglia come un richiamo irresistibile, che tuttavia in ultima istanza invariabilmente tradisce chi vi si abbandoni senza ritegno. Senza dubbio, Chiara e' stato scrittore sensuale come pochi altri del suo tempo: per evitare malintesi vale comunque la pena di specificare che il rilievo coinvolge tutte le sfere sensoriali, alle quali riservo' attenzioni inconsuete. Un racconto mirabile come Ti sento, Giuditta, intessuto sulle emozioni sprigionate dagli odori recati dal vento sulle sponde del lago, basta a ricordare quell'amore per il dettaglio, quel lucidissimo spirito di osservazione che resta tra le principali ragioni del fascino esercitato dalle pagine di Chiara su milioni di lettori. * Un risveglio editoriale tra Lombardia e Svizzera Dopo un periodo di sostanziale oblio - contrastato soltanto dalla pubblicazione di scritti inediti e sparsi ad opera di Federico Roncoroni - negli ultimi mesi, in coincidenza col ventennale della morte, si e' registrato un deciso risveglio dell'attenzione critica ed editoriale nei confronti di Chiara. Presso la Mondadori e' recentemente apparso, a cura di chi scrive, un "Meridiano" che ne raccoglie Tutti i romanzi, al quale fara' seguito, il prossimo autunno, un volume nel quale trovera' posto un'amplissima scelta di racconti. A cio' si aggiunge una curiosa serie di Proverbi erotici lombardi, approntata dallo scrittore luinese negli anni Sessanta ma edita solo ora dalla ES grazie al citato Roncoroni, al quale si deve inoltre la cura di un racconto, Gente di Luino, appena uscito presso l'editore Francesco Nastro, in un'edizione fuori commercio. Per i tipi del libraio ed editore Alberti di Verbania a novembre ha visto la luce il lungo racconto fiabesco Monte Solitario, a cura di Mauro Novelli; si tratta del primo progetto narrativo di un certo respiro elaborato da Chiara, che vi lavoro' nel 1940. Fresco di stampa, nella medesima sede, e' pure Il cammino degli anni e delle lettere, una vasta selezione dell'epistolario di Chiara, con lettere di corrispondenti come Leonardo Sciascia, Giovanni Spadolini, Marino Moretti, Giovanni Comisso. Il volume, curato da Serena Contini, attinge a rilevanti materiali conservati presso il Fondo Chiara del Comune di Varese, che quest'inverno ne ha esposto una selezione; in margine, si e' tenuta una giornata di studio sull'opera dello scrittore luinese, alla quale hanno partecipato studiosi di universita' italiane ed estere. Altre due importanti mostre, tenutesi tra ottobre e dicembre a Lugano e Luino, si sono tradotte in un catalogo dal titolo Piero Chiara. 1986-2006, edito da Francesco Nastro, che ha stampato anche Il piu' bel paese del mondo, un suggestivo volume di fotografie scattate da Carlo Meazza sui luoghi di Chiara, commentate con brani tratti dalle sue opere. Sul rapporto dello scrittore col paese natale e' incentrata inoltre la monografia di Maria Elisabetta Dulbecco, Luino e il suo lago, uscita da Unicopli. Una corposa sezione dell'almanacco luinese "il Rondo'", infine, presenta saggi, testimonianze e testi chiariani inediti. In Svizzera, si segnala il lavoro di Andrea Paganini sul carteggio tra Chiara e don Felice Menghini, il sacerdote poschiavino che nel 1945 promosse l'edizione della raccolta poetica Incantavi (Un'ora d'oro della letteratura italiana in Svizzera, Dado'). A riportare alla ribalta il cruciale periodo dell'internamento contribuisce la pubblicazione del diario tenuto all'epoca da Chiara, a cura di Tania Giudicetti Lovaldi (Diario svizzero 1944-1945, Casagrande). La medesima studiosa, insieme a Giancarlo Sala, ha dato alle stampe una raccolta di prose chiariane riguardanti i Grigioni (I candidi amici, Dado'). Infine, la Radiotelevisione della Svizzera italiana, alla quale Chiara collaboro' a piu' riprese, ha meritoriamente reso disponibili in rete preziosi documenti audiovisivi tratti dall'archivio storico, all'indirizzo www.rtsi.ch/trasm/pierochiara Altri materiali interessanti - tra cui una accurata biobibliografia realizzata da Federico Roncoroni (Piero Chiara. La vita e le opere, Nicolini) - sono consultabili presso il sito dell'Associazione Amici di Piero Chiara (www.premiochiara.it), che da molti anni organizza il Premio Chiara, per racconti editi in Italia e nel Canton Ticino, vinto quest'anno da Pietro Grossi con Pugni (Sellerio). L'annuale premio alla