Coi piedi per terra. 133



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 133 del 5 novembre 2008

In questo numero:
1. Alessandro Pizzi. Le ragioni del no al mega-aeroporto di Viterbo
aumentano
2. La Regione Lazio rigetti la delibera della vergogna del Comune di Viterbo
3. Anche il Centro studi "Demetra" denuncia l'illegittimita' del
mega-aeroporto a Viterbo
4. Una lettera aperta alla Sottosegretaria al Turismo
5. Marco d'Eramo intervista Rebecca Solnit
6. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo

1. EDITORIALE. ALESSANDRO PIZZI: LE RAGIONI DEL NO AL MEGA-AEROPORTO DI
VITERBO AUMENTANO
[Alessandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt),
citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono
diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel
volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta',
ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione
diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha
promosso il corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di
Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei
principali animatori del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto
aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e
sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti
umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio]

Le ragioni del no al mega-aeroporto di Viterbo aumentano.
Cosi' come aumenta il numero dei cittadini che si rende conto della
inutilita' e pericolosita' dell'opera.
Negli ultimi mesi sono stati pubblicati articoli su quotidiani e settimanali
che contribuiscono a una riflessione critica sull'aeroporto e sul traffico
aereo.
*
1. Impatto dell'aeroporto
Tralascio il problema dell'inquinamento acustico, che tutti hanno ben
presente, e metto in evidenza l'inquinamento atmosferico.
Il 17 ottobre scorso il "Corriere della sera" pubblica un articolo a firma
Luigi Ferrarella in cui si parla dell'inquinamento di un bosco da parte di
Malpensa. Riporto alcuni stralci:
Malpensa, inquinato il bosco Unesco: I livelli 5 volte piu' alti del casello
sull'autostrada A1.
Malpensa, inquinato il bosco Unesco: pagano Sea e ministero - Condannati a 5
milioni di indennizzo.
Ci sono piu' idrocarburi nel bosco secolare, patrimonio dell'Unesco, che nei
terreni a fianco del casello piu' trafficato dell'autostrada A1. Cinque
volte di piu'. Per effetto dei gas inquinanti rilasciati dagli aerei in
decollo dall'aeroporto di "Malpensa 2000" sul vicino bosco, dove ora un
albero su tre e' malato e dovrebbe essere abbattuto, e dove 15 anni non
basteranno a ripristinare l'area dichiarata "riserva della biosfera"
dall'Unesco (529 al mondo).
Per questo il Tribunale civile di Milano ha condannato il ministero dei
Trasporti e la Sea (la spa controllata dal Comune che gestisce Linate e
Malpensa) a indennizzare con 5 milioni di euro (tra capitale e interessi) la
proprieta' dei 210 ettari della tenuta "Cascina Tre Pini" tra Somma Lombardo
e Vizzola Ticino. Tutta interna al Parco del Ticino, e confinante con le
piste operative dal 1998 pur in assenza della Valutazione di impatto
ambientale e con superamento dei parametri previsti dall'approvato piano
regolatore generale dell'aeroporto, la tenuta comprende, oltre al bosco di
174 ettari, anche aree a uso agricolo e alcune residenze anni '30.
La proprieta' puntava a valorizzare l'oasi naturalistica, ma sia l'oasi sia
il valore commerciale della zona (stimato gia' nel 1992 in piu' di 14
miliardi di lire) sono stati pressoche' azzerati - hanno lamentato gli
avvocati della societa' Gianluca Gariboldi e Bruno Gattai -
"dall'intollerabilita' delle immissioni prodotte da Malpensa 2000".
Dopo aver descritto la situazione disastrosa del bosco ("gli alberi e le
piante praticamente sani (classe 1) sono scarsamente rappresentati, mentre
nella 'popolazione' verde sono maggiormente rappresentati gli alberi che
mostrano danno compreso tra il 50% e il 75% (classe 3), e quelli con danno
fra il 75% e il 99% (classe 4)") conclude: "Rimediare, a detta del perito
del giudice, non sara' semplice: rilevantissimi sarebbero i costi per
l'abbattimento delle piante danneggiate, pari al 30% del patrimonio
boschivo; e nemmeno 15 anni sarebbero sufficienti a garantirne il ripristino
se l'apporto di gas inquinanti non dovesse cessare".
*
Chi ha condotto studi sull'impatto degli aeroporti sull'ambiente e sulla
salute dei cittadini, come ad esempio l'associazione Usa Citizens Aviation
Watch Association (Caw, sito: www.us-caw.org) denuncia una grave situazione.
Riporto un brano, tradotto in italiano sul sito www.aerohabitat.eu: "Se
vivete entro 6 miglia (11 km) da un aeroporto siete ad elevate rischio di
contrarre mortalita' prematura per fattori ambientali indotti dal cancro. La
