[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Voci e volti della nonviolenza. 260
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 260
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 11 Nov 2008 16:57:17 +0100
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 260 dell'11 novembre 2008 In questo numero: Lorenzo Ferrero: John Cage LORENZO FERRERO: JOHN CAGE [Dal mensile "Letture", n. 546, aprile 1998, col titolo "John Cage. Lo sperimentatore della West Coast" e il sommario "Lontano dalle avanguardie europee, appartiene a un gruppo con il gusto per l'invenzione e l'esotismo. Un piu' sereno giudizio meriterebbero le sue opere, poco eseguite ma molto usate come esemplificazioni delle sue idee"] Milano 1958-'59. Lascia o raddoppia? Davanti a un Mike Bongiorno esterrefatto si presenta un giovanottone americano come esperto di funghi. Sta lavorando allo Studio di Fonologia della Rai, fondato da Luciano Berio e Bruno Maderna, attorno a un pezzo che si chiama Fontana Mix, fatto con scampoli di nastro trovati nei cestini dello studio. E' finito davanti a Mike perche' gli hanno detto che avrebbe potuto raggranellare qualche soldo. Va sul sicuro: la micologia e' il suo forte, e in cinque puntate incassa qualche milione, che servira' a comprare un pulmino alla compagnia di danza di Merce Cunningham. Ma soprattutto esegue un passaggio da una propria composizione per pianoforti, apparecchi radio, elettrodomestici, vapore, ghiaccio e acqua corrente. Il concerto "provvede all'ascoltatore una gamma di possibilita' superiore a quella della scala tradizionale, ma gli provoca anche una gamma di reazioni nervose indubbiamente piu' sregolate di quelle a cui si abbandona normalmente ai concerti" (Umberto Eco, "Radiocorriere", luglio 1959). Oggi, nel tentativo di indagare l'attualita' di John Cage, ci si trova davanti a un bivio: spiegare le qualita' della sua musica dall'interno, indicare alcune opere di riferimento, come si fa per la maggior parte dei compositori, o cominciare dall'impatto o dallo scandalo che la sua figura e le sue idee hanno avuto. Non e' semplice decidere per una direzione piuttosto che per l'altra. Non vi e' dubbio che le sue opere sono oggi sempre meno eseguite e che molte di esse servono piu' come esemplificazione delle sue idee che come composizioni piacevolmente fruibili indipendentemente da esse e perfino dalla cronaca del contesto in cui sono state proposte per la prima volta. Ma e' anche vero che una parte dei suoi lavori meriterebbe di essere riconsiderata serenamente, e che la sua influenza ha preso direzioni inaspettate. Bisognerebbe perfino chiedersi se nelle reazioni scandalizzate, cosi' come in certi entusiasmi, non ci sia stato un sostanziale fraintendimento, di cui il tempo dovrebbe cominciare a rendere giustizia. * Da Los Angeles all'Europa Nasce nel 1912. Suo padre, John Milton, e' un inventore. John e' bravo a scuola, studia pianoforte, scrive poesie. Nel 1930, l'anno in cui Gershwin pubblica I got Rhythm, va a Parigi. Per il momento vuole solo studiare il pianoforte. Fa un po' di grand tour, passa anche per l'Italia. A Maiorca scrive la sua prima composizione. Torna negli Stati Uniti. La famiglia e' in difficolta' economiche. Fa il giardiniere in un Motel di Santa Monica, scrive, dipinge e compone. Conosce Henry Cowell (1897-1965) con cui studiera' a New York, dove lo segue nel 1933. La musica di Cowell teneva in maggior conto l'invenzione di nuove tecniche e lo studio di esperienze musicali esotiche piuttosto che lo sviluppo e l'arricchimento di forme tradizionali, come avveniva per i compositori "accademici" del suo tempo. Rappresentava una di quelle figure, in genere isolate, ma non prive di fascino per i piu' giovani, di "pionieri della musica", il piu' importante dei quali e' Charles Ives (1874-1954). Aveva tra l'altro inventato, a quindici anni, un modo di suonare il pianoforte con l'avambraccio, che produceva "tone clusters", cioe' dei blocchi sonori che ricordano piu' il suono delle percussioni che quello del pianoforte classico-romantico. In questo senso era, come il padre di Cage, un inventore. Anche se dal punto di vista didattico i rapporti fra Cage e Cowell furono piuttosto informali, possiamo immaginare che lo spirito di Cowell ebbe una influenza molto forte. Anche Cage fu, a suo modo, un inventore. * Studi sulla musica orientale Poco dopo iniziera' anche una lunga amicizia con Lou Harrison, allievo di Cowell e di Schoenberg, pioniere nel campo del ritmo e degli studi sulla musica orientale, e in particolare su quel Gamelan giavanese che aveva gia' incuriosito e influenzato Debussy. Occorre completare il quadro dei pionieri piu' giovani con Harry Partch, che dedico' buona parte della sua vita a costruire strumenti a percussione di ogni forma e di ogni tipo di materiale. Ulteriore figlio di questo mondo e' Conlon Nancarrow, un compositore scoperto recentemente che, dopo essere stato costretto a emigrare in Messico per guai col maccartismo, si dedico' a incidere