Minime. 636



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 636 dell'11 novembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Miriam Makeba
2. Anna Puglisi: Agenda dell'antimafia 2009
3. Il 14 novembre a Roma
4. Agnes Heller dal 17 al 21 novembre a Torino
5. Il 18 novembre a Mirto
6. "Sommosse": Il 22 novembre a Roma contro la violenza maschile sulle donne
7. Il 25-27 novembre a Macerata
8. Elena Loewenthal: Dare voce al silenzio
9. Simonetta Fiori intervista Lutz Klinkhammer
10. Simonetta Fiori presenta "Criminali di guerra in liberta'" di Filippo
Focardi
11. Stella Morra: La Bibbia interroga chi legge
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. LUTTI. MIRIAM MAKEBA

Che la voce simbolo della lotta contro l'apartheid abbia pronunciato le sue
ultime parole, abbia condotto la sua ultima battaglia, proprio qui in Italia
contro la camorra e contro il razzismo, per un'umanita' di persone libere ed
eguali, conferma con la forza dell'evidenza quali siano i compiti dell'ora
qui e adesso, e quanto grande deve esser la nostra gratitudine alle sorelle
e ai fratelli africani che la' come qui hanno lottato e stanno lottando per
i diritti e la dignita' di tutte e tutti.

2. STRUMENTI. ANNA PUGLISI: AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009
[Dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo (per
contatti: csdgi at tin.it) riceviamo e diffondiamo]

Cari amici,
e' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, che quest'anno e' dedicata alle
donne nella lotta contro le mafie e per la democrazia.
E' edita dall'editore Di Girolamo di Trapani. Si puo' acquistare in libreria
o richiedere al Centro Impastato o all'editore.
Un caro saluto,
Anna Puglisi
*
Per richieste:
- Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa
Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail:
csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it
- Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax:
923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito:
www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com

3. INCONTRI. IL 14 NOVEMBRE A ROMA
[Da Michele Boato (per contatti: micheleboato at tin.it) riceviamo e
diffondiamo]

La Fondazione Icu (Istituto Consumatori Utenti) e l'Associazione
ex-parlamentari invitano al Convegno di studio su "La nuova legge italiana
sulla azione collettiva dei consumatori. Class Action: quali modifiche sono
necessarie?".
Venerdi' 14 novembre 2008, dalle ore 10 alle ore 14, Sala delle Colonne di
Palazzo Marini, via Poli 19 (traversa via del Tritone), Camera dei
Deputati, Roma.
Il convegno vuole contribuire alla revisione dell'art.140 bis del Codice del
Consumo (noto come "Class Action") richiesta dal Parlamento che, a questo
scopo, ne ha rinviato l'entrata in vigore dal 2008 al 2009.
*
Presentazione dei lavori: on. Franco Coccia, presidente Associazione degli
ex-parlamentari della Repubblica; on. Michele Boato, presidente Fondazione
Icu - Istituto consumatori utenti.
Relazione introduttiva: prof. Ugo Ruffolo, ordinario di Diritto
all'Universita' di Bologna, "La nuova legge italiana sull'azione collettiva
risarcitoria: valutazioni critiche e proposte di modifica".
Interventi: dott. Pietro Pistone, "Class Action: il modello statunitense e
trasposizione nel nostro paese"; dott.ssa Silvana Pucci, "Analisi comparata
dei modelli di tutela collettiva dei consumatori in Gran Bretagna, Germania
e Francia: quali suggerimenti per l'Italia"; avv. Massimo Cerniglia e
Francesco Avallone, vicepresidente nazionale FederConsumatori; avv.
Massimiliano Balcada, ConfConsumatori; avv. Massimiliano Dona, Unione
nazionale consumatori.
*
Sono stati invitati ad intervenire: il governo della Repubblica, tutti i
gruppi parlamentari, tutte le associazioni dei consumatori componenti il
Consiglio nazionale consumatori utenti.
Agli intervenuti viene consegnato il testo "Class Action nel mondo e nuova
legge italiana di azione collettiva dei consumatori", edito dalla Fondazione
Icu nella collana Libri dei Consumatori.

4. INCONTRI. AGNES HELLER DAL 17 AL 21 NOVEMBRE A TORINO
[Dalla Scuola di Alta Formazione Filosofica del Centro studi
filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" (per contatti:
altaformpareyson at tiscali.it) riceviamo e diffondiamo]