responsabilita' maggiore e' riconducibile alle emissioni gassose generate
dallo scarico dei reattori degli aerei, quello dei veicoli terrestri e delle
attivita' al suolo di manutenzione degli aeromobili.
"Jack Saporito, presidente dell'associazione Usa Citizens Aviation Watch
Association (Caw), un raggruppamento di municipi, ambientalisti, gruppi
radicali, coordinati con 27 altri organismi mondiali, sottolinea le evidenze
emerse in un'indagine condotta nell'intorno aeroportuale.
"I risultati riportano i collegamenti tra le emissioni in atmosfera, la
pollution in genere, ed il cancro, l'asma, danni al fegato, malanni
polmonari, linfomi, depressione, leucemia mieloide e tumori. Secondo i dati
forniti dalla Caw l'impatto complessivo dell'inquinamento aeroportuale puo'
riprodursi sulla popolazione residente ed in attivita' ad una distanza di 30
miglia dall'infrastruttura dello scalo".
Dallo stesso sito e nello stesso articolo appare questo passo: "La qualita'
dell'aria nell'intorno aeroportuale non e' migliorata nel recente periodo. A
fronte delle ridotte emissioni unitarie dei moderni propulsori (nuove
tecnologie e rinnovate progettualita' hanno contenuto lo scarico in
atmosfera) le concentrazioni della maggior parte degli inquinanti (primari e
secondari) sono sensibilmente aumentate. E le stime associate all'incremento
dei voli, le previsioni inquadrano il raddoppio dei voli in pochi anni,
preludono a valori e sostanze nocive per l'ambiente e la salute nell'intorno
aeroportuale. I carichi inquinanti del sistema dell'Aviazione Commerciale
secondo gli esperti sono responsabili solo del 2% della pollution del globo,
ma la sua concentrazione in zone limitate, circoscritte all'intorno
aeroportuale rende tale esposizione altamente rischiosa per l'ambiente e la
popolazione residente".
*
Quindi il mega-aeroporto al servizio del turismo "mordi e fuggi" per Roma
non solo distruggerebbe la zona termale e il Bulicame, ma rappresenterebbe
una seria minaccia per tutto il territorio circostante, per i boschi, i
terreni agricoli con le pregiate coltivazioni locali.
*
2. Surriscaldamento del clima
Cresce tra i cittadini e tra i governanti europei, a parte gli italiani, la
consapevolezza dell'urgenza di intervenire per diminuire le emissioni dei
gas ad effetto serra. In una recente intervista su "Sky tg24", il
Commissario europeo Barroso metteva in guardia sui rischi di rinviare nel
tempo le misure per ridurre le emissioni dei gas che alterano il clima.
*
Anche su riviste e giornali cominciano le denunce sull'impatto degli aerei
sul clima.
Ad esempio su "Panorama" del 4 luglio 2008 il giornalista Luca Sciortino
pubblicava un articolo dal titolo "Troppi convegni, sale l'effetto serra":
"Sul 'Britisch medical journal' un singolare mea culpa: le tante conferenze
internazionali su temi clinici moltiplicano i viaggi aerei, inquinanti".
Nell'articolo viene riportata l'opinione di due medici inglesi: "Malcom
Green (professore di medicina respiratoria all'Imperial college di Londra) e
James Owen Drife (ostetrico all'universita' di Leeds), si interrogano sulla
questione sul 'British medical journal', che al tema dedica la copertina.
Due gli aspetti che emergono. Primo, i medici potrebbero contribuire a
ridurre le emissioni di CO2 rinunciando ai numerosi viaggi aerei per
convegni internazionali e scegliendo di dibattere sulle loro ricerche in
videoconferenza".
In un altro passo il giornalista riporta questi dati: "Partiamo da un
calcolo approssimativo. All'incontro annuale dell'American cardiac society
hanno partecipato 45.000 medici da tutto il mondo. Se ognuno ha percorso in
andata e ritorno 10.000 km, siccome le emissioni di un aereo sono grosso
modo 250 chili ogni 1.000 km per passeggero, il totale fa 2 tonnellate e
mezzo; moltiplicando per 45.000 si superano le 100.000 tonnellate di CO2. Se
un analogo numero di medici partecipa a dieci conferenze mondiali in un
anno, le emissioni diventano di un milione di tonnellate di CO2, quelle
assorbite da 250.000 ettari di foreste. Ecco perche' Green caldeggia i
congressi virtuali in teleconferenza".
*
Una denuncia molto pesante della pericolosita' del traffico aereo viene
dall'Onu. Denuncia riportata da Marco Stefanini su "Repubblica": "Appello
dell'organismo Onu per il clima e degli ambientalisti: Ridurre drasticamente
i viaggi di lavoro approfittando dei progressi tecnologici. L'aereo avvelena
il pianeta, meglio la videoconferenza".
"Le videoconferenze possono contribuire a salvare il pianeta. Parola
dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), il foro
intergovernativo sul mutamento climatico, formato nel 1988 da due organismi
delle Nazioni Unite. La tesi e' stata sostenuta dal presidente dell'Ipcc,
l'indiano Rajendra Pachauri, durante un incontro dal titolo 'Il tuo viaggio
e' davvero necessario?', che si e' tenuto a Westminster alla presenza di