carriera sara' conferito, il prossimo 25 febbraio, al critico e filologo varesino Dante Isella. * Sotto le bocciature, il talento 1913-28 Pierino Chiara, piu' tardi detto Piero, nasce il 23 marzo 1913 a Luino, da Eugenio, doganiere siciliano, e Virginia Maffei, originaria di Lesa. Figlio unico, si rivela presto ingegnoso, vivace e refrattario alla disciplina, sia in famiglia sia nelle scuole, che marina spesso: trasporra' queste esperienze ne Le avventure di Pierino al mercato di Luino (Mondadori, 1980). Respinto in terza elementare, inizia un pellegrinaggio nei collegi del Lago Maggiore, concluso con un'ulteriore bocciatura, in seconda ginnasio. Entra allora come apprendista nella bottega di un fotografo, che presto fallisce. 1929-31 Coltiva l'attitudine agli sport, al biliardo, alle carte, alla poesia. Si dedica con passione alla lettura, costruendosi da autodidatta un ampio bagaglio culturale. La licenza complementare, ottenuta nel 1929 come privatista, non allenta una crescente tensione nei rapporti familiari, che lo spinge nel 1930 a emigrare in Francia, dove esercita svariati mestieri. Tornato a Luino, scrive su alcuni periodici locali, in specie pezzi di taglio storico-artistico. 1932-38 Vince un concorso per aiutante di cancelleria e trascorre un anno e mezzo in varie sedi ai confini orientali (Pontebba, Aidussina, Cividale), prima di ottenere nel 1934 il trasferimento a Varese. Il 20 ottobre 1936 sposa a Milano una giovane svizzera, Jula Scherb, che nel luglio del 1937 in una clinica di Zurigo da' alla luce Marco. 1939-43 Il matrimonio non funziona. Solo lo scoppio della guerra, nel 1939, gli impedisce di trasferirsi in Bolivia. Richiamato alle armi nell'aprile del 1940, viene congedato in agosto. Si accosta ad ambienti antifascisti, tanto da rimediare l'espulsione dal Pnf. Il 26 luglio 1943 fa levare dai muri del Tribunale di Varese, dove lavora, i ritratti del duce; li raduna nella gabbia degli imputati e improvvisa una trascinante requisitoria contro Mussolini. 1944-45 Inseguito da un mandato di cattura, nel gennaio del 1944 cerca scampo in Svizzera, dove e' costretto a una lunga trafila nei campi di raccolta. A partire dal febbraio 1945 e' chiamato a insegnare italiano presso un liceo di Zug. Rientra in Italia alla fine di luglio. Ad aprile, la Tipografia Menghini di Poschiavo ha stampato Incantavi, la sua prima (e unica) raccolta poetica. 1946-53 Nel dopoguerra riprende il posto nell'amministrazione giudiziaria. Si occupa inoltre di arte, come mediatore e critico. E' un conferenziere molto richiesto. Nell'autunno del 1950 in Itinerario svizzero raccoglie per le edizioni del "Giornale del Popolo" alcune prose incentrate sul periodo dell'internamento. Scrive per numerose testate, specie di ambito cattolico, come "L'Italia", dove e' titolare di una rubrica letteraria. 1954-56 Insieme a Luciano Erba appronta per la casa editrice Magenta di Varese l'antologia Quarta generazione, decisiva nell'imporre all'attenzione le voci dei nuovi poeti italiani, allora poco piu' che trentenni, come Zanzotto e Pasolini. Conosce Mimma Buzzetti, con la quale convive dal 1955. Si sposeranno nel 1974. 1957-61 Nel 1957 muore la madre, alla cui memoria Chiara dedica elzeviri e racconti riuniti in Dolore del tempo (Rebellato, 1959). Nel frattempo e' andato in pensione. Intensifica l'attivita' politica in seno al Partito Liberale, senza tuttavia accettare candidature. Nel 1961 compie un viaggio in Sicilia dal quale ricavera' un libro, Con la faccia per terra (Vallecchi, 1965), in cui contempera reportage, saggistica e narrativa. 1962-63 All'inizio del 1962 pubblica in Svizzera un giallo a puntate, I giovedi' della signora Giulia, sul "Corriere del Ticino", firmandosi Nik Inghirami. Pochi mesi piu' tardi compare presso Mondadori Il piatto piange, il romanzo cui ha lavorato negli anni precedenti, su invito di Vittorio Sereni. La critica plaude, mentre a Luino se ne discute animatamente. Nel 1963 scompare, a 96 anni, Eugenio Chiara. 