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Minime. 676
- Subject: Minime. 676
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 21 Dec 2008 00:52:43 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 676 del 21 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. "Il paese delle donne" 2. Oggi a Nepi 3. Massimo Romano: Giovanni Arpino 4. Manuela Cartosio: Petrolio 5. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. STRUMENTI. "IL PAESE DELLE DONNE" Gia' rivista cartacea quindicinale, ora sito internet e newsletter quotidiana diffusa per posta elettronica: "Il paese delle donne" e' un utilissimo, tempestivo strumento di informazione per tutte e tutti. Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net/spip3/) riprendiamo e riproponiamo i seguenti testi di autopresentazione. * L'associazione "Il paese delle donne" e' nata nel 1987 ed e' cresciuta assieme alla Casa internazionale delle donne dove ha sede la redazione. Da sempre ha lavorato sull'informazione, la scrittura e la comunicazione tra donne. Alla pubblicazione de "Il foglio del paese delle donne" lavorano come direttora responsabile Marina Pivetta, come amministratrice Franca Fraboni, come coordinatrice editoriale Giovanna Romualdi, come grafica dell'edizione cartacea Sofia Quaroni, come webmistress e responsabile del sito telematico Cristina Papa, come presidente dell'associazione e responsabile del premio letterario Maria Paola Fiorensoli, insieme a tutte le altre della redazione. L'associazione per l'informazione "Il paese delle donne" e' un'associazione culturale senza fini di lucro, nata nel 1985 come gruppo redazionale delle pagine di informazione al femminile all'interno del quotidiano romano "Paese sera". Successivamente, nel 1987 l'associazione ha voluto proseguire quell'impegno editando direttamente "Il foglio del paese delle donne". Dal 2000, promuove un premio di scrittura femminile dedicato a Maria Teresa Guerriero (Maite'), un'artista che e' stata anche redattrice del nostro giornale. Nel tempo "Il paese delle donne" ha realizzato numerose trasmissioni per emittenti radiotelevisive nazionali e locali. La redazione di Roma ha sede presso la Casa Internazionale delle donne, in via della Lungara 19 (ingresso da Via della Penitenza 37/b), ed e' composta da Manuela Algeri, Camilla Cascino, Maria Paola Fiorensoli, Olivia Fiorilli, Franca Fraboni, Marta Marsili, Patrizia Melluso, Cristina Papa, Anna Picciolini, Marina Pivetta, Giovanna Romualdi, Sofia Quaroni, Maria Russo, Ines Valanzuolo. Collaborano tra le altre: Patrizia Arnaboldi, Camilla Briganti, Lidia Campagnano, Maria Grazia Campari, Nadia Cervone, Lidia Cirillo, Giancarla Codrignani, Simona Davoli, Nadia De Mond, Alessandra Giannasi, Nella Ginatempo, Marcella Mariani, Alessandra Mecozzi, Lea Melandri, Lidia Menapace, Luisa Morgantini, Maria Grazia Rossilli, Sara Sesti, Monica Soldano. La redazione si riunisce tutti i martedi' alle ore 17,30, tutte le lettrici sono le benvenute. * L'"Associazione il Paese delle donne" dal 1985 sostiene, promuove e si rappresenta nelle politiche delle donne, facendo proprie la Piattaforma di Pechino e le campagne mondiali per la difesa dei diritti umani e dell'ambiente. L'Associazione ha sede presso la Casa internazionale delle donne di Roma, ingresso da Via della Penitenza 37, di cui ha sostenuto e condiviso l'intero iter costitutivo. Dal 1987 l'associazione ha editato "il Foglio del paese delle donne", una pubblicazione cartacea sospesa (momentaneamente) da ottobre 2006, intervenendo nell'informazione con criteri e linguaggi di genere. L'"Associazione il Paese delle donne" inoltre: fornisce servizi editoriali, digitali e cartacei, ad associazioni ed istituzioni; produce video e cd; cura spazi autogestiti in emittenti radiotelevisive locali e Rai; organizza seminari e convegni, mostre e presentazioni librarie; promuove e partecipa a eventi, nazionali e internazionali, creando rapporti e reti con altre testate e luoghi di donne. L'"Associazione il Paese delle donne" ha pubblicato una serie di volumi dedicati ai bilanci di genere, alla fecondazione assistita (in particolare al dibattito che ha preceduto l'approvazione della Legge 40 e il successivo referendum ad essa legato), alla democrazia paritaria, ecc. Alcuni titoli disponibili in formato Pdf: Le pari opportunita' vanno a scuola; Il Genere tra le righe: gli stereotipi nei testi e nei media; Diritti di cittadinanza e lotta contro la violenza di genere; Il nemico a geometria variabile; Il divino: abitare il vuoto. Segni, gesti e parole nelle relazioni quotidiane; Per un welfare che cresce nelle liberta' e nella partecipazione; Donne e Media: "ancelle" o signore della comunicazione?; Il bilancio di genere. Percorsi ed esperienze in Italia; Una questione di liberta': procreazione assistita tra legge e desiderio; Nominare e agire il conflitto; L'eredita' del femminismo per una lettura del presente; Mettere le donne all'ordine del giorno; Rosa Luxemburg: opposizione alle guerre, impegno morale e intellettuale; Le donne della societa' civile incontrano le donne delle istituzioni; Fra