vari esponenti del parlamento britannico. Parlando in videoconferenza,
l'economista e scienziato ambientale ha lanciato un appello alle aziende di
tutto il mondo: ridurre i viaggi di lavoro dei propri dipendenti, e
sostituirli con riunioni in videoconferenza, grazie anche ai progressi
tecnologici compiuti dalle comunicazioni. In questo modo sara' possibile
ridurre le emissioni di gas serra prodotte dall'aviazione commerciale, una
delle principali responsabili del riscaldamento globale del pianeta".
In un altro passo dell'articolo viene riportato virgolettato il pensiero del
presidente dell'Ipcc, Pachauri: "Il settore dei trasporti - ha rimarcato il
presidente dell'Ipcc - contribuisce in maniera sostanziale alle emissioni di
gas serra, e in alcune parti del pianeta rappresenta il 40% delle emissioni
totali. Sicuramente uno dei fattori determinanti e' rappresentato dalla
crescita dell'aviazione civile. Se si potessero sostituire i viaggi di
lavoro con videoconferenze, sarebbe possibile tenere a freno le emissioni
degli aerei".
L'articolo si conclude con questa affermazione: "Effetto serra da aviazione.
Una stima per difetto paragona l'inquinamento di ogni aeromobile a quello di
500 auto non catalizzate. L'aeroporto di Malpensa, tanto per fare un
esempio, equivale a 250-300.000 auto al giorno, quello di Linate a 150.000.
Ogni anno, gli aerei generano 700 milioni di tonnellate di CO2. Una singola
persona che viaggia dall'Europa a New York consuma tra 1,5 e 2 tonnellate di
CO2 (il calcolo e' della Aviation Environment Federation). Proseguendo su
questa strada, l'effetto serra da aviazione civile potrebbe triplicarsi
entro il 2050 rispetto ai dati del 1990: la maggiore efficienza energetica
degli aerei moderni e i passi avanti della tecnologia verranno annullati
dalla crescita dei voli".
*
Il giornalista e ambientalista inglese George Monbiot da tempo sostiene che
se entro il 2030 i Paesi ricchi non taglieranno le emissioni di anidride
carbonica del 90%, la temperatura salira' di due gradi con gravi danni agli
ecosistemi. In una sua recente intervista, pubblicata dal sito web di
"Repubblica ", a proposito del traffico aereo, sostiene che bisogna smettete
di volare: "I voli sono la fonte di inquinamento che cresce piu' velocemente
sul pianeta. Per fare un esempio, su un volo Londra-New York ogni passeggero
produce 1,2 tonnellate di CO2, esattamente la quantita' che avremmo diritto
a consumare in un anno se tagliassimo le emissioni del 90%. Purtroppo oggi
non esistono alternative alla benzina". Avete capito bene? Dite addio al
week-end a Parigi, la vacanza ai Caraibi, la casa di vacanza a Marrakech...
"Il 99% dei viaggi aerei sono inutili. Per gli incontri di lavoro c'e' la
webcam, perche' spostare 80 chili di persona da un posto all'altro? Salvo i
voli per ragioni umanitarie. E le 'miglia d'amore', quelle percorse per i
nostri affetti". La giornalista Mara Accettura gli chiede: "Mr Monbiot, e'
sicuro di quel che dice?". E lui risponde: "So che non volare e' un grosso
sacrificio, ma vorrei farle notare che coinvolge una piccolissima parte
della popolazione mondiale. Se le pare estremo, e' perche' in quella minima
parte c'e' proprio lei". Continua l'intervistatrice: "Ma come facciamo a
impedire di viaggiare a centinaia di milioni di indiani e di cinesi, che
hanno iniziato adesso ad assaporare il benessere?", Monbiot conclude: "E
infatti non siamo nella posizione di dire nulla. Noi, i maggiori inquinatori
pro capite, dobbiamo prima tagliare le emissioni. Fino a che non daremo
l'esempio, ci sentiremo rispondere: Sorry, no deal".
Allora diventa urgente e necessario impedire la costruzione del distruttivo
mega-aeroporto di Viterbo e impegnarci per una riduzione del traffico aereo
a partire da quei voli inutili e dannosi come quelli al servizio del turismo
"mordi e fuggi", per arrivare ai viaggi per conferenze che possono essere
sostituite dalle videoconferenze. D'altra parte non aumentare le distanze
percorse permette di avere piu' tempo da dedicare agli altri e a noi stessi.
*
Per concludere voglio riportare un brano di una lettera di Fernand Leger
indirizzata a Le Corbusier (presa dal libro La decrescita per tutti di
Nicolas Ridoux, Jaca Book, Milano 2008): "La vita seria si muove a 3
chilometri all'ora, vale a dire al passo di una mucca su un sentiero. Il
pericolo di una vita come la nostra e' di credere ai 1.200 chilometri orari
dell'aereo e convincersi che questo trucco sia in grado di cambiare
qualsiasi elemento della creazione sia artistica che scientifica.
Quest'ultima e' costretta entro leggi delle grandi forze naturali; un albero
impiega dieci anni a diventare un albero. E un grande dipinto? E un bel
romanzo? E una bella invenzione? Tre chilometri all'ora, signore, e oltre".

