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Minime. 570
- Subject: Minime. 570
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 6 Sep 2008 00:55:00 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 570 del 6 settembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. La guerra continua 2. "Peacereporter": Continuano le stragi in Afghanistan 3. "Peacereporter": Continuano le stragi anche in Pakistan 4. Giuggiolone batte tutti 5. Manigoldo Sarchiaponi. L'ultima della Commissione Europea 6. Peppe Sini: Alla scuola di Aristotele. Un'insistenza 7. Il "Cos in rete" di agosto 2008 8. Alcuni estratti da "Dio la benedica dott. Kevorkian" di Kurt Vonnegut 9. Giusi Baldissone presenta "Petrarca. Lezioni e saggi" di Natalino Sapegno 10. Alfredo Barberis presenta "Fantasmi" di Tiziano Terzani 11. Francesco Terracina presenta "Liberare l'Italia dalle mafie" di Francesco Renda 12. Silvia Tomasi presenta "Croce senza amore" di Heinrich Boell 13. Claudio Toscani presenta "Racconti e romanzi" di Carlo Cassola 14. Benedetto Vecchi presenta "Costruire la propria vita" di Ulrich Beck 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LA GUERRA CONTINUA Continua la guerra. Continuano le stragi. La guerra terrorista e stragista in Afghanistan. La guerra cui l'Italia prende parte in violazione del diritto internazionale e della legalita' costituzionale. Le stragi, continuano. La guerra, continua. La guerra in Afghanistan, terrorista e stragista. Noi qui, le mani sporche di sangue, di fiumi di sangue innocente. 2. GUERRA. "PEACEREPORTER: CONTINUANO LE STRAGI IN AFGHANISTAN [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 5 settembre 2008 col titolo "Raid Nato su provincia di Farah causa sette morti. Fra loro alcuni bambini"] Un raid aereo compiuto dai soldati della Nato nella provincia di Farah, a est del Paese, ha causato la morte di sette civili afgani fra cui sembrano esserci anche dei bambini. Il raid secondo quanto riferito da "Al Jazeera" aveva lo scopo di "stanare" un importante esponente dei talebani che probabilmente si trovava nella zona. 3. GUERRA. "PEACEREPORTER: CONTINUANO LE STRAGI ANCHE IN PAKISTAN [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 5 settembre 2008 col titolo "Attacco di aereo spia Usa nel Waziristan: 5 morti"] Secondo un giornalista dell'emittente "Al Jazeera" un aereo spia Usa avrebbe lanciato tre missili contro un edificio nel villaggio di Qarwik nel Waziristan, zona tribale pakistana nei pressi del confine con l'Afghanistan. Il lancio di missili avrebbe causato la morte di cinque persone. L'attacco sarebbe avvenuto perche' un'informazione giunta ai militari statunitensi avrebbe confermato la presenza nell'edificio di alcuni cittadini stranieri affiliati a al-Qaeda. Anche nella giornata di ieri un attacco di un aereo senza pilota aveva causato panico nella zona del Waziristan. 4. LE NUOVE LEGGI SPIEGATE AL POPOLO. GIUGGIOLONE BATTE TUTTI Direi una bugia se dicessi di aver sempre preso sul serio Giuggiolone. C'e' stato un periodo, sara' durato quarant'anni, in cui tutti al paese pensavamo che non solo non ne azzeccava una, ma che avrebbe fatto una brutta fine. Invece peggio: divenne presidente del consiglio dei ministri del paese di Kakania. Se oggi mi chiedo come sia stato possibile non e' per recriminare su qualcosa, non voglio mica finire in gattabuia. E' solo che vorrei lasciare a futura memoria i risultati di questa mia indagine, essendo forse l'ultimo ad avere ancora memoria degli esordi di una cosi' luminosa carriera. * Il primo colpo di genio fu di fondare il movimento per la riabilitazione della menzogna come base del convivere. E di trovare eccellenti ancorche' occulti finanziatori. Diciamo la verita': nessuno di noi credeva allora che una cosa del genere fosse possibile. Fede ci voleva, e noi non l'avevamo. Lui si', e coi capitali di certi amici e con le leve di certi altri, seppe dar vita all'impresa che sappiamo. * Ma il secondo colpo di genio fu l'abolizione del tempo libero. Non avendo piu' tempo libero diveniva impossibile accorgersi sia quanto gravoso fosse il lavoro servile, sia quanto dura la fame conseguente alla precarieta' e alla disoccupazione. Non avendo piu' tempo libero furono abolite le opposizioni, i sindacati, le assemblee, le discussioni, le amicizie disinteressate; e la riflessione personale, il libero pensiero, lo studio, la contemplazione della bellezza, la ricerca della verita'; la partecipazione consapevole alle decisioni sulle questioni di comune interesse. Resto' solo la televisione, e dalla televisione il verbo di Giuggiolone. * Il terzo colpo di genio fu l'abolizione della scrittura, e l'arresto di quanti ancora pretendessero farne uso. Io lo so che non e' stata una sua idea originale, che l'ha copiata da un romanzo o da un film, ma mi guardo bene dal dirlo in giro. Non voglio mica finire in gattabuia, proprio io, che di Giuggiolone sono compaesano, e che l'ho visto crescere, crescere, crescere, e che per quarant'anni o giu' di li' ho pensato quello che tutti al paese pensavamo: che non solo non ne azzeccava una, ma che avrebbe fatto una brutta fine. Invece peggio: divenne presidente del consiglio dei ministri del paese di Kakania. 