voto e astensione. Dialogo sulla cittadinanza. Dal 2003, presso la sede associativa e' attivo il "Centro di Documentazione il Paese delle donne" che raccoglie materiali bibliotecari e archivistici continuamente arricchiti dalle attivita' associative. Il patrimonio documentario dichiarato patrimonio storico dalla Soprintendenza archivistica del Lazio e' gestito dall'associazione Archivia. Il Centro e' aperto dalle 11 alle 18 tutti i mercoledi' ed offre servizi di consulenza, formazione e ricerca storico-politico-letteraria in accordo con l'Universita' di Roma Tre e con le associazioni Archivia e Zora Neale Hurston. Il Centro di Documentazione "Il Paese delle donne" e' in rete con l'associazione Archivia, per contatti: cell. 3470336462. * Per ulteriori informazioni e contatti: e-mail: newsletter at womenews.net e cristina at womenews.net, sito: www.womenews.net/spip3/ 2. INCONTRI. OGGI A NEPI [Dal Comitato "Nepi per la pace" (per contatti: e-mail: info at comitatonepiperlapace.it, sito: www.comitatonepiperlapace.it) riceviamo e volentieri diffondiamo] Si svolge domenica 21 dicembre 2008 a Nepi (Vt) alle ore 17 pressola chiesa di San Tolomeo del convento dei servi di Maria la VI edizione del concerto "Natale festa di pace", manifestazione organizzata dal comitato "Nepi per la pace". Il concerto e' una delle tante iniziative promosse dal comitato tese alla diffusione della cultura della pace, della legalita', della solidarieta', della giustizia e del rispetto dell'ambiente. Il concerto vedra' protagonisti giovani e ormai famosi talenti della musica lirica: Laura Celletti, Paola Roncolato, Riccardo Cecchi, Roberto Cresca. I cantanti saranno accompagnati al pianoforte dal maestro Giovanni Valle. Durante l'intervallo del concerto interverra' con una riflessione sul tema della pace monsignor Dante Bernini, presidente emerito di Pax Christi International. Al termine del concerto, nella cripta del Sangallo, sotto il complesso del convento, si svolgera' una cena di solidarieta' alla quale tutti sono invitati, a cominciare dalle tante persone straniere che vivono a Nepi. Nel corso della cena sara' possibile acquistare prodotti dell'Unicef, del commercio equo e solidale e dell'associazione Libera, prodotti provenienti dalle colture delle terre confiscate alla mafia. 3. PROFILI. MASSIMO ROMANO: GIOVANNI ARPINO [Dal mensile "Letture", n. 642, dicembre 2007 col titolo "Giovanni Arpino" e il sommario "A venti anni esatti dalla morte cresce l'esigenza di porre in giusto risalto l'opera di Arpino. La misconoscenza dei suoi lavori e' dovuta soprattutto alla loro difficile collocazione nella tradizione letteraria del Novecento"] A vent'anni dalla morte, il caso di Giovanni Arpino, uno degli scrittori piu' talentuosi della letteratura italiana del secondo Novecento, e' singolare ma non unico. Emarginato, quasi cancellato dal canone degli schemi storiografici, mai citato tra gli autori piu' significativi del secolo scorso, ha subito una sorte analoga a quella di altri autori del suo tempo, diventati ormai dei classici ma poco ristampati e quasi non letti, da Pratolini a Elsa Morante, da Comisso a Parise, da Moravia a Bassani, da Delfini a Landolfi, tanto per citare qualche nome importante. Del resto, gia' Piovene aveva rilevato la sua atipicita': "Non riesco a trovare nemmeno un nome di scrittore contemporaneo da mettergli vicino". Le ragioni di questa cancellazione sono da attribuire al brusco e violento salto generazionale, alla cesura netta, avvenuta negli ultimi vent'anni, con la tradizione del Novecento, alla stessa marginalita' della letteratura, che si e' imbastardita con i mass media e ha assunto forme mediatiche e spettacolari per inseguire le leggi del mercato. Gli scrittori attuali, quelli che entrano nelle classifiche dei libri piu' venduti, sembrano preoccupati soprattutto di inseguire le mode e i gusti del pubblico piu' che i valori estetici e spesso citano i classici senza averli mai letti o comunque senza averli assorbiti in profondita'. Nella dialettica tra originalita' e tradizione, asse portante per secoli della storia letteraria, il postmoderno ha prodotto uno squilibrio difficile da ricucire. Nel caso di Arpino, agisce poi un'altra forma di ostracismo, spiegabile con due ragioni: il suo estro inventivo e la sua flaubertiana allergia agli "ismi", che hanno spiazzato i critici, sempre alla ricerca di modelli rassicuranti e consolidati; la carica umorale e polemica, talvolta impietosa e feroce, dell'uomo e del giornalista, esercitata nei confronti degli uomini di potere, sia della politica, sia dell'editoria, per metterne in luce le ipocrisie, le meschinita' e le vanita'. Esuberante, umorale, allegro ma preda di improvvise malinconie, generoso con gli umili e feroce con i potenti, di tempra anarcoide, sotto la scorza del duro e del cinico nascondeva tenerezze e gentilezze d'altri tempi. Da giovane assomigliava a Robert Mitchum, negli occhi chiari che inseguivano sirene. In quasi quarant'anni di confronto quotidiano e serrato con la scrittura, ha pubblicato sedici romanzi, quasi duecento racconti, migliaia di articoli sui