2. LETTERE. LA REGIONE LAZIO RIGETTI LA DELIBERA DELLA VERGOGNA DEL COMUNE
DI VITERBO
[Riproponiamo la seguente lettera aperta del primo novembre 2008 del
Comitato, gia' apparsa nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino"]

Al presidente della Regione Lazio, all'assessore regionale all'ambiente,
all'assessore regionale all'urbanistica. e per opportuna conoscenza: a tutti
i consiglieri regionali, al prefetto di Viterbo
La Regione Lazio rigetti la delibera della vergogna con cui il Comune di
Viterbo chiede licenza di violare il piano territoriale paesaggistico
regionale ed i vincoli di salvaguardia posti a tutela di ambiente e
legalita'
*
Vi e' una delibera della vergogna su cui a Viterbo persiste una cupa
omerta'.
E' la delibera n. 92 del 25 luglio 2008 con cui il Consiglio comunale di
Viterbo - con un solo voto contrario - chiede alla Regione Lazio di poter
impunemente violare su gran parte del territorio comunale (e addirittura per
la totalita' di esso, nelle esplicite originarie intenzioni della Giunta
Municipale) quanto disposto dal Piano territoriale paesaggistico regionale e
i relativi  vincoli di salvaguardia a tutela di ambiente e legalita'.
E' un documento che se non fosse vero lo si riterrebbe opera dei grandi
librettisti dell'opera buffa, o registrazione di un caso psichiatrico, e
certo avrebbe fatto la gioia di Ionesco e di Beckett. Invece e' un autentico
atto amministrativo, che restera' a futura memoria per chi vorra' studiare a
quale sublime livello di irresponsabilita' possano arrivare certi pubblici
amministratori.
E' una delibera che costituisce uno scandalo sul piano procedurale. Uno
scandalo sul piano tecnico-amministrativo. Uno scandalo sul piano politico e
morale.
E' un atto deliberativo irrituale nella forma e irricevibile nella sostanza.
E' un atto deliberativo che offende la legalita', che danneggia la
cittadinanza, che umilia le istituzioni. E' un atto deliberativo che sarebbe
diritto e dovere di ogni consigliere comunale contrastare e fin impugnare.
E' un atto deliberativo la cui primaria richiesta la Regione Lazio deve
respingere senza esitazioni.
*
La "punta" e il precipuo movente di una delibera cosi' flagrantemente
scandalosa e', ancora una volta, la pervicace volonta' di realizzare a
Viterbo un devastante mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e
fuggi" per Roma.
Ma quell'opera sciagurata non si puo' realizzare se si rispetta la
pianificazione pubblica regionale ed i relativi vincoli di salvaguardia.
E allora cosa t'inventa l'amministrazione comunale? Di chiedere alla Regione
di fare carta straccia del piano e dei vincoli; di infischiarsene delle
esigenze di tutela dell'ambiente; di lasciare campo libero alla lobby
politico-affaristica per cui il nocivo e distruttivo mega-aeroporto e' un
grande affare, un grande affare a danno dei cittadini, a danno del pubblico
erario, a danno della legalita', a danno dell'ambiente, a danno della salute
di tutti.
*
La Regione Lazio rigetti la richiesta formulata nella delibera della
vergogna.
Il Comune di Viterbo desista dal voler provocare un immenso danno alla
citta' e ai cittadini.
La lobby politico-affaristica del mega-aeroporto cessi dal persistere nella
sua dissennata aggressione e nelle sue grottesche mistificazioni; e si
rassegni finalmente a rispettare le leggi, i diritti di tutti, l'ambiente,
la verita'.

3. DOCUMENTAZIONE. ANCHE IL CENTRO STUDI "DEMETRA" DENUNCIA L'ILLEGITTIMITA'
DEL MEGA-AEROPORTO A VITERBO
[Riproponiamo il seguente comunicato del 2 novembre 2008 del comitato dal
titolo completo "Il Centro studi Demetra di cui fanno parte il ministro
Raffaele Fitto e il presidente dell'Enac Vito Riggio denuncia
l'illegittimita' della procedura ministeriale che vorrebbe imporre un nocivo
e distruttivo mega-aeroporto a Viterbo", gia' apparso nelle "Notizie minime
della nonviolenza in cammino"]