nella carta composizioni per pianola, dove un mezzo cosi' anacronistico si unisce a una musica intrigante e visionaria. Del gusto diffuso tra i musicisti della West Coast - invenzione, ricerca timbrica e ritmica, esotismo che guarda a Oriente - Cage fu figlio e protagonista, e non e' difficile immaginare quanto diverso e lontano si potesse sentire dalle avanguardie europee, che ancora maceravano i sontuosi lasciti di Wagner, Brahms, Mahler e Bruckner. Eppure nel 1934 Cage va a studiare con Schoenberg, uno dei piu' legittimi eredi di quella tradizione, da poco immigrato negli Stati Uniti a causa del nazismo. Studia con lui sia privatamente che all'Universita' della California. Il rapporto non e' facile. Piu' che il maestro dell'avanguardia, l'inventore (presunto) della dodecafonia, la figura centrale del secolo, che di li' a poco Adorno avrebbe contrapposto a Stravinskij nella sua Filosofia della musica moderna (Einaudi, 1959), Cage vede in lui il rappresentante di una sensibilita' e di un gusto irrimediabilmente europei: "Terrorizzati, gli allievi non domandavano mai: perche' la maglietta aperta a T, a striscie? Perche' striscie verdi e gialle? Perche' mobili cosi' grevi, spediti dall'Europa in California? Perche', innanzitutto, scegliere mobili simili?... Credeva, a quanto pare, che una cosa una volta fatta, sarebbe rimasta inalterata per i secoli dei secoli. Rigor Mortis... I suoi allievi non lo consideravano arrogante quando diceva, e lo diceva spesso: 'con questo materiale Bach ha fatto cosi' e cosi'; Beethoven, cosi' e cosi'; Schoenberg, cosi' e cosi''... Era uno che si era fatto aristocratico da se'" (John Cage, Silenzio. Antologia da "Silence" e "A Year from Monday", Feltrinelli, 1971. Tutte le citazioni di Cage sono tratte da questo volume). Sulle storie della musica, Cage viene collocato nella fila dell'avanguardia musicale che negli anni Sessanta e Settanta ha dominato la scena musicale. Di quell'avanguardia sono stati protagonisti compositori come Berio, Nono, Stockhausen, Boulez, Maderna e infiniti discepoli ed epigoni. Sono nomi noti a chiunque segua le cronache musicali su quotidiani e riviste. Non e' il caso qui di discutere la loro importanza in termini assoluti, perche' manca una sufficiente distanza storica. Bastera' rilevare che per un certo periodo la loro musica e' stata considerata in ambienti molto vasti della cultura come l'unica degna di essere considerata attuale e moderna. Chi dissentiva da tali monolitiche certezze era considerato persona poco aggiornata. Contraddistingueva l'avanguardia europea (variamente definita seriale, postweberniana, scuola di Darmstadt ecc.) la volonta' di fare piazza pulita di ogni legame col passato e con le abitudini di ascolto, rifondando la grammatica e la sintassi musicali, almeno apparentemente, ex nihilo. Ma nello stesso tempo era forte la convinzione di portare alle sue logiche conseguenze quanto la storia aveva prodotto fino a quel momento, secondo una linea che individuava un possibile punto di partenza nel cromatismo di Wagner, per approdare a Mahler e quindi a Schoenberg e infine al suo allievo piu' radicale, Anton Webern. Con l'avvertenza di non pensare che la musica e la poetica di ciascuno dei compositori sopra citati si riduca a questo schema, possiamo comunque intravedere le ragioni di una profonda estraneita' di Cage da queste prospettive. Nell'apparente frivolezza delle sue osservazioni sugli abiti e sulla pesantezza dei mobili, appositamente fatti portare dall'Europa, ci fa capire che il mondo di Schoenberg e' terribilmente confinato in una idea di storia di tipo ottocentesco, e deride l'ansia e insieme la presunzione di dimostrare la necessita' di cio' che va componendo sulla base di una evoluzione del pensiero musicale che risale fino ai tempi di Bach. Nato in un mondo in cui tutto doveva gia' essere self-explanatory, un mondo di citta' che nascevano dal nulla e di ricchezze inaudite accumulate nel breve volgere di una vita, Cage non poteva accettare la concezione aristocratica, in senso letterale "dei migliori", con la quale Schoenberg, ma anche molti di noi europei qui e ora, vedeva la musica e la ragione perfino etica del comporla. * Meno legami col passato La strada che prende Cage sara', almeno nell'immediato, molto diversa. Ne' Schoenberg apprezza particolarmente l'irrequieto e critico allievo, e dira' di lui che piu' che un compositore era un inventore. "Cage nasce dalla tradizione americana - una tradizione piu' aperta della nostra; meno legata al passato, piu' desiderosa di fare nuove esperienze, di sperimentare; meno definita da legami, piu' intrisa di una sorta di pathos anarchico e libertario, con maggior piacere nell'avventura e con un orientamento diverso. L'Europa e la sua cultura... e' molto lontana ad est ed e' come una madre da cui uno si vuole separare; in California si guarda ad ovest, verso la Cina e il Giappone - l'oriente e' quasi piu' vicino" (Dieter Schnebel, note di copertina al disco Wergo 60074, Mainz 