5. LE ULTIME COSE. MANIGOLDO SARCHIAPONI: L'ULTIMA DELLA COMMISSIONE EUROPEA Insultare, intimidire, minacciare, perseguitare e schedare i rom non e' discriminazione su base etnica, e' un simpatico gioco di societa'. Derubare i piu' poveri venditori ambulanti delle loro piu' povere mercanzie non e' un furto, e' ordine pubblico. Arrestare il povero che chiede aiuto non e' una crudelta', e' tener pulite le strade. * La riduzione in schiavitu' di migliaia di innocenti, quella non merita attenzione, e' la legge del mercato: se c'e' una domanda di sesso schiavo, sono benemerite le mafie transnazionali che garantiscono l'offerta. Qualche pogrom qua e la' serve a tenere in forma la nostra esuberante gioventu', mica si puo' giocare la Champions League tutti i giorni. La strage di migranti nel canale di Sicilia e la detenzione di innocenti in campo di concentramento fino a un anno e mezzo, sono provvedimenti necessari in difesa della stirpe. * La Commissione Europea santifica l'Italia e il suo governo: il razzismo non e' razzista, cosi' come il fascismo non e' fascista, e la mafia e' un'allegra comitiva e una rispettabile impresa. A seguire: Le SS cittadini modello. I roghi dell'Inquisizione hanno salvato tante anime. Se una donna viene uccisa e' perche' se l'e' voluta. Sola igiene del mondo e' la guerra (e questa e' pure di cultura). E Borghezio e' musulmano. Ah, se non ci fosse la Commissione Europea bisognerebbe inventarla. Come il Ku Klux Klan. 6. LETTERE. PEPPE SINI: ALLA SCUOLA DI ARISTOTELE. UN'INSISTENZA [Riportiamo la seguente lettera aperta all'amministrazione comunale di Viterbo del 5 settembre 2008 - che fa seguito a quella gia' apparsa nel n. 565 di questo foglio] Quando ero molto giovane e studiavo alla scuola di Aristotele ci insegnavano a tirare le conseguenze. Roba cosi': - Se tagli la testa a un uomo? - Lo uccidi. - Bravo. - Grazie. Era una buona scuola. * Temo che il sindaco di Viterbo non l'abbia frequentata. Ed e' un peccato. Se l'avesse frequentata avrebbe probabilmente appreso che se a una persona ridotta a un'estrema poverta' e' proibito persino di chiedere l'elemosina, e' proibito persino di svolgere piccoli servizi come lavare i vetri delle automobili, e' proibito insomma chiedere aiuto a passanti disposti a darglielo, tra le possibili conseguenze vi sono anche - non solo, ma anche - le seguenti: che quella persona muoia di fame e di stenti nell'abbandono; o anche che quella persona cerchera' altri modi di procurarsi di che vivere - meno fiduciosi nell'altrui benevolenza, anzi. Cosicche' il provvedimento del Comune di Viterbo, come di altri Comuni parimenti insensati, che proibisce a chi e' nel bisogno di chiedere aiuto, ha tra le sue possibili conseguenze il decesso della vittima, o il suo passaggio al crimine. Alla scuola di Aristotele lo spiegavano. A quella di Roy Bean evidentemente no. * Rinnovo quindi la richiesta della revoca di quella assurda e ignobile delibera che proibisce la carita'. Sia revocata quella delibera sciagurata: se non per umana sensibilita', per un mero calcolo utilitario: rischiare di indurre delle persone disperate al crimine per poter sopravvivere non e' una buona politica amministrativa. * Peraltro, sempre a quella scuola, ed a molte altre degne di questo nome, si spiegavano i due concetti seguenti, che mi sembrano ancora degni di meditazione. I. Che un essere umano chieda aiuto a un altro essere umano e' un diritto. II. La solidarieta' e' il fondamento della civilta'. 7. STRUMENTI. IL "COS IN RETE" DI AGOSTO 2008 [Dall'Associazione nazionale Amici di Aldo Capitini (per contatti: l.mencaroni at libero.it) riceviamo e diffondiamo] Cari amici, vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di agosto 2008 del Cos in rete, www.cosinrete.it. Ricordando il Cos (Centro di orientamento sociale) di Capitini, il primo esperimento di partecipazione democratica alle decisioni del potere locale e nazionale, raccogliamo e commentiamo una scelta di quello che scrive la stampa sui temi capitiniani della nonviolenza, difesa della pace, liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo. Tra gli altri, in questo numero ci sono: L'agnello arrostito di Gesu'; Meglio ladri che rossi; A chi giova il silenzio degli innocenti; La notte del rogo dei libri; Fare a meno di Cristo Re; Cattolici, razzisti, schiavisti; ecc. La partecipazione al Cos in rete e' libera e aperta a tutti mandando i contributi aall'indirizzo e.mail: capitini at tiscali.it o al blog del Cos: http://cos.splinder.com Il sito con scritti di e su Aldo Capitini e': www.aldocapitini.it 8. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "DIO LA BENEDICA DOTT. KEVORKIAN" DI KURT VONNEGUT [Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di Kurt Vonnegut, Dio la benedica dott. Kevorkian, Eleuthera, Milano 2000 (ed. originale: God Bless You, Dr. Kevorkian [1999]). Kurt Vonnegut (Indianapolis, 1922 - New York, 2007) e' uno dei maggiori scrittori del Novecento; nel 1944 prigioniero di guerra in Germania assistette alla distruzione di Dresda. Per tutta la vita ha lottato contro la guerra e contro ogni fascismo con le armi della poesia. Opere di Kurt Vonnegut: romanzi: Player Piano,1952; The Sirens of Titan, 1959; Mother Night; 1961; Cat's Cradle, 1963; God Bless You, Mr. Rosewater or Pearls Before Swine, 1965; Slaughterhouse-Five or the Children's Crusade, 1969; Breakfast of the Champions or Goodbye Blue Monday!, 1973; Slapstick or Lonesome No More, 1976; Jailbird, 1979; Deadeye Dick, 1982; Galapagos, 1985; Bluebeard, 1987; Hocus Pocus, 1990; Fates worse than death, 1991; Timequake, 1997; God Bless You, Dr. Kevorkian, 1999; raccolte di racconti: Welcome to the Monkey House, 1968; raccolte di saggi: Wampeters, Foma & Granfalloons, 1974; Palm Sunday: An Autobiographical Collage, 1981; A Man without a Country, 2005; opere di Kurt Vonnegut in traduzione italiana: Mattatoio n. 5 o la crociata dei bambini, Mondadori, 1970, Feltrinelli, 2003; La colazione dei campioni. Ovvero addio triste lunedi', Rizzoli, 1974, Eleuthera, 1992, 1999, Feltrinelli 2005; Le sirene di Titano, Nord, 1981, Eleuthera, 1993, Feltrinelli, 2006; Un pezzo da galera, Rizzoli, 1981, Feltrinelli 2004; Madre notte, Rizzoli, 1984, Bompiani 2000, Feltrinelli 2007; Il grande tiratore, Bompiani, 1984, 1999; Ghiaccio nove, Rizzoli, 1986, Feltrinelli, 2003; Comica finale. Ovvero non piu' soli, Eleuthera, 1990, 1998; Galapagos, Bompiani, 1990, 2000; Perle ai porci. Ovvero Dio la benedica Mr. Rosewater, Eleuthera, 1991, 1998, poi col titolo Dio la benedica, Mr Rosewater o perle ai porci, Feltrinelli, 2005; Benvenuta nella gabbia delle scimmie, SE, 1991; Hocus pocus, Bompiani, 1991, 2001; Il potere, il denaro, il sesso secondo Vonnegut, Eleuthera, 1992; Barbablu', Bompiani, 1992; Piano meccanico, Mondadori, 1994, SE, Feltrinelli, 2004; Catastrofi di universale follia, Mondadori, 1994; Buon compleanno Wanda June, Eleuthera, 1995; Cronosisma, Bompiani, 1998; Dio la benedica dott. Kevorkian, Eleuthera, 2000; Divina idiozia. Come guardare al mondo contemporaneo, E/O, 2002; Destini peggiori della morte. Un collage autobiografico, Bompiani, 2003; Un uomo senza patria, Minimum Fax, 2006. Nel nostro notiziario cfr. anche "Minime" n. 64, "La domenica della nonviolenza" n. 108, "Voci e volti della nonviolenza" n. 58] Indice del volume Introduzione; Dal vostro inviato nell'aldila'; Mary D. Ainsworth; Salvatore Biagini; Birnum Birnum; John Brown; Roberta Gorsuch Burke; Clarence Darrow; Eugene Victor Debs; Harold Epstein; Vivian Hallinan; Adolf Hitler; John Wesley Joyce; Frances Keane; Sir Isaac Newton; Peter Pellegrino; James Earl Ray; William Shakespeare; Mary Wollstonecraft Shelley; Philip Strax; Carla Faye Tucker; Kilgore Trout; Isaac Asimov. * Da pagina 7 La mia prima esperienza di quasi morte fu dovuta a un incidente, un'anestesia mal fatta durante un intervento per l'innesto di un triplice bypass. Avevo gia' sentito, in qualche talk show televisivo, parecchie persone che erano entrate nel tunnel celeste che conduce alle porte del paradiso, e che quelle porte avevano varcato addirittura, o cosi' dicevano, e che poi erano tornate indietro. Ma io non mi sarei sicuramente mai avventurato di proposito in una spedizione cosi' rischiosa se non fossi scampato alla prima, e non avrei organizzato la seconda in collaborazione con il dottor Jack Kevorkian [J. Kevorkian e', nella realta', l'ideatore di una "macchina" per l'eutanasia volontaria ed e' uno dei piu' noti sostenitori americani del suicidio assistito dei malati terminali - ndt] e il personale del carcere di Huntsville, Texas, nella cella dove si praticano le iniezioni letali ai condannati a morte. Le cronache che seguono furono registrate per essere trasmesse in un secondo tempo dalla stazione radio Wnyc. Spero che diano un senso d'immediatezza. Furono registrate tra i muri piastrellati della camera della morte di Huntsville solo cinque o sei minuti dopo che mi ebbero sciolto dai lacci della lettiga. Il registratore, tra parentesi, come la lettiga, era di proprieta' della brava gente del Texas, e veniva usato abitualmente per immortalare le ultime parole delle persone che stavano per fare un viaggio di sola andata, tutto pagato, in paradiso. Personalmente, a meno che non mi capiti un altro incidente, non faro' altri viaggi di andata e ritorno. Per il bene dei miei familiari sto cercando di ripristinare, se possibile, le mie polizze di assicurazione sulla salute e sulla vita. Ma altri giornalisti, e forse anche turisti, seguiranno sicuramente la strada per l'eternita', sicura e a doppio senso di circolazione, aperta da me. Li prego di accontentarsi, come ho imparato a fare io, delle interviste che