Il Centro studi "Demetra" e' una struttura difficilmente qualificabile come
covo di "ambientalisti del no". Visitandone il sito
(www.demetracentrostudi.it) si rileva che del suo "comitato scientifico"
fanno parte tra gli altri l'attuale ministro per gli Affari regionali
Raffaele Fitto e il presidente dell'Enac (Ente nazionale per l'aviazione
civile) Vito Riggio.
*
Ma anche il Centro studi "Demetra" ha denunciato, e con parole di fuoco,
l'operazione attraverso cui si vorrebbe imporre a Viterbo un nocivo e
distruttivo mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per
Roma.
In un ampio documento, datato 18 gennaio 2008 e disponibile integralmente
anche nella rete telematica, il Centro studi "Demetra" conclude seccamente
che "gli atti ministeriali risultano palesemente affetti da gravi vizi di
illegittimita' sotto il rilevato profilo dell'eccesso di potere per carenza
dell'istruttoria tecnica condotta dalla Commissione istituita presso il
Ministero dei Trasporti".
*
E non solo: il documento che si conclude con queste lapidarie parole si
articola in una serie di capitoli di cui basta gia' leggere i titoli per
coglierne il contenuto:
1. Violazione di legge per errore nella definizione della procedura di
individuazione di una nuova infrastruttura aeroportuale.
2. Violazione di legge. Violazione e falsa applicazione dell'art. 702 del
Codice della Navigazione, nel testo riformato dai decreti legislativi n.
96/2005 e n. 151/2006, nonche' degli artt. 1 e 2 del D.P.C.M. 5 luglio 2006
recante "Organizzazione del Ministero delle Infrastrutture". Incompetenza.
3. Violazione di legge per error in procedendo. Eccesso di potere. Sviamento
di potere.
4. Violazione di legge. Violazione e falsa applicazione dell'art. 117, comma
3, della Costituzione, dell'art. 3, comma 7, del d. lgs. n. 96/2005 nonche'
dell'art. 1 della legge 21 dicembre 2001 n. 443, c.d. legge obiettivo.
5. Eccesso di potere per carenza di istruttoria.
*
E' una voce che si aggiunge alle molte altre che evidenziano come la
decisione di imporre a Viterbo un devastante mega-aeroporto sia dissennata
ed illegittima.
Sono argomenti che si aggiungono ai molti altri che dimostrano come il
mega-aeroporto a Viterbo sia un crimine ed una follia.

4. DOCUMENTI. UNA LETTERA APERTA ALLA SOTTOSEGRETARIA AL TURISMO
[Riproponiamo la seguente lettera aperta del 3 novembre 2008 del Comitato,
gia' apparsa nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino"]

Alla Sottosegretaria al Turismo
Gentile sottosegretaria,
vorremmo segnalarle che il devastante mega-aeroporto per voli low cost del
turismo "mordi e fuggi" per Roma che una lobby irresponsabile vorrebbe
realizzare a Viterbo costituirebbe un danno gravissimo per il nostro
territorio, i suoi beni, la nostra salute, i nostri diritti di cittadini
viterbesi.
Ed in particolare costituirebbe un danno anche per il turismo.
*
Il mega-aeroporto infatti:
- devasterebbe l'area termale del Bulicame, primaria risorsa naturalistica e
storica, terapeutica e sociale, economica e simbolica di Viterbo;
- danneggerebbe fondamentali risorse e lederebbe fondamentali diritti nella
piu' ampia area urbana e rurale che dal sedime e dall'attivita' aeroportuale
verrebbe maggiormente investita, con effetti disastrosi sia in termini
ambientali e sanitari, sia sociali ed economici;
- farebbe collassare la rete infrastrutturale del viterbese, gia' fragile e
inadeguata e che avrebbe bisogno non di un ulteriore dissennato elefantiaco
gravame, ma di un consistente potenziamento al precipuo servizio della
realta' territoriale e della popolazione residente;
- intensificherebbe l'aggressione e l'inquinamento che l'Alto Lazio gia'
subisce con effetti assai gravi per il territorio e la popolazione;
- implicherebbe plurime e scandalose violazioni di legge, come gia'
denunciato da piu' parti.
*
Viterbo e l'Alto Lazio sono peculiarmente caratterizzati da preziose
presenze di beni ambientali e storico-culturali, da rilevanti vocazioni
produttive nell'ambito dell'agricoltura e dell'artigianato di qualita', da
significative esperienze di alta ricerca scientifica; Viterbo e l'Alto Lazio
sia come citta' che come provincia costituiscono pertanto un bacino
ricettivo in grado di accogliere un turismo adeguato e qualificato.
Per questo occorre tutelare e valorizzare i beni ambientali e culturali, il
termalismo, le produzioni locali di eccellenza, ed in generale la qualita'
della vita: proprio tutto cio' che la sciagurata operazione speculativa del
mega-aeroporto del turismo "mordi e fuggi" per Roma devasterebbe
irreversibilmente.
Peraltro Viterbo e l'Alto Lazio hanno bisogno di un sistema della mobilita'
coerente con un modello di sviluppo sostenibile e adeguato, e tale sistema
della mobilita' puo' e deve fondarsi sulle ferrovie ed essere commisurato
alla capacita' di carico del territorio.
Sperperare ingenti risorse pubbliche per realizzare a Viterbo una servitu'
nociva e distruttiva come il mega-aeroporto al servizio di Roma significa
provocare un danno estremo al nostro territorio, alla nostra popolazione,
alla nostra economia. E significa anche danneggiare lo stesso turismo, che
nell'Alto Lazio trova preziose peculiari ricchezze che non possiamo
permettere siano devastate dal vandalismo di speculatori senza scrupoli.
Voglia gradire distinti saluti,
il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la
riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della
democrazia, dei diritti di tutti
Viterbo, 3 novembre 2008

5. RIFLESSIONE. MARCO D'ERAMO INTERVISTA REBECCA SOLNIT
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 novembre 2008 col titolo "Le astuzie
dello spirito" e il sommario "Rebecca Solnit: in cerca di una nuova
speranza. Una intervista con la studiosa statunitense che nel suo libro piu'
famoso, Hope in the Dark, ha provato a rispondere alla disperazione di una
certa sinistra nostalgica e lamentosa, mettendo in luce le conseguenze
positive e imprevedibili dei grandi momenti di crisi"]