Agnes Heller, massima esponente della Scuola di Budapest, quinta ospite
della Scuola di Alta formazione filosofica, dedica a modernita' e
postmodernita' i seminari torinesi.
Il 17 novembre la lezione magistrale "Corporeita' e tradizione occidentale".
*
E' l'illustre filosofa ungherese Agnes Heller - vera e propria protagonista
della storia del pensiero del Novecento - la docente ospite, dal 17 al 21
novembre 2008, del quinto ciclo di incontri seminariali della Scuola di alta
formazione filosofica di Torino.
Allieva e poi collaboratrice di Gyorgy Lukacs, nota in Occidente come la
teorica dei "bisogni radicali" e della rivoluzione della vita quotidiana,
Agnes Heller dedichera' il ciclo di seminari presso la Scuola di alta
formazione filosofica ai temi della condizione umana, del post-moderno
nell'arte e nella filosofia, del passaggio dai grandi sistemi etici della
modernita' all'etica narrativa della tarda modernita' nonche' alle ultime
elaborazioni della sua teoria della modernita', molto discussa negli anni
Ottanta e Novanta.
Lunedi' 17 novembre alle ore 18 presso la Galleria d'Arte Moderna di Torino,
Heller terra' inoltre una lezione magistrale intitolata "Corporeita' e
tradizione occidentale".
*
La Scuola di alta formazione filosofica - fondata e diretta da Ugo Perone,
ordinario di Filosofia morale e direttore del Dipartimento di Studi
umanistici dell'Universita' del Piemonte Orientale, organizzata dal Centro
studi filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" con il sostegno della Compagnia
di San Paolo, la collaborazione della Societa' Filosofica Italiana, il
patrocinio della Regione Piemonte e della Citta' di Torino - si pone come
luogo d'incontro tra le grandi figure della filosofia mondiale invitate di
volta in volta e un gruppo di giovani studiosi italiani e stranieri
selezionati mediante bando e chiamati a mettersi in gioco, con il sostegno
del direttore del ciclo e di alcuni tutor, all'interno dei seminari
settimanali intensivi di cinque ore giornaliere a loro riservati.
Nell'ottica di un confronto piu' allargato sul tempo presente e
sull'interpretazione della modernita', a ogni ciclo di seminari a numero
chiuso la Scuola di alta formazione filosofica affianca una conferenza
pubblica intesa quale momento di dialogo con la societa' e la cultura.
L'intento di rappresentare l'ampiezza e la complessita' degli studi
filosofici contemporanei si manifesta anche nella scelta dei filosofi ospiti
dei seminari semestrali e della conferenza collegata.
Ai quattro precedenti cicli seminariali sono stati invitati il fenomenologo
francese Jean-Luc Marion, il filosofo tedesco Dieter Henrich e gli americani
Charles Larmore e John R. Searle.
*
Conferenza pubblica di Agnes Heller, "Corporeita' e tradizione occidentale".
Lunedi' 17 novembre 2008, ore 18, Galleria d'Arte Moderna, Torino.
La partecipazione e' aperta a tutti.
*
Ciclo di seminari con Agnes Heller
Direttrice del ciclo: Laura Boella; tutor: Giovanna Costanzo e Andrea
Vestrucci.
17-21 novembre 2008, Villa Gualino, Torino. La partecipazione e' riservata
ai giovani studiosi selezionati tramite bando.
*
Agnes Heller
Filosofa ungherese nata nel 1929, Agnes Heller e' uno dei piu' autorevoli
interpreti della complessita' filosofica e storica della modernita'.
Sfuggita adolescente alle deportazioni naziste, diviene allieva e amica del
filosofo Gyorgy Lukacs e ne condivide i tormentati rapporti con il partito
comunista successivamente alla rivolta del '56.
Durante il regime di Kadar, Heller viene progressivamente privata della
possibilita' di insegnare, viaggiare all'estero e pubblicare i suoi libri.
Le vicende della "Scuola di Budapest" (composta anche, tra gli altri, da
Mihaly Vajda e Gyorgy Markus) vengono rese note all'opinione pubblica
occidentale dalla lettera di Lukacs al "Times Literary Supplement" del 1973.
Nel '77 Heller lascia l'Ungheria per l'Australia, e quindi per New York, ove
insegna tuttora presso la New School. A seguito della caduta del Muro,
Heller ha fatto ritorno in Ungheria, pur non rinunciando al suo insegnamento
in America.
Il pensiero di Heller si inserisce in un primo tempo nella linea di
interpretazione lukacsiana del pensiero di Marx, analizzandone il nesso tra
bisogni e valori.
In seguito al trasferimento in Occidente, la filosofa ungherese concepisce
tre grandi progetti: una filosofia della storia, una teoria dei sentimenti e
una teoria della morale. In tal modo, Heller si iscrive all'interno del
dibattito etico-politico contemporaneo: dalla discussione sulle
contemporanee teorie della giustizia all'analisi storica della posizione
degli Stati dell'Est europeo; dall'interpretazione della posizione sociale e
morale dell'individuo nel mondo post-moderno alla teoria del bello artistico
e, in particolar modo, letterario.
Nella sua straordinaria varieta', la filosofia di Heller si presenta come
una ricerca intorno a un nucleo fondamentale: la ricchezza dell'uomo, del
suo sentire, del suo produrre e soprattutto del suo agire politico e morale,
delle sue modalita' e condizioni di perfezionamento, verso l'incarnazione
utopica contemporanea di quell'ideale di uomo ricco in bisogni, produttore
di bellezza artistica, bonta' pratica e giustizia politica.
Tra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo: La teoria dei bisogni in
Marx, Feltrinelli; Sociologia della vita quotidiana, Editori Riuniti; L'uomo
del Rinascimento, La Nuova Italia; Istinto e aggressivita': introduzione a
un'antropologia sociale marxista, Feltrinelli; La teoria, la prassi e i
bisogni, Savelli; La filosofia radicale, Il Saggiatore; Teoria dei
sentimenti, Editori Riuniti; Teoria della storia, Editori riuniti; Oltre la
giustizia, Il Mulino; Etica generale, Il Mulino; Filosofia morale, Il
Mulino; Dove siamo a casa, Angeli.
*
Per ulteriori informazioni: tel. 3298928160, e-mail: segreteria at sdaff.it
Ufficio stampa: Bianca Piazzese, tel. 3396838650.