potranno fare nei cento metri circa di terreno libero tra la fine del tunnel celeste e le porte del paradiso. Varcare le porte del paradiso, per allettante che sia l'intervistato dall'altra parte, significa, come io stesso ho scoperto a mie spese, correre il rischio che l'irascibile San Pietro, in un accesso di malumore, possa non lasciarvi mai piu' uscire. Pensate a come sarebbero affranti i vostri amici e i vostri familiari se, varcando le porte del paradiso per parlare, diciamo, con Napoleone, in pratica vi suicidaste. Sul credere o non credere nell'aldila'. Qualcuno di voi forse sa che io non sono ne' cristiano, ne' ebreo, ne' buddista, ne' una persona appartenente a una religione tradizionale. Sono un umanista, il che significa, in parte, che ho cercato di comportarmi decorosamente senza pretendere, dopo che saro' morto, ne' ricompense ne' castighi. I miei avi tedesco-americani, il primo dei quali si stabili' nel nostro Middle West circa all'epoca della guerra di secessione, si definivano "liberi pensatori", che piu' o meno e' la stessa cosa. Il mio bisnonno Clemens Vonnegut, per esempio, scrisse: "Se cio' che Gesu' diceva era buono, cosa puo' importare se era Dio o no?". Quanto a me, ho scritto: "Se non fosse per il messaggio di misericordia e di pieta' contenuto nel Discorso della Montagna di Gesu', non vorrei essere un essere umano. Preferirei essere un serpente a sonagli". * Da pagina 49 Durante le mie esperienze controllate di quasi morte ho incontrato Sir Isaac Newton, morto nel 1727, lo stesso numero di volte che ho incontrato San Pietro. Se ne stanno, tutt'e due, in fondo al tunnel celeste dell'aldila', la' dove comincia il paradiso. San Pietro ci sta perche' e' il suo mestiere. Sir Isaac vi resta inchiodato dalla propria insaziabile curiosita': vorrebbe sapere cos'e' il tunnel celeste, come funziona. Non gli basta, a Newton, negli ottantacinque anni passati sulla terra, aver inventato il calcolo, codificato e quantificato le leggi della gravita', del moto e dell'ottica, e avere ideato il primo telescopio riflettore. Non riesce a perdonarsi di aver lasciato a Darwin la scoperta della teoria dell'evoluzione, a Pasteur la scoperta dei microrganismi e a Einstein quella della relativita'. "Devo essere stato sordo, muto e cieco per non averle scoperte io" mi ha detto. "Cos'avrebbe potuto esserci di piu' ovvio?". Il mio compito consiste nell'intervistare i defunti per la Wnyc, ma questa volta, invece, e' stato il defunto Sir Isaac Newton a intervistare me. Lui, nel tunnel, ha potuto fare un viaggio di sola andata. Vuol sapere di cosa sembra essere fatto, stoffa o metallo o legno o che altro. Io gli dico che e' fatto della materia di cui sono fatti i sogni, cosa che lo lascia monumentalmente insoddisfatto. San Pietro gli ha citato Shakespeare: "Ci son piu' cose in cielo e in terra, Orazio, di quante se ne sognino nella tua filosofia". * Da pagina 69 E' il tardo pomeriggio del 3 febbraio 1998. Mi hanno appena slegato dalla lettiga dopo un'altra esperienza controllata di quasi morte in questa frequentatissima cella dedicata alle esecuzioni nel carcere di Huntsville, Texas. Per la prima volta nella mia carriera sono stato veramente alle calcagna di una celebrita', mentre percorrevo il tunnel celeste che porta in paradiso. Era Carla Faye Tucker, la "cristiana rinata" che ha assassinato due sconosciuti con un piccone. Carla Faye e' stata irreversibilmente uccisa qui, dallo Stato del Texas, poco dopo l'ora di pranzo. Due ore dopo, su un'altra lettiga, sono stato ucciso anch'io, ma solo per tre quarti. Ho raggiunto Carla nel tunnel, a un centinaio di metri dalla fine, dove ci sono le porte del paradiso. Poiche' strascicava i piedi, mi sono affrettato ad assicurarle che non l'aspettava nessun inferno, che non c'erano inferni in attesa di nessuno. Lei mi ha detto che era un peccato, perche' sarebbe stata contenta di andare all'inferno, se solo avesse potuto portarsi dietro il governatore del Texas. "E' un assassino anche lui" ha detto Carla Faye. "Ha assassinato me". A organizzare i miei viaggi, andata e ritorno, provvede il dottor Jack Kevorkian. Ma ora il vostro inviato nell'aldila' deve salutarvi. Ci hanno chiesto, a Jack e a me, di liberare la cella dove si praticano le iniezioni letali, che dev'essere preparata per un'altra esecuzione totale. A nome di entrambi, arrivederci. 