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Minime. 678
- Subject: Minime. 678
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 23 Dec 2008 01:13:55 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 678 del 23 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Il presidente latra sui cadaveri 2. Enrico Piovesana: Piu' soldi per la guerra 3. "Peacereporter": Nuove stragi anche in Pakistan 4. "Noi donne" ricorda Anna Lizzi Custodi 5. Giulio Vittorangeli: Resistenza e speranza 6. Marco Beck: Luigi Santucci 7. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" 8. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009" 9. L'Agenda dell'antimafia 2009 10. Riedizioni: Omero, Odissea 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. LE ULTIME COSE. IL PRESIDENTE LATRA SUI CADAVERI Proclama il presidente che il paese e' unito nel sostegno ai militari che nella guerra afgana a tante imprese d'arme e di gloria s'appalesan pari. Ahilui che le sonanti, alate, accese parole di discorsi si' preclari e della propaganda il lustro arnese non bastano a nascondere gli amari frutti del crimine: le genti uccise, le stragi infami, il mare di dolore l'umanita' straziata e resa niente e sul deserto altro deserto e intrise di sangue spoglie ovunque, e ovunque orrore. E sulle spoglie latra il presidente. 2. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: PIU' SOLDI PER LA GUERRA [Dal sito di "Peacereporter" (http://it.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 19 dicembre 2008 col titolo "Caro guerra" e il sommario "Aumenta il costo della missione italiana in Afghanistan"] Nonostante il testo del decreto-legge sulla "Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali", approvato ieri in Consiglio dei Ministri, verra' reso pubblico solo il 30 dicembre, "PeaceReporter" ha scoperto che nel 2009 il costo della missione militare in Afghanistan subira' un incremento del 43% rispetto all'anno passato. * 147 milioni in piu' L'anno passato, per la partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan, il governo aveva stanziato 337 milioni di euro (a cui si sono aggiunti altri 12 milioni di finanziamento-ponte lo scorso novembre), il che significa una spesa mensile di 28 milioni. Quest'anno, solo per i primi sei mesi, la cifra stanziata e' di 242 milioni di euro, che vuol dire 40 milioni di euro al mese. Su scala annuale farebbe 484 milioni: 147 in piu' rispetto al 2008. * Piu' uomini e mezzi Le ragioni di questa impennata dei costi sono l'invio di quattro cacciabombardieri Tornado del VI stormo "Diavoli Rossi" di Ghedi - che da solo costera' in un anno 52 milioni di euro - e di altri 500 soldati - il battaglione Feltre del VII reggimento Alpini della brigata Julia, in partenza per la provincia "calda" di Farah. Uomini e mezzi che, con la rimozione dei "caveat" annunciata da Berlusconi, parteciperanno attivamente alla guerra contro i talebani. 3. GUERRA AFGANA. "PEACEREPORTER": NUOVE STRAGI ANCHE IN PAKISTAN [Dal sito di "Peacereporter" (http://it.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 22 dicembre 2008 col titolo "Pakistan, raid di un drone Usa in Waziristan" e il sommario "Due missili lanciati da un drone Usa hanno ucciso sette persone nelle aree tribali"] Due missili lanciati da un drone statunitense lungo il confine tra Pakistan e Afghanistan hanno provocato la morte di sette persone. Ufficiali della polizia pakistana riferiscono che un missile ha colpito un'automibile nel villaggio di Wana uccidendo 4 persone; un altro missile ha distrutto una casa in un villaggio vicino uccidendo altre tre persone: entrambi i villaggi sono nel sud Waziristan. Per la rabbia, diversi uomini che vivono nelle zone tribali nel nord-ovest del Paese, hanno aperto il fuoco contro il drone. Il governo di Islamabad subisce una forte pressione da parte dell'opinione pubblica che lo accusa di essere incapace di difendere il Pakistan da attacchi di questo tipo. Ieri due fratelli afgani sono stati uccisi perche' accusati di collaborare con gli Stati Uniti. I loro corpi sono stati ritrovati, crivellati di colpi, nel villaggio di Khan Zada, nel nord Waziristan. 4. LUTTI. "NOI DONNE" RICORDA ANNA LIZZI CUSTODI [Da www.noidonne.org col titolo "Scompare Anna Lizzi Custodi: una guida e un esempio" e il sommario "Mercoledi' 17 dicembre ci ha lasciato Anna, amica e compagna"] La redazione e il consiglio di amministrazione del mensile "Noi donne" salutano con grande affetto la compagna, amica, sorella Anna Lizzi Custodi. Anna lascia un vuoto, ma anche l'eredita' di una vita vissuta con impegno costante e quotidiano nelle lotte con le donne. E' stata per noi una guida e un esempio, che ricordiamo e continueremo a ricordare. Negli ultimi anni ha contribuito con passione e in maniera concreta diffondendo e promuovendo il mensile "Noi donne" e facendosi portavoce vigorosa e attiva della nostra rivista. Rimane per noi e per le generazioni future un punto di riferimento importante, umanamente, affettivamente e politicamente. 