5. INCONTRI. IL 18 NOVEMBRE A MIRTO
[Da Amico Dolci (per contatti: amicodolci at libero.it) riceviamo e
diffondiamo]

Carissimi amici,
con i collaboratori del III Circolo didattico di Partinico, stiamo
preparando una festa-incontro a Mirto; saremmo felici di avervi di nuovo,
sia come ospiti che collaboratori (anche a distanza, se non potrete
esserci).
Un caro abbraccio, a presto,
Amico Dolci
*
La direzione didattica del III Circolo di Partinico (Pa) e il Cetro per lo
sviluppo creativo "Danilo Dolci" di Partinico invitano alla inaugurazione
dell'anno scolastico 2008-2009, plesso "Danilo Dolci": VIII sagra dell'olio
"nostra terra",  Mirto, 18 novembre 2008, con inizio alle ore 9,30.
Programma: Canti e balli popolari; poesie e musica; esposizione dell'olio
imbottigliato; degustazione dell'olio; mostra di antichi attrezzi agricoli.
*
Per informazioni e contatti: Amico Dolci, via Carlo Alberto Dalla Chiesa 8,
90040 Isola delle Femmine (Pa), tel. 3289415105 o anche 3807933253, e-mail:
amicodolci at libero.it e anche centrodanilodolci at libero.it, sito:
www.danilodolci.it

6. INIZIATIVE. "SOMMOSSE": IL 22 NOVEMBRE A ROMA CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE
SULLE DONNE
[Da varie persone ed associazioni amiche riceviamo e diffondiamo]

Manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne
In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne il 22
novembre 2008 a Roma, alle ore 14 in piazza della Repubblica, corteo di
donne autorganizzato
*
Indecorose e libere!
La violenza maschile e' la prima causa di morte e di invalidita' permanente
delle donne in Italia come nel resto del mondo. La violenza fa parte delle
nostre vite quotidiane e si esprime attraverso la negazione dei nostri
diritti, la violazione dei nostri corpi, il silenzio.
Un anno fa siamo scese in piazza in 150.000 donne, femministe e lesbiche per
dire no alla violenza maschile e ai tentativi di strumentalizzare la
violenza sulle donne da parte di governi e partiti per legittimare politiche
securitarie e repressive. Torneremo in piazza anche quest'anno perche' i
governi cambiano ma le politiche restano uguali e, al giorno d'oggi,
peggiorano.
In un anno gli attacchi alla nostra liberta' e autodeterminazione sono
aumentati esponenzialmente, mettendo in luce la deriva autoritaria,
sessista, e razzista del nostro paese.
Ricordiamo il blitz della polizia al policlinico di Napoli per il presunto
aborto illegale, le aggressioni contro lesbiche, omosessuali e trans, contro
immigrate/i e cittadine/i di seconda generazione.
Violenza legittimata e incoraggiata da governi e sindaci-sceriffi che
vogliono imporre modelli di comportamento normalizzati in nome del "decoro"
e della "dignita'" impedendoci di scegliere liberamente come condurre le
nostre vite.
La violenza maschile ha molte facce e una di queste e' quella istituzionale:
vorrebbero risolvere la crisi economica e culturale che stiamo vivendo
smantellando lo stato sociale.
Per salvare le banche, rifinanziare le missioni militari all'estero e
militarizzare le nostre citta', tagliano i fondi ai centri antiviolenza, ai
consultori e a tutti i servizi che garantiscono alle donne liberta', salute
e indipendenza.
Con la legge 133 tagliano i fondi alla scuola e all'universita' pubblica per
consegnare l'istruzione nelle mani dei privati, determinando la fine del
diritto ad una istruzione gratuita e libera per tutte/i.
Con il decreto Gelmini, migliaia di insegnanti - di maestre precarie -
perdono il posto di lavoro, e viene meno un sistema educativo - il tempo
pieno - che sostiene le donne, consentendo loro una maggiore liberta' di
movimento e autonomia.
L'obiettivo delle riforme del lavoro, della sanita', della scuola e
dell'universita' e' di renderci sempre piu' precarie e meno garantite: mogli
e madri "rispettabili" rinchiuse nelle case, economicamente dipendenti da un
uomo, che lavorano gratuitamente per badare ad anziani e bambini. Non
pagheremo noi la vostra crisi!
Vogliamo reagire alla violenza fisica, psicologica, economica, normativa,
sociale e religiosa agita verso di noi, in famiglia e fuori, "solo" perche'
siamo donne. Vogliamo dire basta al femminicidio.
*
Sabato 22 novembre saremo di nuovo in piazza come femministe e lesbiche per
ribadire con la stessa forza, radicalita' e autonomia che la violenza
maschile non ha classe ne' confini, nasce in famiglia, all'interno delle
mura domestiche, e non e' un roblema di ordine pubblico, ma e' un problema
culturale e politico.
Sabato 22 novembre saremo di nuovo in piazza come femministe e lesbiche per
affermare che:
- al disegno di legge Carfagna, che criminalizza le prostitute e impone
regole di condotta per tutte, che ci vuole dividere in buone e cattive, in
sante e puttane, in vittime e colpevoli, noi rispondiamo che siamo tutte
indecorosamente libere!
- al decreto Gelmini che ci confeziona una scuola autoritaria e razzista,
noi rispondiamo che vogliamo tutte 5 in condotta!
- ai pacchetti sicurezza e alle norme xenofobe che ci vogliono distinguere
in cittadine/i con e senza diritti, rispondiamo che siamo tutte cittadine
del mondo e andiamo dove ci pare!
*
Sommosse - Rete Nazionale di femministe e lesbiche
Per adesioni e contatti: e-mail: sommosse_roma at inventati.org, sito:
www.flat.noblogs.org
Per sostenere la manifestazione: Associazione Donne in Genere Onlus, Cariri
Ag. 4 Roma, Iban: IT97H0628003205000003010136, causale: "Manifestazione".
Per ulteriori informazioni: Tiziana, tel. 3338928316; Donatella, tel.
3496129154; Tatiana, tel. 3389758141.