9. LIBRI. GIUSI BALDISSONE PRESENTA "PETRARCA. LEZIONI E SAGGI" DI NATALINO SAPEGNO [Dal mensile "Letture", n. 613, gennaio 2005, col titolo "Il Petrarca di Sapegno ancora oggi attuale"] Natalino Sapegno, Petrarca. Lezioni e saggi, Aragno, 2004, pp. 360, euro 40 (a cura di Giulia Radin). * Operazione benemerita, questa pubblicazione della Fondazione Centro di studi storico-letterari "Natalino Sapegno" di Aosta: i corsi universitari di Sapegno su Petrarca costituiscono ancora un punto di riferimento. Nato ad Aosta nel 1901 e morto quasi centenario a Roma nel 1990, Natalino Sapegno visse intensamente il difficile secolo che gli tocco', restando fedele alle proprie idee e alle proprie amicizie anche nei tempi piu' duri del fascismo: a Torino, dove si laureo', tra il '22 e il '24 frequento' Gobetti e conobbe Gramsci. Si salvo', nonostante questo. Attilio Momigliano, invece, non fu cosi' fortunato: era ebreo e nel '38 fu licenziato dall'Universita' di Firenze. L'estetica crociana, verso cui Momigliano nutri' qualche diffidenza, fu abbracciata proprio da Sapegno, che la nutri' di solide basi filologiche, avviando quegli studi sul Petrarca e il petrarchismo che rappresentano ancora oggi un punto di partenza per gli studiosi. In effetti, chi rilegge oggi quegli studi rimane colpito dalla modernita' del taglio e dalla ricchezza documentaria. A partire dalla giusta importanza data al Canzoniere da Croce, Sapegno indica la figura del poeta come vera protagonista della raccolta, individuandone la modernita' nelle caratteristiche di diario intimo, in cui la poesia assume una funzione sostitutiva della realta'. L'ampia panoramica di lavori sulla fortuna critica del Petrarca esprime la misura degli studi, anche comparatistici, avviati in quegli anni da Sapegno. Se si pensa che ancora oggi la comparatistica rimane poco frequentata, si deve riconoscere la lungimiranza di chi in quella direzione e con quelle difficolta' si mosse per primo, lasciando tracce ancora cosi' importanti. 10. LIBRI. ALFREDO BARBERIS PRESENTA "FANTASMI" DI TIZIANO TERZANI [Dal mensile "Letture", n. 649, agosto-settembre 2008 col titolo "Gli eccidi di Pol Pot visti da un cronista"] Tiziano Terzani, Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia, Longanesi, 2008, pp. 374, euro 18,60. * La Cambogia e' stata un grande amore di Tiziano e come ogni amore lo ha fatto soffrire, scrive Angela Terzani Staude nell'introduzione di questo libro che raccoglie le corrispondenze cambogiane del marito, pubblicate su "Der Spiegel", "Il Giorno", "L'Espresso", "La Repubblica", il "Corriere della Sera", dal 1973, data che segna il nascere dell'armata rivoluzionaria dei khmer rossi, al 1994, anno della morte del sanguinario Pol Pot, e un'intervista inedita del 1980 all'esiliato re Sihanouk, che sarebbe tornato al potere nel maggio del 1993. Terzani, come altri reporter europei e americani, all'inizio aveva creduto all'utopia comunista, volta a combattere una monarchia corrotta, ma tornato piu' volte nel martoriato Paese asiatico, devastato prima dalle bombe Usa, poi letteralmente decimato da un pugno di fanatici criminali, aveva constatato di persona i sistematici massacri compiuti in nome di una concezione malata del marxismo. Non solo: aveva anche dovuto, con sdegno, registrare il fatto che, grazie a cavilli diplomatici, gli stessi assassini non solo non erano stati assicurati alla giustizia, come era avvenuto per i capi nazisti, ma erano addirittura accolti, si potrebbe dire con una sinistra metafora, "con i tappeti rossi" nelle sedi dell'Onu. Questi drammatici, inquietanti "dispacci dalla Cambogia", come recita il sottotitolo, conservano, a distanza di decenni, l'immediatezza di scritti in presa diretta. Lodevolmente i curatori dell'antologia hanno pubblicato, quando lo hanno rintracciato, il breve telex (allora non esistevano i computer...) con cui Terzani presentava l'articolo al direttore o caposervizio competente. Sono piccoli spiragli sulla vita professionale e privata del grande inviato (spiega in che albergo alloggia o che la moglie ha un problema familiare, o che fa un salto a Cambridge per la laurea della figlia...), spiragli che, insieme al diario del viaggio compiuto con i figli Folco e Saskia nell'amatissima citta' sacra di Angkor, emersa dalla giungla ai primi del '900, rendono le sue corrispondenze piu' autentiche e toccanti. 11. LIBRI. FRANCESCO TERRACINA PRESENTA "LIBERARE L'ITALIA DALLE MAFIE" DI FRANCESCO RENDA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 giugno 2008 col titolo "Francesco Renda. L'utopia di un futuro senza mafia. Per il Meridione occorre una grande idea"] Finche' la questione meridionale creava problemi soltanto alle regioni del Sud, l'egoismo di Stato poteva essere esercitato senza troppi danni collaterali. Si capisce cosi' perche' il Paese, gia' dalla fine dell'Ottocento, non volle occuparsi delle disgrazie del Mezzogiorno. Ma se cinquant'anni fa, nel tentativo di recuperare il tempo perduto, la questione meridionale si incentrava sulla liberazione dei contadini dall'oppressione del latifondo e sull'avvio del processo di industrializzazione, oggi i temi sono ben diversi: l'invadenza delle mafie, che non concentra il danno solo al Sud ma lo estende a tutta la nazione. A 26 anni dalla legge Rognoni-La Torre, cioe' dall'ingresso nel nostro Codice del reato di associazione mafiosa, e dopo le stragi e gli arresti eccellenti, la mafia e' li': nella monnezza di Napoli, nelle urne elettorali, nel business della nuova "Cassa per il Mezzogiorno", quei soldi che Bruxelles manda, come