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Minime. 599
- Subject: Minime. 599
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 5 Oct 2008 00:49:31 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 599 del 5 ottobre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Per Vicenza e per l'umanita' 2. Pax Christi Italia e Carovana missionaria della pace 2008 "Libera la parola": Per la salvaguardia dei territori e della democrazia 3. Ogni giorno la nonviolenza 4. Daniele Aronne: Ipermorte 5. Daniele Dal Bon: Aiutare e ascoltare 6. Mario Di Marco: Guardando negli occhi 7. Lorenzo Guadagnucci: Un'iniziativa a Firenze 8. Michele Meomartino: La fiducia nella nonviolenza 9. Peppe Sini: Formare le forze dell'ordine alla nonviolenza 10. Gianni Sofri: Gandhi. Appunti per un compleanno 11. Annamaria Rivera: Del razzismo 12. Giuliana Sgrena: Per Malalai Kakar 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PER VICENZA E PER L'UMANITA' Esprimiamo la nostra solidarieta' alla popolazione vicentina che domenica 5 ottobre terra' una importante consultazione popolare autogestita. La popolazione di Vicenza ha il diritto di esprimersi rispetto ad una gravissima minaccia, la minaccia costituita dalla realizzazione di una nuova base militare statunitense. E' scandaloso e inaccettabile il tentativo di imbavagliare la popolazione vicentina, di impedire che essa esprima la sua volonta' di pace, che essa eserciti un fondamentale diritto democratico garantito dall'ordinamento giuridico. * La nuova base militare statunitense "Dal Molin" non solo e' un'opera che aggredisce il territorio e promuove il riarmo, ma e' anche un'opera che viola la legalita' costituzionale: e' un'opera finalizzata a preparare e sostenere la guerra; e' un'opera che contribuisce a militarizzare il territorio e la vita quotidiana e quindi a sottrarre democrazia, liberta', sovranita' e diritti alla popolazione. E' significativo che per imporla il governo precedente e quello attuale abbiano mentito, abbiano violato le procedure, abbiano preso decisioni e compiuto atti autoritari, irrituali, irregolari, illeciti, scandalosi e inammissibili sotto il profilo giuridico come sotto il profilo morale. * L'umanita' ha bisogno di pace. Di disarmo. Di smilitarizzazione. L'umanita' ha bisogno di giustizia, di democrazia, di solidarieta'. 2. VICENZA. PAX CHRISTI ITALIA E CAROVANA MISSIONARIA 2008 "LIBERA LA PAROLA": PER LA SALVAGUARDIA DEI TERRITORI E DELLA DEMOCRAZIA [Da Mariagrazia Bonollo (per contatti: grazia at koinecomunicazione.it) e da varie altre persone amiche riceviamo e diffondiamo] Ancora una volta, come spesso abbiamo fatto nel corso degli ultimi anni, esprimiamo la nostra piena solidarieta' con l'azione della societa' civile di Vicenza, che si oppone fermamente alla costruzione della nuova base al Dal Molin e rivendica la propria dignita' e diritto di comunita' locale ad essere consultata in merito alle scelte economiche, politiche e militari che inevitabilmente avranno gravi ripercussioni sul proprio territorio e sulla vita dei singoli cittadini per molti anni a venire. Torniamo percio' a denunciare la logica della sempre crescente militarizzazione dei territori e la decisione, conseguente, di rilanciare e rifinanziare il riarmo, come soluzione politica alla complessa conflittualita' internazionale, con il conseguente aggravamento dello squilibrio economico mondiale, a danno delle popolazioni gia' maggiormente penalizzate. Ma ancor piu', oggi denunciamo l'ulteriore aggravamento della crisi propria delle democrazie occidentali, che si esprime nel modo di prendere le decisioni e nel deficit di riferimento al bene comune. Nel contesto di tale logica, riteniamo pertanto che il Consiglio di stato, con la delibera di proibizione della consultazione popolare indetta dal Comune di Vicenza per domenica prossima, 5 ottobre 2008, abbia umiliato le istituzioni locali e i singoli cittadini, nel loro diritto di espressione, ponendo una grave ipoteca sul futuro della democrazia nel nostro paese. Per questo, approviamo con pieno convincimento la scelta nonviolenta del sindaco e della popolazione di Vicenza di realizzare ugualmente la consultazione popolare, quale segno inequivocabile di volonta' di resistere e tutelare il percorso democratico. Alle autorita' vicentine e alla popolazione in resistenza civile nonviolenta esprimiamo la nostra piena gratitudine e solidarieta', certi che tale avvenimento costituira' una data significativa nella storia della ricerca di soluzioni nonviolente ai conflitti e nella storia della costruzione di una cultura alternativa di pace e di cittadinanza; un gesto importante a salvaguardia della democrazia nel nostro Paese. 3. MATERIALI. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA Continuiamo la pubblicazione degli interventi ricevuti in occasione della Giornata internazionale della nonviolenza che si e' celebrata il 2 ottobre. Altri ne pubblicheremo nei prossimi giorni. Ancora una volta ringraziamo tutte le persone che ci hano inviato loro contributi. 4. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. DANIELE ARONNE: IPERMORTE [Ringraziamo Daniele Aronne (per contatti: daniele.aronne at libero.it) per questo intervento] A gennaio nascera' il mio secondogenito, una bimba (dicono...). Penso ai miei due figli oggi, e penso ad un mondo diverso per loro, un mondo a forma di famiglia, dove e' il piu' piccolo a dettare i tempi e determinare i modi. Per Federico questa notte mi sono alzato alle 3 e 45, per un goccio di latte... e si' che e' stata dura alzarmi a quell'ora, col battito del cuore in testa, e si' che e' stato ancor piu' difficile riaddormentarmi dopo... ma lui e' il piu' piccolo della famiglia, il piu' debole... e' cosi' che deve andare, e' cosi' che dovrebbe andare ovunque. Io non sono nonviolento, questo mi e' chiaro ogni giorno, ma tutti, proprio tutti dovremmo aspirare ad esserlo, dovremmo aspirare ad amare di piu', invece... * Proprio il 2 ottobre, l'anniversario della nascita di Gandhi, ho assistito all'ennesima follia collettiva, questa volta proprio vicino casa. Qualcuno ha deciso di organizzare a Viterbo la "Settimana della fierezza", di cosa non lo so, ma so bene invece cosa ho visto: carri armati di ogni genere, cingolati, anfibi, mitraglie, cannoni... tutti i "migliori mezzi" del nostro esercito parcheggiati di fronte ad uno dei centri commerciali piu' grandi di Viterbo. Grande esposizione, tutti "fieri" di quello che possiamo fare con quei mezzi (credo fosse questo il senso): sicuramente moltomale... tutti a far la spesa al grande magazzino della violenza, all'Ipermercato della morte, all'IperMorte! E la cosa ancor piu' triste, vedere mamme e papa' far entrare nei blindati i propri figli, piccoli, fieri anche loro di questa magnifica esperienza, mentre fieri erano ovviamente i genitori per la foto ricordo scattata al volo. Tutti fieri, per la settimana della fierezza, petto in fuori e via, a scuole di morte, e' l'ora di storia? No, e' l'ora di violenza. * Perche' la nonviolenza vincera'? "Il nonviolento non deve cercare l'efficacia fine a se stessa, perche' finirebbe per accettare qualsiasi mezzo. Per il nonviolento l'efficacia e' essenzialmente fedelta' alla verita', alla giustizia e al rispetto assoluto della persona umana" (Jean Goss). 5. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. DANIELE DAL BON: AIUTARE E ASCOLTARE [Ringraziamo Daniele Dal Bon (per contatti: danieledalbon at yahoo.it) per questo intervento] Cosa dire del giorno della nonviolenza: ormai e' stato detto tutto, e' uno dei tanti momenti in cui ricordarsi del nostro impegno per un mondo piu' vivibile; ed anche se sembra che la situazione va peggiorando, in realta' gia' stanno anche germogliando dei piccoli semi di speranza, sta a noi saperli vedere e farli emergere. Mia mamma mi diceva: "mi ricordo mia nonna che mi diceva 'Ah, non so dove andremo a finire, con questi tempi!'". Forse adesso abbiamo piu' esigenza e meno voglia di lottare, ma con tutti i mezzi che abbiamo, abbiamo anche molta piu' facilita' nel superare tutte le difficolta' della vita. Parliamo del nostro Nord, in cui si vive di sopravvivenza mentale, mentre nel Sud e' in gioco quella fisica, cosa mettere nel piatto ogni giorno per mangiare. E cosa possiamo fare? Aiutare chi sta peggio, gia' anche solo nelle piccole cose; e poi ascoltare: abbiamo tutti bisogno di farci ascoltare. 6. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. MARIO DI MARCO: GUARDANDO NEGLI OCCHI [Ringraziamo Mario Di Marco (per contatti: mdmsoft at tin.it) per questo intervento] 2 ottobre 1869 - 2 ottobre 2008, quanti eventi di segno opposto sono accaduti in questi 140 anni! L'umanita' e' peggiorata o migliorata in questo tempo? Sinceramente non so dare una risposta convinta. Nei lager (nazisti e non solo, di filo spinato e non solo, di ieri ma anche di oggi), la violenza dell'uomo sull'uomo ha toccato livelli prima impensabili; ma anche la scoperta, la consapevolezza e la condivisione dei diritti umani hanno fatto molta strada e sono entrate negli "accordi tra gli uomini", dalla Dichiarazione universale dei diritti umani alle varie Costituzioni. L'esperienza della "Grande anima" ha avuto un seguito, sia a livello individuale che, a volte, di popolo; tuttavia, oggi, 2 ottobre 2008, il cittadino medio che, alle varie latitudini, accende un televisore, cosa vede di questa realta'? Puo' credere che dalle varie situazioni di violenza, che vanno dalle guerre tra i popoli al bullismo di ragazzini tredicenni, si