giornali, opere teatrali, epigrammi, poesie, libri per ragazzi. In lui il giornalista e lo scrittore viaggiano su binari paralleli, ma su tempi diversi: se era fulminea e leggendaria la sua rapidita' di scrittura, non piu' di dieci minuti o un quarto d'ora per un articolo di giornale in cui commentava una partita di calcio o un fatto di costume o disegnava il ritratto di un personaggio, di fronte al romanzo si macerava su una pagina, una frase, una parola per giorni, e poi magari gettava tutto nel cestino della carta straccia, da lui considerato lo strumento piu' importante per uno scrittore. Avrebbe voluto essere figlio di Flaubert e di Dostoevskij, ma lo diceva con umilta' piu' che con presunzione, perche' sapeva che "fare romanzo" significa "sporcarsi le mani", "invecchiare, ogni volta, di dieci anni". Il controllo stremato dello stile di Flaubert e l'esplorazione degli abissi dell'anima di Dostoevskij erano per lui traguardi difficili da raggiungere. Sapeva che "scrivere e' infinitamente piu' difficile di qualsiasi vivere", che la vocazione del romanziere non e' un diritto, ma una condanna da affrontare con onesta' e duro lavoro sulla pagina. Arpino e' innanzitutto un "narratore di storie", un "bracconiere di personaggi", un "cacciatore d'anime", come amava definirsi. E queste metafore venatorie lo avvicinano alle osservazioni di Walter Benjamin svolte a proposito de Il viaggiatore incantato di Leskov o alle Memorie di un cacciatore di Turgenev, dove il fluire dei racconti del narratore orale cattura l'attenzione degli ascoltatori casuali. I romanzi di Arpino nascono dal contatto con la realta', soprattutto quella piu' quotidiana, fangosa e orrenda, che ha sotto gli occhi. Il suo realismo devia talvolta verso prospettive surreali, fantastiche o metafisiche, ma senza fughe all'indietro verso improbabili medioevi ne' scatti in avanti verso esiti fantascientifici. Come Elsa Morante, e' anche consapevole di vivere alla fine della civilta' scritta, di appartenere a un mondo che sta cambiando rapidamente, e durante un incontro con gli studenti degli istituti superiori di Rimini nel 1982 ha dichiarato: "In quanto narratore di storie, sento di appartenere a una razza in via di estinzione, poiche' la civilta' delle immagini ci sommergera' e i lettori saranno sempre piu' capaci a leggere, ma sempre meno come numero". * Un picaro a Genova Il suo romanzo d'esordio, Sei stato felice Giovanni, pubblicato nei "Gettoni" einaudiani di Vittorini nel 1952, nasce da una fuga giovanile nel '49 a Genova, dove visse, come ha scritto nel racconto Fuggire a Genova (1987), "in una pensioncina di via Pre', classicamente lurida, umida, toposa, con vaste macchie ambigue lungo le pareti, un lavandino di fronte al letto da galera, una finestruccia sghemba che dava su un vicolo, una tenutaria in bigodini e vestaglia, arcigna come la notte dei lupi mannari". Qui scriveva per ore e ore su un asse da lavare con la speranza di "toccare, prima o poi, un gradino di scrittura". Con pochi soldi in tasca e tante ambizioni covate nella mente, mangiava due uova fritte in latteria, circondato da gente che recava impressa "l'ombra della fame e della paura appena appena medicate dopo gli anni della guerra delle bombe", e tentava di dipanare il "gomitolo metafisico arruffato da un gatto invisibile, diabolico" che era per lui lo scrivere. Con la testa piena di letture - romanzi picareschi spagnoli, narratori russi e americani, Pavese e Vittorini -, dalle quali cercava di "decollare come un gabbiano appesantito dal liquame", Arpino scrisse il romanzo in poco piu' di venti giorni e nella primavera del 1951, prima di partire per il servizio militare, lo spedi' a Einaudi. E' una storia di risse e di sbornie, ambientata nella Genova sbrindellata e cenciosa dell'immediato dopoguerra, con gli alberghetti equivoci e i fetidi angiporti, i tram e le osterie, i caffe' e gli odori di pesce e di muffa che salgono dai vicoli, dove schizza il sangue e balenano i coltelli, tra le grida del mercato e i panni stesi tra le case, popolate da marinai e soldati, contrabbandieri e prostitute, ubriachi e bambini che giocano per strada. Un'atmosfera che ricorda da vicino un film francese di Rene' Clement, Le mura di Malapaga, uscito proprio nel 1949, e ambientato a Genova, con Isa Miranda e Jean Gabin, memorabile figura di antieroe con la sigaretta tra le labbra socchiuse, gli occhi chiari dallo sguardo duro e malinconico, un bicchiere di whisky o di birra in mano. Il protagonista, Giovanni detto il Bello, mangia pane e fave, dorme in una squallida pensione o, quando e' senza soldi, dentro le barche in disuso o sulle panchine dei giardini pubblici. Con Maria, l'impiegata conosciuta in latteria, intreccia una fulminea storia d'amore, fatta di "caldo tenero" e di "silenzio", di rari dialoghi, passeggiate in collina e cieli "di carta grigia e liscia". Con una scrittura frantumata, giocata sulle iterazioni e ispirata ai modelli americani, Hemingway e lo Steinbeck di Pian della Tortilla, Arpino esalta la leggerezza del vivere, un clima di allegria, felicita' e svagatezza che avvolge il