5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: RESISTENZA E SPERANZA [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento] Ci avviciniamo alla fine di un anno ed il bilancio non e' certo esaltante. Abbiamo gia' scritto di come in Italia la dinamica regressiva non riguarda solo il carattere intrinsecamente autoritario dell'attuale governo, ma l'intero ordine di cose sociale, e di come tutto questo avvenga praticamente senza opposizione e senza un autentico progetto politico alternativo. Ancora piu' drammatica resta la situazione internazionale, non solo per il dilagare della crisi economico-finanziaria, ma perche' tutte le cause che fanno si' che i tre quarti dell'umanita' viva o sopravviva con meno di un dollaro al giorno, restano li', drammaticamente inalterate ed apparentemente immodificabili. Cosi' le questioni delle disuguaglianze e delle ingiustizie planetarie (alle quali soprattutto in tempi natalizi non si nega mai una lacrima in tivu'), sono ridotte a qualche esile slogan o al silenzio. Un silenzio rotto, di tanto in tanto, dall'invito a mandare un sms per questa o quella crisi. Insomma, un ritorno alla piu' piatta e qualunquista beneficenza, dove i piu' deboli devono accontentarsi delle misere briciole che cascano dal tavolo dei ricchi assisi al banchetto. Il rischio, per i tanti che continuano ad impegnarsi per la costruzione di una societa' egualitaria e di una umanita' solidale, e' quello della stanchezza e dell'impotenza. Le sconfitte - spesso una dopo l'altra - lasciano il segno; molte volte e' come scalare una montagna ed essere regolarmente buttati giu'. Ma non si puo' ripiegare verso quel "realismo" che e' in verita' puro cinismo. Allora l'invito alla speranza e' indispensabile, anche se da sola non e' certo sufficiente a cambiare lo stato orrendo delle cose presenti. Scriveva Emily Dickinson: "La speranza e' una strana invenzione/ un brevetto del cuore il cui moto e' continuo ma instancabile/ elettrico accessorio di cui non si sa niente/ ma il suo impulso possente rafforza ogni valore". 6. PROFILI. MARCO BECK: LUIGI SANTUCCI [Dal mensile "Letture", n. 646, aprile 2008 col titolo "Luigi Santucci" e il sommario "Vita terrena e ultraterrena, amore e morte, peccato e grazia, mito e dramma del mondo familiare, dolore e felicita' nutrono la narrativa a sfondo metafisico di uno scrittore che non si e' mai sottratto all'incontro-scontro con Cristo"] C'e' un salto memorabile rimasto a contrassegnare indelebilmente la narrativa di Luigi Santucci (1918-1999): quello che da una guglia del Duomo di Milano, per effetto di un patto faustiano, proietta in verticale nello spazio sottostante e in orizzontale a ritroso nel tempo, verso la Belle Epoque abitata dalla madre scomparsa, il protagonista del romanzo Orfeo in paradiso. E se un salto simile e diverso, in una dimensione ancor piu' metafisica, lo avesse spiccato lo stesso Santucci? Se, anziche' con un mefistofelico Monsieur des Oiseaux, egli si fosse accordato con l'Angelo della Poesia, ottenendo di tornare ad aggirarsi tra noi come nostro invisibile contemporaneo, dopo essersi gettato a capofitto da un pinnacolo della cattedrale al centro della Gerusalemme (o della Milano) Celeste? Quest'idea di un tuffo a' rebours dell'autore esemplato su quello del personaggio non sarebbe dispiaciuta allo scrittore ambrosiano. Per almeno un paio di ragioni: l'affinita' psicologica con un Orfeo scaturito dalle sue doloranti viscere di orfano e la convinzione, ripetutamente declinata nelle sue pagine, che la Comunione dei Santi non sia per nulla un dogma astratto ma costituisca una realta' quasi palpabile, che tra il mondo dei vivi e quello dei cosiddetti morti esistano contatti misteriosi, canali di comunicazione sempre aperti. E comunque, anche al di qua degli orizzonti di sopravvivenza dischiusi dalla fede in Colui che solo "ha parole di vita eterna", elementi oggettivi concorrono ad alimentare la suggestione di una perdurante presenza di Santucci in mezzo a quanti familiarmente lo chiamavano Lillo. L'abitazione di via Donizetti, in primis: individuabile all'esterno grazie a una sobria lapide commemorativa, intorno all'affabile sorriso della signora Bice serba intatta, senza alcun pulviscolo museale, la calda atmosfera degli anni in cui era "la casa dell'amicizia". E si aggiunga