possa uscire soltanto con la nonviolenza? Il 2 ottobre dell'anno scorso ero fermo a questa amara considerazione, ma quest'anno no! Oggi, intorno a me, vedo un'ottantina di ragazze e ragazzi che hanno iniziato l'anno di servizio civile volontario nelle Caritas del Lazio. Oggi ci troviamo al corso di inizio servizio, che si e' aperto proprio facendo menzione di questa giornata mondiale ed incentrando la formazione sulla nonviolenza e l'obiezione di coscienza. Guardando gli occhi dei ragazzi ed ascoltando i loro interventi capisco che e' ancora possibile trasmettere ai giovani l'esperienza di Gandhi e, umilmente, quella di noi "vecchi obiettori". E tutto questo ci aiuta a non smettere di sognare un mondo migliore. 7. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. LORENZO GUADAGNUCCI: UN'INIZIATIVA A FIRENZE [Ringraziamo Lorenzo Guadagnucci (per contatti: guadagnucci at libero.it) per questo intervento] Giovedi' 2 ottobre saro' in piazza della Signoria a Firenze. La Giornata mondiale della nonviolenza e' stata scelta per la manifestazione conclusiva di un campagna - "Il prossimo sono io" (http://ilprossimosonoio.blogspot.com/) - ideata e condotta dal Centro delle culture. E' una campagna che ho seguito da vicino: si e' innervata, almeno a Firenze, la citta' dove vivo, sulle attivita' partite oltre un anno fa per contestare l'ordinanza del Comune di Firenze contro i lavavetri e tutto cio' che ne e' seguito, in citta' e nel resto d'Italia (www.autoconvocata.org). Dopo quell'ordinanza-pilota, il tema della sicurezza urbana e' divenuto un'ossessione che sta riducendo liberta' e diritti, attraverso la moltiplicazione dei divieti e l'incitamento di ansie e paure nella popolazione. Il fastidio dei cittadini benestanti e' diventato fonte di legge. L'autoritarismo monta e viene presentato come la "naturale" e necessaria evoluzione di una democrazia "che decide". Si tratta in realta' di un'involuzione che sta peggiorando la nostra gia' debole democrazia, al punto che mi domando se abbia ancora senso - in Italia - parlare di democrazia senza aggiungere un aggettivo: magari limitata, o autoritaria, o immatura... "Il prossimo sono io", dicevo, e' stata (ed e', perche' prosegue, sia a Firenze sia in altre citta') un'azione di piazza: uno sgabello, una macchina fotografica, un tabellone con un "target". I passanti, alcune centinaia, si sono fatti fotografare con il target in mano e hanno aggiunto un messaggio sulla propria condizione, sui propri timori, segnalando insomma che chiunque puo' essere il prossimo obiettivo di provvedimenti vessatori. Si e' partiti con rom e romeni, si e' passati a tutto cio' che reca disturbo reale o potenziale ai "cittadini perbene", come i mendicanti, i suonatori di violino, i venditori di giornali ai semafori, le persone che si fermano a mangiare sulle panchine e cosi' via (le citazioni non sono fatte a caso, ma corrispondono ad altrettanti divieti, in tutto sono 45, contenuti nel nuovo Regolamento di polizia municipale del Comune di Firenze: il divieto di lavare i vetri alle auto e' ora parte integrante di questa normativa, che merita di essere letta perche' fa impressione e fara' scuola in altre citta' (www.comune.firenze.it/comune/regolamenti/polizia/reg_polizia_urbana.pdf). L'anno scorso, di questi tempi, eravamo impegnati in un digiuno a staffetta che raggiunse qualche risultato. Porto' per quasi un mese tutte le mattine in piazza, anzi proprio davanti all'ingresso di Palazzo Vecchio, sede del potere cittadino, due persone con indosso cartelloni di protesta in italiano e inglese per l'ordinanza contro i lavavetri. Consiglieri comunali, assessori, sindaco non potevano non vedere. L'assessore Cioni, ideatore dell'ordinanza, si fermava spesso a discutere coi digiunanti di turno e alla fine fu spinto ad accettare un confronto pubblico con Alessandro Santoro, il prete delle Piagge che era fra gli ideatori della staffetta. Nel confronto fra il prete-attivista e il navigato assessore emerse molto bene la pochezza delle motivazioni della giunta fiorentina: un'idea molto formale e molto astratta di legalita'; l'abbandono delle politiche sociali, giudicate troppo costose e poco popolari. La campagna fotografica e il digiuno sono piccole cose, sicuramente insufficienti rispetto all'impatto politico e mediatico delle scelte dell'amministrazione pubblica, ma ci dimostrano che la nonviolenza ha un potenziale comunicativo e politico molto alto, per quanto - purtroppo - in gran parte inesplorato. Giovedi' saremo in piazza Signoria con uno striscione lungo il quale saranno appese seicento e piu' fotografie scattate nei mesi scorsi ai cittadini che hanno messo la loro faccia come possibili "obiettivi" delle misure vessatorie del Comune. Sara' un buon modo di "celebrare" la Giornata internazionale, ma dev'essere anche l'occasione per riconoscere che pratichiamo ancora troppo poco la nonviolenza, che non siamo stati finora capaci di dispiegarne tutto il potenziale. Le nostre piccole azioni rischiano di restare pura testimonianza. Perche' accade questo? Perche' anno dopo anno la constatazione e' ancora questa? Non ho risposte. 8. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. MICHELE MEOMARTINO: LA FIDUCIA NELLA NONVIOLENZA [Ringraziamo Michele Meomartino (per contatti: michelemeomartino at tiscali.it) per averci messo a disposizione il seguente articolo] Provo inquietudine in certi momenti di incertezza, dove, tuttavia, la coscienza dei propri limiti e' un segno di liberta' e di autenticita'. Spazi di liberta' che si conquistano e si dilatano nella misura in cui noi non ci consegniamo alla paura del nuovo e del diverso. Quando non erigiamo steccati e barriere intorno a noi, e deposte ogni arroganza e presunzione e' proprio la consapevolezza della nostra fragilita' a renderci piu' disponibili nei confronti degli altri. Parafrasando Qohelet, c'e' un tempo per riflettere e uno per agire, e ogni momento ha la sua importanza. Si tratta di individuare le priorita' con il necessario tempismo e senso del dovere. E questo presuppone una vigile e costante attenzione, oltre alla capacita' di saper leggere e cogliere i segni intorno a noi. Bisogna lavorare e impegnarsi nella societa' per creare le condizioni migliori, quell'humus che rende possibile e concreta la costruzione della pace, a cominciare dalla cultura, dalla societa', dall'economia, dalla politica, dalla finanza, senza dimenticarsi della dimensione spirituale ed etica. I movimenti pacifisti sono chiamati, oggi, a fare un salto di qualita', a trasformare la legittima protesta contro la guerra e la sopraffazione in una proposta seria e ragionevole che sappia porre una meta e degli obiettivi, ma soprattutto individuare dei percorsi non avulsi dai loro contesti storici. La pace non scaturira' dall'imposizione di un dogma o di un'ideologia in particolare, tanto meno dalla deterrenza delle armi, anche se quest'ultima, in passato, in un determinato momento storico, ha instaurato il famigerato "equilibrio del terrore"; quanto, piuttosto, dal saper trovare dei punti di convergenza con chi la pensa diversamente da noi. La pace si fa con i nemici e con gli avversari, e non con gli amici, con i quali si suppone di vivere in pace. E' con i primi che dobbiamo trovare un accordo. Ovviamente, per fare pace, oltre che con se stessi, bisogna essere almeno in due. * "La pace e' frutto dell'amore, non della paura, dell'amore per tutti", scriveva don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi Italia, nonche' autentico uomo di pace. L'educazione alla pace e' innanzitutto il riconoscimento dell'esistenza del conflitto - che non va confuso con la guerra che ne rappresenta solo una delle possibili forme e il peggiore degli epiloghi -, conflitto che e' insito in tutte le attivita' umane e nel mondo della natura in generale. Il conflitto non va demonizzato aprioristicamente perche', figlio della vita, e' un rischio, ma e' anche un'opportunita' che puo' diventare un valore. Un'opportunita' che dobbiamo saper cogliere perche' genera molte energie, le quali potrebbero farci crescere insieme, se solo imparassimo il valore della cooperazione. La gestione e la trasformazione dei conflitti attraverso una graduale metodologia nonviolenta, inizia dal riconoscimento dell'altro, dalla consapevolezza che l'errore, cosi' come lo spirito di verita' e di giustizia, non e' patrimonio esclusivo di qualcuno, ne' di un gruppo. Per ridurre la distanza che ci separa dall'altro, dobbiamo saper assumere il suo punto di vista e metterci nei suoi panni, anche quando l'altro non e' disposto a fare altrettanto, nella speranza che si giunga, prima o poi, a mettere in atto una vera e propria reciprocita'. L'azione nonviolenta e' soprattutto, e non solo, un'azione preventiva, non si puo' solo invocarla, per poi criticarla in male fede, chiamandola in causa solo nelle situazioni estreme ed emergenziali, a guerre in corso o quando bisogna disinnescare poi la montagna di odio che si e' accumulata nelle coscienze delle persone che hanno perso tutto: case, parenti, amici, lavoro. * Non e' facile intravedere la luce quando intorno a noi non ci sono che tenebre e disperazione, ma la speranza, come sempre, e' l'ultima a morire. Nella Bibbia c'e' scritto che Dio, un giorno, chiese a Geremia: "Cosa vedi nel cuore dell'inverno?". E il profeta rispose: "Vedo un mandorlo in fiore". Allora, "vedere" le cose prima che accadono, quando non esiste nulla o, peggio, c'e' solo desolazione, e' avere fiducia nell'amore e nelle infinite potenzialita' rigeneranti della vita. Il sole esiste anche quando e' coperto dalle nuvole... e la vita ci chiede sempre di avere fiducia e speranza perche', per quanto sia lunga la notte, ci sara' sempre, prima o poi, un'alba ad aspettarci. 9. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. PEPPE SINI: FORMARE LE FORZE DELL'ORDINE ALLA NONVIOLENZA E tu - mi chiede il sacripante che mi ghigna dall'altro lato dello specchio -, tu non scrivi neppure una misera riga per la Giornata della nonviolenza? E sia - gli rispondo, stancamente -, e sia. * Questo direi nella Giornata della nonviolenza, giornata che deve durare tutti i giorni dell'anno per non essere una beffa. Questo direi: che oltre a impegnarsi per far cessare l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan, e' necessario ed urgente in Italia riprendere quell'iniziativa per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza. Anni fa grazie ad alcuni parlamentari amici riuscimmo a presentare una proposta di legge in Parlamento a tal fine. Ma non riuscimmo a farla neppure discutere. Quell'iniziativa oggi mi sembra piu' necessaria ed urgente che mai. * Formare le forze dell'ordine alla nonviolenza, ovvero al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ovvero al dovere di essere fedeli all'umanita' propria e comune, ovvero al dettato della legge fondativa della Repubblica Italiana, ovvero alla voce della coscienza. Formare le forze dell'ordine alla nonviolenza, ovvero a una gestione adeguata delle situazioni di conflitto; fornendo gli strumenti cognitivi, interpretativi, critici, deliberativi ed operativi che la nonviolenza mette a disposizione: coerenti col diritto e con la morale, efficaci nel contrastare il crimine e nel promuovere la legalita', la giustizia e la civile convivenza, efficaci nel difendere la sicurezza comune. Formare le forze dell'ordine alla nonviolenza: esperienze sono gia' state condotte con esiti assai positivi, occorre moltiplicarle; ed occorre che una legge - regionale, statale, europea - o almeno, e in itinere verso la legge, un regolamento - locale, settoriale, generale - questo subito stabilisca: la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza. 10. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. GIANNI SOFRI: GANDHI. APPUNTI PER UN COMPLEANNO [Ringraziamo di cuore Gianni Sofri (per contatti: g.sofri at tin.it) per questo intervento, in cui ha rielaborato per l'occasione un suo articolo apparso due anni fa sul settimanale "l'Espresso"] Se fosse vivo, oggi, 2 ottobre 2008, Mohandas Karamchand Gandhi avrebbe 139 anni, essendo nato a Portbandar, nel Gujarat, per l'appunto in questo giorno del 1869. Ma oggi non si festeggia solo il compleanno di Gandhi, bensi' anche la Giornata internazionale della nonviolenza, votata l'anno scorso dall'Assemblea generale dell'Onu. Naturalmente, ci sono tanti modi di ricordare e onorare queste ricorrenze. Qui possiamo farlo scegliendone uno, e cioe' tentando di rispondere a quesiti come questi: Gandhi e la nonviolenza sono soltanto (o prevalentemente) indiani oppure universali? L'esperienza di Gandhi si racchiude nella storia dell'India, o tutt'al piu' anche in quella del Sud Africa dello scorso secolo, o trova riscontri significativi altrove? In altri termini, e' il retaggio (sia pure straordinario) di un luogo e di un passato storico o ha un'attualita' e una validita' anche per noi? * Per contribuire alla risposta a questi quesiti si puo', per esempio, indagare su Gandhi stesso e su quanto lui ci dice delle proprie ascendenze culturali. Ma, per quanto possa sembrare strano, non sappiamo molto della sua adolescenza e giovinezza (e cioe' del suo periodo formativo), benche' gli studiosi di Gandhi abbiano scritto almeno cinquecento sue biografie solo in inglese. E non c'e' accordo fra gli studiosi su quali siano le fonti principali del suo pensiero. La ragione principale e' che i primi quarantatre anni della sua vita sono stati ricostruiti a partire dai suoi scritti autobiografici, due essenzialmente: la celebre autobiografia vera e propria (che in italiano si intitola La mia vita per la liberta'), e uno scritto piu' dettagliato, Satyagraha in South Africa, che la Libreria Editrice Fiorentina ha meritoriamente tradotto per la prima volta in italiano, tre anni fa, con il titolo: Una guerra senza violenza. La nascita della nonviolenza moderna. Libri scritti (o dettati) a memoria, per lo piu' in prigione, senza poter riscontrare nomi e date. Ma, soprattutto, libri scritti non tanto per raccontare puntualmente dei fatti, quanto per offrire ai militanti uno strumento utile "nella nostra lotta attuale". In essi, Gandhi sembra prendere le distanze dalle interpretazioni cristiane del suo pensiero per sottolineare piuttosto l'apporto della