protagonista, un personaggio sradicato e randagio, un sognatore dostoevskiano che vive l'ebbrezza del vagabondaggio e dell'avventura. * Esordi poetici, radici provinciali L'esordio assoluto di Arpino, un "narratore di razza spavalda" come lo defini' Pampaloni, avviene nella poesia. Appena diciannovenne, nel 1946, pubblica a proprie spese presso la piccola casa editrice Hesperia Dov'e' la luce? (1946), liriche di impianto classico pervase da una venatura religiosa. Ben piu' matura e' la seconda raccolta, Barbaresco (1954), che inaugura, con una tiratura di 300 copie, la collana "Quaderni di poesia" diretta da Vittorio Sereni per le Edizioni della Meridiana, dove usciranno soltanto altri due volumi di liriche, di Fortini e di Pasolini. Il tema, disteso in versi narrativi, e' quello della guerra partigiana. Molte di queste poesie confluiscono nella terza raccolta, Il prezzo dell'oro, pubblicato nel 1957 nella prestigiosa collana "Lo Specchio" di Mondadori, dove l'autore rivela una rigorosa moralita' gobettiana e fa i conti con i ricordi d'infanzia, le figure del padre e del nonno materno, l'approdo da Bra a Torino, "citta' fredda come un bacio rubato: raramente sorride a chi non vince". Per Arpino il romanziere non deve mai tirarsi indietro di fronte all'impatto con la realta', con l'attualita', deve sempre aderire ai fatti contemporanei accettando la sfida, anche con il rischio di fallire. Ne e' una conferma il suo secondo romanzo, Gli anni del giudizio, che esce nel 1958 nei "Coralli". Nel Notiziario Einaudi del maggio-giugno 1958 Arpino confessa: "Volevo scrivere un Fede e bellezza del comunista, dove la moralita' quasi incredibile di chi e' umile, la tensione disperata verso un mondo che tarda a venire si sarebbero scontrati ogni ora con la vita di tutti i giorni, con le mogli, il caffe', gli amici, il bello normale, il noioso indispensabile e soporifero comodo quotidiano". Ambientato a Bra nel periodo della campagna elettorale del 1953, narra la storia di un operaio comunista che lavora in fabbrica a Torino, i rapporti con i compagni di partito e il legame affettivo con la moglie. Il protagonista, per il quale la politica significa concreta speranza in un mondo piu' giusto e piu' libero, sperimenta l'impotenza di non riuscire a modificare la realta'. Il forte lirismo con cui e' descritto il paesaggio riecheggia la lezione di Pavese, in certi squarci langaroli di campagna, di notti trascorse in bicicletta per strade polverose tra le vigne e le case addormentate, con qualche cortile illuminato dove i contadini giocano a bocce, bevono vino e mangiano pane e acciughe. Il linguaggio e' piu' disteso e pastoso rispetto a quello impressionistico, nervoso e spezzato del romanzo d'esordio. * Testimone del suo tempo "Scrivere romanzi, per me, significa portar testimonianza poetica del mondo in cui viviamo". E' una regola etica di vita e di scrittura a cui Arpino rimarra' sempre fedele, che trova forse la sua espressione piu' alta nel romanzo La suora giovane (1959), uno dei migliori della narrativa italiana del secondo Novecento, che esce nei "Coralli" di Einaudi. Accolto da un'entusiastica recensione sul "Corriere della sera" di Montale, per il quale questo libro "ha tutta l'aria d'essere un capolavoro del suo genere", ottenne un notevole successo di critica e di pubblico. La storia d'amore tra un mite e abitudinario impiegato e una conversa di origini contadine, sullo sfondo invernale di una Torino gelida e nebbiosa, ha l'incanto di un piccolo classico russo, ricorda le atmosfere di Le notti bianche di Dostoevskij. Il fascino del romanzo consiste in una sotterranea trama di ambiguita', dove il seduttore si scopre sedotto, perche' e' la donna a condurre il gioco amoroso con una strategia di scaltra ingenuita'. Serena, la protagonista, e' un misto di semplicita' e di furberia, mentre Antonio si nasconde, non ha coraggio, trova una difesa nell'ordine borghese. Li accomuna una doppia alienazione: lui si e' protetto dall'assalto di emozioni e sentimenti sotto una crosta di abitudini che scandiscono la sua vita quotidiana, lei vuol farsi suora non per vocazione, ma per sfuggire alla vita dura e faticosa della campagna. Il romanzo successivo, Un delitto d'onore (1961), e' l'unico che non riflette la contemporaneita', e non e' un caso che sia forse quello meno riuscito. Ambientato nella provincia di Avellino negli anni del fascismo, narra la storia di un medico che uccide la moglie dopo le nozze perche' non l'ha trovata vergine e poi sopprime anche la sorella del seduttore. Profetica radiografia dei disastri prodotti dal miracolo economico, ambientata durante le celebrazioni di Italia '61 per il centenario dell'unita' nazionale a Torino, e' Una nuvola d'ira (1962), storia di un triangolo amoroso tra operai imborghesiti dall'ideologia capitalista del benessere, in cui esplodono rabbie e furori provocati dalle delusioni dell'impegno politico. Vent'anni dopo, l'autore, in occasione di una ristampa, lo defini' un "romanzo di 'amore e politica', o forse di politica che distorce e strumentalizza un amore". Frutto di una lunga e tormentata