l'eredita' "parlante" dell'archivio, con le carte, le fotografie, soprattutto i libri. Non soltanto i volumi pubblicati in vita. Anche quelli usciti postumi, come a compensare la scandalosa rarefazione delle opere ancora reperibili in commercio. Non so quanti altri scrittori abbiano esercitato una cosi' intensa strategia comunicativa sul crinale tra l'aldiqua e l'aldila', e poi ancora oltre l'ultima linea rerum. La pubblicazione di Eschaton. Traguardo di un'anima, immaginario pellegrinaggio nell'oltretomba ispirato alla Commedia dantesca, precedette di poco il trapasso (1999). Appena prima del commiato furono registrate, per essere date post mortem alle stampe, quelle Ultime parole ai figli che continuano a esalare la fragranza di un testamento spirituale intriso di serenita'. E sempre a cavallo della fatale frontiera si situa l'auto-antologia compilata nell'estremo scorcio di vita e per merito di Giliolo Badilini apparsa, con il titolo Autoritratto, cinque anni dopo la morte. Nel 2001 e' affiorato Con tutta l'amicizia, un carteggio (1942-1959) tra Santucci e don Primo Mazzolari che ci restituisce la voce giovanile dello scrittore in dialogo con la "tromba dello Spirito Santo". Mentre di recente (ottobre 2007) quella stessa voce e' tornata a risuonare, con il timbro pacato dell'avanzata maturita', nel bellissimo libro-intervista Confidenze a una figlia curiosa, che Emma Santucci ha amorosamente tratto da alcune conversazioni intrecciate con il padre in pomeriggi estivi: una galleria di ritratti a tutto tondo d'illustri amici e conoscenti - da Giovanni XXIII a Paolo VI, da padre Turoldo a padre Balducci, da Lazzati a Marotta, da Ungaretti e Montale a Vittorini e Calvino - in ognuno dei quali brilla un riverbero dell'intervistato. Si direbbe, insomma, che sulla parabola insieme esistenziale e letteraria di Santucci non possa calare definitivamente il sipario. Quali altre sue inedite parole dobbiamo attenderci? E ci sara' mai una sua ultima pagina? * Simile soltanto a se stesso E' uno scaffale vario e variegato quello che raccoglie l'intera produzione santucciana. Dove signoreggia la creativita' del romanziere e del novelliere, senza tuttavia offuscare le riflessioni del saggista, le rievocazioni del memorialista, le invenzioni del drammaturgo, le folgorazioni del poeta. Su tale poliedricita' appare ovunque impresso il sigillo di una spiccata originalita', di una radicale irriducibilita' a schemi e cliches, a tendenze e movimenti. Giustamente Italo Alighiero Chiusano ha tracciato l'immagine di "un uomo simile soltanto a se stesso": che e' poi, a ben vedere, l'icona della genialita'. Occorre pero' intendersi. L'"unicita'" di questo grande scrittore, per il quale risulta in effetti difficile indicare modelli e termini di paragone, non lo riduceva a un individualista appartato, a un solitario alunno delle Muse. Avendo il culto dell'amicizia e della solidarieta', del confronto d'idee e dell'apertura al dibattito, Santucci amava camminare in compagnia sui sentieri della cultura e della convivialita'. Ma quando si sedeva allo scrittoio, il pensiero, sia pure nutrito di approfondite discussioni non meno che di vaste letture, gli fluiva dalla mente alla penna lungo un personalissimo filo d'ispirazione. Fondamentale, per lo sbocciare della sua vocazione alla scrittura, fu nel 1944-'45, dopo un breve periodo in cui era espatriato in Svizzera perche' antifascista, la sua partecipazione ideologica alla Resistenza attraverso la collaborazione al periodico clandestino "L'Uomo", fondato nel convento milanese dei Serviti di San Carlo da una triade di intellettuali cattolici: Mario Apollonio, Gustavo Bontadini e Dino Del Bo. Apollonio era gia' stato il suo "faro" durante gli studi universitari alla Cattolica. Il magistero del prestigioso italianista lo aveva accompagnato fino alla laurea in Lettere moderne, conseguita nel 1941 con una tesi per l'epoca davvero innovativa, pubblicata l'anno successivo con il titolo Limiti e ragioni della letteratura infantile e apprezzata dallo stesso Benedetto Croce. Misero radici nell'entourage dell'"Uomo" amicizie fraterne destinate a incidere sulla maturazione dello scrittore e a perpetuarsi per decenni, con David M. Turoldo, Camillo De Piaz, Angelo Merlin, Angelo Romano'. Da quell'humus spirituale, cosi' come dalla passione neo-democratica germogliata nel clima ottimistico della ricostruzione postbellica, lievito' la "poetica della gioia", il primo Leitmotiv che irruppe, inscindibile dalla mitologia dell'infanzia, nel laboratorio di Santucci, coagulandosi nelle brevi prose dei Misteri gaudiosi (1946), ricchi di venature umoristiche alla Chesterton. Otto anni