1976). * Al pianoforte preparato Negli anni '37-'41 Cage lavora molto per compagnie di danza. Scrive musica per percussioni, che suona insieme a Lou Harrison, e perfeziona il famoso "pianoforte preparato", una vecchia idea di Cowell. La sua prima composizione per pianoforte preparato e' Bacchanale del 1938. La preparazione consiste nell'introdurre fra le corde dello strumento oggetti quali gommini, pezzi di plastica, di legno e di metallo. I pezzi di gomma, collocati in punti nodali della corda, producono suoni intonati, simili a quelli delle percussioni giavanesi e balinesi, mentre gli altri materiali producono suoni piu' simili alle percussioni ad altezza indeterminata, quali triangoli, tamburi o tam tam. In questo modo la tastiera del pianoforte mette a disposizione di un singolo esecutore un numero enorme di strumenti a percussione. La curiosita' inventiva di Cage non si limita al pianoforte. In questo periodo scrive anche per giradischi manovrati dall'esecutore, anticipazione della musica elettronica e perfino dello scratching dei disc-jockey odierni (Imaginary Landscape N. 1, del 1939) e per percussioni di metallo, compresi objets trouves quali lastre, latte ecc. (First Construction in Metal, dello stesso anno). Si sposta nel 1941 alla Chicago School of Design, dove ha una cattedra di "musica sperimentale", e qui scrive per la Cbs una colonna sonora che fa uso anche di effetti concreti, quali registrazioni dei rumori di una citta' (The City wears a Slouch Hat). Oggi, delle numerose composizioni scritte fra il 1938 e il 1954 per pianoforte preparato, quasi tutte meritano una riconsiderazione critica e un attento ascolto. Se le sperimentazioni coi giradischi, i rumori e le percussioni "improprie" appartengono certamente alla storia della musica almeno come anticipazioni di sviluppi successivi, ma reggono con una certa difficolta' un ascolto "a prescindere", le composizioni per pianoforte preparato suonano spesso accattivanti anche all'orecchio meno esperto. Di sicuro suonano originali: non ricordano niente di gia' sentito, se non, alla lontana, echi di civilta' asiatiche e qualche atmosfera del pianismo romantico piu' intimo e rarefatto. Se ben poco hanno a che fare con le avanguardie atonali, e' anche difficile ravvisare reminiscenze e formule del passato. Sono composizioni generalmente brevi e semplici. Sembrano procedere per associazioni atmosferiche e timbriche, cosi' come si ha l'impressione che avvenga nella musica di Debussy. Ogni invenzione, si sa, ha il suo monumento. Il monumento al pianoforte preparato e' Sonatas and Interludes, del 1946. E' un intero recital che contiene la summa delle possibilita' dello strumento, ma anche della musica di Cage fino a quegli anni. Riscuote in genere un caloroso successo, anche se la studiata modestia dei gesti musicali puo' ingenerare momenti di disattenzione. Come tutti i monumenti, ha una certa rigidita' programmatica, che non si trova in altre composizioni sparse nel catalogo piuttosto nutrito del compositore, come Tossed as it is Untroubled (Meditation) del 1943, o A Valentine out of Season del 1944, o Daughters of the Lonesome Island del 1945. Sono toccanti miniature che sembrano scritte ieri, tanto conservano un senso di freschezza e di originalita', che risulta tanto piu' importante se si considera il precoce invecchiamento di tanta musica del Novecento. Trasferitosi a New York nel '41, Cage abita per un certo periodo da Max Ernst e Peggy Guggenheim; qui incontra Andre' Breton, Piet Mondrian e Marcel Duchamp. E' un periodo di incontri con grandi personaggi, che contribuisce a sprovincializzare l'isolato "inventore" californiano. E' anche l'inizio di una collaborazione artistica importante, che durera' fino alla morte, e assumera' nel tempo anche le caratteristiche di un legame affettivo e di una convivenza, con il coreografo Merce Cunningham, una delle figure-mito della danza moderna. Ormai definitivamente attestato a New York, nel Lower East Side, dal 1945 Cage studia una disciplina molto particolare, di cui pochi in Europa avevano sentito parlare: il buddhismo zen. Studia alla Columbia University, seguendo le lezioni di Daisetz Teidaro Suzuki, ben conosciuto anche in Italia per i saggi che hanno cominciato a essere pubblicati vent'anni piu' tardi dalle edizioni Astrolabio. Fra gli studenti c'e' anche Allen Ginsberg. E nel 1948 organizza in North Carolina, dove insegna per un breve periodo, un festival Satie, rivelando la passione per quello che sara' negli anni a venire uno dei suoi numi tutelari. Infine, nel '49, grazie ad un aiuto di Peggy Guggenheim, parte per l'Europa con la compagnia di danza di Merce Cunningham. A Parigi avviene il primo incontro con Pierre Boulez. Ma questa e' un'altra storia. * Il buddhismo zen Per il momento ci dobbiamo soffermare su quattro punti di riferimento senza i quali Cage non avrebbe probabilmente costruito quella costellazione di idee che ha caratterizzato il secondo periodo della sua vita e che lo ha reso