stesura e' L'ombra delle colline (1964), il suo romanzo piu' autobiografico, che fa i conti con il mito della Resistenza e con le radici familiari. La vicenda narra un viaggio nello spazio, quello in macchina di Stefano e Lu da Roma a Bra, che diventa un viaggio nel tempo, il gioco della memoria che rievoca il passato per capire le ragioni del presente. Memorabili le figure del nonno materno, personaggio dai pantagruelici banchetti, e del padre, autoritario e nostalgico colonnello in pensione. Sia il padre che il figlio sono due delusi dalla storia, perche' le loro speranze sono naufragate in un presente squallido e grigio. * La svolta verso il fantastico Arpino cambia totalmente registro nel romanzo successivo, Un'anima persa (1966), che segna una svolta verso il fantastico sperimentata in molti racconti e romanzi successivi. Un caso di sdoppiamento gli serve per esplorare i tic, l'ipocrisia e la corruzione della borghesia torinese. Questo libro piacque a Borges che, consigliandone la traduzione a una casa editrice argentina, lo defini' una tipica storia buenosairense. La trama e' semplice: un ragazzo, che vive in collegio, viene ospitato a Torino nella villa in collina degli zii per sostenere gli esami di maturita'. Lo zio ingegnere e' una sorta di dottor Jekyll nostrano, un uomo dalla doppia vita, che lascia credere di essere un impeccabile professionista mentre trascorre le notti nei caffe' e nelle bische clandestine, dilapidando il patrimonio della moglie. Tutta la vicenda e' narrata attraverso lo sguardo del ragazzo, che vive come un incubo la sua esperienza nella casa buia e labirintica, con una stanza segreta dove lui non puo' entrare, e le scorribande notturne con lo zio in una Torino cupa e spettrale. Una disperata storia di solitudine che sfocia in un messaggio di solidarieta' umana e' Il buio e il miele (1969). Un capitano che ha perso la vista insieme a un amico per lo scoppio di una bomba, accompagnato da un giovane attendente, fa un viaggio in treno da Torino a Napoli. Vuole incontrare l'amico cieco perche' ha ideato un patto suicida, quello di eliminarsi uno di fronte all'altro. L'incontro con Sara, una ragazza che lo ha sempre ammirato e adorato sin da bambina, segna il passaggio dal "buio" della cecita' al "miele" dell'amore. Lo stile secco e scarno accentua il simbolismo della vicenda, semplificata a livello di parabola. Su questa strada si colloca Randagio e' l'eroe (1972), ispirato a un "neoromanticismo evangelico", a un "misticismo di tendenza randagia", come scrisse Piovene. Il protagonista e' un gigante, che dipinge delle copie della Cena di Leonardo e di notte, insieme alla moglie, percorre in bicicletta le strade di Milano sostituendo ai graffiti sui muri parole d'amore e messaggi cristiani. Diventa randagio per insegnare agli uomini l'eroismo della bonta', sacrifica la propria vita per regalare un miracolo al mondo. La rapidita' fulminea della storia nasce da una notevole tensione e condensazione stilistica, in cui si mescolano due piani del linguaggio, quello sublime del sacro biblico e quello sboccato e parlato del quotidiano. Il randagismo di Arpino, filo rosso della sua narrativa, e' un randagismo di anime piu' che di luoghi. "Tutti i miei personaggi, se ci ripenso un attimo - giovani o vecchi, uomini e donne, operai contestatori e randagi - sono degli emarginati, che vengono a precipitare, pur essendo normali, in una situazione abnorme". Uno splendido romanzo-favola, ispirato al genere del feuilleton, definito "un fiume di fango che nasconde pepite d'oro", e' Domingo il favoloso (1975). Usci' infatti dapprima in tredici puntate sulla "Domenica del Corriere" tra il dicembre 1973 e il marzo 1974, illustrate da acquerelli originali di Italo Cremona, con il titolo Correva l'anno felice. Domingo, il protagonista, e' un picaro, un furfante, esperto in truffe e trucchi di vario genere, maestro nel poker e nel biliardo. Ha un'"eterna fidanzata", Angela, che lavora dietro un banco di torrone, e s'innamora di una zingarella affetta da un male incurabile, Arianna, che gli fa scoprire i sentieri del cuore. La sua ultima impresa, l'incendio di palazzo Madama, e' "un colpo di teatro da far star secca tutta Torino". Il primo quarto di luna (1976), anche questo gia' apparso in sette puntate sul quotidiano "La Stampa" tra il dicembre 1975 e il febbraio 1976 con il titolo L'uomo che abbaiava alla luna, chiude la trilogia fantastica iniziata con Randagio e' l'eroe e proseguita con Domingo il favoloso. Il protagonista, Saverio Piumatti (la leggerezza allusa dal cognome e' gia' un segno del personaggio), e' un tassista che, afflitto da "una losca malinconia", rimane a letto "deciso ad alzarsi mai piu'". Il suo rifiuto della realta', con la quale intrattiene solo rapporti telepatici o paranormali, e' un modo per straniarsi dal mondo e capirlo meglio. Solo Diana, la fidanzata-bambina dai "grandi occhi di genziana", sembra in grado di comprendere il viaggio di Saverio verso l'invisibile e l'impalpabile. Prigioniero nell'immobilita' del letto, aspetta che gli "crescano le ali" per "abbaiare alla luna". "Il