dopo, un'edizione accresciuta, L'imperfetta letizia, mostro' come l'eudemonismo cristiano di Santucci avesse gia' raggiunto una cifra molto piu' chiaroscurata: il drammatico, latente risvolto della gioia e' un velo di angoscia esistenziale. A meta' strada fra il romanzo filosofico e il romanzo satirico si colloca l'estroso fantasy In Australia con mio nonno (1947): il viaggio di Ilario, fervente cattolico, e del nonno, l'ateo Libero Pensiero, in un continente del tutto immaginario, avulso dalla geografia degli atlanti e del turismo, si traduce in un divertissement intessuto di brillanti divagazioni allegorico-morali. La migliore epifania dell'umorismo santucciano, innervato anche dagli studi sul Manzoni oltre che dalla "scoperta" di Bruce Marshall, risiede comunque nei dieci racconti riuniti in Lo zio prete (1951). Trova libero sfogo, qui, una di quelle che Chiusano definiva, con affettuosa ironia, le "fisse" di Santucci: precisamente "una ghiottoneria insaziabile per la figura del prete e per la sua realta' quotidiana, specie quella grassa e corposa di un tempo". Il gusto della caricatura, spinto fino al grottesco, non assume pero' mai una colorazione polemica. Al contrario, si rivela come una paradossale risorsa apologetica: l'integrita' della fede esce incontaminata dalla rappresentazione delle debolezze di taluni suoi ministri. Negli anni Cinquanta Santucci comincio' a frequentare la dimensione teatrale, attingendo materia dalla storia sacra: dopo un plastico ritratto di santa Chiara, immune dalle insidie dell'agiografia edificante, vide la luce L'angelo di Caino, incentrato sul dramma dell'angelo preposto alla custodia del primo omicida e rispettoso del suo libero arbitrio, che nel 1956 fu messo in scena ad Assisi con l'interpretazione di Giorgio Albertazzi. Alla drammaturgia di soggetto prevalentemente religioso ma di taglio modernamente laico, sia in lingua che in dialetto milanese, Santucci avrebbe dato in seguito ulteriore impulso, con un "picco" negli anni Ottanta: il volume Teatro (1986) ospita un pregevole trittico sulla "follia" della fede formato da Ramon il Mercedario, Agostino d'Ippona e Il cuscino di legno. * La stagione dei grandi romanzi Nel frattempo, per quanto remota da un devozionalismo di statica osservanza ecclesiale, l'ispirazione cristiana sottesa a tutti i testi di Santucci gli procura, oltre all'indesiderato entusiasmo dei tradizionalisti in seno alla Chiesa, anche la riduttiva ed emarginante etichetta di "scrittore cattolico" affibbiatagli dall'establishment laicista. Il diretto interessato reagisce, nelle interviste, con una determinazione che tuttavia non basta a sradicare quel fazioso fraintendimento. L'equivoco, addirittura, sembra consolidarsi dopo la pubblicazione del primo romanzo di largo respiro, Il velocifero (1963), alla cui oggettiva ricezione critica, sia pure di fronte al favore dei lettori, non giovano, probabilmente, il colpo d'ala del lieto fine nell'alveo della Provvidenza e lo squillante panegirico di Apollonio. Governata da una "sapiente orchestrazione sinfonica" (Chiusano) di stampo manzoniano e fogazzariano, la trama del Velocifero segna, nella sua complessita' e corposita', la transizione dall'"apprendistato" alla "professionalita'". Nella prima meta', che si configura come la saga di una grande e pittoresca famiglia borghese, "galleggiante" sulla Milano d'inizio Novecento nell'abitazione di viale Monforte, simile a una salvifica Arca di Noe', predominano ancora le coordinate giovanili dell'infanzia e della gioia sorgiva a essa connaturata. Il flusso della narrazione procede lungo un asse fraterno: Renzo e Silvia, inseparabili, vedono il mondo ruotare felicemente intorno a loro sotto l'ala protettrice del nonno, il farmacista Camillo. Le loro avventure adolescenziali, i primi trasalimenti del cuore profumano di favola realistica. L'idillio s'infrange con la morte cristianamente serena del patriarca, che Giovanni Cristini ha definito "una delle pagine piu' belle della letteratura contemporanea" e che immette nella drammatica spirale della seconda parte. I due fratelli pervengono alla maturita' attraverso una catena di amari disinganni. Il relitto del velocifero, diligenza ormai in disarmo, simboleggia la crisi e la diaspora della famiglia, travolta dal dissesto economico. Il sodalizio che congiunge dall'infanzia il timido Renzo e l'arrogante Gianni (la tensione dialettica fra due amici e' un cardine ricorrente della narrativa santucciana) si ribalta in antagonismo e rottura. Scoppia la Grande Guerra: Gianni muore riconciliandosi con Renzo, il quale a sua volta rimane ferito ma recupera, grazie anche all'intercessione spirituale della