1964-66 Nel 1964 pubblica La spartizione, con cui vince il Premio Alpi Apuane. Il romanzo si guadagna in breve quattro ristampe; Alberto Lattuada decide di ricavarne un film (uscira' nel 1970, col titolo Venga a prendere il caffe'... da noi, protagonista Ugo Tognazzi). Studia a fondo l'opera di Giacomo Casanova, del quale cura per Mondadori la Storia della mia vita. 1967-71 Nel 1967 pubblica un nuovo romanzo, Il Balordo (Mondadori), che vince il Premio Bagutta. L'anno seguente i suoi servizi dal Giro d'Italia, nel telegiornale Rai, costituiscono un appuntamento seguitissimo. La prima raccolta di racconti, L'uovo al cianuro, vede la luce nel 1969 presso Mondadori, dove appare anche una traduzione del Satiricon, approntata con l'aiuto di Federico Roncoroni. Nel 1970, in prossimita' della trasmissione in tv dello sceneggiato tratto da I giovedi' della signora Giulia, fa stampare il giallo nella collana "Oscar" Mondadori. Inizia sul "Corriere del Ticino" una rubrica di curiosita' e pungolature, "Sale & Tabacchi", che terra' sino agli ultimi anni. 1972-76 E' nominato Commendatore della Repubblica. Nel 1973 sfiora la vittoria al Premio Strega con Il pretore di Cuvio (Mondadori), grazie al quale raggiunge per la prima volta le vette nelle classifiche dei libri piu' venduti. In Sotto la Sua mano (Mondadori, 1974) raccoglie tre racconti lunghi, ai quali nel 1976 fa seguito un romanzo ambientato sul Verbano, La stanza del Vescovo (Mondadori). 1977-80 Nel 1977 escono i racconti di Le corna del diavolo (Mondadori) e Il vero Casanova (Mursia), ove mette insieme 34 saggi sull'avventuriero veneziano. Lavora anche su D'Annunzio, realizzando - dopo una minuziosa ricerca condotta insieme a Roncoroni - una fortunatissima biografia, Vita di Gabriele D'Annunzio (Mondadori, 1978). Pubblica due nuovi romanzi, come sempre per Mondadori: nel 1978 Il cappotto di astrakan, secondo Sereni la sua opera migliore, e l'anno successivo Una spina nel cuore, in cui torna su un amore di gioventu'. La sua fama e' ormai mondiale; ha venduto oltre quattro milioni di libri, tradotti in tutti i continenti. 1981-84 Con Vedro' Singapore? (Mondadori, 1981) realizza un progetto covato per un trentennio: trasporre in un romanzo le vicende vissute a vent'anni, durante il soggiorno nelle Venezie. Escono nel 1982 i racconti di Viva Migliavacca! (Mondadori), nel 1983 40 storie di Piero Chiara negli elzeviri del Corriere, al quale collabora sin dagli anni Sessanta. Il Pli nel 1984 lo nomina vicesegretario nazionale del Partito. Compare nelle librerie una sua versione in italiano corrente di dieci novelle del Decameron (Mondadori). 1985-86 L'insorgere di una grave malattia non gli impedisce di rifinire un'inchiesta sulle dimissioni del presidente della Repubblica Giovanni Leone (Il caso Leone, Sperling & Kupfer, 1985) e di scrivere i racconti de Il capostazione di Casalino (Mondadori, 1986). Malgrado i progressi del male, riesce a terminare un ultimo romanzo, Saluti notturni dal Passo della Cisa, che esce nel febbraio del 1987: postumo, poiche' Chiara si e' spento il 31 dicembre 1986, a 73 anni. 4. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 5. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009" Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine, insieme allo spazio quotidiano per descrivere giorni sereni, per fissare appuntamenti ricchi di umanita', per raccontare momenti in cui la forza interiore ha avuto la meglio sulla forza dei muscoli o delle armi, offre spunti giornalieri di riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di antologia della nonviolenza che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata. E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009". - 1 copia: euro 10 - 3 copie: euro 9,30 cad. - 5 copie: euro 8,60 cad. - 10 copie: euro 8,10 cad. - 25 copie: euro 7,50 cad. - 50 copie: euro 7 cad. - 100 copie: euro 5,75 cad. Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it 6. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009 E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, quest'anno dedicata alle donne nella lotta contro le mafie e per la democrazia. E' curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo ed edita dall'editore Di Girolamo di Trapani. Si puo' acquistare (euro 10 a copia) in libreria o richiedere al Centro Impastato o all'editore. * Per richieste: - Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it - Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax: 923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 683 del 28 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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