7. INIZIATIVE. IL 25-27 NOVEMBRE A MACERATA
[Dal Teatro Rebis (per contatti: rebis.info at email.it) riceviamo e
diffondiamo]

Il Comune di Macerata in collaborazione con Amat e Provincia di Macerata
presenta "Ciascuno cresce solo se sognato", serie di iniziative dedicate a
Danilo Dolci.
*
Martedi' 25 novembre
- Ore 16, Mediateca provinciale: documentario "Danilo Dolci. Memoria e
utopia" di Alberto Castiglione; letture di Francesca Rossi Brunori.
- Ore 18, Antichi forni: installazione di Frediano Brandetti "In attesa di
un titolo (solo un abbraccio)"; incontro con Amico Dolci (Responsabile del
"Centro sviluppo creativo Danilo Dolci") e Giuseppe Barone (biografo di
Danilo Dolci)... con un "pensiero" di Giuliano Scabia.
- Ore 21, Teatro Lauro Rossi: Compagnia Pippo Del Bono "Racconti di giugno",
di e con Pippo Delbono.
*
Mercoledi' 26 novembre
- Ore 8,30, Istituto tecnico agrario: laboratorio di maieutica reciproca
condotto da Amico Dolci e Giuseppe Barone.
- Ore 16, Mediateca provinciale: documentario "D'amore si vive" di Silvano
Agosti; letture di Franco Ricci.
- Ore 18, Antichi forni: installazione di Frediano Brandetti "In attesa di
un titolo (solo un abbraccio)"; incontro con Ulderico Pesce.
- Ore 21,30, Teatro Lauro Rossi: Ulderico Pesce in "Il triangolo degli
schiavi".
*
Giovedi' 27 novembre
- Ore 10, Liceo scientifico "Galileo Galilei": laboratorio di maieutica
reciproca condotto da Amico Dolci e Giuseppe Barone.
- Ore 16, Mediateca provinciale: documentario "Verso un mondo nuovo" di
Alberto Castiglione; letture di Giusy Filolungo.
- Ore 18, Antichi forni: Installazione di Frediano Brandetti "In attesa di
un titolo (solo un abbraccio)"; Marta Ricci, "Monomania", lettura delle
cartelle cliniche dell'ex manicomio di Macerata.
- Ore 21,30, Cinema Italia: Daniele Sepe in concerto.
*
Tutti gli incontri sono ad ingresso libero (tranne lo spettacolo di Pippo
Delbono: euro 12, ridotto: euro 8).
Per informazioni e prenotazioni: 3404666795 - 3331259449.
Per prenotazioni installazione (max 9 persone a volta): 3391176004.
Per lo spettacolo di Pippo Delbono: biglietteria del Teatro Lauro Rossi
0733230735.
Una dedica speciale a Thierry Salmon, l'omaggio che non potremo fare.

8. RIFLESSIONE. ELENA LOEWENTHAL: DARE VOCE AL SILENZIO
[Dal mensile "Letture", n. 553, gennaio 1999, col titolo "Se potessi darei
voce al silenzio"]