sorella entrata in monastero, il senso e il valore dell'unita' familiare, indispensabile per il suo pieno riscatto umano. Consenso unanime di critica e di pubblico, sancito dal conferimento del Premio Campiello nel 1967 e dall'allestimento di uno sceneggiato televisivo nel 1971, riscuote il successivo affondo nella narrativa "maggiore": Orfeo in paradiso, un capolavoro assoluto. Uscito definitivamente dall'infanzia dello spirito in seguito alla morte della madre (1963), trauma sanato solo dopo una lunga macerazione di cui sono frutto e testimonianza le struggenti poesie di Se io mi scordero' (sorta di sinopia rispetto all'affresco dell'Orfeo), lo scrittore costruisce con straordinaria potenza inventiva un romanzo ad alto tasso autobiografico. L'ancestrale mito orfico della discesa agli inferi per la riconquista alla vita di Euridice, qui divenuta per transfert figura materna, s'incrocia con le reminiscenze dal Faust goethiano e con l'eccelsa meditazione sul tempo di sant'Agostino. Orfano inconsolabile, prossimo a suicidarsi per la disperazione, il protagonista incontra sui fastigi del Duomo di Milano un personaggio insinuante, tale Monsieur des Oiseaux, che gli propone un ingannevole patto metafisico: ritrovare la perduta felicita' tuffandosi nel "paese" del passato in forza di una "concupiscenza affettiva"; poter assistere alla nascita, alla crescita, al farsi donna della madre, a condizione di non provare ne' a trascendere la dimensione terrena ne' a modificare il corso degli eventi e degli umani destini. "Lo sciagurato risponde". Rivive cosi', sotto i suoi e i nostri occhi, la Milano della Belle Epoque, dei moti popolari del 1898, della Prima guerra mondiale. Ma la presunta gioia si tramuta in ansia, delusione, tormento. Finche' don Pasqua, uno strano prete erborista, un "santo senza aureola", non strappa la tela demoniaca tessuta da Monsieur des Oiseaux, mostrando a Orfeo come la sua ribellione allo stato creaturale possa solo condurre all'infelicita' perche' si fonda sull'egoismo. L'unica via di salvezza, di approdo finale alla pace, risiede nella purezza del sentimento ("e' l'amore che si beffa del tempo") e nell'abbandono alla volonta' di Dio. Dissolto l'incantesimo, dileguatasi la citta' d'antan, il "tradimento" faustiano di Orfeo determina il suo sofferto ma riconciliato ritorno al presente. La catarsi e' compiuta. * Il grano e la zizzania Desta stupore, nel 1969, il nuovo "tornante" che innalza Santucci a una quota letterariamente e spiritualmente vertiginosa. Volete andarvene anche voi? e' infatti, come recita il sottotitolo, niente meno che Una vita di Cristo. Anche se non ha nulla da spartire con le vite di Gesu' piu' o meno "canoniche" fiorite nell'arco del Novecento per mano di esegeti come Ricciotti o di letterati come Papini e Mauriac. Fermo restando un rigoroso rispetto dei testi evangelici assunti a fondamento di ogni scandaglio nel mistero dell'Uomo-Dio, lo spirito insufflato in queste pagine non meno artistiche di un ciclo d'affreschi e' lo stesso che pervade le giornate del cristiano Santucci all'indomani del Concilio Vaticano II: lo spirito giovanneo (alla pastoralita' di Roncalli lo scrittore aveva appena dedicato un vibrante Cantico delle cose di Papa Giovanni) quale si era trasfuso nella Gaudium et spes, il manifesto della Chiesa conciliare in dialogo col mondo, protesa verso la "soluzione dei problemi dell'eta' moderna". Un connotato inimitabile della cristologia santucciana consiste nell'intreccio di svariati registri espressivi: squarci narrativi, monologhi e dialoghi pseudo-teatrali, scavi psicologici, meditazioni attualizzanti, momenti di libera contemplazione, slanci mistici. In sintesi, una grande opera di poesia (se e' lecito l'ossimoro) laicamente sacra. Il confronto diretto con la figura e la parola di Cristo, incandescente soprattutto nelle "stazioni" della Passione e nell'epilogo dell'Ascensione, ricompone in unita' due diverse fasi di stesura, due "tempi dell'anima": uno - rivela lo scrittore nella premessa - "florido di fede, dove Cristo e' goduto come felice possesso", l'altro "sotto il segno della problematicita' o addirittura nei gorghi della disperazione". L'amore per Gesu' diventa in Santucci, emulo di Giacobbe, anche una forma di combattimento con Lui: "Sono solo uno scrittore che vive, tra spasimi e alternative sempre piu' tese, una sua cristomachia". Ma proprio per questa vitale mescolanza di certezze e dubbi, di entusiasmi e interrogativi, di "grano e zizzania", Volete andarvene anche voi? continua ancora oggi ad affascinare credenti e uomini in ricerca. * Novita' spiazzanti La narrativa di Santucci conserva imperterrita, anche