tradizione indiana. * In realta', quando Gandhi volle indicare alcuni significativi esempi di precursori della nonviolenza, piu' o meno lontani nel tempo, li cerco' nella storia o nei miti dell'Oriente come dell'Occidente. Se sfogliamo i suoi scritti di tutta una vita rimaniamo stupiti della varieta' (Gandhi era oltretutto persona di vasta cultura e di molte letture, fatte per lo piu' durante i suoi molti soggiorni nelle prigioni di Sua Maesta' britannica). Si va da dal nobile inglese John Hampden, oppositore di Carlo I, che nel 1636 aveva spinto la sua opposizione all'imposta navale fino al rifiuto di pagarla, venendo per questo trascinato in tribunale in un celebre processo, a John Tyler, futuro presidente degli Stati Uniti, che nel 1833 fu l'unico senatore a votare contro il Force Bill; da Socrate a John Bunyan, predicatore battista non conformista (1628-88), che passo' dodici anni e mezzo in prigione per essersi rifiutato di adeguarsi ai decreti emanati contro i dissidenti dalla Restaurazione inglese; da Daniele, rimasto fedele alla legge mosaica alla corte di Nabucodonosor, alla principessa e poetessa Mirabai (XVI secolo), fedele devota di Krishna nonostante la disapprovazione del marito; a Prahlad, devoto di Vishnu e per questo osteggiato dal cattivo padre, il re-demone Hiranyakashipu (Gandhi parlo' spesso di lui come di un satyagrahi ideale). E ancora, troviamo le suffragette inglesi (cui Gandhi riservo' grande attenzione) e H. D.Thoreau, l'americano autore della Disobbedienza civile, 1849, che non si limito' a teorizzare, ma che mise in pratica andando in prigione (sia pure per una notte) pur di non pagare le tasse a un governo ritenuto iniquo. Del resto, tutta la formazione di Gandhi e' un continuo trascorrere tra Oriente e Occidente. A Londra (allora davvero caput mundi), dove ando' a studiare legge, entro' in contatto - anche personalmente, in qualche caso - con una cultura che oggi chiameremmo "alternativa", fatta di critici della rivoluzione industriale, pacifisti, vegetariani, scopritori del corpo, amanti dell'Oriente e delle sue filosofie, sperimentatori sociali di ogni tipo. E fu a partire da quegli anni, a Londra e poi in Sudafrica, che lesse i "suoi" autori, da Ruskin a Thoreau, da Carpenter a Tolstoj (quest'ultimo - con cui intrattenne una breve ma intensa corrispondenza - sopra ogni altro). Non amo' particolarmente l'Antico Testamento, ma nutri' un'ammirazione sconfinata per il Vangelo, e in particolar modo per il Sermone della montagna. Ma fu sempre a Londra, stimolato dalle simpatie europee per l'Oriente, che comincio' anche ad accostarsi alle radici della cultura indiana, prima trascurate o assopite, e a leggerne i grandi classici religiosi e mitologici, che avrebbero poi accompagnato (soprattutto la Bhagavad Gita) tutta la sua vita. Che la tradizione religiosa indiana gli offrisse spunti straordinari sulla strada della nonviolenza e' fuori di ogni dubbio. In particolare un'antica ma sempre viva religione (o, secondo altri, una corrente dell'induismo), e cioe' il giainismo, aveva teorizzato due millenni e mezzo prima l'idea e la pratica dell'ahimsa, e cioe', letteralmente, della nonviolenza verso ogni essere vivente, insetti e piante compresi. E l'influenza del giainismo su Gandhi fu assai forte. * Ma forse, per capire l'approdo di Gandhi alla nonviolenza, non e' sufficiente far ricorso a testi scritti, europei o indiani che siano. Occorre tener presenti situazioni storiche ed esperienze concrete. Perche' una delle fonti della nonviolenza gandhiana fu per l'appunto la constatazione del potenziale di violenza presente nella societa' indiana di allora, e dei rischi di disumanizzazione che esso conteneva. Dell'India si e' spesso avuta l'idea di un Paese e di una cultura a se', la cui storia, piu' sacra che profana, sarebbe diversa da quella di altri Paesi; nonche' della terra d'elezione della tolleranza religiosa, della pace e della convivenza. In realta', oggi sappiamo quali demoni agitino anche la societa' indiana (si pensi anche solo al conflitto secolare tra indu' e musulmani), e l'abbiano agitata anche in passato. Gandhi incontro' personalmente la violenza - e se ne ritrasse inorridito - appena comincio' a occuparsi dei suoi connazionali che vivevano in Sudafrica, oppressi e vessati. Poi, nel 1909, in occasione di un viaggio a Londra, ebbe modo persino di assistere a un omicidio politico da parte di un terrorista indiano, e di incontrare, sia pure di sfuggita, Savarkar, il leader estremista che aveva ordinato quell'omicidio: la stessa persona che assai credibilmente, quasi quarant'anni dopo, avrebbe armato la mano degli assassini di Gandhi (ma una Corte lo mando' assolto). Fu anche questa, per Gandhi, un'esperienza decisiva. E il rapporto diretto e