Parlare del silenzio puo' essere un paradosso, ma anche una necessita', una
via a senso unico. In ebraico esiste piu' d'una parola per indicare il
silenzio: esiste, a ben guardare, o forse ad ascoltare, quel silenzio che e'
pace, e quell'altro che e' come un macigno irremovibile, dall'insopportabile
peso. In ebraico a volte si dice persino che il silenzio ha una sua voce,
per quanto sottile e impalpabile. L'ha udita Elia sul monte, quella voce del
silenzio. "Epifania / Oggi Dio / mi appariva cosi': / qualcuno alle mie
spalle / i miei occhi schermava con le mani: / indovina, chi sono?" (Yehuda
Amichai). Se sapessi poetare, chiederei di dare voce al silenzio.
Non a quel silenzio che sa di quiete, di appagamento e completezza. No,
all'altro. A quel silenzio che in ebraico e' gia' nel suono una parola
grave, con un'eco sorda che si trascina oltre la chiusura dell'accento.
Poetare dopo Auschwitz non puo' che significare questo: esprimere o anche
solo suggerire, indicare il silenzio delle milioni di voci sterminate,
annientate.
*
Mancano in sei milioni all'appello
La memoria e' un labile meccanismo che il tempo intacca con la sua risata
beffarda: la memoria fallisce, prima o poi, confonde e rimuove.
Cinquant'anni e piu' dopo Auschwitz quel luogo e quel tempo paiono -
malgrado la massa di informazioni che va emergendo solo ora e che sino ad
oggi era rimasta annidata in archivi, cuori e tombe - avere imposto una
distanza insormontabile da quel tempo e quegli eventi. Auschwitz sta,
malgrado monumenti e catalogazioni, entrando inesorabilmente in quella
storia cui si guarda con rassicurante distanza: loro e noi, prima loro e poi
noi. Tenersi lontani dal male, tanto piu' se infimo (o supremo), e' del
resto un meccanismo umano per non dire animale: fa parte delle strategie di
sopravvivenza che portano a scegliere, consapevolmente ma anche
inconsapevolmente, la vita e non la morte.
I testimoni se ne vanno anch'essi per una legge di natura ineluttabile: le
loro voci autentiche sono sempre meno e sempre piu' fioche, un'eco di
silenzio. Ecco perche', se sapessi poetare, sceglierei di dar voce al
silenzio.
Perche' quando ci si conta e si scopre che mancano all'appello sei milioni
di presenti, la cifra piu' lampante, piu' clamorosa di quel conto e'
un'assenza, sono milioni di voci cui e' stata tolta, negata la parola. E se
Primo Levi, di ritorno da Auschwitz, senti' la necessita' immediata di
scrivere poesie per tornare alla vita, ma anche e soprattutto per esprimere,
per raccontare cio' per cui non trovava le parole - tanto che i suoi libri
si possono quasi configurare come il dipanarsi di quei primi strazianti
versi -, dopo, per chi non e' un sopravvissuto ne' un testimone, parlare
della Shoah non puo' che significare arrovellarsi su quel silenzio, cercare
le parole non per ridare la voce, perche' cio' e' lontano da ogni forma di
realta', ma per tracciare quel macigno di silenzio che e' la chiazza, la
tacca della nostra memoria, scura e abissale, una specie di vortice senza
fondo.
Se sapessi poetare non proverei a raccontare, per quello no, per quello,
caso mai, provo a usare la mia voce la sera entro le mura di casa perche'
essere genitori di figli vuol dire, se non altro, anche questo. Se sapessi
poetare sfoglierei lessici e dizionari in cerca delle parole che parlassero
di silenzio: per onomatopea, per concetto, per risonanza interiore.
Cercherei di dar voce a che cosa si prova contandosi e trovando che mancano
all'appello sei milioni di voci - un milione e mezzo di bambini.
*
Il buco dentro di chi e' sopravvissuto
Ma forse chi sa poetare mi dira' o mi direbbe che con il silenzio non si fa
nulla, che con il silenzio non c'e' poesia che tenga. La memoria magari,
quella si puo' deporre in versi - e anche l'orrore, il sangue, le adunate
del mattino, il fumo che sale implacabile su per il camino dei forni
crematori, o la cenere che adagio adagio si deposita per terra, sul fango e
sull'erba rara, dando a tutto una tinta grigia e un odore orripilante. E le
morti anche, i cumuli di cadaveri, e quelli di stivali, capelli, occhiali.
Forse, di tutto questo si puo' fare poesia. Ma di quel silenzio di cui
chiedo? Di un'assenza che e' come un buco, una voragine, nella storia,
certo, ma anche e soprattutto dentro. Dentro chi e' sopravvissuto e chi e'
venuto dopo, con questo peso per corredo, per eredita'. Da trasmettere a
figli non in ottemperanza a chissa' quale dettato, ma perche' quel silenzio
ce lo impone il peso stesso come un riflesso condizionato, come una
necessita' che nessuna parola potra' mai esprimere. Se sapessi poetare,
chiederei di dare voce a quel silenzio di chi voce piu' non ha, ne' mai
avra', non per un indecifrabile progetto divino, ne' per un calcolo nelle
trame della storia. Voce piu' non ha perche' s'e' spenta insieme a milioni
di altre lungo una canna fumaria, dentro una fossa comune, in una baracca di
legno, contro un muro. Nel tiro al piattello di un SS che al posto dei
piattelli usava dei bambini.

9. MEMORIA. SIMONETTA FIORI INTERVISTA LUTZ KLINKHAMMER
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 19 aprile 2008 col titolo "Klinkhammer:
L'Italia ha un problema di coscienza"]

Lutz Klinkhammer, autore di studi fondamentali sull'occupazione tedesca in
Italia, fa riflettere su un aspetto paradossale della nostra storia: da una
parte siamo il paese che meno degli altri ha fatto i conti con i crimini del
nazifascismo, dall'altra non abbiamo rivali nella detenzione di due
personaggi-simbolo come Kappler e Reder. "Dagli anni Cinquanta in poi", dice
lo storico, "l'Italia si dimostro' il paese occidentale con l'atteggiamento
piu' duro nell'esecuzione della pena inflitta ai due criminali nazisti
condannati all'ergastolo, Herbert Kappler e Walter Reder. Nonostante le
insistenti richieste di Bonn, il governo italiano non acconsenti' al
rilascio del boia delle Fosse Ardeatine, fino a quella strana 'fuga' dal
Celio".
*
- Simonetta Fiori: Una durezza in realta' apparente. Per due criminali in
galera, tutti gli altri beneficiarono di un'amnistia occulta.
- Lutz Klinkhammer: Si', la carcerazione di Kappler funziono' da evento
simbolico, dietro il quale far passare l'insabbiamento di tutte le altre
stragi. Rimane il fatto che l'Italia fu l'unico paese della nascente
comunita' europea a non concedere, per tre decenni, il rilascio di un
criminale di guerra tedesco.
*
- Simonetta Fiori: Altri criminali furono rimpatriati o mai processati.
- Lutz Klinkhammer: Le ragioni dell'insabbiamento cambiarono nel corso dei
decenni. Alla fine degli anni Quaranta il rallentamento della giustizia
serviva ad evitare la punizione dei criminali di guerra italiani. Alla meta'
degli anni Sessanta, su esplicita richiesta della Germania, le autorita'
italiane decisero di riaprire una decina di casi, mentre centinaia rimasero
occultati.
*
- Simonetta Fiori: Il risultato finale e' che quei crimini sono rimasti
impuniti.
- Lutz Klinkhammer: Si', l'altro aspetto dell'anomalia italiana e' la
ripresa tardiva dei processi negli anni Novanta. Istruttorie e dibattimenti
sono ancora in corso, ma e' sempre piu' difficile provare la colpevolezza.
E' passato troppo tempo per una condanna certa.
*
- Simonetta Fiori: L'anomalia rivela l'incapacita' di misurarsi con quella
storia.
- Lutz Klinkhammer: L'Italia ha un problema di coscienza. Quella guerra fu
combattuta all'inizio con i tedeschi e questo crea difficolta' e imbarazzi.
In Germania c'e' stata Norimberga: in qualche modo alla riflessione siamo
stati costretti. In Italia c'e' ancora chi inneggia a Mussolini.