negli anni Settanta, la capacita' di spiazzare le aspettative dei lettori. Ogni nuova pubblicazione si pone in discontinuita', talora sconcertante, con il libro che l'ha preceduta. Non sparate sui narcisi (1971), accanto al mito edenico della Milano otto-novecentesca che rivive nelle statue parlanti dei suoi insigni cittadini disseminate nei Giardini pubblici, ultimo angolo superstite di paradiso terrestre, sviluppa due temi inediti, mutuati dall'attualita' storica: una parziale adesione all'utopia di rinnovamento dei giovani contestatori rampollati dal Sessantotto e una tagliente critica della nevrosi che corrode una societa' spregiudicata, affaristica, disumana. Come spesso in Santucci, lo spunto realistico trascolora ben presto nella temperie fantastica di una favola allegorica, dai toni ora grotteschi ora drammatici. Nonostante la difesa messa in atto dalle madri e da Papa Giovanni, la schiera di hippies, maoisti e anarchici soccombe a un feroce safari, sotto i colpi dei cinici borghesi. A Tremolino, alter ego dell'autore, non resta che una soluzione "escapista": una fuga a dorso d'asino nel fiabesco paese di Montisel. "Il cosi' e' e' il regno di Dio, il come se e' il regno dell'uomo, la sua risorsa, la sua furbizia napoletana": con questa scanzonata filosofia di vita, tendente a una solare accettazione del Mistero, il giovane Mico, accordatore di strumenti musicali, cerca di sciogliere il grumo di aridita' che affligge Klaus, suo fratello adottivo, compositore geniale eppure irrisolto. Il rapporto dialettico fra i due complementari temperamenti costituisce l'asse portante di un romanzo ancora una volta innovativo, Come se (1973). Ne e' autentica protagonista, esplorata nei suoi abissi di tenebra e di luce, la musica (che Santucci coltivava attivamente come cantore e suonatore di fisarmonica). Non solo la passione musicale condividono Klaus e Mico, ma anche l'amore per una stessa ragazza, Angelina, dalla quale nasce una figlia d'incerta paternita'. Il velo di sensualita' che avvolge l'avventura erotica dei tre giovani, nell'audace convinzione che l'istante dell'amplesso schiuda un varco verso la Rivelazione di Dio, non tarda a lacerarsi. La morte di Angelina e la scomparsa di Mico in guerra lasciano solo Klaus nella sua sterile ricerca di un tema per un Sanctus ineffabile. Ma quando, anni dopo, percepira' un "fischio modulato" simile al segnale concordato con Mico come richiamo dall'aldila' in caso di sopravvivenza, il musicista avra' finalmente una serena folgorazione: salira' su una cresta dolomitica per lasciarsi seppellire dalla neve. E varcare, cosi', la soglia dell'Eterno. Dopo sei anni di laboriosa gestazione, esce nel 1979 il piu' ambizioso tra i suoi romanzi, quel Mandragolo che, con la sua dirompente carica di novita' "eterodossa", disturba e perfino scandalizza certi esponenti del conservatorismo cattolico, mentre entusiasma buona parte della critica militante. Chiusano ne esalta lo "splendido disordine", Cavallari la visionarieta' "alla Chagall". Raboni vi scorge una "nevicata pentecostale di verita', forza, allegria, pluriintelligenza e plurilinguismo". Porzio nutre "il sospetto di un capolavoro". I "santucciofili" di lunga affezione restano perplessi. Li conquista, ancora una volta, l'alchimia stilistica, la "sintassi mezza aristocratica e mezza plebea" (Bonura), da cui si sprigiona un ilare umorismo. Li affascina, spinto all'estremo limite del surrealismo, lo scenario apocalittico della guerra-farsa che i Morti, invadendo una Bellagio trasformata in Valle di Giosafat, dichiarano ai Vivi per punire la loro corruzione, vilta' e ipocrisia. Li sconcerta, invece, il carnale risalto conferito, sia pure a fini caricaturali, alla sessualita' senza freno del protagonista, il sacrestano Demo, deforme ma insaziabile amatore, gaglioffo capace tuttavia di redimersi in un epilogo che riecheggia il salvataggio finale dell'anima di Faust nel poema di Goethe. E in effetti, rileggendo Il Mandragolo a distanza di quasi trent'anni, si ha l'impressione che il titanico tentativo di conciliare Eros e Thanatos, esorcizzando la morte mediante l'amore e la musica (in parallelo con Come se), non sia perfettamente riuscito. * Lontano dai riflettori Gli anni Ottanta e Novanta vedono Santucci virare verso un "piccolo cabotaggio" di qualita' attraverso gli arcipelaghi del breve narrare e della saggistica d'intrattenimento, a sfondo memoriale o spirituale. E' un ventennio di operosita' assidua ma discreta, lontana ormai dai riflettori dei mass media, sempre piu' sensibili alle sirene dell'industria e del marketing editoriali. "Qui", ha scritto padre Ferdinando Castelli, "c'e' la ricapitolazione