Dalla grande finestra entra la tersa luce autunnale di San Francisco. Sono a
casa della saggista americana Rebecca Solnit che, come scrive nel suo libro
piu' famoso, Hope in the Dark, e' nata nel '61, l'anno in cui fu costruito
il muro di Berlino, lo stesso anno in cui e' nato Barack Obama. Quel libro
fu scritto nel 2003, dopo che i movimenti contro la guerra non erano
riusciti a impedire l'invasione dell'Iraq, e divenne subito oggetto di
accesa discussione in tutta la sinistra americana. Il suo e' un vero e
proprio "elogio della speranza", non quella passiva di chi si siede in
poltrona e aspetta di vincere alla lotteria, ma quella attiva, pugnace, che
si batte per realizzare le proprie speranze. Un libro contro la depressione
di sinistra, contro il militante nostalgico e un po' piagnone.
*
- Marco d'Eramo: Anche Obama ha scritto nel 2006 un libro sulla speranza,
Audacity of Hope (L'audacia della speranza, Bur); perche' questa categoria
e' diventata centrale? Negli anni '60 non si parlava della speranza, si
sperava.
- Rebecca Solnit: Negli anni '60 trionfava ancora il modernismo e si pensava
che il mondo fosse riplasmabile a piacere e il solo problema era chi avrebbe
avuto il potere di riplasmarlo. Nei '60 c'era quasi un'arroganza delle
aspettative. Questo si e' smarrito, e ora molti tendono a vedere la storia
della sinistra come una lunga storia di sconfitte: una visione abbastanza
imprecisa. E poi non dimentichi il "Tenete viva la speranza" di Jesse
Jackson nel 1988. Io sono un po' una bastian contraria nella sinistra e in
quel libro stavo rispondendo alla specifica disperazione del 2003, quando si
pensava che non solo non eravamo stati capaci di fermare la guerra, ma
eravamo impotenti, buoni a nulla, destinati per sempre alla sconfitta.
*
- Marco d'Eramo: Una sindacalista dell'Arizona mi diceva che i giovani hanno
un disperato bisogno di sperare.
- Rebecca Solnit: E' strano. Qui in America la gente si perde tante di
quelle cose da non essere cosciente nemmeno di quello che si perde, da non
sapere cosa e' una vita piena di senso, tesa a uno scopo. Quindi e' molto
difficile parlare a persone cosi'. Ma Obama e' stato elettrizzante, ha
eccitato tutti. Non so se poi riformera' davvero, ma rappresenta un
cambiamento, la possibilita' di chiudere la ferita originaria di questo
paese, la schiavitu'. Qualcuno mi ha mandato la prima pagina del giornale
francese "Liberation", con Un nero alla Casa bianca, e' straordinario.
*
- Marco d'Eramo: Tra le ragioni di sperare, nel libro sono citate la caduta
del muro di Berlino, la fine dell'apartheid in Sudafrica, il movimento
zapatista e il movimento no-global di Seattle. Ma zapatismo e no-global
rappresentano ancora una speranza?
- Rebecca Solnit: Alla fine dell'anno scorso sono stata in Chiapas per il
loro quattordicesimo anniversario, ed era bellissimo, straordinario,
illuminante. Ho partecipato a incontri di donne, su cosa significa vivere
una vita da liberi, la vita di ogni giorno: maternita', educare i figli.
Adesso gli attacchi del governo sono piu' forti, ma per 14 anni gli
zapatisti sono stati imbattuti e continuano a rappresentare un modello per
tutti noi di come pensare la liberazione. Per quanto riguarda la
globalizzazione, la gente vuole a tutti i costi rivedere un movimento come
quello del 1999 (Seattle) o del 2001 (Genova). E questo non c'e', ma nel
frattempo l'Organizzazione del Commercio Mondiale e' spazzatura, la maggior
parte dell'America latina ormai persegue politiche antiglobalizzazione,
anche in modo aggressivo. L'attuale crisi mondiale e' una crisi dell'intero
progetto della globalizzazione, ne svela il fallimento: e' l'ideologia
stessa della globalizzazione che sta collassando.
*
- Marco d'Eramo: La realta' ha vinto per noi...
- Rebecca Solnit: Si', ma quando si e' verificata Seattle, eravamo
minoritari. Se osavi criticare la logica della globalizzazione venivi deriso
e i vari Thomas Friedmann (opinionista liberal moderato del "New York
Times" - ndr) ti insultavano. Adesso le nostre idee hanno acquistato diritto
di cittadinanza, se ne discute apertamente. La nostra agenda sta prevalendo.
Sono contenta, sono speranzosa.
*
- Marco d'Eramo: Lei e' ironica contro una certa sinistra "vera erede dei
puritani. Puritana perche' il punto e' dimostrare la propria virtu', non
raggiungere risultati. E puritana perche' il cupo piacere di condannare e'
la parte piu' duratura di questo retaggio, insieme al senso di superiorita'
personale che viene dal negarsi il piacere". Pero' nello stesso tempo usa
spesso le categorie di fede, anima, appartenenza a una comunita', tutti
pilastri del religioso. Insomma la sinistra e' una religione?
- Rebecca Solnit: Se capisco bene la domanda, si', sono per la fede, per