10. LIBRI. SIMONETTA FIORI PRESENTA "CRIMINALI DI GUERRA IN LIBERTA'" DI
FILIPPO FOCARDI
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 19 aprile 2008 col titolo "Criminali
impuniti. Un saggio di Filippo Focardi con nuovi documenti. Quando la
politica cancella la memoria" e il sommario "I responsabili delle stragi
naziste in Italia beneficiarono di un'amnistia occulta, mai riconosciuta
dalla verita' ufficiale. Svelate le trame filonaziste del vescovo austriaco
Alois Hudal. L'esiguita' dei processi italiani rispetto alla giustizia in
Europa"]

E' un capitolo oscuro, tuttora irrisolto, che si nutre del controverso
rapporto tra politica e storia. Politica e storia di sessant'anni fa, ma
anche politica e storia di oggi. Investe un tema delicato, la memoria
italiana dei crimini nazifascisti subiti dal nostro paese, ma anche il
confronto con i crimini commessi altrove dai nostri soldati, in Grecia e in
Jugoslavia, in Francia, in Albania e in Etiopia. Una memoria fragile,
incline a reticenza, che lo storico tedesco Lutz Klinkhammer stigmatizza -
nel raffronto con gli altri paesi europei - come "forte anomalia italiana":
sia per l'esiguita' dei processi penali celebrati nel dopoguerra, sia per la
ripresa tardiva dei dibattimenti dopo la scoperta negli anni Novanta
dell'"armadio della vergogna", centinaia di istruttorie insabbiate negli
scaffali della procura militare. Di fatto un'amnistia per occultamento,
dettata da ragioni diverse, non ultimo garantire l'impunita' ai criminali di
casa nostra.
Ora un nuovo libro di Filippo Focardi, arricchito da una nutrita
documentazione, aiuta a ricostruire questa pagina ancora incompiuta,
"sbianchettata" appena due anni fa dalla "verita'" di Stato sancita - in
conclusione dei lavori della Commissione d'inchiesta parlamentare sulle
stragi nazifasciste - dall'allora maggioranza di centrodestra (Criminali di
guerra in liberta', Un accordo segreto tra Italia e Germania federale,
1949-1955, pp. 170, euro 18,20, Carocci). Non fu una tessitura
politico-diplomatica - sentenzio' nel febbraio del 2006 il Parlamento
italiano - a impedire i processi contro gli aguzzini tedeschi o a
vanificarne l'esito. Si tratto' piu' semplicemente di negligenza da parte
della giustizia militare. Ed e' da escludere - recita ancora la relazione di
maggioranza della Commissione - qualsiasi relazione tra il corso rallentato
dell'azione giudiziaria verso i criminali tedeschi con la pratica dilatoria
attuata dal governo italiano verso l'estradizione dei criminali italiani,
richiesta avanzata soprattutto dalla Jugoslavia. Anzi, sostennero i
parlamentari di centrodestra, sarebbe piu' opportuno concentrarsi sulle
violenze commesse dai partigiani di Tito contro gli italiani, da qui la
proposta di istituire una commissione di inchiesta sulle foibe. La politica
ieri, la politica oggi. Ma le cose stanno esattamente cosi'? Non agi'
piuttosto, al principio degli anni Cinquanta, una ragion di Stato che pose
un freno alla giustizia militare?
L'"accordo segreto" cui allude il titolo di Focardi non e' in realta' una
novita' storiografica. Lo rivelo' lo stesso studioso nel 2003 in un
convincente saggio su "Italia Contemporanea". Nel novembre del 1950 Heinric
Hoefler, compagno di partito e amico personale del cancelliere Adenauer,
s'accordo' con il conte Vittorio Zoppi, segretario generale del ministero
degli Esteri, per la liberazione dei criminali di guerra tedeschi condannati
con sentenza definitiva. Nel giro di pochi mesi, attraverso decreti di
grazia firmati dal presidente Luigi Einaudi e controfirmati dal ministro
della Difesa Randolfo Pacciardi, i militari furono rimpatriati in Germania.
Tra essi, i quattro ufficiali del cosiddetto Gruppo di Rodi, in testa il
generale Otto Wagener, responsabili dell'uccisione sull'isola greca di
numerosi prigionieri di guerra italiani.
Nel nuovo lavoro di Focardi acquista centralita' un curioso personaggio
finora rimasto sullo sfondo, il vescovo austriaco Alois Hudal, rettore del
Collegio teutonico presso la Chiesa di Santa Maria dell'Anima a Roma. Il
prelato si distinse nel dopoguerra per "l'attivita' caritatevole" al
cospetto dei criminali tedeschi in Italia, "poveri connazionali" secondo una
sua bizzarra definizione. Fu Hudal nel maggio del 1949 a scrivere una
lettera a monsignor Montini, futuro Paolo VI, per sollecitare la Santa Sede
verso una sanatoria a beneficio dei prigionieri di guerra tedeschi
condannati in Italia, missiva cui fece immediatamente seguito un'iniziativa
del Vaticano a favore del "gruppo di Rodi". Il profilo di Hudal si staglia
nitidamente dietro le manovre diplomatiche di questi anni, fino al suo
"licenziamento" decretato nel giugno del 1951 dal ministro della giustizia
tedesco, il quale in una lettera lo ringrazia per "l'opera disinteressata e
piena di abnegazione", invitandolo a riconsegnare i soldi fino a quel
momento amministrati per le necessita' dei criminali. "Un emissario di
fiducia del governo tedesco", sintetizza Focardi, che utilizza le carte
dell'archivo personale di Hudal gia' studiate da Matteo Sanfilippo.
In fondo, il governo tedesco fece con noi esattamente quel che l'Italia
aveva fatto con la Grecia. Nel marzo del 1948 anche le autorita' italiane
s'erano adoperate per la liberazione dei nostri criminali di guerra
responsabili di sanguinose rappresaglie contro i partigiani e la popolazione
civile greca. Accordi naturalmente condotti in gran segreto, in paesi in cui
erano ancora molto vive le ferite impresse dal nazifascismo.
La "pista politica" e' dunque quella che spiega l'impunita' dei criminali -
italiani e tedeschi - pista incomprensibilmente negata dalla relazione
conclusiva approvata a maggioranza dalla commissione parlamentare sulle
stragi nazifasciste (che pure poteva tener conto delle preziose acquisizioni
storiografiche). La ragion di Stato e il contesto internazionale vengono
invece letti come fattori decisivi nella relazione di minoranza presentata
dal centrosinistra, che fa riferimento proprio al caso del generale Wagener
e coimputati, raccontato estesamente in questo volume di Focardi.
Le nuove ricerche della storiografia europea consentono inoltre di cogliere
l'anomalia italiana in tutta la sua portata nel raffronto con gli altri
paesi. Se l'Italia fu capace di dare solo tre ergastoli (Kappler, Reder e
Niedermayer), di cui uno in contumacia, due sole condanne a piu' di 15 anni
di reclusione (Wagener e Mair), ben dodici assoluzioni su un totale di
ventisei persone processate, un piccolo paese come la Danimarca - dove
l'occupazione tedesca fu certo meno sanguinaria - celebro' tra il 1948 e il
1950 almeno settantasette processi, con settantuno condanne. Le cifre
prodotte da Focardi sono impressionanti. In Belgio furono condotti trentuno
processi contro una novantina di criminali, con pene molto pesanti tra cui
ventuno condanne a morte (solo due eseguite). In Olanda i criminali di
guerra processati furono duecentotrentuno, con diciotto condanne a morte
(cinque eseguite). In Francia i processi furono centinaia, circa cinquanta i
giustiziati.
Ne' provvidero i tedeschi a riscattare le vittime italiane. Tutti i
fascicoli aperti in Germania alla meta' degli anni Sessanta si conclusero
con un "non luogo a procedere". Con l'eccezione di Caiazzo, nessuna strage
di civili italiani ha mai avuto un processo. Per la giustizia non ci sono
colpevoli.