del suo mondo, in termini semplici e profondi; anche le angosce e i dilemmi riaffiorano, ma sotto i cieli della Grazia". Ed ecco dunque sgranarsi racconti che germogliano dalla fertilita' "di un hortus cristiano, dove le piante hanno di evangelico almeno la radice e spesso anche la vegetazione", come sottolinea il risvolto della silloge Il bambino della strega (1981), comprendente la straordinaria novella eponima, tutta giocata sulla beatitudine della condizione prenatale nel grembo materno. Dieci anni dopo, queste sette short stories, incrementate con l'innesto di altri sei testi, riproporranno in Manoscritto da Itaca la stessa suggestiva coabitazione di episodi apocrifi, leggende medievali e fantasie moderne. Al Medioevo si richiama anche, mescolando storia e fiaba, Il ballo della sposa (1985), agile romanzo che incastona una vicenda d'amore infantile nella cornice della "crociata dei fanciulli" (1212). Sul versante saggistico, la nostalgica rievocazione di una terra briantea ormai "accoltellata" dalla citta' (Brianza e altri amori, 1981) e le ricognizioni sulla saggezza popolare cristiana sedimentata nella scansione del calendario, su base stagionale (L'almanacco di Adamo, 1985) o mensile (In taverna coi Santi, 1991), preludono alla pubblicazione, nel 1992, di un'aurea autobiografia intellettuale: Il cuore dell'inverno. Muovendo dall'apologia della sua stagione prediletta, ricca di attrattive fra cui l'epopea del Natale, fonte per lui d'inesauribile ispirazione, lo scrittore illustra il concetto di "invernitudine" come metafora di una vecchiaia capovolta in positivo, ringiovanita dalla memoria. Nel bilancio di una vita consacrata alle parole, le voci attive sono quelle degli affetti familiari e amicali, della passione per la poesia e la musica, degli incontri con i maestri, della lettura di pagine illuminanti, del "non essere andato via" da Cristo. Rispetto a questo primo "testamento" si configura come un codicillo in extremis il fantastico viaggio interiore sulle orme di Dante, dall'Inferno al Paradiso, delineato in Eschaton (1999): "qualcosa di molto simile", secondo Carlo Bo, "al grido di Cristo sulla croce", con cui Santucci riesce tuttavia a "regalare musica da ultrasuoni e sonori silenzi" (Claudio Toscani), consegnandoci un messaggio definitivo: "La felicita' e' capillare", si nasconde "entro il battere d'ogni nostra ora". * L'Encomiasta Una fervida amicizia, che si e' oggettivata anche nella collaborazione per la stesura congiunta di Pellegrini in Terrasanta (1987), legava Santucci a monsignor Gianfranco Ravasi. Racconta in particolare l'ex prefetto dell'Ambrosiana, presentando il postumo Autoritratto, di aver coniato per Lillo l'affettuoso epiteto "l'Encomiasta". Giacche', immune da qualsiasi forma di gelosia nei confronti di altri scrittori, Santucci amava dispensare elogi e ringraziamenti a chiunque, con un libro o un articolo, avesse suscitato la sua ammirazione: attitudine dettata da un'immensa generosita' non solo intellettuale ma anche, geneticamente, evangelica. E proprio generosita' e gioia sono le due note che risuonano nel respiro finale del congedo dai figli, saldandosi in una sorta di sillogismo su cui sembra aleggiare il detto di Gesu' "c'e' piu' gioia nel dare che nel ricevere", riferito negli Atti degli Apostoli. "Siate generosi, e poi siate tutte le altre cose", e' la raccomandazione di quel padre gia' avviato verso l'Eternita'. "Sarete felici e fortunati... Si', la generosita' e' la ruffiana della gioia. E la gioia e' importante. Credeteci nella gioia. E andatene a caccia, tutti i giorni". * Piste di approfondimento critico - G. Badilini, Santucci tra provocazione e mistero, Ipl, 1976. - F. Castelli, Volti di Gesu' nella letteratura moderna, vol. I, San Paolo, 1991, pp. 367-412; "La Civilta' Cattolica", 2 ottobre 1999, pp. 26-39. - I. A. Chiusano, Altre lune, Mondadori, 1987, pp. 297-300. - A. Colombo, "Nuova Antologia", ottobre-dicembre 2004, pp. 287-293. - G. Cristini, Invito alla lettura di Santucci, Mursia, 1976. - A. Salvatore, Percorsi testuali, Loffredo, 1993, pp. 161-206. - C. Toscani, "L'Osservatore Romano", 1-2 aprile 1996, p. 3. - Trentacinque Amici, Ritratti di Luigi Santucci, Chimera, 2000. * Vita semplice di un milanese a Milano 1918 Luigi Santucci nasce a Milano l'11 novembre, figlio unico di Alessandro e di Emma Pera. 1937 Consegue la maturita' classica presso l'Istituto Leone XIII dei padri gesuiti. 1941 Si laurea in Lettere moderne all'Universita' Cattolica, con una tesi sulla letteratura infantile pubblicata da Barbera nel 1942. Del relatore, Mario Apollonio, restera' assistente fino al 1951. 