cosi' conosciuto, talora addirittura popolare. Il buddhismo zen e' una forma particolare del buddhismo giapponese. Si sarebbe tentati di definirla una forma mistica (singolari sono le coincidenze con l'insegnamento di Meister Eckhart, per esempio). Molte idee, relative al distacco dal mondo, lo avvicinano al monachesimo occidentale. Ma e' un misticismo senza Dio, che nega l'individuo come volere e come pienezza, tanto che ha avuto terminazioni militaresche: il buddhismo zen era molto diffuso fra i Samurai nel periodo dello shogunato (durato fino al 1868). Non e' il caso qui di approfondire il buddhismo zen, ma e' importante tenere presente che Cage non vi si avvicina come a una religione, ma come ad una filosofia dalla quale ricava alcune idee chiave. La piu' importante e' la negazione della capacita' dell'individuo di agire sul mondo per modificarlo in base a un proprio progetto. Di qui l'idea che la mente deve essere vuota, pronta ad accogliere cio' che viene dall'esterno, piuttosto che formarsi un'idea di come agire sull'esterno. All'idea di vuoto si collega l'idea di silenzio, contrapposta all'idea di suono, prodotto della volonta'. La constatazione dell'inerme pochezza dell'individuo non e' pero' accolta con tragica consapevolezza, come avviene nel nichilismo, ben noto alle filosofie occidentali, ma con un senso di allegra liberazione, per non dire di spensieratezza. Se tutto e' frutto del caso, perche' non affidare al caso anche la composizione musicale, lasciando che il lancio delle monetine dell'oracolo cinese I-Ching determini ogni aspetto della partitura? Cosi' inizia a fare Cage, con Music of Changes del 1951. Piu' avanti si spingera' a dare significato musicale a partiture interamente grafiche, o addirittura a mappe stellari: Atlas Eclipticalis, per 86 strumenti, del 1961. Nel contempo propone una radicale rivalutazione del silenzio. In 4'33'' (per qualunque strumento o qualunque combinazione di strumenti), del 1952, la partitura coincide di fatto col titolo, che delimita il periodo di tempo in cui l'esecutore (o gli esecutori) non devono fare e tantomeno suonare assolutamente nulla ("do nothing" e' l'indicazione). Il vuoto mentale-silenzio puo' essere riempito anche da qualunque suono l'etere voglia far giungere a noi, accompagnato magari dalle notizie del giorno, come in Speech, per 5 radio e un lettore di giornale (1955). * Influssi di Duchamp e Satie A Marcel Duchamp aveva gia' tributato un omaggio nel 1947 con Music for Marcel Duchamp per pianoforte preparato. La connessione tra l'idea dell'objet trouve' e le composizioni degli anni Trenta, realizzate con strumenti a percussione trovati dove capitava, e' evidente. Ma allora si schermiva dicendo che usava quegli oggetti, o persino il pianoforte preparato, perche' non aveva i soldi per comprarsi gli strumenti veri. L'incontro con il buddhismo zen gli offre una visione piu' personale dell'insegnamento di Duchamp, che diventa funzionale alle idee che sta proponendo sulla musica: "Un modo di scrivere musica: studiare Duchamp"; "Diciamo che non e' un Duchamp. Capovolgiamolo e lo e'". Noi conosciamo Eric Satie per alcune composizioni molto popolari, come le Gymnopedies, e per essere stato il compositore francese del Gruppo dei Sei (Milhaud, Honegger, Poulenc e altri) pii' deciso nella reazione antiromantica, non solo in fatto di musica, ma anche in fatto di rapporto con la musica. Da qui bisogna partire. Le affinita' che Cage trova non sono certo musicali: "Le armonie, le melodie e i ritmi del bon Maitre non hanno il minimo interesse. Offrono un certo piacere a chi non sa fare uso migliore del proprio tempo. Hanno perduto la capacita' di irritare". Ma Satie e' anche l'autore di Vexations, che secondo una stima del nostro durerebbe ventiquattr'ore. Un brano degno delle provocazioni piu' ardite delle avanguardie. Neanche questo interessa Cage, che aggiunge: "Perche' preoccuparsene?". Come accade per Duchamp, Cage assimila Satie sotto l'influenza dello zen: "Per interessarsi di Satie, si dev'essere, in primo luogo, disinteressati, accettare che un suono sia un suono e un uomo un uomo, abbandonare le illusioni circa le idee di ordine, le espressioni del sentimento, e tutto l'altro imbonimento estetico che abbiamo ereditato". Cage vede quindi nel compositore francese soprattutto un maestro di comportamento, e gli piace ricordare che Satie diceva: "Vi diranno che non sono un musicista. E' vero...". Quando comincia a comporre affidandosi al caso, Cage sa di abdicare alla funzione tradizionale del compositore, almeno nel senso di qualcuno che propone una materia sonora indirizzata in modo cosciente e coerente, ed e' inevitabile che voglia sottrarre le sue composizioni a un giudizio estetico altrettanto tradizionale: "La personalita' e' una base troppo inconsistente per poterci costruire sopra un'arte". E con una certa contraddizione rispetto alle critiche fatte a Schoenberg, lui stesso si trova un maestro, un predecessore, si inventa una tradizione. * La danza di