11. LIBRI. STELLA MORRA: LA BIBBIA INTERROGA CHI LEGGE
[Dal mensile "Letture" n. 651, novembre 2008 col titolo "La Bibbia interroga
il lettore risponde"]

"Bisogna tenere conto del fatto che troppi fedeli esitano ad aprire la
Bibbia per varie ragioni, specialmente per la sensazione che sia un libro
troppo difficile da comprendere"
(Instrumentum laboris per la XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei
vescovi, 5-26 ottobre 2008)
*
"E' necessario, infatti, che i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra
Scrittura"
(Dei Verbum, 22, 18 novembre 1965).
*
Questione ardua. Da secoli, l'accesso non e' unico e non tutti i credenti lo
hanno avuto. Tra Chiesa e Sacra Scrittura esiste un legame indissolubile, un
legame d'acciaio che tiene insieme Chiesa, liturgia, Scrittura, catechesi e
vita cristiana, e con cio' Chiesa universale e Chiesa locale, il singolo
fedele che scruta in solitudine il testo e la comunita' liturgica che venera
le Scritture come Presenza; da questo rapporto costante nei millenni nasce
un circuito vitale tra parola, ascolto, lettura e scrittura che segna la
vicenda della Chiesa.
E' stato il Concilio Vaticano II a riconsegnare la Bibbia nelle mani dei
molti fedeli cattolici. Il Libro che contiene la Parola che deve essere
proclamata e ascoltata e' tanto aperto quanto, almeno, socchiuso. Se accade
di leggerlo innocentemente, ingenuamente, e' pero' impossibile disconoscere
la complessita' del testo, e quella della vicenda delle letture e delle
interpretazioni. Forse i santi, i bambini, o i vecchi sapienti possono
permettersi il lusso dell'ingenuita'. L'ignoranza della complessita' non
garantisce il senso del mistero. I libri che presentiamo sono in modo
diverso legati alla questione dell'accesso alla Scrittura: ma e' ovvio, esso
non dipende soltanto dalla larghezza e dalla facilita' del varco, ma anche
dalle caratteristiche e dalle domande di chi accede.
Cominciamo con un libro che non e' per principianti (Gianni Vacchelli, Dagli
abissi oscuri alla mirabile visione. Letture bibliche al crocevia: simbolo,
poesia e vita, Marietti 1820, 2008, pp. 504, euro 35). Indica un crocevia,
appunto, di letture e di domande attraverso la presentazione di quattro noti
testi veterotestamentari: Giona, il Cantico dei Cantici, Giobbe e l'episodio
del sacrificio di Isacco. Lo strumentario e' raffinato; lo scopo e' quello
di mostrare il nucleo "umano" che la pagina biblica racchiude. Essa infatti
non appartiene a una sola tradizione. Questo libro considera quasi
materialmente il testo, si serve di molte lenti, ne ricava visioni diverse,
le incrocia, sale e scende fino a "vedere". Sono visioni estorte, in qualche
modo, che ci riguardano tutti. E questo fa della Scrittura un libro
universale, almeno per l'Occidente. Il merito di questo libro e' di rendere
conto della esistenza di un nucleo "mistico" nella Scrittura e di attestare
che questo nucleo non sta soltanto nella pagina, ma negli occhi preparati
del lettore.
*
Un'ottima riproposta
E' veramente un bel libro questa ristampa di Charles Harold Dodd (Il
fondatore del cristianesimo, traduzione di Carla Maina Belo, Elledici, 2007,
pp. 200, euro 12). E' chiaro, nitido, limpido. Dodd e' uno dei piu' noti
studiosi del Nuovo Testamento e rielaborando alcune sue conferenze, scrive
questo piccolo libro negli ultimi anni della sua vita, gli anni '70, con
l'energia di chi ha ancora desiderio di pensare e dire. E'
straordinariamente il libro di un credente, che scrive con un intento
apostolico. Pero' e' scritto per tutti, perche' tutti possano quasi godere
dell'amore che si intuisce tra le righe.
La semplicita' di questo libro, tuttavia, e' dovuta al rigore storico che
l'autore ha esercitato per tutta la sua vita. Lo storico arriva al limitare
della vicenda della fede in Gesu', indica la storia ininterrotta dei
credenti e dei testimoni, il suo rigore difende da una sovrabbondanza di