l'appartenenza a una comunita', ma sono contro la repressione, contro il
sentirsi superiori moralmente, il riscatto attraverso la sconfitta. Ma c'e'
anche un altro modo di essere religiosi, pensi per esempio alle chiese nere,
dove la religione e' molto piu' nei corpi, e' piu' allegra, e' piu' sociale.
Non a caso invoco Coyote, il dio dei pellerossa, un dio improvvisatore,
lascivo, comico, indistruttibile, un creatore spiritoso che non conclude mai
il compito di creare.
*
- Marco d'Eramo: Molti suoi esempi sull'imprevedibilita' della storia, sul
nostro "essere all'oscuro", rientrano in realta' in quel che Hegel chiamava
"l'astuzia dello Spirito" e che la teoria dei sistemi chiama "conseguenze
involontarie". Per esempio il Viagra che finisce per salvare dall'estinzione
i rinoceronti perche' i cinesi non comprano piu' a prezzo d'oro la polvere
del suo corno ritenuta un afrodisiaco.
- Rebecca Solnit: Le conseguenze involontarie sono uno strumento assai
specifico per descrivere la complessita' delle cose. Io cerco di pensare in
uno schema piu' ampio. Nel 2004 la gente era in lutto per la vittoria di
Bush, e adesso dopo solo quattro anni vedi quanto la vittoria non fosse
eterna affatto. L'America e' cosi' diversa oggi! Spesso si confonde speranza
con ottimismo. Ma non e' cosi': il giorno di Seattle nessuno immaginava la
profondita' delle conseguenze di quel che stava succedendo. Non si vede quel
che accade. E' un problema di visione al margine, di cogliere un movimento
anche se non si sa cosa si sta muovendo.
*
- Marco d'Eramo: Una frase di Hope in the Dark e' il tema del suo prossimo
libro: "Da quando avevo 15 anni sono stata affascinata da come la gente
risorge in occasione dei disastri". Ma questo suo prossimo saggio su cio'
che di positivo emerge dai cataclismi (dal terremoto di San Francisco del
1906 all'uragano Katrina del 2004), riguarda proprio le conseguenze non
intenzionali.
- Rebecca Solnit: Quella frase risente forse dell'influenza catastrofista
del mio amico Mike Davis. In realta' il modo in cui la gente si organizza di
fronte a una catastrofe e' prevedibilissimo, c'e' un'intera letteratura
sociologica sull'argomento, a partire dalla seconda guerra mondiale. Gia' il
matematico Eric Temple Bell, che aveva vissuto il terremoto di San
Francisco, raccontava di non aver visto scene di panico, d'isteria, ma una
reazione calma. Dopo Katrina, la versione del governo era quella di una
umanita' (nera) hobbesiana pronta a scatenarsi e a saccheggiarsi
reciprocamente. In realta' la vera barbarie li' la compi' il governo. Ecco
perche' nel 2005 scrissi su "Harper's" un saggio dal titolo Gli usi del
disastro: del cattivo tempo e del buon governo. Adesso, dopo anni passati a
studiare il fenomeno, ho quasi finito il libro, uscira' l'anno prossimo.
*
- Marco d'Eramo: A volte sembra che lei faccia suo lo slogan "piccolo e'
bello".
- Rebecca Solnit: Penso che le persone debbano muoversi in un ambito di
comprensibilita', che possano plasmare, non nell'immanita' globalizzata di
fronte a cui sono impotenti. Ma ho passato due mesi e mezzo in Islanda (che
ha descritto nel numero di ottobre di "Harper's") che e' una realta'
piccolissima, 320.000 abitanti, con una democrazia in cui tutti conoscono
tutti, che pero' non ha prodotto un gran risultato. Come si vede in questi
giorni, sono state prese decisioni distruttive: ecco, in questo caso piccolo
non e' particolarmente bello.
*
- Marco d'Eramo: Lei dice a un certo punto che il movimento no-global ha
alcune contiguita' con le milizie anti-immigrati.
- Rebecca Solnit: C'e' stato un momento negli anni '90, prima che
prendessero una deriva razzista e di estrema destra, in cui si cercava di
rispondere a problemi reali, alla concentrazione del potere, alle sua
corruzione, al suo non rispondere, al suo smantellare un'America operaia.
Non e' necessario che questi sentimenti diventino di tipo razzista. Quattro
anni fa i contadini - buoni cristiani, tradizionalisti, "trattoreggianti" -
del Sud Dakota hanno sconfitto Monsanto e il tentativo di introdurre
organismi geneticamente modificati (ogm) nelle loro cerealicolture. Ce
l'hanno fatta perche' resiste ancora il tessuto di cooperative, di fattorie,
risalente al primo '900. C'e' una adattibilita' nello scontento che non
lavora inevitabilmente a favore della destra.
*
- Marco d'Eramo: Qual e' il filo che percorre i suoi libri di argomenti
cosi' diversi?
- Rebecca Solnit: Sono sempre stata affascinata dai luoghi che plasmano gli
esseri umani e dagli esseri umani che plasmano i luoghi. Il mio primo libro
era sugli artisti figurativi degli anni '50 che hanno forgiato una nuova
sensibilita' westerner, e il mio secondo sui parchi nazionali e il deserto