1944-1945 Antifascista, dopo qualche mese di esilio in Svizzera rientra a Milano, dove s'impegna nella propaganda clandestina per la Resistenza, collaborando al periodico "L'Uomo" accanto ad Apollonio, Bontadini, Turoldo, De Piaz. 1946-1947 Pubblica Misteri gaudiosi (ed. Gentile, Premio Paraggi) e In Australia con mio nonno (Premio Mondadori). 1950 Celebra nuove nozze con Bice Cima, gia' sposata nel 1949 con un "matrimonio di coscienza". Dalla loro infrangibile unione nasceranno quattro figli: Michele (1950), Agnese (1953), Raimondo (1958), Emma (1963). 1951 Ottiene il Premio Marzotto con i racconti de Lo zio prete (Mondadori). 1954 Da' alle stampe L'imperfetta letizia (Vallecchi). 1956 Con il dramma L'angelo di Caino vince ad Assisi il Premio Pro Civitate Christiana. 1962 Lascia l'insegnamento nelle scuole superiori. 1963 Alla soddisfazione per il successo del romanzo Il velocifero (Mondadori) fa da contrappunto l'immane sofferenza per la morte della madre. 1967 Orfeo in paradiso (Mondadori) trionfa al Premio Campiello. 1969 Volete andarvene anche voi? Una vita di Cristo (Mondadori; nuova ed., San Paolo, 1995) suscita un'eco internazionale: traduzioni in inglese, polacco, portoghese, russo. Vedono la luce le poesie di Se io mi scordero' (Mondadori), in memoria della madre. 1971-1973 Escono da Mondadori i romanzi Non sparate sui narcisi e Come se. 1976 Santucci ritira a Varsavia il Premio Pietrzak conferitogli dall'Istituto Pax. 1979 Pubblica il controverso romanzo Il Mandragolo (Mondadori). 1981 Sboccia con Gianfranco Ravasi un'amicizia coltivata soprattutto durante le vacanze estive a Guello (Bellagio). Il volume di racconti Il bambino della strega (Mondadori) ottiene il Premio Basilicata. 1985 Le Edizioni Paoline stampano Il ballo della sposa (Premio Grinzane-Cavour 1986) e L'almanacco di Adamo. 1991 Uscita simultanea di Manoscritto da Itaca e In taverna coi Santi (Piemme). 1993 Il cuore dell'inverno (Piemme, 1992) vince il Premio Frontino-Montefeltro. 1996 Escono i racconti di Nell'orto dell'esistenza (Sei). 1999 Santucci fa appena in tempo a vedere stampato da Interlinea il volumetto Eschaton. Si spegne il 23 maggio, domenica di Pentecoste. 2001-2007 Il patrimonio dello scrittore e' arricchito dall'epistolario Santucci-Mazzolari, Con tutta l'amicizia (Paoline, 2001), dall'Autoritratto (Ancora, 2004) e dalle Confidenze a una figlia curiosa (Gribaudi, 2007). 7. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 8. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009" Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine, insieme allo spazio quotidiano per descrivere giorni sereni, per fissare appuntamenti ricchi di umanita', per raccontare momenti in cui la forza interiore ha avuto la meglio sulla forza dei muscoli o delle armi, offre spunti giornalieri di riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di antologia della nonviolenza che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata. E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009". - 1 copia: euro 10 - 3 copie: euro 9,30 cad. - 5 copie: euro 8,60 cad. - 10 copie: euro 8,10 cad. - 25 copie: euro 7,50 cad. - 50 copie: euro 7 cad. - 100 copie: euro 5,75 cad. Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it 9. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009 E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, quest'anno dedicata alle donne nella lotta contro le mafie e per la democrazia. E' curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo ed edita dall'editore Di Girolamo di Trapani. Si puo' acquistare (euro 10 a copia) in libreria o richiedere al Centro Impastato o all'editore. * Per richieste: - Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it - Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax: 923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com 10. RIEDIZIONI. OMERO: ODISSEA Omero, Odissea, Marsilio, Venezia 1994, Rcs, Milano 2008, pp. 910, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). Con testo greco a fronte, nella traduzione e con introduzione di Maria Grazia Ciani, il commento di Elisa Avezzu'. L'intera vicenda di ogni persona e' nell'Odissea. Non vi e' umana esperienza che essa non dica. Se un solo libro dovesse tutte le culture raccogliere, e tutte le esistenze, e tutte le storie che si possono raccontare, quel libro e' l'Odissea. E chi l'ha letta tutti i libri ha letto. E' un libro buono, e come ogni buon libro non ti sazia, ma ti mette ancora piu' brama di farti esperto e delli vizi umani e del valore. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 678 del 23 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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