miracolo - come ha scritto Geno Pampaloni - nasce in Arpino da un eccesso di tensione realistica, come controcanto del male di vivere affrontato con purezza di cuore". * Sismografo di un'orrenda realta' Un raro esempio di romanzo calcistico e' Azzurro tenebra (1977), nato dalla sua infelice esperienza di inviato ai Mondiali del 1974 in Germania. L'io narrante, Arp, che avverte l'inutilita' del suo mestiere di fronte a uno spettacolo sportivo pronto per essere mercificato dalle sponsorizzazioni, mette in scena i protagonisti di quella sfortunata avventura, il Bomber (Riva), il Golden (Rivera), il Baffo (Mazzola), lo Zio (Valcareggi), Belle Gioie (i giornalisti entusiasti) e Jene (i giornalisti masochisti). Si salvano soltanto, per spessore umano e valore morale, il Vecio (Bearzot), Giacinto (il capitano Facchetti) e San Dino (Zoff). In una Torino infernale attuano la loro disperata vendetta i due padri giustizieri, Carlo Botero maestro elementare piemontese, e Raffaele Cardoso, operaio meridionale, de Il fratello italiano (1980). Stringono un patto di fratellanza per uccidere la figlia e il cognato, vittime della prostituzione e della droga, pensando di farsi giustizia in un mondo fondato sulla violenza e sulla crudelta'. La sposa segreta (1983) e' forse il romanzo piu' positivo di Arpino, concluso dal lieto fine, ma anche uno dei suoi meno convincenti. E' la storia di una madre vedova che cerca una moglie per il figlio autistico, chiuso nel mondo della musica e distaccato dalla realta'. "La vita o e' stile o e' errore". E' l'incipit dello splendido e disperato ultimo romanzo di Arpino pubblicato in vita, Passo d'addio (1986), un aforisma pronunciato da un vecchio professore di matematica, Giovanni Bertola, pensionante da vent'anni in casa delle zitelle gozzaniane Mimi' e Violetta Rubino. Poiche' sente l'avanzare dei passi di Madama Requiem (la morte) e teme di finire in uno stato vegetativo, preda dell'arteriosclerosi, chiede al suo allievo, Carlo Meroni, con cui gioca lunghe partite a scacchi, di aiutarlo a morire. Sara' Ginetta, una ragazza ruvida e disincantata, nipote delle zitelle, che avra' il coraggio di soddisfare, per compassione, il suo desiderio. Bellissime le pagine sulla fuga del professore per le strade di una Torino vuota e desolata. Mentre lotta contro la malattia, Arpino scrive il suo ultimo romanzo, La trappola amorosa, che uscira' postumo nel 1988. Un anziano attore, Giacomo Berzia (il cognome e' un omaggio alla memoria del nonno), riceve messaggi anonimi da una donna misteriosa e ha un amico, Tino, trasparente omaggio alla figura dell'amico Buazzelli. Subisce il fascino selvatico di Halina, una ragazza polacca ventenne, bugiarda e ladra, non sa resistere alle trappole con cui le donne, esperte di agguati e seduzioni, catturano gli uomini tessendo "magiche ragnatele". Finche' la donna misteriosa non gli offre una "nicchia di piume", un riparo dagli orrori e dalla ferocia del mondo, una landa sconfinata per dormire e viaggiare in altre dimensioni. In attesa della fine imminente, Arpino sa, come recita il diario di Botero ne Il fratello italiano, che "soltanto lo scricchiolio della carta sotto il pennino e' l'ultimo gracile suono di vita tra tanto morire". * Un'edizione voluta dallo stesso autore L'edizione piu' completa ed esauriente degli scritti di Arpino e' quella costruita per sezioni tematiche, secondo la volonta' dell'autore, e pubblicata da Rusconi in cinque volumi nel 1991-1992 con il titolo Opere, sotto la direzione di G. Barberi Squarotti. Il volume I, Storia nostra, a cura di G. Barberi Squarotti, comprende i romanzi Sette venti, inedito e risalente al 1948-49, La suora giovane, Un'anima persa, Il buio e il miele, Il fratello italiano, La sposa segreta, e tredici racconti inediti. Il volume II, L'avventura, a cura di M. Romano, raccoglie la trilogia romanzesca e fantastica degli anni '70, Randagio e' l'eroe, Domingo il favoloso e Il primo quarto di luna, quarantun racconti editi, diciotto apparsi su giornali e riviste, sette inediti e il Diario torinese, lasciato dattiloscritto e redatto negli ultimi mesi, durante la malattia. Il volume III, La testimonianza, a cura di G. Barberi Squarotti, comprende i romanzi Sei stato felice, Giovanni, L'ombra delle colline, Azzurro tenebra, cinque racconti inediti del periodo giovanile e sessantanove tratti da raccolte stampate. Il volume IV, Storie del nostro tempo, a cura di G. Barberi Squarotti, comprende i romanzi Gli anni del giudizio, Una nuvola d'ira, Un delitto d'onore, Passo d'addio, La trappola amorosa. Il volume V, a cura di B. Quaranta, Teatro, poesie e altre storie, comprende le tre commedie, una selezione di liriche da Dov'e' la luce?, le due raccolte poetiche Barbaresco e Il prezzo dell'oro, la narrativa per l'infanzia, gli interventi critici e giornalistici. Parziale il "Meridiano" Mondadori Opere scelte di Arpino, uscito in un unico volume nel 2005 a cura di R. Damiani, che raccoglie nove romanzi, diciannove racconti, sedici scritti letterari e giornalistici. Escono postumi Nel bene e nel male (La Stampa, 1989), che raccoglie una