drammatico con estremismi, terrorismi, fondamentalismi religiosi avrebbe poi accompagnato tutta la sua vita, contrariamente a una visione idillica, ampiamente diffusa, secondo cui il cammino dell'India verso l'indipendenza si sarebbe in pratica identificato con la biografia di Gandhi. Se cosi' fosse, non si spiegherebbero i conflitti e le contraddizioni dell'India di oggi. * Che ci sia o no un accordo sulle proporzioni dei componenti di cui e' fatta la chimica della nonviolenza gandhiana, anche la sola incertezza (qui sopra ricordata) sul numero e la consistenza di quei componenti giocherebbe a favore dell'"universalita'" della sua esperienza e del suo insegnamento. Se non bastasse, c'e' un'altra prova, ed e' quella che si riassume nei nomi di Martin Luther King e di Rosa Parks, dell'ultimo Mandela, del Dalai Lama, di Aung San Suu Kyi. O ancora, nelle esperienze degli insegnanti norvegesi antinazisti o degli operai e intellettuali polacchi di Solidarnosc. Ma guai ad accontentarsi di questo. Il rischio e' quello di una visione della nonviolenza come pura testimonianza, di una incapacita' di adattare valori e idee di fondo a contesti culturali e storico-sociali diversi, di cedere alle lusinghe di un radicalismo astratto e mitologico, consolatorio ma inefficace. Sarebbe un tradimento del significato piu' rivoluzionario della nonviolenza come critica profonda della politica e volonta' di una sua nuova fondazione. 11. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: DEL RAZZISMO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 settembre 2008 col titolo "Una sensibilita' da Ku Klux Klan"] "Possibile che le forze dell'ordine arrivano sempre dopo i rapimenti ma prima dei linciaggi? Perche' la gente non fa mai in tempo a scuoiarne uno?", con questa domanda retorica il 22 agosto un lettore di excite.it commentava la notizia di una aggressione ai danni di persone immigrate o rom, a seguito della solita falsa accusa di rapimento di bambini. Piu' pensoso, un altro lettore, del corriere.it, il 14 settembre cosi' chiosava l'omicidio razzista di Milano: "Se piove si accetta, se grandina si ha pazienza, ma quando arriva la tempesta e gente da ogni dove e giustamente vuol soddisfare i propri bisogni, qualcuno si difende da solo se non c'e' nessuno che provvede per lui, come durante una tempesta". Non va meglio se, abbandonato il pattume dei commenti in rete, passiamo al giornalismo mainstream. La prima cronaca che repubblica.it ha dedicato alla strage di Castel Volturno recava nel titolo e nel sottotitolo le parole chiave "scontro a fuoco" e "clan degli immigrati". Se proprio si e' costretti a dar conto d'una mattanza di "sporchi negri" - deve aver "ragionato" l'estensore del pezzo o chi lo ha titolato - almeno si aggiunga che le vittime se la sono cercata. Oggi che i magistrati ipotizzano "un'aggressione terroristica a tutti gli effetti, una sorta di caccia al nero, una strage di persone apparentemente estranee a ogni propensione criminale e tutte accomunate dal solo colore della pelle", nessuno si scusa per la gaffe clamorosa. * I tre esempi bastano da soli a dare un'idea dell'abisso in cui e' caduto il Belpaese. Non c'e' solo il dato, pur atroce, di un razzismo che in quattro giorni uccide sette persone d'origine immigrata. C'e' anche un certo consenso sociale, che si esprima apertamente o che venga dato col silenzio e l'indifferenza. Se i lettori dei notiziari on line possono ostentare un cinismo da Ku Klux Klan e l'estensore della cronaca di repubblica.it dare per scontato che una strage di lavoratori immigrati non sia che uno scontro a fuoco fra clan camorristici rivali, allora siamo nella piu' classica situazione razzista. Non c'e' bisogno di evocare l'Alabama o certi paesi europei sul finire dell'Ottocento oppure gli anni Venti dell'Europa smarrita e in crisi. Piu' sobriamente si puo' dire che in Italia si e' determinata la saldatura fra il razzismo di stato e il razzismo popolare, a sua volta resa possibile dal ruolo decisivo giocato dai mass media. La politica ufficiale ne ha solo da guadagnare: quella saldatura permette di deviare il disagio e il risentiment o popolari verso i soliti facili capri espiatori e di espellere la forza-lavoro eccedente, rendendo ancora piu' docile e ricattabile quella che resta. E' il compimento di un lungo ciclo di riemersione e legittimazione del razzismo latente, iniziato, se non nel 1989 con l'omicidio di Jerry Masslo, almeno nel 1991, quando ai profughi albanesi sbarcati nel porto di Bari e segregati nello stadio fu riservato un trattamento alla cilena. Esso ha visto una tappa importante durante l'ultimo governo di centrosinistra, quando sindaci democratici e membri del governo diedero fiato alle trombe dell'allarmismo e delle campagne sicuritarie, senza peraltro essere capaci di approvare una sola norma in difesa dei diritti dei migranti. Oggi i migliori fra quegli apprendisti-stregoni, per dare un nome a cio' che non avevano previsto ne' hanno collocato ai primi posti della loro agenda politica, non sanno che cianciare di "guerra fra poveri": i pogrom, le aggressioni e gli omicidi razzisti non possono essere definiti tali, essendo "le masse" buone per definizione. * Non bisogna farsi illusioni: l'allarmante accelerazione che il governo di destra ha impresso al ciclo del razzismo, nel contesto di una torsione sempre piu' autoritaria, non troveranno subito a sinistra una risposta adeguata. E tuttavia il corteo di Milano dopo l'assassinio di Abba e le tante pur esili risposte antirazziste fiorite ovunque sono segni di un certo risveglio delle coscienze, se non della politica. Nello stesso giorno, il 4 ottobre, due diversi cartelli antirazzisti hanno promosso, rispettivamente a Caserta e a Roma, due cortei nazionali. Certo, sarebbe stato saggio unificarli. Ma in tempi di vacche magre non c'e' da storcere il naso, c'e' solo da partecipare. 12. RIFLESSIONE. GIULIANA SGRENA: PER MALALAI KAKAR [Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 settembre 2008 col titolo "Malalai Kakar, l'ultima tragica vittima del talebanesimo di stato" e il sommario "La poliziotta di Kandahar e' stata freddata domenica di fronte a casa sua. Gli 'studenti di teologia' hanno rivendicato"] Malalai Kakar e' una vittima del terrorismo, fomentato da quel fondamentalismo islamico che non riconosce i diritti del genere femminile. Ma nell'Afghanistan del dopo taleban, dove sono ancora i taleban a dettare legge insieme ad altri signori della guerra non meno fondamentalisti, la figura di Malalai non sara' celebrata dal potere. A farlo invece saranno le donne, anche quelle che non hanno il coraggio di esporsi come Malalai, che ha osato sfidare i fondamentalisti sul terreno piu' arduo, quello della giustizia per le donne e per di piu' nella citta' roccaforte dei taleban, Kandahar. Quei taleban che hanno rivendicato l'assassinio. Malalai Kakar dirigeva il dipartimento crimini contro le donne nella citta' del mullah Omar, dove le donne continuano a essere minacciate solo per il fatto di lavorare. Ne abbiamo incontrate tante, e tante hanno trovato ascolto da Malalai, mentre ora probabilmente dal dipartimento crimini saranno rispedite a casa e abbandonate alla loro sorte. Una sorte spesso tremenda: in Afghanistan la violenza contro le donne, iniziata con l'arrivo dei mujahidin nel 1991, non e' mai cessata, aumenta il numero delle donne che si suicidano o che vengono acidificate. In Afghanistan per le donne non ci sono diritti, non c'e' giustizia e non c'e' protezione per chi ha il coraggio di sfidare il talebanismo, o di denunciare la corruzione dei signori della guerra come continua a fare Malalai Joya, deputata di Farah, gia' sfuggita a diversi attentati. Sono molte le Malalai (gia' il nome in Afghanistan e' un simbolo storico di coraggio, ereditato da una donna che si era battuta contro l'occupazione britannica) che lottano per i loro diritti. Le donne afghane non sono nate con il burka in testa. I diritti delle donne in Afghanistan erano stati sanciti dal re Amanullah, negli anni '20: abolizione del velo e diritto allo studio. Anche allora i fondamentalisti aveva reagito contro il re. Ma anche re Zahir Shah aveva difeso i diritti delle donne. Malalai Kakar era invece diventata poliziotta al tempo dell'occupazione sovietica, che aveva commesso molte nefandezze ma per quanto riguarda le donne ne aveva promosso l'emancipazione. Con la vittoria del fondamentalismo islamico, sponsorizzato dagli Usa, non c'e' piu' stato spazio per le donne. Malalai Kakar, con l'arrivo dei talebani, era andata in esilio in Francia, per poi tornare a Kandahar dopo la loro caduta, forse illudendosi di poter riprendere il proprio posto nella societa'. Nonostante le difficolta', le minacce di morte, gli attentati sventati, lei il suo posto l'aveva ripreso non solo per se' ma soprattutto per le altre. Tante come lei, madre di sei figli uno dei quali e' stato gravemente ferito, ma non per questo chiusa dentro le mura di casa. Non bastano le condoglianze, un pensiero che svanisce, per ricordare Malalai; chi dice di voler combattere il terrorismo deve proteggere le donne che piu' di altre lo combattono. Donne come Malalai combattono l'ideologia che sorregge i taleban, ne minano le fondamenta, mentre chi bombarda con gli aerei i villaggi non scalfisce minimamente il talebanismo, anzi lo alimenta. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 599 del 5 ottobre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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