Cunningham Merce Cunningham e' stato uno dei protagonisti della danza moderna. Uscito dalla scuola di Martha Graham, e da un ruolo di primo piano nella sua compagnia, ne ha sviluppato l'idea di comunicazione attraverso il movimento, accentuando il ruolo del corpo a scapito degli elementi narrativi: "Il movimento e' il movimento del corpo. E' qui che Cunningham focalizza il suo impegno coreografico; e non sui muscoli facciali... siamo di fronte ad una danza che utilizza tutto il corpo, richiedendo, perche' la si possa vedere, l'uso della vostra facolta' di simpatia cinestesica. E' appunto tale facolta' che impieghiamo quando, osservando il volo degli uccelli, per identificazione noi stessi ci vediamo in volo, scivoliamo d'ala, veleggiamo". Per evidenziare il puro movimento del corpo, Cunningham ha bisogno di una musica che non sia in alcun modo descrittiva o narrativa, meglio: che sappia essere, anche attraverso il silenzio, assente (come nella coreografia di Winterbranch, del 1965). Per questo Cage diventa il partner ideale, al punto che insieme decidono di lavorare in modo del tutto indipendente. La musica e la coreografia si incontreranno solo al momento delle ultime prove dello spettacolo. Cage non scrive partiture di balletto nel senso in cui le ha scritte Stravinskij o Prokofiev, ma delle composizioni che funzionano per affinita' filosofiche, per unita' di intenti, piuttosto che per ragioni ritmiche o di atmosfera. Il loro incontro coincide con gli studi sullo zen e con la frequentazione di Duchamp e delle avanguardie pittoriche newyorkesi. Il rapporto di Cage con la danza e' molto intenso. Aveva cominciato a collaborare con compagnie di balletto fin dai tempi dell'universita' a Los Angeles. La collaborazione con Cunningham non e' quindi l'inizio, ma il coronamento di un interesse coltivato per anni, che trova finalmente un partner di pari tensione creativa e filosofica: "Alla societa' moderna e' necessaria come sempre, e oggi piu' che mai, una forte danza moderna". 1950-'57: sono anni segnati dallo spostamento del domicilio a Stony Point, dove insieme alla moglie e a un certo numero di collaboratori fonda una sorta di comune anarco-pacifista. Fra essi vi e' David Tudor, che per gli anni a venire sara' il suo pianista di fiducia, e compagno di innumerevoli tournee, che nel '54 toccano Parigi, Colonia, Milano, Londra, Zurigo, Bruxelles e Stoccolma. Il termine "anarchico" si deve riferire al pensiero dell'americano Thoreau, protagonista e mentore del Trascendentalismo, che gia' nell'Ottocento predicava un ritorno alla natura, all'autosufficienza dei pionieri; piu' un Diogene che un barricadiero, anche se una delle sue frasi piu' famose e': "la miglior forma di governo e' nessun governo". Proseguono gli incontri e le collaborazioni con altri artisti: in particolare con Rauschenberg ("Certamente Rauschenberg ha delle tecniche. Ma quelle non le adopera piu', usando invece quelle che non ha... L'arte moderna non ha alcuna necessita' di una tecnica") e Jasper Johns ("Oltre a fare quadri dotati di struttura, ne ha fatti altri che non ne hanno alcuna... Voglio dire che se due persone dovessero spiegare qual e' la divisione in parti di quel rettangolo, racconterebbero cose diverse"). * Il concerto dello scandalo 1958. Due fatti segnano quest'anno importantissimo. L'esecuzione del Concerto per pianoforte e orchestra alla Town Hall di New York e' uno dei piu' grandi scandali del secolo. Nonostante il titolo innocentemente classico, il concerto non e' solo composto con la tecnica del caso (che trovera' piu' tardi il termine ufficiale di musica aleatoria), ma tutti gli esecutori possono suonare a piacere in qualunque luogo dell'edificio. Come in ogni scandalo, se il pubblico fischia e si sente preso in giro, gli artisti si divertono e solidarizzano col compositore. Se si pensa che il concerto si collocava in una rassegna retrospettiva sui venticinque anni di lavoro di Cage, l'avvenimento si deve considerare anche come una sorta di investitura definitiva nell'ambito dell'avanguardia americana. Nell'estate dello stesso anno Cage approda a quei Corsi estivi (Ferienkurse) di Darmstadt in Germania, che sono la fucina dell'avanguardia postweberniana. Qui naturalmente ritrova Boulez, col quale ha da tempo iniziato una corrispondenza piuttosto fitta, e Berio, che lo invita a Milano per il lavoro che gia' conosciamo. Qui gli fa da interprete Heinz-Klaus Metzger, futuro profeta di tutte le avanguardie alternative, molto legato al pensiero di Adorno, critico e musicologo fra i piu' controversi (anni fa suscito' una bagarre giunta fino alle copertine dei settimanali tedeschi per aver esaltato il Mozart diretto da Levine e demolito quello di Boehm). Qui soprattutto Cage spiega le sue idee sul caso, sul silenzio, sull'uso delle monete dell'I-Ching per la composizione musicale. Il racconto della sua esperienza arriva in un momento di impasse dell'avanguardia post-weberniana, fino a pochi anni prima monolitica nella convinzione che la