emozione e, contemporaneamente, emoziona la disciplina intellettuale di uno
studioso credente, che ha sempre considerato il suo studio un servizio alla
fede, capace di una semplicita' che ci parla ancora e ci coinvolge senza
arroganza e di un'apologetica modesta.
*
Guida ai credenti
Nei testi che seguono, a diverso titolo definibili esegetici, si rintraccia
una preoccupazione comune: che il rigore dell'approccio scientifico,
assolutamente necessario, non sia disgiunto da una lettura che porti
all'ampio respiro della Chiesa. Il rischio infatti che lo studio
specialistico della Bibbia non riesca ad animare la teologia, secondo il
dettato conciliare, e nemmeno la vita dei credenti per un suo certo
inevitabile ermetismo, e' da molte parti segnalato, non ultimo dal XII
Sinodo dei vescovi.
Cominciamo con Paolo Merlo (a cura di), L'Antico Testamento. Introduzione
storico-letteraria, Carocci, 2008, pp. 332, euro 28,50. Si tratta di una
guida per lo studente o il lettore motivato che vogliano iniziare a
conoscere il mondo lontano dell'Antico Testamento. Gli ampi capitoli
dedicati al contesto storico vanno segnalati: accanto alle questioni
specificamente legate al testo, essi disegnano un contesto, sia della pagina
biblica, sia della vicenda dei suoi interpreti. La lettura di queste
introduzioni puo', da sola, essere un buon lasciapassare per la lettura
della Bibbia.
*
Andando in profondita'
Due testi piu' tecnici, per lettori avanzati: Francis J. Moloney, Il Vangelo
di Giovanni, traduzione di Giovanni Vischioni, Elledici, 2007, pp. 554, euro
44; e Benito Marconcini e collaboratori, Profeti e Apocalittici, Elledici,
2007, pp. 552, euro 36.
Il primo fa parte della collana "Sacra Pagina", dell'editrice Elledici; con
l'espressione "Sacra Pagina" ci si riferiva in origine al testo della
Scrittura e nel Medioevo allo studio della Scrittura compiuto con l'aiuto
della grammatica, della retorica, della dialettica e della filosofia. La
collana si prefigge lo scopo di offrire una esegesi critica di livello,
senza far torto alla lettura religiosa della Bibbia. Questo volume e'
dedicato al Vangelo di Giovanni, testo sul quale i commentatori si sono
sempre faticosamente esercitati. La prospettiva esegetica dell'autore si
rivolge al disegno narrativo del racconto evangelico, cercando di ricreare
l'impressione che la forma giovannea del racconto di Gesu' esercita sul
lettore. Si tratta di un volume complesso, per addetti ai lavori, il cui
pregio e' quello di tentare, attraverso l'analisi narrativa, di tenere
insieme i ponti che devono collegare una lettura tecnica al discorso
teologico.
Il secondo testo (la cui prima edizione e' del 1995) fa parte del corso di
studi biblici che la stessa casa editrice ha finalizzato agli studenti di
Teologia e di Scienze religiose. Oltre che una presentazione tecnica, offre
alcuni temi di teologia biblica che possono aiutare un lettore curioso,
oltre che uno studente assiduo.
*
Vetero, ma non vecchio
E' un commentario all'ultimo libro del Pentateuco il Deuteronomio (Patrick
D. Miller, edizione italiana a cura di Maria Sbaffi Girardet, Claudiana,
2008, pp. 336, euro 27), libro che ha avuto una enorme importanza per la
Chiesa e per la Sinagoga; Israele chiude il tempo del deserto ed e' di
fronte alla terra promessa, a una nuova vita nella quale destreggiarsi e
custodire "le parole" date a Mose'.
L'autore e' un pastore presbiteriano che dichiara il carattere teologico del
suo volume. La sua intenzione coincide evidentemente con quella della
collana "Strumenti" della casa editrice Claudiana, "conciliare la grande
tradizione dell'esegesi storico-critica con una proposta biblica - ma non
biblicistica - capace di parlare alla spiritualita' e alla sensibilita' dei
credenti del nostro tempo".

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 636 dell'11 novembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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