scelta di articoli su "La Stampa"; Storie dell'Italia minore (Oscar Mondadori, 1990), raccolta degli articoli su "Il Mondo"; Ritratti (La Cisterna, 1992), una serie di medaglioni su artisti, attori e scrittori apparsi su "Il Giornale"; Serghej A. Esenin (Marsilio, 1997), la sua tesi di laurea. Al di la' dei numerosi interventi critici all'interno di saggi dedicati alla narrativa del Novecento e delle recensioni apparse su quotidiani e settimanali relative alle singole opere, sono uscite finora tre monografie sullo scrittore: M. Romano, Invito alla lettura di Arpino, Milano, Mursia, 1974 (II ed. ampliata, 1980); R. Scrivano, Arpino, Firenze, La Nuova Italia, 1979; G. M. Veneziano, Giovanni Arpino, Milano, Mursia, 1994. Alla figura e all'opera di Arpino sono stati dedicati due convegni, di cui sono apparsi gli atti: Giovanni Arpino. L'uomo, lo scrittore, a cura di C. Bernardo, Bra, 1990, con interventi di G. Barberi Squarotti, S. Jacomuzzi, L. Mondo, M. Romano, N. Orengo, G. Calcagno, B. Perucca, e Arpino fra romanzo e film, a cura di C. Catania, Agrigento, 1990, con interventi di E. Lauretta, R. Scrivano, C. Marabini, M. Romano, C. Bragaglia. Un prezioso autoritratto "da giovane" di Arpino e' contenuto nel libro di E. F. Accocca, Ritratti su misura di scrittori italiani, Venezia, Sodalizio del Libro, 1960. Segnaliamo infine due saggi-intervista di B. Quaranta, Stile Arpino. Una vita torinese, Torino, Sei, 1989, e Stile e stiletto. La Juventus di Arpino, Arezzo, Limina, 1997. * Lo "Strega" prima sfiorato, poi vinto 1927 Arpino nasce il 27 gennaio a Pola, dove il padre Tomaso, napoletano militare di carriera, si trova con la famiglia per ragioni di servizio. La madre, Maddalena Berzia, figlia di un pasticciere, e' di Bra, cittadina dove il piccolo Giovanni trascorre le vacanze estive. 1932-1940 Frequenta le elementari e il ginnasio a Piacenza, dove viene trasferito il padre. 1942-1946 Frequenta il liceo classico di Bra. Fa amicizia con lo scrittore Velso Mucci. Nel 1945, per volonta' del padre, si iscrive a Legge all'Universita' di Torino, ma l'anno successivo passa a Lettere. Nel 1946 pubblica a proprie spese Dov'e' la luce?, una plaquette di poesie. 1947-1952 Nel 1951 si laurea con una tesi su Esenin. Mentre fa il servizio militare a Napoli, gli giunge notizie che il suo primo romanzo, Sei stato felice Giovanni, verra' pubblicato da Einaudi. 1953-1957 Nel 1953 si sposa con Caterina Brero e va ad abitare in borgata Leumann, quartiere operaio di minuscole case alla periferia di Torino. Inizia la collaborazione al "Mondo" di Pannunzio, che durera' fino al '59, e per sbarcare il lunario si occupa di vendite rateali per l'Einaudi. Nel 1954 pubblica Barbaresco, una raccolta di poesie. Sfuma il progetto di un libro di racconti di ambiente braidese, che doveva uscire nella "Medusa" di Mondadori col titolo Incanto e verita' e verra' pubblicato postumo col titolo Regina di cuori (1989). Nel 1955 nasce il figlio Tommaso e nel 1957 pubblica la raccolta di poesie Il prezzo dell'oro. 1958-1961 Escono nei "Coralli" einaudiani Gli anni del giudizio (1958) e La suora giovane (1959), finalista allo Strega. Nel 1959 pubblica Rafe' e Micropiede, una fiaba per ragazzi che narra il viaggio di un bambino e della sua tartaruga elettronica alla ricerca del "posto dove si sta meglio". Nel 1960 esce Le mille e una Italia, viaggio di un bambino dalla Sicilia al Monte Bianco per raggiungere il padre operaio, impegnato nei lavori del traforo. Nel 1961 passa a Mondadori, dove pubblica il quarto romanzo, Un delitto d'onore, che entra nella cinquina dello Strega e viene sconfitto per un voto da Ferito a morte di La Capria. 1962-1964 Nel 1962 esce Una nuvola d'ira, che suscita polemiche nell'area culturale di sinistra. Nel 1963 muore a Bra il padre, il colonnello Tomaso, la cui figura viene rievocata nel romanzo autobiografico L'ombra delle colline (1964), che vince il Premio Strega, ottenendo un successo che favorisce la sua collaborazione a settimanali come "Epoca" e "L'Europeo". 1965-1968 Nel 1966 pubblica Un'anima persa, che ispirera' il film di Dino Risi Anima persa (1976), e il terzo libro per ragazzi, L'assalto al treno. Escono due raccolte di racconti, La babbuina e altre storie (1967) e 27 racconti (1968). Scrive due opere teatrali, La riabilitazione e L'uomo del bluff, dedicata a Tino Buazzelli, con cui stringe una lunga amicizia. 1969-1971 Scrive la commedia Donna amata dolcissima, che nel 1969 inaugura la stagione del Teatro Stabile di Torino. L'11 gennaio 1969 inizia la sua collaborazione a "La Stampa", che durera' un decennio. Pubblica Il buio e il miele (1969), che ispira il bel film di Dino Risi, Profumo di donna (1974) con Vittorio Gassman e Agostina Belli. 1972-1976 Nel 1972 pubblica Randagio e' l'eroe. Nel 1974 escono i Racconti di vent'anni, che comprendono quelli delle raccolte precedenti e altri venticinque nuovi. Esce Domingo il favoloso (1975). Insieme a Mario Maffiodo pubblica un mensile di racconti inediti di autori italiani e stranieri, "Il Racconto": ne escono undici numeri, dal giugno 1975 all'aprile 1976. Pubblica Il primo quarto di luna (1976). 