musica si facesse applicando l'idea della serie a tutti gli aspetti della musica (idea che ha ovviamente molto a che fare con lo strutturalismo in voga in quegli anni), e che quindi ogni pezzo e' geneticamente predeterminato dalla sua cellula iniziale (al punto che una delle piu' celebri partiture del serialismo integrale, Gruppen di Stockhausen, ha potuto essere materialmente scritta da un altro compositore, Cornelius Cardew). Non pochi compositori, e fra questi Ligeti, avevano avvertito che per quella strada si sarebbe arrivati al punto di non poter piu' distinguere tra una composizione frutto della volonta' e una frutto totalmente del caso. Simili obiezioni furono interpretate come un invito ad aprirsi a processi compositivi meno determinati a priori. E' chiaro che il messaggio di Cage, che rappresentava la versione piu' radicale di questa apertura, giungeva piu' che benvenuto a Darmstadt. Di li' a poco tutti i compositori dell'avanguardia postbellica si sarebbero lasciati tentate da operazioni "aleatorie". * Interesse per la poesia I trentadue anni che seguono (1960-1992) sono segnati da un serie ininterrotta di successi e di tributi. L'interesse di Cage si allarga alla poesia e a una serie particolare di "letture", che possono durare anche dodici ore, come quella su Thoreau che fece al Festival Cage di Bonn nel 1979. Coltiva studi e compone partiture "recitate" su Joyce (Roaratorio del 1980). Infine, si interessa al suono della natura, e cerca di captare i suoni interni degli alberi con speciali apparecchi. Altri pezzi di riferimento per questo periodo sono il gia' citato Atlas Eclipticalis e Hpschd, il cui titolo e' basato sull'abbreviazione computerizzata della parola harpsichord, clavicembalo. Scritta tra il 1967 e il 1969, e' una partitura per clavicembali e suoni emessi dal computer che si presta a realizzazioni molto spettacolari. Nella versione presentata alla Biennale di Venezia del 1976, cui chi scrive ha partecipato come esecutore, vi erano sei clavicembali posti su altrettante torrette. L'esecuzione era accompagnata da proiezioni di disegni, e fra il pubblico, che circolava liberamente come a una mostra d'arte, venivano eseguiti piccoli happenings, ispirati ad altre opere di Cage. Nel 1987 e' andata in scena a Francoforte la sua Europeras I & II, basata su frammenti casualmente estratti e accostati di repertorio operistico, che suona come una sorta di junghiano flusso di coscienza dell'appassionato melomane. Successive varianti sono state rappresentate a Londra e Buffalo (NY). * Lunghi silenzi Accanto a questa produzione, che rappresenta il Cage piu' estroverso, piu' legato all'happening, all'evento fuori dagli schemi, vi e' un'altra produzione, piu' rarefatta, si potrebbe dire cameristica, le cui partiture, pur frutto di operazioni aleatorie, sono interamente notate, e che rappresenta al meglio l'ultimo Cage. Freeman Etudes (1977-'90), per violino solo, dedicato alla fotografa e mecenate Betty Freeman, e' una lunga serie di studi in cui prevalgono suoni isolati e lunghi silenzi. Una composizione di difficilissimo ascolto, che richiede una estrema concentrazione, e non meno impegno da parte dell'esecutore. Nelle poche successioni di note, che di quando in quando e' possibile identificare, sembra di poter riconoscere l'eco della semplicita' e della modestia di gesto delle composizioni degli anni Trenta. E' il testamento musicale di Cage, iniziato quando ancora vivo era il rumore degli happenings e dell'indifferente e perfino goliardico anything goes che aveva segnato il successo europeo, e il punto di arrivo di un percorso iniziato con gli Etudes Australes, per pianoforte, comparsi nel suo catalogo nel 1974. Cage e' morto a New York il 12 agosto del 1992. Per tutti gli anni Sessanta e i primi anni Settanta ci fu una vera invasione di musiche e happenings che possiamo qui soltanto raggruppare secondo linee di tendenza piu' o meno radicali. L'alea controllata in cui il testo musicale e' definito, ma l'esecutore puo' scegliere liberamente un percorso (la Serenata per un Satellite di Maderna o la Terza Sonata di Boulez: tra l'altro sul tema del controllo sull'alea, e sul contrasto sui principi zen, si consumo' una rottura ideologico-epistolare con Cage); le partiture in forma di percorso grafico che deve in vario grado "ispirare" l'esecutore (Volumina di Ligeti o le Piano Pieces for David Tudor di Bussotti); le indicazioni di tipo puramente concettuale, rivolte alla realizzazione di azioni o alla pura meditazione (lo Stockhausen di Aus den Sieben Tagen); l'impiego di esecutori dilettanti allo scopo di liberarne la creativita' (Cornelius Cardew fonda a Londra una Scratch Orchestra, che fa uso sia di strumenti impropri che di strumenti tradizionali suonati in modo non accademico); gruppi di improvvisazione, come il romano Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, in cui hanno militato Franco Evangelisti ed Ennio Morricone, come l'Ensemble Ars Nova nato in Francia da origini jazzistiche, o