lo zio d'America, alla Sicilia, alla Calabria, alla Puglia, alla Campania per omologare queste regioni a quelle piu' ricche del Vecchio Continente. * Una societa' allergica alle idee Che fare? Lo storico siciliano Francesco Renda una proposta ce l'avrebbe: l'utopia. "La sua mancanza non ci aiuta a pensare al futuro", dice lo studioso, che e' stato senatore del Pci, segretario della Cgil siciliana, deputato regionale. La sua tesi e' esposta in un colloquio con il sindacalista della Cgil Antonio Riolo. Questa conversazione e' diventata un libro, Liberare l'Italia dalle mafie, pubblicato da Ediesse (pp. 134, euro 8). L'utopia di Renda consiste nell'immaginare "una Sicilia nuova o una nuova Italia ove non ci sia piu' la mafia". Come diceva Adorno, non c'e' pensiero che sia immune dalla sua comunicazione, e basta formularlo in un senso equivocabile per minare la sua verita'. E siccome l'utopia e' il bersaglio preferito di una societa' allergica alle idee e che esalta l'obiettivo pratico ed immediato, e' bene spiegare cosa intende Renda. Le attuali condizioni di base sono "una societa' senza progetto, dove non sappiamo nemmeno cosa possa accadere fra un mese, fra un anno, o addirittura fra una settimana". Quando Tommaso Moro, nel periodo in cui il cristianesimo viveva la crisi della Riforma protestante, conio' la parola "utopia" (la cui etimologia greca le fornisce il doppio significato di non luogo o bel luogo), lo fece perche' voleva un mondo diverso da quello in cui viveva. Senza questa idea del nuovo, di una cosa che ancora non esiste, della speranza "come guida della strada da percorrere, non ci puo' essere la nuova Sicilia o la nuova Italia. Dal niente non nasce niente. In una societa' come la nostra l'utopia e' necessaria, la sua mancanza non ci aiuta a pensare al futuro". * Gli anni Settanta di Cosa nostra Non fu utopia, si chiede lo storico, quella del congresso socialista di Parigi che nel 1889 indisse la giornata del Primo maggio, con l'obiettivo di ridurre a otto le ore di lavoro? Senza una grande idea, un grande desiderio da mandare avanti e da inseguire, non ci sono trasformazioni, sembra dire lo storico che da poco ha compiuto 86 anni. Nel '56, quando si affaccio' l'idea di un'inchiesta sulla mafia, "la possibilita' che essa potesse venire accolta era ancora piu' problematica di quanto sia oggi la condivisibilita' dell'idea della liberazione definitiva dalle mafie". Ma nel '62 la commissione parlamentare d'inchiesta fu istituita e fini' i suoi lavori nel '75. Sara' un caso, ma proprio a meta' degli anni Settanta si assiste a un cambiamento nella strategia di Cosa nostra: fino ad allora nel mirino dei boss erano finiti sindacalisti e forze dell'ordine. Da quel momento sotto il piombo dei killer cadranno politici e magistrati. * La terza generazione della mafia Intanto, le mutazioni della societa' criminale continuano. Se i successi contro l'ala militare della mafia sono innegabili, cresce quella che Renda chiama "mafia-mafia", una formula che gia' nella definizione ne indica la vaghezza, proprio perche' di questa nuova entita' ignoriamo quasi tutto. Per approssimazione potrebbe essere quella zona (ormai un'estesa area) che una volta si definiva "grigia" e che raccoglie i criminali "di terza generazione", quelli che delinquono nell'ombra, che non amano il sangue ma gli affari. Per comprendere la trasformazione del fenomeno, Renda propone una nuova commissione antimafia, in grado di capire quali sono le nuove cosche, quelle che non vivono nei casolari di Corleone ma nei comodi salotti cittadini. Infine, la domanda delle domande: la mafia avra' una fine? "Si' - dice lo storico - e coincidera' con l'interruzione dei rapporti con la societa', la politica, le istituzioni e il potere. Quando questi legami saranno recisi restera' la delinquenza comune. Lo dico per conoscenza professionale della storia". Lo diceva anche Giovanni Falcone: "Come tutte le cose umane la mafia avra' una fine". 12. LIBRI. SILVIA TOMASI PRESENTA "CROCE SENZA AMORE" DI HEINRICH BOELL [Dal mensile "Letture", n. 610, ottobre 2004, col titolo "Quella uncinata contro quella di Gesu'"] Heinrich Boell, Croce senza amore, Mondadori, 2004, pp. 232, euro 17 (traduzione di Silvia Bortoli). * Croce senza amore di Boell finora era rimasto inedito. Elaborato di getto nel 1947 sull'onda emotiva della grande rotta della Germania dopo la guerra, il romanzo venne rifiutato (e Boell in seguito non lo vorra' piu' pubblicare) per la sua posizione "disfattista". La scrittura e' accesa, magniloquente, fin troppo gravida di iperboli; eppure Croce senza amore tocca tematiche attualissime: dal rifiuto della guerra, vista come una cieca follia, al problema del cattolico che deve conciliare l'obbedienza allo Stato e la coscienza dell'amore per la propria religione. Nel romanzo si fa sempre piu' luce un cristianesimo militante, contro "la singolare razza di giovani cattolici che si dedicavano alla lucidatura degli