del Nevada dove furono sperimentate oltre mille bombe atomiche. Ma e' anche
vera curiosita', il desiderio di raccontare storie mai dette, storie
soppresse, storie di potere popolare, storie sovvertite, raccontare gruppi
invisibili, forze non riconosciute, il potere dei margini. In questo senso,
scrivo sempre contro-storia.
*
- Marco d'Eramo: Il suo libro sulla Storia del camminare non rientra in
questa traccia.
- Rebecca Solnit: Lei trova? Anzi, per me e' un libro politicissimo: c'e' il
camminare di chi marcia, e' un libro contro il patriarcato, contro i recinti
delle proprieta' private da non superare, contro la misoginia, contro la
cultura dei suburbi, un libro sul muoversi piano, sull'uscire nel mondo,
sull'ambiente. No, direi proprio il contrario.
*
- Marco d'Eramo: Nei suoi libri si sente che pesa moltissimo il suo essere
del West.
- Rebecca Solnit: Ci puo' scommettere! Io sono cresciuta nella baia di San
Francisco. A 17 anni sono andata a Parigi e li' sono stata sommersa dalla
cultura, dai duemila anni di passato. Poi quando nei miei vent'anni sono
tornata in America, sono andata a New York perche' li' era il centro del
mondo, ma poi sono tornata qui. E qui la storia e' stata scavata cosi' poco,
ci sono tante storie non dette, ancora da portare alla luce! Un mio libro
riguarda Eadweard Muybridge, il fotografo che riusci' a fotografare per
primo un cavallo in corsa e con questo rivoluziono' la cultura, pose le basi
del futuro cinema, altero' l'immagine del west. In copertina c'e' la
silhouette del cowboy al galoppo, grafizzata dalla sua foto.
*
- Marco d'Eramo: Lei spesso dice che le identita' sono multiple. Cosa puo'
dire sull'essere insieme westerner e donna?
- Rebecca Solnit: Ho scritto un libro che s'intitola: Come Eva disse al
serpente: su paesaggio, genere e arte. E' buffo, perche' per un certo
periodo i recensori continuavano a paragonarmi a Susan Sontag, perche' una
donna va paragonata sempre a un'altra donna. Mai che mi paragonassero a John
Berger, come avrei preferito. Il West e' stato molto liberatorio per le
donne. Proprio perche' tutto veniva continuamente inventato, qui hai molto
piu' spazio per reinventare te stessa, per reinventare il tuo ruolo, per
reinventare il tuo genere. Le prime donne americane a votare furono in
Wyoming, la prima donna eletta deputata fu in California. Storicamente e'
stato un luogo piu' favorevole al femminismo. C'e' lo spazio aperto,
l'immensita' del Nevada, del New Mexico dove ho passato anni. Lo spazio puo'
essere letteralmente liberatorio: emotivamente, immaginativamente, anche
spiritualmente.
*
Postilla biobibliografica. Una studiosa in viaggio tra le pieghe
dell'America
Rebecca Solnit ha studiato a Parigi, e' una collaboratrice regolare di
"Harper's", ha vinto nel 2004 il National Book Critics Circle Award (il
premio nazionale dei critici americani). Ha scritto finora tredici libri e
oltre venti saggi in volumi collettivi. Il testo di cui si discute
nell'intervista, Hope in the Dark, e' del 2004 ed e' stato tradotto in
coreano, francese, giapponese, olandese, svedese, tedesco; in Italia e'
uscito nel 2005 presso Fandango libri col titolo Speranza nel buio, in cui
rischia di perdersi il gioco di parole inglese: "in the dark" significa
anche "essere all'oscuro", l'oscurita' di cio' che e' ignoto. Tra i suoi
altri volumi, Savage Dreams: A Journey into the Landscape Wars of the
American West (Sogni selvaggi: un viaggio nelle guerre di paesaggio del West
americano, Sierra Club Books 1994, riedito nel 1995 e 1999), su Yosemity
Park e i test nucleari in Nevada; Wanderlust: A History of Walking
(Viking/Penguin 2000), tradotto in italiano presso la Bruno Mondadori
(Storia del camminare, 2005); Hollow City: The Siege of San Francisco and
the Crisis of American Urbanism (Citta' vuota: l'assedio di San Francisco e
la crisi dell'urbanismo americano, Verso 2001); As Eve Said to the Serpent.
On Landscape, Gender and Art (Come Eva disse al serpente: su paesaggio,
genere e arte, University of Georgia Press 2001), River of Shadows: Eadweard
Muybridge and the Technological Wild West (Fiume di ombre: Eadweard
Muybridge e il tecnologico selvaggio West, Viking 2003); Storming the Gates
of Paradise: Landscapes for Politics (All'assalto del paradiso: paesaggi per
la politica, UC Press 2007). Il suo testo piu' recente, cui si fa cenno
anche nell'intervista, e' News from Nowhere: Iceland's polite dystopia,
sull'Islanda, uscito nel numero di ottobre 2008 della rivista "Harper's".

6. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI
VITERBO

Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la
riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 133 del 5 novembre 2008

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