come l'Ensemble Musica Negativa, fondato in Germania da Rainer Riehn, e ispirato da Metzger e dall'adornismo di sinistra. Tutto cio' non si deve ascrivere soltanto all'esempio e all'insegnamento di Cage. Molti fenomeni erano legati, l'abbiamo gia' ricordato, a una evoluzione interna dell'avanguardia postweberniana, ed erano uno sbocco possibile, se non probabile, di quell'esperienza. Ma e' un fatto che da quel momento Cage e la sua "scuola" diventano un'immancabile presenza nei festival d'avanguardia. Anche se la critica musicale piu' aggiornata, ma legata all'idea della valutazione di un oggetto artistico definito e circoscritto (Massimo Mila, ad esempio), non mostro' mai molta simpatia per Cage e i cageani, anzi scoraggio' le adesioni alle sue idee, queste ebbero una diffusione addirittura superiore a quelle di Boulez o di Stockhausen, altrettanto prolifici in fatto di pubblicazioni. Tanto successo nasconde spesso un fondamentale fraintendimento. In particolare lo scritto di Metzger (Cage o la liberazione - la traduzione esatta sarebbe Cage o la musica liberata -, pubblicato per la prima volta in italiano in "Incontri musicali" n. 3, del 1959), che puo' a buon diritto rappresentare il capostipite di ogni interpretazione europea, prescinde sostanzialmente da una analisi del mondo americano da cui Cage proviene, e ne da' una lettura interamente impregnata della filosofia "negativa" di Adorno. Per Metzger nella musica di Cage l'idea di liberta' diventa teatro. Un teatro nel quale, mancando l'idea di organizzazione, viene meno anche il principio di autorita' che lascia un'impronta reazionaria anche sui movimenti di massa organizzati. L'assenza di volonta' nella scrittura musicale e' in realta' un modo di essere radicalmente antiautoritario. Nella musica di Cage agisce il caso, e il caso ha a che fare anche con l'idea di fortuna e di felicita'. Felicita' che e' negata dalla societa' massificata, in cui gli individui sono semmai mossi nel loro agire consumistico da una promessa di felicita' che non puo' e non deve essere soddisfatta. * Generazioni inquiete Cio' spiega l'immediata adesione alle idee di Cage nel clima politico degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta: "La sua anticonvenzionalita' e il suo anarchismo erano in sintonia con i ribellismi di generazioni inquiete e contestatarie, con le attese di un'arte musicale che voleva evadere dalle gabbie dei manierismi seriali e della soggettivita'. L'alea e lo happening divennero espressione di questo anelito libertario, prima di diventare a loro volta manierismi" (Gianfranco Vinay, "Il giornale della musica", settembre 1992). La lettura di Metzger, a cui nel corso degli anni si e' pressoche' adeguata l'opinione corrente, non tiene nel dovuto conto il rapporto con il buddhismo zen, la disponibilita' verso gli oggetti della produzione industriale che sara' celebrata dalla Pop Art, l'indifferenza al patrimonio classico e al senso della storia piu' caratteristicamente europei. "Americanissimo e' l'atto pionieristico di chi reinventa il mondo mutando le funzioni tra gli oggetti, di chi, senza malinconie e nostalgie, muta il disegno scombinando le regole del puzzle; ma transculturale e sovranazionale il prodotto, la sintesi finale" (John Rockwell, All American Music, Knopf, New York 1983). Insomma una interpretazione piu' equilibrata non si colloca forse all'opposto, ma deve essere certamente molto diversa. Si puo' cercarne la prova fra i compositori americani che ne hanno subito analoghe influenze, e nelle generazioni piu' giovani. Dall'interesse per i ritmi delle musiche orientali, e per la circolarita' di quella concezione musicale, ma anche dall'atteggiamento antitradizionale e antiaccademico, nasce infatti il minimalismo, una delle correnti piu' fortunate di questo secolo (Terry Riley, Philip Glass, Steve Reich e infiniti altri). E nasce negli anni Sessanta nelle stesse gallerie d'arte frequentate da Cage e dai suoi amici pittori. "Silence e' stato un testo cruciale nel trasformare Glass da diligente giovane compositore americano in cio' che e' oggi". L'insegnamento di Cage e degli altri pionieri americani e' stato riconosciuto dallo stesso Glass: "Sai che c'e' questa tradizione fuori dagli schemi in America, che e' molto forte. E' Ives, Ruggles, Cage, Partch, Moondog, tutta questa gente strana. Questa e' la mia tradizione" (Colloquio con Robert Ashley, citato da Rockwell). * Apertura ai suoni del mondo Non meno importante e' il messaggio implicito nell'apertura ai suoni del mondo, non piu' controllati o indirizzati dal compositore, ma percepiti magari attraverso radio lasciate casualmente aperte, perche' finisce per abolire le tradizionali gerarchie tra alto e basso, tra classico e leggero, tra passato e presente, tra storia e geografia: si aprono cosi' le porte alla sensibilita' postmoderna, che in tale abolizione trova uno dei suoi pilastri. Meno direttamente, l'influenza di Cage vale anche per quei compositori americani, come David Del