stivali e allo stare sull'attenti con uno zelo assolutamente straordinari, che facevano del loro esser eccellenti soldati di Hitler un ramo accessorio e sentimentale della propria religione". Christoph, il protagonista, subisce come soldato un trattamento vessatorio e umiliante, ma con due raggi di luce che gli permettono di sopravvivere: la madre e il suo puro imperativo morale, da un lato; Cornelia, la donna che ama, dall'altro. Deuteragonista e' il fratello Hans, che viene inizialmente ipnotizzato dagli "ideali" del nascente nazismo a cui subito aderisce, salendo i gradini del potere. Preso dall'abbaglio, accetta di consegnare e di gettare nel Lager l'amico di Christoph, Joseph, visto come pericoloso sovversivo per la sua adesione agli ideali di un umile pacifismo cristiano. Ma anche in Hans si fara' strada la lezione materna, facendogli aprire gli occhi sull'abiezione del nazismo a prezzo della vita. Il romanzo si conclude davanti alle macerie di Colonia, la citta' natale di Boell, mai citata ma facilmente riconoscibile. Christoph e Joseph, sopravvissuto al Lager, si ritrovano dopo sette anni. Il tono della felicita', dell'abbraccio dei due amici si spegne nell'amarezza verso chi - "stato, partito, chiesa o denaro" - non ha compreso la lezione della giustizia cristiana, e ha permesso l'orrore della guerra. 13. LIBRI. CLAUDIO TOSCANI PRESENTA "RACCONTI E ROMANZI" DI CARLO CASSOLA [Dal mensile "Letture", n. 635, marzo 2007, col titolo "Cassola, istintivita' contro estetismo"] Carlo Cassola, Racconti e romanzi, Mondadori, 2007, pp. CXXXV-1890, euro 55. * "A propria musa, Cassola aveva eletto la semplicita'". Cosi' Alba Andreini, perfetta curatrice di questo "Meridiano" dedicato allo scrittore toscano (1917-1987), nel suo saggio introduttivo che e' una requisitoria d'appello a decenni di critica "facilistica". Perche' Cassola, considerato spesso come il titolare di un semplicismo sentimentalistico annegato in una monotona e indifferente realta' quotidiana d'umbratile stucchevolezza, fu invece con cordiale modestia e solitaria dignita' autore di limpida e pura scrittura e di sorvegliato lirismo evocativo. Dagli anni '37-'70 del suo arco operativo, il volume ripropone alcuni tipici e brevi racconti aurorali consacrati al "sublimine" (cio' che sta sotto il livello della percezione), per poi offrire una decina di romanzi fra cui Il taglio del bosco ('50), Fausto e Anna ('52), La ragazza di Bube ('60), Un cuore arido ('61), Il cacciatore ('64). Spesso incompreso e isolato, ripagato col silenzio o sconfessato, Carlo Cassola fu buon cantore di minime epifanie, non informi fantasmi, ma figure di viva e spoglia segretezza esistenziale. I personaggi son poveri perche' cosi' rivelano le vere qualita' dell'essere umano. Le sue trame sono culturalmente nude, rischiosamente semplificative, per precisa intolleranza verso un umanesimo elegante e accademico. Se questo e' l'unico "Meridiano" per Cassola, giusto fermarlo qui: in progress tra "sublimine", resistenza, passione politica e recupero delle disadorne ma vibranti nuances originarie, poi e' disarmante eclettismo. Il piu' degno Cassola e' quello della forte tempra etica e poetica e della non meno temprata coscienza intellettuale; dei luoghi di vita e anima, armonia e chiarezza cosi' come dei resti di antica pieta' religiosa, sia pure di esiguo respiro. Il Cassola del quasi metafisico spazio díineffabilita' tra nucleo biologico e rivelativa essenza umana, nel cui segreto spezzare il pane di una laica sacralita' di sentimenti. 14. LIBRI. BENEDETTO VECCHI PRESENTA "COSTRUIRE LA PROPRIA VITA" DI ULRICH BECK [Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 settembre 2008 col titolo "Bricolage di relazioni per imbastire la vita" e l sottotitolo "Modernita'. L'ultimo saggio di Ulrich Beck"] Ulrich Beck, Costruire la propria vita, Il Mulino, Bologna 2008, pp. 158, euro 9. * Progettare la propria vita indipendentemente dai legami, rapporti, relazioni che fanno del singolo un essere sociale. E' questo il mantra che accompagna la societa' del rischio e che Ulrich Beck analizza nel volume Costruire la propria vita. Come nei suoi libri piu' noti - La societa' del rischio, Che cos'e' la globalizzazione, Liberta' o capitalismo?, Il lavoro nell'epoca della fine del lavoro - Beck parte dal presupposto che viviamo in una seconda modernita' che si differenzia dalla prima per la sua "riflessivita'", cioe' che ogni scelta e' presa cercando di prevedere gli "effetti collaterali" che potra' avere. Questo non significa che nella societa' industriale mancasse questa consapevolezza, ma allora le conseguenze indesiderate erano, laddove si presentavano, prese in carico dalla famiglia e in epoche piu' recenti dallo stato, sia che si trattasse della mancanza di lavoro, di un disastro ambientale, di una malattia, della vecchiaia, al di la' del regime politico o del modello economico dominante in una nazione. Cio' che tuttavia qualifica la contemporaneita' e' la loro gestione individuale, conseguenza e alimento della crisi di quelle organizzazioni statali che in Europa occidentale e' solito chiamare welfare state. La modernita' riflessiva e' dunque un'epoca di individualismo temperato dalla definizione politica delle regole che garantiscono il carattere universale dei diritti sociali di cittadinanza attraverso un equilibrio, instabile, tra intervento statale e delega al mercato nel fornire i servizi sociali. Da qui trae origine il mantra sulla possibilita' di potere pianificare la propria vita indipendentemente dalle relazioni umane che fanno del singolo un essere sociale. Con efficacia descrittiva, Beck parla del passaggio simbolico che c'e' stato dal parlare del "corso della vita", in quanto concatenazione oggettiva di fatti gestita dalle istituzioni umane, alla biografia come narrazione in prima persona di quella stessa concatenazione finalizzata proprio alla "costruzione della propria vita" a prescindere dal ruolo che puo' avere lo stato, la famiglia, il sindacato e il partito. L'assenza di solidi punti di riferimento trasforma la biografia individuale in un work in progress all'interno del quale le relazioni umani sono sempre rapporti "just in time", legati quindi alla contingenza e agli obiettivi - professionali o sentimentali - che il singolo si prefissa. Non c'e' piu' quindi nessuna biografia esemplare a cui fare riferimento, neppure quando l'industria culturale e gli opinion makers indicano in questo o quel personaggio pubblico l'incarnazione di valori forti a cui fare riferimento. Anzi, se una lezione si puo' trarre dal dilagare del gossip e' proprio la messa in mostra delle capacita' di uomini e donne "famosi" nell'elaborare strategie opportunistiche per raggiungere il successo. Le loro sono strategie e relazioni non riproducibili, perche' espressione del "capitale intellettuale e sociale" del singolo. Dunque, nessuna amicizia e' al riparo dal tradimento, nessun rapporto d'amore e' per la vita. Tutto e' contingente. La biografia e' dunque un bricolage disordinato e caotico di tentativi di sopravvivenza alla distruzione del legame sociale che caratterizza la modernita' riflessiva. Ed e' proprio su questo crinale che l'ideologia dell'"imprenditore di se stesso" e' un potente fattore di legittimazione delle strategie individuali in risposta alla crisi radicale e dunque irreversibile delle istituzioni del welfare state. C'e' da sottolineare che come qualunque ideologia, quella dell'"imprenditore di se stesso" punta a opacizzare e a rimuovere il senso di fragilita', di precarieta' che il singolo sperimenta nei suoi disperati tentativi nel far fronte al fallimento a cui vanno inevitabilmente incontro le strategie messe in campo per "costruire la propria vita". Interessante e' a questo proposito il capitolo dove Ulrich Beck analizza la poverta' nei paesi occidentali. Per il sociologo tedesco e' una condizione che non riguarda piu' solo una minoranza della popolazione, ma e' una prospettiva realistica anche per i "ricchi", vuoi per le ricorrenti fibrillazioni, se non recessioni dell'economia globale, vuoi per quella competitivita' elevata a dogma nel capitalismo contemporaneo. Cio' che pero' Beck non dice e' che questo sentimento di fragilita' spinge i "ricchi" a una lenta e progressiva secessione delle elite dallo stato-nazione, alimentando cosi' le diseguaglianze di classe e quel sentimento di precarieta' che rende la vita individuale un feroce corso di sopravvivenza da cui e' bandita ogni forma di solidarieta' collettiva. Una deriva apocalittica che sarebbe sciocco demonizzare contrapponendogli una lettura che vede l'attuale individualismo come una semplice reattivita' al controllo sociale e all'omogeneizzazione degli stili di vita che spesso ha caratterizzato il welfare state. In Europa molti dei conflitti sociali degli anni Settanta hanno si' puntato a sciogliere l'ambivalenza dello stato sociale - espressione politica della potenza della forza-lavoro e al tempo stesso rinuncia a una trasformazione radicale della societa' - a favore di una autodeterminazione della propria vita, ma l'erosione dei diritti sociali di cittadinanza che qualifica l'attuale capitalismo alimenta la spirale della precarieta' annullando l'effetto liberatorio della critica ai dispositivi di controllo sociale che caratterizzavano il welfare state. Ulrich Beck chiude il saggio esortando a un ottimismo della volonta', invitando la Politica a regolare i processi in atto. Piu' realisticamente, servirebbe un agire teorico-politico che faccia leva proprio su quella figura dell'individuo sociale che lo studioso tedesco evoca. Cioe' a quell'attitudine alla cooperazione della natura umana che puo' garantire, nella liberta' dalla necessita', la "costruzione della propria vita". 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 570 del 6 settembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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