1977-1980 Nel 1977 pubblica un raro romanzo calcistico, ispirato dalla delusione per la sconfitta della nazionale italiana ai Mondiali tedeschi del 1974, Azzurro tenebra. Alla fine del 1979 inizia la collaborazione a "Il Giornale" di Montanelli. Nel 1980 pubblica Il fratello italiano, che vince il Campiello. 1981-1985 Pubblica due volumi di racconti, Un gran mare di gente (1981) e Raccontami una storia (1982). Con Roberto Antonetto scrive una biografia su Salgari, Vita, tempeste, sciagure di Salgari il padre degli eroi (1982). Scrive la sua terza piece teatrale, Opla', maresciallo (1982) e Bocce ferme (1982), raccolta di poesie dialettali. Nel 1983 pubblica La sposa segreta. Dal 1984 collabora a un settimanale di Lugano, "L'Azione", dove tiene la rubrica "Fogli segreti", di cui uscira' postuma una scelta nel 1991, e dal 1985 al settimanale "Il nostro tempo". 1986-1987 Nel Natale 1985, mentre completa la stesura di Passo d'addio (1986), si manifestano i primi sintomi della malattia. Pubblica Le bambinacce (1987), figurine di donne celebri e non. Affetto da un tumore alla gola, scrive La trappola amorosa, che uscira' postumo nel 1988. Muore a Torino il 10 dicembre 1987. 4. MONDO. MANUELA CARTOSIO: PETROLIO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 dicembre 2008 col titolo "Il petrolio sporco"] I mille abitanti di Fort Chipewyan, in prevalenza aborigeni, tifano perche' il prezzo del petrolio, precipitato in pochi mesi da 147 a 50 dollari, resti basso. Quelli di Fort McMurray, invece, sperano che le quotazioni del barile risalgano quanto prima. Sono due centri (relativamente) vicini dell'Alberta, uno degli stati occidentali del Canada. Fort McMurray e' una citta' nata quasi dal nulla sull'onda del boom del petrolio ricavato dalla sabbie bituminose. E' un processo molto costoso, oltre che molto elaborato e inquinante. Far zampillare dal deserto un barile di greggio costa 2 o 3 dollari. Ce ne vogliono almeno 15 per ricavarne altrettanto dalle sabbie bituminose nelle miniere a cielo aperto dell'Alberta. Piu' il petrolio cresce di prezzo (e piu' diminuisce quello a portata di trivella), piu' le sabbie bituminose sono concorrenziali e remunerative. Del boom, iniziato in sordina negli anni Cinquanta, gli abitanti di Fort Chypewyan si sono beccati le conseguenze negative. Si ammalano con una frequenza tripla rispetto alla media. E, soprattutto, in una comunita' cosi' piccola in pochi anni si sono registrati cinque decessi per colangiosarcoma, un raro tipo di tumore ai dotti biliari (la sua incidenza normale e' di un caso per 100.000 persone). Gli abitanti del villaggio, spalleggiati dai medici, sono convinti che malattie e decessi siano causati dall'inquinamento del fiume Athabasca e della falda acquifera. Gli scarti della lavorazione delle sabbie bituminose, contenenti arsenico, mercurio e idrocarburi policiclici aromatici, vengono depositati in enormi bacini. Suncor, una delle tre compagnie che hanno la concessione per sfruttare le sabbie bituminose, ha ammesso in passato un'unica perdita, e di piccola entita', da un bacino. Residenti ed ambientalisti sono convinti che le rotture degli argini siano frequenti e che i veleni filtrino da tempo nel terreno. Per separare il bitume dalla sabbia serve un'enorme quantita' d'acqua. Il polo di Fort McMurray produce ogni giorno 1,8 milioni di litri di residui. i bacini coprono ormai una superficie di 130 chilometri quadrati. Dove prima c'erano foreste, ora ci sono o crateri di terra brulla o vaste pozze di scarti dove gli uccelli annegano incatramati. Non e' finita. Per spremere petrolio dalla sabbie bituminose occorre tanta energia. Il processo, quindi, sviluppa una quantita' di anidride carbonica tripla rispetto all'estrazione di petrolio con trivella. Per questo gli ambientalisti definiscono "petrolio sporco" quello ricavato dalle sabbie bituminose. Che sono la ragiona principale che impedisce al Canada di rispettare i parametri sia di Kyoto che delle Nazioni Unite. Lo stato dell'Alberta ha annunciato un piano per catturare e immagazzinare 5 milioni di tonnellate di Co2 entro il 2015. Briciole, replica l'istituto Pembina, un think tank ambientalista di Calgary: entro il 2020 le tonnellate emesse saranno 141 milioni. Greenpeace preme perche' non siano rilasciate nuove concessioni per lo sfruttamento delle sabbie bituminose. Ma la superficie gia' data in concessione a Suncor, Syncrude e a un consorzio guidato dalla Shell misura 65.000 chilometri quadrati. Si stima che le riserve di petrolio nelle sabbie bituminose dell'Alberta ammontino a 173 miliardi di barili (solo l'Arabia Saudita puo' vantare riserve piu' consistenti). Il Canada e' il maggior esportatore di petrolio negli Usa. Nell'Alberta un abitante su sei ricava il suo reddito dall'industria petrolifera. Dunque, scavi e inquinamento proseguiranno. Abbiamo tratto queste informazioni da un'inchiesta sul campo della Bbc. 5. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 676 del 21 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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