Tredici, autore di una serie di brani ispirati ad Alice nel Paese delle meraviglie, che prendono dalla tradizione classica europea materiali e colori strumentali senza piu' timore reverenziale, mescolandoli magari a echi del mondo pop. O per Frederic Rzewski, che, partito dall'esperienza dell'improvvisazione e approdato all'impegno politico, ha attinto a piene mani nel pianismo romantico per le sue trentasei variazioni sopra El pueblo unido jamas sera vencido del 1975. Sono possibilita' apparentemente lontane dal linguaggio musicale delle composizioni scritte di Cage, ma non dal suo insegnamento, tanto piu' che non si puo' escludere che le sue partiture indeterminate possano essere eseguite improvvisando anche in modo diverso da quella sorta di imitazione dei gesti dell'avanguardia post-weberniana a cui ci hanno abituato le esecuzioni dei festival di musica contemporanea europei. * Ancora attuale? Chi scrive ha un ricordo molto vivido dell'esecuzione di Atlas Eclipticalis al Festival Cage di Bonn, cui ha partecipato come esecutore, e dove lo stesso Cage, in veste di direttore, pur non potendo censurare alcunche' per fedelta' alla propria filosofia, non mostrava particolare entusiasmo verso l'uso eccessivo di quegli stilemi. Di fatto buona parte delle opere di Cage rimane aperta a qualsiasi linguaggio musicale conosciuto, purche' l'esecutore lo utilizzi con "neutralita'" lontana da ogni volonta' polemica o dimostrativa, con la serenita' richiesta dalla filosofia zen che le ha ispirate. La questione dell'attualita' di Cage rimane quindi in gran parte aperta: come compositore in senso stretto le prime e ultimissime composizioni sono probabilmente i riferimenti da cui partire per un'indagine e per un riascolto lontano dalle polemiche e dagli schieramenti del momento. (La musica di John Cage e' pubblicata in massima parte dalle edizioni Peters, Londra-New York. Dal punto di vista discografico, le composizioni piu' importanti si trovano nei cataloghi Deutsche Grammophon, Wergo, Nonesuch e Cramps. Purtroppo la maggior parte delle incisioni e' fuori commercio). "Ebbi il dono di un carattere ridente", diceva John Cage di se'. Se non altro, delle sue idee possiamo dire che hanno aiutato la musica a tornare a sorridere. * Composizioni, lezioni e opere visuali (a cura di Sergio Bestente) - Scritti di Cage: Il grosso degli scritti di John Cage e' raccolto in cinque volumi della Wesleian University Press (Middletown, Connecticut): Silence. Lectures and Writings, 1961; A Year from Monday. New Lectures and Writings, 1967; M: Writings '67-'73, 1973; Empty Words: Writings '73--'78, 1979; X: Writings '79-'82, 1983. Alcuni degli ultimi scritti di estetica e poetica di Cage sono usciti separatamente; si segnalano in particolare: I-VI..., Harvard Univerity Press, Cambridge (Massachusetts), 1990 (normalmente indicato con il titolo I-VI, e' la trascrizione delle lezioni che Cage tenne alla Harvard University nel 1989-'90, e contiene anche le sessioni di dibattito con gli studenti); Theme & Variations, Station-Hill Press, Barrytown (New York), 1982. In italiano: Silenzio. Antologia da "Silence" e "A Year from Monday", a cura di Renato Pedio, Feltrinelli, 1971 (II ediz. 1980). - Monografie e studi: "John Cage", in Revue d'esthetique, n. 13-14-15, a cura di Daniel Charles, Editions Privat, Toulouse, 1987-'88; John Cage, a cura di Richard Kostelanetz, Praeger Publishers Inc., New York, 1971 (ed. aggiornata, Da Capo Press, New York, 1991); Writings about John Cage, a cura di Richard Kostelanetz, The University of Michigan Press, Ann Arbor (Michigan), 1993; John Cage: Composed in America, a cura di M. Perloff e Charles Junkermann, The University of Chicago Press, Chicago-London 1994; John Cage. Musik-Konzepte Sonderband, a cura di Heinz-Klaus Metzger e Rainer Riehn, Edition Text+Kritik, Muenchen, 1978 (ristampa aggiornata: John Cage I, Muenchen, 1990); Paul Griffiths, Cage, Oxford University Press, London-New York-Melbourne, 1980; James Pritchett, The Music of John Cage, Cambridge University Press, Cambridge (Massachusetts), 1993; David Revill, The Roaring Silence. John Cage: a Life, Bloomsbury, London, 1992 (contiene una bibliografia degli scritti di Cage, e un catalogo delle composizioni e dei lavori visuali). - Pubblicazioni in lingua italiana su Cage: John Cage, Dopo di me il silenzio (?), Emme Edizioni, 1978; "Il suono rapido delle cose: Cage & Company", a cura di Alanna Heiss, Carolyn Christov-Bakargiev, Angela Vettese, Wulf Herzongerath in: La biennale di Venezia. XLV Esposizione Internazionale d'Arte. Punti cardinali dell'arte, vol. II, Marsilio, 1993; Cage/Ives/Thoreau. Cent'anni di invenzione nella musica americana, a cura di Franco Masotti, catalogo di "Aterforum Festival 1991", Ferrara, 1991. ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 260 dell'11 novembre 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: Minime. 636
- Next by Date: Minime. 637
- Previous by thread: Minime. 636
- Next by thread: Minime. 637
- Indice: